Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 May 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 11 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Università, è pace col rettore
a pagina19
 
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Università. Nel lungo incontro di ieri i direttori hanno avuto anche garanzie sui fondi
Dipartimenti, mea culpa di Mistretta
Domani la firma del rettore: riconosciuti i Centri di ricerca
Maria Del Zompo avrà la delega del rettore nei rapporti con i capi dipartimento
Un decreto del rettore riconoscerà finalmente il collegio dei direttori di dipartimento come organismo dell’Università. La firma che ufficializzerà di fatto il ruolo, con funzioni consultive, dell’assemblea che riunisce i 44 centri della ricerca nell’università di Cagliari, arriverà domani. il successo Dall’incontro di ieri in rettorato (iniziato puntualmente alle 16,30, alla presenza anche del pro rettore Maria Del Zompo, e durato più di tre ore) i dipartimenti (rappresentati dai docenti Nicoletta Dessì, Walter Fratta, Francesco Casula, Sergio Natoli, Antonello Sanna e Francesco Mola) escono vittoriosi. Dopo aver incassato le scuse di Pasquale Mistretta per aver trascurato un po’ troppo i centri di ricerca, hanno avuto altre importanti rassicurazioni: rappresentanza negli organismi direzionali (senato accademico e consiglio d’amministrazione), l’incremento dei fondi per la ricerca nel bilancio 2008 e la delega al pro rettore Maria Del Zompo a mantenere i rapporti con il collegio. soddisfatti«Siamo soddisfatti - hanno commentato all’uscita dal rettore Fratta e Dessì - perché dopo più di un anno saremo riconosciuti ufficialmente come organismo e potremo far valere le nostre posizioni. Fino a oggi infatti tutte le decisioni ci venivano calate dall’alto senza poter dire niente». L’incontro si è aperto con le scuse del rettore: «Ha ammesso - hanno aggiunto i rappresentanti dei direttori di dipartimento - di essere stato un po’ disattento anche perché, e questo è vero, è stato assorbito con la nascita dell’Azienda mista. Poi ci ha dato le rassicurazioni che aspettavamo». Il tutto è avvenuto a tre giorni dall’animata assemblea con tutti i responsabili dei dipartimenti stanchi di essere dimenticati. il decreto Il primo atto ufficiale annunciato da Mistretta è un suo decreto, che verrà pubblicato già domani: istituisce di fatto il collegio dei direttori di dipartimento con funzioni consultive. «Senza questo passaggio - hanno spiegato Fratta e Dessì - non potevamo chiedere di essere rappresentanti in senato accademico e cda». Anche su questo aspetto il rettore ha annunciato che l’argomento verrà portato nella seduta in programma tra due settimane. Finanziamenti La lunga serata è proseguita con altre importanti prese di posizione di Mistretta. «Nei limiti del bilancio d’Ateneo - hanno evidenziato i due rappresentanti - ci sarà un incremento dei fondi destinati ai dipartimenti. Non per quest’anno, perché il documento economico universitario è già stato predisposto, ma per il 2008». Importante anche un’altra comunicazione data da Mistretta che ha annunciato lo stanziamento da parte del ministero dell’Università di somme destinate a nuovi posti di ricercatore. il delegato Per evitare che dopo il produttivo confronto di ieri passino troppi mesi prima di un nuovo faccia a faccia con il rettore, Mistretta ha nominato il pro rettore Del Zompo sua delegata nei rapporti con i capi dipartimento. «Questo ci permetterà di essere spesso in contatto con il rettorato», hanno commentato i due rappresentanti che, insieme agli altri quattro componenti del direttivo, incontreranno a breve gli altri colleghi per riferire le importanti novità emerse dal confronto con Mistretta la protesta Con ieri dunque si è per ora posta la parola fine allo scontro tra i dipartimenti e il rettore, cresciuto d’intensità negli ultimi mesi per il silenzio che arrivava dalle stanze del potere dell’Ateneo cagliaritano. Non erano servite neanche le lettere firmate da tutti i 44 responsabili dei centri di ricerca inviate a Mistretta. In una i docenti arrivavano anche a minacciare le dimissioni in blocco. il rettore E dopo il lungo incontro anche Mistretta si è detto soddisfatto: «A volte sono trascurato perché tirato da centomila cose. Mi dispiace aver dato l’impressione di non curarmi dei dipartimenti. Ora cercheremo di recuperare il tempo perso. A breve con un decreto sarà formalizzato il riconoscimento del collegio, per stabilire un rapporto continuo sulla ricerca scientifica. Ho preso l’impegno di confermare i fondi stanziati lo scorso anno. C’è anche da dire che bisognerà valutare meglio costi e produzione di tutti i dipartimenti, incentivando chi chiude con un rapporto positivo e prendendo provvedimenti nell’altro caso». Il rettore ha chiuso anche con una precisazione sulla sicurezza degli edifici dell’Università: «Molti locali sono stati rimessi a norma. Per completare il quadro servirebbero valanghe di milioni di euro».
Matteo Vercelli
 
2 – L’Unione Sarda
Prima Pagina Pagina 1
Le promesse dimenticate
Quando i partiti tradiscono la ricerca
di Gaetano Di Chiara
«Sarebbe ora che chi non è più d’ accordo con la sinistra votasse a destra e chi non è più d’ accordo con la destra votasse a sinistra». Parole pronunciate qualche giorno fa da Pietro Ichino, già professore di Diritto del Lavoro all’Università di Cagliari, tra i migliori ’giuslavoristi’ rimasti dopo l’uccisione di Marco Biagi. L’appello di Ichino è un’espressione della delusione, ormai bipartisan, che attraversa quella parte della cultura italiana più vicina alla realtà economica e sociale del paese. Questa delusione è il frutto di un anno di promesse non mantenute. Tra tutte, quelle sulla ricerca hanno senz’altro il primato. Il programma dell’Unione aveva fatto della ricerca il suo fiore all’occhiello e la sua importanza sacrosanta per lo sviluppo del paese era stata riaffermata da tutti i partiti del Governo. Con la prima stesura della Finanziaria venne la prima delusione, subito mitigata dalle assicurazioni di una consistente iniezione di risorse per la ricerca nel corso dell’iter parlamentare. Quando venne finalmente il giorno dell’approvazione della Finanziaria i ricercatori, scorrendone il testo definitivo, si accorsero che la voce ’’ricerca’’ era rimasta quella della prima stesura, cioè, mezzo vuota. Ma si sa, i ricercatori (compresi quelli universitari) sono di sinistra e, nonostante tutto, continueranno a votare a sinistra. Così, idealmente, l’invito di Ichino si rivolge proprio a loro, ai ricercatori. Ciò che più impressiona infatti della situazione attuale è il contrasto tra la drammaticità della condizione della ricerca e l’assordante silenzio dei ricercatori. Certe coalizioni di governo, riformiste in sede programmatica, cioè a parole, si sono poi rivelate conservatrici una volta insediate, cioè nei fatti.La politica della ricerca dell’attuale governo appare una puntuale applicazione di questo principio. Infatti, da quando si è insediato, tutto si è bloccato, dai concorsi universitari a quelli degli enti di ricerca, dal finanziamento di nuovi progetti, alla valutazione della ricerca. E’ l’immobilismo la legge che governa attualmente la ricerca italiana, una legge non scritta ma più (in)operativa e (in)efficente di qualsiasi decreto. Ma allora a chi dovremmo rivolgerci? Alla Regione Sardegna, direbbe qualcuno, dove Gianluigi Gessa ha proposto una legge che fissa al 20% della spesa in ricerca la quota da destinare alla ricerca di base, per sua natura dipendente da fondi pubblici.Tuttavia, data la vocazione ’imprenditoriale’ dell’attuale governo regionale è prevedibile il sacrificio della ricerca di base a favore della ricerca applicata dei Parchi Scientifici della Sardegna, orfani, con l’uscita della Sardegna dall’Obiettivo1, dei fondi comunitari per lo sviluppo. Per il momento la legge giace in un cassetto. Se tutto andrà bene se ne riparlerà nella Finanziaria Regionale del 2008. Con la speranza che non succeda quanto è accaduto con la finanziaria nazionale.
 
3 – L’Unione Sarda
Commenti Pagina 14
Il decalogo di Gustavo Zagrebelsky
Democrazia, oggetto d’insegnamento
di Gianfranco Sabattini*
Di recente, Gustavo Zagrebelsky ha pubblicato un libro importante dal titolo Insegnare democrazia (Einaudi, 2007), nel quale sostiene l’opportunità che la democrazia, intesa come insieme di regole che disciplinano l’assunzione di decisioni collettive, possa diventare oggetto di insegnamento per l’approfondimento dell’interiorizzazione del metodo democratico; a tal fine, l’autore espone, sotto forma di decalogo, le dieci "indicazioni" che maggiormente dovrebbero garantire il radicamento dell’ethos democratico. L’interesse per il libro e per il decalogo è fuori discussione; ciò che, invece, merita un approfondimento è il contenuto della prima "indicazione" recante il titolo: "La fede in qualcosa". Afferma Zagrebelsky che la democrazia è relativistica, non assolutistica; essa tuttavia non ha valori assoluti da difendere, a eccezione di quelli sui quali essa stessa si basa. Ma, al di là dei pochi principi sui quali è fondata, la democrazia sarebbe relativistica nel senso che fini e valori sono da considerarsi relativi a coloro che li propongono e, perciò, tutti ugualmente legittimi. Dal punto di vista del singolo, invece, nulla avrebbe un valore particolare, nel senso che, mentre il relativismo dell’insieme è condizione necessaria della democrazia, il relativismo diffuso nella società, a livello di singoli, ne rappresenterebbe una minaccia. Poiché nel tempo in cui viviamo, il relativismo dell’insieme, cioè la democrazia, che costituisce il "contenitore" del relativismo dei singoli soggetti, ovvero il "contenitore" del pluralismo delle visioni del mondo che ne deriverebbero, è oggetto di forti contrasti, la critica rivolta alla democrazia per i suoi caratteri relativistici non sarebbe, per Gustavo Zagrebelsky, una critica a una sua forma degenerata, ma il rigetto della democrazia stessa; da questa constatazione, evocando implicitamente l’affermazione di Karl Raimund Popper secondo cui la democrazia costituisce la peggiore forma di governo, però migliore di tutte le altre sinora sperimentate, Zagrebelsky deriva la giustificazione delle dieci "indicazioni" che dovrebbero costituire oggetto di una pedagogia specifica per l’interiorizzazione della fede nella democrazia. A ben vedere, però, l’apertura di un sistema sociale ai valori della democrazia, più che essere fondato su un atto fideistico, deve essere fondato su qualcosa di più oggettivo. Se si accetta, al pari di Gustavo Zagrebelsky, che la libera attività dei singoli soggetti, finalizzata al soddisfacimento dei loro interessi (o dei valori connessi alle loro visioni del mondo), sia possibile solo quando il sistema sociale sia aperto alla ragione, allora diventa possibile escludere che i processi decisionali collettivi possano risultare condizionati da irrazionalità; infatti, il rigetto dell’irrazionalismo implica anche il rifiuto, da parte di ogni sistema sociale autenticamente democratico e quindi aperto alla ragione, del relativismo filosofico, qual è quello che considera le visioni individuali del mondo tutte legittime. All’interno di un sistema sociale aperto alla ragione (e dunque alla democrazia), qualsiasi decisione assunta, sia essa individuale o collettiva, è connessa all’adozione non del relativismo filosofico, ma del relativismo metodologico. La rilevanza di quest’ultimo non sta tanto nei risultati che con esso è possibile esitare, quanto nella necessità, coerentemente con le procedure proprie dell’attività scientifica, di interrogarsi criticamente sulle visioni del mondo proposte, sottoponendo queste a continui tentativi di falsificazione; tentativi, questi ultimi, propri del ruolo e della funzione all’interno delle procedure democratiche dell’opposizione. Il relativismo metodologico, fondato sul falsificazionismo, proprio della scienza, implica una profonda differenza rispetto al relativismo filosofico; consegue, infatti, che nei sistemi sociali aperti alla ragione, le plurime visioni del mondo proposte siano assoggettate a continui tentativi di falsificazione e a ogni forma di valutazione critica, al punto da escludere il possibile accoglimento di una visione del mondo inficiata da irrazionalismo. Per concludere, l’oggettivismo assoluto dello scientismo metafisico, come il relativismo filosofico, non ha alcuna attinenza con qualsiasi sistema sociale aperto al falsificazionismo; la democrazia è, perciò, incompatibile, non solo con le pretese oggettivistiche assolute dello scientismo, ma anche con le pretese irrazionali del relativismo di natura dogmatica. In altri termini, solo il relativismo metodologico può essere associato alla democrazia, sebbene l’attività critica possibile con l’adozione delle sue procedure decisionali dipenda dall’attività di vigilanza che sul loro rispetto devono svolgere costantemente coloro che se ne avvalgono, senza riporre una fiducia assoluta nell’adesione, per supposti esiti taumaturgici, ad atti di fede. Anche con riferimento alla democrazia, vale il famoso aforisma di Winston Churchill: le istituzioni sono come le fortezza; resistono quando le guarnigioni sono "buone".
*Università di Cagliari
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Oristano Pagina 18
Camera di commercio
Quinta Giornata dell’economia: radiografia delle aziende oristanesi
Torna la Giornata dell’economia, appuntamento annuale giunto ormai alla sua quinta edizione e promosso dalla Unioncamere. Giovedì alle 15 presso l’Auditorium San Domenico di via Lamarmora a Oristano, la Camera di commercio di Oristano ha organizzato un convegno in collaborazione con le associazioni delle categorie economiche della provincia e con il patrocinio dell’assessorato regionale degli Affari Generali. «Il convegno di Oristano», si legge in una nota dell’ente oristanese, «sottotitolato "gli strumenti per crescere", costituisce l’occasione per fare il punto sulla situazione economica del territorio, con gli opportuni raffronti relativamente all’evoluzione in corso dello scenario regionale, nazionale e comunitario». Sarà realizzato un momento di analisi, di approfondimento e di dibattito a partire dai dati sulla "natimortalità" delle imprese e sulle loro principali problematiche e peculiarità, con approfondimenti sulle politiche di sviluppo maggiormente efficaci per il contesto di riferimento. Nel corso della giornata sarà inoltre presentato il Rapporto annuale sulla situazione economica della provincia di Oristano, elaborato da docenti e ricercatori della facoltà di Economia dell’università di Cagliari sulla base dell’analisi dei dati statistici provinciali e regionali più aggiornati forniti da Unioncamere. L’iniziativa costituisce un appuntamento annuale che intende rappresentare un punto di incontro per gli attori dei diversi livelli della scena economica, in grado di fornire le chiavi di lettura dello stato attuale e delle tendenze future dell’economia, coinvolgendo in rete tutte le Camere di commercio italiane, a ulteriore rafforzamento della funzione e del ruolo del sistema camerale quale osservatorio privilegiato delle dinamiche economiche del territorio.
 
5 – L’Unione Sarda
Planargia Pagina 20
«Bioenergia? Troppi dubbi»
Il braccio di ferro è iniziato settimane fa, ma ancora non è certo che l’impianto per la produzione di bioenergia venga effettivamente costruito. Oristano lo contende a Villasor, ma i tecnici dell’assessorato regionale all’Agricoltura non hanno ultimato la ricerca per capire se valga la pena realizzare la centrale e convertire le aziende agricole isolane. Gli agricoltori sono pronti ad abbandonare le colture tradizionali per sostituirle con la colza o la canna, ma pongono condizioni. E di quali debbano essere i presupposti per affrontare la sfida delle colture energetiche si è parlato in un convegno della Confagricoltura di Oristano. «Non ci rassicura molto la richiesta di realizzare l’impianto vicino a un porto - ha detto il presidente regionale Gigi Picciau - Temiamo che nasconda l’intenzione di sfruttare solo la materia prima che arriva dall’estero». «Non vorremmo che gli unici a guadagnare da questo impianto siano gli imprenditori esteri», ha ribadito il presidente dell’Unione agricoltori oristanese, Tonino Sanna. Nel corso del convegno, organizzato in occasione dell’inaugurazione della nuova sede della Confagricoltura, docenti universitari e agronomi hanno discusso sulla capacità produttiva dei terreni e delle reali opportunità per i contadini sardi. «Per avere qualche certezza in più è necessario studiare l’intera filiera», ha chiarito Antonino Spanu, direttore del dipartimento di scienze agronomiche di Sassari. «In questo progetto i produttori devono essere protagonisti», ha sostenuto Federico Vecchioni, presidente nazionale di Confagricoltura. «Ora stiamo conducendo le ricerche necessarie a valutare la strategia migliore - ha precisato l’assessore regionale, Francesco Foddis - entro la fine dell’estate dovremmo avere uno studio preciso sulla filiera bionergetica». (n. p.)

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
«A Monserrato faremo il Gaslini sardo» 
Il preside di Medicina annuncia il centro materno-infantile 
di Alessandra Sallemi
 CAGLIARI. Come il Gaslini di Genova. O il Bambino Gesù di Roma. Il piano sanitario regionale gliel’ha dato e l’Università di Cagliari ha intenzione di difendere quell’attribuzione qualificante che è il polo materno-infantile. Il preside della facoltà di Medicina Gavino Faa spiega che si lavora spediti per finire il blocco Q del policlinico di Monserrato e si calcola che a Pasqua dell’anno prossimo tutta l’assistenza, la didattica e la ricerca che riguardano mamma e bambino verranno trasferiti nel padiglione nuovo.
 Il centro materno-infantile assegnato all’azienda mista era una delle novità introdotte dal piano sanitario che la situazione politico-burocratica di appena due mesi fa autorizzava a ritenere una previsione destinata al libro dei sogni. Invece l’azienda mista è nata, il direttore generale è stato creato pochi giorni fa (Ninni Murru) col decreto del governatore della Regione e quindi ogni cosa ormai sembra poter andare al suo posto. Compreso il polo materno-infantile: generato dal trasferimento a Monserrato dell’ostetricia-ginecologia del San Giovanni di Dio assieme alla clinica Macciotta, mesi fa era parso un’illusione se confrontato alla concretezza dell’ospedale del bambino programmato dall’Asl 8 per il Microcitemico allargato a nuove specialità (cantieri già aperti e tempi sicuri), collaborante con l’Oncologico e forse anche con la pediatria del Brotzu. Questa ipotesi già materialmente impostata aveva reso ancora più attraente la prospettiva di lavorare al Microcitemico ingrandito e quindi s’era sparsa la voce fondata che vari pediatri in forze all’universitaria e congestionata clinica Macciotta avrebbero avuto intenzione di non andare all’azienda mista ma di restare nell’Asl in vista della crescita del Microcitemico. L’azienda mista e soprattutto il manager arrivati nel giro di poche settimane sono quasi un colpo di scena. Il preside della facoltà di Medicina Gavino Faa non nasconde il suo pensiero: siamo in un momento d’oro.
 Dall’esterno sembrerebbe un momento difficile: come farà l’azienda mista ad avviare i dipartimenti?
 «Siamo allo stesso punto delle altre aziende sanitarie, che non ce li hanno. Noi abbiamo i dipartimenti universitari e adesso ci vogliono quelli assistenziali: le nuove leggi regionali hanno dato linee guida e adesso le possiamo applicare. Dopo anni di confronto siamo in una momento clamorosamente positivo, anche per la situazione tranquilla tra ospedalieri e universitari che ci consentirà di fare serenamente le cose assieme».
 Professore, come farà l’azienda mista ad assorbire la quantità di ordinari e di insegnamenti?
 «Come sarebbe?»
 Sarebbe che ci si domanda, tanto per fare un esempio: i sei ordinari di chirurgia diventeranno sei direttori di dipartimento?
 «Per cominciare i sei ordinari sono quattro e tutti eccellenti chirurghi di cui, in un’area come quella cagliaritana di cinquecentomila mila abitanti, senza contare la regione, non è esagerato sostenere che c’è bisogno. Poi si dimentica che uno dei compiti del direttore generale dell’azienda mista è proprio questo: valorizzare le risorse umane e nominare i capi dipartimento».
 Ma ce ne può essere uno solo.
 «Sì e il manager ha i criteri per valutare il profilo che gli occorre. Altrove ci sono stati accordi perché le nomine durassero tre anni e ci fossero avvicendamenti. Ed è successo anche che alcuni non accettassero l’incarico perché si tratta di un impegno molto gravoso che in molti casi ha reso necessario la diminuzione della presenza in sala operatoria. Anzi, quella di ridurre l’attività chirurgica può essere una delle condizioni poste dal direttore generale... Credetemi, ci sono stati momenti peggiori. Adesso abbiamo un bel policlinico e la possibilità di ricreare quel polo culturale e professionale che si ha quando ricerca, didattica e assistenza stanno assieme, com’era l’asse San Giovanni-Clinica medica».
 C’è molto malcontento.
 «Molto non direi. Ci sono situazioni di malcontento e allora io dico: vediamole una per una e affrontiamole. L’errore è scambiarle per elementi dominanti. E poi credo di poter affermare che l’Università ha mandato messaggi importanti sulla volontà di fare le cose».
 Un esempio.
 «L’attività edilizia è stata spesso in crisi ma nonostante questo l’Università si sta impegnando per fare il Gaslini della Sardegna, il dipartimento in cui l’ostetricia si unirà alla pediatria, una struttura integrata dal concepimento fino all’infanzia».
 Allora la contrapposizione col Microcitemico è ufficiale.
 «Non scherziamo sulle cose serie, per favore. La valenza del Microcitemico è enorme. Ha una specificità per le malattie rare che va salvaguardata e potenziata».
 Non c’è dubbio, ma il Microcitemico dovrebbe diventare un ospedale del bambino, non soltanto per le malattie rare. Una contrapposizione in verità s’intravvede.
 «Assolutamente no se ci mettiamo nell’ottica di dare buoni servizi ai cittadini. Tutti abbiamo bisogno di tutti e se la impostiamo in maniera diversa continueremo a rimpinguare i bilanci del Gaslini e del Bambin Gesù che sono in attivo anche grazie ai bambini sardi».
 Ma il polo materno-infantile dovrà avere il pronto soccorso.
 «Prima del pronto soccorso ci vuole una rianimazione. E noi ora dopo molto lavoro abbiamo un bellissimo reparto di rianimazione».
 Ad alcuni non sembrava necessario che il blocco Q venisse destinato al materno-infantile quando era stato pensato per altre specialità.
 «E’ falso che ci dovesse andare altro. Ci hanno chiesto un dipartimento materno-infantile e noi lo stiamo facendo con grande impegno. E adesso questo progetto, assieme agli altri, lo consegneremo al direttore generale».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Le due università sarde verso nuove frontiere 
Con gli ultimi progetti guidati dall’isola si allargano gli orizzonti d’indagine 
Centinaia di migliaia di euro per 17 piani nazionali coordinati da Sassari e da Cagliari Collaborazioni con altri dipartimenti italiani 
di Pier Giorgio Pinna 
SASSARI. Il futuro? È già cominciato. Almeno nelle due università sarde. Le chiavi per aprire nuove porte della conoscenza cominciano a funzionare: importanti scoperte saranno presto patrimonio di tutti. Sì, perché, al termine dei Prin (Progetti di ricerca d’interesse nazionale), molti studi troveranno applicazioni. Le analisi sono le più varie. Ma sembrano tutte calate nella realtà e suscettibili di sviluppi nella vita quotidiana.
Si va dalle moderne frontiere della biotecnologia agli esami dei costi-benefici di certi fenomeni sociali. L’intera programmazione s’inserisce nelle iniziative finanziate dal Miur, il ministero per l’università. I provvedimenti hanno cadenza periodica. Di norma sono biennali. Gli ultimi risalgono a fine 2006 e proprio ora muovono i primi passi. Vedranno la conclusione nel 2008. Sono co-finanziati al 70% dal Miur (il restante 30 viene erogato da Sassari o da Cagliari). Contribuiscono a formare il giudizio sulla qualità della ricerca in base al quale sono poi fatte le valutazioni finali sull’erogazione dei fondi a ogni università: in definitiva, un’ulteriore voce attiva che dà una mano a ingrossare il canale di stanziamenti totali per la ricerca di ciascun ateneo.
 Nel complesso le somme per questo filone d’investimenti ammontano a diverse centinaia di migliaia di euro. Un calcolo preciso è possibile in parte. Il motivo? Semplice. Tutti i piani sono interuniversitari. Ciascuno coinvolge cioè gli atenei assieme ad altri della penisola. In alcuni casi, i docenti sardi sono capofila nazionali d’iniziative alle quali collaborano colleghi del continente. In altri, le parti s’invertono: Sassari e Cagliari seguono un coordinamento guidato altrove. In entrambe le situazioni, comunque, ogni ateneo riceve la sua porzione di stanziamenti, poi inserita nel quadro generale del programma.
 Ma al di là delle curiosità sulla suddivisione dei fondi, gli aspetti più importanti sembrano differenti. In particolare per i Prin supervisionati direttamente da Cagliari e Sassari. È infatti bene precisare che a questi piani si aggiungono quelli derivati da accordi con partnership privati, quelli col Cnr, altri su scala europea e infine i progetti compresi nel Firb (Fondo per gli investimenti sulle ricerche di base) e nel Far (per la ricerca industriale). È poi dai dettagli che si capiscono meglio le direttrici di sviluppo delle nuove prospettive scientifiche.
 Esaminando per ora i Prin con Sassari e Cagliari nei ruoli di capofila in Italia, si può notare come il Miur abbia finanziato 7 progetti della prima università e 10 della seconda. Se per i dettagli si rimanda alle schede in queste stesse pagine, ecco le linee generali delle sfide in atto.
 A Sassari appaiono protagoniste alcune aree. In particolare la struttura di ricerca del dipartimento di Economia-impresa-regolamentazione, che in questi Prin vede ben 3 piani su 7 in prima fila. Così Marco Breschi, ordinario di Demografia, svolge col suo staff una ricerca che parte dall’analisi della fecondità per arrivare allo studio dei comportamenti riproduttivi assunti dalle persone. L’équipe di un altro docente della stessa facoltà, Marco Vannini, direttore del medesimo dipartimento, quantifica i costi del crimine. E un terzo professore della stessa struttura di ricerca, Carlo Ibba, approfondisce il tema delle società di capitali pubbliche.
 Altrove, Francesco Feo (facoltà sassarese di medicina) conduce indagini mirate nel campo delle alterazioni molecolari e funzionali in alcuni tipi di lesioni al fegato. Il suo collega di Farmacia Marco Diana studia nuove prospettive per la cura dell’alcolismo. Mentre il direttore del dipartimento di Biologia animale, Giovanni Garippa, lavora su parallelismi con l’uomo nella lotta all’ecchinococcosi. Ancora a Veterinaria, Antonio Leoni, che insegna patologia generale, analizza correlazioni tra morbo di Crohn e altre malattie.
 Anche a Cagliari alcune facoltà hanno ottenuto dal Miur un numero maggiore di via libera rispetto ad altre. Soprattutto quelle con indirizzo scientifico. Il gruppo che fa capo a Giacomo Cao, docente di Principi d’ingegneria chimica, mette a punto un bioreattore capace di ottimizzare certi risultati terapeutici nel ripristino dei tessuti cartilaginei. Amedeo Columbano insegna a Farmacia e opera nel dipartimento di Tossicologia: in questa circostanza coordina una ricerca che, detto in estrema sintesi, punta a migliorare la capacità rigenerativa del fegato durante l’invecchiamento. La neuroscienziata Paola Fadda si occupa dei meccanismi neurobiologici nei casi d’abuso dell’allucinogeno Salvia divinorum. Il professore di Oncologia medica Giovanni Mantovani, invece, dell’efficacia di un trattamento integrato nei malati di cancro affetti anche da patologie correlate. Enrico Sanna, docente a Farmacologia nel Dipartimento di biologia sperimentale, sintetizza nuove molecole per la diagnosi di processi neurodegenerativi e per l’uso di certi farmaci antitumorali. Alessandro Riva (facoltà di medicina) conduce un’analisi sulle ghiandole salivari. Di natura completamente diversa gli altri studi. Giovanni Duni, ordinario a Scienze politiche, indaga sui presupposti migliori per un Codice digitale della pubblica amministrazione. Luca Fanfani, che insegna nel dipartimento di Scienza della terra, si occupa della rimozione degli elementi che contaminano le aree minerarie. Giuliana Mandich, associata nel dipartimento di Ricerche economiche e sociali, di «costruzione e ricostruzione dello spazio-tempo nelle pratiche del quotidiano». Infine, la docente di letteratura Patrizia Mureddu continua gli approfondimenti sulle opere drammatiche dell’antica Grecia, già al centro di un precedente Prin nel 2003.
 Le direttrici di questi specifici investimenti, dunque, nell’isola si caratterizzano fortemente. Grande spazio alle indagini economiche. Notevoli aperture ai progetti tra passato e presente. Riconferma degli studi clinici e farmacologici incentrati su applicazioni pratiche. Tutti orizzonti, insomma, che dovrebbero contribuire a svecchiare le università sarde. E che le renderanno senz’altro più competitive sul piano nazionale e internazionale.
 
Pagina 6 - Sardegna
GRAZIE A UN BIREATTORE 
Quelle cartilagini da ricostituire 
Cagliari: il docente Giacomo Cao studia un apparecchio (un bireattore) capace di fare in modo che il processo di ricostituzione delle cartilagini sia ottimale. Cioè avvenga nelle condizioni più controllate, efficienti ed efficaci. Le cartilagini non si possono infatti rigenerare in modo naturale. Così si òvvia in 2 modi. Prelevando in artroscopia lembi da parti non compromesse dell’organismo, facendole crescere in vitro e reimpiantandole negli organi lesi. O prelevando sangue dal midollo dei pazienti, separando le cellule staminali e poi, tramite fattori di crescita, trasformandole in altre cellule: condrociti e osteoblasti, precursori della cartilagine, che alla fine viene reimpiantata. Disponibili 66.500 €. Collabora l’ateneo calabrese.
 
Pagina 6 - Sardegna
FONDI E COLLABORAZIONI 
Ghiandole salivari, moderne analisi 
Il professor Alessandro Riva, sempre dell’università di Cagliari, ha ottenuto fondi per complessivi 135 mila euro. Il suo studio riguarda le ghiandole salivari. E si propone di chiarire ulteriormente, rispetto alle analisi e agli approfondimenti fatti sin qui a livello internazionale, il meccanismo della secrezione. «Sia valutando a livello cellulare con metodi morfometrici» l’azione di certi agenti sia determinando contenuti e proprietà di particolari elementi e delle piccole proteine prodotte dalla saliva. Le altre unità che rientrano nel progetto sono l’università Cattolica del Sacro Cuore (il finanziamento assegnato ammonta a 40 mila euro), quella di Perugia (30 mila euro) e di Parma (25 mila).
 
Pagina 6 - Sardegna
DALLA FARMACOLOGIA 
Un valido contributo nella lotta ai tumori 
Con questo nuovo Prin il docente Amedeo Columbano, del dipartimento cagliaritano di Tossicologia, prosegue col suo gruppo di ricerca, per il terzo biennio consecutivo, un’indagine mirata. Si fa riferimento alla diversità delle molecole: alcune prodotte dal nostro organismo (come l’ormone secreto dalla tiroide), altre da fattori differenti, per esempio dai farmaci. L’azione delle molecole ha diversi effetti, mediati dai recettori (o proteine). In estrema sintesi, lo studio mira a individuare alcuni processi collegati alle relazioni reciproche tra molecole-ligandi e proteine-recettori per dare un contributo al contrasto di certe malattie, come i tumori. Lo studio è finanziato con 170 mila euro. Collaborano gli atenei di Napoli, Roma Tre, Sapienza e Tor Vergata.
 
Pagina 6 - Sardegna
UNA SERIE DI TEST 
Diagnosi di malattie neurodegenerative 
Oltre settantamila euro al docente cagliaritano Enrico Sanna e al suo gruppo di lavoro. La ricerca, in questo caso, interessa una sintesi scientifica e una «caratterizzazione farmacologica» di nuove molecole. Molecole ritenute utili, in questo specifico quadro, per la diagnosi di malattie neuro-degenerative e per l’impiego di medicinali tesi a contrastare i tumori. L’indagine costituisce la prosecuzione di precedenti approfondimenti. Si tratta di accertamenti settoriali in parte già condotti con l’ausilio degli specialisti della stessa università che adesso continua a collaborare allo studio appena finanziato: l’ateneo di Bari, che in occasione dell’avvio di questa ricerca ha avuto dal ministero 29 mila euro.
 
Pagina 6 - Sardegna
VERIFICHE SCIENTIFICHE 
I tremendi effetti degli allucinogeni 
Studio dei meccanismi neurobiologici nell’abuso della Salvia divinorum. Si parla dell’erba erba usata dagli indigeni Mazatechi per le proprietà psichedeliche e dagli anni ’90 diffusa in tutto il mondo per la facile reperibilità negli smart shop o su Internet. Alcuni suoi effetti immediati possono venire paragonati a quelli di altri allucinogeni, come la depersonalizzazione sperimentabile con la ketamina oppure le visioni indotte dalla mescalina. Ma le conseguenze a lungo termine sono tutte da valutare. Coordinatore nazionale della ricerca è Paola Fadda, dell’università di Cagliari. Finanziamento di 105 mila euro. Contribuiscono all’indagine l’ateneo degli studi Insubria Varese-Como (23.240 euro) e quello di Milano (38.150).
 
Pagina 6 - Sardegna
EFFICACIA E TOLLERABILITÀ 
Quale alimentazione per certi pazienti? 
Al centro di uno degli ultimi lavori del docente dell’ateneo cagliaritano Giovanni Mantovani, uno studio clinico molto dettagliato. Intende valutare l’efficacia e la tollerabilità di un trattamento integrato (dietetico, farmaco-nutrizionale, farmacologico) negli ammalati di tumore affetti da una serie di gravi disturbi legati al cancro. Il riferimento è all’anoressia (incapacità di alimentarsi e progressivo dimagrimento), alla cachessia (forma di deperimento organico caratterizzata dal deterioramento di tutte le funzioni del metabolismo) e stress correlati alle neoplasie. Il fondo messo a disposizione è centomila euro. Coadiuvano gli atenei di Palermo (19 mila euro) e Bari (8.200 euro).
 
Pagina 7 - Sardegna
DIAGNOSI E TERAPIE 
La lunga battaglia contro le neoplasie 
Uno dei docenti più conosciuti di Medicina a Sassari, Francesco Feo, che insegna da decenni patologia generale, coordina un progetto finanziato con 120 mila euro. È uno studio dai contenuti estremamente specialistici. Riguarda infatti le alterazioni molecolari e funzionali che subentrano di fronte all’insorgere di lesioni pre-neoplastiche e neo-plastiche nel fegato «con diversa capacità di progressione». Uno degli obiettivi del Prin è l’enucleazione di «nuovi marcatori» per la diagnosi e per la prognosi, oltre che di eventuali «bersagli terapeutici», nel caso di carcinomi epatocellulari, con una serie d’innovazioni scientifiche delle quali vengono evidenziate anche i criteri di verificabilità. Collaborano le università di Torino (con due gruppi, per un totale di 47.200 euro), Genova (23.600) e Cagliari (altri 23.600 euro). Il responsabile scientifico per quest’ultimo ateneo è la professoressa Giovanna Maria Ledda.
 
Pagina 7 - Sardegna
LE CONTROMISURE 
La dipendenza dall’alcol 
Sempre nell’ateneo di Sassari, il coordinatore Marco Diana si occupa di una problematica che in Sardegna interessa decine di migliaia di persone: la dipendenza dall’assunzione di eccessive quantità di vino, birra e liquori. «Ruolo dell’acetalceide negli effetti centrali dell’alcol - Implicazioni e nuove prospettive terapeutiche»: questo l’argomento preciso della ricerca finanziata dal Prin 2006. Lo stanziamento è di 125 mila euro. Partecipano gli atenei di Cagliari (32 mila euro, qui il responsabile scientifico è Elio Maria Gioacchin Acquas), Roma La Sapienza (altri 32 mila euro), Palermo (21 mila). L’acetaldeide si forma negli organismi dopo l’ingestione di alcol. La verifica dell’ipotesi inserita nel programma di ricerca è fondata su una complessa serie di sistemi sperimentali. Criteri descritti come «assolutamente originali» e tali da fornire «un contributo fondamentale alla comprensione degli effetti centrali dell’acetaldeide».
 
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GLI UFFICI PUBBLICI 
Processi informatici e codice digitale 
Il Codice dell’amministrazione digitale: un traguardo o un punto di partenza? A partire da quest’interrogativo, che costituisce anche il titolo del programma finanziato con il Prin 2006, Giovanni Duni si prefigge una serie di traguardi. Il docente dell’università di Cagliari punta innanzitutto a fare il punto della situazione normativa e dello stato di avanzamento dell’informatizzazione nella pubblica amministrazione. Il secondo obiettivo è individuare le carenze che tutt’ora impediscono l’effettiva operatività del sistema digitale. Il terzo formulare una serie articolata di proposte per superare l’impasse. A disposizione, 17 mila euro. Collaborano Tor Vergata e La Sapienza.
 
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SU ANIMALI E UOMINI 
Esami comparati sull’echinococcosi 
Studi comparativi sull’echinococcosi cistica negli animali e nell’uomo. Molte le innovazioni. Con aggiornamenti di vario genere: epidemiologici, immunologici, biomolecolari, morfologici, strutturali. E con la prosecuzine di un lavoro già frutto di un altro Prin, teso anche a far diventare più consapevoli dei rischi le persone a rischio, come i pastori. Il progetto (110 mila euro) è coordinato dal docente di malattie parassitarie Giovanni Garippa, presidente nazionale della Società italiana di patologia e allevamento di ovini e caprini. Nel programma, l’università di Cagliari, che conterà su 28 mila euro. Il responsabile per questa «unità» è il professor Flavio Gabriele. Collaborano Milano (17.300 euro), Pavia (15.100), il Federico II di Napoli (21.700). Vista la diffusione in Sardegna dell’echinococcosi per la presenza di oltre 3 milioni di pecore da latte e di tantissimi cani (veicoli di trasmissione), la ricerca non mancherà di suscitare interesse.
 
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POSSIBILI CORRELAZIONI? 
Paratubercolosi e morbo di Crohn 
Con sessantacinquemila euro di finanziamento complessivo il coordinatore scientifico Antonio Leoni, docente della facoltà di veterinaria sassarese, guida un Prin con una serie di obiettivi dichiarati. Il primo: studiare, in corso di paratubercolosi degli animali a diverso stadio evolutivo, la vitalità del micobatterio causa della infezione. Il secondo: verificare se lo sviluppo della malattia è condizionato da mutazioni di uno specifico gene, il Nod2. Nello studio si valuteranno possibili correlazioni con il morbo di Crohn, patologia sempre più diffusa tra le persone anche in Sardegna, causa di seri disturbi intestinali. Verranno accertate la possibilità di trasmissione dell’infezione dalla pecora all’agnello e la presenza dell’agente di malattia nel latte. A questa ricerca collaborano specialisti di altre università: docenti di Pisa (con un fondo di 20.050 euro) e di Camerino (26.100 euro).
 
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SOCIETÀ DI CAPITALI 
Diritto antitrust e amministrativo 
A Sassari un’altra ricerca, stavolta incentrata sul lavoro del professor Carlo Ibba. Riguarda un tema d’attualità in ampi ed emergenti settori della vita collettiva: «Società di capitali pubbliche, mercati e composizione degli interessi - Profili organizzativi, di diritto antitrust e amministrativo». Lo studio punta all’individuazione del tipo e del modello societario più congeniali all’esercizio dell’impresa pubblica. Tutto attraverso l’analisi delle alternative di assetti interni e governance proposti dalla riformata legislazione societaria. Con l’esame dei punti di convergenza tra diritto commerciale privato e diritto amministrativo. In una logica d’indagine svolta in parallelo con i Paesi dell’Unione europea e un’attenzione focalizzata soprattutto sul diritto tedesco. Il finanziamento complessivo in questo caso è di 25 mila euro. Collaborano l’università Cattolica del Sacro Cuore e quella del Salento, che disporranno ognuna di cinquemila euro.
 
Pagina 7 - Sardegna
UN PROGRAMMA MIRATO 
Come disinquinare le aree minerarie 
Con un fondo di 110 mila euro lo staff del professor Luca Fanfani si occupa di un’importante ricerca per tentare di contrastare le ripercussioni prodotte dalla contaminazione determinata da metalli pesanti nelle aree minerarie attive e dismesse. Un problema ambientale grave anche in Sardegna, soprattutto nel Sulcis Iglesiente. Il docente dell’ateneo cagliaritano guida lo studio su scala italiana e si avvale del contributo di lavoro di colleghi delle università di Firenze (31.800 euro) e di Genova (39.100). I processi innovativi suggeriti per attuare il programma consistono in sostanza nella molteplicità delle strumentazioni e delle competenze messe in campo, oltre che in altri interventi specialistici.
 
Pagina 7 - Sardegna
«Così calcoliamo i costi della criminalità» 
Si possono stabilire i risarcimenti per la collettività e avere un’idea precisa dei benefici di politiche alternative 
Parla l’economista Marco Vannini, capofila di un’analisi innovativa 
SASSARI. Tutti sanno che la malavita accumula anno dopo anno fatturati colossali ben quantificabili dalla criminalità organizzata. Ed è noto che nell’isola rapine, racket, furti e altri reati raggiungono spesso attivi da record. Ma se questi «giri d’affari» possono essere facilmente conteggiati, si può dire altrettanto del prezzo che la collettività paga per le attività illegali?
 E al di là dei risarcimenti decisi dai magistrati per i singoli colpiti, com’è possibile calcolare l’ammontare degli oneri a carico dell’intera comunità? Darà una risposta a questi e ad altri interrogativi un gruppo di ricercatori del dipartimento sassarese di Economia, impresa e regolamentazione. Il progetto è finanziato con quarantamila euro. Dodicimila sono destinati all’università Napoli Parthenope che collabora all’iniziativa. Il costo dei reati - Stima delle componenti specifiche e degli effetti distorsivi generali: questo il tema esatto dello studio. Per capire meglio, qualche domanda al direttore dell’istituto, Marco Vannini, che è anche il coordinatore e il responsabile scientifico della ricerca.
 - Perché occuparsi proprio di questi temi?
 «Per almeno due motivi. Primo: calibrare correttamente eventuali risarcimenti. Secondo: avere un’idea più precisa dei benefici che politiche alternative, sia di contrasto sia di altro genere, potrebbero apportare alla collettività».
 - Può fare un esempio?
 «Se conoscessimo con esattezza il costo associato ai diversi tipi di crimini, potremmo valutare in termini razionali la convenienza sociale di certi interventi legislativi. Consideriamo l’ipotesi di un indulto. È un provvedimento che svuota le carceri, ma in certa misura favorisce l’aumento dei reati. Rovesciando la frittata, si può parlare delle politiche per l’occupazione: contrazioni nel numero dei senza lavoro comportano una certa riduzione delle azioni illegali. Così il valore di questa posta andrebbe conteggiata fra i benefici della politica in questione».
 - Quanto incide l’andamento della disoccupazione sulla criminalità?
 «Con Riccardo Marselli, in uno studio che ha proprio questo titolo, abbiamo verificato che un aumento di un punto percentuale nel tasso di disoccupazione provoca una crescita di circa 118 reati di furto, 12 di rapina e 0,2 di omicidio volontario ogni 100.000 abitanti».
 - Costo dei crimini: quali sono le “voci” più importanti?
 «Dipende. Occorre convincersi che qualunque reato comporta effetti tangibili e intangibili. A queste conseguenze è associabile una valutazione monetaria dell’entità del danno e della sofferenza sopportata. Nel caso di uno scippo seguito da lesioni fisiche, i costi tangibili sono il valore della refurtiva più le spese mediche e le giornate di lavoro perse per curarsi. Quelli intangibili sono rappresentati invece dai cambiamenti nella qualità della vita della persona presa di mira: ripercussioni come ansia, depressione, insicurezza. Certi reati, inoltre, comportano effetti di entrambi i tipi. Oppure molto estesi: oltre alle vittime dirette coinvolgono l’intera comunità».
 - Per esempio?
 «Si pensi ai sequestri o alle estorsioni. E, di conseguenza, agli effetti negativi per l’economia e per le relazioni sociali».
 - Come pensate di misurare queste grandezze?
 «Con i colleghi del gruppo di ricerca (Edoardo Otranto, Gianfranco Atzeni, Manuela Pulina) lavoreremo sfruttando sia tecniche time series sia tecniche di analisi multivariata. Le prime permettono di capire se l’evoluzione normale di un fenomeno è stata influenzata significativamente da un evento esterno: ad esempio, quanto un atto terroristico scoraggia i flussi turistici? Che nel nostro caso diventa: quante imprese in meno dopo un aumento delle estorsioni? Le seconde tecniche si affidano alla somministrazione di particolari questionari a un campione di vittime e a un gruppo di controllo, oltre che alla successiva elaborazione dei dati ottenuti».
 - Da quando, come economisti, v’interessate di crimine e criminali?
 «Da sempre. L’economia è la scienza della scelte razionali, anche di quelle riguardanti l alternativa fra compiere oppure no un reato. Un economista ante litteram è il nostro Cesare Beccaria col suo Dei delitti e delle pene. Nel 1992 Gary Becker, economista di Chicago, ha vinto il premio Nobel per i suoi lavori sulla scelta criminale. Nel 2005 Steven Levitt, sempre di Chicago, ha spopolato col libro Freakenomics: mentre tutti negli Usa si chiedevano che cosa avesse fatto crollare i tassi di criminalità (politiche tipo tolleranza zero o Three strikes and you are out, cioè Tre reati e ti mettiamo dentro gettando la chiave), con tecniche time series questo docente ha provato un fatto preciso: la variabile che domina la spiegazione del fenomeno è la legalizzazione dell’aborto negli anni ’70».
 - Una conclusione che può apparire incredibile.
 «Invece non lo è per niente. Dopo la legalizzazione sono nati molti meno bambini che, per collocazione sociale e ambiente familiare, sarebbero diventati facilmente potenziali delinquenti». (pgp)
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Nuoro
CULTURA E FORMAZIONE 
Università, sfida internazionale 
Gran successo degli incontri con gli studenti delle superiori 
NUORO. Si conclude stamane, con il terzo gruppo di studenti delle quinte classi delle scuole superiori cittadine, la visita all’Università di “Sa terra mala” e ai laboratori di “Cartaloi”. Gli incontri hanno registrato un grande successo, grazie al coordinamento del professor Sergio Vacca.
 Ieri sera, a compendio del felice impatto dei maturandi con le facoltà di Scienze ambientali e Scienze forestali, la band degli Istentales e il gruppo folk Su Nugoresu hanno tenuto un applaudito spettacolo. Le visite degli studenti sono servite a capire meglio le offerte e le prospettive che i corsi di studio offrono loro nel caso in cui, in piena libertà, decidano di iscriversi all’uno o all’altro. Si tratta di una università giovane, che vuole crescere e competere con le altre, anche perché crede perfettamente nel mercato globale della cultura.
 Contando su docenti di livello, i corsi, coadiuvati da professori provenienti da altri prestigiosi atenei europei ed altrettanti centri di ricerca, intendono curare e sviluppare ancora meglio della sperimentazione. Le esercitazioni sul campo condotte finora hanno dato risultati oltremodo soddisfacenti, grazie all’impegno e all’entusiasmo con cui hanno sempre lavorato i ricercatori, i dottoranti e gli studenti impegnati a preparare le tesi di laurea. Specie sulle problematiche legate allo stato di contaminazione ambientale delle aree urbane, delle zone industriali e dei siti caratterizzati dalla presenza delle discariche di rifiuti, insieme al riuso dei reflui in agricoltura, oltre che sull’assestamento delle foreste e la lotta biologica ai parassiti.
 Ora l’Università Nuorese vuole internazionalizzarsi, aprendosi ai Paesi del bacino del Mediterraneo, ed in particolare del Nord Africa e del Medio Oriente. Il che significa preparare tecnici e manager da impiegare poi nei sistemi ambientali e produttivi di qualità, in modo da far crescere in modo omogeneo l’economia. Ecco perché l’Università deve essere sostenuta dalle istituzioni ed in primis dal Ministero e dalla Regione.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
TAVOLA ROTONDA
La famiglia italiana
CAGLIARI. L’Unione degli universitari (Udu) organizza per giovedì alle 17.30 nell’aula magna delle Facoltà di Lettere e filosofia una tavola rotonda dal titolo “La famiglia italiana nel Terzo Millennio”. Parteciperanno i rappresentanti degli studenti; Anna Oppo, docente di sociologia e sociologia della famiglia; Antioco Floris, docente di linguaggi del cinema e della televisione; l’avvocato Mauro Barberio; Alberto Dessy. I relatori copriranno tutta la gamma delle posizioni sull’argomento, dai sostenitori dei Dico ai promotori del Family Day. La tavola rotonda è aperta a tutti gli studenti e i docenti. 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
Venerdì all’Azuni un incontro-dibattito organizzato da Amnesty International 
Violenza sulle donne, emergenza infinita 
SASSARI. La violenza come strumento di prevaricazione e quella, subdola, consumata tra le pareti domestiche. Gli abusi sulle donne sono una emergenza sociale senza fine. Per discutere il fenomeno, Amnesty International ha chiamato donne impegnate sui fronti delle indagini, della cura e della tutela delle vittime. Ma anche nello studio delle cause che spingono un uomo a diventare carnefice.
 «Violenza sulle donne: aspetti sociali, antropologici, legali e psicopatologici». È il titolo di un incontro-dibattito organizzato da Amnesty International con la collaborazione del Comune di Sassari e dell’associazione NoiDonne 2005. Studi e riflessioni in programma venerdì, alle ore 17, nell’aula magna del liceo classico Azuni in via Rolando.
 I lavori saranno introdotti da Maria Rosaria De Miglio, referente di Amnesty per le tematiche internazionali, con la relazione «La violenza contro le donne come problema sociale». Seguiranno quattro importanti testimonianze e il dibattito moderato da Yerina Ruiu, responsabile di Amnesty a Sassari.
 La serie delle comunicazioni sarà aperta da Gioia De Cristofaro, antropologa dell’Università «La Sapienza» di Roma, con la relazione «Fra il grido e il silenzio scegliamo la parola». Sarà poi la volta di Giusy Stellino, vicequestore aggiunto e dirigente della squadra Mobile di Sassari. La funzionaria di polizia ha scelto un tema impegnativo: «Violenza in famiglia e stalking». Un fenomeno, quest’ultimo, caratterizzato dal morboso controllo della vittima.
 La terza relazione - «Aspetti psicopatologici della violenza domestica» - sarà fatta dalla psichiatra Liliana Lorettu dell’Università di Sassari. Simona Monetti, di NoiDonne 2005, chiuderà gli interventi con la relazione «Se questa è la donna».
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
Un corso all’università per esperti di medicina e di comunicazione 
SASSARI. L’istituto universitario di Igiene e Medicina preventiva “P. Marginesu” e la cattedra di Teorie e Tecniche della comunicazione di massa del corso di laurea di Scienze della Comunicazione dell’ateneo sassarese organizzano un seminario che ha come tema la comunicazione a carattere scientifico (www.sdco.it è il sito Internet in cui è possibile trovare tutte le informazioni necessarie sulle procedure per le adesioni).
 L’iniziativa ha avuto inizio ieri nella facoltà di Scienze politiche, al “Quadrilatero” di viale Mancini, dove si svolgeranno tutte le altre successive tornate.
 Nella lezione inaugurale si è parlato di innovazione tecnoscientifica, mass media e pubblico e, inoltre, di area della prevenzione. Questo tema richiamerà l’offerta dei servizi e delle opportunità per i cittadini, per esempio le vaccinazioni e lo screening, e l’ipotesi dell’introduzione di un nuovo vaccino.
 Il 14 maggio si approfondiranno gli aspetti dei media e della rappresentazione del rischio. Il tema trattato riguarderà specificamente alimenti e salute e, inoltre, il rischio che in determinate occasioni può incombere sul diritto alla sicurezza alimentare.
 Il 21 maggio l’argomento centrale del seminario sarà costituito da rapporto tra i media e la sanità pubblica (area della sanità, assistenza, servizi, strumenti di governo della sanità).
 Quarto appuntamento il 28 maggio, con un’ analisi e un confronto sui media e la percezione del rischio, in relazione all’emergenza nella sanità pubblica (per esempio sull’influenza aviaria).
 Il 31 maggio è prevista la tornata conclusiva del seminario, con l’ analisi e il commento delle relazioni svolte dai partecipanti. (m.d.)
 
 
 

Questionnaire and social

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