Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 April 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 2 articoli della testata giornalistica L’Unione Sarda  

1 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 61
Liberi dalla malaria
Il caso Sardegna
 
Una malattia capace di condizionare per secoli la vita nelle zone costiere e oggi presente nei Paesi della fascia tropicale e subtropicale, dove causa due milioni di vittime all’anno. È la malaria: autentico flagello in Sardegna fino alla sua eradicazione, avvenuta nel 1950. Il presupposto per la prosperità delle zanzare Anopheles (vettore dei parassiti Plasmodium che costituiscono la causa delle febbri) è la presenza di acque stagnanti, tuttavia l’origine della malaria è rimasta sconosciuta per secoli: si credeva che a provocare la malaria fossero i miasmi, o l’aria mala, sopra le acque ferme e limacciose, da cui il nome.
La scomparsa della malattia può essere considerata una tappa fondamentale della storia della Sardegna. Anzi, per alcuni sarebbe proprio questa la tappa fondamentale: in grado cioè di far uscire l’isola pestilente da una grave condizione di povertà e di sottosviluppo. Questa è la chiave in cui va letta la ricostruzione della vicenda tracciata da Eugenia Tognotti, docente di Storia della Medicina all’Università di Sassari, nel libro “Per una storia della malaria in Italia. Il caso della Sardegna” (seconda edizione riveduta e ampliata, Franco Angeli, 2008, 23 euro, 297 pagine).
Dalla minuziosa ricostruzione delle condizioni che portarono al triste primato italiano per morti a causa delle febbri malariche emergono alcuni dati rilevanti: «dappertutto, e in particolare nei villaggi di pianura più poveri e nei piccoli agglomerati rurali di nuovo insediamento - scrive Eugenia Tognotti - agivano quei meccanismi di degradazione, di sfruttamento intensivo e di rapina delle risorse che si mettono in moto tutte le volte in cui si verifica uno scollamento brusco del rapporto di interazione tra uomo e ambiente», come nella costruzione delle ferrovie sarde, che privò del naturale sistema di difesa dal ristagno costituito dagli alberi (abbattuti per fare traversine).
Lo sottolinea anche Frank Snowden (docente di Storia della Medicina all’università di Yale) nella prefazione: «Un buon esempio della metodologia della Tognotti è dato dal primo capitolo del libro, nel quale vengono documentate le conseguenze devastanti per la salute degli isolani, provocate dall’ideologica insistenza del nuovo regime liberale nella radicale privatizzazione delle terre e nella libera economia di mercato, insistenza che ha determinato una dilagante deforestazione ( lo sterminio del bosco , per usare le sue parole) e tutte le sue conseguenze: insabbiamento dei fiumi, inondazioni, e la formazione di distese di acqua stagnante, per la gioia della zanzara anofele».
Snowden interverrà a Sassari (Facoltà di Medicina e Chirurgia, Aula A) oggi alle 11, sul tema che lo ha reso famoso nel mondo: “L’occupazione tedesca della provincia di Latina: Malaria e bioterrorismo”. Nel volume “La conquista della malaria. Una modernizzazione italiana. 1900-1962” (Einaudi, 2008) Snowden documenta la reintroduzione, compiuta dalle truppe tedesche nel 1943, della zanzara Anopheles labranchiae nelle paludi pontine (appena bonificate dal regime fascista) allo scopo di rallentare la marcia delle truppe alleate, sbarcate nel vicino litorale di Anzio. Ma gli angloamericani erano stati vaccinati, così l’effetto fu invece l’improvviso aumento di morti per malaria, passati da 1.217 del 1943 a 54.929 in 1944.
Il libro di Eugenia Tognotti sarà presentato da Frank Snowden oggi, alle 18, nell’Aula Magna dell’Università di Sassari, con la partecipazione, di Guido Rosati (Preside della Facoltà di Medicina), Antonello Mattoine (Direttore del Dipartimento di Storia), Ugo Carcassi (docente di Clinica medica dell’Università di Cagliari), Piero Cappuccinelli (Accademico dei Lincei) e Maria Stella Mura (Direttore della Clinica delle Malattie Infettive dell’Università di Sassari). Le ultime pagine del libro sono dedicate alla storia dell’annientamento della zanzara. Un esito felice, garanzia di sviluppo e prosperità che vide coinvolte centinaia di persone. Ma fu anche un gigantesco “esperimento scientifico di eradicazione di un genere entomologico” il cui prezzo fu la brutale intrusione del DDT nell’ecosistema delle acque interne della Sardegna.
Andrea Mameli
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 57
Una Riviera formato low cost
Ma il sindaco precisa: no al turismo straccione
Alghero. La Confturismo: «Un fenomeno che dà linfa a tutti: case in affitto, Bed and breakfast, alberghi»
 
Tra le attività del workshop della facoltà di Architettura, anche un laboratorio chiamato "Progettare i territori low cost", nel quale esperti e studenti saranno chiamati a elaborare proposte e strategie per i territori interessati.
Bed and breakfast sorti come funghi nelle campagne vicino all’aeroporto. Case-vacanza affittate tutto l’anno e barche a vela battenti bandiera inglese lasciate a svernare nel porto di Alghero. Ma soprattutto le periferie che decollano grazie ai voli a basso costo. Quartieri prima snobbati dal target dei vacanzieri tradizionali, ora trasformati in quartier generali del turismo intelligente. Del fenomeno low cost e su quanto stia incidendo sull’economia e sul territorio se ne discute fino a domenica nei locali dell’Asilo Sella.
L’occasione è un seminario organizzato dalla facoltà di Architettura a cui partecipano docenti delle Università di Sassari e di Barcellona. Propone una riflessione sugli effetti che i collegamenti giornalieri a tariffe convenienti hanno avuto sulle popolazioni turistiche, sul mercato immobiliare e sulle prospettive di formazione e occupazione, studiando il caso sardo con particolare riferimento ad Alghero e Olbia. Non è una coincidenza, infatti, che negli ultimi anni accanto al piano di voli del vettore irlandese Ryanair (tredici rotte quasi tutte internazionali) sia cresciuta l’offerta ricettiva dei Bed and breakfast.
Nelle campagne vicino all’aeroporto di Fertilia se ne contano a decine. E se la Riviera del corallo sognava una industria delle vacanze a cinque stelle, il low cost la sta già plasmando in un centro turistico a portata di portafogli. Tra le attività del workshop, promosso dalla facoltà di Architettura, anche un laboratorio chiamato "Progettare i territori low cost", nel quale esperti e studenti saranno chiamati a elaborare proposte e strategie per i territori interessati dal fenomeno low cost, con l’obiettivo di presentarle alle istituzioni. «L’importante è che siano di qualità - dice subito il sindaco Marco Tedde - perché l’aspirazione di un turismo d’élite ad Alghero non è mai stata accantonata. E le due cose possono convivere. Vanno benissimo i B&B, ma di una categoria medio-alta. Chi arriva a bordo degli aerei Ryanair non è necessariamente uno straccione».
Il primo cittadino la cancellerebbe dal vocabolario. La parola low cost, basso costo, ad Alghero è legata al fenomeno dei collegamenti aerei a prezzi stracciati, ma il sindaco ci tiene a sottolineare che sarebbe meglio parlare di «libera mobilità, il diritto di viaggiare a prezzi equi che dovrebbero avere tutti quelli che partono e arrivano dalla Sardegna, residenti e turisti compresi». Perché non si cada nell’equivoco che chi usufruisce dei voli a basso costo sia un target di serie B: «poveracci a cui offrire servizi di scarsa qualità». Lo pensa anche il presidente di Confturismo del Nord Sardegna, Giorgio Maccioccu. «È il volo a essere low cost, non il cliente. Si tratta della forma più vantaggiosa e veloce per portare il turista in questo territorio. Un fenomeno che da linfa a tutti i settori: case in affitto, B&B, alberghi e agriturismo. È esploso perfino il business dei matrimoni tra stranieri». Ma non solo. Gli autonoleggi per esempio, praticamente vivono grazie ai turisti Ryanair. «Altro che poveracci, semmai sono smaliziati - conclude Maccioccu - gente abituata a viaggiare e che se sceglie la Sardegna non è certo perché costa poco».
Caterina Fiori
 

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