Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 September 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina Pagina 2
Università e selezioni
Ma il numero chiuso fa bene agli studenti
di Leonardo Tondo
 
Gli imbrogli sui test per l’ingresso in alcune università - sarà un caso che tutti quelli scoperti provenivano da città del sud? - ha fatto riemergere il tema del numero programmato che una volta si chiamava chiuso. Gli esami non finiscono mai, lo diceva Eduardo De Filippo, e d’altra parte per passare di grado in situazioni di studio e lavoro, è auspicabile mostrare quello che si sa o non si sa fare. Per una questione - esito a scriverlo - di merito. Un termine che infastidisce molti, tranne quelli che ce l’hanno e se lo vedono strapazzare continuamente dagli altri. La valutazione degli studenti che escono dalle scuole secondarie e aspirano all’ingresso universitario, riguarda per lo più alcune materie di base per la facoltà interessata in aggiunta a problemi di logica e cultura generale. Niente di straordinario.
Sostenuti a spada tratta da genitori iperprotettivi che pur di vedere i figli laureati si prostituiscono, alcuni studenti sono rimasti inorriditi di fronte alla possibilità di essere selezionati, ovviamente quelli che temevano di non farcela, e hanno inspiegabilmente lanciato l’ennesimo appello contro questa civilissima procedura, peraltro del tutto necessaria. Intanto dovrebbe stabilire se sia presente l’attitudine dell’aspirante universitario allo studio prescelto, che non è cosa da poco. Che poi i test riescano a valutarlo o meno è un altro discorso, ma si può dire che vi si avvicinano. Inoltre, in assenza di numeri programmati, si verifica un’elevata e rapida dispersione dei ragazzi che non superano esami o che non sono interessati allo studio scelto, con il risultato della perdita di uno o più anni, pur continuando a pagare delle tasse inutili. Va poi detto che le strutture universitarie non sono in grado di accettare tutti gli studenti che vorrebbero accedere ad alcune facoltà. Infatti, in quelle con rapporto docenti-studenti molto basso, la qualità dell’insegnamento precipita e i primi a farne le spese sono gli studenti stessi. Per un professore una lezione a cinquanta studenti o cinquecento cambia poco; ma per lo studente finisce la possibilità di interazione con il docente, che sarebbe alla base proprio dell’insegnamento universitario.
Naturale conseguenza di un numero programmato dovrebbe essere che tutti gli studenti debbano frequentare le lezioni. Invece, per una follia tutta italiana, accade che nel numero degli studenti di un corso o di una facoltà vengano anche inclusi quelli che non frequentano mai. E per fortuna. Infatti, se una facoltà ha aule con massima capienza di 100 studenti, il numero programmato sale anche a 250 puntando proprio sulla mancata frequenza. E guai a provare a premiare chi si presenta a tutte le lezioni, perché è pratica illegittima in alcuni statuti di facoltà.
Il sistema è comunque virtuoso visto che tutti sembrano contenti. Gli studenti che sostengono esami senza aver mai frequentato un corso, l’amministrazione universitaria che riscuote tasse da tutti e lo stesso corpo docente che, forte, di un numero virtuale di studenti, può richiedere più posti a cattedra per sistemare figli, nipoti, amanti, amici e portaborse. Qualche docente deluso ci sarebbe, ma fa parte di una minoranza facilmente messa a tacere. Alla base ci sono sempre i ragazzi che, con la complicità dei genitori, vogliono avere tutto e subito e, curiosamente, lo ottengono anche. E in questa situazione universitaria è anche difficile dar loro torto. 
 
 2 – L’Unione Sarda
Carbonia Pagina 2022
Opportunità
Un tirocinio in Comune per i neo dottori
 
I giovani laureati potranno svolgere tirocini formativi in Comune percependo un compenso di 260 euro. L’amministrazione ha infatti indetto una selezione per titoli. I tirocini dureranno 6 mesi e saranno stipulati con l’assenso dell’Agenzia regionale del lavoro. Richieste entro il 22 ottobre: riguardano laureati in Scienze Politiche, Giurisprudenza ed Economia e Commercio. (a. s.) 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 48 - Inserto Estate
Si è aperto ieri a Cagliari il diciottesimo congresso nazionale dell’associazione 
Antropologi, tra scienza e cultura 
Sarà presentato anche uno studio sul Dna dei nuragici 
 
CAGLIARI. Se capiremo l’evoluzione genetica saremo in grado di prevedere anche quella culturale. A sostenerlo era Charles Darwin, il padre della teoria evolutiva. Da allora i progressi scientifici sono stati notevoli e a fare da trait-d’union fra scienza e cultura, due mondi apparentemente diversi, ci ha pensato l’antropologia. La cultura tuttavia è frutto di molte interazioni fra popoli e la Sardegna, da sempre un bacino di scambi e interazioni fra popoli del Mediterraneo, può essere un laboratorio di ricerca interessante, ma anche un luogo per discutere e confrontarsi sulle relazioni fra biologia e cultura. Per questo i maggiori studiosi di antropologia italiani, ma anche di altri paesi, si sono dati appuntamento a Cagliari per il XVII Congresso Nazionale dell’Associazione Antropologica Italiana dal titolo «Mediterraneo - Crocevia di popoli e culture - Processi microevolutivi delle popolazioni umane» in programma alla Cittadella dei musei dal 26 al 29 settembre. Alla cerimonia inaugurale, tenutasi ieri al palazzo vice regio, hanno partecipato il Rettore Pasquale Mistretta e l’assessore provinciale alla cultura Luciano Marroccu. L’antropologia è una scienza di cui si parla raramente e di cui si sa poco. Forse perché si studia solo nei ristretti ambiti accademici, o forse perché si ritiene che si occupi solo di popoli e culture arcaiche. O forse perché nasce da una matrice evoluzionista che per molto tempo è stata usata per teorizzare l’inferiorità di alcuni popoli, così come le differenze fra Nord e Sud Italia. Fra coloro che hanno cercato di dare un contributo al suo sviluppo si annoverano studiosi come Cesare Lombroso e Alfredo Niceforo, che nel secolo scorso teorizzarono una correlazione fra tratti somatici e criminalità. Il secondo - come ha ricordato l’assessore Marroccu - si recò personalmente anche in Sardegna per uno studio che si concluse con la pubblicazione del libro «Le vie del male», in cui Niceforo sosteneva che l’isola fosse una “zona delinquente” e che nei Sardi scorresse un sangue irrimediabilmente infetto dal virus della violenza. Oggi l’antropologia biologica e molecolare, è una branca che studia la preistoria e la storia delle popolazioni attuali con gli strumenti della biologia. Durante il congresso verrà presentato uno studio sul Dna dei nuragici. Ma c’è anche chi ha studiato gli aspetti biologici e le migrazioni, trovando perfino un rapporto fra geni e lingue. Luigi Cavalli Sforza ha scoperto ad esempio che l’evoluzione biologica è strettamente intrecciata con la produzione culturale. Secondo Mistretta, in un periodo di globalizzazione tecnologica e scientifica è importante soffermarsi alla voce cultura per migliorare le relazioni tra i popoli.
Stefania Siddi
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 47 - Inserto Estate
Beni culturali, da Giuseppe Garibaldi a Sant’Efisio 
Un fitto programma di iniziative in tutte le città della Sardegna 
 
CAGLIARI. Dalla storia lontana del lavoro nelle miniere del Sulcis ad Oristano, agli anni degli studi di Gramsci, passando attraverso i riti e i festeggiamenti in onore di Sant’Efisio.
 S’incrociano e si separano e tornano a incontrarsi ancora le strade della cultura in Sardegna, strade attraversate nei secoli dai popoli più diversi, che ora si riscoprono nelle Giornate europee del patrimonio: due giorni, sabato e domenica, che in tutta l’isola, come nel resto d’Italia, punteranno i riflettori sul patrimonio storico, archeologico, culturale. Diversi sono gli appuntamenti organizzati per l’occasione (coordina la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici), alcuni dei quali imperdibili, con una gustosa presentazione sabato alle 18 nella sala settecentesca della Biblioteca universitaria di Cagliari dei “Sentieri della memoria”, le carte e le guide che censiscono sentieri e monumenti culturali di dieci itinerari della Sardegna.
 Se questo è uno degli appuntamenti clou, non si scherzerà neppure domani con alcune iniziative che anticiperanno il lungo weekend culturale: alle 18 nella sala conferenze dell’Archivio di Stato di Oristano sarà inaugurata la mostra multimediale “Gramsci sardo, infanzia e giovinezza”. Attraverso foto dell’Istituto gramsciano, ma anche musica, documenti e non solo, saranno ripercorse l’infanzia e l’adolescenza del grande intellettuale, dal periodo alle scuole elementari di Ghilarza sino agli anni degli studi al liceo Azuni di Sassari e al Dettori di Cagliari. All’inaugurazione parteciperanno, tra gli altri, il neodirettore dell’Archivio di Stato di Oristano, Marina Valdes, e l’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Maria Antonietta Mongiu. Sempre domani alle 18 nella sala settecentesca della Biblioteca universitaria di Cagliari, sarà presentato il libro del docente di Anatomia, Alessandro Riva, “Cere. Le anatomie di Clemente Susini dell’Università di Cagliari”. Nel sassarese le giornate della cultura saranno l’occasione per aprire una finestra sull’arte del ‘900: sabato nel Museo d’arte contemporanea di Banari sarà inaugurata la mostra “Identità e differenze del ‘900”, un centinaio di pezzi della Collezione d’arte contemporanea della fondazione di Ca’ La Ghironda in cui sono rappresentati i principali movimenti artistici internazionali, dal Futurismo al Surrealismo. Mostre anche a Cagliari dove nel Palazzo municipale sarà esposto per la prima volta il prezioso tesoro di Sant’Efisio, composto da centinaia di pezzi, tra cui il secentesco Toson d’oro, la “ganza” tempestata di pietre preziose. “Itinerari di miniera, storie d’immigrazione tra Sulcis e Germania” è invece la mostra che sarà ospitata nel chiostro di San Francesco a Iglesias e che testimonia dei contatti tra la città mineraria e la Germania all’epoca della “Monteponi”. Tutti gli altri appuntamenti su www.beniculturali.it
Sabrina Zedda
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Sassari
«Goceano sottovalutato» dice l’assessore Mongiu 
Beni culturali e archeologici, i programmi della Regione 
 
 ANELA. “Goceano sottovalutato”. Il giudizio è di Maria Antonietta Mongiu, assessore regionale alla pubblica istruzione, sport e beni culturali presente ad Anela alla conferenza sulla “Valorizzazione delle emergenze culturali in Goceano”. L’incontro è stato organizzato da Mario Franco Tanda, con i giovani del comitato per i festeggiamenti dei Santi Cosma e Damiano. «Sottovalutato e scarsamente valorizzato», ha continuato il neo-assessore, le cui origini pattadesi la rendono vicina e solidale di fronte ad un’assemblea molto interessata a sentire dal responsabile regionale programmi e valutazioni su un problema considerato punto di forza del suo sviluppo. I beni archeologici e monumentali soffrono «dell’abbandono e di una manutenzione conservativa del tutto carente». Una svolta può avvenire dai programmi della Regione, che per la prima volta riserva a questo settore una cospicua quota di risorse finanziarie dei fondi Cipe. L’assessorato sta per varare un piano triennale, che andrà a toccare tutto il sistema di gestione dei beni culturali. La costituzione di una fondazione sovrintenderà alla gestione dei piccoli musei, darà direttive alle guide turistiche e inserirà anche nel settore scolastico iniziative mirate all’occupazione attraverso l’acquisizione di competenze e conoscenze specifiche. Nel futuro della gestione dei beni culturali non ci sarà posto all’improvvisazione, ma si creeranno nuovi spazi per soggetti che avranno precise qualifiche manageriali e culturali in grado di aprire nuovi orizzonti per la conservazione, recupero e valorizzazione delle emergenze culturali. Nel Goceano il compendio di San Saturnino a Bultei, le domus de ianas di “Sos Furrighesos” ad Anela, le chiese del “campo” a Bono, la reggia a Foresta di Burgos, le tombe di Molia possono rappresentare una autentica ricchezza da inserire in un piano integrato di sviluppo dell’intera zona. Presenti al convegno i sindaci di Anela, Giovanni Flore, di Bultei, Andrea Fenu, di Illorai, Cristoforo Corda e di Benetutti, Gianni Murineddu, Peppina Tanda dell’università di Cagliari e Paola Basoli della Soprintendenza ai Beni culturali del Monte Acuto. I lavori sono stati coordinati da Tonino Dettori e Maria Antonietta Falchi. (mf)
 
4 – La Nuova Sardegna
Parla uno dei maggiori studiosi del settore, il biologo molecolare Carlo Ventura 
Le staminali contro l’infarto 
Alleanze nella ricerca scientifica tra Sassari e Bologna 
Nei testicoli dell’uomo cellule potenti come quelle embrionali Si aprono nuove strade 
 
SASSARI. È tornato a Sassari per partecipare al convegno nazionale della Società italiana di anatomia: due giorni di relazioni e analisi scientifiche, poi di nuovo in volo verso i laboratori di Bologna. Ma prima di ripartire il biologo Carlo Ventura, accolto come uno dei maggiori specialisti nello studio delle cellule staminali, ha spiegato verso quali direzioni va il futuro della ricerca. Affrontando i mille delicatissimi temi di un settore spesso sotto i riflettori dei media. Settore appena pochi giorni fa di nuovo in evidenza per la scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, di nuove sorgenti delle staminali: a New York sedici ricercatori, tra cui gli italiani Pier Paolo Pandolfi e Ilaria Falciatori, facendo esperimenti sui topi hanno accertato che staminali identiche e altrettanto potenti a quelle dell’embrione si trovano nei testicoli dell’uomo. In quest’intervista Ventura parla di prospettive vicine e lontane collegate alle sue indagini, dei rapporti di collaborazione con i colleghi dell’isola, del plauso e dei contrasti che suscitano le clonazioni.
 - Quella di New York è davvero una svolta?
 «Potrebbe essere una nuova strada da seguire. Ma nel nostro campo è sempre opportuno muoversi con prudenza».
 - Perché?
 «Mi spiego con un esempio. Chi finora ha puntato sulle staminali embrionali umane ha incontrato ostacoli complessi. Mentre si diffondevano notizie a effetto, si alimentavano speranze e nascevano polemiche etiche tra fronti contrapposti, non si è parlato abbastanza di due grossi problemi. Primo: l’elevata tendenza da parte delle cellule embrionali a degenerare verso tumori. Secondo: le difficoltà della loro espansione in vitro, ossia in provetta e non in un organismo vivente».
 - E allora?
 «Allora, ecco una delle ragioni di cautela: il tempo e nuovi accertamenti ci daranno più indicazioni. E, contemporaneamente, ecco uno dei motivi per salutare in maniera positiva vie di ricerca come questa ora ufficializzata a New York. Noi stessi, a Bologna, ci muoviamo lungo strade alternative».
 - Quali?
 «Preleviamo le staminali dalla membrana amniotica della placenta di donne al termine della gravidanza. Altri studiosi, invece, le prendono dal cordone ombelicale o dallo stesso liquido amniotico».
 - La scoperta newyorkese rischia di dare un colpo alle indagini fondate sulle cellule embrionali?
 «Penso di sì: pian piano emerge la consapevolezza di poter contare su staminali di tipo diverso. Il che è un bene, almeno dal mio punto di vista. Sono infatti convinto che la scienza non sia in grado di creare uno spartiacque sul momento preciso nel quale comincia l’esistenza, un processo che io vedo personalmente come un divenire continuo».
 - Saranno abbandonati gli embrioni-chimera contenenti materiale genetico sia umano sia animale autorizzati in Gran Bretagna?
 «Non so. Per quel che mi riguarda sono contrario a questo genere di sperimentazioni. E non solo per motivi etici. Anche per ragioni tecniche».
 - Più esattamente?
 «Pensiamo alla pecora Dolly: descritta come il miglior prodotto di questi processi, è invecchiata presto e male. E che dire dello scandalo causato dal coreano Wang, costretto a pubbliche scuse dopo aver ammesso di essersi inventato scoperte mai fatte? In realtà, attorno alla medicina rigenerativa, negli Usa e in Europa ruotano interessi di miliardi».
 - Con che conseguenze?
 «Effetti negativi sulle sperimentazioni. Nel frattempo la vera chimera è solo quella di alimentare le aspettative dei malati».
 - E allora come conciliare progresso reale, assistenza sanitaria, morale religiosa e laica, business clinico e mercato farmaceutico?
 «Con l’onestà e con l’umiltà dei ricercatori».
 - Non crede sia opportuna una legislazione internazionale univoca?
 «Molti la dimenticano, ma una norma chiara esiste già da cinque anni. Equipara la cellula a un farmaco: richiede una pratica nei trattamenti regolata da precise disposizioni. L’Italia però si sta adeguando adesso a questi principi».
 - Molte polemiche possono derivare da scarsa o inadeguata informazione?
 «Senz’altro».
 - Nel suo laboratorio a che cosa si punta di più nell’immediato?
 «Come tutti cerchiamo di trovare cellule che si prestino alla più ampia differenziazione possibile perché solo così si possono usare per organi diversi. Noi impieghiamo quelle mesenchimali: tratte cioè dal midollo, dal tessuto adiposo o da altre sorgenti. Non danno rigetto né sono fonti di processi degenerativi».
 - Su quali aspetti è concentrata la ricerca? E che tempi richiederà?
 «Dopo dieci anni il mio gruppo è riuscito a rigenerare il cuore di un topo colpito da infarto grazie al trapianto di staminali umane. Entro la fine del 2008 completeremo lo studio clinico su persone affette da scompensi cardiaci. Nel loro caso si procederà con trapianto autologo di staminali. Cioè con un prelievo dal loro stesso tessuto adiposo. Metodo che evita quello più cruento dal midollo».
 - Su che linee d’indagine si estende la ricerca con l’università di Sassari?
 «Lavoriamo assieme soprattutto all’individuazione dei meccanismi molecolari alla base del differenziamento cardiovascolare di staminali. C’è da anni un’ottima collaborazione con Margherita Maioli e il suo gruppo del dipartimento di scienze biomediche».
 - A che genere di applicazione concreta dà luogo oggi l’uso di queste cellule?
 «Manca ancora una pratica clinica corrente. Ma in qualche caso si sta già operando per rigenerare ossa e cartilagini danneggiate o per ricostituire tessuti lesionati da ustioni e patologie. Come spesso avviene, in tutte le situazioni, è poi indispensabile valutare il rapporto costi-benefici».
 - Quali i presupposti per passare dalla sperimentazione ad altri interventi di maggiore complessità sull’uomo?
 «Una strategia sicura e la convinzione ragionevole di un efficace approccio dopo gli studi pre-clinici».
 - I tempi richiesti?
 «Difficile dirlo. Comunque, se tutto andrà bene, non meno di due-tre anni».
 - Lei, professor Ventura, ha operato a lungo negli Usa: quali le differenze più evidenti nel settore della ricerca rispetto all’Italia?
 «Rapidità negli interventi. Più fiducia nei confronti dei giovani. Maggiore considerazione del merito individuale».
 - Che cosa pensa della fuga dei cervelli italiani all’estero?
 «È il danno più grave per il nostro sistema: sono loro il vero capitale di cui disponiamo, valgono più di qualsiasi stanziamento».
 - Eppure anche l’ultima scoperta sulla sorgente delle staminali nei testicoli vede due italiani in primo piano, ma a New York.
 «Che dire? Negli Usa esistono certo più opportunità: là s’investe addirittura nelle speranze. E non parlo tanto per parlare: persino nei questionari figura spesso la domanda Quali sono i tuoi sogni?».
Pier Giorgio Pinna
 
 
 
 
 

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