Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 June 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis Pagina 16
Medicina, specializzazione nel Sulcis
Carbonia. In arrivo alla Asl 7 laureandi e neo dottori
 
L’Università continua nella sua marcia di avvicinamento verso il Sulcis. La Asl 7 ha, infatti, sviluppato una forma di collaborazione con l’Ateneo cagliaritano, facoltà di Medicina e Chirurgia, per l’avvio a Carbonia e Iglesias delle Scuole di specializzazione. Quindi i laureandi oppure i laureati che devono seguire percorsi di perfezionamento, potranno svolgere attività pratica e tirocini formativi nelle sedi della Asl 7, ma potranno anche seguire corsi di specializzazione organizzati dalla Asl secondo le richieste dell’Università e il regolamento didattico dell’Ateneo. La Asl ospiterà perciò delle Scuole di specializzazione aperte a tutti i laureandi o laureati in Medicina e Chirurgia. Spetterà all’azienda reperire sedi e locali. Una piccola anticipazione si è avuta alcune settimane fa con il convegno sull’inquinamento da metalli pesanti della Scuola di specializzazione del dipartimento Sanità pubblica. La collaborazione andrà avanti per 5 anni e scatterà nei prossimi mesi, non appena Cagliari elencherà i corsi che vuole attivare nel Sulcis. Che, a questo punto, arricchisce la presenza universitaria grazie ai vari master e corsi ospitati a Carbonia e la facoltà di Scienze dei Materiali di Iglesias. (a. s.)

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
«L’isola grande laboratorio per i botanici di tutto il mondo» 
La missione sarda di un gruppo di studiosi dell’ateneo di Bonn alla scoperta di un patrimonio floreale unico 
 
Il più entusiasta è Miguel Alvarez, botanico cileno di 28 anni dell’università di Valdivia. Sta facendo il dottorato di ricerca in Europa, a Friburgo. Originario della regione di Los Lagos nel Cile centromeridionale che si tuffa nel Pacifico, è in gita di studio sul monte Gonare, la vetta sacra a triangolo isoscele tra Orani e Sarule, cuore della Barbagia. Vetta sì (1082 sul livello del mare), ma per modo di dire. Che cos’è in confronto ai picchi della Cordigliera, al massiccio di Cerro Tupungato di 6800 metri? «È una montagna più bassa, ma sembra di vedere l’universo mondo», dice Alvarez guardando a est verso la costa di Orosei, i torrioni di San Giovanni di Orgosolo e il Corrasi di Oliena. Sotto la chiesa, la steppa di Ottana con le ciminiere poco fumanti, e poi Bortigali e Bolotana, Silanus e Lei. Più avanti la costa occidentale di Tharros e del Sinis, la catena del Montiferru, Badde Urbara, le antenne Rai. È l’immagine della Sardegna come un Continente, laghi, le anse del Tirso. Un occhio abituato a leggere l’isola dall’alto intravede i tacchi calcarei dell’Ogliastra, la catena del Grighine. È un osanna alla natura, in una giornata che più limpida e soleggiata non si può, distese verdi, aria tersa. Padrone di casa è Ignazio Camarda, botanico doc dell’università di Sassari, professore di piante ed erbe oggi in veste da cicerone. Camarda gioca in casa, è di Orani, il paese-museo di Titino Nivòla, Mario Delitala, Marianna Bussalai, delle miniere di talco e degli artigiani del ferro battuto. C’è il sindaco Franco Pinna con l’ex Pasquale Sulis, agronomo Ersat. Camarda - con metodo decennale supercollaudato - fa scambi continui fra Sassari e le università europee, spagnole e portoghesi, francesi e inglesi. È un ambasciatore apprezzato della Sardegna verde, quella dei parchi. Da metà maggio sono di nuovo in visita i tedeschi, trenta studenti e alcuni professori di Botanica guidati da un nome sacro della scienza verde in Germania, Wolfgang Schumacher, direttore del Dipartimento dell’università di Bonn. «La Sardegna - dice Schumacher - è un grande laboratorio, è un’aula a cielo aperto, una settimana di lezioni nella campagna sarda vale un anno di seminari in aula». Gli sta vicino Bodo Maria Moeseler, docente nello stesso Dipartimento. Lui è incantato dalle “vaste foreste”, conosce a menadito quelle del Sulcis «le più vaste d’Europa», coniuga botanica e geologia, si inerpica per la stradina che porta al santuario di Gonare controllando ogni filo d’erba e spiegando tutto agli studenti armati di penna e taccuino.
 
Ecco l’ephedra nebrodensis. Camarda: «Da questa pianta si ricava l’efedrina, che è un ottimo cardiotonico, il secolo scorso veniva raccolto in grandi quantità per ricavarne i principi attivi del medicinale». A Orgosolo la chiamano Iscòpa, a Dorgali Erva ‘e chentu nudos. Un po’ di spazio alla scienza botanica con Schumacher che parla in inglese: «Questa è una pianta suffutricosa di 50-100 centimetri con rami giovani verdi, cilindrici e foglie piccolissime, membranacee. Fiori maschili e femminili posti separatamente nello stesso individuo. I frutti di 5-9 millimetri sono rossi a maturità, solitari e brevemente stipitati. La fioritura avviene tra maggio e giugno, i frutti maturano in autunno». Dove vive? chiede una splendida studentessa, Ingrid. Risposta scientifica di Camarda: «Nello sfatticcio degli accumuli ghiaiosi, tra gli anfratti della roccia dura». Si sale al monte, Camarda sherpa e capocordata. Si percorre il sentiero della via Crucis e della processione, sui gradini ritorti di pietra nomi incisi di Bruno e Maria, Pina ‘97 ed Elenia Lai, Barbara e Giuseppino, Angelo Sini e Daniela Loi. Camarda racconta la storia-leggenda di Gonario di Torres, un nubifragio-tsunami di mille anni fa, un voto per lo scampato pericolo. Fa vedere i forni per la calce usati per la costruzione della chiesa. Tutt’attorno un caleidoscopio di colori, margherite bianche e rossicce, ranuncoli gialli che paiono lucidi, “sembrano verniciati”, dice Ursula Kruber studentessa di Francoforte. Ciclamini e geranietti selvatici, il volo delle gazze e di qualche upupa, le ombrellifere della famiglia della ferula. Lecci, roverelle, sughere, la clematis cirrhosa detta Rethi in sardo, e poi la Psoralea morisiana che comprende 130 specie diffuse in Africa meridionale e America boreale. Si ingaggia quasi una gara botanica. In tutta la Germania - Schumacher docet - ci sono tremila specie vegetali, in Sardegna - ribatte Camarda - siamo a 2400 «col dieci per cento di endemismi». Compare l’Aceras antropoforum, ballerina il nome italiano, «è un’orchidea», e qui andiamo verso l’horror: «I fiori giallastro-verdicci hanno la forma dell’uomo impiccato». Traduzione in tedesco e tutti, uomini e donne, a far scongiuri e ridere. Eccoci in vetta, panorama d’incanto, i tetti rossi di Orani, più in là Lodine Gavoi e Fonni, l’acropoli orunese, il Montalbo di Lula. E tutti a esaminare fili d’erba e piante, ad ammirare un campo di gigli, è il pancrazio montano, anzi il pancratium illiricum, molti fotografano. I botanici ricordano che questo giglio - lizzu in sardo - è endemico della Sardegna, della Corsica e dell’arcipelago toscano.
 
Camarda viene tradotto in tedesco da Inge Paulini, svizzera, che sta ultimando il dottorato a Sassari: «è una pianta perenne, erbacea, foglie tutte basali, lunghe, scapo fiorale subeguale alle foglie». Il profumo è intenso. Camarda esalta questa specialità: «Ha una fioritura candida, rustica e poco esigente». In aula non usa ma qui scappa l’applauso. «Bravo Ignazio», dice Schumacher che confida: «Per me la Sardegna è l’isola più bella del Mediterraneo». Riprende la parola Alvarez il cileno tradotto da Inge: «La Sardegna ha arricchito in modo sensibile le conoscenze in campo botanico, pur avendo esperienze non solo dell’Europa ma anche di gran parte dell’America latina». In chiesa, a Gonare, viene improvvisato un concerto sacro con tanto di spartiti, Gloria, Alta trinitas beata, Te adoramus di Dimitri Borttnjanskij. Il basso è Guenter Flamm di Aquisgrana, le note alte sono per Erika Walter di Colonia, soprano è Elke Zinke di Bonn. Un’atmosfera così mistica non è turbata neanche da uno sciame gigantesco di insetti strani, sembrano zanzare killer, o vespe, o chissà che cosa. I botanici preferiscono - in quest’angolo vero di paradiso - non notare neanche lo sconcio di un presunto giardinetto di garofani e gerani protetto da reti metalliche arrugginite, sponde di letto, plastiche varie. Speriamo che qualcuno rimuova subito questo sconcio in un angolo di paradiso. Si torna all’hotel sotto i muristenes, pranzo eccellente, vino rosso, seadas di qualità. Di sera gemellaggio fra quattro Comuni sardi (con Orani anche Oliena, Orgosolo e Fonni) e quattro Comuni del parco nazionale dell’Eifel qui rappresentato da Henning Waalter. Hanno celebrato in Sardegna “la festa della peonia”. L’anno venturo tutti in Germania, ad aprile, per la “festa del narciso”. Scambi utili, scientificamente importanti, economicamente convenienti. Il Parco (che c’è) dell’Eifel col Parco (che ancora non c’è) del Gennargentu.
 
Altra tappa, dalla Barbagia all’Ogliastra di Perdasdefogu. La gita-lezione fra piante e pietre comincia a Trèmini, dove nasce il re solitario dei tacchi calcarei. Poi al parco di Bruncu Santoru, regno di cervi e martore, campionario perenne di flora mediterranea, torrenti limpidi. La comitiva è la stessa di Gonare, Schumacher, Alvarez, Moeseler, più di trenta studenti, interprete sempre Inge. Anche qui fa gli onori di casa un sindaco, Walter Mura. C’è Luciano Ottelli, il direttore del Parco geominerario storico ambientale della Sardegna. Nuovi ciceroni con una giovane neolaureata in Scienze forestali, Milena Carta e una laureanda in operatore culturale del turismo, Barbara Cannella. Milena porta gli ospiti davanti all’incantevole cascata di porfidi (“rioliti”) risalente a 260 milioni di anni fa, «al periodo permiano», sottolinea Milena riferendo degli studi («ancora in corso») del geologo Sergio Ginesu della facoltà di Scienze di Sassari. Si parla di glaciazioni, di «un periodo più caldo di quello attuale», di una «origine periglaciale dell’ultimo milione di anni» o - chissà - delle ultime cinque glaciazioni. Con le date ci si perde nello choc di questo paesaggio lunare. Non sfugge l’incanto di questa balaustra grigia del vulcano spento di Còmina Trinta, di queste rolling stones diventate la calamita più attraente per visitare Perdasdefogu detto Foghèsu per via delle sue pietre di fuoco o “sìlici”. Le macchine digitali scattano all’impazzata. Anche Bruncu Santoru, come Gonare, come il Gennargentu, come il Limbara, come le campagna di Orgosolo e Fonni sono un libro aperto per gli studiosi, soprattutto per botanici e geologi. È l’ambiente che la Sardegna dovrebbe saper valorizzare, trasformando queste eccellenze naturali in fatti economici.
 
Sotto questa gigantesca frana di Bruncu Santoru, in mezzo a una distesa imponente di rocce spaccate dal gelo della notte dei tempi, scorre un pulitissimo corso d’acqua, rio Su Luda. Belle piscine con massi-isolotto, la campagna ben lavorata, frutteti, vigne, orti con le patate, pomodori e i peperoni prossimi venturi. L’acqua è poca. È il professor Schumacher a far notare la limpidezza del torrente. «Meglio un piccolo corso d’acqua pulito che un grande fiume sporco». Il sindaco di Perdasdefogu gongola. E con lui Milena e Barbara. Ringraziano Schumacher con uno spontaneo grazie in tedesco, Vielen Dank. Dopo tanta geologia torna la botanica. Riecco un sentiero agevole, il muschio sulle pietre e sui pendii, la frescura del bosco, technicolor di margheritine bianche e gialle, cisto bianco e rosa, una foresta di phillyrea, felci nane e felci gigantesche, pungitopo e l’equiseto, daphne ed elicriso a gogò, ancora ciclamini, rovi di rose canine e altri rovi con fiorellini rosa pallido, un concerto di uccelletti che saltellano sulla rocce del torrente, canne e giunchi, una teoria senza fine di cardi asinini. Camarda. «È uno spettacolo osservare l’asino che mangia i capolini del cardo, così grossi e ricchi di semi, con i fiori rosa e violacei, spinoso in tutte le sue parti». Si parla del cardo saettone (“pisciareddu”) e del cardo di Casabona, fiori violaceo-porporini. L’alaterno (linna niedda) maschio e quello femmina, quest’ultimo stracarico di frutti. Più giù il carpino nero. Ai lati della stradina il verbasco, fiore giallo della sposa, trovodda in limba.
 A pranzo da Michele e Tamara con cas’agedu e coccòi (patate e mentuccia di fiume), carne doc, nespole di Frumini, amaretti e pardulas di Giovannina. Poi tutti in biblioteca. Ottelli tiene da par suo una lectio magistralis sulla geologia della Sardegna-continente-di-miniere, vola tra ossidiana e antracite, galena e rame. Domande a raffica e risposte puntuali. Il sindaco Mura mostra le cascate d’acqua di Luesu. Il gruppo “Silvana Coni” guidato da Giulio Trisciani interpreta “su ballu ‘e sa craba”. Nella chiesa preromanica di San Sebastiano concerto con le launeddas di Luigi Lai che supera se stesso. Le note della pastorale. Barbara spiega la storia di questo tempio vecchio di almeno mille anni. Mostra i lacerti pittorici (“bizantini?”). Le tre nicchie «uguali a quelle delle chiese asturiane». Schumacher prende il microfono: «Torneremo con le nostre famiglie per fare vacanze qui, a Orani e Perdasdefogu, nei paesi dell’interno della Sardegna». Ringrazia il sindaco («Vielen Dank Herr Burgmeister Mura»). Ringraziano Alvarez e Moeseler. Ringraziano gli studenti, proprio come hanno fatto a Orani, a Oliena, a Fonni e a Orgosolo. Foghesu chiude la trasferta tedesca. Sì, di questo turismo intelligente ha bisogno la Sardegna di dentro.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Cronaca
Tonino Ladu: il futuro dei giovani nell’intesa e nell’università 
 
NUORO. L’Intesa firmata da Soru a Nuoro con il presidente Deriu apre un nuovo capitolo dello sviluppo. Ne è convinto l’assessore alla Pubblica Istruzione, Tonino Ladu, che si è detto molto soddisfatto per il documento firmato nei giorni scorsi dal presidente della Regione, Renato Soru, dal presidente della Provincia Roberto Deriu e dal sindaco di Nuoro, Mario Demuru Zidda.
 «Si apre un nuovo capitolo per quanto riguarda la scuola e l’Università nella Provincia di Nuoro - ha detto Tonino Ladu - perchè sono previste azioni di sostegno all’istruzione e azioni contro la dispersione scolastica».
 Aumentare, come si farà, la qualità dell’istruzione in questa Provincia, secdono l’assessore provinciale, permetterà di «aumentare complessivamente la qualità della vita e la competitività dell’intero territorio».
 L’intesa con la Regione - conclude Ladu - rappresenta quinsi «un successo, uno strumento che permetterà di invertire una tendenza e che porterà la Provincia ad avere nella scuola e nell’istruzione i supporti fondamentali per uno sviluppo stabile e duraturo: i tanti isolamenti presenti nel territorio ed i grandi divari che ostacolano la nostra Provincia possono essere annullati e colmati grazie a quanto è stato previsto per la scuola, l’istruzione, l’Università e la formazione».
 L’assessore provinciale Tonino Ladu nel concludere sottolinea inoltre che «tutti i progetti e le azioni» messi in essere, riguardano gli interessi e le ambizioni di tutti i giovani della provincia: «cioè quello che costituisce il vero futuro della società barbaricina».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 14 - Cronaca
TEMPIO 
Il dramma della povertà in Ciad nella mostra fotografica di Ulzega 
 
TEMPIO. Sta suscitando molto interesse a Tempio la mostra fotografica sul Ciad ideata e realizzata da Antonio Ulzega. Regione tra le più povere del pianeta, seconda forse al solo Darfur, il Ciad custodisce il cuore desertico e tropicale del continente nero. Da anni, con periodiche spedizioni scientifiche, il geologo Antonio Ulzega, grande esperto di scienze della Terra e docente di geomorfologia in diverse Università sarde e nazionali, si è proposto per far conoscere un angolo di Africa poco noto.
 La via scelta è stata quella di una mostra fotografica che documenta i tanti viaggi compiuti nell’Africa centrale. Nelle foto di Ulzega, esposte ancora per pochi giorni a palazzo Pes Villamarina, è contenuta una drammatica denuncia. Il grande lago che rende abitabile la regione e assicura il sostentamento a migliaia di persone si sta interrando, penetrando nelle viscere della terra, e dunque prosciugando. (g.pu.)
 
 

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