Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 May 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Terremoto all’università: via il pro rettore
Ufficialmente ha lasciato l’incarico per motivi personali e familiari, ma da mesi la tensione era alta
Dissidi con Pasquale Mistretta dietro le dimissioni di Maria Del Zompo
Dimissioni irrevocabili. Le ha presentate il pro rettore Maria Del Zompo dopo mesi di incomprensioni con Pasquale Mistretta
 
Un terremoto scuote l’Ateneo cagliaritano: Maria Del Zompo si è dimessa dall’incarico di pro rettore. Ufficialmente «per motivi personali e familiari». Ma negli ambienti universitari le motivazioni che circolano sono ben altre: alla base della clamorosa decisione ci sarebbero dei dissapori con il rettore Pasquale Mistretta sul modo di gestire l’Università, sui metodi di lavoro ma anche sul ruolo dei pro rettori, relegati in un angolo. la letteraLa decisione di lasciare l’incarico ricevuto nel settembre del 2005 è stata comunicata al rettore giovedì. La voce è rimbalzata lentamente nei corridoi dell’Università, uscendo allo scoperto solo ieri. Contattata telefonicamente, la Del Zompo ha semplicemente letto il testo inviato a Mistretta: «Ringrazio per l’opportunità concessa di vivere un’esperienza bellissima e costruttiva. È con rammarico che per motivi personali e familiari chiedo di accettare le mie dimissioni irrevocabili dall’incarico di pro rettore». Impossibile strappare ulteriori dichiarazioni: «Possono solo aggiungere che rifarei tutto e che non mi pento di niente di quanto fatto in questo anno e mezzo. Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato. La mia scelta non è in polemica con niente e nessuno». i retroscenaFin qui le spiegazioni ufficiali. Dietro la scelta però si nascondono piccoli e grandi scontri con la gestione dell’Ateneo da parte di Mistretta. Il rettore, proprio con l’introduzione della figura del pro rettore e di quelli con delega specifica, aveva costruito il suo successo, nel 2005, arrivando alla modifica dello statuto e alla sua elezione al sesto mandato consecutivo. Un rapporto che con il passare del tempo si è però incrinato. Sembra che proprio nei corridoi di via Università, la settimana scorsa si sia consumato l’ultimo scambio di vedute che ha poi portato alle dimissioni di una delle scienziate più apprezzate a livello internazionale dell’Ateneo cagliaritano. Inizialmente la Del Zompo e Mistretta avevano anche raggiunto un accordo sulla durate dell’incarico a pro rettore: un anno. Accordo non rispettato e che, dopo l’ennesimo dissapore, ha portato l’ordinario di Farmacologia al clamoroso passo di giovedì scorso. la crisiUna crepa nella politica del rettore non isolata. Durante la gestazione dell’Azienda mista c’è stato un raffreddamento dei rapporti con il preside di Medicina, Gavino Faa, pro rettore con delega per il protocollo d’intesa tra la Regione e l’Università proprio per la nascita dell’Azienda mista. Matteo Vercelli
 
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Quelle cinque deleghe senza poteri veri
 
Maria del Zompo era stata scelta da Mistretta come suo braccio destro venti mesi fa. Insieme a lei, in quell’occasione, erano stati nominati altri cinque pro rettori. Non fu una rivoluzione ma, stando alle consuetudini della lunga era Mistretta, poco ci mancava. Il posto d’onore era toccato proprio a Maria Del Zompo, docente di Farmacologia clinica nella facoltà di Medicina e Chirurgia. Per gli altri erano arrivate deleghe specifiche con settori di competenza particolari. La nomina della Del Zompo, ricercatrice di levatura internazionale (non a caso, sei mesi fa è stata chiamata ai vertici della prestigiosissima Società internazionale di genetica psichiatrica), era, nelle intenzioni di Mistretta, un riconoscimento al peso scientifico e accademico della facoltà di Medicina. A Giovanna Ledda, docente a Farmacia, era invece stato affidato il compito di occuparsi dell’apertura internazionale dell’ateneo, un settore strategico in tempi di globalizzazione culturale ed economica. I rapporti con il territorio e le istituzioni erano stati affidati a Franco Nurzia, professore nella facoltà di ingegneria, mentre a Patrizia Mureddu erano state riservate le questioni relative alla didattica. La Mureddu insegna Lingua e letteratura greca a Lettere e Filosofia e incarna il desiderio del rettore di affermare la centralità del sapere umanistico anche nel mondo dell’informatica di massa e delle nuove tecnologie. Le competenze sulla ricerca scientifica erano invece andate al chimico Adolfo Lai, mentre una giurista, Lucia Cavallini, si era vista affidare il compito di mettere mano al riordino della macchina amministrativa. La nuova struttura voluta da Mistretta non prevedeva solo la nomina dei pro rettori, ma anche l’attribuzione di tre deleghe specifiche, in base alle quali Vinicio Demontis, della facoltà di ingegneria, si occupa delle funzioni del Senato accademico allargato, Gavino Faa, preside di Medicina, del protocollo d’intesa tra Università e Regione, mentre Alberto Anedda, fisico, dei problemi gestionali del Presidio di Monserrato. Il piano di riordino del rettore, articolato nella "direttiva di governance" varata il 1 settembre 2005, era stato concepito per aumentare il tasso di collegialità nella gestione dell’ateneo, per ottenere quel cambio di passo di cui l’università ha sempre più bisogno. Una collegialità di cui, stando alle clamorose dimissioni di Maria del Zompo, non c’è stata traccia.
 
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Stasera
Nuovo scontro sulla modifica dello statuto
 
Lo statuto dell’università di Cagliari, uno dei più martoriati nel panorama degli atenei italiani, è al centro dell’ennesimo tentativo di modifica. Stasera infatti si riunisce il Senato accademico allargato: all’ordine del giorno il cambiamento di tre articoli dello statuto. In particolare si parlerà di cariche di rettore e presidi (articoli 12 e 24): la proposta è quella di portare la durata delle cariche a quattro anni, con un massimo di due mandati consecutivi. Il regolamento attuale prevede che il rettore resti in carica per tre anni (fino a quattro mandati consecutivi): stessa durata per i presidi eleggibili però al massimo per tre mandati consecutivi. Un’approvazione che non provocherebbe (secondo la modifica, da votare, all’articolo 82) variazioni delle durate dei mandati in corso al momento della loro entrata in vigore. Dunque Mistretta e gli attuali undici presidi andranno a naturale scadenza. (m.v.)
 
Cronaca di Cagliari Pagina 19
«Ventotto assunzioni sospette»
Il caso. Lettere di Cgil, Cisl, Uil e un gruppo di precari
 
Ventotto assunzioni di precari che fanno storcere il naso. I sindacati e un gruppo di dieci lavoratori a tempo criticano la delibera passata mercoledì 23 maggio nel consiglio d’amministrazione dell’Università. «Vogliamo conoscere i criteri di scelta adottati - scrivono i dieci precari rimasti tagliati fuori - anche perché siamo certi di possedere tutti i requisiti richiesti per la stabilizzazione. Abbiamo un’anzianità di servizio che non può non essere presa in considerazione dal cda». Polemici i sindacati (Peppino Calledda della Flc-Cgil, Tomaso Demontis della Cisl e Ivana Locci della Uil-Pa): «L’amministrazione procede senza trasparenza e senza consultare le organizzazioni sindacali. Sorprende l’assunzione di sei stabularisti così come non si capisce perché gli otto braccianti vengano stabilizzati a stipendio dimezzato». Il rettore ha replicato con una nota: «Il documento sulla stabilizzazione del personale era stato consegnato a tutti e illustrato. Non si può parlare di mancata concertazione. Auspico che su questioni delicate si sviluppi una collaborazione da parte di tutti». Immediata la controreplica dei sindacati: «Il rettore come al solito confonde l’informazione con la consultazione». (m.v.)
 
2 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 17
policlinico
Via entro giugno i corsi per 125 precari
 
Partiranno a giugno e termineranno a novembre i corsi di formazione per operatori socio-sanitari riservati ai precari del Policlino universitario di Monserrato. Vi parteciperanno 125 lavoratori, mentre 4 posseggono già la qualifica. L’attività, che avverrà in raccordo tra l’Università e il centro regionale di formazione professionale di Cagliari, costerà alla Regione 210 mila euro. Sono previste 800 ore di lezioni - oltre al riconoscimento di un credito formativo di 200 ore per la precedente attività - per i lavoratori che verranno divisi in cinque classi di 25 persone. In programma anche uno stage di 250 ore nell’azienda sanitaria locale. Il protocollo d’intesa tra Regione e Università per l’avvio dei corsi è stato siglato ieri mattina dall’assessore al Lavoro Maddalena Salerno e il rettore Pasquale Mistretta alla presenza dell’assessore alla Sanità Nerina Dirindin e del preside della facoltà di Medicina Gavino Faa. «Abbiamo trovato una soluzione condivisa per i precari senza qualifica», ha detto Salerno, «mettendoli nelle condizioni di trovare un lavoro stabile». (n.p.)

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Dopo il protocollo d’intesa 
Via ai corsi per i 129 precari del policlinico 
 
CAGLIARI. I 129 lavoratori del Policlinico universitario di Cagliari otterranno la qualifica di operatori socio sanitari (Oss) e potranno concorrere a tutte le occasioni di lavoro in Sardegna. Con il protocollo d’intesa siglato a Cagliari dagli assessori regionali del Lavoro e della Sanità, Maddalena Salerno e Nerina Dirindin, e dal rettore dell’ateneo cagliaritano, Pasquale Mistretta, è stato dato l’avvio ai corsi di formazione per tutto il personale precario che dal 1999 ad oggi ha supplito alle carenze di organico del Policlinico di Monserrato, passato all’interno dell’Azienda mista. I lavoratori interessati sono 125 (quattro sono già in possesso della qualifica Oss) e frequenteranno le lezioni da giugno a dicembre 2007 divisi in cinque classi di 25 allievi ciascuna. Per i corsi la Regione ha stanziato 210 mila euro, ma il costo complessivo non è stato ancora stimato con precisione. Gli allievi dovranno svolgere mille ore di attività (200 ore di crediti raggiunti con il lavoro prestato nella sanità) di cui 250 ore di stage obbligatorio. Le lezioni riguarderanno i bisogni delle persone nell’area sociale e sanitaria.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 41 - Cultura e Spettacoli
Monumenti (e coscienze) aperti 
«La repressione non basta, serve una tutela attiva che aiuti i cittadini ad avere piena consapevolezza del proprio ruolo» 
Intervista con Giovanni Azzena, dai primi di maggio chiamato a dirigere le due soprintendenze archeologiche della Sardegna. Sassarese, viene dal mondo universitario 
 
«Ciò che manca in Sardegna, ma più in generale in Italia, è una presa di coscienza del valore dei propri beni culturali, siano essi archeologici, ambientali o storici. Abbiamo una legislazione ferrea, che dice chiaramente tutto ciò che non si può fare, ma questo implica una forma di tutela passiva verso il patrimonio. Si è pensato alla repressione verso chi danneggia o ruba, ed è giusto che sia così, ma adesso occorre dare vita a una forma di tutela attiva, che faccia comprendere come i beni culturali siano res publica, cioé un bene da preservare perché di tutti». Giovanni Azzena, da tre settimane alla guida delle due soprintendenze ai beni archeologici, quella di Sassari e Nuoro e quella di Cagliari e Oristano, spiega così i princìpi che ispireranno il suo mandato. Un mandato a tempo determinato, va detto, perché Azzena è stato nominato alla guida della soprintendenza del Nord Sardegna (e ad interim per quella del Sud) sino a quando non andranno a buon fine i concorsi banditi dal ministero dei Beni culturali, attualmente in corso. Ma si può supporre che, tra conclusione del loro iter ed eventuali ricorsi, potrebbe rimanere in carica per un buon numero di anni.
 Sassarese, classe 1958, laureato all’università La Sapienza in topografia antica, disciplina che insegna alla facoltà di architettura di Alghero, Giovanni Azzena è doppiamente un soprintendente in prestito: per via dell’incarico pro tempore che si diceva, ma soprattutto perché viene dal mondo universitario, circostanza assai rara nel mondo a cui è approdato, inedita quantomeno per la Sardegna. «Sono stato chiamato - dice - essenzialmente per una situazione legata a un gran numero di pensionamenti (così è stato per il suo predecessore, Vincenzo Santoni, che ricopriva i suoi incarichi sia pure ribaltati: titolarità a Cagliari e interim a Sassari, ndr), tali da lasciare vacanti numerose sedi di soprintendente».
 - Generalmente il ministero non attinge dal mondo universitario.
 «Mi par di capire che sia una possibilità introdotta di recente, anche se di solito si tende a considerarla un’eccezione, perché viene presa nella giusta considerazione, accanto all’esperienza di tipo scientifico e tecnico, l’inesperienza da un punto di vista amministrativo. Ovviamente la carriera universitaria e quella del soprintendente si accomunano solo per il tema, non per le modalità».
 - Lei è stato via dalla Sardegna, dal punto di vista professionale, per oltre vent’anni. Al suo rientro, che situazione ha trovato sul fronte della tutela e della valorizzazione dei beni culturali?
 «Sono tornato nel 2001, in concomitanza con l’avvio della facoltà di architettura di Alghero, che ho contribuito a fondare. Devo dire che la Sardegna non ha nulla da invidiare ad altre regioni, anzi la sensazione che ho avuto al mio rientro era che fosse addirittura avanti rispetto a determinate esperienze. Penso al fatto, per esempio, che numerosi siti archeologici, grandi e piccoli complessi, fossero affidati a cooperative di giovani. Venendo da un sistema in cui questa tipologia di gestione era praticamente sconosciuta, parlo del Lazio e dell’Abruzzo dove avevo lavorato, ero rimasto piacevolmente sorpreso di vedere come qui venissero coinvolti ragazzi, neolaureati, cooperative locali».
 - E adesso, che giudizio dà?
 «Al di là del fatto contingente della Sardegna, credo che in generale ci si sia concentrati soprattutto sul lato legislativo della tutela, e dunque sulla necessità di avere delle norme efficaci. Ma penso anche che una legislazione ferrea debba andare di pari passo con la crescita di una matura coscienza culturale, altrimenti diventa un alibi. È alimenta una tutela di tipo passivo».
 - Cosa intende per tutela passiva?
 «È quella di tipo poliziesco, diciamo così. Che dice tu non puoi fare questo danno, altrimenti la soprintendenza interviene. Personalmente preferisco una tutela di tipo attivo, che fa crescere la coscienza dei cittadini attraverso una serie di progetti, un’attività di divulgazione. Di più, un continuo martellare sul fatto che questo patrimonio lo tuteliamo non perché è mio, tuo, o dello Stato, ma perché è di tutti. Quando lo si danneggia si fa un danno principalmente a se stessi. Voglio dire che abbiamo una legislazione ferrea, ma evidentemente non basta. La legge di solito dice “questo non si fa”, ma non esiste una legge che dica “questo si fa così”. Di conseguenza, si assiste a un tentativo di erosione degli ambiti in cui nulla può essere fatto. E così, passa la logica secondo cui al di fuori di quegli ambiti si può operare come si vuole. Ma in questo modo anche ciò che sta all’interno diventa più fragile. Mi viene in mente Antonio Cederna, quando parlava di “denti cariati in uno spazio metafisico”».
 - È quanto sta accadendo a Cagliari, con il tentativo di costruire a ridosso della necropoli di Tuvixeddu?
 «Non mi riferisco a casi specifici. Il problema riguarda il paesaggio nel suo complesso, che sia archeologico o storico. Dico che occorre guardare non solo al bene archeologico in sé, ma anche a quanto gli sta attorno. Perché se di legge in legge si creano armature mal costruite, che tutelano ciò che è già tutelato, si lasciano scoperte parti sensibili, mettendole a rischio. In questo senso parlo di tutela attiva, ossia di far crescere le coscienze. Credo sia questo il vero obiettivo delle soprintendenze: far capire alla gente che danneggiare o rubare beni culturali è un danno per la comunità».
 - Le tesi del giornalista Sergio Frau esposte nel best seller «Le colonne d’Ercole» hanno acceso l’interesse del grande pubblico per l’archeologia. Ma il mondo delle soprintendenze, almeno una sua parte, ha reagito quasi con stizza, come se si trovasse di fronte a un’intrusione. Cosa ne pensa?
 «La mia posizione è che ben venga tutto ciò che alimenta l’interesse verso la formazione continua e progressiva di una coscienza culturale diffusa. Questo al di là del giudizio scientifico sulle tesi di Frau, che secondo me sono in buona parte attendibili, e comunque da considerare con attenzione. Quanto alle polemiche, non è detto che perchè Frau ha scritto un libro di successo si debba sottrarre al giudizio, allo scendere nell’arena scientifica. Anzi, semmai trovo positivo che ci sia stata una reazione a un libro che vuole essere scientificamente considerato. In fondo è un riconoscimento. Personalmente sono contrario alle chiusure di uno specialismo esoterico, perché alla lunga fa sì che i beni culturali vengano percepiti come qualcosa di estraneo. L’esatto contrario di ciò che si intende per tutela attiva. Io invece sono per la massima apertura e la trasparenza».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano
Una serie di nomi illustri per un breve ciclo di lezioni sul fenomeno del bullismo 
 
ORISTANO. Si scrive fenomeno generazionale, si legge bullismo. Se ne parlerà in un ciclo di seminari di studio organizzato dal Sil-Patto territoriale, in collaborazione con la Diocesi, la Provincia e il Comune. “T.V.B. Tutela, volontà e benessere del minore”, è il titolo scelto per il ciclo di tre incontri (che si terranno al Mistral 2) ai quali sono attesi alcuni fra i più noti esperti in campo nazionale riguardo le problematiche del disagio giovanile.
 La prima giornata, in programma l’8 giugno, avrà come tema “Bullismo e cyberbullismo, come contrastare le prepotenze reali e digitali nerl contesto scolastico”. Relatore sarà Luca Pisano, psicologo e psicoterapeuta che affronterà il bullismo, si inteso nelle sue manifestazioni più classiche, sia in quelle per così dire, tecnologicamente più evolute, ovvero, il cyberbullismo che vede il ricorso di strumenti come il telefono cellulare o il computer per mettere a segno le vessazioni nei confronti delle vittime.
 Titolo della seconda giornata (in programma il 25 giugno, al Teatro Garau) è “il Child abuse e le problematiche ad esso legate”. Per l’occasione la relazione principale sarà svolta da Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia all’università La Sapienza di Roma, e coordinatrice di una serie di indagini e studi specifici sul fenomeno.
 Per la giornata conclusiva, il 6 luglio, sempre al Garau, è atteso in città un altro nome illustre del settore. Sarà infatti Paolo Crepet, psichiatra, esperto in problematiche del disagio giovanile, a parlare di “problematiche connesse ai rapporti psico sociali con i figli dell’infanzia e dell’adolescenza”.
 Destinatari del ciclo di seminari (aperto a tutti), con l’obbiettivo di conoscere meglio il fenomeno, le sue conseguenze, ma soprattutto trovare gli strumenti giusti per contrastarlo, sono le famiglie, gli operatori scolastici, sanitari e degli enti locali che lavorano con i minorenni. Infatti, una recente indagine condotta nelle scuole della città, proprio dai ricercatori de La Sapienza, ha evidenziato come il 42% degli alunni delle Elementari abbiano vissuto o assistito a episodi di bullismo: percentuale che si dimezza alle Medie (22%) e si riduce al 10% nelle superiori. Bullismo che anche in città si è evoluto nel cosiddetto cyberbullismo, con le vittime che ad esempio, vengono tempestate di messaggi, scritti o visivi, più o meno ingiuriosi, a volte anche con minacce, che arrivano attraverso il telefonino cellulare o via internet.
 Da qui l’esigenza di un ciclo di seminari, per conoscere meglio il fenomeno e soprattutto, per contrastarlo. (m.c.)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Cagliari
IL CONVEGNO
Esperti e studiosi ci raccontano come a tavola la salute ci guadagni 
Organizza l’Università 
 
ORISTANO. Che a tavola la salute ci guadagni, è risaputo. Come dell’esistenza di cibi con proprietà benefiche, capaci di prevenire se non addirittura curare importanti malattie. L’ultima frontiera in questo senso è rappresentata dai cosiddetti “alimenti funzionali”. Termine coniato negli anni Ottanta in Giappone per indicare alimenti freschi o trasformati, comunque con proprietà benefiche per la salute.
 Fra gli esempi più classici ci sono gli yogourt che con i loro fermenti, sono un toccasana per gli intestini. Oppure, sul fronte dei vegetali, ecco i pomodori che ricchi di licopene possono ridurre il rischio di tumori, ma anche le ormai arcinote patate al selenio, che non fanno invecchiare o i frutti di bosco che migliorano la micro circolazione. Se ne parlerà domani, alle 9.30, in un convegno che si terrà al Chiostro del Carmine. Organizzato da Consorzio Uno, dall’Aita (Associazione italiana di tecnologia alimentare) e dal corso di laurea in Tecnologie alimentari della facoltà d’Agraria dell’Università di Sassari, l’incontro scientifico è rivolto ad imprese, enti, studenti ed altri soggetti interessati ed operanti nel settore agroalimentare.
 I lavori, coordinati da Antonio Farris, preside del corso di laurea in Tecnologie alimentari, prevedono interventi e relazioni di numerosi esperti e studiosi. Fra questi, Alessandro Santi, della Divisione ricerche e sviluppo del gruppo Neotron che parlerà delle nuove tendenze riguardo la produzione degli alimenti funzionali. Seguirà Antonio Piga, docente del Dipartimento di scienze ambientali e agrarie dell’Università di Sassari, che parlerà di “Alimenti funzionali: aspetti di processo salutistici”.
 “Gli alimenti probiotici visti dal microbiologo”, è invece il titolo della relazione che proporrà Lorenzo Morelli, docente dell’Istituto di microbiologia dell’Università “Sacro Cuore” di Piacenza. I lavori saranno conclusi da Pietrino Deiana, docente dell’Università di Sassari (Dipartimento Scienze Ambientali-Agrarie-Biotecnologiche Agroalimentari), che proporrà una relazione su “microorganismi e alimenti funzionali”.
 Il convegno si annuncia particolarmente stimolante. Non soltanto sotto lo stretto profilo scientifico della questione, ma anche in relazione in al punto di vista economico. Nel senso che ormai da qualche anno sono molte le industrie del settore agroalimentare ad aver allargato i propri orizzonti produttivi proprio su questo importante fronte, quello dei cibi che, indipendentemente dal loro valore nutrizionale, hanno propietà benefiche per la salute. Nuove opportunità alle quali anche gli operatori del settore dell’Oristanese stanno evidentemente guardando con attenzione. Per conquistare una fetta di mercato importantissima, non solo a livello locale, ma anche oltre gli stretti confini dell’isola.
Michela Cuccu 

1 – Il Sardegna
Pagina 31 – Grande Cagliari
L’accordo. Accordo tra Università e assessorato al Lavoro sul futuro dei 128 dipendenti
La svolta per il Policlinico
chiusa la pratica precari
Finanziamento e attuazione dei corsi di formazione
I primi passi per la stabilizzazione
 
Da oggi potranno finalmente essere chiamati ex precari. La vicenda dei 128 operatori socio sanitari del Policlinico universitario di Monserrato è arrivata ad una svolta importante. Anzi: a quella definitiva. Ieri mattina l’assessore regionale al Lavoro Maddalena Salerno e il rettore dell’ateneo cagliaritano Pasquale Mistretta si sono riuniti attorno ad un tavolo per mettere la firma sul documento che mette fine a un precariato che nella maggior parte dei casi durava da molti anni. In alcuni da quasi dieci anni. Il primo passo dell’intesa tra Regione e Università riguarda il finanziamento e l’attuazione di corsi di formazione professionale per i dipendenti del Policlinico, che in questo modo potranno acquisire definitivamente la qualifica di operatore socio sanitario. L’organizzazione pratica sarà affidata al centro regionale per la formazione professionale, che in passato ha già organizzato corsi per operatore socio sanitario in collaborazione con le aziende ospedaliere sarde, le ex Usl. Una volta formati, i lavoratori sanitari saranno pronti a essere assorbiti all’interno della nuova azienda mista, nata dalla recentissima fusione delle aziende ospedaliere con l’Università, o comunque a partecipare ad altre selezioni con la stessa qualifica. E a questo punto dovrebbe svanire l’incubo del precariato La vicenda è stata scandita da tappe che ogni volta sembravano tornare al punto di partenza, da promesse fatte e mai mantenute, in una girandola di speranze e delusione che sembrava non avere fine. Assunti di volta in volta con contratti a termine per sei mesi, e poi costretti a tornare a casa per fare posto agli altri aventi diritto presenti sulla graduatoria stilata dall’Università sulla base dei titoli e dell’esperienza conseguita. Dopo il 31 dicembre del 2006 per i precari è stata la lotta, sostenuta con diverse forme di protesta, da quella attuata dei precari della Cisal sotto il palazzo del consiglio regionale, a quella sostenuta da altri operatori, aderenti alla Confsal, che per diverse settimane si sono accampati nella struttura di Monserrato con le loro tende. Alcuni precari aderenti alla Cisal Università, erano arrivati perfino ad incatenarsi sulle scale del palazzo di via Roma per chiedere una soluzione urgente del loro dramma. Una lotta condotta quindi su diversi fronti, ma che alla fine ha dato i suoi risultati per gli ormai ex precari.
 
 
 

Questionnaire and social

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