Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 April 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 8 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 - Via le partigianerie dagli Atenei, un commento di Paolo Pani
8 - Digital Library, in un clic tutto il sapere dell’Isola
1 – L’Unione Sarda
Commenti Pagina 18
Elezione del nuovo rettore cagliaritano
Via le partigianerie dagli Atenei
di Paolo Pani*
 
 È iniziata in largo anticipo la campagna elettorale per l’elezione del Rettore nell’Ateneo cagliaritano, alcuni dicono dopo il "ventennio". È un fatto positivo. Si cambierà pagina? È una domanda del tutto legittima. Quelli passati sono stati anni d’unanimismo di "a ciascuno al suo", senza apparenti contrasti. Il Senato accademico e le sue rappresentanze di Facoltà hanno condisceso, spesso per propri tornaconti particolari, talvolta contro gli interessi generali per la crescita complessiva dell’Ateneo. È stata "pax" universitaria d’assordante silenzio, senza confronti né rendiconti. Nei primi incontri della campagna elettorale sembra che invece sorgano i problemi quasi a significare che si debba partire da "un inizio virtuoso", ma senza storia o precedenti.
Primo argomento: l’autonomia universitaria. Richiesta del tutto legittima, ma insieme anche preoccupante, su cui è doveroso soffermarci. Autonomia universitaria? Accademica, ma non solo, ha, infatti, confini più larghi. Il fatto che l’autonomia universitaria sia garantita dalla nostra Costituzione è condizione necessaria, ma non sufficiente. Autonomia è un processo, non un’acquisizione "per sempre", ma critica e propositiva, in un continuo confronto. È naturale che il primo confronto sia dell’Ateneo con il suo territorio, in primo luogo in termini urbanistici, che saranno poi quelli che determineranno, in termini logistici e organici, altre integrazioni, quelle della trasmissione del sapere e della cultura verso la città.
L’Università sceglie in modo del tutto autonomo i luoghi dei suoi insediamenti urbanistici. Cagliari ha scelto due modelli, quello del "campus", in fuga dalla città, a Monserrato, verso il Campidano, e quanto rimaneva, in città. Il primo caso (Monserrato) è oggi una realtà distaccata dal territorio, esclusivamente di "lavoro", di netta cesura rispetto ai luoghi che la circondano. Contrariamente al "campus" di qualità anglo-americana, gli studenti del nostro "campus" lo abbandonano per spendere il loro tempo post-lavorativo in altri luoghi, in modo disperso. È l’anomalia del nostro "campus" che porta a una sua oggettiva sotto-utilizzazione. Una delle funzioni del "campus" sarebbe dovuta essere quella di costruire una "comunità di studenti e di docenti": non è successo. Purtroppo, all’interno stesso del "campus", sono assenti quei luoghi informali d’incontro (per la comunità universitaria di docenti e studenti) che non siano quelli tradizionali dell’aula e quelli canonici dell’Accademia. Il secondo modello è invece quello dell’Università in città. È oggi puzzle di frammenti di cui non si riesce a intravedere l’immagine di un progetto complessivo. A questo proposito è stato quanto mai opportuno l’intervento di Antonello Tramontin in un incontro di universitari tenutosi recentemente in viale Fra Ignazio. Per sua sensibilità professionale, Tramontin ha cercato di interpretare "l’Università in città", oltre il puzzle, nel tentativo d’individuare l’ipotesi di una possibile continuità urbanistica tra Ateneo e città. È argomento forte, di confronto, politicamente molto attuale. È aperto un acceso dibattito fra amministrazione municipale e quella regionale sulle scelte urbanistiche per Cagliari e per lo stesso Ateneo cagliaritano. Il dibattito è, purtroppo, fortemente inquinato da inopportune partigianerie. Per la sua autonomia, l’osservatorio dell’Ateneo ha condizioni di privilegio, concesso che non debba parteggiare per alcuna "fazione politica", ma che, per spirito di servizio, dovrebbe operare autonomamente per gli interessi generali, in una posizione di ragionevole equilibrio. È un’affermazione di principio di cui molti potranno sorridere (forse legittimamente), ma che l’Ateneo e i candidati alla carica per il Rettorato dovrebbero rivendicare per riaffermare una propria autorevolezza istituzionale.
La campagna per l’elezione del Rettore potrebbe essere un’occasione opportuna per porre l’Ateneo come parte importante per disegnare la città del futuro. Esiste la sensibilità? È, innanzitutto, necessaria una convergenza di energie, cittadine e regionali, dalla politica, oltre le partigianerie, a un’imprenditoria immobiliare, che sappia coniugare profitto e spirito di servizio. È possibile? Ai politici e agli imprenditori la risposta. Per l’Ateneo è un’occasione anche per uscire dalle chiudende dell’Accademia, per aprire un dibattito altrimenti asfittico di un Ateneo oggi esclusivamente "questuante". Dopo il "ventennio" si aspettano risposte adeguate.
*Università di Cagliari 
2 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 20
Storia della Sardegna raccontata dalla medicina
 
A Cagliari due giornate di studio tra passato e presente Dai riti magici alla Tac, dalle pozioni agli antibiotici
 «La storia della medicina per una professione sempre più moderna e vicina ai pazienti», è il tema del congresso in programma ieri e oggi nella sede dell’Ordine dei medici della provincia di Cagliari in via Dei Carroz. Giunto alla quarta edizione, l’appuntamento vuole studiare il passato per mettere meglio a fuoco i grandi temi del presente. «Orgogliosi di essere gli unici in Italia a proporre questo tipo di confronto», ha detto in apertura il presidente Raimondo Ibba, sottolineandone «l’importanza, soprattutto oggi che siamo alle prese con problemi etici e di ridefinizione del nostro ruolo nel rapporto tra l’uomo e la salute individuale e collettiva». Insieme all’Ordine, l’iniziativa è stata curata dall’associazione "Clemente Susini", «nata nel Duemila per la valorizzazione del patrimonio culturale e scientifico e delle cere custodite alla Cittadella dei Musei», spiega il segretario Enrico Fanni.
Quasi un simbolo, Susini, di sintesi di storia, arte e scienza.
«Le sue sculture sono perfette, talmente reali da apparire più vere di un cadavere e considerate le più belle del mondo. Riuscì nell’impresa grazie al contributo determinante di un anatomico sardo, Francesco Antonio Boi, di Olzai, docente all’Università di Cagliari, che mise in evidenza particolari scoperti duecento anni dopo».
Due giornate intense, trenta relazioni su un panorama vastissimo. Qual è l’elemento unificante?
«Innanzitutto la Sardegna, studiata attraverso la storia della medicina. Abbiamo poi voluto inserire un omaggio alla donna con alcune ricerche inedite, frutto di materiale archivistico».
Sotto quali aspetti?
«Ovviamente come medico, su sui ci soffermiamo io, e il professor Ugo Carcassi. Altri si occupano delle ostetriche esaminando parallelamente l’evoluzione del parto nel corso del tempo. Un contributo particolare e originale lo offre la professoressa Beccheroni raccontando di Sisaia, la prima donna sarda della preistoria, particolarmente interessante perché il suo cranio presenta una trapanazione cui probabilmente sopravvisse. La professoressa Maria Cristina Dessì illustra il caso di una donna posseduta dal demonio alla fine del 1500 che fu visitata dai medici di Luivi XIV re di Francia senza che riuscissero ad arrivare a una conclusione attendibile sulla possessione o sulla presenza di una qualche malattia mentale».
Indemoniati e disturbi psichici rimandano a un passato dai labili confini tra magia e scienza. Solo superstizioni o non è proprio così?
«Assolutamente no, come per la medicina popolare sarda che nasceva non solo da quel che il regno vegetale metteva a disposizione per le terapie, ma anche dalla credenza nel magico, nel soprannaturale. Alla base c’era la volontà di salvaguardarsi dal maligno ricorrendo ad amuleti, canzoni, rituali, intrecciando elementi pagani e cristiani».
Quando il medico condotto era ancora da venire, a chi era affidata la cura della salute?
«In gran parte alla medicina popolare che ha svolto un ruolo importante ma è stata anche un ostacolo allo sviluppo della organizzazione sanitaria. I medici erano solitamente dislocati nelle città principali. Nell’interno, chi esercitava, se così possiamo dire, erano persone non abilitate prive della patente, come si chiamava allora, per alcune specialità o del diploma di medico. Vi erano soggetti, dallo stregone alla donna saggia, alla maestra de partus , che svolgevano un lavoro basato sulla pratica o su quel che ora conosciamo come effetto placebo. Hanno sicuramente dato un contributo nell’assistenza ma furono un fattore di resistenza rispetto al mutamento della mentalità. Fino ai primi del Novecento c’è stata un’opposizione alla distribuzione dei sanitari e della sanità nel territorio».
Pesavano, forse, anche le condizioni sociali.
«Sì, ma soprattutto quelle culturali. L’arrivo del nuovo non è mai stato visto con favore e non se ne coglieva l’importanza».
Il congresso affronta alcuni mali come la malaria o le malattie dell’infanzia, veri flagelli fino a un recente passato. Si può segnare un punto di svolta?
«Per quel che concerne i bimbi, la professoressa Vardeu analizza i rapporti tra le mamme, i loro figli e i pediatri ante litteram dell’inizio del secolo scorso a Cagliari e nelle zone adiacenti. Sono anni in cui andava affermandosi la figura del pediatra che avrà poi un ruolo cruciale nei decenni successivi. In altri interventi si ricostruisce la storia della vaccinazione antivaiolosa e di come la sua introduzione, avviata da Pietro Antonio Leo, fu vissuta dalla popolazione fino alla legge del 1929 la cui applicazione incontrò parecchie difficoltà in diverse zone dell’Isola. Un problema, ad esempio, furono le basssime retribuzioni percepite dai medici che, quindi, trascuravano le aree dell’interno. Dovendo pagarsi un assistente, la cavalcatura, il vitto e l’alloggio, preferivano rinunciare alle trasferte piuttosto che rimetterci».
Le vaccinazioni evocano il ricordo delle grandi epidemie. L’ultima pestilenza fu nel 1816 poi non più. Perché?
«All’epoca vi erano diversi problemi dal punto di vista infettivo. Imperversavano il vaiolo, il colera, la peste e altre malattie come il tifo petecchiale, cioè portato dai pidocchi, che potrebbe essere stato la causa di quell’ultima pestilenza. L’intervento della dottoressa Puddu esamina quel che accadde in quegli anni, segnati da un’elevata mortalità, centrando l’interesse sul tipo di morbo per verificare se fosse contagioso, oppure no, come sembra più probabile. Il veicolo era il pidocchio. Vi fu poi un miglioramento delle condizioni igieniche. Con l’arrivo di Carlo Felice a Cagliari, si istituirono il medico e lo speziale dei poveri. Poter richiedere le loro prestazioni migliorò assistenza e informazione sull’igiene pubblica, personale, dell’abitazione e dei cibo».
STEFANO LENZA 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Nuoro Pagina 23
Dopo il furto di reperti parla Fabrizio Delussu, coordinatore della campagna di scavi a Sant’Efis
«Tanta amarezza, ma torneremo a Orune»
 
 Piatti e scodelloni, tutti perfettamente sistemati, sono rimasti al loro posto. Così come la bellissima anfora, ricostruita dagli studenti universitari durante la campagna di scavi della scorsa estate. I ladri che, un paio di settimane fa, sono entrati nella ex scuola materna di Orune, adibita a magazzino dei reperti ritrovati nel sito di Sant’Efis, hanno lasciato al loro posto oggetti ben più preziosi di quelli portati via durante il blitz. Quattro lucerne di terracotta, una brocchetta, un’anforetta e un vasetto: questi gli oggetti rubati, secondo quanto risulta dalla denuncia presentata ai carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio culturale.
«Oggetti che, se da un punto di vista storico hanno certamente un valore, sotto il profilo economico non valgono niente. Probabilmente i ladri cercavano bronzetti e, non avendone trovato, hanno portato via qualche oggetto a caso». Fabrizio Delussu, ricercatore dell’Università di Sassari, da anni coordina - con il professor Alessandro Teatini, docente di Archeologia delle province romane - gli studenti che ogni estate arrivano a Orune per partecipare alla campagna di scavi nel sito a pochi chilometri dal paese. È lui che ha stilato l’inventario di tutto il materiale recuperato e raccolto. «Questo furto è certamente un gesto che causa tanta amarezza, ma - sottolinea - mi auguro che, una volta sistemato l’impianto d’allarme, l’edificio della vecchia scuola materna accolga nuovamente il magazzino dei reperti». La nuova campagna di scavi comincia il 20 luglio: a Orune arriveranno decine di studenti. «Gli scavi - assicura Delussu - restituiranno ancora tantissimo materiale».
Ieri mattina, intanto, gli operai addetti all’installazione dell’impianto di sorveglianza erano al lavoro nell’edificio preso di mira dai ladri. Il sindaco non vuole rinunciare al suo progetto. «Orune diventerà un centro permanente per le ricerche archeologiche - ha annunciato - con un laboratorio attrezzato per la pulitura e il restauro dei reperti e un ostello per gli studenti universitari che arrivano ogni estate».
Un progetto che, c’è da scommetterci, Francesca Zidda non abbandonerà. «Noi - ha ribadito - andiamo avanti». Tanta determinazione, però, c’è anche da parte della Soprintendenza che per esigenze di sicurezza ha portato via tutti i reperti. «Un atto dovuto. Non vogliamo penalizzare né l’amministrazione né la comunità di Orune - avverte Maria Ausilia Fadda - ma la tutela del materiale, dopo quel che è successo, è un nostro preciso dovere». Tutti i reperti verranno inviati al laboratorio di restauro di Li Punti. «Se e quando ci saranno le condizioni - sottolinea la dottoressa Fadda - nulla vieta che il materiale venga restituito».
PIERA SERUSI 
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 43
Villasalto
Energia, convegno nell’ex miniera
 
Il 2 maggio si svolge nella vecchia miniera di "Su Suergiu" a Villasalto un convegno su "Emergence 2010". Si parlerà di energia rinnovabile al quale Villasalto, partecipa come sede di un progetto pilota predisposto dalla facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari. Il programma del dibattito prevede alle 9,30 i saluti del presidente della Provincia di Cagliari Graziano Milia, del sindaco di Villasalto Giorgio Murtas. Seguiranno gli interventi di Madame Pascale Verne, Paolo Giuseppe Mura, Ignazio Farris e Rosaria Congiu, assessore provinciale all’Ambiente.
Si punta a produrre l’energia elettrica per le abitazioni in villaggio tramite un sistema solare fotovoltaico; produrre idrogeno per le autovetture tramite gli stessi collettori fotovoltaici; questo per realizzare l’autonomia energetica e soprattutto di utilizzare l’impianto pilota di produzione e stoccaggio dell’idrogeno per la formazione dei tecnici e degli operai sulla nuova tecnologia dell’idrogeno. (ant.ser.) 
5 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 21
Trasporti. L’esperto: «Tredicimila passeggeri al giorno possono far funzionare il metrò sotterraneo progettato dal Ctm»
Ecco dove la metropolitana funziona
In un convegno gli esempi in arrivo da Parma e Brescia
L’azienda cagliaritana ha illustrato la sua proposta da 496 milioni di euro: un tracciato di 13 chilometri interamente sotto terra
 
Residenti: 180 mila. Persone che ogni giorno entrano in città per motivi di lavoro e studio: 400 mila. Parma ha dei numeri simili a quelli di Cagliari e ha scelto di costruire la metropolitana, con un tratto sotterraneo. Così come ha fatto Brescia, 200 mila abitanti, con un bacino di potenziali utenti che arriva al mezzo milione.
Il Ctm, per dare forza al suo progetto di metropolitana pesante, ha portato nell’aula magna della facoltà di Ingegneria diverse realtà per spiegare, come riassunto nel titolo del convegno, i “perché di una metropolitana sotterranea in aree di medie dimensioni”. Come quella dell’area vasta di Cagliari.
LA SOTTERRANEA In apertura di lavori è stato il presidente del Ctm, Giovanni Corona, a illustrare il progetto da 496 milioni di euro: un tracciato di 13 chilometri, completamente in galleria, da piazza Matteotti, a Cagliari, a via Fiume, a Quartu, passando per Pirri, Monserrato, Selargius e Quartucciu. La tecnologia prevista è quella automatizzata, con una velocità di 35 chilometri all’ora. Per la gestione nel primo anno serviranno 10 milioni di euro, mentre i ricavi, secondo la stima dell’azienda di trasporto, saranno di 13 milioni. «Le città italiane ed europee con le caratteristiche di Cagliari», ha spiegato Corona, «che hanno scelto la metropolitana leggera sono numerose. È una soluzione che permetterebbe di risolvere gli attuali problemi di traffico e di rispondere in anticipo alle future esigenze di trasporto pubblico. Inoltre non ci sarebbero più emissioni di smog».
TEMPO PERSO Una delle critiche maggiori al progetto del Ctm è quella del costo eccessivo. «Una grossa parte delle risorse per realizzare la metropolitana sotterranea», ha replicato l’esperto di programmazione di trasporti, Ercole Incalza, consulente dell’ex ministro dei Trasporti, Pietro Lunardi, «potrebbero essere recuperate dal Cipe già a giugno 2008. Basta non perdere tempo come capitato in passato: il ritardo di questi ultimi sei anni e l’assenza di un’offerta di trasporto metropolitano organico è già costato, in termini di diseconomie, 180 milioni di euro alla città». Per Incalza, uomo di fiducia di un ministro dell’ultimo governo Berlusconi, Cagliari ha i numeri e le carte in regola per avere una metropolitana sotterranea: «Una previsione in difetto di tredicimila passeggeri al giorno sono sufficienti per far funzionare al meglio un sistema di trasporto come questo».
PARMA Alcune città hanno già scommesso in questa direzione. È il caso di Parma che nel 2005 ha visto la nascita della società, a capitale interamente pubblico, Metro Parma. Nel 2006 il progetto definitivo delle metropolitana è stato approvato con delibera Cipe e nel 2007 è stato predisposto il bando di gare per l’affidamento dei lavori, aggiudicati la settimana scorsa. Il progetto della città emiliana prevede due linee: una (che collegherà l’autostrada con la cittadella universitaria) di dieci chilometri, con 6,5 sotterranei in corrispondenza del centro storico, e una seconda (dalla stazione ferroviaria all’aeroporto) di tre chilometri interamente di superficie. Costo complessivo 318 milioni di euro, metà a carico dello Stato. «Le discussioni e le polemiche», ha sottolineato Maurizio Ghillani, amministratore delegato della Metro Parma, «non sono mancate. Alla fine ha prevalso il progetto della metropolitana perché era l’unico a poter garantire un efficiente servizio di trasporto pubblico nel centro storico, grazie al tratto sotterraneo».
IN FUTURO Non solo. «Le previsioni», ha aggiunto Ghillani, «dicono che in dieci anni il traffico di auto aumenterà del trenta per cento. Dobbiamo evitare questo e per farlo serve un servizio pubblico veloce e puntuale». Anche Brescia, come ha evidenziato Giorgio Schiffer, presidente della Brescia trasporti, ha optato per questa soluzione: «La prima tratta di 13 chilometri, con la parte del centro storico che sarà realizzata sotto terra, è in costruzione. Il costo totale dell’opera è di 790 milioni di euro. Un terzo è finanziamento dello Stato». La città lombarda ha già chiesto altri soldi al Cipe per un prolungamento. Quello che non ha ancora fatto Cagliari: «Spesso», ha ironizzato Incalza, «parlare di dati e numeri non serve a molto. Bisogna anche agire».
MATTEO VERCELLI 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Oristano
MACOMER 
Una classe dello Scientifico al Cnr 
Stage formativo nei laboratori di ricerca e all’Università di Sassari 
di Tore Cossu
 
 MACOMER. Gli studenti che frequentano la classe quarta (sezione A) del Liceo scientifico di Macomer, coordinati dall’insegnante Elena Noli, parteciperanno a uno stage formativo presso il Cnr (Consiglio nazionale delle rirche) di Sassari e l’Università degli studi di Sassari, dipartimento di farmacologia.
 Il progetto “Tutti in camice al Cnr e all’Università”, articolato in varie fasi, prevede in quella operativa, che avrà inizio il 30 aprile, attività pratica da effettuarsi nei laboratori del Cnr e dell’Università. Gli allievi destinatari dello stage frequentano l’indirizzo sperimentale “Brocca” che prevede, sia nel biennio sia nel triennio, l’approfondimento dell’area scientifica attraverso lo studio sistematico di discipline come chimica, fisica, matematica, scienze della terra, scienze naturali e scienze biologiche. Gli studenti, già durante il biennio, hanno acquisito la competenza derivante dall’uso abituale dei laboratori scientifici.
 Il chimico Mauro Marchetti, responsabile del Cnr di Sassari (Istituto di chimica biomolecolare, e Marianna Usai, docente di botanica farmaceutica all Università di Sassari, seguiranno il gruppo di studenti durante il tirocinio orientativo-formativo e forniranno agli alunni le competenze necessarie per potenziare abilità operative e metodo di lavoro.
 Gavina Cappai, preside del Liceo scientifico di Macomer, sintetizza così le finalità del progetto: «Il lavoro di gruppo, l’attività di ricerca e sperimentazione, la condivisione di esperienze, il confronto culturale in un sistema composto da alunni, dall’insegnante e dagli esperti del Cnr e dell’Università, assume particolare rilievo nel far scoprire agli studenti il mondo della ricerca scientifica anche come possibile sbocco lavorativo».
 Ed ecco l’elenco degli alunni che parteciperanno al progetto: Giovanni Acca, Tito Ambrosi, Marco Caboni, Salvatore Carta, Matteo Ciulu, Alberto Cosseddu, Silvia Deriu, Gianluca Frau, Alberto Gallo, Silvia Malloci, Silvio Pilia, Antongiulio Piras, Andrea Porcu, Matteo Porcu e Monica Sanna.
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Sassari
In una tesi di laurea il passato di Nulvi tra sacro e profano 
 
 NULVI. Per riportare alla luce un tesoro non sempre sono necessarie imprese epiche o piratesche. A volte basta “semplicemente” lavorare ad una tesi di laurea. Semplicemente si fa per dire visto che lo studio di Barbara Nardecchia su “Architettura e arredi sacri a Nulvi” è stato in verità complesso.
 E anche faticoso, ma con un risultato prodigioso e di grande interesse storico visto che chiesa e società sono state da sempre a Nulvi le due facce della stessa medaglia e che l’intessersi della storia civile ed ecclesiastica hanno lasciato in questo centro un’infinità di tracce che sono divenute un grande deposito culturale. La tesi di laurea della giovane dottoressa nulvese era il tema del terzo appuntamento de “I Venerdì de Su Siddhadu” il ciclo di incontri promosso dall’associazione culturale “Su Siddhadu”, imperniati sulle tesi di laurea su Nulvi, la sua storia e i suoi personaggi. Un’iniziativa che sta registrando sempre maggiore successo e consensi perché - come ha sottolineato lo stesso Francesco Tamponi, responsabile dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali nel presentare lo splendido lavoro - «mantenere la memoria ha una grande importanza storica e culturale e il lavoro fatto da Barbara Nardecchia è raro e prezioso non solo per Nulvi ma per tutta la diocesi e per tutta la Sardegna».
 L’importanza di Nulvi si radica e si costruisce all’interno del Medioevo perché questo antico villaggio era attraversato da importanti strade che ne fecero un importante crocevia verso le altre parti dell’isola. La presenza di due prestigiosi monasteri che ospitavano importanti scuole teologiche e filosofiche e due grandi biblioteche (purtroppo scomparse) ne sono la conferma.
 «I beni culturali, le opere d’arte infatti ci riportano verso le nostre radici, ci interrogano e dialogano con chi le osserva - ha spiegato don Tamponi - ecco quindi che questo studio ha proprio il compito di obbligarci a specchiarci con il nostro passato». Il bel lavoro della giovane dottoressa è articolato su una serie di schede sui beni culturali del paese realizzate dal punto di vista scientifico e per ognuna di esse viene fatta l’analisi del contenitore e dei contenuti. Gradevolissima anche perché supportata da una lunga rassegna di immagini, l’esposizione della tesi di laurea ha tenuto incollato alle sedie per quasi due ore il numeroso pubblico presente. Molte le nuove scoperte che affiorano dallo studio della Nardecchia, che peraltro smentiscono alcune affermazioni fatte in passato, come quella che a Nulvi abbiano operato delle botteghe di ebanisti che avrebbero realizzato i tanti altari lignei presenti nelle sue chiese. Altari che invece vennero realizzati quasi tutti dagli artigiani sassaresi Matheo Sanna e Gavino Pinna. O che l’altare maggiore dell’Assunta sia del Sartorio (autore dell’altare del Santissimo e di quello delle Anime) il quale ha invece realizzato solo un intervento di completamento sull’altare marmoreo che risale al 1791. Chiarito anche il “mistero” dell’autore del campanile della parrocchiale, costruito tra il 1832 e il 1835 dall’ingegner Antonio Baffigu di Tempio, ma su un precedente progetto dell’architetto frà Antonio Cano, allievo del Canova e uno dei più importanti architetti italiani dell’epoca. L’incontro è stato reso ancor più piacevole degli intermezzi musicali proposti dal coro della Confraternita di Santa Croce e dal Coro di Nulvi e dal contributo finale di Mario Nieddu, artista nulvese trapiantato ad Alghero.
Mauro Tedde 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 41 - Cultura e Spettacoli
Il sapere dell’isola in un clic 
L’ambizioso progetto informatico della Regione presentato da Renato Soru: «La storia sarda ora è un bene comune» 
 
Digital Library. Si scrive in inglese ma si declina in sardo. Anche perchè va preceduta dalla parola Sardegna. È la prima, imponente, biblioteca virtuale dell’identità di un popolo. Nasce nell’isola per iniziativa della Regione che con questa straordinaria opera apre una nuova strada nel campo degli archivi e della conoscenza a livello nazionale. Per la prima volta infatti, suoni, parole e immagini catturati e digitalizzati sono conservati dentro un archivio unico democraticamente aperto a tutti all’indirizzo di www.sardegnadigitallibrary.it.
 Collegandosi dal computer di casa si potrà entrare dentro la storia della nostra terra. Ascoltare musicisti come Gavino Delunas o il poeta Sozu di Bortigali che nel 1959 declama i suoi versi, o vedere Maria Carta che canta in un filmato Rai. Oppure consultare e scaricare in documento pdf il libro di Giovanni Lilliu sulla Civiltà nuragica o le pagine di un libro di Sergio Atzeni edito dal Maestrale. Ancora, guardare migliaia di fotografie sui siti archeologici, “sfogliare” decine e decine di video come si fa con «You Tube». Ed è proprio ispirandosi quasi a quel cliccatissimo sito - come ha spiegato ieri il Governatore Renato Soru - che è nato questo portale web. Sardegnadigitallibrary.it infatti si consulta facilmente permettendo di navigare attraverso le sue aree tematiche: video, audio, immagini, pubblicazioni, argomenti. Tutti i contenuti possono essere anche ricercati attraverso il nome dell’autore, il titolo, il nome del comune o dell’argomento. Grande è stato il contributo dato per farlo nascere. Importanti infatti le donazioni di Rai Sardegna (audio e video), Isre, istituto regionale etnografico di Nuoro, Istituto Luce e poi vari fondi (Pirari, Pili, Costa etc...). «Un enorme patrimonio della nostra identità e cultura messo a disposizione di tutti. Trasformato cioè in un bene comune». Così ha evidenziato Soru nella presentazione svoltasi simbolicamente all’interno della bella Sala Settecentesca dell’Università, a conclusione di una lunga serie di interventi di intellettuali e operatori, introdotti dall’assessore alla cultura Maria Antonietta Mongiu.
 Un concetto, quello del «bene comune» sostenuto con forza da Soru che ha voluto anche rispondere a chi raccomandava una attenzione forte sul tema dei diritti d’autore. Citando a questo proposito: sia una recente sentenza della Corte americana che ha assolto la municipalità di New York per aver usato un’immagine di Andy Warhol «di fatto diventata un bene stesso della collettività newyorchese» che l’editoriale di Ezio Mauro direttore di «Repubblica» di qualche giorno fa. «Mauro, nel presentare l’apertura al pubblico degli archivi storici del quotidiano - ha detto Soru - ha riconosciuto come quelle pagine sono ormai di fatto un bene comune. Spero che anche gli editori dei quotidiani sardi ne seguano l’esempio. Anche perchè, per noi sardi gli archivi regionali potranno essere un importante motivo di arricchimento».
 Dopo una lucida e agile introduzione della direttrice della biblioteca Universitaria, Ester Gessa che aveva portato - sempre in tema di simbologie - due antiche copie degli annali di Bonarcado (1110-1200) e la preziosa «Carta de Logu» (1400-1500), insistendo proprio sulla grande opportunità di mettere a disposizione di un pubblico amplissimo “reperti” antichissimi e delicati che grazie alla digitalizzazione potranno essere consultati senza pericolo. Da qui lo spazio aperto per biblioteche e musei ad una collaborazione più stretta con la Digital library (concetto condiviso anche da Paolo Piquereddu dell’Isre). Anche per avere una «maggiore conoscenza - come ha detto l’assessore Mongiu - della memoria stratificata della nostra regione». Ad auspicare che il sito venga «usato come mezzo per conoscere la memoria in senso democratico» è stato invece lo scrittore Giulio Angioni, mentre Paolo Pillonca ne invocava un uso approfondito per «l’onda creativa della poesia». Per il cineasta Salvatore Mereu è invece «un armadio tecnologico, dove rovistare per capire chi siamo». Un altro regista, Giovanni Columbu, nel domandare attenzione al problema dei diritti d’autore, ha riflettuto sul fatto che il portale determinerà un uso simile alla tv on demand. Per il direttore della Rai Romano Cannas che ha ricordato la figura della compianta regista Maria Piera Mossa «è un grande balzo nella modernità», mentre per Andrea Melodia, Rai nazionale, con questo sito la «Sardegna assume una leadership nazionale del settore». Altri interventi sono stati quelli di Beppe Attene, Bachisio Bandinu, Stefano Passigli dell’Istituto Luce. In chiusura l’antropologa Clara Gallini apprezzando l’opera avviata di costruire sinergie tra istituzioni ha raccomandato attenzione per le chiavi di lettura da fornire ai fruitori del sito.
Walter Porcedda
 
 
 
 
 

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