Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 April 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 12
Ateneo. Acque agitate per la scelta di presidente e candidati del Consiglio regionale
Ersu, cinque poltrone senza padrone
Elezioni, mercoledì vanno al voto gli studenti e i docenti
Studenti e docenti potranno votare anche giovedì per i due posti a disposizione
Studenti e docenti a caccia di un posto nel consiglio d’amministrazione dell’Ersu. Mercoledì e giovedì urne aperte per l’elezione dei due rappresentanti (uno per parte) a cui si aggiungeranno entro la fine di aprile il presidente dell’ente, che verrà nominato dal governatore della Regione in accordo con il rettore dell’Università, e i due membri scelti da maggioranza e opposizione in consiglio regionale. Il nuovo cda (ogni componente prende circa duemila euro mensili) resterà in carica per i prossimi tre anni, anche se il presidente Renato Soru sta pensando di unire l’ente di Cagliari con quello di Sassari per creare un’unica agenzia regionale per il diritto allo studio. Una partita che si giocherà nel 2008. gli uscenti Fino a un mese fa il consiglio d’amministrazione dell’Ersu di Cagliari era composto dal presidente Cristian Solinas, dai consiglieri Sabina Contu e Gianni Mulas (indicati dai due schieramenti in consiglio regionale), Giancarlo Nonnoi (rappresentante dei docente) e Matteo Murgia (degli studente). Di questi solo Solinas e Nonnoi potrebbero veder rinnovato l’incarico. Docenti Nella corsa alla poltrona del cda si dovrebbero sfidare solo due docenti: Giancarlo Nonnoi (professore universitario nel dipartimento di Filosofia e teoria delle Scienze umane) e Giuseppe Arca (docente della facoltà di Ingegneria). Obbligatorio il condizionale perché per l’elezione del rappresentante del corpo docente non era necessario ufficializzare la candidatura. Studenti Sfida a due, questa volta sicura, anche tra gli studenti. La lista 1, "Ichnusa", vicina al centrodestra, ha candidato Paolo Pirino, mentre la lista 2, "Insieme per l’Ersu" (con i gruppi Università per gli studenti e Sinistra universitaria, vicini al centrosinistra) ha indicato Maurizio Piras, studente di Medicina. il votoI seggi elettorali resteranno aperti mercoledì 18 aprile dalle 8,30 alle 19, e giovedì 19 aprile dalle 8,30 alle 17. Si potrà votare nelle facoltà dove saranno istituti i seggi presentando un documento d’identità. in regione Coperti i due posti riservati ai rappresentanti degli studenti e dei docenti, toccherà al mondo della politica fare i suoi passi. Due posti sono riservati alla maggioranza e alla minoranza in Consiglio regionale. I partiti non hanno ancora chiuso il cerchio sui nomi. Nel centrosinistra la candidatura dovrebbe toccare alla Margherita (in particolare a un uomo dell’area vicina a Eliseo Secci), mentre nel centrodestra il nome dovrebbe essere espresso da Forza Italia (e potrebbe essere uno vicino a Giorgio La Spisa). Le decisioni dovrebbero arrivare entro la settimana prossima. il presidente Attualmente l’Ersu è commissariato da quello che fino a poco tempo fa era il presidente. Cristian Solinas, eletto tre anni fa dal centrodestra, malgrado non sia un uomo dell’attuale maggioranza in Regione, si gioca le sue carte per restare in carica anche per il prossimo triennio: il governatore Soru ha aperto una discreta collaborazione e dunque Solinas è tra i papabili. Si fa sempre più strada però l’ipotesi di un uomo politicamente del centrosinistra. In particolare circola il nome dell’ex presidente dell’Ersu, Luigi Sotgiu, tra i fondatori di Progetto Sardegna nel cagliaritano insieme a Gianluigi Gessa. Fuori dai giochi dovrebbero essere i Ds che hanno già alcune cariche nell’Ersu di Sassari. agenzia unica E mentre la corsa per occupare i cinque posti del cda è oramai vicina alla conclusione, il presidente della Regione, Soru, ha iniziato il percorso per la realizzazione del suo progetto: fondere l’Ersu di Cagliari con quello di Sassari per dare vita a un’unica agenzia regionale per il diritto allo studio già dal prossimo anno.
Matteo Vercelli
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 54
Sassari
L’università vista dagli studenti
L’università vista dagli studenti è un ritratto a tinte fosche, con molte ombre sull’organizzazione dei corsi di laurea, segreterie sempre troppo affollate e sovraccariche di lavoro. Aumentano i corsi e non il personale - dicono davanti alle segreterie - Ecco spiegato il perché dei ritardi nella consegna dei tesserini magnetici di immatricolazione, la non registrazione tempestiva degli esami sostenuti e l’attesa snervante per il ritiro di semplici certificati. Qualcuno si chiede, a questo punto se l’aumento del numero dei corsi è un bene per l’ateneo sassarese. Sempre più titoli dai nomi complessi che vengono attivati negli atenei senza alcuna regolamentazione che tuteli gli iscritti, che renda riconoscibile altrove la laurea o che semplicemente uniformi gli stessi esami sostenuti nell’isola a quelli sostenuti in qualsiasi altra regione italiana. L’aumento esponenziale di corsi triennali che mirano a una preparazione sempre più specifica non corrispondono purtroppo ad altrettante attivazioni di corsi specialistici per la conclusione del corso di studi ormai chiamati "3+2": in teoria la laurea del vecchio ordinamento, quello precedente alla riforma universitaria. (d. m.)

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Cronaca
Molti ospedalieri guardano al nascente ospedale del bambino allestito dall’Asl 8 in un Microcitemico ingrandito 
Azienda mista, pediatri pronti alla lotta 
Il blocco per il materno infantile a Monserrato non è ancora finito 
di Alessandra Sallemi
 CAGLIARI. La prossima guerra tra medici ospedalieri e apparato universitario sarà sulla pediatria. Succede infatti che l’Asl 8 stia attrezzando il Microcitemico per trasformarlo in un ospedale del bambino, se possibile avviando in futuro una collaborazione col vicino Brotzu che ha il più grande reparto dell’isola, mentre l’Università ha già annunciato di voler allestire un centro materno infantile al policlinico di Monserrato. Dove sta il terreno di scontro? Sui pediatri, ora in servizio nella clinica Macciotta accanto al San Giovanni e che sono tutti di estrazione ospedaliera. Non è un mistero: alcuni, anzi, parecchi, bene si vedrebbero al Microcitemico.
 Per legge tutti i medici in servizio nella Asl se lavorano in una struttura destinata, o già conferita, nell’azienda mista Regione Università per la formazione dei medici e del personale parasanitario, possono scegliere di diventare dipendenti del nuovo organismo oppure di restare nell’apparato Asl. E’ una questione di appartenenze, ma non di lavoro: se i numeri delle opzioni saranno tali da sguarnire uno o più dipartimenti dell’ospedale universitario l’assessore regionale alla sanità ha già risposto che la Asl si convenzionerà con l’azienda mista e quindi il personale ci andrà a lavorare. E qui si arriva al problema della pediatria. Non è ancora un tema posto in via ufficiale, ma in ambiente sindacale la questione ha già trovato un ambito di discussione.
 L’Università ha annunciato di voler trasferire a Monserrato in un edificio ancora non costruito (cominciato da poco) sia l’ostetricia-ginecologia sia tutte le discipline della clinica pediatrica Macciotta. I pediatri universitari sono cinque, tre alle soglie della pensione, l’intero corpo medico è composto da ospedalieri, circa sessanta persone. In parole molto semplici: le cinque figure apicali universitarie destinate al materno infantile di Monserrato non possono garantire da sole tutta l’assistenza (oltre la didattica e la ricerca) del polo dell’azienda mista e quindi dovrebbero ottenere che gli ospedalieri li seguissero. Ma da fonte ospedaliera risulta che più di uno dei questi medici guarda al Microcitemico rifondato con estremo interesse perchè si è deciso di farne un ospedale in grado di rispondere a molte esigenze di cura e di assistenza dei piccoli pazienti in un ambiente dove non ci sarebbero i problemi legati alla coesistenza con gli universitari: come la gestione della ricerca scientifica, il peso dei turni di assistenza notturni e festivi, la didattica non riconosciuta agli ospedalieri e via elencando i temi di scontro di questi anni. L’edificio del policlinico è indietro nei lavori, mentre al Microcitemico si marcia spediti: i pediatri della clinica Macciotta dovranno restare ancora per molto tempo in locali del tutto inadeguati, i colleghi del Microcitemico lavoreranno in una struttura moderna. Non solo: il Microcitemico avrà la chirurgia per i bambini, il pronto soccorso dedicato, medicina, oncoematologia, il policlinico non avrà il pronto soccorso e chissà se potrà disporre di una rianimazione adeguata. Insomma, chi fa il pediatra in ospedale non è sicuro che il policlinico di Monserrato alla fine riuscirà ad avere ciò che occorre perché il dipartimento ramo infantile funzioni al meglio. Si dirà: comunque, la pediatria deve essere insegnata ai futuri medici. In origine si pensava di fare un grande ospedale infantile assieme agli universitari, poi il discorso è tramontato, e quindi nell’azienda mista una pediatria non può non esserci. Il problema che genera sfiducia è rappresentato dalla realtà della didattica: attualmente l’università non risulta curi con particolare scrupolo tutti gli insegnamenti della pediatria. Succede infatti che pochissimi universitari, tanto per fare un esempio, si siano resi disponibili a fare da tutor ai medici neolaureati che devono dedicarsi al tirocinio obbligatorio prima di sostenere l’esame di stato: la maggior parte del tutoraggio (gratuito) al momento lo garantiscono più facilmente gli ospedalieri. Finora gli ospedalieri di Cagliari non hanno fatto l’opzione Asl-azienda mista, per molti la scelta può dipendere anche da chi sarà il direttore generale: se un dirigente serio o un «prodotto» della politica.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 12 - Attualità
Scienziati di Bristol annunciano la scoperta della proteina Jam-1 
Ipertensione, la causa è nel cervello 
La pressione alta deriverebbe da una infiammazione cerebrale 
ROMA. Un gruppo di scienziati britannici ha identificato una proteina che si trova nel cervello che potrebbe essere coinvolta nelle cause dell’ipertensione arteriosa, malattia che è legata all’apparato cardiovascolare. I ricercatori dell’Università di Bristol che spiegano i loro studi sul giornale «Hypertension», hanno isolato la proteina Jam-1 nel cervello e scoperto che essa imprigiona i globuli bianchi, causando infiammazioni che alterano la circolazione del sangue e riducono l’apporto di ossigeno al cervello. A loro avviso, la pressione alta è una malattia vascolare infiammatoria del cervello più che una malattia dovuta al cuore. Il professor Julian Paton, che dirige il progetto, ha spiegato che i ricercatori studiano «la possibilità di curare i pazienti che non rispondono alle terapie convenzionali dell’ ipertensione con farmaci che riducono l’infiammazione dei vasi sanguigni e aumentano l’afflusso sanguigno al cervello».
 «La nuova sfida sarà capire il tipo di infiammazione delle vene del cervello, così sapremo quali farmaci utilizzare e come dirigerli», ha aggiunto Paton, sottolineando che Jam-1 potrebbe «fornire nuove piste per curare questa malattia». Il professor Jeremy Pearson, responsabile della British Heart Foundation, ha elogiato la scoperta dei ricercatori. «Questo studio sensazionale - riporta la Bbc - è importante perché suggerisce l’esistenza di cause inattese di pressione alta, legate all’invio di sangue al cervello». «La pista di ricerca degli scienziati inglesi è molto interessante anche se ancora sperimentale e da trasferire con studi più accurati all’uomo», commenta il professor Enrico Agabiti Rosei, presidente della società italiana per lo studio dell’ipertensione. Secondo l’esperto italiano lo studio potrebbe spiegare alcune forme della malattia ancora poco conosciute. «Oggi sappiamo - afferma - che l’ipertensione può avere anche una origine di tipo neurogeno cioè avere come causa lo stress attraverso il quale impulsi nervosi arrivano dal cervello alla periferia provocando aumento della frequenza cardiaca e il restringimento del calibro dei vasi. Ma esistono studi che hanno focalizzato l’attenzione anche sui processi infiammatori delle piccole arterie nei primissimi stadi della malattia. Tuttavia esistono ancora molti punti interrogativi da chiarire nella genesi di questa malattia. Oggi infatti - conclude Agabiti Rosei - mettiamo nello stesso calderone tutti i tipi di ipertensione ma non ne conosciamo bene tutti i meccanismi». L’ipertensione arteriosa è una malattia molto diffusa: si stima che nel mondo colpisca oltre 600 milioni di persone; in Italia colpisce in media il 33% degli uomini e il 31% delle donne pari a circa 15 milioni gli italiani; di questi soltanto 9 si curano e soltanto 1 su 6 segue in modo corretto le prescrizioni del medico.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Cultura e Spettacoli
Lottò per l’abolizione della pena di morte in Francia 
Muore Maria Antonietta Macciocchi, scrittrice ed europarlamentare 
ROMA. All’età di 84 anni è morta la scrittrice ed esponente politica Maria Antonietta Macciocchi. Era da tempo malata. Eletta parlamentare nel 1968 nel collegio di Napoli nelle file del Pci, la Macciocchi manifestò dopo qualche anno il suo dissenso nei confronti del partito e così nel 1979 è con il Partito Radicale europarlamentare a Strasburgo, componente della commissione Giustizia.
 Scrittrice e giornalista, la Macciocchi veniva da una famiglia antifascista della capitale e da giovanissima aveva preso parte alla Resistenza. Dopo l’elezione del 1968 si era trasferita a Parigi, per insegnare Sociologia Politica all’università di Paris VIII-Vincenes, per passare poi alla Sorbona dove nel 1977 aveva conseguito il dottorato di Stato in Scienze politiche.
 Determinante era stato il suo contributo - come componente della commissione Giustizia dell’europarlamento - per l’abolizione della pena capitale in Francia, nazione che nel 1992 - presidente Francois Mitterand - l’insignì della Legion d’Onore per meriti culturali. Numerose le sue opere letterarie tradotte all’estero: dalle «Lettere dall’interno del Pci a Louis Althusser» a «Dalla Cina», «La donna nera. Consenso femminile e fascismo»; «La talpa francese»; «Dopo Marx, aprile»; «La donna con la valigia»; «Le donne secondo Wojtyla»Le donne secondo Wojtyla (portando anche scompiglio tra i suoi amici della sinistra per le parole di apprezzamento nei confronti di Giovanni Paolo II per le posizioni espresse sulle donne attraverso i suoi documenti apostolici); «Cara Eleonora»; «Passione e morte della Fonseca Pimental»; «L’amante della rivoluzione. La vera storia di Luisa Sanfelice e della repubblica napoletana del 1799». La Macciocchi era stata inoltre commentatrice di diversi quotidiani: Corriere della Sera, Le Monde, El Pais.
 Il Presidente della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti, ha espresso in un telegramma alla famiglia Macciocchi «sincera commozione» nell’apprendere la notizia della scomparsa di una figura a lungo protagonista della vita politica e culturale italiana ed europea». «Desidero - scrive Bertinotti - far pervenire a voi tutti i sentimenti del più profondo cordoglio e della più intensa vicinanza mia personale e di tutta la Camera dei deputati».
 «Addio alla Macciocchi, simbolo per una generazione di donne non solo di sinistra». Così si è invece espresso il segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie, senatore Gianfranco Rotondi.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
«I giornali del futuro? Un mix tra Internet e carta stampata» 
Mario Rosso, manager dell’agenzia Ansa, non ha mai scordato le sue origini sarde e il vigneto e oliveto a Monte Lughènte 
Manager? No, li definisce “i signori del declino”. E mette alla sbarra quella razza padrona (consulenti compresi, università comprese) che ha concorso a causare il crollo dell’Italia, un tempo quinta potenza industriale fra i Sette Grandi. Il crack Parmalat, l’Alitalia che non c’è più o quasi, le ferrovie al collasso, la Telecom in fuga da Milano verso States e Brasile. Se tanto mi dà tanto capirete il perché di questo realismo pessimista.
 Analisi severa per un’Italia retta da una classe imprenditoriale «vecchia e incapace di interpretare il mercato, di competere con efficacia, tutelare azionisti e clienti». E la Sardegna? «Quasi inevitabilmente, la Sardegna che vorremmo evoca sempre su connottu, il passato - vero o immaginato. Si discute sempre di conservazione: si conservano le coste (magari), il dialetto, le musiche, si conservano la biodiversità, i costumi, le feste. Tutto giusto. Ma il valore del passato va trasformato in progetto per il futuro». In che modo? «Ci vuole una capacità di visione concreta che la piccola politica, il mediocre intellettualismo, una gioventù impaurita dal futuro non può avere da sola».
 Va al dettaglio: «Al termine del periodo di ferie, credo che per un sardo, o per chi frequenta l’Isola da affezionato e rispettoso ospite, sorge un senso di sfiancata rassegnazione: anche per quest’anno la Sardegna è sopravvissuta alle “ferie”. Ma fino a quando durerà?». Ecco un esempio che chiunque tocca con mano viaggiando da Teulada a Santa Teresa di Gallura. «Legge salvacoste? Continuo a vedere cantieri e gru, mattoni e betoniere, devastazione. Riempiono valli, sbancano colline. Mi chiedo: qualcuno ha fatto una visita intellettualmente onesta a Porto San Paolo, Monte Petrosu, Costa Rei, dove le case vecchie si affollano e si soffocano con le nuove, dove dilagano giù dalle colline, dove decapitano le montagne, dove inquinano e offendono la natura? Questo è sviluppo?».
 Sono le requisitorie-verità di un osservatore senza feluca e con dna geneticamente nuragico, sulla scrivania i tre volumi del dizionario sardo del Wagner, il vocabolario italiano-gallurese. È proprietario di vigneto e oliveto a Monte Lughènte, davanti alla chiesa della Madonna di Castro con vista sul lago del Coghinas. È un signore riservato che di nome e cognome fa Mario Rosso, ha 60 anni, nato a Roma nel novembre del 1947 da papà di Berchidda (Andrea, sottufficiale della Finanza, caserma Macao) e da mamma di Oschiri (Francesca Lambroni, insegnante di matematica). Ha due figlie, Maria Laura e Maria Cristina, nate a Torino. La moglie? Di Oschiri, Gavina Coro. Il matrimonio? Celebrato nel gioiello romanico bianconero di Saccargia. Le vacanze? Sempre sotto il Limbara o tra le dune dorate di Scivu e Piscinas.
 
Mario Rosso era in Gallura due settimane fa in compagnia del cognato Quinto Musu di Villanova Truschedu. Insieme hanno controllato i filari ben allineati di vermentino e semidano e l’avvio della fioritura delle piante di rotonda bosana («che dà un olio di alto pregio»). Vita bucolica solo per svago. Quella professionale è intensamente vissuta nel mondo della Communication technology. Perché Mario Rosso, Cincinnato sardo-romano nel tempo libero, è soprattutto Mister News. È l’amministratore delegato e direttore generale dell’Ansa, cioè della principale agenzia italiana di informazione, 62 anni di attività (la prima notizia diramata è del 15 gennaio 1945), seicento giornalisti, duemila notizie al giorno in cinque lingue, trecento foto, quattromila clienti che in tutto il mondo - archiviate le telescriventi della preistoria - viaggiano tra fibre ottiche, satelliti, internet e telefoni cellulari. E poi trenta milioni di pagine viste sul sito, tre milioni di clienti serviti da Sms, 40mila notizie sfornate da 22 uffici regionali (Isola compresa). Ultima creatura griffata Rosso è AnsaMed, debutto davanti al Golfo degli Angeli, notiziario intermediterraneo di 150 notizie e servizi al giorno in lingua italiana, inglese e araba. Dice: «È il Mediterraneo una delle grandi occasioni per la Sardegna di domani, ma occorre lavorarci da oggi come mi sembra stia finalmente facendo la Regione».
 
Globetrotter come da tradizione familiare. Papà Andrea, casa padronale a Berchidda, rione Sant’Àlvara, con vista su Chiaramonti, si arruola nella Guardia di finanza e gira per l’Italia. A Roma conosce la moglie studentessa universitaria, matrimonio in una chiesa nella zona di Porta Pia. Dal Lazio al Piemonte, sempre con la divisa delle Fiamme Gialle. Anche Mario lascia la Capitale e si laurea in Filosofia teoretica a Torino discutendo la tesi su un pensatore tedesco, Edmund Rhussel, maestro di Martin Heidegger e Jean Paul Sartre. Il primo lavoro alla Fiat, scrivania alla direzione del personale e poi all’organizzazione di gruppo. Cominciano le tappe di una carriera in crescendo. Da Torino si trasferisce in Pennsylvania, a Pittsburg, lavora in un’industria che ha la sua sede in un grattacielo finto-gotico e produce vetri e vernici per l’edilizia americana. Torna in Italia e diventa capo del personale di Fiat Componenti, poi stesso incarico alla Rinascente. «Ma ogni estate vacanze sarde, all’oliveto di Oschiri almeno una volta al mese, negli intervalli fra Brasile e Australia». Nel 1992 - per sette anni filati - fa parte del vertice di New Holland, la società di trattori e macchine di movimento terra nata dalla fusione di Fiat Trattori e Ford. Rosso sale ancora nella scala gerarchica. Filosofo di formazione è ormai sociologo dei gruppi. È responsabile prima delle risorse umane Fiat, quindi della pianificazione strategica del gruppo torinese in Europa, Cina, India e Messico, ventimila leghe annuali sopra i cieli. Dal ’99 al 2001 dirige le risorse umane di Telecom Italia. Passa a Tiscali, ne diventa il vicepresidente, porta accanto a Renato Soru, dal dicembre 2002 responsabile delle divisioni Access&Applications, Tiscali Business and Media, Finance Administration&Control. Il passaggio alla comunicazione vera e propria arriva il primo maggio 2003 («mi hanno chiamato al telefonino mentre ero nella mia vigna di Luna Lughènte») quando diventa direttore generale e amministratore delegato dell’Ansa. Ufficio a Roma, terzo piano di via della Dataria, il Quirinale a cento metri. Un lavoro “entusiasmante”. Avvia la trasformazione e modernizzazione dell’Agenzia, nascono Ansalive, Ansalive Primo Piano, l’Ansa Outdoor tv (televisione per ambienti pubblici per le imprese e la pubblica amministrazione), il portale Ansa.It, Ansaweb news, Multimedia news Browser, il Mida (Multimedia Information Distribued Access) con informazioni testuali e multimediali.
 -The Economist e il New York Times hanno scritto che fra dieci anni non vedremo più un giornale su carta stampata.
 «I quartetti d’archi non sono finiti di esistere nel Settecento. Continuiamo a utilizzare ancora oggi viole e violini anche se abbiamo i cd. Non riesco a pensare a un futuro senza rotative e senza giornali su carta. Ciò non vuol dire che la rivoluzione nei mass media è prossima ventura».
 -Più precisamente?
 «Nell’informazione il cambiamento è epocale. L’informazione di base è diventata una commodity, ci sono moltissime fonti più o meno certificate, ci stiamo abituando all’autoinformazione, si chiami blog o pagina web. Parlo dell’Ansa. Prima dovevamo tirar fuori la notizia ed era vangelo. Oggi i segugi delle news sono tanti. L’esigenza principale è avere informazione di qualità con tanto di accreditamento. È cambiato radicalmente anche il mestiere del giornalista. I lettori e le aziende lo esigono più critico, più maturo, non solo un collettore di notizie di nera, giudiziaria o di politica. Oggi il giornalista deve essere un analista, un percettore critico dell’informazione, deve saper valutare. Il tutto misurandosi con altri competitors che di notizie su Internet ne sfornano gratis quanto i giornalisti. Occorre una mentalità in cui la notizia testuale è correlata a quella visuale. Servono capacità, professionalità nuove».
 -Parliamo di Italia, Paese che lei ha definito in declino.
 «Lascio da parte la classe politica, la tv, il mondo bancario, l’ambiente, la scuola. Ne parliamo tutti i giorni. Ragiono di altri due temi, entrambi terribili: la strage, la macellazione dei nostri giovani, a numeri e orrori crescenti ogni fine settimana, sulle nostre strade. Non c’è Eschilo moderno che riesca a inchiodare la criminale pazzia di sistema che sta dietro a questo flagello. E poi, certo meno sanguinosa, la serie di episodi di malascuola, arroganze, provocazioni, violenze, bullismi, cafoni e fieri di sé, autocelebrantisi, di “allievi” - diciamo così - incontrollabili, forse ineducabili, certo incompatibili con le condizioni elementari di adempimento della funzione essenziale della Scuola».
 -Quale riflessione lega questi due temi?
 «Protagonisti sono sempre i giovani, da un lato vittime, dall’altro colpevoli. Sono gli stessi giovani? Gli sbruffoni tracotanti che aggrediscono gli ormai indifesi professori - spesso spalleggiati da genitori degni di loro - sono quelli che continuano a rischiare la vita ogni sabato sera, intronati da discoteche ed ecstasy, impermeabili a appelli di istituzioni, associazioni, psicologi, politici più o meno distratti. E magari gli stessi che vedono per se stessi, come massimo ideale, un futuro di calciatore o di velina. Non c’è forse una catena che lega tutti gli elementi? Come si fa a ridurre le stragi del sabato sera se non si modificano i comportamenti, se non si introduce il rispetto delle regole? Come si fa a fare questo se non si ricostituisce il senso della legalità e della responsabilità civile?».
 -E il declino italiano?
 «Il problema, in un certo senso, è manageriale. Tutto è colpa di altri, mai di noi stessi. Semplificando: le vendite di un prodotto calano, il commerciale sostiene che il prodotto è troppo costoso, quindi è un problema di produzione o di acquisti. Qui si sostiene che il problema è la progettazione. Che a sua volta sosterrà: il problema è del marketing. A questo punto possiamo fare intervenire le strategie oppure la ricerca&sviluppo, oppure, a chiudere il cerchio, di nuovo il commerciale. Questa catena di irresponsabilità logora. Perciò la quasi totalità delle fasi di avvitamento si conclude con un disastro o con un cruento atterraggio di fortuna. In Italia quasi tutti gli anelli della catena sono marci: non ce n’è uno su cui ricominciare a ricostruire il sistema di funzionamento. Non abbiamo voluto vedere il guasto. Ciò sta succedendo al mondo dei giovani: scuola, genitori, media, politica, la religione o la chiesa, tutti falliscono, in progressivo peggioramento in un rimando distruttivo di colpevolizzazione reciproca».
 -Pessimismo a oltranza.
 «Ciò che succede ai giovani si ripercuote nel sistema Paese. Bisogna accettare verità scomode e avere la forza e l’onestà intellettuale di riconoscere il livello di guasto e corrosione di ognuno degli anelli della catena. Il caso Fiat - che ebbi modo di indicare pochi anni fa come uno dei più drammaticamente istruttivi esempi di distruzione manageriale di valore - può essere oggi, con Sergio Marchionne, un caso di riferimento, se non ancora un modello di successo completo. Dopo tanti errori e tanto servilismo, sono arrivate le competenze».
 -E in Sardegna?
 «Per la Sardegna oggi occorrono competenze: non mi sembra che siano in eccesso. La politica sarda non accetta innovazioni, svolte vere, mi pare molto brezheneviana come quella italiana. Nei vertici internazionali dettano legge i trentenni-quarantenni. In Italia siamo ancora tra settantenni e ottantenni. Anche in Sardegna non c’è ricambio, detta legge lo status quo. Occorre reagire».
 -La prossima visita a Monte Lughente?
 «La settimana prossima. Tornerò da Quinto Musu che cura i filari di vite e di olivi con competenza. E con tecnologie moderne. Lui accetta su connottu ma guarda al futuro».
 -Un segnale di ottimismo?
 «La Sardegna ha una possibilità - forse unica in Europa - di essere un modello di nuova politica. Ma il cambiamento non può essere sostenuto - l’ho detto prima - da un intellettualismo mediocre che sostiene lo status quo. La possibilità di cambiare c‘è. Anche presto». 

1 – Il Sardegna
Culture – pagina 38
Studenti e non solo
La parola alle tecnoscienze
L’università di Cagliari organizza la XVII edizione Settimana della Cultura scientifica e tecnologica: una full
immersion in dibattiti, laboratori e mostre tra il capoluogo e la cittadella di Monserrato.
di Anna Brotzu
L’affascinante confronto tra “La natura e la civiltà delle macchine” ispira la XVII edizione Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica, organizzata dall’Università degli Studi di Cagliari in collaborazione con la Camera di Commercio, con un fitto calendario di conferenze, incontri, dibattiti, laboratori, spettacoli e mostre tra il capoluogo e la cittadella di Monserrato, che culminerà domenica nella visita al cantiere del Sardinia Radio Telescope per l’Open Day, tra “Natura e Higt-Tech nel Gerrei”. Ad inaugurare la manifestazione, incentrata sul tema complesso della valorizzazione delle risorse in funzione di uno sviluppo integrato e sostenibile attraverso l’individuazione di “Nuove forme di collaborazione tra università, ricerca e territorio”, sarà stamattina dalle 9, dopo i saluti dei rettori dei due atenei isolani, la tavola rotonda su “Innovazione e sviluppo del t erritorio ” in programma nell’aula magna della Facoltà di Ingegneria. LA DISCUSSIONE sui finanziamenti e il sostegno alla ricerca scientifica proseguirà idealmente nel pomeriggio con l’analisi del circolo virtuoso dell’interazione tra l’università e il mondo delle imprese, la pubblica amministrazione e le iniziative del terzo settore, secondo i principi di un’e co nomia etica. Una mattinata tra medicina e numeri, domani dalle 10 nella Sala Congressi del Padiglione E1 della Fiera di Cagliari, con le conferenze su “La scoperta della circolazione del sangue e del cuore come macchina” e la “Matematica come modello della natura, ma non solo. Viaggio attraverso le forme”, lascerà il posto ai molteplici risvolti culturali della “Storia della civiltà delle macchine” nell’appuntamento alla Cittadella dei Musei (dalle 16.30). Si parlerà invece di scienza e ambiente, tra “Inquinamento e biorisanamento” nella tavola rotonda in programma mercoledì alle 9 nella Sala Congressi della Fiera, mentre nel pomeriggio nell’aula magna della Facoltà di Lingue i riflettori saranno puntati sul binomio “Energia e ambiente”, su cui si gioca il futuro del pianeta. I CONFINI della robotica nel rapporto tra “Tecnologia e comportamento umano” saranno al centro dell’incontro di giovedì alle 10 nell’aula magna del Polo Umanistico di Sa Duchessa, mentre nel pomeriggio la Cittadella di Monserrato ospiterà “Il secondo principio della termodinamica e poi il terzo….e poi….l’entropia!” del Teatro del Sale e le riflessioni su “Cosa resta dell’insegnamento scientifico? Perché?”, e venerdì nell’aula magna di Ingegneria spazio alla “La civiltà delle macchine intelligenti ” tra giochi e gare di Web- Crow (cruciverba) in un’appassionante sfida uomo-macchina. Venerdì e sabato mattina al Liceo Siotto in viale Trieste a Cagliari si svolgerà il convegno “Dimmi come parli… In d a gi ne sulla condizione e gli usi linguistici giovanili in Sardegna”, sabato pomeriggio una visita guidata ai raffinati strumenti diagnostici della Cittadella di Monserrato e domenica uno sguardo al futuro, e alle stelle, con l’Open Day presso il Sardinia Radio Telescope. ■
 
Il dato
In diretta web tv
■■ Il primo appuntamento della Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica sarà visibile online in diretta web tv (informazioni e link sul sito www.unica.it), in una simbolica apertura verso uno dei maggiori, e “democratici” strumenti della divulgazione scientifica, quella realtà virtuale che offre innumerevoli possibilità alla ricerca, dalle simulazioni alle operazioni a distanza. Il tema della manifestazione, “La natura e la civiltà delle macchine”, postula l’attenzione e il rispetto verso l’ambiente e un progresso “equo e sostenibile” in segno di vera civiltà.

Questionnaire and social

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