Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 October 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 12 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e altravoce.net  

1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina
Scuola e istruzione, servono investimenti
L’appello del governatore Draghi
di Giuseppe Marci
 
Il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha detto che la prima leva per modificare la situazione economica consiste nella formazione: "Una coraggiosa riforma del sistema d’istruzione, e in particolare dell’istruzione superiore, deve sollecitare i giovani in procinto di affacciarsi sul mercato del lavoro a investire seriamente in capitale umano". Parole che il professor Giavazzi, anch’egli economista, ha approvato e commentato così: "Scuola e istruzione, ripetuti tre volte".
È quello che abbiamo sempre pensato (e detto, e scritto), regolarmente beffeggiati da un potere politico che nel campo della scuola e dell’istruzione negli ultimi decenni ha fatto più errori che opere sensate. Ma non dobbiamo perdere la speranza che finalmente capiscano e, quindi, pazientemente spieghiamo: non basta riempirsi la bocca di belle parole, bisogna investire. Tre volte di più, per seguire il monito di Giavazzi. E, possibilmente, nelle cose giuste, non in progetti infruttuosi e in carte per la burocrazia ma in strumenti per l’attività didattica, in insegnanti che lavorino in aula e non che siedano negli inutili Consigli, vero cancro della scuola, dalle elementari all’università.
Guardiamo al panorama nazionale e chiediamoci quanto è stato investito, poniamo, negli ultimi dodici anni che secondo il Presidente della Confindustria Montezemolo sono stati "senza governo". Chiediamocelo anche in riferimento alla nostra realtà regionale, ma per davvero, e senza lasciarci fuorviare dalle somme elevate spese per iniziative pur prestigiose ma diverse rispetto a ciò di cui stiamo parlando.
Il nostro tema non è: "convegni internazionali" o "musei e monumenti". È "scuola e formazione". Cosa si è fatto, in questo campo? Ad esempio: abbiamo tutte le aule necessarie? e le attrezzature? e i computer? il riscaldamento funziona? ci sono i fondi per le pulizie? Si potrebbero avere molti dubbi, al riguardo e si dovrebbe citare il caso - spero unico e irripetibile - di un Comune che ha demolito l’edificio scolastico e lo ha sostituito con un palco per musica e spettacoli. Nani e ballerine al posto di studenti e insegnanti nel frattempo dispersi in locali d’emergenza. Non è proprio quello che prescrive il Governatore Draghi ma non abbiamo sentito un lamento, al riguardo.
E poi dobbiamo interrogarci sui risultati. Hanno imparato le lingue straniere? (e anche l’italiano: molti studenti, arrivati all’Università, parlano come se usassero una seconda lingua. Ma non ne possiedono un’altra, come prima). E il computer, lo sanno utilizzare bene e per gli usi della conoscenza, non solo per fare il solitario?
Potremmo continuare, ma è inutile perché sono tutti quesiti retorici. La vera domanda, quella per la quale attendiamo risposta è: vi decidete o no a investire il triplo delle risorse, nell’istruzione?
 
2 – L’Unione Sarda
Oristano e Provincia Pagina 18
Piano strategico. Ieri politici e amministratori nel convegno al Garau
Si riparte da Università e vertenza Oristano
Università, e intesa istituzionale con la Regione. Sono i due punti nevralgici da cui prende le mosse il Piano Strategico di Oristano e dell’area vasta. Ieri al teatro Antonio Garau, amministratori pubblici, sindacalisti, politici, rappresentanti delle organizzazioni territoriali si sono ritrovati per discutere di uno strumento fondamentale per la pianificazione delle politiche di sviluppo del prossimo decennio. Dunque si parte dall’esigenza di difendere la presenza universitaria, messa in pericolo dai tagli ministeriali, e la necessità di dare gambe all’intesa istituzionale firmata dal presidente Soru, da Pasquale Onida e dal sindaco Angela Nonnis. E proprio la Nonnis ha evidenziato «l’importanza di un Piano che nasce per la prima volta attraverso un processo di piena partecipazione e condivisione delle scelte. All’interno dell’Intesa - ha proseguito - un apposito capitolo è dedicato alla valorizzazione dei corsi universitari e in particolari a quello di archeologia subacquea». Sui temi generali del Piano strategico l’assessore al Bilancio Alessio Putzu e il presidente del Sil Antonio Ladu hanno evidenziato l’importanza del documento sul quale sta lavorando il Comune, insieme ai paesi dell’area vasta (Santa Giusta, Cabras, Arborea, Palmas Arborea, Marrubiu, Nuraghi, Riola, San Vero Milis e Solarussa) al Sil. Eugenio Aymerich, del Consorzio Uno, ha ricordato come la presenza dei corsi universitari a Oristano non sia stata casuale «ma frutto di precise scelte politiche, economiche e sociali della Regione sotto lo stimolo degli enti locali. Rimettere in discussione oggi quella scelta sarebbe quantomeno illogico». Particolarmente apprezzato l’intervento dell’ex ministro Lucio Abis che ha ricordato come molti risultati ottenuti nel passato siano stati raggiunti grazie alla bontà dei progetti e alla forte volontà espressa dal territorio. Abis ha anche citato il problema del Porto industriale, che sembra avviato verso una progressiva decadenza, per il quale occorre una forte presa di posizione da parte delle forze politiche. Molti interventi si sono soffermati sulla necessità di garantire la piena attuazione degli impegni assunti dalla Regione, ma anche sull’apprezzamento per una ritrovata capacità di esercitare un ruolo guida nel territorio da parte del Comune di Oristano. Giampaolo Lilliu della Cgil e Alessandro Murana del Comune di Cabras, ad esempio, hanno evidenziato come alcuni degli impegni sottoscritti a luglio non abbiano avuto la dovuta attenzione da parte della Giunta Soru. Ed è stato citato il caso dell’impianto per il biodiesel che sarebbe dovuto nascere a Oristano e che, invece, sorgerà a Macchiareddu, ma anche l’impianto per il CWF che è stato trasferito a Ottana. 
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 47
Sassari. Niente finanziamenti
Preside e prorettore contro la Regione per i denari dirottati
 
«Alghero può salvarsi da sola»: l’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Maria Antonietta Mongiu, toglie il salvagente dei contributi regionali alla sede universitaria di Alghero, lasciando la Facoltà di Architettura (621 iscritti) e il corso di laurea in Scienze ambientali delle produzioni marine (185 iscritti) a navigare a vista.
La notizia che la sede algherese deve scordarsi i soldi della Regione, è stata comunicata il 26 ottobre nel corso di un incontro fra le due Università sarde e l’assessorato regionale. Ieri a Sassari, durante la presentazione del piano di internazionalizzazione dell’Università, il rettore dell’Ateneo sassarese, Alessandro Maida, e il Senato accademico hanno cercato di far cambiare idea all’assessore, ma sembrano avere fatto un buco nell’acqua. Le risposte di Maria Antonietta Mongiu hanno lasciato poche speranze: «In cinque anni la Regione ha sostenuto lo start-up della sede di Alghero erogando complessivamente 8 milioni e 458mila euro. Mi sembra che possano bastare, adesso Alghero deve andare avanti da sola». Niente fondi dedicati alle strutture algheresi: questa mattina la Giunta regionale deciderà come ripartire gli otto milioni di euro riservati alla cosiddetta Università diffusa, e Alghero è già stata esclusa. Interpretando un comma della Finanziaria 2007 (comma 653), l’assessorato alla Pubblica istruzione ha messo fuori gioco la sede universitaria algherese: non può essere considerata decentrata perché sorge in un Comune limitrofo a Sassari. «Noi contestiamo questa interpretazione», ha spiegato il prorettore Attilio Mastino, «Pur essendo Alghero confinante con Sassari, non si può parlare di territorio compreso in un’area urbana data l’assoluta insufficienza del sistema di mobilità e dell’accessibilità ai servizi universitari come segreterie studenti, biblioteche, laboratori».
Anche il consigliere regionale Mario Bruno ha tentato invano di convincere l’assessore che quei finanziamenti sono ben spesi: «Quest’anno la ripartizione dei fondi per l’Università diffusa viene fatta per la prima volta dalla Giunta: non si può tagliare il finanziamento ad Alghero di punto in bianco, il passaggio deve essere graduale». L’ultimo tentativo lo ha fatto il preside di Architettura, Vanni Maciocco: «A noi serve un milione di euro per pagare i docenti (in cinque anni ne abbiamo reclutato 34), i tutor e lo staff. Abbiamo dimostrato che la Facoltà funziona e produce, senza quei soldi non sapremmo come andare avanti».
Vincenzo Garofalo
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 21
università
Precariato, la Cisl chiede un incontro al rettore
 
«Un confronto che non può più essere rimandato». Anche la Cisl, dopo la Cgil, chiede al rettore un incontro per risolvere il problema dei lavoratori precari all’Università di Cagliari. Per Fabrizio Carta, segretario Cisl, e Tomaso Demontis, Cisl Università, il tema deve diventare una priorità soprattutto viste le difficoltà «su rinnovo o proroga delle collaborazioni». Finora, continuano i sindacalisti, «si è sistemata qua e là una pezza. Non è la strada migliore per dare risposte concrete ai tanti lavoratori precari. L’Università, entrata a far parte della Borsa nazionale del lavoro, deve evitare di essere una fucina di lavoro precario e sottopagato e assumere un ruolo attivo nell’orientamento al lavoro e nella creazione di prospettive occupazionali per i giovani, specie se laureati». (m. v.) 
 
5 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 18
Seminario. Una campagna in vista dell’apertura del telescopio di San Basilio
Gli astrofisici: venite gente, a osservare le stelle
 
 Uno dei più importanti radio telescopi d’Europa sta sorgendo a San Basilio: un cantiere lungo e tecnologicamente complesso che dovrebbe concludersi i primi mesi del 2009. Da quando sono iniziati i lavori, l’Istituto nazionale di Astrofisica, che lo sta realizzando, sta puntando molto sulla comunicazione delle potenzialità del "Sardinia radio telescope" e delle ricadute positive che avrà per il territorio del Gerrei.
Per formare gli operatori che saranno delegati a accogliere i visitatori, presentando il radio telescopio e parlando di scienza e astrofisica, ma anche per evidenziare i contenuti che si vorranno proporre al pubblico, l’Istituto nazionale di Astrofisica, l’Università di Cagliari, Sardegna ricerche e il Crs4 hanno organizzato un workshop che si è svolto ieri nell’auditorium della banca Cis.
«Il progetto - ha detto Nichi D’Amico, direttore del Sardinia radio telescope (Srt) - nasce con lo scopo di diventare un punto di riferimento per la ricerca e la formazione di studiosi di astrofisica, ma anche per collaborare con il territorio del Gerrei, valorizzando le risorse locali e le tradizioni. La struttura infatti sarà in grado di attrarre ogni anno almeno diecimila persone da tutto il mondo. Un’occasione di sviluppo importante».
I primi risultati si sono già visti in almeno due occasioni. La prima ad aprile quando il cantiere è stato aperto a scolaresche e visitatori, il secondo con una giornata di formazione, in collaborazione con la facoltà di Ingegneria e la scuola edile di Selargius, per un gruppo di iscritti a un master in Gestione di cantieri, che hanno potuto vedere sul campo cosa significa gestire un posto di lavoro di vaste dimensioni e con strutture tecnologicamente avanzate.
«Puntiamo a un confronto continuo con i cittadini - ha ricordato Ignazio Porceddu, componente dell’Istituto nazionale di astrofisica e responsabile del progetto Srt - e per questo tra le infrastrutture del radio telescopio sarà realizzato un info point per l’accoglienza del pubblico».
Durante il workshop di ieri sono state raccontate le esperienze di alcuni musei della Scienza, come quelli di Torino, Firenze e Napoli per un confronto con chi è già attivo nel campo della comunicazione scientifica.
Matteo Vercelli 

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Cagliari
Spazzati i dubbi dopo l’incontro con Soru 
Monteponi, l’Università non chiude i battenti ma potenzia la ricerca 
 
IGLESIAS. «Le campane a morto non suoneranno per l’Ausi». E i fatti sembrano dare ragione al sindaco Pierluigi Carta che ha pronunciato queste parole dopo l’incontro di venerdì scorso tra l’assessore regionale alla cultura Maria Antonietta Mongiu, i rettori e i responsabili dei corsi universitari periferici. L’università di Monteponi non solo continuerà il suo cammino ma sarà potenziata.
 Con l’insediamento dell’agenzia Sardegna Ricerche, l’università sulcitana sarà finanziata non solo in termini di studio e ricerca. Il presunto smantellamento di cui si vocifera da giorni sembra proprio che non ci sarà. Ieri, nella sala convegni di Monteponi si è svolto il convegno “Tecniche sperimentali di caratterizzazione dei materiali. Dal laboratorio alla produzione”, organizzato da Sardegna Ricerche, al quale hanno partecipato l’Ausi e la Promea. «A dimostrare che università non lascia - ha detto il sindaco - ma rilancia. Tutta la polemica sulle università periferiche è nata dalle riserve del Presidente Soru sull’università diffusa sono rivolte al sistema in generale e non alla peculiare esperienza di Monteponi». L’università, come ha ripetuto spesso il presidente della Regione, deve essere di qualità e l’eccessivo frazionamento può andare a discapito proprio degli studenti che non ricevono una istruzione commisurata agli standard richiesti dal mercato del lavoro.
 «L’assessore Mongiu - prosegue Carta - ha dichiarato di aver richiesto i risultati delle singole esperienze ai rettori così da provvedere ad una più razionale ripartizione dei fondi regionali basandosi su dati oggettivi. Sono oggi in discussione quei corsi universitari duplicati in realtà periferiche mediante lezioni tenute, per pochi allievi, da giovani laureati a contratto e non da docenti strutturati». Iglesias non è quindi in discussione. «Il Rettore Mistretta e lo stesso Presidente Soru che si è impegnato pubblicamente a richiedere il trasferimento a Monteponi dell’intero dipartimento di Scienze della Terra, si sono pronunciati positivamente». La Regione va in questa direzione sia con l’istituzione nel sulcis iglesiente del Distretto Tecnologico sotto l’egida di Consorzio 21 che con il Master Plan di Monteponi nel quale ha previsto ampi edifici da dedicare all’università.
Silvia Cossu 
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Un simposio sulla «Comunicazione della scienza in astrofisica» per insegnare ad avvicinare il pubblico alla ricerca 
I segreti del cielo per diffondere la cultura scientifica 
 
CAGLIARI. L’astrofisica sarda avrà due centri di ricerca e diffusione della cultura scientifica: a San Basilio e a Selargius. Nel primo sito sorgerà, entro un anno e mezzo, uno dei radiotelescopi più grandi d’Europa (64 metri di diametro della parabola) e più innovativi del mondo, come ha precisato ieri Niki D’Amico (direttore dell’Osservatorio astronomico) al convegno «Comunicazione della Scienza in Astrofisica» che si è tenuto ieri al Cis. Nel secondo verrà realizzato il nuovo centro dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). In entrambi vi saranno strutture per la diffusione delle conoscenze. In particolare a San Basilio vi sarà anche un centro apposito per i visitatori.
 Con queste strutture, ha spiegato D’Amico, l’astronomia sarda potrà fare importanti passi avanti grazie anche a sinergie col nuovo polo di super calcolo che sta sorgendo attorno al Crs4. Ma il problema - è stato detto - è anche quello di far conoscere ai non addetti ai lavori questo tipo di ricerche. E, in generale, quello di stimolare la diffusione della cultura scientifica. Argomento ripreso da Guido Pegna (direttore del museo di fisica dell’Università di Cagliari), che ha precisato come una serie di fenomeni possano essere mostrati e diventare elementi di apprendimento attraverso il gioco. Il museo di fisica di Cagliari è un esempio, in embrone, di come potrebbe essere un centro della scienza: una struttura in grado di creare un rapporto interattivo coi visitatori.
 Sui «Musei interattivi della scienza» ha parlato Paola Rodari del centro di Trieste. Al simposio, coordinato da Andrea Mameli, è stato anche presentato, da Roberto Crnjar (preside della facoltà di Scienze), il progetto di master in comunciazione della scienza dell’università. Mentre Carla Romagnino (presidente di Scienza società scienza) ha sottolineato la necessità di un museo della scienza: per far crescere la sensibilità scientifica diffusa.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
Università, un assegno di ricerca per un progetto sui prodotti tipici 
 
 SASSARI. «Valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici della Sardegna» è il titolo del progetto, della durata di otto mesi, che si svolgerà nella facoltà di Economica dell’università di Sassari, finanziato dalla Fondazione Banco di Sardegna. Per il progetto (settore scientifico disciplinare Secs-P/13 “Scienze merceologiche”) è previsto un assegno di ricerca da attribuire con un concorso.
 Per partecipare sono richiesti alcuni requisiti: dottorato di ricerca conseguito presso una università italiana o istituzione uiversitaria straniera in data non anteriore al 1992, un diploma di laurea conseguito in una università italiana o un titolo di studio conseguito all’estero e riconosciuto equipollente alla laurea italiana, in base agli accordi internazionali.
 Il candidato deve essere in possesso anche di un curriculum scientifico professionale idoneo per lo svolgimento dell’attività di ricerca, maturato in non meno di due anni di attività continuativa.
 I termini per la presentazione delle domande scadranno il prossimo 15 novembre.
 Chi è interessato può ritirare una copia del bando presso l’ufficio concorsi, in via Macao 32, oppure può visitare il sito Internet all’indirizzo www.ammin.uniss.it/ concorsi.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
Nel mirino le sedi gemmate 
Corsi di laurea fotocopia: verso un giro di vite 
 
SASSARI. Stop agli sprechi di denaro per alimentare corsi di laurea fotocopia che spesso non garantiscono una preparazione adeguata. Via libera all’internalizzazione e ai progetti tecnologici negli atenei isolani. L’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Maria Antonietta Mongiu, annuncia la rivoluzione che potrebbe segnare la fine di alcune università gemmate.
S. SANNA a pagina 7
 
Pagina 7 - Sardegna
Stop al «tormentone» delle università gemmate 
«Il sistema formativo va ripensato: più asili, inglese per tutti e lezioni fuori orario» 
Il preside Maciocco fornisce i dati positivi della facoltà di Alghero osteggiata da Cagliari 
L’assessore Maria Antonietta Mongiu incontra il mondo accademico di Sassari 
 
SASSARI. Niente cloni, con corsi di laurea fotocopia sparpagliati a una manciata di chilometri l’uno dall’altro. Stop allo spreco di fondi pubblici, annegati nel mare magnum di progetti dagli obiettivi improbabili. L’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Maria Antonietta Mongiu, spiega come si fa a tirare la coperta da una parte per allungarla dall’altra, nei settori nei quali investire conviene. Si chiama “razionalizzazione”, parola cara alla giunta Soru, che l’assessore Mongiu pronuncia spesso, davanti al pool di docenti universitari in giacca e cravatta, tutti orecchie ad ascoltare la rivoluzione.
 Al centro della discussione, all’Università di Sassari, c’è quello che l’assessore definisce “il tormentone”: le sedi gemmate, i corsi di laurea spuntati come funghi a partire dal 1999, alimentati dal fuoco sacro del decentramento formativo e in qualche caso strumentalizzati per accaparrarsi una discreta fetta di finanziamenti. Mentre il ministero annuncia il giro di vite per i corsi di laurea nei quali i docenti scarseggiano, l’assessore Mongiu parte per un tour alla scoperta delle falle del sistema universitario isolano. Contraddizioni e carenze che partono da lontano, «da un sistema formativo che va ripensato alle radici». L’altissimo numero di fuori corso che popola le università sarde è il risultato finale di un percorso zoppicante già dalla scuola materna e che poi annaspa tra le elementari e le medie superiori. «Dalla primavera all’Università - dice la Mongiu - l’intervento della Regione coprirà l’intero arco di studi, per garantire una formazione adeguata, all’altezza degli standard internazionali. I soldi ci sono, l’importante è usarli con intelligenza». Ecco allora 10 milioni di euro per individuare nuovi spazi da destinare ad asili, 47 per il progetto “inglese per tutti”, rivolto alle scuole medie inferiori e superiori, e per offrire un supporto nelle ore pomeridiane (tutti i giorni dalle 14 alle 20) agli studenti in difficoltà. «Attualmente i debiti formativi non vengono colmati - dice l’assessore -. Il 70 per cento dei ragazzi arriva al diploma portandosi dietro gravi lacune. Una quota di questi si iscrive all’università e molti vanno a rinfoltire l’esercito dei fuori corso. Succede perchè non ricevono stimoli adeguati, non possono contare su servizi e strutture, finiscono per essere parcheggiati all’interno di luoghi asettici, dove non c’è neppure una biblioteca, un’aula per la didattica. I casi di Ilbono e Sorgono sono esemplari. Realtà distanti anni luce dall’atmosfera che si respira nei campus». Il nervo scoperto è quello dei corsi gemmati, le università diffuse «che spesso impediscono ai nostri ragazzi di crescere, lasciando il loro quotidiano per trasferirsi in un contesto diverso. Domando: che senso ha tenere in piedi identici corsi di laurea a 30 chilometri l’uno dall’altro? E qualcuno mi sa spiegare che differenza c’è tra “Economie e imprese del turismo” e “Economia e gestione dei servizi turistici?» L’assessore punta il dito anche contro l’altissimo numero di docenti precari nelle università diffuse: «Ci sono appena 28 titolari di cattedra a fronte di 258 supplenti. È chiaro che c’è un problema di concorsi, lo Stato si deve attivare. Ma è evidente anche la necessità di ridurre il numero di corsi, stabilizzandone solo alcuni. Quelli più utili, perchè strettamente legati al territorio nel quale sono stati attivati».
 Il preside di Agraria, Pietro Luciano, si sente chiamato in causa. E difende i corsi gemmati aperti a Nuoro e a Oristano. «L’apertura di Scienze forestali e ambientali a Nuoro era legata all’istituzione del parco del Gennargentu, un’opportunità che i nostri politici si sono giocati. Ma ci fu anche il pronunciamento della commissione parlamentare antimafia: disse che l’istruzione radicata nel territorio poteva essere l’arma in più per combattere la criminalità. Ora ci barcameniamo, tra la cronica carenza di organici, con 12 docenti titolari e 105 supplenti, e i finanziamenti promessi e mai arrivati: che fine hanno fatto i 20 milioni di euro destinati al campus?». Reclama maggiore attenzione anche Vanni Maciocco, preside di Architettura ad Alghero. Che sforna dati in controtendenza: «In cinque anni abbiamo assunto 34 docenti, 5 dall’estero. Assicuriamo la presenza di un tutor ogni 15-20 studenti: professionisti della formazione che ci costano 500mila euro all’anno. L’amministrazione di Alghero ci ha messo a disposizione le sedi, ma la manutenzione e la gestione della didattica sono a carico nostro. Siamo un’università diffusa? Di certo abbiamo fame di alloggi e di collegamenti con la città capoluogo. Ora l’università di Cagliari vorrebbe che ci venisse tolta la fetta di finanziamenti regionali che ci spetta. Ma la nostra facoltà di Architettura è la prima in Sardegna - aggiunge Maciocco - e ha dimostrato con i fatti di non essere una scatola vuota».
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
L’accordo per il polo d’eccellenza agrario-veterinario 
Ma Bonassai diventa un faro per i paesi del Mediterraneo 
 
SASSARI. Razionalizzazione è una parola che piace anche al rettore dell’ateneo sassarese, Alessandro Maida. Ma ancora di più il Magnifico apprezza l’idea di “internazionalizzazione”. E ringrazia la Regione, che verso i progetti Erasmus è più generosa dello Stato e del Ministero.
 Sono 500 gli euro assegnati a ogni singolo studente, a fronte dei 140 sganciati dallo Stato (dal 2008 diventeranno 200) e dei 95 ministeriali. «La percentuale dei ragazzi che vanno all’estero è in aumento - dice Maida - nell’anno accademico 2006-2007 sono stati 222. Un numero che ci ha fatto balzare in vetta nella classifica delle università di media grandezza». C’è anche un altro dato confortante: i visiting professor, i docenti stranieri chiamati a collaborare per brevi o lunghi periodi, nel 2006 sono stati complessivamente 19, nel 2007 il numero è salito a 77. Nel progetto la Regione ci crede e per questo ha già stanziato 1milione e 200mila euro, da spartire tra Sassari e Cagliari. E Antonello Mattone, presidente dell’Ersu, ha annunciato che una palazzina in via Canopolo, nel cuore del centro storico, sarà restaurata «per ricavarne una decina di appartamenti da mettere a disposizione di questi insegnanti. Altri alloggi, nell’ambito dei 1000 complessivi sui quali si potrà contare entro la fine dell’anno, saranno riservati agli studenti che prendono parte agli Erasmus. Con una clausola: la reciprocità degli scambi culturali».
 Ora intanto c’è un’altra emergenza da affrontare. Entro la fine di novembre al ministero dovrà essere recapitato il protocollo di intesa tra Università e Regione per la creazione del polo d’eccellenza agrario-veterinario di Bonassai. Il pressing di Maida e del prorettore Attilio Mastino ha dato i suoi frutti: l’assessore Mongiu ha assicurato che si farà in tempo, e che ai 40 milioni già disponibili presto se ne aggiungeranno altri, «sino ad arrivare a circa 100 milioni». Una parte potrebbe essere utilizzata per dare forma al contesto indispensabile per fare di Bonassai «un polo d’attrazione nel Mediterraneo. Vogliamo un campus diurno - ha detto il preside di Agraria Pietro Luciano -, mense, biblioteche e impianti sportivi. Soprattutto, è indispensabile rivedere il sistema trasporti. Da Sassari a Bonassai dovrà essere garantita una mobilità frequente, un’agilità negli spostamenti che al momento è inesistente». (si. sa.)
 
1 – altravoce.net
Difendere l’Università a Nuoro,
perché non possiamo rinunciare alla speranza
di Marco Mesina*
 
Anche noi studenti delle scuole superiori dobbiamo mobilitarci per difendere l’Università nuorese. Dobbiamo far sentire la nostra voce, perché siamo noi - studenti prossimi all’ingresso nell’Università - a capire meglio cosa può significare perdere i corsi universitari a Nuoro.
L’università a Nuoro è un elemento di speranza per tanti che dopo la maturità vorrebbero continuare il loro impegno nello studio ma sanno che, sempre di più, i costi per riuscire a raggiungere una laurea da fuorisede sono davvero altissimi e che le loro famiglie non potrebbero permetterselo.
Pensiamoci un poco: non combattere per l’Università a Nuoro può significare perdere un’arma fondamentale per contrastare la dispersione scolastica, di cui tanti parlano ma che noi studenti superiori tocchiamo con mano, vedendo i nostri stessi compagni non venire più a scuola per i più svariati motivi.
Bene, noi lo sappiamo, alcuni continuano perché hanno la speranza di poter andare all’Università a Nuoro. Solo questo basterebbe per scegliere di combattere. Ma l’Università è anche una porta aperta sul mondo, la possibilità di confrontarsi con altre realtà, di toccare e vedere il progresso praticamente in diretta. In poche parole rappresenta la possibilità di non restare indietro.
Per questo dobbiamo farci sentire, più forte di come abbiamo fatto finora, e stimolare ed appoggiare quanti ora si battono perché l’Università nuorese non chiuda. Difendiamo il nostro diritto allo studio difendendo l’Università di Nuoro.
* rappresentante degli studenti nel consiglio di istituto
del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Nuoro
 
2 – altravoce.net
Quando la Scienza è una cosa meravigliosa:
nel segno della festa, una settimana
di incontri ravvicinati, divulgazione e happening
di Matteo Bordiga
 
Un laboratorio ricco, giocoso e stimolante. Per tutte le età. Perché il modo migliore per avvicinarsi al sapere scientifico è quello di scoprire, magari attraverso un semplice bottone da schiacciare o un esperimento da provare assieme a degli esperti, gli effetti pratici di un teorema fisico o di un assioma matematico.
La “Settimana cittadina della Scienza”, giunta alla sua sesta edizione, dal 4 al 25 novembre trasformerà l’edificio Sali scelti di Molentargius, a Cagliari, in una vera e propria “bottega dello scienziato”. Un allestimento permanente per aspiranti Archimede. Promotore dell’iniziativa è il comitato “Scienza società scienza”, costituito da un gruppo di docenti universitari di varie discipline scientifiche, associazioni di docenti di scuole secondarie, singole scuole e altri sodalizi culturali. Il presidente Carla Romagnino, durante la presentazione dell’evento, ha sottolineato che «la scienza deve ricoprire un ruolo e una posizione nobile nella vita della nostra società. Purtroppo non sempre la si indaga, la si interroga fino in fondo: se ne parla solo quando qualche caso controverso si trasforma in un dilemma scientifico-religioso tale da scuotere le coscienze. La Settimana della scienza incuriosirà i cittadini, spingendoli ad instaurare un rapporto più tangibile e “confidenziale” con le varie discipline scientifiche».
Estremamente ricco il carnet degli eventi in programma. A partire da due mostre e laboratori interattivi, allestiti all’interno dell’edificio Sali scelti, dal titolo “In casa con la scienza” (operativo dall’8 al 15 novembre) e “La fisica per i giovani e per i cittadini sardi” (visitabile dal 20 al 22 novembre). Le esposizioni richiameranno l’attenzione dei visitatori sull’enorme influenza della scienza nella vita quotidiana. E soddisferanno uno dei principali impulsi di chi dalla scienza è irresistibilmente attratto: la voglia di scoprire come sono fatti dentro e come funzionano gli oggetti meccanici ed elettrici: dalle lampade ai forni a microonde.
Un altro importante appuntamento fisso sarà costituito dai ritrovi domenicali, ospitati dal Cafè Exmà di via San Lucifero. Si tratterà di divertenti e istruttivi happening, previsti a partire da domenica 4 novembre e sempre alle ore 10,30, condotti da esperti di divulgazione scientifica. Il loro compito sarà intrattenere il pubblico, fra un cappuccio e un aperitivo, con argute digressioni sulle tematiche più disparate: dai “Colori invisibili dell’Universo” (11 novembre, relatore Andrea Possenti dell’Università di Cagliari) al metafisico dilemma “È meglio essere uomo o atomo?” (18 novembre, relatore Giuseppe Mezzorani dell’Università di Cagliari).
Gli appuntamenti della Settimana della scienza andranno avanti con incontri-dibattito giornalieri (di mattina dalle 9 alle 11), conferenze spettacolo, seminari ed esibizioni teatrali, che rappresenteranno in modo originale e iconografico alcuni teoremi della chimica e della fisica.
Di particolare interesse per i più giovani (e non solo) sarà “L’officina dei giochi e degli esperimenti”, finalizzata ad incoraggiare il naturale desiderio di apprendimento e di partecipazione diretta all’analisi e realizzazione concreta di processi scientifici. Tra le altre iniziative, da segnalare il Laboratorio Energia, curato dai ricercatori del Crs4 (Centro di Ricerca Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna) e rivolto soprattutto ai bimbi delle scuole elementari e medie, che potranno giocare con l’energia e le sue trasformazioni. Ma anche il padiglione di Sardegna Ricerche, con video di presentazione sul Laboratorio di bioinformatica del Crs4, giochi a quiz, incontri informali tra ricercatori e singole classi.
Infine, da ricordare che il ciclo di tavole rotonde e seminari fra specialisti si aprirà l’8 novembre, alle 11, con l’intervento del prof. Luigi Berlinguer, presidente del Gruppo di lavoro interministeriale per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica.
Alla presentazione della Settimana è intervenuto anche l’assessore comunale alla cultura, Giorgio Pellegrini, che ha aperto il suo discorso con una nota polemica: «In questa città possiamo usufruire di uno spazio enorme a proprio a ridosso del porto, dunque crocevia strategico di turisti e cagliaritani, che si potrebbe sfruttare per creare dei centri permanenti di cultura scientifica. E non solo. Sto parlando della Manifattura Tabacchi», ha precisato Pellegrini, «un colosso da 90mila metri cubi sul quale però la Regione ha calato inesorabilmente i suoi tentacoli». E viale Trento non ha alcuna intenzione di allentare la presa: «Ogni tentativo di abbozzo di dialogo con la Giunta regionale è risultato vano. Da quell’orecchio proprio non ci sentono. Peccato», ha osservato l’assessore, «perché 90mila metri cubi mi sembrano un po’ tanti anche per questa fantomatica, fumosa e futuribile “Fabbrica della creatività”, che la Giunta Soru continua a idealizzare ma che ancora non presenta con un progetto strutturale chiaro e preciso».
Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Crnjar, preside della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Cagliari, che si rammarica per «l’interruzione del dialogo fra Comune e Regione sulla Manifattura Tabacchi. Uno spazio che, se ben impiegato, potrebbe davvero diventare un Centro regionale della scienza. Senza dimenticare che l’Università è pronta in qualsiasi momento a mettere a disposizione del futuro e auspicabile Museo della scienza il suo patrimonio di ricerche nel campo delle scienze naturali, della fisica e della chimica». Ad ogni modo, Crnjar si augura che «la Settimana della scienza, in attesa di tempi e strutture migliori e permanenti, possa avvicinare i cittadini ai segreti del mondo tangibile. L’edificio Sali scelti dovrà diventare un luogo di meraviglia e di scoperta per i bimbi, i loro genitori e i loro nonni».
 
 

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