Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 October 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 12 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 1024
ingegneria
Nasce il prototipo Ichnos07
 
Sulla carta la monoposto progettata da un gruppo di studenti della facoltà di Ingegneria di Cagliari ha già tagliato il traguardo per prima. La speranza dei giovani ingegneri meccanici, che hanno conquistato il successo alla manifestazione della Formula Ata svolta a fine settembre a Fiorano, è quella di passare alla seconda fase: costruire l'auto e metterla in pista nel 2008 nel circuito di Silvestrone. Per farlo servono almeno 50 mila euro. E dopo il primo posto ottenuto nella pista privata della Ferrari, la facoltà di Ingegneria e il dipartimento di Meccanica ed Elettronica lanciano l'appello a istituzione e aziende sarde: finanziare il progetto del gruppo di studenti e aiutarli a tenere alto il nome della Sardegna.
LA SFIDA Intanto il team dell'Università di Cagliari ha centrato la prima grande soddisfazione. Mesi e mesi di lavoro per predisporre il progetto della loro Unicar che hanno chiamato Ichnos07. Un'iniziativa che ha coinvolto 35 ragazzi e ragazze iscritti alle facoltà di Ingegneria ed Economia, guidati da un team responsabile capeggiato da Sara Cabitza. Gli studenti hanno preparato la loro monoposto su carta, con tutti i calcoli e le simulazioni del caso e sono volati a Fiorano per tornare con un primo posto nella classe 3 (quella riservata ai soli progetti), davanti a Università come quella di Parma, Salerno e a quella austriaca di Graz. «Un'esperienza formativa unica - ha spiegato Sara Cabitza - perché ci ha permesso di confrontarci con altre realtà europee ed essere valutati da grandi esperti del settore. Ora il sogno è costruire la nostra monoposto».
FORMULA ATA L'obiettivo è gareggiare il prossimo anno a Silvestrone nella manifestazione europea della Formula Ata. «Per acquistare tutti i pezzi e potersi confrontare con le altre realtà servono almeno 50 mila euro - ha ricordato il preside di Ingegneria, Francesco Ginesu - e per questo speriamo di ottenere l'appoggio di Regione, Provincia, Comune, delle nostre aziende e della stessa Università". Risorse che saranno gestite dal dipartimento, sotto il coordinamento dei docenti Salvatore Cabitza e Pierpaolo Puddu, del dipartimento di meccanica. Intanto la squadra affila le armi in vista dei prossimi impegni: «Se avremo i soldi faremo un ottimo lavoro». Parola dei responsabili del progetto che affiancano la team leader: Angelo Vacca, Matteo Marini, Andrea Pira, Alessandro De Rubeis, Roberto Cadau, Carlo Stara e Filippo Pisano. (m.v.) 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 1024
Università. Intanto il rettore annuncia: un milione di euro per i docenti stranieri
Diritto in inglese, polemica sarda
Il preside: «Materia base, va insegnata anche in italiano»
Aldo Berlinguer, docente di Diritto comparato: «C'è il rischio di non incentivare l'internazionalizzazione». Intanto il corso resta al palo
 
«Lezioni in inglese? Stiamo incoraggiando i docenti ad andare in questa direzione». Il rettore Pasquale Mistretta interviene sul giallo del corso di Giurisprudenza che si sarebbe dovuto svolgere, in parte, in lingua inglese e che sarebbe naufragato davanti al no dei rappresentanti degli studenti, decisione contestata da un gruppo di colleghi. Ora emerge che alla base della bocciatura c'è la richiesta del consiglio di facoltà di fare quel corso anche in italiano.
IL RETTORE Il polverone del corso Grandi sistemi giuridici comparati è rimbalzato nei corridoi del rettorato dove ieri era riunito il Senato accademico. «Attualmente - spiega Mistretta - non ci sono materie insegnate in lingua straniera. Stiamo lavorando perché in alcune facoltà s'insegni anche in inglese, soprattutto il vocabolario tecnico. Le risposte sono positive e nel secondo semestre potrebbero partire alcune lezioni sperimentali». Ieri il Senato accademico ha deliberato l'utilizzo di un milione e 200 mila euro, stanziate dalla Regione, per far arrivare professori e ricercatori stranieri con lo scopo d'integrare i corsi dei colleghi.
IL PRESIDE Sulla vicenda dell'insegnamento in inglese saltato prende posizione anche il preside di Giurisprudenza: «Il docente - sottolinea Deiana - ha proposto di fare una parte del suo corso in lingua inglese. Un'idea accolta con favore da tutti. Ma c'era un problema: l'insegnamento di una materia fondamentale doveva avvenire anche in italiano. Così abbiamo deliberato. Davanti a questa decisione, e cioè di dover fare diciotto ore in più per la parte in inglese, il docente ha deciso di svolgere il programma solo in italiano. Non posso costringerlo a fare anche la parte in inglese, ma stiamo lavorando per vedere se si riesce a superare questa situazione».
I RAPPRESENTANTI Fabio Bargellini, rappresentante degli studenti: «Abbiamo applaudito all'iniziativa di introdurre l'inglese. Ma le materie fondamentali devono essere insegnate in italiano, con eventuali approfondimenti in inglese».
IL PROFESSORE Aldo Berlinguer, interpellato, risponde: «Troveremo una soluzione che possa soddisfare tutti. Però devo aggiungere che l'internazionalizzazione è un processo lungo e oneroso che va incentivato. Costringere un docente a ripetere lo stesso corso in due lingue diverse, significa, al contrario, disincentivarlo, oltre a svilirne il ruolo per trasformarlo in un traduttore. Non mi pare una risposta adeguata. Occorrerebbe avere il coraggio di concepire un'offerta formativa che sia, almeno in minima parte, solo in lingua straniera». (m.v.) 
 
3 – L’Unione Sarda
Prov Sulcis Pagina 2026
Trasporti. La proposta
Un solo biglietto autobus-treno per gli universitari
 
Un biglietto unico con cui viaggiare da Sant'Antioco sino alla cittadella universitaria utilizzando autobus, treno e servizi urbani. È la proposta avanzata dall'assessore provinciale ai trasporti Emanuele Cani alla regione, all'Ersu e a Trenitalia per ridurre le permanenze degli studenti del Sulcis Iglesiente a Cagliari. «Nel Sulcis Iglesiente ci sono 6000 studenti - spiega - buona parte di questi viaggia ogni giorno verso Cagliari, altri invece sono costretti a stare nel capoluogo perché i tempi di percorrenza dei mezzi pubblici non sono sempre rapidi». Per spiegare la sua posizione l'assessore provinciale fa un esempio: «oggi chi va da Sant'Antioco alla cittadella universitaria deve pagare tre biglietti, una situazione che alla fine va a gravare sul bilancio familiare dello studente». Da qui la proposta, elaborata nel corso della preparazione del piano provinciale dei trasporti. Ossia lo studio realizzato dall'amministrazione provinciale per migliorare i collegamenti sia all'interno del proprio territorio sia con la provincia di Cagliari.
«La nostra idea, e questo proposito sarà al centro di un incontro e di un'attenta discussione con la Regione, l'università e Trenitalia - prosegue - prevede la possibilità di fornire agli studenti degli abbonamenti che, abbiano un prezzo minore rispetto a quelli attuali, e con cui si possa viaggiare per un mese intero sia sugli autobus, sia sui mezzi del Ctm di Cagliari sia in treno». Una trovata che, a sentire l'assessore, potrebbe far calare anche il numero dei giovani che per studiare risiedono a Cagliari. «Se si offrono prezzi vantaggiosi e, soprattutto, tempi di percorrenza accettabili, che significano 40 minuti per andare da Iglesias o Carbonia a Cagliari - prosegue ancora Cani - noi siamo sicuri che gli studenti riprenderanno a viaggiare per il capoluogo sardo». A questo progetto si lega poi il programma di interventi promosso dalla provincia e dalla regione per l'abbattimento dei tempi di percorrenza. Opere che prevedono un impegno di 1 milione e 200mila euro con cui intervenire «per migliorare il funzionamento degli scambi, dando proprio la possibilità di velocizzare l'intero sistema di trasporto». Una rivoluzione dei trasporti che, come aggiunge Emanuele Cani «vedrà nascere tanto ad Iglesias quanto a Carbonia anche i due centri intermodali».
Davide Madeddu
 
4 – L’Unione Sarda
Week Viaggi Pagina 11029
Reportage
Tharros, sulle tracce dei Fenici
Di Giancarlo Ghirra
 
È un bel salto indietro nel tempo, ma vale la pena di visitare quel che resta di Tharros, alla ricerca delle radici di una Sardegna figlia di tante genti. Ne vale la pena anche perché quel che resta dell'antica città fenicia, poi punica e romana, è inserito in un contesto ambientale mozzafiato, sul promontorio di Capo San Marco che chiude a Nord la penisola del Sinis, area protetta fra il Mare vivo e il Mare morto (quello esposto al maestrale e quello interno al Golfo di Oristano) per la sua originale bellezza.
TRE MILLENNI FA Correva l'ottavo secolo avanti Cristo, qualcosa come 2.800 anni fa, quando i Fenici (dal greco phoenik, rosso), dopo essere sbarcati a Nora, più a Sud, approdarono nel Sinis. Non erano dominatori in armi, come saranno i loro successori, i Punici di Cartagine, o i Romani che conquistarono l'Isola nel 238 avanti Cristo. Erano viaggiatori e commercianti che, partendo dal Libano, sbarcavano nei porti del Mediterraneo alla ricerca di merci, metalli, minerali, prodotti della terra, sale. Offrivano in particolare le stoffe colorate con il rosso porpora: da qui il loro nome. E amavano fondare le loro città in promontori, stagni, lagune, isolette prospicienti la costa. «Nel Sinis, punto di controllo strategico per le rotte marittime ma anche per la penetrazione verso l'interno, attraverso il fiume Tirso, si sistemarono in un'area già frequentata in età nuragica», spiega Carla del Vais, ricercatrice di Archeologia fenicio punica all'Università di Cagliari e curatrice del Museo di Cabras. Ed eccoci su una delle tre colline sulle quali sorge la città, quella di Murru Mannu (in sardo grande muso) da cui si domina San Giovanni e gran parte della Penisola.
IL TOFET E LE NECROPOLI Resta ben poco della Tharros fenicia, e quel che resta è legato prevalentemente all'ambito funerario e votivo: intanto le due necropoli di Capo San Marco e di San Giovanni, all'interno del villaggio. Proprio nell'area di Murru Mannu si trovava il tophet, «il tipico santuario fenicio-punico a cielo aperto -spiega la dottoressa Del Vais- circondato da un recinto sacro e contenente all'interno le urne con i resti ridotti in cenere dei bambini e degli animali sacrificati. Difficile dire ancora oggi quale fosse la natura del santuario tophet , se luogo di sacrificio di o necropoli destinata ai bambini nati morti o a quelli deceduti prematuramente prima di aver subito un rito di passaggio, qualcosa di paragonabile al battesimo dei cristiani».
ARRIVANO I PUNICI Nel V secolo prima di Cristo, poco prima del Cinquecento, arrivano i cartaginesi, e Tharros diventa punica e monumentale, con la costruzione di numerosi edifici. Intanto la città viene fortificata, cinta di mura. E viene abitata, se è vero che si ritrovano numerosi resti di fusione del ferro a opera di artigiani. In quest'epoca viene costruito uno dei centri di culto più importanti, il Tempio delle Semicolonne Doriche, parzialmente intagliato nella roccia e decorato da semicolonne scolpite in rilievo. Sono di età punica, secondo gli archeologi, le tombe a camera visibili nell'area di Capo San Marco, molto vicine in linea d'aria alla bella (e visitabile) Torre spagnola di San Giovanni. In quelle tombe sono stati ritrovati tantissimi reperti, presenti anche al British museum di Londra, che possiede una ricchissima collezione di reperti scavati da archeologi, e spesso da tombaroli, a partire dal 1830, alla ricerca soprattutto dei gioielli d'oro ritrovati nelle tombe.
IL DOMINIO ROMANO A partire dal 238 avanti Cristo la città continua a espandersi, raggiungendo il massimo della crescita in età imperiale, nel III secolo dopo Cristo, periodo al quale risalgono i più monumentali edifici pubblici, caratterizzati dall'utilizzazione di laterizi e basalto, mentre in precedenza i punici avevano fatto massicci ricorso all'arenaria. «In età imperiale-spiega ancora Carla Del Vais- la città subisce i maggiori cambiamenti, e un 'imponente risistemazione urbanistica, con il rifacimento del sistema viario e l'organizzazione intorno alla strada principale, il cardo maximus , che dall'area fortificata di Murru mannu porta verso i luoghi di culto e le terme. Le strade vengono dotate di pavimentazione in basalto, proprio sopra lo strato di roccia, e un sistema fognario garantisce lo smaltimento delle acque bianche».
Vengono edificati i tre impianti termali in laterizio a ai piedi della collina. Dotati di spogliatoi, ambienti riscaldati e altri in cui ci si poteva fare bagni freddi, due degli edifici termali, entrambi situati a ridosso del mare, sono stati scavati negli Anni Cinquanta del Novecento dall'archeologo Gennaro Pesce. Sono le cosiddette Terme n.1, nelle quali fu in seguito impiantato il battistero paleocristiano, di cui ancora oggi si può vedere il fonte battesimale, e le terme dette di Convento Vecchio, più monumentali delle precedenti.
Tra i templi romani quello che colpisce il visitatore moderno è senz'altro il tempio tetrastilo sul mare, del quale due colonne restano ancora in piedi. Belle a vedersi, presenti in numerose fotografie di Tharros, hanno un enorme difetto: sono state costrtuite nel secolo scorso, intorno al 1960: un falso.
L'ACQUEDOTTO Camminando lungo i maggiori assi viari della città romana, il Cardo Massimo e il Decumano Massimo è possibile vedere tracce delle antiche botteghe e delle case che popolavano la città nel pieno del suo sviluppo. In età imperiale sorse l'acquedotto, che proprio all'incrocio delle due strade principali presenta un edificio definito dall'archoelogo Pesce Castellum aquae , una sorta di deposito dell'acqua.
L'ABBANDONO NEL 1071 In età paleocristiana e altomedievale i principali edifici romani subirono delle modifiche. «In particolare-spiega l'archeologa De Valis- le terme numero 1 vennero trasformate in edificio basilicale, che da alcuni considerato sede episcopale, la cosiddetta Ecclesia Sancti Marci, mentre le terme numero 2 probabilmente cambirarono uso, cone fa ipotizzare la presenza di sepolture di età bizantina. La decadenza, dovuta anche alle incursioni dei saraceni, fu lenta ma inesorabile. La città fu abbandonata definitivamente nel 1071, quando la sede episcopale venne trasferita a Oristano». E da allora Tharros è al centro degli studi di archeologi di tutto il mondo, sulle orme del canonico Giovanni Spano, il primo che scavò nella necropoli a partire dal 1850.
 
L'ingresso agli scavi è possibile tutti i giorni dalle ore 9 alle 19 ( luce permettendo) con il pagamento di un biglietto di 5 euro (dà diritto alla visita anche del Museo di Cabras) ridotto a 4 per gruppi di oltre venti persone. Per informazioni, si può telefonare al numero 0783370019, sito Internet www.penisoladelsinis.it
 
5 – L’Unione Sarda
Commenti Pagina 314
L'Università è solo lo specchio della società
Meritocrazia, in Italia è soltanto uno slogan
 
Oltre le bagattelle dell'antipolitica, dei frizzi e lazzi del giullare, ma anche oltre l'araba fenice della "società civile" e della "democrazia partecipativa", espedienti per tirare il sasso e nascondere la mano, impuniti, per una denuncia senza proposte, ma con altera supponenza, senza responsabilità individuali.
L'Università e i licei italiani sono agli ultimi posti delle graduatorie europee. Vorrà pur dire qualcosa. Sono i vuoti della società, di un egualitarismo cialtrone che non vuol pagare dazio, a sinistra come a destra. I risultati sono di una gran frammentazione sociale di "a ciascuno il suo", secondo furbizia e malaffare, dei topi che scappano da una nave che affonda. Università e licei dovrebbero creare diversità, di ruoli e funzioni. Non è così. Non si creano opportunità, ma si regalano diplomi e lauree, senza meriti e competenze. È la stessa cultura degli insegnanti e dei docenti italiani non solo nei confronti degli studenti, ma al loro stesso interno, dove il ruolo è spesso assicurato, ereditariamente, per censo, oltre il merito. I risultati sono evidenti: uno scadimento generale, di tecnologia, scienza e cultura. Se un confronto ha da esserci è su questo piano, di un ripristino severo del senso di responsabilità, nella necessaria individuazione e assunzione della diversità di ruoli e di competenze, scelti per merito, non per facile moralismo ma per uno stato di necessità.
Lo stesso argomento vale per la politica. Ancora una volta "a ciascuno il suo": aumento dei ruoli con un loro conseguente deprezzamento, nel Governo, nel Parlamento, negli Enti locali. Sono azzerati i luoghi per l'acquisizione di competenze e di cultura politica, le sezioni e i circoli, le scuole di Partito. Le carriere sono determinate quasi esclusivamente dai "diritti di cordata", per grazia ricevuta, molto spesso oltre i meriti se non quelli della furbizia e della frequentazione dei corridoi, da questuanti senza cultura politica. È possibile una virtuosa inversione di tendenza? Non è facile. È forse necessario, oltre lo stallo, un "Cesare" che sia messo in grado di governare, di scegliere gli uomini più adatti per competenza, con certezza delle regole. Forse ci sono, ma non si sono proposti. È di "Cesare" la capacità d'individuarli per i loro meriti, con rigore e severità. Lo sappiamo, ma lo ribadiamo: da parte nostra con vigilanza democratica, quella della nostra Costituzione repubblicana, sempre che siamo in grado di un rigoroso confronto.
Paolo Pani
Università di Cagliari 
 
6 – L’Unione Sarda
Economia Pagina 211
Ambiente. Intervista con Raffaello Cossu, il presidente del simposio internazionale che si conclude oggi a Pula
Rifiuti, no alle guerre di religione
Il caso Ottana: «Il consenso non si può calare dall'alto»
Emanuele Dessì
 
PULA Non servono le guerre di religione: sul termovalorizzatore di Ottana tutti devono fare un passo indietro. A cominciare dai politici. Il messaggio parte dal Forte Village di Santa Margherita di Pula, dove oggi si concluderà il simposio mondiale sulla gestione dei rifiuti e lo scarico controllato. Con un workshop su “Coinvolgimento della popolazione nei processi decisionali”. Un migliaio i partecipanti, 80 i Paesi rappresentati, persino i Territori occupati in Palestina. Infaticabile animatore dell'evento, alla ventesima edizione, è Raffaello Cossu, ingegnere, docente all'Università di Padova, sardo (è di Sassari) più di quanto non dicano i 40 anni (in tutto sono 59) trascorsi per lo più fuori dall'isola. «Anni fa», racconta, «moderai un convegno internazionale. Il Libano erano in preda alla guerra civile, ma alla domanda su quale fosse il primo problema dei libanesi, il sindaco di Beirut rispose sicuro: i rifiuti».
Professore, a Ottana e dintorni la “guerra civile” è sul termovalorizzatore voluto dalla Regione.
«Non per fare melina o per sottrarmi. Ma sarebbe poco serio se io dicessi, tout court, sì o no. È come se a un medico domandassero a bruciapelo: il paziente ha un tumore, cos'è meglio fare?».
La ricetta è urgente.
«A volte, il dibattito prende una piega quasi di tipo religioso. Su un intervento così importante è necessario valutare bene le cose. Dovrei conoscere meglio la situazione per esprimere un giudizio circostanziato».
Disponibile a farlo?
«Se mi chiedono ufficialmente di esprimermi, sono pronto a farlo anche gratis, valutando nel dettaglio sito e progetto. Dal momento che il discorso rifiuti zero non è praticabile - sarebbe come se si pensasse a ospedali zero - va fatta una valutazione di impatto ambientale. Tenendo conto che oggi si possono fare anche discariche fatte bene».
La popolazione dice no all'energia dai rifiuti: troppi effetti collaterali per la vera vocazione, l'agroalimentare.
«Quello che posso dire, per il livello di conoscenza che ho, è che ora stanno sbagliando tutti. Di sicuro, comunque, i meccanismi che portano al riconoscimento del consenso hanno bisogno di tempo e non possono essere calati dall'alto. Così come dall'altra parte non si può non accettare il confronto. Sapete che a Vienna hanno l'impianto di incenerimento al centro della città? Disegnato da Hundertwasser, è diventato un'attrazione: più del Prater, il grande parco giochi».
Grandi discariche, come Bau Craboni, nell'Oristanese, sono ormai sature.
«E i sindaci hanno il problema dei rifiuti».
Smaltirli lontano costa di più, ma le discariche non le vuole nessuno.
«Già, c'è la rivolta popolare. Fatela pure, ma lontano da noi. Colpa anche di quegli amministratori che protestano per primi. Salvo poi accorgersi che non c'è soluzione».
Lei ha un'esperienza mondiale: inceneritori o discariche?
«Ci sono Paesi virtuosi, citati anche da Beppe Grillo, come la Danimarca: incenerisce l'80% dei suoi rifiuti. Altri, come l'Australia, gli Stati Uniti, la Grecia, che hanno spazio, non si pongono nemmeno il problema: i rifiuti vanno in discarica. Ma prendete il Giappone, con 4 mila abitanti per chilometro quadrato: senza incenerimento, scomparirebbe sommerso dai rifiuti».
Quanto sponsor pubblici e privati condizionato i giudizi in un simposio così importante?
«Approfitto per fare chiarezza. Veniamo qui da 19 anni e alla Regione non abbiamo mai chiesto contributi. Il simposio è autonomo dal punto di vista finanziario. Le spese si ripagano con le quote di ingresso e con spazi pubblicitari nella guida e negli stand. Punto».
Sardegna e rifiuti: qual è il bilancio?
«Tradizionalmente, la Sardegna, a parte un gap di piccole e medie imprese che differenziasse la raccolta - anche se ora lo si sta colmando - ha vissuto una realtà più vicina alle regioni del Nord. E questo grazie ad alcuni giovani tecnici, tra i migliori in Italia, molto attivi, che hanno operato con assessori regionali che li hanno fatti lavorare bene, senza clientelismi. Altrove i rifiuti sono stati simbolo dell'attenzione mafiosa».
Rifiuti e ricerca: la frontiera qual è?
«La nostra prospettiva è l'idrogeno, da ottenere con le feci, separate dalle urine, scarti di cucina, fanghi di impianti di depurazione, plastica».
Per eliminare il gas serra e produrre energia pulita, nel mondo si semina meno grano e più mais. Polmoni sani e pancia vuota?
«La linea guida da seguire per il nostro futuro sono i cambiamenti climatici. In questo senso, Hartmut Grassl, di Amburgo, ha detto qui a Pula che anche l'Italia dovrebbe cominciare a riconsiderare il nucleare». 
 
7 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 1023
Corso per esperti in sclerosi multipla
 
Stamani all'hotel Caesar si terrà la settima tappa del corso formativo "Controversie in sclerosi multipla". I corsi, realizzati grazie al contributo dell'industria farmaceutica Merck Seron, saranno presieduti da Maria Giovanna Marrosu, professore ordinario di Neurologia del dipartimento di scienze cardiovascolari e neurologiche dell'università di Cagliari.

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
«Aumenterò subito le tasse universitarie» 
Il rettore Pasquale Mistretta ha deciso e non lascia scampo agli studenti 
«Il problema delle risorse è diventato impellente: non c’è altra soluzione» 
 
CAGLIARI. «Sì, le tasse saranno aumentate, ma gli studenti avranno ritorni positivi in servizi immediatamente visibili», parola del rettore dell’università Pasquale Mistretta. Di quanto sarà l’aumento? Quattro milioni complessivi, ma le prime due fasce di reddito non saranno toccate: l’incremento si sentirà soprattutto nell’intermedia. I nuovi soldi, secondo il rettore, sono indispensabili per far andare avanti la “grande macchina culturale”: «Facciamo studiare trentaseimila persone», dice Mistretta. Si aspetta il no polemico degli iscritti ma spera che “quel no sia solo per un’opposizione di principio e non di sostanza, perché il problema delle risorse è davvero urgente”.
 
Pagina 1 - Cagliari
«Tasse, l’aumento è indispensabile» 
Il rettore Pasquale Mistretta a ruota libera sui problemi dell’ateneo 
Abbandoni. «Il venti per cento degli iscritti non termina purtroppo il corso universitario» 
di Roberto Paracchini
 
 CAGLIARI. «Sì, le tasse saranno aumentate, ma gli studenti avranno ritorni positivi in cose immediatamente visibili», afferma il rettore dell’università Pasquale Mistretta in una conversazione a ruota libera sulla formazione e la scuola.
 Di quanto sarà l’aumento?
 Di circa quattro milioni complessivi, ma le prime due fasce di reddito non saranno toccate: l’incremento si sentirà soprattutto nell’intermedia».
 Alcuni, però, sostengono che così pagherà di più il figlio dell’impiegato e non quello del libero professionista...
 «Può anche essere per chi evade il fisco, ma gli studenti sanno benissimo che il problema dei soldi è reale. Certo: per determinare il reddito potrei considerare altre variabili come la via dove si risiede o l’auto che si guida...
 Vuole applicare l’indagine induttiva...
 «La mia è una provocazione: per dire che le alternative sono difficilmente percorribili».
 Ha parlato di «ritorni immediatamente visibili».
 «Sì: ad esempio mancano 350mila euro per alcuni servizi bibliotecari, oppure 500mila per cinquecento posti da allestire nella spina di Medicina, a Monserrato».
 Per l’aumento delle tasse, però, i rappresentanti degli studenti voteranno contro.
 «Probabile, ma spero che sia solo per un’opposizione di principio e non di sostanza perchè - ripeto - il problema delle risorse è reale».
 Quanti sono gli iscritti?
 «Circa trentaseimila».
 Prima erano quarantamila, quindi c’è stata una diminuzione?
 «Sì, ma solo nel 1999-2000 si è toccata la punta dei quarantamila. Poi con le lauree triennali si è riusciti a riassorbire. Ma vi sono ben seimila iscritti che non hanno mai dato un esame e questi pesano, e creano anche problemi col ministero: è come se non ci fossero, non vengono conteggiati ai fini dei finanziamenti».
 Quindi?
 «Il problema va risolto. Potrebbe venire cancellata l’iscrizione di chi nei primi due anni non ha dato nemmeno un esame. Permettendogli, però, di riiscriversi facilmente, se lo desidera. Ho sempre sostenuto che il nostro è un ateneo di circa trentamila studenti, non di più».
 C’è, però, una mortalità scolastica decisamente alta: come mai?
 «Circa il venti per cento degli studenti non termina il percorso di studi. Inoltre si laureano regolarmente solo il 40-50 per cento degli iscritti, a seconda della facoltà. Gli universitari studiano anche molto, ma non lo sanno fare: manca spesso la capacità di sintesi e di cogliere quelle due o tre cose centrali attorno a cui costruire il resto. Ma la responsabilità non è loro, bensì della società scolastica nel suo insieme».
 Pensa che occorra lavorare con le scuole superiori?
 «In questo settore si sono realizzati molti progetti e sono stati spesi tanti soldi anche dalla Regione, ma gli esiti sono stati molto ridotti».
 Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni ha proposto il ripristino dei vecchi esami di riparazione...
 «Penso che occorra più di rigore. Se lo studente sa che viene promosso comunque, qualunque cosa faccia, beh allora... Credo che per migliorare il livello della formazione dei giovani che entrano all’università occorrerebbe una riforma culturale complessiva che intervenga sugli insegnanti e sulle famiglie. Oggi, invece, sembra che ai ragazzi sia tutto dovuto senza che si debba fare il minimo sforzo. E questo non va bene».
 L’ateneo di Cagliari ha oltre novemila studenti fuori sede, mentre i posti nelle case dello studente sono circa mille: che fare?
 «La Regione lavora al progetto del nuovo campus di viale La Plaia per milleduecento posti letto. Poi vi sono altri quindici milioni da utilizzare in questo settore».
 Ma i fuori sede restano sempre tanti. Alcuni chiedono che l’università e l’Ersu facciano sistema con gli enti locali e l’associazione dei piccoli proprietari di case: per creare un mercato con maggiori servizi, più controllo e funzionalità.
 «Il problema è che molti affittano in nero. Ma l’ostacolo si potrebbe superare creando dei sistemi di agevolazione fiscale per chi cede l’alloggio o una camera agli studenti. Ma occorre la volontà politica. In questo quadro è importante anche sviluppare i rapporti con docenti e universitari che vengono dall’estero: aspetto che può dare un sensibile contributo alla internazionalizzazione di Cagliari».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Corriamo in Formula 1 
All’ateneo il premio per il miglior prototipo 
 
 CAGLIARI. L’auto dei loro sogni è una monoposto da campioni superaccessoriata che dovrà correre nella pista inglese di Silverstone. L’appuntamento è per il 2008, ma gli studenti della facoltà d’Ingegneria, che con quel sogno trasformato in progetto hanno vinto il primo posto assoluto della Formula Ata 2007 (una sorta di formula 1 pensata per spingere i giovani a costruire nuove vetture da competizione), hanno un cruccio: i soldi. Servirebbero 50mila euro per dare gambe al progetto e presentarsi in pista con quel gioiellino raffigurante lo stemma della Sardegna.
 Il progetto, già esecutivo, è di quelli che piace: davanti agli occhi della giuria del concorso, a Fiorano, dove c’è la pista privata della Ferrari, nei giorni scorsi il prototipo teorico del Team Unicar (così si chiama il gruppo di studenti della facoltà di Ingegneria che partecipa all’iniziativa) ha fatto un figurone. Lodi, elogi, complimenti hanno subissato i giovani che sono così tornati a casa con una voglia matta di mettere insieme motore, viti e bulloni e vedere dal vivo come potrà mai correre la loro auto, Ichnos.
 «L’esperienza è stata non solo unica ma anche molto formativa - racconta Sara Cabitza, la team leader di Unicar - per la prima volta ci siamo trovati in mezzo a studenti che provenivano da tutto il mondo: è importante e insostituibile potersi confrontare con gli altri». Soprattutto se si pensa che molti dei “concorrenti” provenivano da facoltà in cui tra le materie di studio c’è la progettazione e la costruzione di auto, materia che nella facoltà d’Ingegneria di Cagliari non si studia. E questo è ovviamente un punto a favore dei giovani sardi, che hanno dimostrato come uno studio attento e appassionato può portare a risultati brillanti.
 «Il primo posto dei nostri ragazzi - osserva con una punta d’orgoglio Franco Nurzia, prorettore per i rapporti col territorio - è un indice della preparazione che fornisce l’Università. Siamo orgogliosi di loro: bravi anche perchè hanno lavorato con risorse scarse». Ora viene la parte più dura: nel 2008 a Silverstone, in Inghilterra, si correrà per davvero. Le diverse università del mondo si ritroveranno per mostrare come sfrecciano le autovetture progettate, e per gli studenti sardi sarebbe davvero un peccato perdere l’occasione. Al momento tutto quello di cui dispongono, oltre alla buona volontà, sono il progetto e un motore, «nuovo ma da riadattare - spiega Luca Carboni, uno degli ingegneri che ha seguito i ragazzi nel percorso - lavorando su una centralina elettronica vergine».
Sabrina Zedda 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari
La città «laboratorio» per gli studenti 
Visita dell’università di Sassari per studiare il modello di traffico 
 
CARBONIA. Metti una città di fondazione, quella che rappresenta l’espressione forse più importante in Italia di architettura razionalista.
 Una città che ha attuato una serie di interventi di recupero della sua originalità, e che si è attrezzata per il futuro approvando un piano del traffico, e progettando un centro intermodale che può essere considerato sotto certi aspetti, a guardare le sue caratteristiche, il primo della Sardegna.
 Metti, poi, una università, quella di Sassari, e un docente, Willy Husler (foto sopra), che alla modernizzazione di questa città, al suo piano del traffico e alle sue strutture ha collaborato attivamente. Sono gli ingredienti che in qualche modo hanno fatto sì che Carbonia venisse scelta come città campione, o se si vuole come città laboratorio nel quale gli studenti dei corsi di «Infrastrutture e mobilità» potessero imparare, sul campo, tecniche e curiosità progettuali, scoprendo, quasi in corso dì opera, come uno studio per un traffico più vivibile si cala su un centro urbano. Ieri sono sonoinfatti giunti da Sassari, assieme al docente Willy Husler, realizzatore del piano del traffico cittadino, coprogettista della stazione intermodale, elaboratore una decina di anni fa del primo piano del traffico in Sardegna (quello della provincia di Cagliari), quaranta studenti.
 L’obiettivo era di studiare concretamente, al di là dei libri di testo, le peculiarità urbanistiche del centro urbano e osservare come, mantenendo intatto il tessuto originario di un centro, sia possibile intervenire per rendere sempre adeguata ai tempi la viabilità e tenere sotto controllo il traffico in aumento di giorno i giorno, elaborando soluzioni che consentano di coniugare la tranquillità del centro urbano con le cresciute esigenze della modernità.
 Gli studenti sono stati protagonisti di un vero e proprio seminario in itinere accompagnati da alcune planimetrie e dalle loro macchine fotografiche, hanno concentrato la loro attenzione soprattuto su alcuni progetti specifici. La «lezione» introduttiva è stata effettuata dall’assessore Giacomo Guadagnini, che ha salutato i ragazzi nella sala consiliare presentando la città e le sue caratteristiche.
 L’attenzione è stata ovviamente mirata soprattutto sul piano urbano del traffico e sul centro intermodale, il cui plastico è stato esaminato sotto ogni aspetto, alla coperta di caratteristiche tecniche e curiosità.
 Poi gli studenti, suddivisi in piccoli gruppi, si sono sparsi per le vie della città, puntando soprattutto ad aree che hanno una rilievo particolare per carico di traffico. Hanno poi raggiunto l’area dove sorgerà il cento intermodale, per osservare dal vivo le modifiche ipotizzate nella circolazione stradale dalla futura presenza della importante struttura. Ogni studente ha avuto lincarico di realizzare, nel corso dell’anno accademico, studi e progettazioni su ciascuna delle aree visitate. I progetti più interessanti saranno poi presentati in città, e non è detto che l’amministrazione comunale non decida di dare loro attuazione, realizzando così quello che è da qualche tempo una unasorta di sogno, quello di una città laboratorio, dove sia possibile anche la sperimentazione.
Gianfranco Nurra
 
Pagina 16 - Cagliari
Seminario per aspiranti architetti 
 
 CARBONIA. I quaranta studenti dell’Università di architettura di Sassari che sono arrivati ieri in città volevano studiare anche e soprattutto le peculiarità urbanistiche della città, che rappresenta un unicum italia. Guidati dal loro insegnante, il professor Willy Husler, gli aspiranti architetti sono stati protagonisti insomma di un vero e proprio seminario in itinere in lungo e in largo attraverso la città e il suo territorio. Accompagnati da alcune planimetrie esemplificative e assistiti dalle loro macchine fotografiche (la gran parte digitali), hanno concentrato la loro attenzione sul piano urbano del traffico e sul centro intermodale, i cui lavori dovrebbero prendere il via nei prossimi giorni. Tra l’altro il loro docente è stato uno dei principali progettisti di queste due opere di primaria importanza per lo sviluppo urbano della città. Durante la mattinata, i giovani laureandi sono stati accolti nell’aula consigliare, dove sono stati illustrati i dettagli del Piano urbanistico generale del traffico e del Centro intermodale. Gli allievi sono rimasti affascinati dalle opere e hanno rivolto all’assessore e agli ingegneri dell’amministrazione comunale Luca Mereu e Mario Mammarella più di una domanda in merito alle modalità di analisi e di progettazione. Al termine di questo incontro gli allievi sono stati suddivisi in piccoli gruppi, ognuno dei quali si è recato ad osservare in presa diretta diverse aree della città: ovvero la via Roma, ma anche via Costituente, l’area di piazza Mercato e le zone limitrofe. Ogni studente realizzerà, durante il corso dell’anno accademico che si concluderà nel 2008, una serie di lavori di studio e progettazione su ciascuna delle aree che sono state visitate nel corso della giornata di ieri. Un motivo in più per sfruttare quelli che sono i risultati della visita: i progetti più interessanti saranno successivamente presentati in città, nel corso di una manifestazione che sarà programmata ad hoc.(gdp)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Sassari
La tolleranza immunitaria: un seminario 
 
ALGHERO. «La tolleranza immunitaria. Aspetti genetici e clinico-terapeutici», è il tema del meeting che si terrà oggi al Porto Conte Ricerche (località Tramariglio). Un incontro medico-scientifico organizzato da Maurizio Longinotti, direttore dell’Istituto di Ematologia dell’Università degli Studi di Sassari. L’incontro avrà carattere interdisciplinare, con la partecipazione di ematologi e genetisti delle Università di Cagliari e Sassari, oltre che dell’immunologo Francesco Dazzi, dell’Imperial College di Londra.
 I lavori scientifici, che dureranno fino alle 13,30, saranno aperti da Giulio Rosati, preside della facoltà di Medicina e direttore della Clinica Neurologica di Sassari e vedranno gli interventi di Francesco Cucca (Cattedra di Genetica medica di Sassari), Silvana Bonfigli (Istituto di Ematologia di Sassari), Carlo Carcassi (Cattedra di Genetica medica e direttore del Centro Regionale Trapianti Cagliari), Attilio Gabbas (Divisione di Ematologia di Nuoro), Giorgio La Nasa (Centro Trapianti di midollo osseo - «R. Binaghi» di Cagliari), Emanuele Angelucci (Dipartimento di Ematologia di Cagliari) e Claudio Fozza (Ematologia di Sassari).
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Gli esperti hanno preso in esame i differenti sistemi di smaltimento. Gli esempi e i precedenti 
«Facciamo un dibattito scientifico» 
Il problema delle emissioni nell’atmosfera, il peso delle discariche 
 
SANTA MARGHERITA. «Sui rifiuti serve un dibattito scientifico, non un confronto “religioso” che può portare a errori madornali. Se a Ottana lo vogliono, l’Iwwg è a disposizione per istruire un dibattito che serva al territorio». Lo dice Raffaello Cossu, sassarese, ordinario di ingegneria sanitaria ambientale dell’Università di Padova e numero uno dell’organismo che organizza il seminario biennale di Santa Margherita. Anche lui è rimasto colpito dalle assenze di ieri e dai no al confronto. Ma da scienziato li considera aspetti da risolvere del generale problema dei rifiuti. Lo stesso al quale lavorano gli 800 studiosi di 80 paesi di tutto il pianeta impegnati in questi giorni al Forte Village. Cossu, che pure ha le sue perplessità sul caso Ottana, ha aperto la sessione con le immagini choc di un corteo contro discariche e inceneritori che sfilava a Napoli con i suoi striscioni di protesta, quasi incurante delle montagne di rifiuti ammassati sulle strade.
 Il mondo occidentale presente al Forte Village il problema rifiuti in gran parte se l’è risolto. E nella maggior parte dei casi con una strategia che si può riassumere così: prevenzione, raccolta differenziata, compostaggio, incenerimento. Con eccezioni, e non da poco, come hanno spiegato gli studiosi, favorevoli e contrari ai termovalorizzatori, che Cossu ha chiamato all’incontro di ieri. Davvero notevole la mole di dati esposta con la “laicità” invocata da Cossu per il dibattito pubblico.
 In Australia preferiscono le discariche. I cittadini, è stato spiegato, hanno più paura delle emissioni in atmosfera che dell’inquinamento delle falde. Ma il continente è enorme e poco popolato e i rifiuti possono essere portati lontano: «La discarica di Sidney è a cinque ore di auto dalla città». Anche negli Usa hanno ampi spazi e l’incenerimento è poca cosa (10% del totale). Cambia tutto in Europa, con l’eccezione della Grecia che ha bandito i termovalorizzatori. Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Repubblica Ceca, per fare alcuni degli esempi illustrati ieri, hanno deciso sulla questione da alcuni decenni. E a quanto pare non se ne pentono. Lo ha spiegato, tra gli altri, il direttore del ministero federale dell’Ambiente tedesco, Wagner.
 Anche in Italia, c’è chi non si pente della scelta di incenerire i rifiuti. Come il responsabile di Federambiente, Bonomo, che segue l’impianto di Brescia, città dove non buttano più niente in discarica: la differenziata è al 42% e il resto lo bruciano trasformandolo in elettricità e riscaldamento. Con grandi vantaggi ambientali, assicura Bonomo. Elenca dati notevoli. Uno per tutti: «Le nanoparticelle prodotte sono un decimo di quelle emesse dai 16 mila camini spenti grazie al teleriscaldamendo». Dati non nuovi anche per Legambiente, presente con il responsabile scientifico nazionale Stefano Ciaffani. Gli ambientalisti non sono contrari all’incenerimento, dopo differenziata e riciclo. Ma temono, come l’Istituto superiore di sanità, o gestioni scorretti. Legambiente è però contraria Ottana: «Gli impianti si fanno vicino ai luoghi di produzione dei rifiuti».(a.se.)

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie