Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 August 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 3 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 
1 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 22
Il prof diventa guardiano del faro
Capo Ferrato affidato dal Demanio a un docente torinese
Muravera. Giacomo Buchi: «Per me è un posto speciale, ho la sensazione di averlo conosciuto in un’altra vita»
Docente di economia, ci trascorre l’estate con la famiglia: «Pronto a metterlo a disposizione del Comune per l’inverno».
 
MURAVERA Fosse per lui, professor Giacomo Buchi, nel faro di Capo Ferrato, quando lascerà gli incarichi all’università di Torino, ci vivrebbe per sempre: «È il posto ideale per godere la pensione». Fosse per lei, la moglie Francesca, bastano e avanzano le ferie estive: «Più di quindici giorni non resisto». Fosse per i loro amici piemontesi e lombardi che vengono a trovarli ogni tanto dalle loro residenze a quattro stelle di Villasimius, mai: il panorama sarà anche mozzafiato, mare a vista da Serpentara a Porto Corallo, ma senza luce, corrente elettrica, acqua, telefono, stradine asfaltate, rintanati in settanta metri quadrati scarsi, con quelle nuvole di zanzare che all’imbrunire diventano belve, che vacanze sono?
LA GARA Quarantotto anni, docente di economia aziendale a Torino, editorialista della Stampa, Giacomo Buchi da quattro anni ha ottenuto in uso un appartamento nel faro di Capo Ferrato. «Ho vinto una gara bandita dall’Agenzia del Demanio, proprietaria della struttura, che mi ha assegnato la porzione non utilizzata dalla Marina militare per la gestione del faro». Accordo pluriennale, rinnovabile. Andito, cucina, bagno e tre camere da letto, più un disimpegno che resta in co-uso con la Marina perché porta alla lampada che illumina il mare. Il sistema ormai è computerizzato, il guardiano del faro è una figura da romanzo, tutto viene gestito via telematica da Cagliari, per la sicurezza dei naviganti.
I LAVORI Quando il professore ne è entrato in possesso, ha trovato una struttura abbandonata, o meglio, vandalizzata: porte spalancate, rifiuti dappertutto, vetri rotti. Ha speso diverse decine di migliaia di euro per renderla abitabile e sistemare la stradina che le piogge ogni anno rovinano. In fondo con gli stessi soldi avrebbe potuto dare un acconto per una villetta in prima fila sul mare di Costa rei. E con il canone annuale che versa allo Stato potrebbe permettersi due settimane in albergo con tutti i confort in Costa Smeralda per tutta la famiglia. Invece no. «Dieci anni fa andavo in vacanza a Villasimius e iniziai a visitare la zona. La prima volta che vidi il faro di Capo Ferrato, ebbi una sensazione strana, come se avessi conosciuto questi posti in un’altra vita. Mi sono informato, ho chiesto se era possibile averlo in affitto dallo Stato, ho saputo dalle persone del posto diventate nel frattempo nostri amici che c’era una gara. Ho partecipato e ho vinto, offrendo molto più degli altri concorrenti proprio perché non volevo correre il rischio di perderlo. Per me è diventato un fatto affettivo».
IN PASSATO La storia di questo faro non è affascinante come quella di tante strutture analoghe. Non è particolarmente interessante dal punto di vista storico perché è stato costruito negli anni Cinquanta, il farista che ci ha lavorato doveva dannarsi l’anima per gestire una lampada alimentata a gas e faticare da un deposito al faro diverse volte al giorno. Poi dagli anni 80 la tecnologia ha sostituito l’uomo e il faro è diventata meta di campeggiatori abusivi, vandali, pescatori in cerca di riparo. Terra di nessuno a picco su una scogliera. Situazione molto diversa da Capo Spartivento, per esempio, dove un imprenditore cagliaritano sta realizzando una struttura turistica: a Capo Ferrato disponibile c’è solo un piccolo appartamento.
LE EMOZIONI Oggi il professor Buchi si è scoperto guardiano soprattutto delle sensazioni che quel posto magico sa dare. «In assenza di comodità, la vita è scandita dal sole. Mia moglie, miei figli, i loro amici ed io ci svegliamo presto, ci mettiamo a studiare le prossime lezioni all’università, a leggere e a fare i compiti per la scuola, poi andiamo al mare. Alle sei di sera bisogna rientrare: c’è da fare la spesa, accendere il generatore di corrente per riempire la cisterna con l’acqua piovana raccolta d’inverno, fare la spesa e cenare prima dell’arrivo delle zanzare, puntuali all’imbrunire quando il faro si accende. Per me è il posto più bello del mondo, bastano pochi giorni e ci si abitua a una calma e a un silenzio irreali. Le giornate sono sempre uguali, la visita di un pescatore, una pizza o un film a Costa Rei ci sembrano grandi cose e soprattutto un regalo per nostri figli adolescenti che preferiscono la spiaggia di Feraxi agli scogli sotto il faro. Il mio posto preferito? Baia delle anfore».
IL COMUNE Giacomo Buchi si sente un privilegiato sino a un certo punto. «Io parlo tantissimo del faro ai miei amici, quando vengono a trovarci leggo sempre molta delusione nei loro occhi: è una vacanza spartana, senza aria condizionata, docce calde o televisione, difficile accettarla in questi tempi».
Con la sua famiglia in questi quattro anni è venuto al faro in tutti i periodi dell’anno: «Il mare grosso a Capodanno è uno spettacolo bellissimo, capisci quanto l’uomo è piccolo nei confronti della natura. A primavera la natura attorno dà il meglio di sé». In questi giorni incontrerà gli assessori di Muravera: «Il faro l’ho ottenuto in affitto, ma è un bene di tutti che vorrei condividere con il Comune. Sono pronto a mettere il mio piccolo spazio a disposizione dell’amministrazione, se dovesse servire d’inverno per mostre o incontri sulla protezione dell’ambiente». Perché il faro sa illuminare anche le menti.
 
 2 – L’Unione Sarda
Estate cultura – pagina VI
Si chiama Jacques Herzog il colpo di coda di Festarch
Un appuntamento attesissimo nell’ambito di un seminario che segue il filo di Festarch - la prima edizione del Festival dell’architettura, svoltasi nel giugno scorso a Cagliari - e che porta in città uno dei più grandi architetti del mondo. Lunedì prossimo, Jacques Herzog, Premio Pritzker 2001, terrà una lectio magistralis sul villaggio minerario di Monteponi e sul progetto di valorizzazione di cui è autore con il suo studio Herzog & de Meuron. L’appuntamento, alle 17,30 nell’aula magna della facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari, rientra nell’ambito del seminario sulle aree minerarie del Sulcis, in programma da oggi fino a martedì. Il seminario è promosso dall’Alta Scuola Politecnica in collaborazione con la Regione, la facoltà di Architettura dell’Università di Cagliari, Festarch e l’Ersu. Così, dopo il festival che ha registrato una partecipazione record di spettatori (trentamila) e che ha richiamato in Sardegna ben quattro Premi Pritzker - oltre a decine di studiosi, artisti e designer da tutto il mondo - la Sardegna, luogo di trasformazione e in trasformazione, è oggi avviata a diventare uno degli snodi internazionali dell’architettura contemporanea. Una sfida raccolta proprio da Festarch che dopo la grande manifestazione di giugno segue il filo tematico di “Scrivere il paesaggio”, e promuove il più importante evento del seminario che prevede la partecipazione di 150 tra i migliori laureandi dei Politecnici di Milano e Torino e gli interventi, tra gli altri, di Jacques Herzog, Stefano Boeri e Aldo Bonomi.
A partire da oggi e fino al 4 settembre, nel Teatro Nanni Loy e nell’aula magna della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari, gli studenti -selezionati dall’Alta Scuola Politecnica e coordinati da Stefano Boeri, con Michele Brunello, Barbara Cadeddu, Massimo Faiferri, Camilla Ponzano e Salvatore Porcaro - parteciperanno al seminario di studi sul recupero economico, ambientale e paesaggistico delle aree minerarie del Sulcis.
Situate in un territorio incontaminato e di incomparabile bellezza, queste aree minerarie rappresentano uno straordinario complesso di archeologia industriale, oltre che un paesaggio di grande importanza nella storia e nella memoria collettiva di migliaia di famiglie della zona. Durante il seminario, coordinato da ricercatori delle facoltà di architettura di Cagliari e Milano, gli studenti dell’Alta Scuola Politecnica saranno chiamati a riflettere sulle diverse angolature dalle quali è possibile guardare al recupero delle aree: geologica, tecnologica, ambientale, turistica, di progettazione del paesaggio costiero, di esecuzione dei lavori.
Oltre a un’approfondita presentazione dello stato attuale degli studi e dei progetti sulle aree del Sulcis, a cura dell’Igea e della Regione, nel corso del seminario verranno anche valutate le diverse posizione rappresentate dai progetti di recupero. Per cinque giorni, gli studenti avranno dunque modo di ricostruire la vicenda e gli scenari aperti dalla riprogettazione di questo straordinario tratto di costa mediterranea grazie al contributo di esperti, protagonisti e testimoni. Tra questi proprio l’architetto svizzero Jacques Herzog che propone il recupero delle aree minerarie di Monteponi. Tra questi anche il sociologo Aldo Bonomi, che si è occupato di politiche di rilancio dell’imprenditorialità giovanile. In conclusione del seminario, gli studenti saranno chiamati a redigere un breve paper di commento. Il fatto che un gruppo multidisciplinare di giovani osservatori sia chiamato a ragionare su una vicenda di grande attualità, è un fattore di indubbio interesse per la Sardegna, per l’Università italiana e, negli auspici degli organizzatori del seminario, anche per la riflessione tecnica e politica sul sistema di valorizzazione e recupero delle aree minerarie in Italia.

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Università. Nuovi progetti di internazionalizzazione 
Diciassette studenti e laureandi in Cina, Brasile e Giappone 
 
CAGLIARI. La formazione universitaria sfonda i confini comunitari. E corre incontro alle potenze economiche di oggi, Giappone e Stati Uniti, e quelle del futuro come Brasile e Cina. E’ in questi paesi che diciassette studenti dell’Ateneo cagliaritano possono andare per un periodo che varia da tre a sei mesi, grazie ad una borsa di studio (750 euro lordi mensili) simile a quella del tradizionale progetto Erasmus. Alcuni sono già partiti, altri stanno preparando le valigie, con l’obiettivo di superare esami di economia, lingua o ignegneria o preparare la tesi. Ma l’idea che permea il bando (che sarà replicato il prossimo anno), è quella di ampliare gli orizzonti: il contatto con mondi diversi - dove talvolta l’eccellenza accademica supera le aspettative - sbriciola i pregiudizi. Come sa bene chi ha frequentato le facoltà scientifiche delle brasiliane Bahia e Santa Catarina. O chi sta per partire alla volta della “Terra di mezzo”, come Maria Paola Rana, laureanda in Economia che deciso di focalizzare la sua tesi sul sistema della concorrenza in Cina, dalle biblioteche della University of International Business and Economics di Pechino. Lei fa parte della nuova leva di studenti globetrotter che l’ateneo cagliaritano punta a sfornare, tra i primi nel centro-sud, e precedute soltanto dai grandi poli di Bologna, Padova e MIlano. E chissà che gli stessi non si candidino a partecipare ai progetti di ricerca all’estero che la legge dello scienziato Gianluigi Gessa si appresta a finanziare. «Andare all’estero significa anche smontare dei falsi miti sulla grandiosità altrui», dice il consigliere regionale di Progetto Sardegna. «Quando andai fuori, da ragazzo, mi accorsi che alcuni dei gradi autori che leggevo sulle riviste scintifiche non erano molto più intelligenti dei miei amici medici della mutua. Solo che i miei amici sardi non hanno avuto la possibilità di formarsi in un laboratorio importante». E poi, ironizza, «confrontarci aiuta noi sardi a capire che il sardo non è l’unica lingua al mondo». 2 – La Nuova Sardegna
Elena Laudante
 
 

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