Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 September 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 9 articoli delle testate giornalistiche La Nuova Sardegna e L’Unione Sarda  

1 – La Nuova Sardegna
Prima pagina - Cagliari
Università, la vita grama dei fuorisede 
Per oltre diecimila studenti solo 923 posti letto nelle «case» dell’Ersu 
Assalto alle facoltà a numero chiuso di Medicina e Biologia 
 
CAGLIARI. Gli studenti fuori sede sono diecimila. Primo problema da affrontare: dove dormire. Le case dello studente in città sono cinque, con 923 posti letto. Del tutto insufficienti. Difficile dormire, quindi, ma anche difficile mangiare e difficile studiare. E, dopo tanti sacrifici, la sensazione di essere considerati un problema più che una risorsa: questa è la brutta situazione che quotidianamente affrontano gli universitari “fuorisede”, un esercito di ragazzi e ragazze. Intanto sono iniziate le prenotazioni per gli esami di ingresso per i corsi di laurea a numero chiuso. In Medicina su 170 posti vi sono quasi 1.500 candidati e in Biologia sperimentale su 100 accessi, tenteranno in 744.
 
Pagina 1 - Cagliari
Il fascino del numero chiuso 
Migliaia di domande per corsi di poche decine di posti 
 
 CAGLIARI. La più ambita continua a essere la facoltà di Medicina: 1.500 domande per 170 posti. Ma tra le facoltà e i corsi di laurea che impongono il numero chiuso vanno forte anche gli altri rami che riguardano le professioni sanitarie, per non parlare poi di Informatica, dove a fronte di 90 posti si son fatti avanti in 322, o di Biologia sperimentale: 744 domande per un numero di studenti che non potrà andare oltre i 100.
 I più bravi dovranno farsi valere adesso: questa mattina cominciano le prove d’ammissione, per chi non ce la farà l’alternativa sarà ripiegare su qualche altro corso.
 Prospettiva un po’ misera per chi, il preside della facoltà di Medicina, Gavino Faa, ne è convinto, tenta la strada del suo futuro spinto soprattutto dalla passione. «In una professione come quella del medico - dice convinto Gavino Faa - i soldi non sono gli stessi di prima, e i sacrifici si fanno sempre più pesanti. Chi s’iscrive, insisto a sostenerlo, lo fa soprattuto per passione».
 In fondo a Faa basta illustrare meglio pochi elementi per rendere l’idea: stipendio a parte, c’è da mettere nel conto una professione che richiede attenzioni lunghe una vita. Perchè, spiega Faa, «dopo la laurea c’è la specializzazione, che dura cinque, sei anni, cui va aggiunto l’aggiornamento, che non finisce mai». Una vita passata a studiare, insomma: impossibile pensare di percorrerla con leggerezza.
 Se Medicina è in pole position nelle preferenze delle future matricole, anche le professioni sanitarie reggono: le domande per la laurea in Infermieristica quest’anno sono state 686 (a fronte di 120 posti, il doppio rispetto all’anno scorso), 117 quelle per Ostetricia, nonostante siano disponibili appena 10 posti, 520 sono invece gli aspiranti fisioterapisti, anche se l’università apre le sue porte a non più di 20 studenti.
 Corsi di laurea in cui serve un po’ di passione, ma che vengono scelti pure per le maggiori opportunità lavorative che offrono rispetto ad altri campi.
 Una considerazione che vale anche per corsi come quello in Servizio sociale (interno alla facoltà di Scienze politiche): 343 domande per 50 posti disponibili. Ma quest’anno c’è un boom che riguarda anche i corsi di Informatica e di Biologia sperimentale, nella facoltà di Scienze: le richieste per la prima sono state 322 (ma i posti sono 90), quelle per la seconda 744 a fronte di cento posti tondi. Che sia il segnale di una riscoperta delle facoltà scientifiche? «In effetti - osserva Roberto Crnyar, preside della facoltà di Scienze - dopo una crisi forte soprattuto negli anni’90, le scienze sembrano oggi ritornate in auge».
 Merito anche degli sforzi fatti a livello ministeriale per evitare un grande pericolo: che l’Italia diventi importatrice di tecnologie altrui. «Contrariamente a quanto avveniva sino a qualche decennio fa - dice Crnyar - oggi le nostre tv, lavatrici, telefonini sono prodotti fuori. L’Italia deve continuare invece a mantenere il primato rispetto ad alcuni paesi».
 Da qui l’azione di maggiore sensibilizzazione verso queste materie sin dalle scuole medie e superiori, ma anche i tanti corsi di preparazione che l’università offre per superare lacune mai colmate nelle scuole superiori. Anche se le facili illusioni vanno bandite: le facoltà scientifiche non hanno scorciatoie, né permettono sconti, ammonisce Roberto Crnyar. Un modo per dire che che eventuali doti, da sole, non bastano: occorrono impegno e costanza. Ma i risultati sul mercato del lavoro, conclude Crnyar, compensano ampiamente i sacrifici da affrontare.
Sabrina Zedda
 
Pagina 1 - Cagliari
Oltre trecento candidati per novanta immatricolazioni 
Assalto all’informatica 
 
CAGLIARI. Matematica? Non fia mai: gli studenti la evitano. In compenso, però, si rifugiano in Informatica. Novanta sono i posti a disposizione in questo corso di laurea, 322 i candidati che hanno fatto domanda per l’esame di selezione. Una parte di coloro che non riusciranno a entrare opteranno per Matematica, come scelta di ripiego. Ma ben presto si accorgeranno che questo corso è più impegnativo. Purtroppo pochi continueranno, così è sempre capitato negli anni passati. Chi ne avesse la costanza si troverebbe di fronte un mondo inaspettato, molto più ricco e intrigante dell’informatica. E, tra la altre cose, con più possiblità di posti di lavoro: chi è disposto a viaggiare potrebbe trovare impiego dal settore dei tessuti a quello dell’astronautica. (r.p.)
 
Pagina 1 - Cagliari
Carissima università ma quanto mi costi 
Viaggio nella galassia dei diecimila studenti universitari tra caro affitti, mense lontane e i soldi che non bastano mai 
 
 CAGLIARI. Difficile dormire, difficile mangiare, difficile studiare. E, dopo tanti sacrifici, la sensazione di essere considerati un problema più che una risorsa. È la brutta situazione che quotidianamente affrontano gli universitari “fuorisede”, un esercito di diecimila ragazzi e ragazze che popolano l’Ateneo cagliaritano arrivando dai quattro angoli dell’isola. E che si devono scontrare con un mercato degli affitti fuori controllo, con mense universitarie difficili da raggiungere. E con una città che, invece di coccolarli, spesso li mette nell’angolo.
 Dormire. Primo problema da affrontare: dove dormire. Le case dello studente in città sono cinque, con 923 posti letto. A breve partiranno i lavori (già finanziati) per la costruzione del nuovo campus nell’ex semoleria di viale la Plaia che dovrebbe mettere a disposizione un alto migliaio di posti letto, e per altri 500 posti (in un sito ancora da individuare) nel polo ingenieristico e di Sa Duchessa. Numeri importanti ma comunque insufficienti. Per i fuorisede diventa inevitabile rivolgersi al mercato degli affitti. Costo medio di un posto letto: da 180 a 220 euro. Contratto di affitto: spesso inesistente. Condizioni medie degli appartamenti: al limite della soppravvivenza. «Purtroppo la situazione è tanto difficile quanto nota - spiega Paolo Pirino, rappresentante degli studenti nell’Ersu cagliaritana - le case costano molto e non sono facili da trovare. Spesso le stanze che si trovano sono in pessime condizioni. E il fatto che il più delle volte non ci sia un regolare contatto di affitto rende difficile anche chiedere al proprietario i più elementari lavori di manuntenzione. D’altronde chiedere il contratto vuol dire vedere il prezzo salire. E comunque spesso non c’è nessuna possibilità di scelta». Le soluzioni sono anche’esse tanto note quanto raramente praticate: «Servirebbe un impegno delle istituzioni. I buoni esempi non mancano. Contratti tipo per gli studenti, con detrazioni per i padroni di casa virtuosi ad esempio. O sconti sull’Ici. Ma il discorso è complesso, e si intreccia con un problema degli affitti che putroppo affligge insieme ai fuorisede tante altre categorie. E, rimedi tampone a parte, la soluzione dev’essere complessiva».
 Mangiare. Le mense universitarie sono tre. Una in via Premuda, una in piazza Michelangelo, una nella cittadella universitaria di Monserrato. Più lo snack bar nella casa dello studente di via Trentino dove è possibile consumare pasti veloci. «Il problema fondamentale - spiega Paolo Pirino - è che le mense solo spesso lontante dalle facoltà. Teoricamente si va a mangiare in mensa per poter vivere dentro la facoltà. Per non interrompere la giornata di studio. Se invece andare a mangiare vuol dire correre a prendere un mezzo dopo la fine dell’ultima lezione della mattina, affrontare una fila “monstre” e, col boccone ancora in gola, correre a prendere un altro mezzo per arrivare in ritardo alla prima lezione del pomeriggio, inevitabilmente si è portati a saltare i pasti, arrangiandosi come si può. Il che vuol dire maggiori spese».
 Partecipare. Ma più che dormire e mangiare a pesare ai fuorisede è spesso la sensazione di essere dei corpi estranei all’interno della vita cittadina. Visti come un problema da risolvere per le istituzioni. Esclusi dalle dinamiche che governano la vita culturale e il divertimento. Stranieri insomma, in una terra che spesso non è molto ospitale. «Spesso si confonde il diritto allo studio - chiude il rappresentante degli studenti - con il diritto a mangiare e dormire. In realtà il diritto principale che gli studenti rivendicano è quello a partecipare. Alla vita della città, e al suo governo. Per un ragazzo l’esperienza dello studiare lontano da casa è una grande occasione di formazione. E questa formazione non si fa solo nelle aule delle facoltà. Per questo è molto importante che L’Ersu aiuti in maniera significativa l’associazionismo studentesco. Come è fondantale che le istituzioni mettano al centro i fuorisede nelle politiche sociali e culturali. Diecimila ragazzi che portano in dote i tanti soldi e sacrifici costati alle loro famiglie, e la loro voglia di imparare, sono la benzina che alimenta il motore di questa città. A volte ci fanno apparire come la sabbia che inceppa gli ingranaggi. E non è una bella sensazione».
Giovanni Bua
 
Pagina 1 - Cagliari
Ersu, Cda cercasi 
L’ente è commissariato da febbraio 
 
CAGLIARI. Le elezioni per i rappresentanti degli studenti all’interno dell’Ersu si sono svolte il 18 e 19 aprile. Ma il nuovo rappresentante, pur avendo una nomina ratificata dal rettore Pasquale Mistretta, non si è potuto insediare. A mancare è infatti il Cda dell’Ersu, che è commissariato da febbraio. La nomina del nuovo consiglio di amministrazione dell’ente per il diritto allo studio universitario è di competenza regionale, ma la decisione slitta da mesi.
 «Questa situazione - spiega il rappresentante “virtuale” degli studenti Paolo Pirino - di fatto lascia gli studenti senza alcuna rappresentanza. L’attività dell’ente continua anche con il commissario. Ma non quella del rappresentante degli studenti, che, per esser precisi, non è mai iniziata. Nonostante la mia elezione sia avvenuta ormai più di quattro mesi fa io non ho ancora potuto avere accesso a nessuna informazione, visionare nessun documento, fare nessuna proposta. Questo lunghissimo periodo di vacatio, oltre che frustrante per me e per tutti gli studenti che mi hanno dato la loro fiducia, è una terribile perdita di tempo. L’anno accademico è ormai alle porte. Le principali scelte per la tutela del diritto allo studio sono già state fatte. E gli studenti sono stati impossibilitati a prendere parte a tutto questo processo. Una situazione grave e preoccupante, a cui con forza chiediamo che sia messo fine il più presto possibile».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 39 - Inserto Estate
Il 15 e il 16 settembre a Mandas la «Festa del libro da viaggio», tra letteratura, spettacoli e buona cucina 
Il mondo tra le righe d’una pagina 
Tra gli ospiti anche Uliano Lucas, Mario Dondero e Giulio Angioni 
La premiazione dei vincitori del «Lawrence» 
 
CAGLIARI. Da un premio letterario a una festa del viaggio, un’occasione ghiotta per parlare di buone letture con buoni viaggiatori e solleticare allo stesso tempo la voglia di scoprire la parte meno nota della Sardegna. Il 15 e 16 settembre Mandas diventa protagonista con “La festa del libro di viaggio”, due giorni all’insegna di letteratura, mostre, spettacoli e buona cucina, organizzati dal comune insieme all’assessorato provinciale alla Cultura.
 L’iniziativa, che punta ad attrarre nel piccolo centro cagliaritano nuovi visitatori per un turismo che sfugga al solito binomio sole-mare, sarà l’occasione per premiare i due vincitori dell’edizione 2007 del premio intitolato a D. H. Lawrence, l’autore di “Lady Chatterly”, che nel 1921 percorse, insieme alla moglie Frida, l’isola da sud a nord a bordo d’un trenino delle ferrovie complementari. Proprio per ricordare quel viaggio, che Lawrence immortalò nel libro “Sea and Sardinia” (Mare e Sardegna), la due giorni in programma partirà la mattina di sabato 15 da un viaggio a bordo di un treno che comincerà il suo percorso da Monserrato (esattamente dove l’aveva incominciato anche Lawrence) e che trasporterà i giurati, i giornalisti, coloro che avranno voglia d’unirsi all’avventura e, naturalmente, i vincitori del Premio Lawrence: l’inglese John Berger, scrittore e critico d’arte, vincitore della sezione narrativa, e il docente di Letteratura anglo-americana all’Università di Siena, Attilio Brilli, vincitore della sezione saggistica.
Dal pomeriggio via invece al fitto cartellone d’appuntamenti. Troppi da citare tutti, ciascuno in spazi dedicati, molti dei quali recentemente recuperati. Si va da “Tutti i libri del premio Lawrence”, mostra dei libri che hanno partecipato al premio, ospitata nel ristrutturato ex convento di San Francesco a “In viaggio nell’arca del tempo”, un percorso multimediale nei secoli per scoprire la provincia di Cagliari sin dalla notte dei tempi. Da segnalare, sabato alle 18, anche l’incontro tra due grandi fotoreporter: Uliano Lucas e Mario Dondero che parleranno di com’era e come è cambiata la loro professione. Tra i protagonisti della due giorni ci sarà anche un altro fotografo: Pablo Vola, che proporrà una mostra dei suoi scatti. Sempre sabato, ma alle 19.30, John Foot, professore di Modern italian history all’University college di Londra, presenterà i vincitori del premio, mentre alle 21.30 lo scrittore Flavio Soriga racconterà di un suo molto inusuale viaggio in Sardegna. Domenica la giornata s’apre con un incontro tra l’antropologo Giulio Angioni e l’economista Francesco Pigliaru che parleranno di «Sardegna e sviluppo sostenibile». Nel pomeriggio spazio alle donne in un faccia a faccia tra la fotografa Daniela Zedda, la viaggiatrice Claudia Zuncheddu, la poetessa eritrea Ribka Sibhatu e la scrittrice Erminia Dell’Oro. Sono previste anche degustazioni curate da Slow food.
Sabrina Zedda
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
Occhi puntati sul test di Medicina 
Allestito un sito dove gli studenti possono segnalare irregolarità 
 
SASSARI. Visto che tutti gli anni si generano polemiche e proteste sul modo in cui si svolgono i test d’ingresso per le facoltà a numero programmato, quest’anno i rappresentanti degli studenti hanno pensato di istituire una task force che offra tutela e assistenza agli studenti. A falo sapere è il rappresentate degli studenti Simone Campus che aggiunge: «Le parole d’ordine sono trasparenza ed equità».
 Un annuncio che arriva proprio il giorno in cui si svolge la prima prova del test di ammissione al corso di laurea in Medicina (la seconda sarà il 10). Questa mattina alle 9 infatti la prima tranche dei tantissimi studenti che si sono iscritti alla la prova si presenterà all’ingresso di piazzale Segni. La sede dell’esame è stata spostata all’ultimo momento a causa dell’alto numero di partecipanti: circa un migliaio per cento posti più 5 per gli stranieri.
 L’anno scorso molti studenti che avevano affrontato il test d’ingresso per i corsi di laurea nelle professioni medico sanitarie, avevano successivamente denunciato precise irregolarità. Si parlò di “esame burla”, mentre parecchi candidati riferirono della presenza di cinquantenni e sessantenni, alcuni dei quali noti medici, «impegnati a rispondere alle domande elencate nella scheda per conto di figli e nipoti. Si è parlato con indignazione della totale mancanza di qualunque tipo di sorveglianza sulle comunicazioni fra candidati e fra i candidati e l’esterno attraverso telefoni cellulari non requisiti all’ingresso».
 «In molti ne conclusero che la selezione non si svolse all’insegna dell’equità». Sulla scorta delle tante segnalazioni, persino il rettore Alessandro Maida presentò un esposto alla Procura della Repubblica al fine di verificare eventuali irregolarità. Anche la facoltà di Medicina aprì un procedimento, ma tutto si esaurì in un nulla di fatto.
 Ma quest’anno, a quanto pare, le cose cambieranno. «L’obiettivo - dice Simone Campus - è quello di impedire che simili episodi si ripetano, incentivando un maggior senso etico da parte dei candidati e invogliandoli a esercitare, essi stessi, un maggior controllo sulle procedure e segnalare prontamente eventuali anomalie o abusi: infatti, l’anno scorso molte segnalazioni non produssero effetti perché gli stessi che denunciarono gli abusi non ebbero il coraggio di andare sino in fondo, firmando gli esposti, tutti rigorosamente anonimi».
 Quest’anno, anche con l’ausilio di alcuni legali i rappresentanti degli studenti Gabriele Farina (presidente consiglio degli studenti), Simone Campus (C.d’A. Ersu), Francesco Barraccu e Michele Solinas (C.d’A. Università) hanno istituito una linea diretta con i candidati ai corsi a numero programmato che potranno immediatamente segnalare presunti illeciti scrivendo a gbfarina@uniss.it o fbarracu@uniss.it o telefonando al 3494434507.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
«Così collegherò passato e futuro a Monteponi» 
Festarch, lezione di Jacques Herzog sulla riqualificazione del territorio 
di Giuseppe Centore 
 
CAGLIARI. L’ultima immagine è la più emblematica: si vedono due motocicli Anni Cinquanta, in primo piano su un terreno violentato dalle ruspe e sullo sfondo la “Cosa”: uno stadio la cui struttura esterna sembra realizzata da un genialissimo ragno gigante. È lo stadio olimpico di Pechino, tra un anno ospiterà la cerimonia di apertura dele Olimpiadi, ed è anche uno degli ultimi progetti realizzati dallo studio di architettura Herzog e De Meuron. Ieri Jacques Herzog era alla facoltà di architettura per tenere una lezione su uno dei progetti a cui più tiene: la riqualificazione del complesso minerario di Monteponi.
 Ad ascoltare Herzog, nell’ambito di Festarch, anche il presidente Soru e gli assessori regionali al bilancio Secci e al turismo Depau. Se l’architettura è un’arte che produce cose che servono, mescolando geografia e storia, ambiente e antropologia, società e scienza, Herzog ha dato ieri una lezione quasi sublime di cosa può pensare, più che produrre, un architetto. E lo ha fatto illustrando il suo lavoro nei quattro angoli del globo, da New York a Londra, da Saragozza a Basilea, da Madrid ad Amburgo, sino al cuore del Sulcis, nell’ex area industriale di Iglesias, dove adesso ci sono macerie, fanghi rossi, inquinamento e brutture. Herzog ha presentato il suo progetto definito, con cubature e destinazioni d’uso indicate sin nei più piccoli dettagli, «ma suscettibili di essere modificate al momento del progetto esecutivo», commissionato dalla Regione per la riqualificazione urbanistica e ambientale della più grande area mineraria abbandonata dell’isola. Un progetto che dovrebbe essere costato, il condizionale è d’obbligo, novecentomila euro alle casse regionali, ma che colloca Monteponi in una nicchia di luoghi simbolo della contaminazione tra passato e presente, che si ripete come una costante in tutti i lavori di Herzog.
 «Monteponi è il primo progetto su larga scala a cui abbiamo lavorato; volevamo capovolgere la logica, ormai perdente ma sempre molto accattivante, delle città-fiaba, dei villaggi vacanze-ghetto, dei punti ciechi che sono diventati i nostri centri turistici, anche quelli di successo. Monteponi, per la sua storia fatta di lotte e sofferenza, conserva agli occhi di uno straniero un fascino romantico, ma terribile: una acropoli industriale con una topografia interessante a pochi metri da una vera città. Abbiamo affrontato questa scommessa - ha detto Herzog nella sua conversazione - scomponendo il nucleo centrale dei vecchi edifici industriali, e sovrapponendo su diversi assi i piani degli edifici, con nuovi edifici, senza toccare le volumetrie complessive, con forme lineari sollevate rispetto al passato e collegate insieme». Immaginate i bastoncini del gioco di pazienza chiamato “shanghai” che cadono uno sull’altro formando una piramide a strati: così sarà la nuova laveria di Monteponi, «collegata agli altri edifici. Abbiamo applicato lo stesso metodo alla sala concerti di Amburgo, dove un edificio industriale è servito come base per un nuovo edificio di vetro, la sala concerti vera e propria».
 Il progetto per Monteponi prevede sia la ristrutturazione degli edifici esistenti, che la demolizione di altri irrimediabilmente compromessi, con la contemporanea costruzione di nuovi ambienti; naturalmente lo studio prevede anche la rimodulazione di edifici già presenti. Verranno realizzate alcune strutture alberghiere con centinaia di nuovi posti letto e con categorie per tutti i gusti: dall’ostello all’albergo a cinque stelle. Tutto in pochi ettari. Ci saranno anche venticinque alloggi privati, e tutti i servizi di supporto al turista. A pochi metri di distanza un centro congressi e la sede dell’Università. I tre livelli cardine del progetto saranno integrati: il piazzale conserverà la caratteristiche del vecchio borgo minerario, mentre a fianco nasceranno sia l’area dedicata alla congressualità e all’accoglienza che un terzo polo relativo alla cultura, alla formazione, all’università e agli archivi minerari. I pozzi minerari in parte, potrebbero rimanere fruibili, come accade in altre aree minerarie reinventate a uso turistico. Gli studenti e gli addetti ai lavori hanno ascoltato le parole di Herzog quasi rapiti, la sua “lezione” è volata via in un attimo nel quale la bellezza ha preso il sopravvento sul brutto e sul pericoloso. Oggi questi due termini hanno un nome ben preciso a Monteponi: fanghi rossi. Sono i residui di lavorazione della estrazione del piombo e dello zinco e fanno bella mostra lungo la statale 126. Secondo la sopritendenza ai beni ambientali sono parte imprescindibile del nostro patrimonio storico e pur se inquinanti e altamente tossici sono intoccabili. A dire il vero ci pensa ogni anno il vento e la pioggia a lavare e portare a mare, inquinando altri terreni, quei fanghi sempre meno rossi. La Regione, il comune di Iglesias e lo stesso ministero dell’ambiente hanno deciso di bonificare l’area, trasportando e ritrattando a Portovesme, prima di buttarla in discarica, quelle montagna rossa. Una volta bonificata l’area, ci passeranno almeno tre anni e una decina di milioni di euro, si potrà ridisegnare la nuova Monteponi. «Il progetto è praticamente concluso, metro quadro per metro quadro - ha detto Herzog - abbiamo mantenuto le radici persino nel disegno delle finestre dei diversi edifici, ma abbiamo ricostruito un intero villaggio». Una sfida affascinante, per l’architetto svizzero. Ma chi la metterà in pratica? Forse con il prestigioso imprimatur dello studio della Tate Gallery o dello stadio di Pechino, trovare un privato che accetti di realizzare quegli interventi in aree così particolari non è impossibile.

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
La fuga dei cervelli
Sardegna matrigna per i giovani laureati
di Giuseppe Marci  
 
Marco è andato in America. Sotto un certo aspetto questa è cosa buona e giusta: significa che siamo in grado di formare giovani eccellenti che, appena laureati e semplicemente esibendo il proprio curriculum, vengono accolti da istituzioni universitarie internazionali per completare la formazione o insegnare.
Personalmente sono lieto per questo mio allievo sapiente ed educato che si avvia con onore nelle strade del mondo. Però devo dire che, a gioco lungo, dopo averne allevati tanti e averli visti partire, i conti non mi tornano. O, piuttosto, sono loro che non tornano, come del resto è inevitabile che sia. Il nostro mondo è avaro di riconoscimenti, spirituali e materiali. Altrove hanno spazio, soddisfazioni e ruolo. Non di rado buone remunerazioni. Poi, come è naturale che sia, coltivano amicizie, mettono su famiglia, crescono figli. Perché dovrebbero tornare, se non per far visita ai genitori che invecchiano e trascorrere qualche giorno nella "terra delle vacanze", come tale conosciuta anche in America?
È per questo che dico: i conti non tornano. Noi spendiamo quantità ragguardevoli di danaro e di energie (oltre che, beninteso, di sentimenti) per formare un prodotto eccellente che altri accolgono "finito", ricavandone ogni vantaggio senza aver investito un solo centesimo nella sua formazione. Né possiamo sperare di riaverli, nonostante le norme che periodicamente vengono approntate, a livello regionale e nazionale, per il "ritorno dei cervelli". Lo diceva, di recente, il professor Enrico Bombieri, luminare della matematica che insegna a Princeton (Usa): "Forse le nuove generazioni hanno un certo disagio, perché dopo la laurea nel nostro Paese devono approfondire i loro studi a Oxford, a Parigi, in Germania. Rientrano con qualche problema (non sempre sono accolti come meriterebbero); poi ho notato che molti, pur essendo bravissimi, forse scoraggiati da troppe difficoltà, si lasciano alle spalle la ricerca per tentare la sorte in qualche società finanziaria".
Diciamola tutta, professor Bombieri, cercano altre vie anche perché, in molti casi il campo della ricerca è a loro in larga misura precluso, ogni spazio occupato da quelli che sono rimasti, spesso di minor ingegno, ma comunque presenti e decisi a difendere i confini del proprio orticello.
A Marco che parte (e conosce il greco e il latino: oltre le principali lingue moderne, si capisce), voglio donare un augurio contenuto nelle sue amate raccolte di sentenze medioevali: Quod hodie non est cras erit . Non dobbiamo mai perdere la nostra fiducia nel destino dell’uomo: può essere che domani accada ciò che oggi è praticamente impensabile, e raramente si è visto in passato. Non è un augurio che riguardi soltanto lui; credetemi: di una testa come quella di Marco c’è un gran bisogno, in Sardegna e in Italia.
 
 2 – L’Unione Sarda
Cultura Estate Pagina 108
Il villaggio nuragico di Serra Linta inghiottito dal lago Omodeo
Un museo aperto e chiuso: mancano i fondi
 
Sedilo. Si chiama Museo del Territorio perché comprende la storia delle popolazioni che hanno vissuto nell’area di Sedilo, ma anche nell’intera zona attorno al bacino dell’Omodeo. Realizzato in un edificio di pietre di basalto caratteristiche del luogo e circondato da un piccolo anfiteatro per spettacoli all’aperto, si presenta con la concezione del museo moderno. Un museo didattico, ideato con un percorso di pannelli e vetrine a tema, dove il visitatore può capire le diverse fasi degli insediamenti e la cultura delle civiltà attraverso i reperti trovati in abbondanza. Sono esposti i più significativi: dalle punte di ossidiana alle mazze preistoriche, dalle macine nuragiche ai cippi romani, dalle ceramiche di ogni epoca al ricco corredo funerario medioevale con collane di ambra, orecchini e monete di bronzo. All’ingresso ci si imbatte subito nella serie di betili, le massicce sculture senza volto che simboleggiano le divinità della fertilità venerate dai nuragici. La dea madre è rappresentata da una fessura o da due piccoli coni (i seni) scolpiti nella pietra liscia, espressione di un’arte religiosa che prende origine dai menhir dell’età neolitica.
Da una parte le sale con i reperti e i pannelli sui siti archeologici, dall’altra il settore dedicato all’ambiente con le immagini delle flora e della fauna locale. Utile soprattutto per le scolaresche che imparano a conoscere gli alberi e gli animali tipici del lago. Una sala didattica e il bar completano l’opera «che - sottolinea Giuseppa Tanda - deve essere vissuta dai visitatori e dagli studenti come qualcosa di vivo e coinvolgente».
Il museo, inaugurato alla fine di giugno, è il risultato di un lavoro iniziato ventidue anni fa quando cominciarono le prime ricerche archeologiche promosse da Ercole Contu e da Giuseppa Tanda dell’Università di Sassari. Grazie alla collaborazione tra Università, Soprintendenza e amministrazioni locali, è stato possibile far partire un progetto di nove anni denominato "Iloi-Sedilo: l’uso del territorio dal neolitico all’età mediovale". Per sei anni si è proceduto con importanti lavori di scavo e di recupero, ma il terzo triennio previsto dal Por con finanziamenti regionali è stato cancellato perché non c’erano più soldi. Il solito problema dei beni culturali in Italia e soprattuto in Sardegna dove tutti parlano di valorizzare il territorio, di promuovere risorse e occupazione, e poi ci si accorge che per l’archeologia mancano i fondi. «Il progetto così si è interrotto» si rammarica la Tanda: «Non solo per ciò che riguarda le ricerche e gli scavi, ma anche la messa in sicurezza e la valorizzazione dei siti».
 
L’unico progetto ad essere andato in porto è stato quello del museo che oggi si trova però in una situazione paradossale. O la Regione lo inserisce nei prossimi programmi trovando i finanziamenti necessari per la gestione, oppure rischia di restare chiuso al pubblico. In questi giorni è stato aperto (solo di pomeriggio) in occasione della festa del paese, ma ora verrà nuovamente sbarrato in attesa di trovare una soluzione (cioè i soldi). Quasi una farsa per un’opera che ha impegnato per anni uno stuolo di esperti. Giusto citare gli architetti Marco Mirabella Roberti e Chiara Negri autori del progetto museale, l’intero staff di archeologi della Tanda che si sono alternati negli scavi e nell’allestimento (Carla Delvais, Anna Depalmas, Giuseppina Marras, Maria Grazia Melis, Stefania Bagella), inoltre Daniela Orrù e Sergio Orrù che hanno svolto il paziente e difficile lavoro di restauro. Alla Orrù il merito di aver ricostruito, partendo da un piccolo pezzo di ceramica trovato sopra un forno, le basi su cui i nuragici appoggiavano i recipienti. Geniali, gli antichi, che adattavano queste basi secondo le dimensioni del vaso. Come mostra la riproduzione oggi nel museo.
C. F. 
 
Cultura Estate Pagina 108
Iloi, seimila anni dell’uomo sardo
 
Sedilo. Prima immagine: una coppia di asini, pelosi e bianchi per la polvere, ha trovato casa al fresco del nuraghe sulla collina di Iloi. Gironzolano solitari tra i resti di capanne millenarie e guardano con sospetto gli intrusi che vorrebbero scacciarli agitando arbusti a mo’ di bastone. «Li abbiamo allontanati altre volte, ma i padroni evidentemente se ne fregano. E questi animali fanno danni ovunque».
Seconda istantanea: un intero insediamento prenuragico è stato scoperto in riva al lago Omodeo. Sono i resti di venti capanne uniche nel genere, con una forma semicircolare e più grandi di quelle sinora conosciute della civiltà San Michele-Ozieri. Una sorta di villette bifamiliari risalenti a seimila anni fa. Ebbene, due anni fa sono state risucchiate dal lago riempito dalle abbondanti piogge. Ironia della sorte l’autorizzazione per il salvataggio è arrivata poco dopo, ma ora bisognerà chiamare i subacquei. Terzo flash: un museo appena inaugurato e già chiuso perché mancano i soldi per la gestione. Queste tre immagini colpiscono il visitatore che si affaccia nell’area di Iloi, alle porte di Sedilo, e poi scopre un luogo di straordinaria ricchezza archeologica. Qui c’è il maggior concentrato di siti censiti in Sardegna. Nessun altra zona può vantare un numero tanto alto di monumenti: 274 in un raggio di appena due chilometri e mezzo. I più antichi si perdono nella preistoria, risalenti al Neolitico, i più recenti al tardo Medioevo quando negli stessi luoghi frequentati dal sardo dell’età della pietra sorsero villaggi e fortificazioni dell’epoca giudicale.
Unico in Sardegna - anche questo è un record - il territorio di Sedilo tra le rive del lago Omodeo e la collina dove sorge il complesso nuragico di Iloi, è stato sempre abitato dall’uomo senza alcun vuoto temporale. Qui, nel regno dell’Ardia e dei cavalieri balentes della sagra di San Costantino, le civiltà si sono sviluppate nei millenni l’una dietro l’altra. Ed è questo particolare che affascina gli archeologi che negli anni hanno operato negli scavi, meravigliandosi man mano che la terra restituiva dolmen, nuraghi, tombe contenenti ogni genere di reperti: dal corredo funebre agli scheletri umani, dalle ceramiche ai fossili di cibo. Un autentico tesoro per gli studiosi che si sono trovati ad affrontare problemi di datazione e soprattutto di interpretazione.
Un esempio? «Nella tomba dei giganti "due"» racconta Giuseppa Tanda «in una fossa nuragica risalente a 1600 anni avanti Cristo abbiamo rinvenuto molti reperti medioevali. Ma in un angolino, rimasto miracolosamente intatto, abbiamo scoperto un vano con materiale nuragico come ceramiche, frammenti di bronzo, ossa di animale. Cosa significa? Che nei secoli quella tomba è stata sempre utilizzata senza soluzione di continuità. Gli abitanti del Medioevo l’hanno ripulita per sistemarci i loro morti, tralasciando però quell’angolo che ci ha restituito i reperti nuragici. Di queste sorprese qui attorno ne abbiamo avute diverse».
Giuseppa Tanda, oggi docente all’Università di Cagliari e prima nell’ateneo sassarese, è uno dei massimi esperti di archeologia preistorica e protostorica italiani. Responsabile di numerosi cantieri di scavo nell’isola, in tanti anni di lavoro sul campo e di studi sui materiali ha avuto modo di approfondire la conoscenza della Sardegna antica. Ma poche aree - assicura - hanno dato tanto da fare agli archeologi come questa di Sedilo. Per avere un’idea bastano alcune cifre: 33 domus de janas, due tombe dei giganti, un nuraghe grandioso con un profilo sinuoso davvero unico e originale, un villaggio con almeno quaranta capanne. Migliaia di reperti di ogni genere. Dalle dieci capanne sinora scavate sono stati asportati 400 metri cubi di massi e terra, pari a 80 camion. Un lavoro faticoso, con il sole e la polvere d’estate, il freddo e il fango d’inverno. Ma oggi la Tanda e il suo staff di archeologi e di studenti guarda con soddisfazione il nuraghe imponente che si erge sulla collina di Iloi, circondata dal recinto che delimita l’area archeologica.
Nello spiazzo davanti si notano i circoli di pietra che formavano le basi delle capanne del villaggio e la tomba dei giganti numero due. Poche decine di metri più avanti un sentiero conduce alla prima tomba dei giganti che si affaccia sulla vista spettacolare del lago Omodeo. Il lago è colmo d’acqua e in questi giorni di gran caldo offre un senso di frescura. Il lago significa vita e ricchezza per la zona di Sedilo e per l’Alto Oristanese, popolato da millenni.
«É il segreto di Iloi» sottolinea la Tanda: «Il lago spiega molte cose di questo sito, come si può vedere nell’allestimento del museo realizzato tenendo conto delle diverse civiltà che si sono succedute, ma anche dell’ambiente circostante. Le popolazioni preistoriche si sono insediate proprio attorno al lago, fonte di vita e via di comunicazione. In riva abbiamo scoperto il villaggio di Serra Linta, di epoca neolitica, abbiamo fatto appena in tempo a realizzare una mappa delle capanne, poi due anni fa il livello è cresciuto rapidamente e lo ha sommerso. Peccato, perché era qualcosa di straordinario».
Lungo l’Omodeo sono stati raccolti migliaia di frammenti di ossidiana, l’oro nero dell’antichità, le cui officine si trovavano poco distante sul monte Arci. «Significa che tra le diverse popolazioni dell’Oristanese c’erano forti legami», aggiunge la Tanda. Poi l’uomo nuragico, guerriero e diviso in tribù, si è trasferito sull’altura dove ha costruito le sue tombe dei giganti e il magnifico nuraghe complesso. In epoca storica la pax romana dettata dalle legioni dei Cesari ha portato nella zona una certa tranquillità, minacciata solo dalle incursioni dei "barbari" della montagna nuorese. Così gli insediamenti romani e poi medioevali sono stati costruiti sulla collina di Iloi, utilizzando anche i siti nuragici. Un grande plastico nella sala del museo mostra a colpo d’occhio i 274 siti, ciascuno contraddistinto da un colore. Facile vedere la divisione delle civiltà e capire le varie fasi cronologiche. Un patrimonio enorme, in contrasto con le disponibilità di un paese che non ha neppure i soldi per tenere aperto il bel museo. 
Carlo Figari
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Nuoro Pagina 29
università
Domande di ammissione on-line per il master in governance
 
Un master in Governance multilivello sarà attivato nella sede del Consorzio per la promozione degli studi universitari di via Salaris a Nuoro. Durerà un anno accademico e garantirà 60 crediti formativi universitari. L’attività didattica si svolgerà nelle giornate di venerdì pomeriggio e sabato mattina. Il numero dei posti disponibili è di un minimo di venti e un massimo di trenta. Il mancato raggiungimento del numero minimo non consentirà l’attivazione del corso. Se invece il numero delle domande presentate fosse superiore per l’ammissione al corso sarà effettuata una selezione consistente nella valutazione del curriculum vitae e dei titoli e in un colloquio motivazionale per verificare le conoscenze acquisite nel corso di laurea. Possono presentare la domanda di ammissione al corso tutti coloro che sono in possesso della laurea di primo livello in scienze giuridiche, scienze dei servizi giuridici e in scienza dell’amministrazione. Per iscriversi al master é obbligatorio utilizzare la procedura on-line disponibile sul sito www.unica.it, sezione servizi on-line. Chi si iscrive al corso, dovrà obbligatoriamente indicare un recapito per le comunicazioni, al termine della procedura, stamperà una ricevuta comprovante l’avvenuta presentazione della domanda di partecipazione. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il 13 settembre. Per maggiori informazioni contattare il referente del corso, Nicola Pirina, ai seguenti recapiti: email pirina@unica.it oppure nicolapirina@tiscali.it, telefono 070/6753026, cellulare 348/8530163. (m.b.d.g.)
 
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 19
l’offerta
Intercultura o Erasmus: dipende dall’età
 
Intercultura è riservato agli studenti delle superiori, ma i maggiorenni desiderosi di trascorrere un anno all’estero non devono disperare: per chi è iscritto all’Università, c’è sempre Erasmus.
A differenziare i due programmi, non sono solo i limiti di età: Erasmus consente di studiare in un contesto diverso da quello d’origine, mentre «Intercultura mira a educarli al rispetto delle diversità», spiega Andrea Sanna, presidente del centro di Cagliari, «perché un giorno saranno loro la classe dirigente e faranno la differenza».
Ciò che distingue i due progetti è l’appoggio che le famiglie ospitanti assicurano ai ragazzi di Intercultura. Gli universitari, però, pur essendo alla mercé di se stessi, sono soddisfatti: «Volevo conoscere una società e una lingua diverse», racconta Roberta Serra che, grazie a Erasmus, ha vissuto un anno in Spagna, «ma anche essere indipendente». L’esperienza è stata positiva, «ma ha le sue pecche: una su tutte, la borsa di studio che arriva dopo ben tre mesi dalla partenza». Gli studenti hanno diritto a un "aiuto alla mobilità": «Le famiglie, però, devono anticipare l’importo, poi restituito in tre rate», conferma la responsabile Anna Maria Aloi. (r. sa.) 
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 16
L’esperta. Maria Del Zompo spiega cos’è la schizofrenia
«Ci si sente circondati da nemici»
 
La schizofrenia è una malattia psichiatrica. Il paziente vive in un mondo suo, percepisce la realtà in maniera non corretta. «Ciò vuol dire che per lui un albero può essere un mostro, così come il medico che si avvicina per curarlo può essere scambiato per una persona aggressiva che vuole fargli del male», spiega Maria Del Zompo, ordinaria di neurofarmacologia all’Università di Cagliari: «Lo schizofrenico è spinto a difendersi dalla sua situazione interiore. Non va criminalizzato, vive in un mondo spesso popolato da persecuzioni, si sente circondato da nemici».
Quindi, probabilmente il paziente ha aggredito il medico perché pensava di trovarsi in pericolo. Capita essenzialmente a chi attraversa una fase acuta, durante la quale le allucinazioni sono molto presenti e particolarmente intense. «Si può intervenire con l’utilizzo di farmaci, e infatti quando si è sotto cura certi episodi difficilmente si verificano», afferma Maria Del Zompo.
La schizofrenia mostra i suoi primi sintomi molto presto: generalmente si viene colpiti tra i 16 e i 20 anni, ma possono esserci casi nei quali la malattia insorge anche in età avanzata. 
 

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