Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 April 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli della testata giornalistica La Nuova Sardegna  e Sardegna Oggi 

 
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna

Antinquinamento: una nuova tecnica dell’Università di Cagliari consente di ripulire i siti dismessi

Piante spazzine bonificano i metalli

Piombo e zinco resi inerti con la meccanochimica e la fito-stabilizzazione


LUCIANO ONNIS


CAGLIARI. La Sardegna all’avanguardia nel mondo per la bonifica dei suoli minerari inquinati da metalli pesanti: questo grazie a un’innovativa tecnica messa a punto da ricercatori dell’Università di Cagliari.
Il nuovo sistema, basato sulla meccanochimica, consiste in un procedimento in apparenza anche abbastanza semplice: lo sgretolamento all’interno di speciali mulini delle porzioni di terreno inquinato, con successiva selezione dei metalli inquinanti come piombo e zinco che vengono di fatto “immobilizzati” definitivamente e messi nella condizione di non poter più rilasciare le sostanze nocive.
Certo, a dirsi sembra una cosa abbastanza facile, ma in realtà la tecnica è abbastanza complessa e per i non addetti ai lavori piuttosto ostica da assimilare. C’è però da avere fiducia: lo staff di trenta ricercatori che ha lavorato all’innovativo sistema per quattro anni e mezzo, con il coordinamento del docente della facoltà di Ingegneria Giacomo Cao, è di assoluto livello e non c’è alcun dubbio che sarà presto applicato sul campo con risultati - promettono i tecnici - straordinari. I siti minerari che hanno fatto da laboratorio sperimentale sono quelli di Montevecchio, nell’Arburese-Guspinese, e di Barraxiuta, a Domusnovas (Iglesiente). Ma altri riscontri sono stati raccolti in diverse parti dell’isola dove le aree minerarie non mancano.
Gli aspetti tecnici del progetto di ricerca chiamato Nuove tecnologie per la bonifica e il ripristino ambientale di siti contaminati» sono stati illustrati ieri mattina a Cagliari in un workshop organizzato a conclusione del relativo Progetto Pon (costo complessivo di poco superiore ai due milioni e mezzo di euro fra ricerca e formazione) che ha visto partner l’Università cagliaritana con il suo Centro interdipartimentale di ingegneria e scienze ambientali, i dipartimenti di Ingegneria chimica e materiali e di Geoingegneria e tecnologie ambientali, il Crs4 e l’impresa privata Scilla.
In realtà le nuove tecniche di disinquinamento presentate dallo staff del professor Cao sono quattro: alla meccanochimica si aggiungono l’elettrocinesi, il getto d’acqua e la phytoremediation, quest’ultima davvero singolare perchè si basa su processi di fito-estrazione e di fito-stabilizzazione promossi da particolari specie vegetali in grado di estrarre o ridurre la biodisponibilità dei metalli pesanti in suoli contaminati. Gli studi hanno confermato che questa tecnica è particolarmente adattabile al sito minerario di Montevecchio proprio per la presenza in loco di idonee specie vegetali.
La soddisfazione dei partner del progetto è tanta e legittimamente manifesta. In apertura del workshop, il prorettore dell’ateneo cagliaritano Franco Nurzia ha ricordato che «le strategie ambientali per il futuro passano per le sinergie fra centri di ricerche, imprese e istituzioni come l’Università» e che «la Sardegna sta già marciando da tempo in questa direzione, con risultati lusinghieri». In sintonia con Nurzia il vicepresidente del Crs4 Franco Meloni «Occorre uno sforzo per unire la ricerca accademica con il mondo delle imprese» e il rappresentante della Scilla (società con sede a Cagliari e Cairo Montenotte, in Liguria), Fabrizio Garau.
A chiudere la dettagliata relazione del coordinatore scientifico del progetto, Giacomo Cao: «I risultati ottenuti rappresentano un dato scientifico di assoluto valore internazionale».

2 -. La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Fatto del giorno

Svolta nell’ateneo di Sassari: premi alla produttività dei prof

Stimoli per rendere la ricerca più internazionale e dare visibilità alle indagini migliori

PIER GIORGIO PINNA



SASSARI. Produttività scientifica e premi. Concetti sino a qualche tempo fa impensabili per i docenti. Almeno nelle università italiane. E che ora cominciano invece a fare il loro ingresso nelle aule accademiche. In Sardegna, le prime applicazioni concrete.
Nell’ateneo di Sassari in questi giorni venti professori hanno ottenuto un riconoscimento per l’attività svolta: cinquemila euro ciascuno. Appartengono un po’ a tutte le facoltà, ma alcuni settori sono più rappresentati di altri. In ogni caso, quel che conta è l’avvio di un processo innovativo. Trend che punta a riconoscere un risultato apprezzabile sul piano remunerativo per chi lavora meglio.


La Regione
Due i primi in graduatoria. Per l’area scientifico-sperimentale Plinio Innocenzi, ordinario nel dipartimento di architettura e pianificazione. Per quella umanistica Momo Zucca, anche lui ordinario, ma di storia romana, archeologo, direttore dell’Antiquarium di Oristano e del Centro interdisciplinare di studio delle province romane.
Il quadro di riferimento richiama esperienze all’estero già da tempo divenute patrimonio comune per generazioni d’insegnanti. Nell’isola tutto nasce, per il momento, in chiave sperimentale. S’inserisce in una fitta serie di relazioni instaurate tra l’università turritana e la Regione. Accordi in virtù dei quali l’amministrazione pubblica ha invitato i due atenei isolani a istituire precisi percorsi. Tutti tesi a incentivare i docenti di maggior valore.


I traguardi
Le intese, nel caso del capoluogo del Nord Sardegna, hanno portato a due sviluppi differenti. Il primo fa capo all’insieme di strumenti fissati con il programma visiting professor: nel 2006 duecentocinquantamila euro e quest’anno ben due milioni destinati ad assicurare l’arrivo nell’ateneo sassarese di decine di specialisti di altre università, con un interscambio di conoscenze utilissimo. La seconda situazione in divenire, come spiega il prorettore Attilio Mastino, delegato alla ricerca, concerne invece i centomila euro destinati ai docenti appena premiati.
L’obiettivo finale di queste scelte innovative? Semplice, tutto sommato. E chiarito molto bene nello stesso regolamento per la distribuzione dei riconoscimenti: «promuovere la competizione tra i ricercatori» e «stimolare l’internazionalizzazione». In particolare il premio è rivolto a coloro che, «attraverso una produzione ampia e di qualità elevata, contribuiscono significativamente alla visibilità dell’ateneo».
Per due mesi hanno così lavorato due distinte commissioni esaminatrici. Una per l’area umanistica, presieduta dal docente di diritto internazionale Paolo Fois. L’altra per quella scientifico-sperimentale, guidata dal professor Giuseppe Madeddu. Alla fine di un complesso lavoro di analisi è stata stilata una graduatoria. All’inizio comprendeva diciannove candidati specialisti della prima area e cinquantuno della seconda.


I nomi
Tra loro sono stati scelti i venti premiati nelle ultime ore. Ecco, esclusi i primi due piazzamenti, l’elenco completo. Area umanistica: Baingio Pinna, Maria Sotera Fornaro, Francesco Lippi, Giuliana Altea, Luigi Matt, Antonietta Mazzette. Area sperimentale: Pier Andrea Serra, Quirico Migheli, Andrea Porcheddu, Roberto Paroni, Antonio Piga, Diego Francesco Calvisi, Ugo Della Croce, Maria Pina Dore, Bruno Golosio, Alberto Alberti, Franca Deriu, Marco Diana.
Le due commissioni, alla fine, hanno suggerito una serie di modifiche migliorative, sull’attività di selezione, del regolamento per il prossimo bando di quest’anno, che sarà pubblicato in estate. Sin da questo momento, però, è di estremo interesse conoscere i criteri utilizzati finora per la scelta dei ricercatori da premiare. I punteggi che ciascun docente si vede attribuire derivano infatti da precisi coefficienti di valutazione.


Le decisioni
Un primo fattore di analisi è legato alle pubblicazioni fatte da ogni candidato negli ultimi anni. Per la sola area scientifica, in questo senso, si tiene conto del numero delle citazioni degli articoli quale emerge dalle banche dati nazionali e internazionali. Al termine la commissione esaminatrice, su questo specifico aspetto, dà un giudizio: buono, distinto oppure ottimo.
Gli altri punteggi derivano da elementi diversi. Per esempio, soggiorni in centri di ricerca all’estero per un periodo di tempo superiore a sei mesi. Oppure i finanziamenti ottenuti per la propria ricerca. O i brevetti, naturalmente per l’area sperimentale. E, ancora, i riconoscimenti conseguiti su scala italiana e mondiale, l’età (più si è giovani più il voto è positivo), i giudizi (oscillanti tra buono ed eccellente) assegnati dal Centro di valutazione nazionale, oggi già trasformato in un’agenzia con funzioni pressoché analoghe.


Le prospettive
A Sassari sono ora allo studio nuove forme di meritocrazia. Come informa ancora il prorettore, in relazione a questa specifica programmazione, si parla di altri duecentomila euro. «Le somme sono riservate a sette coordinatori nazionali e a venticinque locali che otterranno finanziamenti ministeriali per i progetti di ricerca d’interesse nazionale nell’anno accademico in corso - è la conclusione di Attilio Mastino - In questa circostanza, però, i riconoscimenti non sono personali, ma destinati ad alimentare le indagini scientifiche dei vari settori».
Insomma, un complesso di percorsi innovativi, ad ampio spettro. Tutto per tentare di allineare l’università sarda, e più in generale quella italiana, ai processi di sviluppo internazionali.

3 - La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Fatto del giorno

Niente sessione di laurea per 80 studenti

Documenti per le verifiche bloccati in una trappola tecnologica

Armadio meccanizzato va in tilt: impossibile visionare gli statini


FEDERICO SPANO


SASSARI. Ottanta universitari sull’orlo di una crisi di nervi. La sessione di laurea di aprile della facoltà di lingue e letterature straniere è stata cancellata per un guasto tecnico: l’armadio meccanizzato della segreteria si è rotto dopo decenni di onorato servizio, intrappolando i documenti di tutti gli studenti. Un «intoppo» che impedisce ai segretari di verificare le carriere degli aspiranti «dottori». Vanno confrontate, infatti, le registrazioni cartacee degli esami sostenuti (gli statini) con quelle inserite nel sistema informatico. Il «mostro» meccanico, che ha venti ripiani mobili e che contiene i fascicoli di 2500 studenti di diverse facoltà umanistiche, da tempo stava dando segni di cedimento. E negli ultimi giorni il motorino aveva smesso di funzionare, costringendo le segretarie a un’impegnativa attività fisica: far girare una manovella pesantissima per far scorrere i ripiani. Agli studenti della facoltà di Lettere, che si sono laureati a marzo è andata bene, perché il gigante d’acciaio e lamiera si è inchiodato definitivamente soltanto dopo la loro sessione di laurea. È andata peggio ai colleghi di Lingue: il ripiano che ospita i fascicoli della loro facoltà è rimasto bloccato nel punto più difficile da raggiungere. Per tirare fuori le cartelle, che contengono le fogline degli esami sostenuti da tutti gli studenti, bisognerebbe letteralmente demolire l’armadio. L’unica strada percorribile, però, è quella dell’intervento di un tecnico, già chiamato dalla direzione amministrativa dell’ateneo sassarese. L’operatore dovrebbe intervenire già da domani, ma per liberare i fascicoli «prigionieri» potrebbero essere necessari giorni. Le segretarie della facoltà sono certe che le lauree slitteranno al massimo di venti giorni. Le tanto agognate discussioni delle tesi, quindi, sarebbero rinviate ai primi giorni di maggio.
La notizia dello slittamento della sessione di laurea è stata accolta molto male dalla maggior parte degli studenti. Soprattutto perché in segreteria è stato affisso un avviso che lascia poche speranze: «Si avvisano gli studenti laureandi della sessione straordinaria di aprile che le lauree verranno posticipate a fine maggio - primi di giugno per motivi tecnici». Se pochi ritardatari hanno accolto con sollievo la notizia, perché così avranno più tempo per completare la tesi, la stragrande maggioranza degli universitari si è fatta prendere dallo sconforto e dalla rabbia: laurearsi due mesi dopo significa rinunciare a master, viaggi di studio, addirittura a occasioni di lavoro (qualcuno ha già firmato un contratto facendo affidamento sulla data di laurea). Inoltre, ci sono diversi studenti che non vivono a Sassari, e che ancora non sanno che le lauree sono saltate.
«Questo slittamento - garantisce il direttore amministrativo dell’università di Sassari, Giovannino Sircana - non comporterà alcun costo per gli studenti che quest’anno si sono iscritti “subcondizione”. Infatti, non sarà chiesto loro di pagare le tasse, perché risulterà che si sono laureati nella sessione straordinaria dell’anno accademico 2006. Stiamo facendo di tutto per risolvere il problema e gli impiegati hanno rinunciato alle ferie pasquali per recuperare il tempo perduto. Abbiamo già deliberato l’acquisto di un nuovo armadio meccanizzato, per una spesa di 25 mila euro».
Il problema della verifica tra gli statini e il database informatico della segreteria non esisterà più quando gli esami verranno registrati online dai docenti. Ma per questo è necessaria la firma digitale, che all’università di Sassari deve ancora entrare in funzione.


4 aprile 2007

Università sperimentate tecniche di bonifica


Progetto PON 13002: L’Università di Cagliari in prima fila nelle attività di ricerca coordinate con le imprese Cinsa, Crs4 e Scilla srl presentano i risultati del progetto di ricerca e di formazione nel campo delle bonifiche ambientali. Per la realizzazione del Progetto Pon hanno collaborato l’università di Cagliari - in particolare il Centro interdipartimentale di ingegneria e scienze ambientali (Cinsa), il Dipartimento di ingegneria chimica e materiali e il Dipartimento di geoingegneria e tecnologie ambientali - insieme al Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna (CRS4) e all’impresa privata Scilla srl?


CAGLIARI - Gli obiettivi generali del progetto erano il censimento delle tecniche e delle metodologie di bonifica dei siti contaminati, la sperimentazione di nuove tecnologie di bonifica e la valorizzazione del capitale umano nel campo della ricerca per la tutela dell’ambiente. Gli studi hanno dimostrato la potenziale validità di alcune delle tecniche sperimentate in siti delle aree minerarie di Montevecchio (Iglesias) e Barraxiutta (Domusnovas). Di particolare interesse scientifico e pratico le tecniche per degradare gli inquinanti organici e quelle per il definitivo inglobamento dei metalli pesanti.

In totale sono state prodotte nove pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali, una pubblicazione su rivista scientifica nazionale, due libri e undici pubblicazioni su atti di convegni e capitoli di libri, adottati anche quale materiale didattico in vari atenei italiani. Questi risultati - ha precisato infine Cao - rappresentano un lavoro scientifico di valore assoluto con l’aggiunta di applicazioni reali: esattamente quello che ci eravamo prefissi e che viene richiesto da ogni sistema di valutazione. Pressoch?tutti gli allievi formati nel corso di questa esperienza, inoltre, sono già riusciti ad inserirsi nel mondo del lavoro: un altro dato che aiuta a comprendere quanto proficuo sia stato l’impegno nel Progetto Pon e come sia utile fare sistema con le imprese?

Nella relazione generale Giacomo Cao ha reso noto che il costo complessivo del progetto di ricerca, avviato a settembre 2002 e terminato nello scorso mese di febbraio 2007, è stato di circa 2 milioni e 270mila euro (2.272.410,36 €), mentre quello del progetto di formazione è stato di circa 413mila euro (413.165,52 €). Consegnati anche gli attestati professionali a 12 responsabili di progetti di ricerca sulla bonifica di siti contaminati (a seguito di un corso durato 1.248 ore, tra dicembre 2004 e maggio 2006) e di 12 operatori tecnici per la bonifica dei siti contaminati(con un corso, nello stesso periodo, di 1.040 ore).

L’ateneo cagliaritano è in prima fila nelle attivitàdi ricerca coordinate con le imprese. Per l’università è un duplice motivo di orgoglio - ha detto Franco Nurzia, pro-rettore dell’ateneo delegato per i rapporti con il territorio e le istituzioni - L’approvazione di un progetto Pon è come ha spiegato Nurzia - oggi una prima vittoria, nella difficile competizione per ottenere i finanziamenti comunitari. La soddisfazione è poi maggiore quando un progetto viene realizzato con esiti positivi e ricadute lavorative. In effetti il Programma Operativo Nazionale per ricerca scientifica, sviluppo tecnologico e alta formazione, traccia delle modalità che anticipano nel sud Italia il modo di lavorare del futuro. La nuova strategia è quella di operare in totale sinergia con le imprese: la stessa prospettiva con cui sono stati costituiti in Sardegna i Centri regionali di competenza.







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