Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 November 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 8 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 7
Diabete, ora interviene il chirurgo
Al Marino di Cagliari operazioni che suscitano speranze
Si esegue anche a Cagliari l’intervento chirurgico per curare il diabete di tipo 2, ma gli specialisti di medicina interna lo sconsigliano
di Lucio Salis
 
Guarire dal diabete di tipo 2 grazie al bisturi. La notizia dello studio pilota compiuto dal professor Nicola Scopinaro, dell’università di Genova, (sul quale riferiamo nell’articolo a fianco) ha suscitato molte speranze nei pazienti. Pure in Sardegna, dove si stima ci siano 80 mila diabetici (fra tipo 1 e 2). Ma pochi sanno che il cosiddetto intervento bariatrico in laparoscopia si esegue anche presso l’ospedale Marino di Cagliari. Autore, Roberto Moroni, responsabile della Chirurgia laparoscopica e dell’obesità. Che collabora da tempo con Scopinaro e parteciperà a uno studio policentrico, previsto in venti ospedali italiani, fra i quali il Marino, nel quale saranno coinvolti seicento pazienti, che saranno seguiti per dieci anni. «Sono stato di recente - spiega Moroni - anche alla consensus conference mondiale di Roma, convocata per tracciare le linee guida di questo intervento per la guarigione del diabete 2».
Ancora non si conosce la data precisa in cui partirà la grande sperimentazione (forse nell’estate 2008) ma il medico cagliaritano ha già operato numerosi diabetici. «In un primo tempo, si trattava di pazienti che alla malattia univano uno stato di obesità. Ora operiamo anche diabetici non obesi».
E sono guariti? «La percentuale di guarigione dal diabete negli obesi, secondo i dati ufficiali, è superiore all’80 per cento».
Ma tutti i diabetici possono essere sottoposti ad intervento in laparoscopia o solo alcune categorie particolari? «Per adesso, ci siamo limitati, nella fase iniziale, a quelli che hanno un’obesità dal primo grado in sù. In pratica, anche chi ha 30 - 35 di massa corporea può essere operato». Dell’argomento si parlerà al congresso nazionale della Sicob (Società italiana di chirurgia dell’obesità) che si terrà a Cagliari il 6 e 7 dicembre.
La possibilità di risolvere il problema diabete con un intervento chirurgico in laparoscopia sta, ovviamente, sollevando un enorme interesse nelle tante persone (4,5 milioni in Italia) obese o soltanto sovrappeso, che non riescono a controllare la glicemia con farmaci e dieta. Ma se i chirurghi suscitano speranze, inviti alla prudenza arrivano dai diabetologi. Come il professor Sergio Muntoni, già primario del Brotzu, di Cagliari, e autore di numerose pubblicazioni in Diabetologia e Malattie dismetaboliche: «Per esperienza personale, sono nettamente contrario al ricorso alla chirurgia per curare il diabete. Ho visto troppe persone ridotte in condizioni critiche da questo genere di interventi. Perché possono provocare una serie di complicanze gravi. E mi chiedo come mai, a Genova, si continui su questa strada».
Muntoni precisa che «una delle conseguenze peggiori può essere la cirrosi del fegato, che può insorgere alcuni anni dopo l’intervento. Inoltre, si deve tener conto che una volta eseguita la diversione bilio pancreatica, non si può più tornare indietro: la situazione diventa irreversibile. Per questo sconsiglio assolutamente questo genere di interventi».
Dello stesso parere anche Marco Songini, responsabile del Dipartimento di medicina interna dell’ospedale Brotzu e vice presidente della Società sarda per lo studio del Diabete. Che contesta il ricorso a una chirurgia «rischiosa e costosa, per di più presentata come risolutiva, su larga scala, del diabete. Una follia. Inoltre bisogna sapere che, una volta eseguita una deviazione biliopancreatica, si perde parte dell’anatomia del fegato. E tutto per un tipo di malattia che oggi si può fronteggiare benissimo con una buona educazione alimentare». 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 22
Pediatri ed esperti riuniti a convegno sabato prossimo
«Il futuro nelle cure specialistiche»
 
"Assistenza, formazione e ricerca nelle malattie genetiche e/o disabilità ad elevata complessità assistenziale in età evolutiva": il problema - che in Sardegna riguarda 1400 persone - sarà affrontato nel congresso nazionale della SimGePed, sabato 24 novembre, nella sala congressi dell’Hotel Caesars.
Ai lavori prenderanno parte l’assessore regionale Nerina Dirindin e il pediatra emerito, Antonio Cao. La responsabile scientifica è Loredana Boccone, pediatra e genetista, al vertice dell’unità genetica clinica e malattie rare dell’università di Cagliari/ospedale Microcitemico.
I lavori saranno aperti dalla relazione di Antonio Cao, professore emerito di pediatria, su "La presa in carico del paziente con disabilità: l’esempio delle paralisi cerebrali infantili". Prenderanno parte al dibattito la giurista Paola Piras, gli specialisti Vardeu, Cherchi, Dessanti, Masnata, Di Ninni, Tumbarello, Pruna, Meloni, Setzu, Zucca, Fresu. Tra i moderatori, Cianchetti, De Virgiliis, Argiolu, Pusceddu, Serra e Tedde. Interverranno anche Raimondo Ibba, presidente dell’ordine dei medici di Cagliari, Giano Gumirato, manager dell’Asl 8, e Gavino Faa, preside della facoltà di Medicina.  

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
«Rettore, l’aumento è stato un colpo basso» 
Gli studenti: «Assurdo che la decisione sia arrivata ad anno accademico in corso» 
 
CAGLIARI. Che le tasse sarebbero aumentate gli studenti lo sapevano. Ma che l’aumento sarebbe arrivato adesso, quando l’anno accademico è già cominciato, per loro è stato davvero un colpo basso. A dieci giorni dal Consiglio d’amministrazione che dovrà discutere la proposta del rettore Pasquale Mistretta di ritoccare le tabelle, Lorenzo Espa, presidente del Consiglio degli studenti, spiega perché da questo fronte arriva un no secco: «Non siamo d’accordo sul metodo e neanche sui contenuti».
 - Non avete preso bene l’annuncio di Mistretta...
 «No, e spiego perché: quando a giugno il rettore ci aveva detto della sua intenzione di aumentare le tasse, subito noi ci siamo detti contrari, facendogli notare come i soldi che servivano all’univeristà si sarebbero potuti recuperare tagliando, ad esempio, alcune spese inutili».
 - E invece nulla da fare: dovete pagare.
 «Già. Di tutto questo ciò che mi amareggia di più è che il nostro suggerimento non sia stato preso in considerazione. Dico: accanto alla proposta di aumento delle tasse, il rettore avrebbe potuto presentare almeno un piano dettagliato di razionalizzazione della spesa e di contenimento dei costi. Questo era un modo per non far pesare tutto su di noi...».
 - È vero, ma tutto, ha detto Mistretta, sarà soltanto sulle spalle di chi può realmente pagare. Le fasce deboli non saranno toccate.
 «Nella proposta del rettore gli aumenti toccheranno solo le famiglie inserite dalla quarta fascia di reddito (ventimila euro) in poi. Voglio però far notare che alla quarta fascia non appartengono nababbi, ma famiglie dove i genitori sono semplici impiegati. Se poi si tiene conto che spesso in una famiglia gli studenti universitari sono più d’uno, vorrei proprio vedere chi dice che questi aumenti non fanno male».
 - Voi contestate anche il momento. Perché?
 «Il rettore ha spiegato che l’aumento delle tasse avrà valore sin da questo anno accademico. Per noi questa decisione è inaccettabile: non si possono cambiare le regole quando l’anno è già cominciato».
 - A proposito di regole: Mistretta ha detto che con gli studenti meno diligenti sarà più severo già a partire dal primo anno fuori corso...
 «Questa forse è la parte meno discutibile della proposta. Siamo d’accordo, perché pensiamo che uno studente vada incentivato a uscire dall’università il prima possibile».
 - Come vi preparerete al 26 novembre, quando il rettore presenterà la sua proposta al Cda dell’ateneo?
 «Saremo presenti con un parere unanime che ribadirà la nostra contrarietà. Vorrei però si capisse che il nostro non è un no a priori, ma una proposta ragionata. Se Mistretta aprirà nuovi margini di dialogo noi siamo pronti».
Sabrina Zedda
 
Pagina 1 - Cagliari
Lo dice l’ex presidente dell’Ersu cagliaritano 
Giuste le esenzioni ma servono correttivi 
 
CAGLIARI. L’aumento delle tasse universitarie è davvero inevitabile? Se lo chiede Luigi Sotgiu, funzionario dell’ateneo ed ex presidente dell’Ersu cagliaritano, in una lettera aperta inviata al rettore, agli studenti e alla Regione. Analisi e proposta s’incrociano: «Il forte aumento del numero delle borse di studio erogate dall’Ersu - scrive Sotgiu - è di per se un fatto molto positivo, ma porta come effetto collaterale l’esonero dal pagamento delle tasse universitarie di tutti gli studenti aventi diritto alla borsa, anche di quelli non beneficiari. Dunque, molte migliaia di studenti non pagano le tasse ma il costo di quella provvidenza, che è il diritto allo studio universitario ed è a carico delle regioni, si riversa pesantemente sulle spalle delle università». Fatta questa premessa, Luigi Sotgiu affronta quello da lui definito un pericoloso circolo vizioso: «Oggi, paradossalmente, le università così indirettamente penalizzate dalle scelte a favore del diritto allo studio regionale, e sono costrette duenque costrette ad aumentare le tasse agli altri studenti, rischiando di provocare nuovi problemi di diritto allo studio e questo è un bel circolo vizioso». Ed ecco la proposta: «A questo punto sarebbe invece più giusto che la Regione si accollasse anche il costo dell’esenzione dalle tasse a favore degli idonei Ersu. Perché se l’università ricevesse dalla Regione il corrispettivo di quelle tasse non pagate, sarebbe in grado di ridurre la portata degli aumenti, rendendo così maggiormente sostenibile il costo degli studi per tutte le famiglie sarde».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cagliari
Università, servono più soldi 
La Provincia va alla ricerca di nuovi alleati 
Gaviano si appella alle multinazionali: «Potete contribuire avete i fondi, fatelo senza reticenze» 
 
IGLESIAS. «Non ci può essere crescita economica senza preparazione», un’affermazione spesso pronunciata dal presidente della regione Renato Soru. Una frase che, secondo Salvatore Massa, consigliante provinciale eletto con Progetto Sardegna, sembra fatta apposta per questa situazione: il rischio di cancellazione dell’Università del Sulcis iglesiente.
 Il consiglio provinciale ha sottoscritto, ieri, nell’aula consigliare di piazza Municipio di Iglesias un ordine del giorno congiunto, nel quale maggioranza e opposizione impegnano il presidente Pierfranco Gaviano a un serrato confronto, in accordo con altri soggetti istituzionali del territorio, con la giunta regionale.
 L’esito dell’incontro avuto l’altro ieri a Monteponi tra l’Ausi, provincia, sindaci del territorio e parco geominerario, durante il quale sono stati definiti alcuni particolari affinché l’Ausi da associazione diventi un consorzio, non ha soddisfatto il consiglio provinciale.
 Una precedente mozione a riguardo che interessava l’erogazione di 30mila euro come quota per l’accesso della provincia al consorzio, deliberata recentemente, è decaduta trasformandosi nella proposta di un ordine del giorno.
 Proposta accolta dietro suggerimento del consigliere Massa da entrambi gli schieramenti del consiglio.
 Un documento che nasce dalla consapevolezza che l’ingresso dei soggetti pubblici nella gestione del consorzio, provincia, comune di Iglesias e Carbonia e Parco Geomunerario, soprattutto in qualità di investitori con 30mila euro l’uno di quota annua, non sarà sufficiente a salvare la sede distaccata di scienze dei materiali dopo il taglio del cinquanta per cento dei finanziamenti regionali che pesa enormemente sui bilanci dell’università di Monteponi.
 Il consiglio chiede quindi che la giunta regionale mantenga gli impegni, sottoscritti nell’intesa istituzionale regione provincia e comuni capoluogo nel mese di giugno, per il consolidamento e il potenziamento del sistema universitario del Sulcis iglesiente.
 Nel condividere l’ordine del giorno il presidente Gaviano lancia un appello alle industrie metallurgiche del territorio, che chiudono ogni anno i bilanci con decine di milioni di euro, ma lasciano al territorio solo le briciole.
 «Gli enti pubblici da soli non possono fare molto, con l’aiuto delle multinazionali la nostra università potrebbe fare quel salto di qualità che tutti auspicano».
 La prossima settimana nella sede Ausi a villa Bellavista è convocata una riunione con i consiglieri regionali, i sindaci e il consiglio provinciale.
 «Con questo incontro - ha detto Gaviano - contiamo su un’inversione di marcia della regione per quanto riguarda i contributi destinati ai poli universitari di Sassari e Cagliari stabiliti nella finanziaria. Un ripensamento sul quale i consiglieri regionali possono influire con il proprio voto in consiglio per potenziare la diffusione della cultura più alta anche nella nostra provincia.
Silvia Cossu 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
SPECIALIZZANDI 
Esami di stato, vanno rinviati 
 
CAGLIARI. È nato il “Comitato abilitandi”, composto dai laureati in medicina e chirurgia. L’obiettivo è far slittare gli esami d’ammissione alle Scuole di specializzazione da gennaio, come ventilato dal ministro per l’Università Fabio Mussi, ai mesi successivi, in modo da permettere la partecipazione alle selezione anche agli abilitandi che diventeranno dottori a febbraio. ‹‹Evidenziamo la palese ingiustizia - si legge in una nota - di escludere dal concorso cinquemila laureati che hanno tutto il diritto di partecipare al primo esame utile di ingresso alle Scuole di specializzazione. Riscontriamo inoltre il paradosso di indire un concorso aperto a duemila partecipanti, a fronte di un fabbisogno di cinquemila unità››. (p.s.)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
STASERA
Università e aziende
 
 CAGLIARI. «Dall’università al lavoro: le aziende incontrano i laureati» è il tema della giornata organizzata oggi - dalle 15.30 alle 19 al T-Hotel - dalla Direzione orientamento dell’università. Tra le aziende Saras ed Energit.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
Gli studenti scendono in piazza per rivendicare il diritto allo studio 
Le richieste: trasporti gratuiti, laicità, fruibilità del materiale didattico nelle biblioteche 
di Nadia Cossu 
 
SASSARI. «All’ultima conferenza regionale sulla scuola c’erano tutti tranne gli studenti, stessa cosa a quella sulle politiche giovanili. Chiediamo di poter partecipare, di poter dire la nostra nei tavoli preposti». Sono le parole di Alessandro Tedde, studente di Giurisprudenza e responsabile regionale dell’Unione degli studenti. E la sua non è che una delle tante richieste sollevate dai ragazzi delle Superiori e da quelli dell’Università. «Costruiamo i diritti, liberiamo i saperi» è lo slogan con il quale anche gli studenti sassaresi, insieme ai colleghi di tutta la Sardegna, scenderanno in piazza domani in occasione della giornata internazionale per il diritto allo studio. Metodo e merito sono, a giudizio degli studenti, le due questioni su cui battersi.
 A promuovere e organizzare la manifestazione sono i giovani del collettivo studentesco, federazione giovani comunisti italiani, circolo Maiakovskij del Prc, movimento omosessuale sardo studentesco, sinistra giovanile, Unione degli studenti. «È evidente - ha sottolineato Tedde - che c’è bisogno di una ristrutturazione del sistema». A spiegare la questione in termini concreti è Andrea Devoto, della Fgci, che fa un elenco delle istanze più importanti e urgenti. «In due parole si tratta di garantire le condizioni materiali per il diritto allo studio. Cioè, tra le altre cose, libera fruibilità del materiale didattico. Spesso gli studenti sono costretti a fotocopiare i testi sostenendo spese assurde. Per questo chiediamo che per ogni testo messo in lista d’esame sia garantito un adeguato numero di copie nelle biblioteche di facoltà. E ancora libera mobilità degli studenti, alcuni pendolari viaggiano in condizioni disumane, le tariffe aumentano ogni anno e spesso non usufruiamo delle convenzioni. E poi dovrebbero garantire maggiori spazi per consentire lo scambio di opinioni. L’Università non è solo un luogo di studio ma anche di sviluppo della coscienza critica». Sono tante le problematiche espresse dai movimenti studenteschi. La richiesta è anche quella dell’abolizione totale della tassa regionale per il diritto allo studio, «perchè i diritti non si devono pagare». Il potenziamento dei servizi pubblici è una questione fondamentale. Così come l’opposizione alla gestione privata dei servizi mensa e abitativi. «Sono auspicabili - aggiunge Andrea Devoto - convenzioni tra Comune e Università che regolino gli affitti delle case per gli studenti fuori sede. Richiediamo un piano regolatore dell’urbanistica cittadina che si occupi della riattribuzione delle case sfitte e abbandonate a studenti fuori sede, pendolari e stranieri». E che dire delle borse di studio? «Devono essere legate principalmente al reddito e non al merito - sostiene Mauro Piredda, studente in editoria, comunicazione multimediale e giornalismo - e il merito stesso deve privilegiare la media dei voti e non i crediti formativi accumulati». Gli studenti sassaresi domani sosterranno in piazza anche la laicità della scuola. «Senza discriminazioni in ambito religioso, sessuale o razziale». E verrà gridato anche il no agli stage ed al tirocinio gratuiti: «gli stage si devono svolgere solo se regolarmente retribuiti e sotto il controllo delle rappresentanze sindacali».
 Il corteo studentesco partirà da piazza Azuni alle 9.30 e si concluderà ai giardini pubblici. Alle 21, nel circolo culturale Aggabachela, in via Diaz, ci sarà la festa studentesca.
 
Pagina 25 - Sassari
Sei mesi di vita sassarese per 48 ragazzi stranieri 
di Margherita Scanu 
 
SASSARI. I più numerosi sono gli spagnoli, più della metà dei 56 studenti stranieri arrivati in città per il primo semestre. E altri 48 sono attesi per la seconda parte dell’anno accademico. Ieri mattina l’Associazione Erasmus Student Network e le istituzioni hanno voluto dare il benvenuto ufficiale ai giovani che, dalle Università di mezza Europa, hanno deciso di fare un’esperienza di studio a Sassari grazie al progetto di mobilità dell’Unione Europea Erasmus, nato vent’anni fa con il fine di favorire l’integrazione dei futuri cittadini europei e che oggi è una realtà consolidata, con un numero crescente di partecipanti ogni anno.
 A fare gli onori di casa, alla mensa universitaria di via Dei Mille c’è Andrea Ledda, studente e presidente dell’Esn di Sassari: «Lo scopo dell’associazione, che è nata in città due anni fa ma che esiste da dieci anni con 250 sedi in tutta Europa, è di aiutare i ragazzi ad inserirsi a Sassari e di favorire la comunicazione e lo scambio culturale tra studenti italiani e stranieri», spiega Ledda. «Lo facciamo soprattutto con gli incontri in associazione e con le feste, e presto con il progetto Tandem, che prevede l’insegnamento e l’approfondimento delle lingue». Gli studenti sono stati accolti dal professor Antonello Mattone, presidente dell’Ersu, da Pietro Deidda, docente della Facoltà di Agraria e delegato del rettore per i programmi di mobilità, dall’assessore comunale all’Istruzione Antonietta Duce e dall’assessore provinciale al Lavoro Salvatore Marino, in vece dell’assessore all’Istruzione Laura Paoni assente per impegni inderogabili. Assente giustificato anche il rettore Alessandro Maida. Quest’anno l’Ersu ha aumentato a quaranta i posti letto a disposizione nelle sue residenze, mentre gli studenti in più, aiutati dai soci dell’Esn, hanno trovato alloggio in affitto da privati. Oltre al folto gruppo di spagnoli, quest’anno in città sono arrivati Erasmus da Austria, Germania, Portogallo, Francia, Turchia, Regno Unito, Polonia, Malta, Ungheria e Romania. Tantissime sono le ragazze: alle selezioni arrivano più preparate e sbaragliano i colleghi maschi. Dopo i saluti e gli auguri istituzionali, la giornata di benvenuto ieri è proseguita con il pranzo offerto dall’Ersu in mensa, dove d’ora in poi si potranno gustare anche i piatti tipici sardi, a cui è seguito un giro nel centro storico della città, per concludersi con una cena e una festa a sorpresa.
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 39 - Cronaca
La crisi dell’ateneo sarà affrontata lunedì da Comune e Provincia in una seduta congiunta 
Università, Zidda cita Gramsci e bacchetta Soru 
Il sindaco polemizza col governatore in un convegno. La replica della Mongiu 
 
NUORO. Zidda cita Gramsci per bacchettare Soru sull’università nuorese a rischio. Ma soprattutto per replicare alla recente battuta del governatore di alcuni giorni fa quando ha detto: «E’ giusto che gli studenti vadano lontano da casa». Insomma, una polemica politica a distanza, in occasione di uno dei tanti convegni su Gramsci, al quale ha preso parte anche l’assessore regionale alla Cultura, Mariantonietta Mongiu, presente alla manifestazione.
 «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza». E’ con questa famosa frase del grande politico e intellettuale di Ales, scolpita tra l’altro anche sulla sua lapide, scoperta il 30 aprile a Ghilarza dal presidente della Repubblica, che Zidda ha cominciati a bacchettare Stato e Regione sulla crisi dell’ateno nuorese. Il sindaco in pratica ha usato la stessa frase scelta dalla Regione per celebrare quest’anno Sa Die de sa Sardigna: la giornata simbolo dell’autonomia con cui ogni anno l’isola ricorda l’insurrezione di Cagliari contro i piemontesi nel lontano 28 aprile 1794.
 Partendo dunque da questa dotta citazione il primo cittadino nuorese durante il convegno su Antonio Gramsci ieri mattina ha aggiunto che «l’istruzione passa attraverso l’Università» e per quando riguarda Nuoro, e tutta la Sardegna centrale, sono stati la «Regione e lo Stato» nazionale a «impegnarsi» solennemente per l’accesso universitario e la creazione di una «vera università» nella Sardegna centrale. Una università, quindi, che però non doveva essere di B, proprio per dare la possibilità reale ai figli dei pastori e delle popolazioni dell’interno di avere una vera istruzione universitaria.
 «I nuoresi sono abituati ad andare a studiare lontano da casa - ha aggiunto inoltre Zidda, in riferimento alla recente battuta di Renato Soru che aveva detto: è giusto che gli studenti vadano lontano da casa - perchè essi questo lo fanno da tantissimi anni, lo fanno addirittura dal Settecento. E indifferentemente vanno a studiare nelle varie città della penisola, come in quelle della Sardegna». Il problema dunque non è questo, per il sindaco di Nuoro, che pensa invece a una università, che non solo istruisca i giovani barbaricini, ma che agisca anche come «polo di attrazione».
 E sempre rifacendosi a Gramsci, e al suo rigore intellettuale e morale, Zidda nel concludere il suo saluto ai convegnisti presenti ha detto ancora che «Nuoro ha sempre l’aspirazione di avere un polo universitario di alto livello». Infine ha richiamato tutte le istituzioni al «senso dello Stato» per tradurre in «atti concreti gli impegni assunti».
 Ancora una volta, quindi, l’allusione del sindaco era agli impegni assunti nella relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul banditismo in Sardegna (commissione Medici del 1969) e all’accordo di programma firmato con la Regione e lo Stato nel 1995. Accordo che ora rischia di essere affossato.
 A stretto giro di posta, come si suol dire, è arrivata poi la replica dell’assessore regionale alla Cultura, Mariantonietta Mongiu, che ha detto, partendo anche lei dalla famosa frase gramsciana: «Anche la nostra amministrazione punta principalmente sulla istruzione. Ma per l’Università cerchiamo un progetto condiviso, condiviso dalle stesse università sarde». Poi ha aggiunto: «Le università gemmate, comunque, non sono luoghi che offrono pari opportunità». E se il decreto Mussi mette a rischio i corsi a Cagliari e a Sassari, bisogna arrivare ad una «intesa con le università» per una istruzione rigorosa.
 Il tema della crisi dell’ateno nuorese sarà ripreso lunedì nella riunione congiunta dei due consigli comunale e provinciale di Nuoro.
 
 

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