Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 May 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 9 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina Pagina 1
Concorsi e cronache giudiziarie
All’Università serve un’altra riforma
di Gaetano Di Chiara
L’Università è percorsa da una crisi profonda le cui conseguenze sono ormai materia di cronaca, spesso giudiziaria. Ogni giorno leggiamo notizie di inchieste su concorsi a professore universitario, frutto di scambi del tipo ’’io faccio vincere il tuo candidato nel mio concorso se tu fai vincere il mio candidato nel tuo concorso’’ intendendo per ’’mio’’ e ’’tuo’’ quel concorso dove ’’io’’ e ’’tu’’ siamo commissari locali. Questi scambi sono il risultato di una riforma perversa, quella Berlinguer, che elevava a tre i vincitori dei concorsi e consentiva all’Università che bandiva il concorso di nominare uno dei componenti la commissione, il "commissario locale". Questa modalità concorsuale avrebbe dovuto consentire alle Università di scegliere per il meglio in base alle proprie esigenze didattiche e scientifiche. Di fatto si tradusse nella proliferazione dei concorsi e nella promozione di candidati il cui merito principale, se non l’unico, era quello di essere stati ’educati’ nell’Università che bandiva il concorso. Ai figli dei commissari locali l’onere e l’onore di vincere in altra sede, lontana da quella dell’illustre genitore, con l’impegno di essere presto richiamati. Come mai negli Usa un meccanismo analogo seleziona i vincitori sulla base di criteri di qualità piuttosto che di potere personale? Dove sta il difetto? Nell’autoreferenzialità, il tarlo che sta riducendo in polvere l’Università italiana. L’autoreferenzialità è il risultato della degenerazione del principio di autonomia, per cui ogni Università deve poter scegliere liberamente non solo i propri corsi e professori ma anche i propri organi di governo e persino le leggi che regolano il suo funzionamento. Per il principio di autonomia chi governa l’Università, Rettori in testa, non deve rendere conto allo Stato o a un organismo terzo in grado di valutarne l’operato, ma solo ai suoi elettori, pari tra pari. Il risultato di questa anomalia è sotto gli occhi di tutti: Rettori che modificano lo Statuto convinti che la loro carica non possa sopravvivere a se stessi, cattedratici che ricostituiscono nel Dipartimento il focolare domestico. Non sarà male per l’Università se la durata del mandato degli organi governo fosse fissata da una legge uguale per tutte le sedi. E non sarà che per il bene dell’Università se i finanziamenti statali fossero attributi sulla base di criteri internazionali di qualità e non del parere soggettivo di una commissione. Solo così potrà spezzarsi il circolo vizioso dell’autoreferenzialità e crearsi quel circolo virtuoso che renderà vantaggiosa per l’ Università una scelta di qualità piuttosto che di potere personale.
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 16
Sabato lo Skin cancer day
Tumori alla pelle, prevenzione con visite gratuite
Evitare l’eccessiva esposizione al sole, ma soprattutto riconoscere e curare le precancerosi significa prevenire la maggior parte dei carcinomi alla pelle. Sabato in tutta Italia si celebrerà la settima giornata nazionale dedicata alla prevenzione dei tumori cutanei e, in particolare, del melanoma. Organizzato dai medici dell’Associazione dermatologi ospedalieri italiani (Adoi) e della Società italiana di dermatologia medica e chirurgica, lo "Skin cancer day" permetterà visite gratuite e screening per individuare la presenza di segnali sospetti nella pelle. La visita permetterà, comunque, di escludere la presenza delle forme tumorali più frequenti, che rappresentano circa un terzo dei tumori diagnosticati. Due i centri che, in città, garantiranno le visite: la Clinica dermatologica al San Giovanni di Dio e il reparto di dermatologia del Businco. Hanno aderito all’iniziativa anche gli specialisti della Divisione di dermatologia del San Francesco di Nuoro. In tutti i casi sarà necessaria la prenotazione telefonica. Ogni anno, il tumore alla pelle colpisce circa 65 mila persone (135 nuovi casi ogni 100 mila abitanti). I carcinomi e i melanomi, alcune delle patologie più diffuse, compaiono quasi esclusivamente nelle persone sopra i 60 anni, in particolare nelle parti del corpo più esposte al sole. Per questo i medici consigliano di evitare un’eccessiva esposizione, proteggendosi in modo adeguato per prevenire la comparsa di macchie e l’insorgenza dei carcinomi. Per curarli è necessaria un’asportazione chirurgica radicale, anche se in rari casi è possibile intervenire con la radioterapia. Più giovani, invece, sono i pazienti colpiti dai melanomi: in prevalenza persone tra i 40 e i 60 anni. Necessario, dunque, fare attenzione ai segnali d’allarme: comparsa di nuove lesioni di colore marrone scuro che si ingrandiscono rapidamente, oppure che cambiano velocemente forma e colore. Per questo motivo, in molti casi, è consigliata l’asportazione in assoluta sicurezza di un neo considerato a rischio. Per prenotare le visite dermatologiche in occasione dello Skin cancer day è necessario telefonare alla Clinica dermatologica dell’Università (070/6092326) o dell’ospedale Oncologico (070/6095151), mentre la dermatologia del San Francesco di Nuoro risponderà al numero 0784/240351.
Francesco Pinna (Unioneonline)
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 17
Policlinico. Il piano di reinserimento resta al palo
L’ira dei precari: «Sul lavoro trattati come scarpe vecchie»
I precari del Policlinico si sono mossi in corteo e hanno raggiunto il palazzo del Consiglio regionale. Il vertice con gli amministratori purtroppo è andato a vuoto. Prosegue lo sciopero della fame
Incatenati davanti al palazzo del Consiglio regionale per chiedere un lavoro. I precari del Policlinico di Monserrato non immaginavano di dovere rimettere le catene al collo per denunciare la mancata attuazione di quanto promesso dalla Regione. Beffati Pronti per il reinserimento a lavoro hanno avuto invece l’amara sorpresa. «Bisogna aver lavorato almeno 36 mesi in 5 anni, a retrocedere dal dicembre 2006, per essere assunti», ha detto Andrea Piras, uno dei precari. «Ma con questo intendono 36 mesi passati a lavoro in una pubblica amministrazione. Noi invece come interinali siamo tagliati fuori». Molti di loro hanno anche 15 anni di lavoro alle spalle, sempre nel settore ospedaliero. Ma non servono. «Avremmo dovuto essere assunti grazie al cambio dell’emendamento sulla stabilizzazione del personale previsto dalla finanziaria regionale - ha spiegato Gianfranco Angioni, del comitato spontaneo "Facciamoci sentire insieme" e delegato Cisal Università -. Era tutto pronto per l’inizio dei corsi di formazione, invece ora ci ritroviamo disoccupati». Formazione Per tutta la mattina hanno presidiato l’ingresso del Palazzo, impedendo l’ingresso dei consiglieri. «Siamo disperati - raccontano i precari - e ora oltre il danno la beffa. Ci troveremo a competere con il personale qualificato Oss che attualmente gli ospedali stanno assumendo attraverso le agenzie interinali». Roberto Congiu e Francesco Locci, da anni al Policlinico, non hanno dubbi: «Le agenzie interinali daranno sì lavoro ma tutti, ma chi si è impegnato in questi anni viene trattato come scarpe che non servono più». Respinti I precari stanno accanto ai pazienti, seguono tutte le loro esigenze di malati. Sono loro ad occuparsi del riordino delle stanze, di distribuire i pasti. Dopo urla e proteste, il presidente Soru ha chiesto di incontrarli ma solo di sera nella sede di viale Trento. In corteo E allora i precari hanno percorso le strade della città. «Chiediamo sia stilata una graduatoria per l’immediato inserimento nel lavoro», urlano. Ad incontrarli, intorno alle 17, è l’assessore regionale al Lavoro Maddalena Salerno che ha parlato di una «stabilizzazione appena si sbloccherà la Finanziaria». Ma i precari vogliono la firma sull’emendamento già approvato e mai attuato e continuano la protesta: notte e giorno davanti al palazzo di viale Trento e sciopero della fame e della sete ad oltranza.
Beatrice Saddi
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Oristano Pagina 15
Confagricoltura. Oggi l’inaugurazione della sede
Al via un piano di rilancio delle colture energetiche
Gli agricoltori oristanesi dell’Unione hanno una nuova casa: in via Battista Casu, all’ingresso della città. In uno stabile colorato, dove da qualche settimana sventola la bandiera della Confagricoltura. La nuova struttura dell’associazione sarà inaugurata stasera, alle 19.30, alla presenza del presidente nazionale, Federico Vecchioni, e del direttore generale Vito Bianco. Per l’occasione, l’Unione provinciale agricoltori ha organizzato anche un interessante convegno, che si svolgerà domani mattina alle 10 nel centro «Nostra Signora del Rimedio» a Donigala. Si parlerà delle colture energetiche come nuova prospettiva per le imprese agricole della zona: interverranno docenti universitari, esperti agronomi e l’assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Foddis. «Le colture energetiche potrebbero essere una vera e propria opportunità per i coltivatori oristanesi - ha commentato il presidente dell’Unione agricoltori Antonio Vittorio Sanna - Negli ultimi anni infatti nei campi non si producono più molti dei prodotti che prima facevano da traino e la colza, per esempio, potrebbe aiutare le aziende nel rilancio. I nuovi tipi di coltivazione potrebbero servire anche a recuperare parte dei campi che da diversi anni non vengono più sfruttati. Bisogna però studiare attentamente la redditività di questi progetti innovativi». L’Unione è nata a Oristano nel 1972: allora le aziende associate erano solo 86, mentre oggi sono 1874. Il 70 per cento degli iscritti sono coltivatori diretti, mentre le aziende associate sono 280 e denunciano all’Inps poco meno di 45 mila giornate lavorative all’anno. (n. p.)
 
5 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 50
la sardegna a francoforte
Conferenze e letture Scrittori e studiosi sardi sbarcano a Francoforte per parlare di "Nuove tendenze letterarie in Sardegna", simposio promosso dall’associazione italo-tedesca Deutsche Italienische Vereinigung e dall’assessorato alla Cultura della Provincia di Cagliari, in collaborazione con l’Università di Francoforte, in programma domani e dopodomani. Il 5 Cristina Lavinio dell’Università di Cagliari parlerà su "Articolazioni della Sardegna narrata", Giulio Angioni su "Il vecchio e il nuovo nella letteratura sarda di oggi"; "Esperienze di una giovane scrittrice" è il tema dell’incontro con Milena Agus, Friedrich Wolfzettel dell’Università di Francoforte parlerà su "Fra tradizione e modernità: la dialettica nel romanzo di formazione di Gavino Ledda". Luciano Marrocu parlerà dell’identità sarda e della tradizione letteraria, Marinella Lorinczi dell’Università di Cagliari e Simonetta Sanna (Sassari) interverranno su "Romanzo nella lingua" e "Pescando nel passato e sparando sul futuro". "Scrivere da lontano" l’incontro con Salvatore Mannuzzu. Rudolf Behrens, Università di Bochum, parlerà di "Topografia del desiderio, figure dello svanire: i romanzi nordici di Nicola Lecca".
 
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 16
Documentario 1950, le due giornate del popolo sardo
Documentario dedicato al Congresso del popolo sardo questo pomeriggio alle 16 nell’aula magna della facoltà di Lettere. Realizzato dai giornalisti Giosi Moccia e Luigi Pambira con l’introduzione degli storici Claudio Natoli e Giannarita Mele, l’Università si propone con il documentario di approfondire uno dei momenti più fecondi della storia contemporanea della Sardegna. Ci sono soprattutto le testimonianze dei protagonisti che contribuirono, con l’occupazione delle terre e l’organizzazione delle due giornate del Congresso di Cagliari del maggio 1950, a sollevare l’attenzione su un progetto politico basato sulla valorizzazione delle risorse economiche di cui si disponeva: agricoltura, pastorizia, miniere e turismo. (b. s.)  

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Cultura e Spettacoli
Antonio Gramsci e la Sardegna Quel rapporto mai interrotto 
Già un anno dopo la morte Velio Spano metteva in evidenza la grande importanza nel suo pensiero della formazione nell’isola 
Pubblichiamo l’intervento dello storico Manlio Brigaglia al convegno internazionale in corso a Cagliari su Gramsci
di Manlio Brigaglia
«Gramsci sardo». Già a un anno dalla morte, nell’aprile 1938, quando il Partito comunista d’Italia pubblicò (in Francia, naturalmente) un libretto per ricordare il suo leader, Velio Spano scrisse un articolo intitolato “Gramsci sardo”. In quel momento, Spano aveva rapporti molto sporadici con la Sardegna, né s’era mai fatto un vanto (se mai, poi, lo fece in seguito) del suo essere sardo. Da quel saggio lontano, in realtà, deriva gran parte dell’attenzione che fu poi dedicata all’influenza, sul carattere e la stessa vita di Nino Gramsci, della sua nascita sarda. A distanza di trent’anni, poi, su quella prima intuizione di Spano tornò Peppino Fiori, portando in primo piano, nella sua esemplare “Vita di Antonio Gramsci”, il mondo sardo in cui il leader comunista si era formato: tanto il mondo del piccolo paese in cui era cresciuto (Ghilarza e, a voler allargare, qualche altro paese del Barigadu) quanto il mondo della città in cui aveva fatto il Liceo con buoni maestri e intelligenti compagni e quanto, infine, il mondo intero dell’isola con i suoi problemi, quelle crisi, quel desiderio di rivolta contro lo sfruttamento capitalistico che spinse anche Gramsci a far sua l’idea pre-sardista (e in qualche misura perfino iper-sardista) dell’“A mare i continentali”. A questa consacrazione dei debiti di Gramsci con la Sardegna (lasciando da parte, per ora, quelli della Sardegna per Gramsci) ha poi messo un punto fermo Guido Melis con la sua antologia del 1975, “Antonio Gramsci e la questione sarda”: e se è lecito aggiungere una nota che riguarda direttamente questo giornale, ricorderò che nella “Bilioteca della Nuova Sardegna” di due-tre anni fa tutti gli accenni di Gramsci al paese natale, alla famiglia, all’isola e ai suoi problemi contenuti e talvolta anche dispersi nelle “Lettere dal carcere” furono raccolti in un volume cui fu dato il titolo di “Lettere a casa”. Lì c’è tutto quello che Peppino Fiori, in un articolo, chiamò “L’universo degli affetti” di Gramsci. Già dai primi mesi a Torino, dove era andato nel 1911 per frequentare l’Università, Gramsci parlava, con la gente di casa (in particolare con la sorella Teresina), di cose sarde. Aveva per professore di glottologia Matteo Giulio Bartoli, e Bartoli gli aveva dato da fare, con ogni probabilità, una esercitazione sul lessico sardo; e altre domande gli aveva messo, cui Gramsci rispondeva facendosi aiutare da queli che, stando a Ghilarza, più erano a contatto con il mondo paesano e più avevano frequentazione della lingua sarda. Lingua che era, naturalmente, quella di Ghilarza, ma con frequenti richiami tanto al campidanese classico (dal carcere chiederà che gli mandino “la scomuniga di Predi Antiogu a su populu de Masuddas”) quanto la logudorese in cui erano scritte molte delle poesie, stampate su fogli volanti venduti nelle feste, che anche lui aveva conosciuto. Lo ricorda in una lettera dal carcere: «Quando ti capita - scrive alla mamma - mandami qualcheduna delle canzoni sarde che cantano per le strade i discendenti di Pirisi Pirione di Bolotana e se fanno, per qualche festa, le gare poetiche, scrivimi quali temi vengono cantati». In realtà, è soprattutto nei primi anni del carcere che la nostalgia di casa è anche nostalgia del paese e delle sue figure: da quelle divenute poco meno che classiche di donna Bisodia e di Tia Alene alle figurine di quel lontano presepio che era ormai diventata Ghilarza. «Poiché ho tanto tempo da perdere - scrive a un certo punto, nel giugno del 1927 -, voglio comporre un poema dove farò entrare tutti gli illustri personaggi che ho conosciuto da bambino: tiu Remundu Gana con Ganosu e Ganolla, maistru Andriolu e tiu Millanu, tiu Micheli Bobboi, tiu Iscorza alluttu, Pippetto, Corroncu, Santu Jacu zilighertari ecc.» E insiste: «Tiu Iscorza alluttu, come pudicamente diceva zia Grazia». Sarà un poema da recitare ai bambini, che non credono più nelle favole come un tempo ci credevano Nino e le sorelle, come scrive alla mamma: «Ti ricordi quella mendicante di Mogoro che ci aveva promesso di venirci a prendere con due cavalli bianchi e due cavalli neri per andare a scoprire il tesoro difeso dalla musca maghedda e che noi l’abbiamo attesa per mesi e mesi?». La gente del paese torna continuamente in queste prime lettere. «Mi dispace che sia morta zia Nina Corrias (era una parente della madre). Povera donna. Credo che fosse molto brava, nonostante qualche sua innocente posa di superiorità continentale. E poi, ha certamente contribuito a svecchiare un pò l’ambiente di Ghilarza, senza paura di urtare pregiudizi, istituzioni e persone. Ti ricordi il primo circolo femminile da lei propugnato? E quando fece seppellire civilmente il suo fratello censore? Che scandali, che brusii!». E aggiunge: «Queste notizie del paese, mi interessano molto». Questo ricordo dell’isola va nutrito con le letture d’un tempo. Come quelle dei libri - ricorda dal carcere - che nel 1913 aveva comprato a Torino, «uno stock di libri sulla Sardegna della biblioteca di un marchese di Boyl, i cui eredi si erano disfatti dei libri di argomento sardo». Lui li aveva portati a Ghilarza quando c’era andato in vacanza, e ora li chiede: «Il libro del generale Lamarmora sui viaggi in Sardegna» («è scritto in francese», precisa) e «le storie del barone Mannu». «Avevo un grosso volume rilegato (molto grosso, del peso di almeno 10 kili) con la raccolta di tutte le carte d’Arborea, ma non ricordo se l’avevo portato». E ancora: «Un volumetto che invece ci deve essere è dell’ingegnere Marchese, “Con Quintino Sella in Sardegna”». E infine: «Dì a Carlo se gli capita di comprare qualche numero della rivista Il Nuraghe che me lo mandi dopo averlo letto». Lamarmora, Manno, il librone (magari meno di 10 chili) che Pietro Martini aveva dedicato alle”sue” Carte d’Arborea, il delizioso libriccino di Eugenio Marchese (Sella aveva fatto il perimetro dell’isola a cavallo, visitando in 18 giorni quasi tutti i siti minerari, poco meno che un record), la rivista “sardista” di Carta Raspi: insomma, il kit di sopravvivenza di un sardo triplice e quadruplice provinciale quando salta il fosso e va a vivere in Continente. Le lettere di questo primo periodo - praticamente dall’arresto, nel 1926, alla condanna, nel 1928 - sono gremite di ricordi e richiami alla Sardegna: e domande, curiosità: sul “nuovo corso” - così credeva Gramsci, e dopo di lui tanti altri ogni tanto ci hanno creduto - del banditismo sardo, sull’avvenutra sardofascista di Paolo Pili. Col passare del tempo, restano i ricordi di un’infanzia favolosa, magari da raccontare a Delio e Giuliano, quando saranno un pò più grandi: quella del misterioso animale detto “su Scurzone”, che Gramsci aveva visto ma che il professore di Santu Lussurgiu considerava poco meno che una leggenda popolare. Ma le urgenze della salute, la difficile esistenza carceraria, la sostanziale rottura con l’esecutivo del partito sulla teoria staliniana del socialfascismo, l’isolamento in cui lo tengono gli stessi compagni, l’ambiguo rapporto con la cognata Tatiana e quello più drammatico con la moglie Giulia, tutto concorre ad allentare in lui se non la memoria della famiglia, sempre profondamente presente, quella del paese e dell’isola: quando muore, Gramsci ne manca sostanzialmente ventisei anni, anche se fino al 1924 ci ha fatto (non spesso) un veloce salto. “Gramsci sardo” non è un’invenzione di Velio Spano. Peppino Fiori ha dimostrato quale duro strato di formazione Gramsci avesse portato con sé partendo dall’isola: primo fra tutti il senso dello sfruttamento capitalistico (Togliatti ricorda un esercizio comune in cui si era calcolatao quanto di ricchezza isolana lo Stato italiano avesse succhiato dall’unità in poi) e la certezza della necessità della rivoluzione per risolvere (anche) “la questione sarda”. E’ il discorso che andrà a fare fra i soldati della “Sassari”, quando saranno mandati a Torino, nell’immediato dopoguerra, in funzione di polizia antioperaia.
 Ma di Gramsci è sarda anche la incredibile capacità di resistenza (“Corrias, corriazzu” dice di sé scherzando sul cognome della famiglia materna), la coerenza e perfino la durezza del carattera. Dice alla madre: «Ero un combattente che non ha avuto fortuna nella lotta immediata, e i combattenti non possono e non debbono essere compianti». «Ci vorrà pazienza, e io di pazienza ne posseggo a tonnellate, a vagoni, a case (ti ricordi come diceva Carlo quando era piccino e mangiava qualche dolce saporito? “Ne vorrei cento case”: io di pazenza ne ho kentu domus e prus». C’era tanto da imparare, dalla sua voce. E ce n’è ancora tanto dalle sue parole.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Nuoro
Gavoi ricorda il suo grande poeta 
Le opere di Raimondo Manelli rilette in pubblico dagli studenti 
GAVOI. Un’intera giornata, sabato prossimo, dedicata al poeta Raimondo Manelli. Saranno i giovani a ricordarlo con letture, filmati e rappresentazioni teatrali. Perchè Manelli è un personaggio che si trova già nei libri, in particolare nei testi scolastici. Testi che gli scolari delle elementari e medie, ma anche gli studenti dell’Istituto superiore Carmelo Floris hanno letto per riproporli ora al pubblico.
 A nove anni era il campanaro della torre della chiesa parrocchiale di San Gavino di Gavoi. Poi Raimondo Manelli, nato nel 1916, è diventato maestro elementare, professore, preside, poeta, scrittore. Ed è entrato nella storia della letteratura italiana. Come poeta. Le sue poesie sono studiate a memoria nelle scuole. E fanno parte delle antologie che raccolgono gli scritti da studiare. Versi di un poeta del 1900. Come Sebastiano Satta. Infatti anche le opere di Raimondo Manelli fanno già parte dei programmi scolastici. Soprattutto le poesie: versi armonici che parlano del suo “Villaggio”, della “Strada dei poveri”, dove lui abitava, figlio di Sisinnio, che trasportava la legna sull’asinello e la vendeva ogni giorno per vivere. Non certo per tenere agli studi Raimondo, che ha dovuto frequentare il seminario, dove la scuola dispensava dalla retta mensile. A Fiuggi, così lontano da casa, dove, sorpreso a scrivere versi, durante il corso di noviziato, venne espulso, non ritenuto idoneo alla vita religiosa. Per proseguire gli studi dovette integrare le sovvenzioni insufficienti della famiglia con l’attività di studente lavoratore.
 Laurea in materie letterarie a Cagliari nel 1940, si sposa nel 1943, torna a Gavoi come sfollato antifascistra sotto il governo Badoglio. Poi docente e poeta. È morto un anno fa. In silenzio come si dice sempre per i grandi che non sono mai entrati nelle cronache mondane. Come Raimondo Manelli che aveva molti amici, ma che non ha mai fatto parlare di sè.
 Ora però, dopo un anno dalla sua morte, verrà celebrato ufficialmente a Gavoi, nel suo paese natale, dove tutti lo conoscevano per i suoi soggiorni estivi, vacanze al lago di Gusana, con passeggiate serali nella via Roma, a Gavoi. È scomparso senza i clamori della stampa e della televisione. Ma sabato prossimo, a Gavoi, si parlerà solo di lui. Dalla mattina alla sera. Sarà una manifestazione che coinvolgerà soprattutto gli scolari e gli studenti. Dopo la morte di Raimondo Manelli, infatti, nelle scuole sono state effettuate ricerche e approfondimenti sulle sue opere. Con iniziative che il Comune ha fatto proprie organizzando la giornata del ricordo del poeta più famoso del paese.
 Le celebrazioni avranno inizio alle 10,15 presso l’auditorium dell’Istituto superiore Carmelo Floris, dove la professoressa Elia Anna Sanna presenterà le ricerche e gli approfondimenti sulle sue opere, le produzioni e le interpetrazioni dei poeti in erba: scolari delle scuole elementari. Verrà anche proiettato il cortometraggio “Sul filo della memoria”, realizzato dagli studenti della scuola media e altre immagini e filmati che ricordano il poeta Raimondo Manelli, a cura di Pier Gavino Sedda.
 Nel pomeriggio a partire dalle 17,30, nella sala consiliare, si terrà la cerimonia ufficiale del ricordo del poeta con i saluti del sindaco, Salvatore Lai, dell’assessore alla cultura Christophe Thibaudeau e l’intervento di Pasquale Maoddi su “Il poeta e la sua opera”; di Giancarlo Buffa: “Testimonianza di una amicizia”, di Anna Maria Baldussi, della casa editrice Aipsa di Cagliari e di Pier Gavino Sedda che ricorderà “l’amico” com immagini e documenti. Sarà presente anche la figlia del poeta Silvana Manelli. La giornata si concluderà, nell’auditorium dell’Iis, con la rappresentazione teatrale degli studenti della scuola superiore, i quali con la regia di Giuseppe Sechi, dell’associazione Rediquadri, metteranno in scena “L’isola è una conchiglia”, uno dei tanti libri di poesie di Manelli.
 
3 – La Nuova Sardegna
Provincia di Sassari Pagina 43
Sassari
Pazienti in rivolta: blitz dei Nas nella clinica
Corsie al setaccio nelle cliniche di Sassari. Un sopralluogo dei Nas, nucleo antisofisticazione dei Carabinieri, nel reparto di Patologia medica del primo padiglione delle cliniche universitarie di Viale San Pietro, ieri mattina ha evidenziato che l’igiene in corsia non è certo al primo posto. Dalle prime ore di questa mattina, l’ispezione dei militari è ripresa, non solo nella clinica di viale San Pietro, ma anche in altre strutture cittadine. A far scattare l’operazione al quarto piano dell’edificio sono state le segnalazioni dei pazienti che hanno raccolto le firme in un documento denuncia: escrementi di roditori nel bagno delle donne, polvere e sporcizia nelle camere e nei corridoi, spazi ridotti per le visite. A fare da cornice alla situazione denunciata dai pazienti, una struttura fatiscente nella quale ieri mattina i carabinieri dei Nas, coordinati dal luogotenente Felice Santilli, hanno accertato molte irregolarità. Ad arricchire la relazione sull’ispezione dei militari, oltre a quanto già segnalato nel documento sottoscritto da 26 persone, anche la mancanza di acqua calda e l’uso di macchinari ormai vecchi. Tra le cause delle condizioni nelle quali i pazienti sono costretti a vivere, ci sarebbero anche i problemi interni alle ditte che gestiscono il servizio di pulizia delle strutture sanitarie della Asl n°1. Nei giorni scorsi un agenzia interinale è subentrata all’Arial, la cooperativa che ha gestito il servizio fino a poche settimane fa, quando la direzione sanitaria ha deciso di revocarle l’incarico a causa dei continui problemi con la situazione contributiva dei dipendenti. Nei prossimi giorni sul tavolo della Procura di Sassari arriverà la relazione relativa all’ispezione effettuata ieri mattina, ma anche alle altre già in programma. Verranno valutate eventuali responsabilità penali nei confronti del gestore del servizio di pulizia. I problemi legati alla mancanza di igiene nella clinica erano già stati segnalati alla direzione sanitaria, ma nulla era cambiato. (m.c.)
 
 
 
 
 
 
 

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