Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 April 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 9 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Sanità. Da ieri in stato di agitazione 380 medici precari
La rabbia degli specializzandi «Ci trattano come schiavi»
Corsie vuote ieri al Policlinico, al San Giovanni di Dio e alla clinica Macciotta per la prima delle "Giornate senza di noi". Medici e borsisti hanno incrociato le braccia: «Sfruttati e pagati poco o nulla»
Trecento specializzandi e ottanta medici a contratto: ieri erano tutti a casa per protesta. Stavolta niente striscioni o cori. Policlinico Universitario di Monserrato, San Giovanni di Dio, Is Mirrionis, clinica Macciotta: corsie vuote, nessun referto per i pazienti e tempi lenti nella consegna dei medicinali. «Sono venuta al Policlinico per una visita, ho dovuto aspettare più del previsto e alla fine mi hanno detto di tornare un altro giorno», spiega Daniela Abis, casalinga di Cagliari: «A pagare lo scotto dei disservizi della sanità sarda sono sempre i pazienti e chi ha bisogno di cure». Tra questi gli anziani, che spesso escono da casa solo per ritirare gli esami medici, ma anche i loro parenti più stretti. È il caso di Vittorina Chessa, novantaduenne: ieri doveva ritirare l’esito di alcune analisi al San Giovanni, ma non è stato possibile. «Poveri giovani», spiega, «chiedono solo un lavoro e invece devono scioperare. E a noi dicono solo "torni domani". Ma le sembra facile? Ora dovrò chiedere a mio nipote di mettersi in ferie un giorno per ritirare i miei esami». Ed è solo la prima delle "Giornate senza di noi", come le hanno denominate gli specializzandi per segnalare che esistono e che si sentono sfruttati. Ogni borsista guadagna 900 euro al mese. Per quelli che la borsa di studio non ce l’hanno, invece, l’unica opzione è lavorare gratis. Anzi, pur di lavorare si arriva a pagare persino l’assicurazione che li tutela dai rischi. «Non abbiamo certezze», affermano gli specializzandi, «dobbiamo solo pagare le tasse universitarie e poi fare gli schiavi con turni massacranti per i quali la maggior parte di noi non riceve neppure un compenso. Anche di notte. Per non parlare dei rischi o degli errori. Se sbagliassimo pagheremmo in prima persona senza mai avere incassato nulla. Eppure siamo ovunque, dalle sale ospedaliere a quelle operatorie. E se non ci fossimo più?» Nessuno di loro timbra il cartellino perché sono considerati studenti, ma quando devono svegliarsi presto o andare a dormire tardi pur di far funzionare la macchina ospedaliera, l’orologio non esiste. Anche se i soldi a fine mese non arrivano o sono pochi. «Per le visite che effettuano il conto va al Policlinico, nonostante abbia già i suoi fondi regionali. Ecco perché accanto agli specializzandi si sono schierati anche i medici a contratto», spiega Gianfranco Angioni, responsabile dell’associazione che riunisce entrambe le categorie "Facciamoci sentire insieme": «Con l’Azienda Mista potrebbero cambiare le scelte gestionali e diminuire i posti di lavoro». L’obiettivo è incontrare subito il direttore generale per conoscere le sue linee programmatiche. Intanto anche da Sassari e Oristano arrivano adesioni all’associazione. Per informazioni: 349/7343086.
Beatrice Saddi
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Il progetto
Via alla bonifica dei siti contaminati
Dopo cinque anni di studi arrivano i dati sulla bonifica dei siti contaminati, con la presentazione delle nuove tecnologie per il ripristino ambientale. Il progetto Pon 13002 è stato realizzato dal Cinsa-Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze Ambientali dell’Università di Cagliari, dal Crs4 e dalla società Scilla. L’incontro finale si svolgerà domani alle 11 al T-Hotel di Cagliari. Il problema ambientale, determinato dalla crescente presenza di siti contaminati anche dentro le città, ha assunto nel tempo dimensioni tali da generare interventi per sanzionare l’evento inquinamento. Con iniziative destinate a creare un contesto favorevole per l’avvio di una politica di ripristino delle aree. (b. s.)
 
3 – L’Unione Sarda
Lavoro oggi Pagina 35
Orientamento Un’iniziativa per gli studenti di Sassari
Università, 66 tutor
Gli studenti dell’Università di Sassari possono diventare tutor per lo svolgimento di attività di orientamento e tutoriali integrative. I posti disponibili sono 66 per un periodo di 100 ore. Possono partecipare gli studenti iscritti a corsi di laurea e di laurea specialistica che abbiano sostenuto almeno 2/5 degli esami dell’intero corso di studio. La selezione dei candidati avrà inizio alle 9 del 4 maggio prossimo, durante il quale è previsto un colloquio, volto a valutare la conoscenza delle offerte formative dell’Università di Sassari e una prova pratica, per valutare il grado di conoscenza informatica. Ai selezionati saranno corrisposti 516 euro per l’intera prestazione. Le domande, in carta libera e su moduli disponibili al Centro orientamento, potranno essere consegnate a mano o inviate per raccomandata con avviso di ricevuta all’Ufficio protocollo dell’Università di Sassari, piazza Università 21, 07100 Sassari, entro lunedì, 23 aprile prossimo. Maggiori informazioni si possono ottenere consultando il sito internet www.uniss.it/php/orientamento/. (r. f.)

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Fatto del giorno
La «tassa sul lusso», non per punire ma per tutelare beni ambientali scarsi 
Dappertutto nel mondo alla pressione turistica i poteri pubblici rispondono anche con misure come quelle sarde 
di Franco Picciaredda * 
Dopo un’estate di polemiche che hanno investito l’entrata in vigore dei tributi regionali sardi (di cui alla Legge n. 4 del 2006), che nel linguaggio corrente vengono definiti “tasse sul lusso”, ma che in realtà riguardano il turismo, sembra opportuno soffermarsi brevemente ad analizzare alcuni aspetti connessi a questi nuovi modelli impositivi.
 Il primo punto verte sulla protesta innescatasi dopo l’istituzione di tali tributi.
 Dissenso a dire il vero abbastanza singolare, giacché ha preso le mosse e poi “montato” in un contesto dorato, o meglio, in una enclave del lusso in Costa Smeralda ove i “contestatori” hanno organizzato un gran galà e un battage mediatico, anche con inserzioni sui giornali, per esternare il loro rifiuto alle cosiddette “tasse Soru”.
 E’ bene rimarcare - anche per stemperare gli animi - che si tratta di “sdegno fiscale” da ricondurre più nell’ambito del folclore che in quello dell’obiezione fiscale. Esso, infatti, ha avuto una notevole risonanza soprattutto nelle cronache mondane, sempre alla ricerca di gossip estivi, vista l’appartenenza dei protagonisti della contestazione al mondo dello star system.
 Si ha, comunque, la sensazione che performances salottiere di questo genere vengano percepite, dalla generalità dei contribuenti, come uno snobistico rifiuto di un gruppo clanico - che, tra l’altro, si appalesa dotato di una notevole capacità contributiva - al pagamento dei tributi.
 Il secondo aspetto, di natura dualistica, concerne, la possibilità e l’opportunità che la Sardegna istituisca imposte e tasse sul turismo e altri tributi propri in armonia con i principi del sistema tributario dello Stato, così come prevede l’articolo 8, lettera I), dello Statuto regionale.
 Per quanto attiene alla possibilità, vedremo se, nei prossimi mesi, la Corte costituzionale, investita dal Governo per un sindacato sulla legittimità dei tributi sardi (imposta sulle plusvalenze dei fabbricati adibiti a seconde case, imposta sulle seconde case ad uso turistico e imposta su aeromobili ed unità da diporto), si pronuncerà sulla compatibilità, o meno, degli stessi con la Costituzione.
 In attesa che sulla questione intervenga il giudizio della Consulta la problematica resta, tuttavia, aperta per eventuali modifiche al testo normativo vigente, finalizzate ad eliminare i contrasti denunciati nel ricorso del Governo, che la Regione Sardegna si accinge a varare con la Finanziaria 2007.
 In tale angolo di visuale si pone, quindi, il problema, non solo per la nostra Regione, in ordine all’opportunità di emanare una disciplina fiscale che incida sul consumo di beni ambientali “scarsi”, rapportata al turismo.
 Questo argomento rappresenta ormai un punto ineludibile con il quale è indispensabile fare i conti.
 La spinta ad introdurre forme di prelievo, in ambito locale, di natura parafiscale, come pedaggi, sovraprezzi - ticket d’ingresso per bus, auto e persone et similia - in località ad alta vocazione turistica comincia a diffondersi nel nostro Paese a macchia di leopardo (anche sull’esempio della congestion charge istituita dalla municipalità di Londra), come documentato in una ricerca effettuata da il Sole 24 Ore del 19 agosto 2006.
 Il dibattito, semmai, può incentrarsi su quale formula impositiva sia più idonea per influire su fenomeni di natura turistica.
 Le scelte al riguardo possono essere molteplici, ma, a nostro modo di vedere, si potrebbe pensare ad un sistema di tassazione ecologically correct, all’unisono con il federalismo fiscale ed anche con le linee guida espresse dalla Commissione europea.
 A questo proposito, assume notevole rilievo, nello specifico caso della Sardegna, prendere in considerazione il consumo dei beni ambientali “scarsi”, dovendo comprendersi fra questi, in virtù di quanto affermato dalla Corte costituzionale sin dal 1997, beni naturali, quali boschi, laghi, coste, fauna selvatica, oltre che quelli culturali. In tale ottica l’attenzione del legislatore fiscale, attraverso l’introduzione di green taxes, può ben porsi per la tutela delle bellezze naturali, prive spesso di ogni forma di protezione.
 Data la “scarsità” del bene ambiente, tutti gli atti (o le attività) che cagionano un inquinamento o un consumo del bene medesimo, rappresentano il depauperamento di un patrimonio raro (l’ambiente) soggetto ad esaurimento e come tale suscettibile di una valutazione economica e, soprattutto, di manifestare una maggiore capacità contributiva rispetto agli atti (o alle attività) non inquinanti, ovvero che non comportano, in ogni caso, l’erosione di un habitat unico e di pregio.
 Da ultimo, si deve sottolineare come in questa vicenda è di fondamentale importanza chiarire, attraverso una efficace comunicazione, che non ci troviamo di fronte a leges in privos latae, indirizzate cioè a colpire esclusivamente una limitata categoria di soggetti con effetto punitivo. Il nuovo assetto in materia di tributi dovrà, quindi, tener conto di questa componente negativa che ha accompagnato la nascita delle cosiddette “tasse sul lusso” al fine di sgomberare il campo da equivoci di questo genere.
 Ora è del tutto scontato e anzi lapalissiano che l’istituzione di un tributo non venga accolta con manifestazioni di giubilo da parte dei contribuenti, ma un conto è la mancanza di entusiasmo e altro conto è l’“accettazione” dell’opinione pubblica al riguardo.
 L’“accettazione” (cosiddetta tax compliance) al pagamento dei tributi costituisce, infatti, un imprescindibile connotato dello Stato moderno la cui assenza conduce ad una perdita di funzionalità del sistema fiscale, perdita che non viene colmata con l’adozione di misure coercitive.
 Concludendo è auspicabile che questi tributi siano avvertiti in relazione alle loro finalità ecologiche, e giammai percepiti come uno strumento di vessazione o di ostracismo in danno dei non sardi e dei non residenti.
* Titolare della Cattedra di Diritto Tributario all’Università di Cagliari
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
Sciopero e sangue per l’Avis, la protesta degli specializzandi 
SASSARI. «Per i pazienti diamo anche il sangue». L’hanno messa sul sarcasmo, i medici specializzandi sassaresi. Ieri mattina, nel tentativo di non fare calare l’attenzione sulla vertenza contratto, i camici bianchi hanno manifestato il loro disagio astenendosi dal lavoro, ma non solo. In tanti si sono presentati all’autoemoteca dell’Avis per donare il sangue, un’iniziativa che proseguirà nei prossimi giorni.
 Le iniziative di ieri hanno di fatto battezzato la discesa in campo di Medspess, l’associazione che gli specializzandi sassaresi hanno creato per tutelare i loro interessi. Quasi un sindacato, senza alcun fine di lucro, che tra breve potrebbe avanzare la domanda di confederazione con l’associazione naturale di categoria, la FederSpecializzandi. Medspess, nel frattempo promette battaglia su vari fronti.
 Si parte con la richiesta di rinnovo del contratto, un problema molto sentito dagli specializzandi. «I disagi economici della nostra categoria - spiega il presidente Gian Luigi Luridiana - derivano dalla mancata applicazione effettiva del decreto legge 368 del 1999 e del contratto di formazione specialistica a decorrere dal 1 novembre 2006, data in cui una circolare del ministero dell’Università avvisava le singole università dell’attuazione. Il contratto ci garantisce un aumento retributivo ormai indispensabile: basti pensare che l’importo delle attuali borse di studio è fermo al 1991, con circa 900 euro lordi. Abbiamo inoltre bisogno di un inquadramento previdenziale, del diritto alle ferie, alle assenze per malattia, all’indennità di gravidanza, insomma una serie di diritti lavorativi fondamentali per qualsiasi categoria».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 31 - Sassari
DIBATTITO 
Due giorni a convegno sul nuovo statuto 
PORTO TORRES. Il nuovo statuto regionale sarà il tema del convegno organizzato dal liceo scientifico “Europa Unita” che inizia oggi e che si conclude domani nei locali della scuola di via Bernini. L’iniziativa si avvale del patrocinio di Regione Sardegna, Provincia di Sassari e amministrazione comunale di Porto Torres.
 Si inizia alle 9 e, dopo i saluti della preside Rosanna Arru e del sindaco Luciano Mura, interverrano Maria Grazia Pichereddu, docente referente del progetto; Paolo Fois, docente di diritto internazionale dell’università di Sassari che presenterà una relazione su «Il nuovo statuto della Sardegna in un contesto europeo»; Piero Sanna, sempre dell’università di Sassari, che parlerà di «Identità e autonomia nel passato e nel presente»; Bruno Pallavisini, componente del Corerat, affronterà il tema «L’ordinamento della comunicazione tra i nuovi poteri della regione» mentre la conclusione della prima giornata di lavori è affidata al consigliere regionale Simonetta Sanna con la relazione «La legge statutaria e le sue prospettive future».
 Domani mattina (si inizia sempre alle 9), dopo i saluti del presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici e dell’assessore comunale alla Cultura Costantino Ligas, i lavori proseguiranno con le relazioni di Marco Ruggeri, dell’università di Sassari, e degli stuidenti del liceo; Carlo Marcetti, sempre dell’ateneo sassarese, parlerà di «Istituzioni e regole: strumenti di governo e partecipazione»; il consigliere regionale Paolo Maninchedda presenterà una relazione sul tema «Democrazia e riforma dello statuto» mentre le chiusura dei lavori è affidata alla dirigente scolastica Angela Cherveddu con la relazione «Autonomie scolastiche e locali: verso la governance della scuola».
 All’iniziativa, coordinata e progettata dai docenti Virginia Orunesu e Salvatore Sfodello, prenderà parte il gruppo a tenore «Monte Bannittu» di Bitti che sarà presentato da Gino Calvisi.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Cagliari
Urzulei. Dalle ghiande si ricavava un tipo di pane 
L’Università di Firenze studia “sa lande durche” 
Le piante di leccio sono ancora presenti nel complesso di Silana 
URZULEI. Tra le varietà presenti nella flora del complesso forestale di Silana (foto Muggianu) c’è anche una specie di leccio che dà come frutto delle ghiande dolci. Li chiamano “eliges de sa lande durche”. Esemplari che sono conosciuti da secoli da Urzulei che in passato ne ha fatto largo uso.
 Sa lande durche oggi è oggetto di studio da parte dell’Università di Firenze che in proposito dovrà effettuare un’analisi cromosomica. Secondo gli esperti potrebbe trattarsi di un ibrido introdotto dalle popolazioni caucasiche che diedero origine alla civiltà nuragica. «Infatti - si legge in una ricerca - certe querce caducifoglie del Medio Oriente, per esempio la quercia del Libano, si ibridano con una facilità estrema con il leccio dando origine a un ibrido che presenta le ghiande dolci che sono state utilizzate da millenni per fare il pane di ghiande e farina di ghiande». Il pane di ghiande veniva realizzato anche a Urzulei e l’anno scorso a cura del personale dell’Ente Foreste della Sardegna, coordinato dal capo cantiere Eugenio Cabras, si è provveduto a produrne diverse decine di chili che sono stati messi a disposizione della popolazione durante una festa. «Per fare pane - spiega un anziano del paese - le ghiande, dopo la raccolta autunnale, vengono seccate in luogo asciutto durante i mesi invernali e poi sbucciate sia della corteccia superiore che della pellicola pelosa interna. Vengono messe a bollire in un paiolo di rame riempito d’acqua per metà. L’acqua viene mischiata a un po’ di fango rosso filtrato, fango che è presente nelle fessure delle rocce calcaree. Le ghiande vengono lasciate bollire nel paiolo di rame dall’alba fino al tramonto. Al tramonto - conclude l’anziano - si forma una poltiglia nera. Alla fine viene aggiunta della cenere di vite. La poltiglia risultante dalla lunga bollitura più solida viene formata in pagnotte mentre il liquido che resta viene lasciato ulteriormente a consumare la sera nel pentolone al fuoco e si forma una sorta di vino cotto molto denso che viene scolato e lasciato solidificare in ciambelline che, una volta fredde, potranno essere mangiate».
 Il sapore del pane di ghiande è molto simile al pane di sapa ottenuto dal vino cotto ed è ricchissimo in sali minerali. Veniva mangiato accompagnato da fettine di lardo. È un prodotto rarissimo una volta diffuso in tutta l’Ogliastra. Oggi sanno produrlo solo a Urzulei. 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
Gli aeroporti e la formazione punti deboli della Sardegna 
«K» come knowledge, cioè come conoscenza: uno studio mostra la sua centralità nello sviluppo 
di Roberto Morini
ALGHERO. «I principali punti deboli del turismo sardo sono due: manca una politica aeroportuale ed è molto carente la politica di formazione». Beppe Giaccardi va subito al sodo. E spiega i riflessi sardi dei risultati della sua ricerca sull’economia del turismo.
 La ricerca si chiama «Fattore K - Gli investimenti immateriali per il successo internazionale del sistema delle piccole e medie imprese turistiche e agroalimentari più significative» e le conclusioni vengono presentate oggi a Roma al centro congressi di Palazzo Rospignosi. Un lavoro di ricerca durato più di un anno analizzando l’andamento di un campione molto ampio delle imprese turistiche della Catalogna e della regione del Sud della Francia che oltralpe chiamano Paca, con l’accento sull’ultima, ovviamente, acronimo delle ben più note Provenza, Alpi e Costa Azzurra. Il turismo emergente, quello catalano, e quello solido e tradizionale, nella Francia mediterranea, uniti dalla capacità di opporsi al ciclo negativo rovesciato sul turismo internazionale dall’attentato del 2001 alle torri gemelle e di invertire una tendenza che quindi non era fatale.
 Proprio dai contenuti di quella risposta imprenditoriale e istituzionale alla crisi sono emerse le indicazioni per le regioni mediterranee italiane che vogliono provare a fare il salto di qualità. Quattro quelle che hanno contribuito al progetto: Emilia Romagna come capofila, Sardegna, Toscana e Liguria a completare lo schieramento. Con una incomprensibile scelta finale: la Regione Sardegna, che ha contribuito a finanziare la ricerca, sembra che non sarà rappresentata da nessuno stamane a Roma. Disconoscimento o solo distrazione?
 Dunque, non a caso, prima di tutto viene la gestione degli aeroporti. Collegati strettamente a quell’11 settembre. «Ma il turismo che viene da vicino - spiega Giaccardi - quello che viaggia in auto, è difficile da dirottare su nuove destinazioni. La parte più flessibile è quella che viaggia in aereo. Bisogna conquistare i nuovi mercati lontani, che però spesso sono serviti da compagnie low cost. Bisogna conquistare la fetta sempre più consistente che sceglie via internet in base al costo della vacanza. Per questo è fondamentale una capacità di programmazione coordinata tra i diversi aeroporti, come avviene soprattutto in Catalogna, e di relazione tra gestione degli aeroporti e operatori turistici del territorio. E tutto questo in Sardegna manca». E spiega le strategie catalane. Il caso Girona, passato da un milione e mezzo di passeggeri nel 2003 a tre e mezzo nel 2005, scommettendo su Ryanair. Come Alghero ma con tutt’altri risultati. E il suo coordinamento con Barcellona, che è tra i dieci principali scali europei, con i suoi 30 milioni di passeggeri. «In Sardegna - insiste Giaccardi - i tre aeroporti non sono coordinati tra loro, non c’è nessun progetto di infrastrutture per facilitare i collegamenti con il resto dell’isola. Così ognuno vuol farsi il suo aeroporto, da Oristano a Valledoria, passando per Bolotana. E chi gestisce l’aeroporto di Alghero non pensa nemmeno a collegarsi agli operatori turistici di Bosa o di Castelsardo. Una politica suicida». «Per non parlare del marketing - interviene Lidia Marongiu, socia di Giaccardi e sua collaboratrice in questa ricerca - come dimostra il sito della società di gestione dell’aeroporto di Cagliari. Offre sconti alle compagnie low cost, senza nessuna strategia su quali collegamenti i vertici ritengano interessanti. Va bene qualsiasi partnership, pur di fare numero». Un problema che comunque non riguarda solo la Sardegna. «È vero - conferma Marongiu - pensi che l’aeroporto di Bologna ha fatto fuoco e fiamme per avere un volo diretto per New York e poi, non curandosi del resto, è successo che gli americani in arrivo vengono subito caricati su un pullman e trasportati a Firenze».
 Aeroporti, dunque. E formazione. O, più in generale, investimento nella conoscenza. Quel fattore K, knowledge, come dicono gli anglosassoni, del titolo della ricerca. Ciò che gli economisti chiamano investimenti immateriali e che, secondo Giaccardi, sono la chiave di volta che ha permesso soprattutto alla Catalogna di invertire le tendenze negative legate all’11 settembre. «Banche dati clienti e fornitori, formazione tecnica, internet, innovazione di prodotto. Sono queste - afferma Giaccardi - le chiavi di volta del successo delle piccole e medie imprese turistiche catalane. E se scegliamo quelle più importanti come fatturato, le medie imprese, scopriamo che l’investimento principale, quello decisivo, riguarda il cosiddetto booking online, la vendita diretta del prodotto via internet. Non solo. Sia Paca che Catalogna indicano nell’informatica, in internet e nella formazione gli investimenti decisivi per il futuro. Con le imprese catalane che inventano anche l’innovazione di prodotto, a cui fino a oggi nessuno nel turismo aveva pensato. E anche su tutto questo la Sardegna è decisamente indietro».
 Perché, dicono gli esperti, il cliente nel mercato turistico sta cambiando. E chi non sarà in grado di anticipare i cambiamenti, chi non sarà già pronto ad assecondarli, resterà tagliato fuori. «Certo - conferma Giaccardi - che bisogna cambiare. Chi continuerà a vendere pacchetti statici e non riuscirà a passare alle politiche di combinazione è destinato ad essere tagliato fuori». Politiche di combinazione? «Certo. Chi vende turismo deve adeguarsi alla nuova clientela, deve vendere identità ed emozioni e saperli combinare in prodotti per l’individuo. Sono sempre più numerosi coloro che sanno cosa vogliono e costruiscono la loro vacanza su internet, combinando insieme i diversi elementi. E chi vive di turismo deve essere capace di adeguarsi a questo nuovo mercato. Mi sembra che gli operatori sardi continuino invece ad andare alle borse e alle fiere a vendere pacchetti precostituiti».
 Ed è qui che entra in gioco la formazione. Il secondo punto debole - o forse il primo - della Sardegna. «Servono professionalità capaci di seguire il cliente, di fidelizzarlo, di farlo tornare e di farlo diventare protagonista del passaparola, il primo dei mezzi di comunicazione da assecondare», insiste Giaccardi. Ma anche la gestione delle strutture ricettive ha bisogno di nuove professionalità, dall’ingegnere che si occupa di manutenzione - e chi frequenta gli alberghi sardi sa quanto ce ne sarebbe bisogno - allo chef capace, nelle grandi strutture ricettive, di assere prima di tutto manager, coordinatore del lavoro di decine di persone. Oltre che grande ai fornelli. «E tutte queste professionalità, in Sardegna, nessuno pensa a costruirle. Nemmeno i nuovi corsi di laurea», conclude sconsolato Giaccardi.
 
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
POLICLINICO
Occupazione sospesa
CAGLIARI. I precari (agenti socio sanitari) che occupano il Policlinico universitario hanno sospeso la protesta. Lo hanno annunciato i sindacati Confsal/Snals e Cisapuni dopo la delibera della giunta regionale che stabilisce di avviare i centoventotto precari a un corso di formazione per operatore socio sanitario indispensabile per essere assunti in qualsiasi struttura sanitaria.
 
 
 

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