Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 January 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 9 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 19
università
Sindacati spaccati sui precari
 
I sindacati si spaccano sulla questione precari all’Università. Da una parte la Cgil che contesta il piano di stabilizzazione proposto dal rettore, dall’altra la Rsu dell’Ateneo che accoglie positivamente il programma dell’amministrazione. Nella battaglia si aggiunge anche la Cisal che denuncia: «La proposta non tiene in considerazione il personale universitario precario assegnato all’Azienda ospedaliera mista».
Il problema esploderà domani nella seduta del consiglio d’amministrazione dell’Università che deve discutere il piano prospettato dalla direzione Risorse umane dell’Ateneo. I sindacati si presenteranno spaccati. La Cgil ha manifestato la sua contrarietà nella manifestazione di lunedì mattina in rettorato. In un documento firmato dal coordinatore Emanuele Usai la Rsu ha invece fatto sapere che «il piano presentato dal rettore è positivo, sempre che si realizzi nel rispetto degli impegni assunti. L’azione di stabilizzazione dei precari deve inoltre avvenire in contemporanea con l’avvio delle progressioni verticali». Dura la posizione della Cisal: «Il personale passato all’Azienda ospedaliera mista - attacca il segretario Arturo Maullu - non è stato neanche considerato». (m. v.) 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 6
Il sogno: mai più trasfusioni
Cure sostitutive grazie alla scoperta di un gene
 Da ieri c’è una speranza in più per i malati di talassemia. I ricercatori cagliaritani del Cnr hanno scoperto un gene che potrebbe far archiviare in futuro il disagio delle trasfusioni.
di Andrea Mameli
 
A dispetto del nome in codice, privo di qualsiasi potere evocativo, la scoperta è di quelle che suscitano emozioni.
Perché dietro la sigla BCL11A si nasconde un gene molto importante per le sue ripercussioni sulla salute. In particolare quella dei malati di talassemia. Tuttavia, va detto subito, non sarebbe corretto annunciare cure che ancora non esistono. Un giorno si giungerà alla cura sostitutiva della trasfusione, ma l’applicazione clinica non sarà immediata.
La scoperta, annunciata ieri nella sede dell’Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del Cnr di Cagliari, è frutto del lavoro dei ricercatori del progetto ProgeNIA, guidati da Manuela Uda: «L’approccio che abbiamo utilizzato - spiega la ricercatrice del Cnr - è lo stesso che ci ha permesso di conseguire gli altri importanti risultati in campo genetico. Abbiamo determinato i livelli di emoglobina fetale, o HbF, in tutti i 6.000 volontari partecipanti al Progetto ProgeNIA, che provengono da quattro paesi dell’Ogliastra: Lanusei, dove si svolge il progetto, Ilbono, Arzana ed Elini. Successivamente il DNA di queste persone è stato genotipizzato da un team di otto biologi. Lo studio di associazione gnomica, o Genome-wide association-GWA, che ha portato a questo risultato è stato realizzato grazie all’utilizzo di una nuova strategia fondata sulle conoscenze derivate dal sequenziamento dell’intero genoma e dall’identificazione sul genoma di circa dieci milioni di variazioni di un singolo nucleotide».
Cosa avete scoperto?
«Una variante del gene BCL11A è risultata fortemente associata a livelli alti di emoglobina fetale nell’adulto L’associazione tra variazioni dei livelli di HbF e specifiche varianti geniche all’interno del gene BCL11A, indicano che questo gene è molto probabilmente responsabile di tali variazioni».
Chi ha lavorato a queste ricerche?
«Questo studio nasce dalla collaborazione tra numerose figure professionali: medici, clinici, infermieri, biologi molecolari, informatici e statistici, appartenenti a gruppi di ricerca italiani e stranieri. Oltre al nostro gruppo del Cnr ci sono anche i colleghi americani del gruppo guidato da David Schlessinger dell’NIA-NIH di Baltimora, del Children’s Hospital e della Harvard University di Boston, e dell’Università del Michigan. Ma un ruolo determinante è stato svolto anche dall’Ospedale Microcitemico, Clinica Pediatrica e dall’Università di Cagliari.»
Cosa resta da scoprire?
«Sono in corso ulteriori studi che ci permetteranno di chiarire il meccanismo di azione di questo gene. È da questi approfondimenti che potrà scaturire l’individuazione di molecole capaci di riattivare la produzione, oltre la vita fetale, di HbF e così di migliorare il quadro clinico di pazienti affetti da Talassemia Major e Anemia Falciforme».
Per la Talassemia, è bene ricordarlo, non esiste ancora una terapia completamente efficace. È indispensabile (tranne nei casi meno gravi, circa il 10% del totale) sottoporsi alla trasfusione periodica e che i depositi di ferro nel sangue siano ridotti al minimo. In Italia la malattia colpisce circa 5 mila persone, di cui un migliaio in Sardegna: si tratta della malattia monogenica più diffusa nell’isola. Per questa ragione le competenze su questa patologia, nota anche con il nome di Anemia Mediterranea (e questo nome tradisce anche la sua origine) in Sardegna sono tra le più elevate al mondo.
Renzo Galanello, direttore della Seconda Clinica Pediatrica, Ospedale Microcitemico, dal 2005 spiega: «Siamo ancora lontani ancora dalla soluzione del problema. Questa importantissima scoperta è solo un tassello del complesso puzzle che abbiamo di fronte. Dal punto di vista clinico: chi ha la variante di questo gene ha la forma lieve di talassemia, sono cioè quelle persone che non hanno bisogno di far trasfusioni. Ora è indispensabile stabilire come questo gene agisce e nessuno lo sa ancora. Serve il segreto del come fa aumentare il livello di emoglobina fetale. Stabilito questo, dovremo cercare qualche sistema per stimolarlo artificialmente anche in quei soggetti nei quali non funziona normalmente.»
La cura non è dietro l’angolo?
«Esatto. Il primo elemento di cautela è legato alla possibilità che ci siano altri geni che concorrono. Secondo: per l’applicazione pratica servirà del tempo. Ma ci sono due elementi che fanno aumentare la speranza. Innanzitutto, dato che questo stesso gene fa aumentare l’emoglobina fetale anche in chi è affetto da anemia falciforme, assisteremo a un moltiplicarsi degli studi perché interessa una parte della popolazione americana. Questo studio quindi non riguarda solo la Sardegna poiché abbiamo confermato che la correlazione tra i livelli di HbF e varianti di BCL11A è presente anche in pazienti americani affetti da Anemia Falciforme. Ciò significa che questo gene sarà molto studiato. Poi significa che forse non si tratta di un meccanismo di portata limitata ma di un meccanismo generale: quindi è possibile che sia meno complicato da decodificare. In Sardegna i pazienti affetti da Talassemia Major - sottolinea Galanello - sono per lo più omozigoti, hanno cioè entrambe le copie del gene portatrici di una mutazione specifica che abolisce completamente la produzione di HbA. Nonostante portatori della stessa mutazione, alcuni pazienti sviluppano una anemia incompatibile con la vita se non si procede ad un programma di trasfusioni regolare, altri invece manifestano una forma attenuata denominata Talassemia intermedia, in cui le trasfusioni non sono necessarie per la sopravvivenza».
In ogni caso si tratta di un successo della ricerca made in Sardinia.
«Indubbiamente. Aggiungo che questo lavoro è prezioso anche perché è frutto della collaborazione tra ricerca di base, quella condotta dal Cnr, finanziata solo con fondi Usa, e la ricerca clinica svolta all’ospedale microcitemico, sostenuta in parte con fondi regionali.» 
 
Cronaca Regionale Pagina 6
Il ruolo di Giuseppe Pilia
All’inseguimento di una vita più sana e più lunga
 
 La scuola elementare palestra didattica di intere generazioni è diventata tempio internazionale della ricerca. Trasformando Lanusei in avamposto della scienza. Qui, a novembre del 2001, aprì la sede di Progenia, centro di genetica finanziato con i soldi degli americani. Sponsor a stelle e strisce ma cervello a denominazione rigorosamente d’origine ogliastrina.
L’ideatore di una scommessa cominciata per far luce sull’origine delle malattie dell’invecchiamento e ora destinata a rivoluzionare i metodi di cura della talassemia era un ogliastrino doc. Giuseppe Pilia, di Lanusei, laureato in medicina e specializzato fra Cagliari, Napoli e Baltimora, uno degli allievi prediletti del professor Antonio Cao, aveva assunto la direzione di Progenia. Artefice di scoperte interessantissime quando lavorava tra gli Stati Uniti e l’ospedale microcitemico di Cagliari, era diventato volentieri profeta in patria, in quella Lanusei che Cao stesso definiva «il centro del centro della Sardegna». Pilia è stato protagonista e interprete del grande progetto, ha diretto Progenia fino a quando una terribile malattia, che egli stesso studiava e combatteva, ne ha spento mente e sorriso. Il ricercatore è morto ad aprile del 2005, quando aveva solo 43 anni, lasciando in eredità un patrimonio di conoscenze immenso, inattaccabile.
Progenia vive nella memoria di Giuseppe Pilia, conquista nuove frontiere della ricerca genetica e medica, continua ad essere laboratorio floridissimo. Grazie soprattutto agli ogliastrini che, dagli specialisti del centro, continua a farsi visitare. Proprio i dati e le diagnosi sulla popolazione ogliastrina hanno fornito chiavi di volta preziosissime ai ricercatori lanciati alla scoperta del gene dell’invecchiamento. Quando ci si riuscirà - sottolineava Antonio Cao nel quinto anniversario di Progenia - potremo vivere più sani e più a lungo.
Lanusei, dunque, è epicentro della scienza, depositario di un’occasione storica. Con Progenia può rimanere centro d’eccellenza nella ricerca internazionale. Deve trovare gli strumenti per proseguire questa straordinaria esperienza. Sarebbe il modo migliore per onorare la memoria di quel ragazzo che, da modesto liceale prodigio, si era fatto uomo di scienza. Luminare.
Tonio Pillonca
 
I lavori precedenti
Patologie del cuore: aperta la strada verso nuove terapie
   
Sembra un periodo particolarmente propizio per i ricercatori dell’Istituto di neurogenetica e neurofarmacologia del Cnr di Cagliari. Soltanto due settimane fa, erano state pubblicate su Natural Genetics due scoperte fatte dall’équipe cagliaritana: gli studiosi avevano individuato un gene responsabile della determinazione dell’altezza e avevano scoperto sette geni legati alla variazione dei livelli del colesterolo e dei trigliceridi. Uno studio, quest’ultimo, che potrebbe permettere di individuare nuove cure per l’osteoartrite e per le patologie coronariche.
Interessante, comunque, lo studio sulla conformazione fisica: da anni è noto che circa il 90% delle variazioni nell’altezza degli esseri umani è dovuto a fattori genetici, lasciando ai fattori ambientali (attività fisica, dieta) un’importanza residuale. L’altezza è un tipico “tratto poligenico”: la determinazione della nostra statura definitiva coinvolge numerosi geni. Sono state inoltre rilevate precise correlazioni tra la statura e alcune malattie. Ad esempio: le persone alte sono maggiormente esposte al rischio di contrarre alcune tipologie di tumore e l’osteoporosi, mentre ai “bassi” è correlato un lieve aumento del rischio di patologie cardiache.
Il gruppo guidato da Antonio Cao, nell’ambito delle ricerche del progetto “Progenia”, ha scoperto che particolari variazioni nella sequenza di Dna, legate all’osteoartrite, hanno un ruolo essenziale nella determinazione dell’altezza di un individuo.
La ricercatrice Serena Sanna, prima firma in entrambi gli articoli, spiega: «Fino a oggi si conosceva solo un altro gene responsabile della variazione nella statura. Le nuove varianti, sebbene siano responsabili solo per una piccola porzione della componente genetica di tale aspetto, con un effetto che può variare tra i 0,3 cm ai 1,4 cm, sono importanti in quanto si trovano in un gene, chiamato GDF5, che regola lo sviluppo e la crescita delle ossa. Ciò suggerisce una chiara evidenza sulla comune base genetica tra altezza e osteoartrite. Evidenza che non era mai stata scoperta. I nostri risultati dimostrano che la comprensione dei fattori coinvolti nella variazione dell’altezza possono produrre nuove conoscenze per malattie importanti e comuni nella popolazione. Le nuove varianti geniche da noi identificate, insieme con quelle presenti nel HMGA2 recentemente scoperte da un altro gruppo di ricerca con cui collaboriamo, sono responsabili per meno dell’1% della variazione dell’altezza».
 
3 – L’Unione Sarda
Carbonia - Pagina 22
Progetto
Bambini obesi, uno studio nel Sulcis
 
Quanto sono in sovra peso, o addirittura obesi, i bambini del Sulcis Iglesiente? Lo scoprirà un progetto che scatterà la settimana prossima e vedrà come partner l’assessorato alle Politiche sociali della Provincia, il Dipartimento di Biologia dell’Università di Cagliari e il Coni. Usufruendo di un apposito finanziamento regionale, i tre enti hanno messo a punto un progetto di studio e prevenzione del rischio obesità, presentato ieri nella sede di via Fertilia. La ricerca coinvolgerà tutte le scuole elementari e medie di otto Comuni: Carbonia, Iglesias, Villamassargia, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Antioco, Santadi e Gonnesa. I bambini coinvolti saranno circa tremila. In questo modo l’equipe guidata dalla docente di Biologia, Carla Calò, potrà disporre di dati significativi su cui basare le valutazioni finali. Il progetto è stato sposato anche dal Coni: «Non appena avremo maggiori risorse - ha anticipato il presidente regionale Gianfranco Fara - coinvolgeremo tutti i Comuni del territorio». Lo studio si concluderà entro un paio di mesi «e si prefigge contestualmente di sensibilizzare i genitori affinché adottino per i propri figli un corretto sistema alimentare». (a. s.) 
 
4 – L’Unione Sarda
Nuoro e Provincia Pagina 17
Università, blitz di Digos e carabinieri
Gli agenti hanno verificato l’effettiva chiusura degli uffici della segreteria, intanto gli studenti si rivolgono agli avvocati
Aperta un’inchiesta per interruzione di pubblico servizio
 
 Non si placa la polemica per la soppressione dei corsi. Continuano le prese di posizione di sindacati e politici.
All’università di Nuoro monta la protesta contro la chiusura dei corsi in Pubblica amministrazione e Scienze sociali e nella sede dell’ateneo di via Salaris arrivano la Digos, il nucleo di investigazione speciale della Questura di Nuoro e i carabinieri del Comando provinciale. È successo lunedì mattina, mentre gli studenti erano impegnati nel confronto serrato con il presidente del Consiglio di amministrazione del consorzio universitario Sergio Russo e gli esponenti delle autorità politiche e sindacali. Gli investigatori hanno verificato che la segreteria didattica fosse davvero chiusa e ora il risultato del sopralluogo sarà trasmesso alla Procura della Repubblica per chiarire se ci sono gli estremi di una denuncia per interruzione di pubblico servizio. Anche perché esiste un accordo fra il senato accademico e il consiglio di facoltà, che prevede una chiusura graduale dell’attività. Dal canto loro gli studenti si sono invece già rivolti a un pool di legali che dovrà verificare se esistono profili di illegittimità (con conseguente possibilità di chiedere cospicui risarcimenti) nei comportamenti e negli atti ufficiali dell’Università di Cagliari, da cui sono gemmati il corso di Pubblica amministrazione e Scienze sociali. Insomma, la protesta potrebbe davvero finire in tribunale.
GLI STUDENTI In via Salaris gli universitari sono sempre in assemblea permanente. Ieri, una delegazione di studenti ha partecipato prima al consiglio provinciale e poi a quello comunale. La tensione rimane alta. «Sì, non siamo soddisfatti. C’è chi ancora cerca di distogliere l’attenzione dalla nostra battaglia e va verso polemiche sterili - ribadisce la portavoce del movimento studentesco Rossella Cambedda - Ci sono colleghi che non possono pagare le tasse perché la segreteria è chiusa e quindi non risultano iscritti, non abbiamo neanche l’Ersu, l’ente per il diritto allo studio». Si prepara anche la manifestazione di venerdì. Ieri gli studenti hanno diffuso due documenti per rivendicare ancora una volta l’importanza del terzo polo universitario sardo. I manifestanti hanno sensibilizzato i ragazzi delle scuole superiori e i consigli comunali di tutti i paesi del Nuorese.
I SINDACATI «Serve un impegno bipartisan dei parlamentari sardi sul decreto Mussi. Abbiamo bisogno di un’università radicata e ben strutturata nel territorio - attacca Gianfranco Mussoni, segretario provinciale della Cgil nuorese - e soprattutto che il presidente Renato Soru rispetti gli impegni presi. Dobbiamo puntare su un’università competitiva anche per gli studenti di oltre Tirreno». Per Michelangelo Gaddeo, segretario della funzione pubblica Cgil è importante «creare un piano per il lavoro con il rilancio dei servizi pubblici e delle politiche agro-industriali, per stabilizzare i precari e affrontare la grande piaga del lavoro nero, con la scuola e l’università che rimangono i terreni strategici su cui impostare la valorizzazione delle risorse umane». Ignazio Ganga invece, segretario confederale della Cisl, attacca il preside della facoltà di Scienze politiche di Cagliari Raffaele Paci. «Se il mio contributo dei giorni scorsi, ritenuto dal professor Paci, provocatorio, estemporaneo e inattuabile - precisa - vorrei comprendere quale sia il suo contributo verso l’ateneo nuorese, se non quello del disimpegno definitivo».
LA POLITICA Sul caso prende posizione anche Forza Italia con Pierluigi Saiu, responsabile regionale dei giovani azzurri, che lancia una provocazione: «Vediamo chi avrà il coraggio di votare l’emendamento alla finanziaria che abbiamo presentato per garantire i fondi all’università. Siamo dalla parte degli studenti». Mentre Ciriaco Davoli, consigliere regionale di Rifondazione comunista, in sede di discussione per la finanziaria 2008, ha ribadito: «È davvero inconcepibile come si possa con tanta facilità bloccare le lezioni e gli esami di laurea per centinaia di studenti». Anche Roberto Capelli dell’Udc ha evidenziato l’importanza della protesta degli universitari: «Un grido che nessuno può ignorare e va vissuto come una straordinaria occasione per rivendicare i diritti di una comunità che in questi ultimi anni è stata maltrattata».
Caterina Tatti
 
Nuoro e Provincia Pagina 17
la protesta In Provincia e Comune
Gli amministratori: con gli studenti in difesa dell’ateneo
 
La crisi dell’università nuorese irrompe nel consiglio provinciale che ieri mattina avrebbe dovuto occuparsi di inceneritore e gestione dei rifiuti. E nel pomeriggio monopolizza la seduta del consiglio comunale. In mattinata dopo due ore di dibattito e di mediazioni, l’assemblea approva un documento unitario che dispone l’audizione del presidente del consorzio universitario Sergio Russo e l’impegno della Provincia a mettere mano alle proprie risorse per salvare l’università. Il faccia a faccia con Russo è fissato per l’8 febbraio. La conferenza dei capigruppo deciderà la convocazione a Cagliari dell’assemblea nuorese e un incontro col governatore Soru. In apertura due gli ordini del giorno: l’uno proposto da Tonirosa Brotzu di Rifondazione che chiede l’audizione di Russo, l’altro dal centrodestra che sollecita un intervento finanziario dell’ente per tenere in vita i corsi soppressi. Silvestro Ladu (Fortza Paris) interroga il presidente della Provincia Roberto Deriu sul consorzio universitario: «Scioglierlo significa contribuire alla chiusura». E Deriu replica attaccando Soru e proponendo il modello Man: «È chiara la contrarietà del presidente a un’università localizzata fuori dalla diretta dipendenza, anche geografica, di Cagliari e Sassari. A noi serve un’università come strumento di sviluppo sociale, non 100 studenti che fanno il master». Deriu chiama in causa lo Stato e comunica che la crisi di governo ha fatto saltare la visita a Nuoro del ministro per l’università. E le risorse finanziarie sollecitate dal centrodestra? «Va bene la spesa straordinaria, ma prima bisogna sapere come vengono messi a frutto i soldi». Nel pomeriggio dell’università si parla in Comune dove la maggioranza si spacca su un documento proposto da Rifondazione che chiede l’audizione di Russo entro il 9 febbraio. Più che parole di solidarietà lo Sdi vorrebbe proteste clamorose. Il sindaco Mario Zidda, dopo un lungo incontro con gli studenti, propone la convocazione dell’assemblea per le 9.30 di venerdì, in concomitanza con la manifestazione degli studenti. E rivendica la necessità della sede nuorese nel nome delle pari opportunità delle comunità dell’interno. «La prima risposta - sottolinea - deve arrivare dalla Regione». 
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro Pagina 19
Convegno sul piano paesaggistico
Scuola forense. Riflettori puntati sulle sentenze del Tar
 
Un incontro dibattito dedicato alle recenti sentenze del Tar che hanno rilevato alcuni profili di illegittimità del piano paesaggistico regionale. Lo ha organizzato per venerdì (dalle 15,30 in poi, nella biblioteca Satta) la scuola forense di Nuoro con la collaborazione della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari. Tanti gli argomenti in discussione: il problema della natura del Piano, la sorte dei terreni agricoli negli ambiti costieri, i rapporti tra la pianificazione paesaggistica e gli strumenti di pianificazione urbanistica comunali, le norme di salvaguardia. Nutrita e qualificata la pattuglia dei relatori, tra cui spicca il professor Paolo Urbani, consulente giuridico della Regione per il piano paesaggistico. La presentazione sarà affidata al professor Alberto Azzena dell’Università di Pisa, poi interverranno Benedetto Ballero (università di Cagliari), Paolo Carrozza (scuola Sant’Anna di Pisa), Gianni Contu (foro di Cagliari), Pietro Corda (foro di Sassari) Domenico D’Orsogna (università di Sassari), Lorenzo Palermo (foro di Nuoro), Andrea Pubusa (università di Cagliari) e Marcello Vignolo (foro di Cagliari). Considerazioni conclusive del professor Francesco Pigliaru. 
 
6 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 48
Sassari
Tredici posti a disposizione per il nuovo master dell’Università di Sassari
 
Scadranno martedì prossimo i termini per le domande di ammissione al Corso per la specializzazione in amministrazione e comunicazione nel ciclo del governo locale.
La nuova offerta formativa dell’ateneo turritano è riservata a cinque neolaureati e otto dipendenti della pubblica amministrazione che vogliano specializzarsi negli interventi strategici utili a monitorare e sviluppare il territorio.
Diritto, politologia, sociologia, statistica, economia: queste alcune delle materie del Master che durerà un anno. Tremila euro in tutto per un totale di millecinquecento ore di lezione.
Il bando di concorso del master, organizzato dalle facoltà di Scienze politiche e Giurisprudenza, in collaborazione con il Formez, è disponibile su internet all’indirizzo http://scipol.uniss.it/master/index.html. Tutti gli iscritti dovranno superare un colloquio selettivo che si svolgerà lunedì 11 febbraio. Per gli amministratori locali del futuro, dunque, si aprono nuove vie.
M. C. 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
Talassemia, scoperto il gene che ti libera dalle trasfusioni 
 
 CAGLIARI. Si chiama BCL11A, ma non è un codice segreto, bensì un gene che potrebbe anche chiamarsi «speranza» perchè permette a chi ha la talassemia di non essere schiavo delle trasfusioni di sangue. È stato individuato dal gruppo Progenia, con sede a Lanusei e fa parte dell’Istituto di neurogenetica e neurofarmacologia del Cnr, diretto dallo scienziato Antonio Cao.
 Tra i malati di beta talassemia maior c’è una piccola percentuale di persone che non deve fare le trasfusioni di sangue. Questa variante della patologia madre viene detta «intermedia» proprio «perchè, pur contenendo i difetti nell’emoglobina “A”, degli adulti - spiega Cao - presenta anche un’altra anomalia, che attenua quella precedente, e che produce alti valori di emoglogina “F”, la fetale». Sino ad ora, però, non si sapeva quale fosse il gene implicato in questo difetto virtuoso. L’equipe di Lanusei ha scoperto che una variante del BCL11A è da collegarsi alla super produzione di emoglobina “F” e che questa «si presenta nei quadri clinici attenuati - precisa Manuela Uda, del Cnr, responsabile operativa del Progenia - ovvero nella talassemia intermedia».
 Lo studio potrebbe rivelarsi importante anche per l’applicazione pratica, laddove, in una prospettiva - che la stessa equipe di ricercatori definisce però «ancora lontana» - si riesca a manipolare il BCL11A anche nei soggetti che effettuano un programma regolare di trasfusioni, rendendoli così indipendenti dal continuo ricambio emofilico. «Si tratta di una possibilità su cui stiamo lavorando - precisa Rendo Galanello, allievo di Cao e direttore della clinica delle Microcitemie di Cagliari - in primo luogo dovremo capire quale è il meccanismo attuato da questa variante del BCL11A e da lì, con l’ingeneria genetica, attivarlo anche nei talassemici che devono fare le trasfusioni, visto che questo gene è presente in tutti noi».
 L’importante scoperta, presentata ieri mattina nella sede del Cnr di Cagliari, è stata fatta all’interno del lavoro di ricerca che il Progenia sta svolgendo in Ogliastra e che coinvolge seimila volontari tra Lanusei, Ilbono, Elini e Arzana. Il progetto, ideato e iniziato nel 2001 da un altro allievo di Cao, Giuseppe Pilia (che restò responsabile scientifico sino alla sua morte, nell’aprile del 2005), è realizzato in collaborazione con l’Istituto nazionale sull’Invecchiamento dell’Nih degli Stati Uniti, che ha come obiettivo, appunto, l’identificazione dei geni coinvolti nei processi legati alla terza età. L’indagine «è stata ed è possibile - informa Cao - grazie a un finanziamento di due milioni di euro all’anno del Nih (il National Institutes of Health, l’ente di medicina pubblica Usa).
 Da oltre sei anni i seimila volontari di ogni età delle quattro cittadine (dai 14 ai 102 anni) sono stati «indagati» dalla testa ai piedi con un centinaio di quesiti comprendenti svariate analisi del sangue, storia clinica, abitudini di vita e indagini psicologiche. Tutti i giorni i ventinove ricercatori che operano a Lanusei, coadiuvati dalla Uda e da Cao (da Cagliari), fanno centinaia di incontri e riempiono migliaia di schede.
 Individuare un gene come responsabile di una patologia o di uno stato particolare della nostra vita non è affatto semplice. I numeri utilizzati dal gruppo Progenia parlano di 362mila variazioni di Dna interconnessi («interfacciati») con - in questo caso - l’emoglobina fetale sino ad arrivare al risultato finale pubblicato nella autorevole rivista «Pnas» dell’accademia americana della scienze.
 «I nostri risultati hanno anche permesso a Stuart Orkin, direttore del centro di patologia pediatrica di Harvard di verificare gli stessi dati pure nell’anemia falciforme, presente tra gli afroamericani - informa Cao - anche in quel caso, i pazienti pur avendo nell’emoglobina “A” un difetto grave, hanno la fetale in quantità rilevante e con effetti analoghi alla talassemia intermedia. E anche in quel quadro è presente il polimorfismo del gene BCL11A».
 I sistemi adottati parlano di «associazione genomica - spiega Manuela Uda - realizzata grazie all’utilizzo di una nuova strategia fondata sulle conoscenze del sequenziamento dell’intero genoma». In questo caso ci si muove su dieci milioni di variazioni, di cui il Progenia ne ha scelto «solo» 362mila. Ma il lavoro non sarebbe stato possibile senza la sperimentazione clinica fatta presso il Microcitemico di Cagliari e relativa a 75 talassemici.
 Intanto l’indagine del gruppo di Lanusei continua: «Stiamo esaminando - precisa Uda - circa cento caratteri o tratti complessi, quelli che noi chiamiamo fattori di rischio, per poi rapportarli alle variazioni di Dna nella porzione di genoma che stiamo utilizzando. I tratti che studiamo vanno dalle abitudini alimentari ad aspetti come la rigidità delle pareti arteriose sino all’indice della massa corporea». La quantità di dati che «si stanno raccogliendo - sottolinea Cao - è veramente grande e adesso stiamo iniziando a raccogliere i primi risultati: dai geni interessati all’altezza a quelli dell’arterosclerosi a quest’ultimo». Sul fronte del BCL11A e sui meccanismi che permettono a una sua variante di avere «questa anomalia virtuosa» sta lavorando un altro gruppo cagliaritano, guidato dal pediatra e genetista Paolo Moi, anche lui allievo di Cao. Riuscire a risolvere questo problema e a capire perchè e in che modo opera quella variante è forse la sfida più grande.
Roberto Paracchini
 
Pagina 5 - Sardegna
Dalla Regione e dallo Stato neanche un euro per questa ricerca 
«Chi ci finanzia? Solo gli Usa» 
 
 CAGLIARI. Lo studio che ha portato all’individuazione del gene BCL11A nel ruolo nella creazione di una anomalia virtuosa che permette ai talassemici di non fare le trasfusioni è frutto del lavoro del gruppo del Progenia, ma anche di un’ampia collaborazione internazionale. Medici, biologici molecolari e bioinformatici, infermieri, psicologi e matematici, più la collaborazioni dell’Istituto Nia-nih di Baltimora, l’Università del Michigan, il Children’s Hospital e la Harward University di Boston. «Nonostante tutto questo, però - lamenta Antonio Cao - direttore dell’Istituto di neurogenetica e di neurofarmacologia del Cnr - noi non abbiamo ricevuto un soldo nè dalla Regione, nè dallo Stato. Tutti i finanziamenti provengono dagli Usa: due milioni all’anno per dieci anni». Il progetto è iniziato nel 2001 e terminerà nel 2011. «Ma con molta probabilità - dice Cao - verrà finanziato per altri cinque anni». Venti milioni già stanziati e altri dieci arriveranno. «I risultati ci sono, ma da noi non si muove foglia: per gli amministratori è come se non esistessimo».
 Intanto a Lanusei, la sede principale del progetto Progenia, lavorano dodici medici, otto biologi, quattro tra informatici e statistici, tre infermieri, una psicologa e un impiegato. «Ma vuole sapere quanti di questi hanno un posto stabile? Nessuno: sono precari - afferma Cao - eppure si tratta di ottimi ricercatori. In tutto il progetto l’unica persona strutturata è Manuela Uda, ricercatrice del Cnr, che segue da Cagliari il lavoro di Lanusei. Non dico che tutti i precari debbano essere assunti, ma almeno i migliori, sì. Se la Regione o lo Stato non vogliono finanziarci, che permettano almeno di sistmare questi precari. A quanto pare, però, noi non esistiamo». (r.p.)
 
Pagina 5 - Sardegna
Biologia dell’invecchiamento 
Progenia, trenta scienziati eccellenti. E precari 
Un segreto conservato nel patrimonio genetico della gente d’Ogliastra 
 
 CAGLIARI. L’invecchiamento è il tema da cui è partita la ricerca del gruppo del Progenia di Lanusei (che fa parte dell’Inn del Cnr, diretto da Antonio Cao). E che ha permesso il coinvolgimento dell’Istituto nazionale sull’invecchiamento dell’Nih degli Stati Uniti.
 Questa fase della vita, definita come progressivo deterioramento della struttura e della funzione a cui va incontro il nostro organismo, è estremamente variabile nella popolazione. Mentre alcuni individui, fortunati, invecchiano lentamente e sono, anche in età avanzata molto efficienti ed indipendenti, altri invece manifestano i segni del deterioramento in età molto precoce. I più fortunati, infine, non solo invecchiano meglio, ma hanno anche la possibilità di vivere più a lungo.
 Quali sono i motivi di tale variabilità nella popolazione? Di questi problemi si occupa il progetto Progenia. «Sicuramente le abitudini di vita e, più in generale, l’ambiente in cui ciascun individuo vive sono importanti nel processo dell’invecchiamento - spiega Manuela Uda, responsabile operativa del gruppo con sede a Lanusei - tuttavia altrettanto importante è la componente ereditaria, ovvero l’assetto genetico che noi ereditiamo dai nostri genitori. L’identificazione dei geni e delle loro varianti coinvolte nel processo dell’invecchiamento è lo scopo del Progenia».
 Ma capire quanti sono questi geni non è facile. «Nessuno conosce la risposta - precisa Uda - anche se è molto probabile che il loro numero sia alto. Ne consegue che ciascuno di questi geni ha un effetto modesto sull’invecchiamento e, di conseguenza, diventa difficile la loro identificazione attraverso gli studi genetici. Al fine di ridurre al minimo tale variabilità genetica si è deciso di utilizzare una popolazione speciale, ovvero una gruppo nella quale esiste una notevole omogeneità e dove il numero di geni e di varianti geniche coinvolte è ridotto al minimo». Da qui la scelta della popolazione sarda, «che è rimasta isolata per millenni a causa della sua insularità e che probabilmente deriva da un numero ristretto di individui “fondatori”. Tali condizioni di omogeneità si ritrovano più facilmente nelle aree rurali dell’isola ed in particolare nell’Ogliastra. Per questo motivo il nostro progetto viene portato avanti su tale popolazione e, in particolare, su quattro paesi: Lanusei, Ilbono, Elini ed Arzana. E grazie anche a seimila volontari di questa popolazione».
 L’invecchiamento, però, è un qualcosa di complesso, da qui la scelta di «studiare in particolare due aspetti specifici di questa fase della vita - spiega Uda - la componente cardio vascolare e la componente della personalità. I principali fenotipi studiati sono la rigidità arteriosa e un particolare asse della personalità, quello legato alle emozioni positive. Lo studio è stato poi esteso a novantotto tratti fenotipo-quantitativi (antropometrici, cardiovascolari, della personalità e biochimici)». E il tutto sta permettendo di raccogliere una massa di dati tali da andare oltre lo studio dell’invecchiamento e aprire altri fronti di ricerca. (r.p.)
 
2 – La Nuova Sardegna
SCADENZE
Tirocinio per universitari
 
Il Comune, in convenzione con l’università di Sassari, ha bandito selezioni per tre tirocini formativi della durata di 250 ore, da svolgersi presso gli uffici dell’amministrazione. Possono accedere ai tirocini gli studenti iscritti alla facoltà di Giurisprudenza. Le domande dovranno pervenire alla segreteria di facoltà entro il 18 febbraio. Il bando di selezione e il modulo per l’ammissione possono essere scaricati dal sito della facoltà di Giurisprudenza di Sassari, oppure ritirati all’ufficio Informagiovani di Porto Torres, al piano terra del palazzo comunale. (f.c.)
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Nazionale
Università. Approvato ordine del giorno e Consiglio alla manifestazione di venerdì 
Comune e Provincia a fianco degli studenti 
Novità sul campus: la commissione parlamentare Difesa in città per un sopralluogo 
 
NUORO. Tutto il resto viene dopo. Priorità assoluta all’università nuorese in crisi. Così i consigli provinciale e comunale, convocati il primo sul Termovalorizzatore e il secondo sui rifiuti, hanno invertito la rotta, e dato una corsia preferenziale all’ateneo morente. Ad ascoltare nella saletta riservata al pubblico c’era una delegazione di universitari. Il dibattito in entrambe le assemblee è stato aperto da una mozione di Rifondazione trasformata poi in un ordine del giorno che impegnava i due consigli alla solidarietà e in iniziative a difesa dell’università nuorese.
 In Provincia il nuovo documento del consiglio, in sostanza chiama a rapporto Sergio Russo, presidente del Consorzio universitario, perchè relazioni in aula sullo stato in cui versa l’ateneo e chiarisca alcuni passaggi non chiari specialmente nel rapporto con la Regione e i due atenei sardi con i quali l’università nuorese è gemmata da molti anni. Scontata naturalmente la solidarietà di tutti alla lotta degli studenti e l’adesione alla manifestazione di protesta indetta per venerdì prossimo.
 La solenne posizione assunta dal consiglio provinciale si articola in diversi punti. Nel primo si mette in evidenza il fatto che il rettore di Cagliari ha disposto la «chiusura dei due corsi di laurea» nella sede di Nuoro con il blocco delle immatricolazioni a partire da questo anno. Nel secondo punto, invece, viene messo in risalto il risultato ottenuti nel tempo nei due corsi tagliati: 250 i lauerati in Servizio sociale e 280 in Pabblica amminstrazio. E con l’80 per cento di questi laureati già inseriti nel mondo del lavoro. Il punto dolente invece è quello del sicuro crollo delle nuove iscrizioni che si calcola in una perdita di circa 500 studenti.
 Altro punto di crisi importante messo ai raggi x è il «trasferimento di tre impiegati amministrativi e tecnici» dell’ateneo nuorese a Cagliari. Fatto questo che «lascia scoperto il servizio a Nuoro», disattendendo anche la convezione che è stata stipulata tra il rettore Mistretta e il consorzio universitario barbaricino la quale stabilisce precisi vincoli e obblighi.
 Tutti questi avvenimenti piovuti tra capo e collo, secondo i consiglieri provinciali nuoresi, non fanno che prefigurare la pianificazione di uno «smantellamento» dell’università nuorese. Da qui allora l’urgenza di convocare in aula il presidente del consorzio universitario, Sergio Russo, perchè riferisca sullo stato di crisi.
 Letto a tutti l’ordine del giorno concordato, è partito subito il dibattito. Silvestro Ladu di Forza paris ha dato il suo placet ma ha chiesto anche iniziative in Finanziaria regionale e tese anche a scovare Soru e i due rettori sardi. Allo stesso modo Gianfranco Congiu di Sardegna e Libertà che ha proposto un consiglio provinciale straordinario a Cagliari. Giovanni Carboni della Margherita si è detto d’accordo, ma, a sua volta, ha chiesto al consigliere regionale Ladu di «sostenere in Finanziaria più risorse per l’ateneo nuorese». Poi anche Caterina Loi dei Ds ha chiesto un incontro con i rettori dei due atenei sardi, così anche Massimilinao Vacca del Pcdi. Attacchi contro Soru sono partiti da più parti e in particolare da Ciriaco Mula, mentre Gianni Poggiu ha detto che si sta affossando il «diritto allo studio».
 C’è bisogno di soldi per sistemare la crisi nuorese? «Si prendano dagli avanzi di bilancio» ha proposto poi Camillo Cogoni. Mentre su questo Pietro Corrias di An ha proposto una «variazione di bilancio».
 Di pomeriggio in consiglio comunale lo stesso ordine del giorno con un dibattito che ha visto protagonisti diversi consiglieri. Ma è stato il sindaco Zidda a dare la linea. Un po’ diversa, a dire il vero, da quella tracciata in Provincia da Deriu. Unità nella diversità, quindi, soprattutto nell’individuare gli interlocutori principali, che secondo il sindaco della città, restano la Regione e lo Stato più i due rettori degli atenei sardi.
 «Siamo di fronte a un disimpegno strisciante - ha detto Zidda - e a questo punto la Regione deve dirci un sì o un no chiaro sull’università a Nuoro». Dopo è seguito il dibattito con l’approvazione dell’ordine del giorno.
 Di sera intanto è arrivata anche la notizia di un sopralluogo in città della Commissione Difesa per un esame dello stallo che vive la nuova caserma a Pratosardo e il Campus universitario nell’Artiglieria. In questa fase, dove tutto tende ad intrecciarsi, si spera una schiarita. Gli studenti intanto preparano la manifestazione per venerdì.
 

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