Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 October 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Pagina 21 – Cronaca di Cagliari
Protesta. In occasione di un convegno la contestazione degli studenti
Vent’anni dell’ Ersu: «Nulla da festeggiare»
 
 Un compleanno per i venti anni dell’Ersu senza regali e candeline. Gli studenti non hanno gradito l’iniziativa di un’associazione culturale che ieri ha organizzato una conferenza sul diritto allo studio, e sono partiti all’attacco: «L’ente è commissariato da sette mesi e il mandato dell’attuale commissario è scaduto a metà settembre».
Per il governatore Renato Soru, ospite dell’iniziativa, non è stata una serata serena. Invitato dall’associazione Terra di mezzo 2000 alla conferenza sui vent’anni di diritto allo studio, il presidente della Regione, in un teatro Nanny Loy con appena un centinaio di persone, segno che l’iniziativa non ha riscosso un gran successo, ha incassato diverse critiche. Prima quella del presidente del Consiglio degli studenti, Lorenzo Espa: «Stiamo chiedendo da un anno al governatore di incontrarci per discutere di tasse, di diritto allo studio, di Università diffusa sul territorio, di servizi e di master and back. Inutilmente». Poi Andrea Bullegas, del gruppo Ichnusa: «Questa iniziativa si sta svolgendo all’Ersu, un ente commissariato da sette mesi e con l’attuale commissario che dal 12 settembre ha il mandato scaduto. È paradossale che l’ente per il diritto allo studio sia bloccato da tutti questi mesi e che ci sia un consiglio d’amministrazione, compreso un rappresentante degli studenti, eletto da prima dell’estate ma che non può lavorare perché la giunta regionale non nomina il presidente». Soru ha replicato affermando «di incontrare tutti, lavoratori e giovani, e dunque sarebbe paradossale non voler ascoltare gli studenti universitari. Ci sarà stato qualche equivoco. A volte non basta una lettera, serve anche una telefonata alla mia segreteria».
Prima di entrare nel teatro, Soru ha dovuto fare i conti anche con un gruppo di ex dipendenti Esaf, una quarantina, che lo hanno aspettato davanti all’ingresso del teatro di via Trentino. «Siamo stati assunti da Abbanoa - hanno detto - ma ci è stato applicato un contratto diverso da quello che avevamo prima,». (m.v.)
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 21 – Cronaca di Cagliari
università
I vigili urbani tornano sui banchi per la laurea in Servizi giuridici
   
Seguiranno le lezioni all’Università senza indossare la divisa. I compiti dei vigili urbani stanno aumentando, arrivando a comprendere campi come quello dell’immigrazione clandestina o della polizia giudiziaria. In poche parole serve più formazione e per questo il comandante Mario Delogu e il preside di Giurisprudenza, Massimo Deiana ieri hanno firmato un accordo per consentire ai vigili di iscriversi e frequentare il corso di laurea triennale in Servizi giuridici. Avranno così il riconoscimento di crediti formativi, e potranno seguire le lezioni di pomeriggio e avendo a disposizione un tutor. Per quest’anno accademico le matricole poliziotti sono 25.
«I vigili - ha ricordato Delogu - hanno campi d’azione sempre maggiori che potrebbero aumentare se alcune competenze saranno trasferite dallo Stato ai Comuni. Dunque è necessario che ci sia una preparazione e una specializzazione approfondita di alcuni argomenti giuridici relativi alla pubblica amministrazione». Ma gli studenti poliziotti potranno vestire anche i panni dei docenti: «La loro esperienza sul campo - ha evidenziato Deiana - servirà agli insegnanti e anche agli altri studenti». L’accordo non è una novità per la facoltà di Giurisprudenza: «Abbiamo firmato convenzioni simili con la Guardia di finanza e con altre forze dell’ordine», ha sottolineato il preside. Alla cerimonia erano presenti anche il rettore Pasquale Mistretta e il vice sindaco Maurizio Onorato. (m. v.)
 
 3 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cronaca di Cagliari
Convegno. Da domani alla facoltà di Giurisprudenza esperti a confronto
Immigrazione clandestina, serve una strategia
   
I recenti sbarchi di immigrati provenienti dal Nord Africa non hanno fatto altro che portare alla luce un fenomeno che, già da tempo, viene studiato e tenuto sotto stretta osservazione dagli esperti e dalle forze dell’ordine. Non solo. Oltre ai clandestini che sfidano il mare con la speranza di raggiungere le coste italiane, le cronache raccontano sempre più spesso di ragazze dell’Est portate nell’Isola con la promessa di un lavoro e poi ricattate e destinate con la forza al mercato della prostituzione. Sono questi, ma non solo, i temi centrali che verranno discussi in un convegno organizzato dall’associazione Sicurezza e Società e dal Sindacato autonomo di Polizia (Sap) in programma domani alle 9 nei locali della facoltà di Giurisprudenza in viale Sant’Ignazio.
Esperti delle forze dell’ordine, ma anche autorità e ricercatori universitari, discuteranno di immigrazione clandestina assieme anche alle maggiori sigle del mondo del volontariato. Al dibattito parteciperanno sia il rettore dell’Università, Pasquale Mistretta, che il prefetto Salvatore Gullotta, ma anche il questore Giacomo Deiana, il sindaco Emilio Floris e il presidente della Provincia Graziano Milia. Invitato anche il presidente della Regione, Renato Soru, al convegno sono previsti gli interventi di Silvano Piro (specialista in medicina tropicale e malattie infettive), don Marco Lai (direttore della Caritas), Tore Cherchi (presidente dell’Anci), Cristina Cabras (docente di psicologia giuridica e criminologia) e i segretari generali e regionale del Sap, Filippo Saltamartini e Daniele Sechi.
Francesco Pinna

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Firmato il protocollo fra la Polizia municipale e la facoltà di Giurisprudenza 
I vigili urbani anche con la laurea 
 
CAGLIARI. Fischietto, paletta e presto per molti anche la laurea. Per gli agenti del Corpo di polizia municipale d’ora in poi arrivare al traguardo non sarà più una scalata impossibile: merito della convenzione stipulata tra il comandante, Mario Delogu, il preside della facoltà di Giurisprudenza, Massimo Deiana e il rettore Pasquale Mistretta. Grazie all’accordo per i vigili sarà possibile vedersi riconosciuti un certo numero di crediti in virtù di specifiche competenze maturate sul posto di lavoro. ‹‹Come avviene per altre professioni - dice Massimo Deiana - anche gli agenti della Polizia municipale possono avere bisogno d’una formazione giuridica che non necessariamente coincide con quella impartita di solito agli studenti». Il corso di laurea ideale per chi ha questa esigenze già esiste: è in “Servizi giuridici”, laurea breve attiva già da qualche anno, a cui comunque possono iscriversi tutti. ‹‹La vera caratteristica della convenzione - va avanti il preside di Giurisprudenza - sta nel fatto che questi speciali studenti-lavoratori avranno un tutor dedicato, una figura cioè che, tenendo conto delle loro particolari esigenze, saprà durante il corso, guidarli e consigliarli al meglio, rendendosi disponibile magari anche in orari per gli studenti impensabili, ma più accessibili per chi svolge un mestiere così particolare››. Attenzione però: rispetto agli studenti “normali” per i vigili urbani non ci sarà alcuna corsia preferenziale, ma solo il riconoscimento di alcuni crediti, numero predefinito, che terrà conto, oltre che dell’esperienza maturata sul campo, anche di eventuali corsi di formazione o aggiornamento. Non è tutto: ‹‹Siamo disponibili ad istituire dei corsi ad hoc - fa sapere Deiana - su temi di interesse per questa categoria, come quelli legati alla pedopornografia, alla criminalità, al fenomeno dei clandestini››. L’idea ha trovato d’accordo il comandante Mario Delogu, convinto della necessità di professionalizzare il corpo anche davanti a nuove emergenze, come appunto l’immigrazione clandestina. Già dal prossimo anno accademico ci sarà un’offerta formativa mirata, anche se sin d’ora saranno disponibili sportelli informativi e lezioni fuori dal normale orario curricolare. Non è la prima volta che la facoltà di Giurisprudenza stipula questo tipo d’accordi: negli scorsi anni sono state fatte convenzioni anche con la Guardia di finanza e con le Forze armate. A breve anche con la Polizia di Stato. (s.z.)
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 42 - Cultura e Spettacoli
Oggi a Sassari il libro di Antonella Meniconi 
«La maschia avvocatura» Toghe in camicia nera 
 
 SASSARI. Si presenta oggi (Tribunale, Aula della Corte d’assise, ore 16) un libro dal titolo eloquente: «La “maschia avvocatura”. Istituzioni e professione forense in epoca fascista» (1922-1943). L’ha scritto una giovane studiosa dell’Università di Roma “La Sapienza”, Antonella Meniconi. L’ha pubblicato l’editore Il Mulino nella prestigiosa collana sulla storia dell’avvocatura italiana promossa dal Consiglio nazionale forense. Ed è sotto l’egida dell’Ordine di Sassari (grazie al suo presidente avvocato Giancarlo Cugiolu) e del Dipartimento di storia che il libro viene presentato.
 “Maschia avvocatura” è in realtà libro d’epoca fascista, autore l’avvocato Aldo Vecchini, l’auspicio contenuto in un uomo di punta del sindacalismo forense. Furono quelli gli anni di un’offensiva per mettere anche gli avvocati italiani, fatalmente rappresentati secondo lo stile del tempo come “maschi”, in camicia nera. Ma il libro di Meniconi, grazie ad una vasta e approfondita ricerca sulle fonti (negli archivi degli Ordini e del Consiglio nazionale innanzitutto) spiega bene come quell’offensiva ebbe effetto solo parziale. Il fascismo riuscì, sì, a svuotare l’Ordine, a un certo punto addirittura abolendolo a vantaggio del Sindacato. Ma nulla poté contro la resistenza della libera professione, tradottasi storicamente in codici di comportamento, in norme deontologiche, in veri e propri stili professionali. Persino i tentativi fascisti di limitare il tempo delle arringhe furono frustrati dalla resistenza dei moduli tradizionali della retorica forense, ai quali gli stessi avvocati fascisti finirono per dimostrarsi attaccatissimi.
 Meniconi segue attentamente i mutamenti dell’ordinamento (la riforma del ’26, poi la nuova normativa del 1933, quindi i tentativi successivi, sino a quelli di Grandi), dando conto puntualmente del gioco dialettico tra tre soggetti: gli Ordini, il Sindacato fascista, lo stesso Ministero della giustizia. Ma guarda anche ai mutamenti legati all’avvento della società di massa, come la trasformazione degli studi legali o la nascita degli avvocati “stipendiati” degli enti e dei patronati. Scrive pagine gustose sulle parole e sul “vestito” dell’avvocato, sulla toga e sul tocco. Ed altre, più tristi e dolenti, sull’applicazione all’avvocatura delle leggi razziali e sulla brutta pagina della giurisprudenza del Consiglio superiore forense contro i colleghi ebrei.
 Interessante, ricca di prospettive di lettura, questa storia dell’avvocatura durante il regime sembra alla fine confermare il problematico corso della conquista fascista nel campo delle istituzioni e del diritto. Se vi furono (e vi furono) gli avvocati fascistissimi, resta valido l’esempio morale offerto da tanti professionisti che, pur nel clima avverso della dittatura, non rinunciarono ad esercitare con spirito liberale e autonomo l’essenziale e garantistica funzione del difensore.
Guido Melis
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 39 - Cronaca
L’INIZIATVA 
In tre articoli l’autonomia per l’ateneo barbaricino 
 
NUORO. La proposta di legge sull’Università nuorese del parlamentare di An, Bruno Murgia, si articola così: Articolo 1. (Istituzione). A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, si provvede alla istituzione della Università degli studi di Nuoro, con proprio ordinamento che ne assicura l’autonomia didattica, di ricerca scientifica e di gestione, in conformità ai criteri stabiliti dalle leggi in vigore. Articolo 2. Il Ministro dell’università e della ricerca, con proprio decreto, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, definisce e regolamenta le facoltà, i corsi di laurea di primo livello, i corsi di laurea specialistica e gli istituti e i laboratori scientifici. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, l’amministrazione comunale di Nuoro provvede a reperire l’edificio destinato all’insediamento dell’Università autonoma degli studi di Nuoro. Articolo 3. (Copertura finanziaria) All’onere derivante dall’attuazione della presente legge, pari a 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2008-2010, nell’ambito dell’unità previsionale di base di conto capitale, «Fondo speciale», dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2008, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero dell’università e della ricerca.
 
Pagina 39 - Cronaca
Murgia: «Una legge per l’Università»
E Saiu invita i giovani a mobilitarsi 
 
NUORO. L’Università non ha un euro e rischia di chiudere i battenti in faccia a mille studenti. Ai loro sogni e aspirazioni. Alla crisi dello sviluppo si somma adesso la crisi dei saperi. Ma poco si muove. Bruno Murgia (foto), di An, invece avanza una proposta di legge per l’autonomia.
 E il parlamentare di An lo fa all’indomani della battuta di Soru su questa università che «non serve a nulla» e della notizia sulle sue casse vuote. Non prima, però, di scagliarsi contro i politici di turno. «Tanto potere serve solo a cancellare i sogni - attacca Bruno Murgia - perchè questa penosa vicenda dell’Università tradita è il paradigma di come il centrosinistra riesca a governare contro se stesso, oltre che in danno dei cittadini». E qui Murgia ricorda che come sia stato creato un «ateneo gemmato» alle due Università sarde, ma poi hanno subito chiamato «professori di serie B» e hanno ricavato «aule da ex-macelli», con biblioteche inesistenti, e studenti «privi di motivazione e prospettive». Ma prima almeno c’era qualcosa, anche se hanno continuato a mantenere - continua il parlamentare di An - una privata associazione l’Ailun («come fosse pubblica») che si sarebbe dovuta occupare di corsi post laurea, e che invece si è rivelata «senza soldi e senza prospettive». Per Bruno Murgia il centrosinistra sardo e nuorese ha deciso di «affogare entrambe le sue due creature in un fondo indistinto di bilancio: un fondo indistinto per poi chiudere tutto». Murgia inoltre prende in considerazione la riunione organizzata da Moro e Ghisu (per il Comune e la Provincia) con tutti i parlamentari, alla quale hanno ritenuto - denuncia - di non invitarlo. «Forse la loro paura - aggiunge Murgia - è che ricordassi loro come negli anni vituperati (ma alla luce di ciò che accade oggi, eccellenti) del centrodestra, Consorzio e Ailun avevano riconosciuto un notevole incremento di fondi e, soprattutto, avevano una visione di cosa si volessimo fare nella Sardegna centrale. Oggi, invece, nell’inconsistenza di Comune e Provincia, impegnati nello scontro Soru-Cabras, e nella irrilevanza politica dei parlamentari e dei consiglieri regionali, si consuma l’atto finale: niente soldi per realizzare nessun progetto». La filippica del parlamentare di An si chiude qui per passare alla proposta. Che fare?
 «Per dare dignità all’Università nuorese: subito i soldi e no al fondo unico - propone Mrgia - e siccome Soru non conosce modi di fare politica diversi dalla distruzione di ciò che è stato creato, e non indica alcuna strada capace di arrivare all’autonomia, io propongo un’università autonoma, seria, vera. Un’università fatta di facoltà, aule, biblioteche, studenti e professori, attività di ricerca e di studio e che, soprattutto, rilasci la laurea».
 Sul «caso» università interviene anche Pier Luigi Saiu, responsabile dei giovani forzisti. Che attacca: «Soru annuncia la chiusura dell’ateneo e la sinistra risponde signorsì, mentre l’università resta una delle poche speranze riamste a migliaia di giovani». Da qui il suo accorato appello per una forte «mobilitazione popolare» in difesa di una struttura che va certo migliorata, resa autonoma, ma non soppressa.
Nino Bandinu
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 41 - Cultura e Spettacoli
«Per salvare i centri storici una nuova cultura del vivere» 
Ieri mattina Pier Luigi Cervellati ha incontrato gli studenti della facoltà di Architettura di Alghero 
 
Nel futuro immaginato da William Gibson nel libro «Neuromante», del 1984, la costa est degli Stati Uniti costituiva tutta una vasta area metropolitana. Lo scrittore di fantascienza usava il termine sprawl (in inglese significa sdraiato) adottato dagli urbanisti per indicare la forma che stanno assumendo le città distendendosi sul territorio e sparpagliandovi piccoli e grandi insediamenti, per la maggior parte residenziali, o destinati al commercio. Un fenomeno che spinge alla perdita dei confini della città, della sua immagine di struttura compatta. Di questi temi legati alla progettazione urbana e ambientale, e in particolare dei problemi di restauro dei centri storici, si occupa Pier Luigi Cervellati, l’architetto-urbanista italiano più apprezzato da chi pensa che invece di continuare a costruire sia necessario un grande risanamento del territorio e delle città.
 Cervellati, che insegna all’Istituto universitario di architettura di Venezia, ieri ad Alghero ha tenuto una lezione per gli studenti del terzo anno di Urbanistica della facoltà di Architettura e una conferenza dal titolo «Che succede ai centri storici italiani?».
 «Bisognerebbe prima di tutto - spiega Cervellati - parlare di città storica, che è diventata centro storico perché attorno è nata la periferia. Cosa succede? Di solito sono ottimista, ma dal mio punto di vista non posso che rispondere: una catastrofe. Dilatazione feroce, assenza di progettazione, avanzamento dell’omologazione e conseguente perdita dell’identità storica e culturale delle nostre città».
 - Quando inizia questo processo?
 «Con lo sviluppo dell’industrializzazione. Il passaggio dalla società contadina a quella industriale ha comportato l’inurbamento di migliaia di persone. L’espansione dei mezzi motorizzati e del cemento armato ha provocato la grande periferia. Un processo rapido accompagnato dalla sregolatezza. In Italia si può far partire dagli inizi del Novecento, a cominciare da Milano e Torino. Nel secondo dopoguerra in realtà più piccole come possono essere le città della Sardegna. I centri si svuotano sempre più, i prezzi delle case e delle attività aumentano più che fuori. Le persone vanno quindi ad abitare nei comuni vicini. Il centro storico perde la sua identità, non conserva più i residenti e le attività artigianali, ma diventa spazio per le funzioni “ricche”: uffici e grandi negozi con le stesse identiche vetrine in tutte le città».
 - Cosa si può fare?
 «E’ necessario trasformare anche la periferia in città, suddividere il territorio urbanizzato in settori con infrastrutture che consentano il formarsi di piccole comunità. Il centro storico non deve essere l’unico centro. Il tutto secondo un’idea globale, un piano scritto nella natura e nella storia del territorio. La parola d’ordine deve essere pianificazione».
 - Del Piano paesaggistico regionale per la tutela delle coste voluto dal presidente Renato Soru cosa ne pensa?
 «Prima di Soru la Sardegna aveva abbandonato la pianificazione, come hanno fatto da tempo quasi tutte le regioni. Io imporrei un blocco esteso a tutta l’isola e penserei a sistemare le aree ambientali e storiche che richiedono degli interventi. Lo avevo già proposto in occasione di un convegno proprio ad Alghero, nel 1998, attirandomi numerose critiche».
 - Ciò significa che non bisogna più costruire?
 «No, ma pensare solo al necessario. Crescendo molto poco la popolazione e quel poco in forza dell’immigrazione bisogna puntare più di quanto non si faccia al recupero dell’esistente».
 - Un suo libro s’intitola «La città bella». Come dovrebbe essere?
 «Una città dove si vive e con orgoglio, dove c’è il diritto alla bellezza, di mantenere il bello contro il deterioramento e il degrado. Una città non consumata come un prodotto usa e getta, con una sua precisa identità».
 - In una città ideale non ci dovrebbe essere il problema del traffico. Come risolverlo?
 «Con un sistema di mezzi pubblici realmente efficiente. Invece si seguono le manie, in questo momento quello delle rotonde, si costruiscono strade e parcheggi per mezzi privati. Risposte figlie dell’individualismo al posto di risolvere i problemi collettivi con i mezzi pubblici. Basta pensare alla vergognosa linea ferroviaria che in Sardegna collega Sassari con Cagliari».
Fabio Canessa 

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