Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 January 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Rassegna Stampa di mercoledì 5 gennaio 2005
 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 9 – Cronaca regionale
Agricoltura, 18 borse di studio
Con poco meno di 250mila euro la Giunta regionale ha finanziato, su proposta dell’Assessore Salvatore Addis, 18 borse di studio in materia di agricoltura biologica. Le borse saranno destinate a laureati in Scienze Biologiche, Scienze Agrarie, Scienze Naturali, Scienze e Tecnologie Erboristiche, Farmacia, CTF, Medicina Veterinaria, Tutela e gestione fauna selvatica, Chimica e Biotecnologie.
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 9 – Cronaca regionale
Ambiente, tirocini per i laureati
Su proposta dell’Assessore regionale del Lavoro, Maria Maddalena Salerno, è stato stipulato un accordo con l’Assessorato regionale della  Difesa dell’Ambiente, per l’attivazione di “Tirocini formativi di orientamento” a favore di laureati in Scienze Naturali e Ambientali delle università di Cagliari e Sassari. Il progetto è promosso dall’Agenzia regionale del Lavoro.
All’iniziativa dell’Assessore del Lavoro ha risposto l’Assessore della Difesa dell’Ambiente Antonio Dessì, che ha individuato nell’Ispettorato dipartimentale Foreste e nell’Ente foreste i luoghi per ospitare e valorizzare le competenze dei laureati aspiranti. L’accordo prevede l’attivazione di 70 tirocini formativi per 6 mesi rinnovabili con borse pari a 500 euro mensili. La copertura del progetto, di 250mila euro, è assicurata dall’Assessorato regionale del Lavoro.
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 28 – Cronaca di Cagliari
Corso di orientamento al lavoro
Il Centro Orientamento dell’Università di Cagliari ha organizzato la quarta edizione del Corso di Orientamento al Lavoro. L’iniziativa è rivolta a 20 laureati e 10 laureandi di tutte le facoltà. Il corso durerà in tutto 40 ore. Il 10 gennaio alle 12 scadranno i termini di presentazione delle domande. Il bando di selezione e i moduli di domanda sono disponibili allo sportello Help Desk del Centro Orientamento di Ateneo in Via Ospedale 121. Telefono 070.65.8773.
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 32 – Provincia di Cagliari
Allenatori e dirigenti a scuola di medicina
Monserrato. Cinque giornate di informazione curate dall’Uisp e dall’Università
Cinque giornate di informazione per la salute sportiva. Ha un titolo che non lascia dubbi, « In-forma@sport», il primo corso di formazione per dirigenti e tecnici organizzato dall'amministrazione in collaborazione con la Uisp, l'università degli studi di Cagliari e la Fondazione Banco di Sardegna. Cinque appuntamenti, che si concluderanno venerdì 28, che informeranno gratuitamente dirigenti e allenatori sportivi. Un corso- laboratorio per garantire salute e cultura sportiva a trecentosessanta gradi. Oltre agli aspetti giuridici e alle normative da osservare all'interno delle società si parlerà infatti di medicina sportiva. Un evento importante per la città visto che dei 150 mila atleti sardi, soltanto a Monserrato ci sono 30 società sportive che raccolgono 3.200 atleti dilettanti ai quali si devono sommare i docenti e i ragazzi che operano all'interno delle scuole. Sono invece più di 100, tra dirigenti e tecnici, coloro che si occupano di sport. E Monserrato che ha per ora «una cittadella sportiva, ma che si prepara a costruire una nuova zona vicino a Pirri e un'altra grande e attrezzata nell'ex aeroporto, il corso sarà un'occasione da non perdere», dice Gianni Argiolas assessore allo Sport. E venerdì, alle 16.30 a Casa Foddis, partirà il corso gratuito corso che si concluderà con una prova pratica che coinvolgerà un'atleta riconosciuto a livello internazionale. «Questa iniziativa ha l'ambizione di elevare la capacità di migliorare un servizio», spiega il sindaco Antonio Vacca «partendo dalle società sportive fino ad arrivare a tutti i cittadini». Un progetto importante che «qualificherà la capacità di formazione degli operatori di un determinato settore, quello sportivo, che ha una forte rilevanza nel territorio e che merita cura e approfondimento», conclude Vacca. «Non è sufficiente avere tecnici preparati, è necessario formare anche i dirigenti delle società», dice Pino Argiolas, responsabile delle risorse Uisp (unione italiana sport per tutti), «bisogna educare i cittadini allo sport visto che in città emerge un dato che allarma: soltanto il 50 per cento degli atleti che praticano discipline sportive fa ogni anno le visite mediche adeguate, superati i 18 anni, infatti i certificati di idoneità allo sport hanno un prezzo e i ragazzi preferiscono fotocopiare i risultati delle visite fatte in precedenza piuttosto che sottoporsi ad un nuovo controllo». E durante il corso si parlerà di diversi argomenti inerenti la disciplina sportiva: «si parla molto di prevenzione, ma si conosce poco. Invece è fondamentale e i docenti che terranno il corso dovranno insegnare e non curare», dice Gavino Faa, preside della facoltà di Medicina dell'ateneo cagliaritano. Perché: «non tutti gli sport fanno bene a tutti», spiega Alberto Concu, direttore della scuola di specializzazione in Medicina dello sport dell'università di Cagliari, che durante gli incontri terrà una lezione sullo sport e la salute. Alla fine del corso, patrocinato dalla Fondazione Banco di Sardegna, i partecipanti riceveranno un Cd Rom riassuntivo delle relazioni esposte durante le cinque giornate. Serena Sequi
 
5 – L’Unione Sarda
Pagina 36 – Medio Campidano
Turri. Da Sa Corona Arrubia all'università Luiss
Grazie ai due anni di esperienza lavorativa nel museo del territorio de Sa Corona Arrubia, volerà a Roma per un importante corso di specializzazione in "economia, gestione e marketing dei turismi e dei beni culturali" all'Università Luiss di Roma. Valeria Casu, 31 anni, di Turri, ha superato a fine novembre le selezioni per il master: inizierà lunedì. Dal marzo di due anni fa, Valeria ha svolto il servizio di guida nelle mostre dedicate al genio di Leonardo e all'uomo egizio: grazie a quelle esperienze si è classificata dodicesima fra 31 concorrenti di tutta Italia al master, guadagnando anche una borsa di studio del Comune di Roma. Laureata in lingue una anno e mezzo fa, Valeria Casu ha presentato le ottime credenziali ottenute a Sa Corona Arrubia. «Hanno influito», sorride. «Ora - prosegue - aggiungerò alla pratica il supporto teorico del master». La giovane di Turri frequenterà il corso fino a dicembre, pronta poi a mettere il suo bagaglio culturale al servizio del Consorzio. (an. pin.)
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Fatto del giorno
Sviluppo turistico e salvaguardia ambientale 
Come superare l’eterno conflitto fra conservazione e trasformazione? 
Ad rivum eundem lupus et agnus venerant, siti compulsi. (Il lupo e l’agnello arrivarono contemporaneamente al fiume, spinti dalla sete).
Una favola di Fedro estremamente attuale. Ho seguito con interesse l’opinione dei colleghi che mi hanno preceduto e vorrei sommessamente aggiungere la mia. A costo di essere frainteso dovrò necessariamente schematizzare un ragionamento che richiederebbe molto più spazio e tempo. Me ne scuso in anticipo.
Una prima cosa credo sia incontrovertibile: le regole che sino ad ora hanno tentato di dare una risposta al potenziale conflitto tra sviluppo turistico e salvaguardia dell’ambiente hanno fallito. Il motivo del fallimento è abbastanza semplice. L’ambiente è risorsa limitata e irriproducibile. Una volta consumato, distrutto o male impiegato verrebbe a mancare l’elemento che consente alla nostra offerta turistica di posizionarsi, per qualità ambientale, in condizione di eccellenza ed evidenza tra i competitori mondiali.
Pertanto un cattivo uso di tale risorsa, al di là delle motivazioni più propriamente ambientali, finirebbe per generare una vera e propria dequalificazione del prodotto turistico con le inevitabili conseguenze direttamente traducibili in termini economici.
Questo ragionamento, che gli economisti sanno spiegare in termini scientifici, non può sfuggire a chiunque sia dotato di un normale quoziente di intelligenza. Ma allora, se così è, perché non si trova agevolmente una soluzione, in grado di contemperare la conservazione ambientale e lo sviluppo? La risposta è altrettanto semplice. La conservazione (ovvero i vincoli di conservazione assoluta) grava su alcuni attori (leggasi proprietari) mentre lo sviluppo (leggasi in prima istanza trasformazione edilizia e in seconda gestione delle strutture e delle infrastrutture) consente ad altri attori, quasi sempre differenti dai primi, di introitare non solo la corretta remunerazione derivante dalla loro attività imprenditoriale ma, in aggiunta, il plusvalore gentilmente fornito da chi, obtorto collo, deve svolgere il ruolo di custode dell’ambiente.
 Il problema è tutto qui. Come superarlo? È possibile individuare dei comparti obbligatori tra le proprietà di coloro che devono conservare l’ambiente e di coloro che possono trasformarlo in modo da consentire una equilibrata gestione di sacrifici e profitto. Così operando la soglia di trasformabilità, in termini di an, quomodo e quantum, viene ad essere determinata non già come redistribuzione interna (a tizio, caio o sempronio) di risorse, ma prestando molta attenzione nel non compromettere la qualità ambientale.
È questa infatti la caratteristica che consente e che in futuro consentirà di essere competitori in mercati sempre più globali. Analogo ragionamento può essere fatto nei confronti delle comunità locali (leggasi amministrazioni comunali) che non possono nei loro comportamenti far prevalere logiche finanziarie proprie dell’imprenditorialità a scapito della tutela di un interesse economico (che quindi ricomprende anche il valore del capitale naturale) proprio di una collettività ben più vasta di quella locale: la regione.
Non è certo agevole attuare quanto enunciato. Si potrebbe però incominciare a discriminare tra l’imprenditorialità che persegue l’obiettivo della sola trasformazione (o, peggio ancora, di ottimizzazione della mera rendita fondiaria) ed imprenditorialità in grado di sostenere realmente lo sviluppo nel settore turistico. Quest’ultima, notoriamente è caratterizzata da investimenti che prevedono rientri a medio lungo termine; investimenti per i quali il valore dell’area pertinenziale rappresenta una componente neppure tanto significativa dell’impegno finanziario da portare in ammortamento.
Chi si occupa di strutture alberghiere sa perfettamente che il costo del rinnovo totale di arredi, infrastrutture e impianti per poter costruire sulle aree in trasformazione a condizione che l’area sulla quale si interviene passi immediatamente al patrimonio regionale, fermo restando il diritto del trasformatore di poterla gestire con la relativa costruzione sino all’ammortamento completo dell’investimento immobiliare (fattore terra più fabbricato). In quel momento la struttura potrà essere riassegnata in gara, magari con diritto di prelazione per il precedente gestore, oppure anche demolita se le future condizioni dovessero suggerire come preferibile tale ipotesi.
È un’idea così peregrina? A me non pare. Basta pensare che continuiamo a considerare, anche sotto il profilo giuridico, come beni pubblici irrinunciabili gli usi civici. Certo, in una società medioevale o agro-pastorale sottosviluppata l’uso civico del legnatico, del pascolo e delle aie comuni rispondeva a precisi valori di tutela collettiva. Ma oggi queste esigenze sono ancora attuali e reali o possono essere sostituite da quella più concreta della tutela produttiva dei valori ambientali? Io penso di sì. Resta infine aperto un altro problema: è possibile (ed eventualmente come) far sì che almeno la produttività del capitale fisso naturale generi ricchezza localmente e non venga interamente esportata? Io credo di sì. Se non in prima istanza questo obiettivo potrebbe essere perseguito in sede di prima riaggiudicazione della gestione delle strutture; privilegiando, nei limiti delle norme che regolano la concorrenza, fattori gestionali correlati alla realtà locale. Il dibattito è aperto. Ma credo che se non avremo il coraggio di affrontarlo a nulla serviranno i piani paesistici o vincoli apodittici.
Giampaolo Marchi 
docente alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 40 - Cultura e Spettacoli
Cultura sarda nelle scuole e un «Atlante toponomastico» 
Interventi della giunta regionale a favore della lingua, uno stanziamento di oltre due milioni di euro
In chiusura d’anno, la giunta regionale ha approvato alcune norme per la tutela e la valorizzazione della lingua sarda.
Su proposta dell’assessore alla Pubblica istruzione, Elisabetta Pilia, sono stati approvati diversi interventi previsti dalla legge regionale numero 26. Lo stanziamento complessivo è di oltre 2 milioni di euro.
Un finanziamento di 910.000 euro è destinato a sostenere progetti didattici realizzati nelle scuole sarde di ogni ordine e grado. «Ritengo prioritario e significativo - dice l’assessore Elisabetta Pilia - che un marcatore fondamentale dell’identità sarda, qual è la lingua, sia affidato ai giovani, che devono conoscere la cultura sarda, ma se è possibile anche parlare in sardo. Per questo abbiamo investito sui progetti scolastici».
Tra le iniziative avviate dall’assessorato della Pubblica istruzione, c’è la predisposizione di un manuale per l’insegnamento e l’apprendimento della lingua sarda nelle scuole elementari. Uno strumento che sarà messo a disposizione di tutti gli insegnanti attraverso il sistema integrato M@rte.
Un finanziamento di 1 milione di euro è destinato a Università, istituzioni scolastiche, enti locali, associazioni culturali impegnate su tutto il territorio regionale in progetti di tutela e valorizzazione della lingua e del patrimonio culturale sardo. Per l’assegnazione di contributi è stata data priorità ai progetti finalizzati a ricerca e studio sui centri storici della Sardegna; raccolta di materiali sulla tradizione orale e musicale, materiale fotografico, filmico e multimediale relativo al mondo sardo contemporaneo; raccolta, catalogazione e archiviazione della documentazione storica della Sardegna, custodita negli archivi regionali, in quelli italiani ed esteri. E ancora organizzazione di premi letterari finalizzati alla trasmissione dei contenuti della cultura sarda. Particolare attenzione è stata poi concessa ai progetti che utilizzino come lingua ufficiale quella sarda, utilizzata anche per organizzare eventi e manifestazioni di supporto, o promuovano produzioni e concorsi musicali in varietà linguistiche tutelate dalla legge.
La Giunta ha poi promosso la realizzazione dell’Atlante toponomastico sardo. Il progetto prevede il censimento e la catalogazione di tutti i toponimi della Sardegna. E’ stato poi deciso di finanziare un progetto per la predisposizione di un repertorio linguistico dei sardi, con l’obiettivo di rilevare il lessico utilizzato in ciascuna comunità. I dati saranno successivamente informatizzati e messi a disposizione dei cittadini.
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano
Etica e tecnologie, un confronto tra gli esperti 
ORISTANO. Per avere le idee più chiare in merito alle tante implicazioni etiche che riguardano l’utilizzo delle tecnologie, il Consorzio Uno, che gestisce l’Università oristanese, ha organizzato un interessante convegno che si svolgerà nel salone parrocchiale di San Sebastiano il 21 gennaio alle 17.30.
Visto il lotto dei partecipanti, come si direbbe per una manifestazione sportiva, conviene esserci. Il titolo del convegno “Bioetica e biotecnologie” è stimolante, specialmente in un periodo in cui la discussione sulla fecondazione assistita e sulle sue implicazioni etiche è sempre vivo nell’opinione pubblica.
La scaletta degli interventi prevede in apertura quello dell’arcivescovo monsignor Piergiuliano Tiddia, a cui seguiranno il professor Gianluigi Gessa, tossicologo cagliaritano di fama mondiale, da sempre impegnato nello studio delle scienze neurologiche; il professor Remo Bodei, anche lui cagliaritano, docente universitario di storia della filosia all’Università di Pisa; il dottor Salvatore Pisu,esperto di bioetica, materia che insegna nei corsi di laurea in biotecnologie industriali e medicina e chirurgia dell’università di Cagliari. Il professor Vincenzo Solinas coordinerà i lavori.
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Cagliari
Corso per dirigenti e tecnici sportivi 
Organizzato dall’amministrazione di Monserrato 
MONSERRATO. L’amministrazione comunale, di concerto con il comitato regionale sardo dell’Uisp e la collaborazione della scuola di specializzazione in Medicina dello sport dell’Università di Cagliari, ha organizzato il primo corso di formazione per dirigenti e tecnici del settore sportivo.
L’iniziativa è stata presentata ieri mattina nel corso di una una conferenza stampa organizzata nell’aula del consiglio comunale.
Oltre al sindaco Antonio Vacca e all’assessore allo sport, Gianni Argiolas, sono intervenuti il preside della facoltà di medicina dell’università di Cagliari, Gavino Fà, il direttore della scuola di specializzazione in medicina dello sport Alberto Concu e il direttore regionale Uisp, Bruno Bianchina.
Il corso, articolato in cinque moduli, avrà inizio venerdì e si concluderà il ventotto gennaio. Gli argomenti trattati spazieranno dagli aspetti medico sportivi (idoneità fisica alla pratica sportiva, prevenzione delle patologie legate alle attività fisiche, sicurezza igienico-sanitaria delle strutture e degli ambienti sportivi) agli elementi riguardanti aspetti giuridico-normativi (legislazione civilistica e tributaria dell’associazionismo sportivo) fino ai frangenti psico-sociologici (rapporto tra dirigenza e atleti, motivazione alla pratica sportiva, problema doping). La partecipazione è gratuita.
Per ottenere informazioni ci si può rivolgere agli uffici dell’assessorato comunale allo sport oppure alla segreteria regionale dell’Uisp, al numero 070.663678. (p.so.)
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Università. Le Facoltà preferite dalle matricole 
Ingegneria la più gettonata 
CAGLIARI. Nell’anno accademico 2003-04 le matricole del corso di laurea in Matematica (che fa parte della facoltà di Scienze) sono state 39: il record negativo tra i corsi considerati tradizionali. Se si esaminano anche quelli di nuova formazione, le cifre scendono anche a 8 per il corso di laurea in Storia e società, interno alla facoltà di Lettere e filosofia. Ma il record negativo va al corso Economia e finanze (legato alla facoltà di Economia e commercio) con un solo iscritto. E l’elenco minimalista potrebbe continuare lasciando il sospetto che molte nuove lauree brevi siano state istituite più per interessi interni, di sistemazione del corpo docente, che di reale esigenza scientifica, didattica e sociale.
La facoltà più gettonata è stata Ingegneria che conta, tra l’altro, ventuno corsi (da ingegneria chimica a ingegneria ambientale, a ingegneria energetica), per un totale di 1.123 matricole. Al secondo posto si situa la facoltà di Scienze con 971 iscritti, segue Scienze politiche con 928, Lettere e filosofia con 791 ed Economia con 735. Giurisprudenza, un tempo al primo posto, si colloca al settimo come preferenza con 731 nuovi iscritti.
 
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 – Sassari
Una laurea, 30 anni, il lavoro è un sogno
Gentile direttore ho da poco compiuto 30 anni, in tasca ho una laurea in scienze giuridiche e l’attestato di frequenza di alcuni master, conosco l’inglese e lo spagnolo. Durante il mese di dicembre ho lavorato come commessa in un esercizio commerciale. Per carità, non me ne lamento, almeno ho potuto mettere qualche soldino in tasca. Però è avvilente avere 30 anni e dover vivere ancora con mamma e papà che, comunque, sono ben felici e non fanno pesare la situazione. Ciò che brucia di più è l’assenza di prospettive. E come me, tanti giovani nella stessa situazione, non possono sognare un futuro. Una casa, una famiglia, un figlio, tutti desideri irrealizzabili. Perchè deve essere così difficile trovare un posto di lavoro stabile? Come si fa ad organizzare la propria vita se non si ha una certezza economica? Noi giovani corriamo il rischio di diventare vecchi senza aver avuto la possibilità di entrare nel mondo del lavoro. Mi chiedo a cosa sia valso il sacrificio di una laurea.
Maria Cossu
La scolarizzazione di massa ha prodotto un innalzamento del livello medio di istruzione. Alla fine della guerra, tanto per non andare troppo in là, su cento persone adulte solo tre possedevano la laurea. Oggi sono trenta. In alcune zone addirittura 40 o cinquanta. Nei paesi dell’Est europeo siamo al 60/70%. In queste condizioni è evidente che il famoso pezzo di carta non è più un titolo sufficiente, e comunque non è più l’unico, per accedere al mondo del lavoro. Oggi il valore aggiunto non è la laurea ma come la si è conseguita. E a quale tipo di specializzazione ci siamo rivolti. I nostri governanti hanno aggiunto poi la complicazione delle lauree triennali. E hanno illuso migliaia di giovani. Convinti che bastasse quella per trovare un lavoro dignitoso. I fatti hanno dimostrato che non è così. Oggi per accedere a un qualsiasi concorso pubblico viene richiesto il titolo quinquennale. Emergono solo i più bravi. L’eccellenza. E si punta solo a questa. Come diceva Totò «gli esami non finiscono mai». E sarà sempre peggio.
Livio Liuzzi 

Questionnaire and social

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