Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 May 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cultura pagina 11
Musica, il primo linguaggio dell'uomo
Cosa possono avere in comune la disciplina scientifica moderna e una delle più antiche manifestazioni dell'intelligenza umana? Genetica e musica condividono un aspetto molto importante: mettono in luce le parentele culturali e biologiche tra gli esseri umani e fra i popoli. Musica e genetica sono dunque strumenti per capire. Ne sono convinti gli organizzatori della Festa della Musica e della Genetica, giunta alla seconda edizione, che si concluderà domani a Bologna. Scienziati e musicisti raccontano al grande pubblico i complessi rapporti tra la biologia e la musicalità umana, e si parle anche delle frontiere della genetica, di biodiversità, di migrazioni umane e di contaminazioni. A confronto genetisti, psicologi, biologi, antropologi e musicologi. Questo campo di studio è poco trattato: la letteratura scientifica ha sempre definito la musica un prodotto creato unicamente a scopo ludico e ricreativo. Il canto degli antenati (Codice Edizioni, euro 32) tenta di fare luce sul tema. Secondo l'autore, l'archeologo britannico Steven Mithen, la propensione musicale è uno dei più misteriosi e affascinanti caratteri peculiari del genere umano. Mithen sostiene che le abilità comunicative dei nostri antenati dovrebbero essere rivalutate insieme alla musica, che a sua volta non può prescindere dall'evoluzione del corpo e della mente. Le 412 pagine del volume illustrano accuratamente il progetto dell'autore: tracciare un affresco completo, a cavallo tra genetica, archeologia, paleontologia, neurologia, in grado di spiegare i meccanismi che guidano gli esseri umani a pensare, parlare e creare musica. Per Steven Mithen i primi ominidi comunicavano attraverso un linguaggio musicale e questa forma di comunicazione avrebbe toccato l'apice nei neandertaliani: essi disponevano di una configurazione delle alte vie respiratorie che avrebbe consentito loro di parlare, ma non avevano quei circuiti nervosi che sono deputati al controllo del linguaggio. La crescente complessità dei gruppi sociali degli uomini di Neanderthal richiedeva un continuo scambio di informazioni, per questo si sviluppò un articolato sistema di comunicazione: suoni e gesti del corpo. Per Mithen il piacere che si prova nell'ascoltare e nel creare musica, nel danzare o vederlo fare, risiede forse in questo. E i Sapiens? Forse i primi iniziarono a comunicare in questo modo, ma lo sviluppo del cervello garantì l'evoluzione del linguaggio. Oggi conosciamo anche Foxp2: il gene legato alla parola, ma molti quesiti devono ancora trovare risposta. Di certo Il canto degli antenati contiene un'ipotesi centrale ricca di suggestione: l'esistenza di un precursore unico per lingua e musica, o musilingua, come la chiama l'archeologo inglese. Un concetto che richiama il Saggio sull'origine delle lingue di Rousseau (1761): il linguaggio primitivo è melodia e musica.
Andrea Mameli
 
2 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 11
Un convegno stasera a Cagliari
Confronto sulle pintadere: stampi o calendari solari?
Stampi per il pane o sofisticati calendari perpetui? L'archeologia tradizionale e i sostenitori di una nuova interpretazione delle pintadere nuragiche si confronteranno questa sera alle 18, nella sala conferenze del Banco di Sardegna, in un convegno - "Il tempo delle Pintadere" - organizzato dal Club Unesco Cagliari. Nicolino De Pasquale, ingegnere che nel 2000 ha decodificato il codice di calcolo Inca dopo 500 anni di tentativi da parte degli studiosi di tutto il mondo, esporrà la sua teoria sulle pintadere, i dischi nuragici usati come logo dal Banco di Sardegna. Con calcoli e disegni, De Pasquale cercherà di dimostrare che quelli che l'archeologia tradizionale ha sempre considerato semplici stampi per il pane sono in realtà calendari solari e lunari che evidenziano le feste agricole e pastorali legate al moto degli astri. La teoria, già pubblicata a gennaio dall'Ordine degli Ingegneri di Pescara, ha permesso di decifrare, per analogia, i calendari celti, egiziani e degli antichi greci. A confutare la tesi di De Pasquale, a sostegno della teoria tradizionale, sarà Giovanni Ugas, docente di Storia e Protostoria all'Università di Cagliari.
(cristina muntoni) 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cultura e Spettacoli
Oggi nell’aula magna della facoltà di lingue di Sassari la presentazione del libro di Raimondo Turtas: «Pregare in sardo» 
Alla lingua sarda il privilegio dell’altare 
Nel 1881 il canonico Carboni scriveva in difesa dell’idioma regionale 
Giovanni Lupinu glottologo e linguista nella facoltà di lettere ha curato la raccolta di interventi pubblicati recentemente nei giornali diocesani dell’isola 
di Manlio Brigaglia
«Sa limba sarda, tottu chi non siat uffiziale, durat in su Populu Sardu canto durat sa Sardigna». Scriveva così, nel 1881, il canonico Salvatore Carboni. Questa orgogliosa difesa della lingua regionale nasceva già allora, quasi un secolo e mezzo fa, dalle minacce che venivano all’uso del sardo in diversi ambienti «ufficiali», non esclusa la stessa Chiesa. Non per nulla la frase è messa all’inizio della prefazione che monsignor Duilio Corgnali ha scritto per il libro, appena uscito, di Raimondo Turtas, «Pregare in sardo», a cura di Giovanni Lupinu (editrice la cagliaritana Cuec, 240 pagine, 16 euro).
 Monsignor Corgnali, parroco di Tarcento, è conosciuto per la lunga battaglia che ha condotto per far dichiarare dalle autorità ecclesiastiche il friulano «lingua liturgica», cioè la lingua con cui la Chiesa prega e predica. E c’è riuscito: si racconta che sia stato lo stesso papa Giovanni Paolo II a sollecitare una risposta positiva alla rivendicazione della «Glesie furlane», la Chiesa friulana.
 Turtas, già professore di Storia della Chiesa nell’Università di Sassari, si batte per ottenere uguale privilegio per la lingua sarda. Negli ultimi anni ha moltiplicato i suoi interventi, ospitati quasi tutti nei diversi giornali diocesani dell’isola, in particolare il sassarese «Libertà» e il nuorese «Ortobene». Giovanni Lupinu, professore di Glottologia e linguistica nella facoltà di Lettere dell’Ateneo sassarese, ha raccolto gli articoli e li ha ordinati. Il volume sarà presentato questo pomeriggio, alle 18, nell’Aula Magna delle Facoltà di Lingue e di Lettere, in via Roma, dallo stesso Lupinu e da Paolo Maninchedda, professore di Filologia nell’Università di Cagliari. Turtas non è solo in questa battaglia. Anche se la sua rivendicazione, mentre è condivisa in tutti gli ambienti che si riuniscono nell’impegno per la difesa dell’ «identità» regionale, non riceve forse altrettanti consensi negli stessi ambienti cattolici. Peraltro, il secondo Concilio plenario sardo, concluso nel 2001, aveva dedicato un articolo del suo documento finale proprio all’ «uso della lingua sarda nella liturgia»: in cui - provo a sintetizzare la ventina di righe - è detto che il Concilio, «raccogliendo una diffusa istanza che vede anche nella lingua sarda un singolare strumento comunicativo della fede per il nostro popolo», ne auspica un’adeguata valorizzazione, riconosce il ruolo fondamentale che essa ha avuto nella diffusione della fede cristiana in Sardegna, pensa che questa lingua debba essere apprezzata nelle forme di preghiere, individuali o collettive, «che ci sono state tramandate», afferma la possibilità di utilizzarla «con canti e testi opportunamente scelti, in alcuni momenti celebrativi e di preghiera, oltre che in occasioni particolari della vita delle nostre comunità».
 L’articolo terminava con l’idea che si dovessero studiare «ulteriori ampliamenti della sua utilizzazione nella liturgia»: un decisivo passo avanti, dunque, soprattutto se confrontato con le posizioni del primo Concilio plenario sardo (del 1924, la data non è senza significato), in cui praticamente si raccomandava ai parroci di andarci piano «con tutto quello che è sconveniente alla casa di Dio», in particolare - precisava - se il parroco intendeva servirsi della lingua sarda. E si sa che allora in chiesa molti sacerdoti, soprattutto quelli che operavano nella Sardegna non urbana (cioè in quattro quinti buoni dell’isola), usavano molto il sardo, la lingua che i fedeli parlavano e più facilmente intendevano. Alcuni sacerdoti, poi, avevano raggiunto, nell’arte del predicare in sardo, una popolarità non inferiore a quella dei poeti improvvisatori nelle gare di piazza: basta leggere le «Prèigas» di Pietro Casu, raccolte qualche anno fa in volume, per vedere quanta forza e quanta bellezza insieme fosse possibile esprimere nelle omelie della messa e nei panegirici dei santi. La Conferenza episcopale sarda non ha dimenticato quell’impegno del 2001. E nel 2004 è tornata sul tema, con un comunicato fin troppo prudente, in cui ricorda che «la richiesta di avere la liturgia in lingua sarda» non è ancora sufficientemente «sentita e condivisa da sacerdoti e fedeli».
 Ma Turtas continua la sua battaglia. «Come un povero don Chisciotte», dice di sé. Ma chi lo conosce sa bene che nelle sue vene scorre il sangue guerriero degli antichi bittesi, incapaci di arrendersi, duramente ostinati nelle proprie legittime ragioni.
 Il dibattito che si terrà stasera è un’altra tappa del lungo viaggio che lo (che ci) aspetta.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 13 - Sassari
Esperti a confronto sulla «dolce morte» 
Due giorni di relazioni e dibattiti su eutanasia, testamento biologico e nuove frontiere della medicina 
SASSARI. Di Giovanni Nuvoli, il malato di Sla che rivendica il diritto di decidere il momento della sua morte, si è parlato pochissimo e solo per accenni. Ma la battaglia del cinquantenne algherese è stata il convitato di pietra di un convegno che - organizzato da magistratura, avvocatura e università - ha portato molti giovani ad ascoltare autorevoli parere su temi che toccano le coscienze. È stato un successo il convegno di due giorni voluto da Procura della Repubblica, facoltà di Giurisprudenza e Ordine forense.
 Due giorni di relazioni e dibattiti che hanno richiamato nell’aula magna dell’Università un pubblico attento e prevalentemente giovane. Soprattutto universitari dell’ultimo anno di corso o neo laureati, a riprova del fatto che l’interdisciplinarietà è una carta vincente nella formazione professionale. E che l’osmosi creatasi tra magistratura, avvocatura e mondo accademico viene guardata con interesse da chi, dopo un corso di studi impegnativo ma teorico, si prepara ad affrontare il mondo del lavoro.
 La prima giornata è stata molto «tecnica», ma non per questo meno seguita dal pubblico. Dopo i saluti del procuratore capo Giuseppe Porqueddu, del presidente dell’Ordine forense Giancarlo Cugiolu, del preside di Giurisprudenza Giovanni Lobrano e del rettore Alessandro Maida, si è parlato di «Nuove frontiere».
 Relazioni di Francesco Maria Avato («L’esperienza del medico legale sulle tematiche emergenti»), Paolo Piras («Impiego alternativo dei farmaci e responsabilità penale»), Luciano Eusebi («La procreazione medicalmente assistita»), Francesco Angioni («Il nuovo codice deontologico»).
 Pubblico di addetti ai lavori (magistrati, avvocati, docenti universitari) e tanti giovani anche nella seconda giornata di lavori, dedicata ai «Diritti del malato terminale». Gli organizzatori della duegiorni (organizzata con il contributo del Banco di Sardegna, segreteria organizzativa Mc Relazioni Pubbliche) avevano cucito il convegno con il filo dell’etica e dello scambio di informazioni tra diverse discipline. Il pubblico ha quindi avuto l’opportunità di ascoltare i diversi punti di vista su argomenti decisamente complessi quali quelli dell’eutanasia, del testameno biologico e dello stato vegetativo permanente. Ha presieduto e concluso i lavori delle due sessioni il professor Fausto Giunta, ordinario di Diritto penale a Firenze. Seguite con molta attenzione le relazioni: «L’eutanasia tra etica e diritto» di Luigi Lombardi Vallauri, docente di Filosofia del diritto all’Università di Firenze. Demetrio Neri, professore di Bioetica all’Università di Messina, ha parlato dello «Stato vegetativo permanente». Di «Terapia del dolore» ha trattato la relazione di Mauro Barni, ordinario di Medicina legale a Siena. Ha chiuso i lavori l’avvocato Gianfranco Iadecola con una relazione su «Il testamento biologico».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Cronaca
Viaggio nel Bing Bang per gli studenti delle superiori 
Lezione sull’universo promossa dall’ateneo di Cagliari 
NUORO. Un viaggio affascinante tra i misteri del cosmo: dal Big Bang fino alle recenti scoperte in campo astronomico. E’ quello che hanno compiuto un centinaio di ragazzi delle ultime classi dell’Istituto tecnico Aeronautico “Chironi” e del Liceo scientifico “Fermi” che ieri mattina hanno assistito, nell’Auditorium dell’Università nuorese in via Salaris, alla conferenza tenuta da Luciano Burderi, docente di astrofisica e radioastronomia dell’Università di Cagliari che ha svolto il tema” Dalle nubi di gas ai buchi neri. Evoluzione, morte e rinascita delle stelle”. L’evento scientifico è stato promosso dall’Associazione studentesca dell’Università di Cagliari rappresentata da Manuel Floris, giovane nuorese laureando in astrofisica, dall’Associazione astronomica nuorese e dall’associazione “Ischire”. Burderi fa parte del gruppo di lavoro dell’Università di Cagliari che nel 2003 ha scoperto un sistema di due radiopulsar che potrebbe portare alla conferma della teoria della relatività generale, uno studio che potrebbe valere il premio Nobel. Look informale, aspetto giovanile, l’astrofisico siciliano per oltre due ore ha tenuto viva l’attenzione dei ragazzi parlando di argomenti difficili quali astri, galassie, velocità della luce, Big Bang e buchi neri, con un linguaggio semplice che ha unito il rigore scientifico ad una narrazione accattivante. Nella sua lezione Burderi è partito dalla teoria, ha descritto l’evoluzione dell’astrofisica, a cominciare dalle prime intuizioni dei filosofi greci fino alla nascita dell’ astronomia con Galileo, ed concluso l’intervento parlando degli sviluppi futuri dell’astrofisica e dello stato dell’arte dell’osservazione astronomica. Un futuro che riguarda anche la Sardegna visto che a San Basilio, vicino a Cagliari, è in costruzione un gigantesco radiotelescopio, uno dei più grandi dell’emisfero settentrionale. La struttura sarà pronta tra un anno e mezzo. Burderi, davanti ad un uditorio di studenti che a breve dovranno scegliere in quale facoltà iscriversi, ha illustrato anche l’attività del dipartimento di astrofisica di Cagliari. La molla potrebbe spingere un ragazzo ad appassionarsi.
 
 

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