Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 February 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Ufficio stampa

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 11 – Economia
Sorgerà tra Cagliari e Pula
Salute e biomedicina, dal Cipe i fondi per creare il distretto
Nasce un distretto tecnologico nel settore della biomedicina e delle tecnologie per la salute nell'area di Cagliari?Pula. L'iniziativa è stata resa possibile grazie alla manovra finanziaria del governo che ha erogato complessivamente 140 milioni di euro per rilanciare la ricerca nel Mezzogiorno d'Italia. Tra le regioni beneficiarie anche la Sardegna che nello specifico ha ottenuto 16,8 milioni di euro, erogati dal Cipe. I finanziamenti saranno utilizzati per dare corpo a un progetto mirato alla realizzazione di un distretto per biomedicina e tecnologie per la salute, promosso tra gli altri dal Consorzio ventuno, per un costo complessivo di 42.4 milioni di euro. L'importo restante del progetto verrà infatti cofinanziato dalla Regione e da imprese del settore privato, interessate a portare avanti l'iniziativa. «Si tratta di un investimento consistente da parte della Regione, avviato già negli ultimi tre anni, che darà vita all'unico distretto tecnologico dell'isola. Un forte segnale dunque per far sì che in Sardegna si possa promuovere una propensione a sviluppare le nuove tecnologie e puntare così sull'innovazione», spiega Francesco Marcheschi, direttore del Consorzio Ventuno. Oltre al Consorzio Ventuno, sono coinvolti nel progetto anche Crs4, l'Università degli studi di Cagliari e tutte le aziende attive nel polo tecnologico di Polaris (Medinest, Farmanes, Kelio, Biofleg, Bioker per citarne solo alcune). L'iniziativaIl progetto (già approvato) è denominato "Biomedicina e Tecnologie per la Salute" e riguarda lo sviluppo del distretto della biomedicina e delle tecnologie per la salute nell'area territoriale che va da Cagliari a Pula. L'obiettivo è quello di focalizzare le competenze sviluppate nel campo della biologia e patologia molecolare, della genetica, della farmacologia, dell'ingegneria biomedica e delle tecnologie informatiche applicate alla medicina, epidemiologia e nei rapporti che nascono dallo studio di ambiente e salute. Il progetto per il distretto di biomedicina rappresenta un importante passo nella realizzazione di una strategia per la ricerca, portata avanti da Regione, Università ed enti strumentali. Con il distretto, infatti, prende il via la creazione di "Cluster innovativi territoriali" ceh saranno poi i principali protagonisti della ricerca e dell'impresa. Tra i punti di forza dell'isola, eletta a candidata ideale, c'è proprio la prossimità geografica tra i vari soggetti (Polaris), la circolazione delle informazioni, la condivisione di comuni radici e interessi economici e culturali. i presuppostiL'idea di realizzare un sistema integrato a supporto della ricerca e dello sviluppo imprenditoriale è stata determinata, inoltre, dall'esistenza nell'isola di un patrimonio genetico (umano, animale e vegetale) di eccezionale importanza scientifica frutto di un isolamento millenario, che ha fatto arrivare nell'isola studiosi da tutto il mondo. Inoltre, la presenza nell'area tra Cagliari e Pula di un importante nucleo di competenze e conoscenze scientifiche nel campo dell'Information Technology hanno fatto il resto. A questo si deve poi aggiungere la presenza di una massa critica di ricercatori nel campo dello sviluppo delle tecnologie biomediche e chirurgiche applicate, oltre all'esistenza nell'area indicata di un parco scientifico e tecnologico, Polaris appunto, che funge da catalizzatore dello sviluppo dei processi innovativi. I laboratoriIl progetto prevede la creazione di cinque laboratori: ci sarà il potenziamento del sistema ricerca?impresa nel settore della Biomedicina; verrà incrementata l'attività di promozione della ricerca, lo sviluppo del capitale umano, i servizi per la valorizzazione dei risultati della ricerca e trasferimento tecnologico, ma verrà portata avanti anche un'attività di incubazione e assistenza allo start up per le imprese di biotech, con la promozione di strumenti finanziari per lo start up d'impresa, l'animazione tecnologica distrettuale, il marketing territoriale e azioni di internazionalizzazione. «Non resta, dunque», conclude Marcheschi, «che attendere il bando che consentirà alle imprese che possiederanno i requisiti richiesti, di poter entrare a far parte dell'unico distretto tecnologico dell'isola. (al. co.)
 
2 - L’Unione Sarda
Pagina 11 – Economia
Oristano. Al convegno organizzato dalla Cna posizioni distanti tra imprese e Università
Ricerca per le aziende, Atenei sotto accusa
«Lo sviluppo e la crescita delle microimprese sarde, può avvenire solo con l'innovazione, la tecnologia e soprattutto con la sua diffusione tra le imprese». Parola di Mario Cavada, presidente della Cna sarda, che ha aperto ieri pomeriggio a Oristano il convegno organizzato dall'organizzazione di categoria e dal Consorzio Ventuno su "Ricerca e innovazione tecnologica nell'artigianato e nelle piccole e medie imprese". Ad Adolfo Lai e ad Attilio Mastino, in rappresentanza delle due Università sarde, è toccato invece assumere il ruolo di "venditori" della capacità di ricerca (d'eccellenza in alcune discipline) e soprattutto di offerta formativa e di alta istruzione dei due Atenei. Pur consapevoli che il sistema sardo (quasi tutto solo pubblico) spende lo 0,6% del Pil in ricerca e innovazione tecnologica, la metà della media nazionale, un quarto di quella europea e lontano anni luce dal 3% degli obiettivi di Lisbona per l'economia della conoscenza, da attuarsi entro il 2010. Il presidente del Consorzio Ventuno, Giuliano Murgia, ha raccontato che su 2.000 imprese che hanno chiesto all'ente l'erogazione di servizi negli ultimi anni, almeno 1.200 hanno avanzato una richiesta di consulenza per adeguarsi alle norme sulla sicurezza, mentre troppo poche hanno puntato su servizi più avanzati. «Serve una maggior partecipazione delle imprese», ha sostenuto. Il presidente del Banco di Sardegna, Antonio Sassu, ha spiegato invece il concetto di "innovazione incrementale" ovvero il collegamento tra la competitività e la "curva di apprendimento" delle imprese e del suo personale, e ha citato come caso di successo lo sviluppo registrato nella produzione del "pane carasau". Assente l'assessore alla programmazione Francesco Pigliaru, super impegnato nella Finanziaria, e il presidente della Sfirs, il dibattito si acceso con diversi interventi: alcuni imprenditori hanno accusato le Università di chiusura nei confronti delle piccole imprese. Altri hanno descritto la ricerca come "business" di approvvigionamento di soldi pubblici al di là della verifica dei risultati e della diffusione efficace delle innovazioni nelle attività produttive. (g. c.)
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Lettere
Il Continente mai esistito
Se la Sardegna è Atlantide, non c'è
Nella diatriba sorta riguardo all'identificazione della Sardegna nuragica con la mitica Atlantide di Platone, io avevo subito fatto alcune semplici obiezioni - e le ho ribadite nella mia recente opera Lingua e civiltà di Sardegna (Edizioni della Torre, Cagliari) - alle quali significativamente il noto giornalista non ha mai dato alcuna risposta nei suoi pur numerosi e prolissi articoli. Riassumo di seguito le mie obiezioni. È illogico identificare la Sardegna nuragica, nella sua concreta realtà fisica, geografica, antropica e culturale, con l'Atlantide, che era esclusivamente un parto della fantasia del filosofo-poeta Platone. Costui metteva l'Atlantide nell'Oceano Atlantico al di là delle Colonne d'Ercole, che al suo tempo erano indubitabilmente nell'odierno stretto di Gibilterra; ed è troppo comodo spostarle arbitrariamente tra la Sicilia e l'Africa al fine di poter sostenere che pure la Sardegna era al di là delle Colonne d'Ercole. C'è da rabbrividire per l'affermazione che le Colonne d'Ercole fossero tra la Sicilia e l'Africa in un'epoca geologica antichissima, lontana migliaia di secoli, quando l'uomo - che è quello che assegna il nome alle cose - neppure esitava ancora nella faccia della terra. Ancora: l'Atlantide è linguisticamente connessa con l'Atlantico, per cui è illogico affermare che invece essa fosse nel Mediterraneo. Se si esamina la delineazione minuta che Platone fa sia dell'Atlantide come isola sia della civiltà che essa sarebbe ospitata, si vede facilmente che non c'è nessuna corrispondenza di nessun genere con la Sardegna come Isola e con la civiltà nuragica che essa ospitava. Platone nel suo racconto dice che l'Atlantide era scomparsa inghiottita dall'Atlantico, mentre non risulta affatto che la Sardegna abbia subito la medesima sorte. E traiamone una logica e necessaria conclusione: se noi sardi accettiamo come vera la tesi della identificazione della Sardegna con l'Atlantide, siccome questa non è mai esistita, dato che era un semplice parto della fantasia di Platone, allora dobbiamo pure ritenere che neppure la Sardegna sia mai esistita, anzi che non esiste neppure adesso! Massimo Pittau Università di Sassari
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 24 – Cagliari
Clamorosa denuncia dei medici. Il direttore Pintor: «Risposte o vado via»
L'agonia della clinica pediatrica
«Non c'è personale e la Asl ci ha abbandonati»
Sos dalla clinica pediatrica Macciotta: personale insufficiente e scarse condizioni igieniche. Situazione assurda che si ripercuote sui piccoli pazienti, costretti a subire i disservizi di un ospedale che potrebbe essere all'avanguardia se solo ci fosse una migliore programmazione e qualche risorsa in più. «Tutto questo capita mentre Università e Asl non intervengono, malgrado le ripetute richieste di intervento. Se non ci saranno risposte in tempi brevi lascerò l'ateneo e l'ospedale». Non usa mezzi termini Carlo Pintor, direttore del dipartimento di Scienze pediatriche e della scuola di specializzazione in Pediatria. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è caduta il 31 gennaio: una lettera a firma di tutti i direttori delle unità della clinica Macciotta, indirizzata al direttore generale della Asl numero 8, Efisio Aste, al direttore e al dirigente sanitario della stessa azienda, in cui si evidenziava il problema infermieristico nella clinica. «Non abbiamo mai ricevuto una risposta, né positiva né negativa», ha spiegato ieri Pintor, in una conferenza stampa convocata assieme agli altri medici dell'ospedale pediatrico cagliaritano. «Lo stesso atteggiamento di questi ultimi anni. Così il degrado aumenta così come le difficoltà organizzative per l'esiguità del personale». Dai dati illustrati dal direttore del dipartimento, la clinica ha oltre il 30 per cento degli infermieri assunti con contratti part-time. «A questo bisogna aggiungere malattie, congedi, maternità», ha evidenziato Pintor. «Servirebbero più persone, ma soprattutto abbiamo bisogno di un aumento delle quote ora di servizio. Cioè personale che lavori di più. In questo momento raggiungiamo il 50 per cento del personale, per coprire i servizi offerti». Anche i professori Carlo Cianchetti e Adriano Corrias hanno aggiunto particolari che confermano lo stato di emergenza: «Nei tre scaglioni giornalieri riusciamo ad avere due infermieri per turno, il minimo indispensabile». Questo diventa insostenibile nel reparto di Psichiatria infantile, dove possono esserci episodi di violenza patologica, che devono essere affrontati con un personale maggiore di quello attualmente in servizio. «Poche settimane fa», ha aggiunto Pintor, «è stato trasferito senza preavviso un tecnico del nostro laboratorio. Ora siamo bloccati: utilizzava un macchinario a micrometodi, che permetteva di fare le analisi del sangue ai bambini con poche gocce di sangue. Ora non possiamo più contare su questo aiuto». Altra disfunzione quella della radiologia: le lastre eseguite in Pediatria devono essere trasferite al San Giovanni di Dio per essere sviluppate e poi tornare indietro. «Per fare questo serve un ausiliario che faccia la spola, privando la clinica di una persona interna». Basta un giro nei corridoi della clinica per accorgersi dello stato di abbandono di alcune ali dell'edificio: crepe nei muri, coperture del soffitto rotte, poltrone letto per le mamme dei bambini. Ancora: la Chirurgia pediatrica opera lontana dalle altre realtà pediatriche («Serve un complesso pediatrico, senza se e senza ma», ha attaccato Pintor), mentre la Psichiatria infantile lavora senza che in Sardegna sia operativa una struttura di osservanza e ricovero per le emergenze. «Eppure le professionalità esistono, così come l'edificio», ha concluso Pintor. «Se ci fosse la volontà basterebbe poco per trasformare la clinica in un gioiello. Invece si rifiutano di darci delle risposte. Per questo, se non si troveranno soluzioni, lascerò definitivamente ospedale e Università».
Matteo Vercelli
 
I numeri dell'ospedale
30% La percentuale del personale infermieristico presente in clinica pediatrica rispetto a quello previsto. Un dato che crea gravi disagi nell'articolazione dei turni in tutti i reparti dell'ospedale. 50% La percentuale di personale presente rispetto a quello necessario alla copertura dei servizi. 2 Gli infermieri presenti nei singoli turni di lavoro. Il minimo indispensabile per il funzionamento dei reparti. Anche se in alcuni casi, come in Psichiatria infantile, il numero è del tutto insufficiente. 20 Il numero dei posti letto nel reparto di Pediatria. È sufficiente per coprire le richieste di degenza, in diminuzione per il calo delle nascite e per l'utilizzo sempre maggiore del day hospital. 1.000 I ricoveri in un anno nella clinica. 12.000 Le visite effettuate in dodici mesi nell'ospedale cagliaritano. (m.v.)
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Cagliari
 Sant’Antioco, visita del soprintendente
 Museo archeologico, porte aperte entro l’estate
  SANT’ANTIOCO. È stata un’attesa lunga ma, ora, sembra proprio che la più importante struttura culturale del paese vedrà la luce.
 «A questo punto - dice Piero Bartoloni, direttore onorario del museo archeologico comunale - posso dire, visto l’accordo e la cooperazione di tutti gli interessati, che prima dell’estate, salvo imprevisti, apriremo la struttura ed il paese avrà finalmente il suo museo archeologico».
 Giovedì mattina il soprintendente archeologico regionale Vincenzo Santoni ha visitato la struttura museale antiochense per verificare se vi fossero le condizioni per procedere allo spostamento dei reperti dai magazzini della soprintendenza.
 Santoni, accompagnato dal direttore Paolo Bernardini ha incontrato il sindaco Eusebio Baghino, diversi componenti la Giunta, il dirigente tecnico Gianni Baghino e il direttore del museo.
 Nel corso della riunione sono stati esaminati tutti i problemi e si è deciso che giovedì prossimo Bernardini, Gianni Baghino e Bartoloni si incontreranno per pianificare lo spostamento dei reperti dai diversi siti della soprintendenza, magazzino dell’ex Museo, Monte Granitico. Per il trasporto sembra necessaria una settimana di tempo.
 All’allestimento prenderanno parte la cooperativa Archeotur, il personale della Soprintendenza, e ricercatori e studenti dell’università di Sassari coordinati dal direttore del museo.
 Il direttore stima in due mesi, dal momento in cui avrà a disposizione i reperti, per la messa in opera degli stessi, a quel punto si potrà procedere all’inaugurazione.
 «Credo di poter affermare - conclude Bartoloni - che siamo in dirittura d’arrivo e non posso che dirmi contento perché comincio a svolgere le mie mansioni di direttore onorario».
 Il docente universitario non percepisce alcun compenso per questo suo lavoro, ha voluto in questo modo dare un contributo alla cittadina di Sant’Antioco che ama al punto da averla scelta per stabilirvi la propria residenza.
Carlo Floris
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
 Sanità. Il direttore Carlo Pintor denuncia le emergenze e minaccia le dimissioni
 Clinica pediatrica al collasso
 Strutture da terzo mondo e carenze di organico
  CAGLIARI. Stanze nelle quali sono ricoverati i piccoli pazienti dove l’umidità è la norma. Corridoi dove non c’è più carta da parati a coprire i buchi sui muri. Soffitti senza più copertura. E poi mamme che sono costrette a dormire su misere poltrone sfondate per non restare lontane dai loro figli durante la notte.
 Succede nella clinica pediatrica di via Porcell e l’elenco dei problemi è sterminato, sommandosi non soltanto a carenze strutturali ma anche a vuoti di organico. Ma la misura è colma, il direttore Carlo Pintor non ci sta più a subire passivamente una situazione che rischia di ripercuotersi sui bambini e ha deciso di uscire per l’ennesima volta allo scoperto, minacciando le dimissioni.
 «Entro tempi brevissimi» deve arrivare risposta alla lettera inviata il 31 gennaio so al direttore dell’Asl 8 per denunciare l’insufficienza del personale infermieristico e la grave situazione in cui versa la struttura di via Porcell. Non basta: insieme a Pintor minacciano le dimissioni gli altri responsabili delle unità che compongono la clinica pediatrica. «L’emergenza - ha aggiunto il professor Carlo Pintor - va avanti da troppo tempo».
 Ha chiesto l’intervento dei giornalisti e la presenza delle telecamere, il direttore della clinica pediatrica. Proprio per far conoscere all’opinione pubblica la gravità della situazione e le difficoltà nella gestione di una struttura dove il personale risulta inferiore del 50 per cento rispetto al fabbisogno: «Il problema non è tanto il numero di infermieri presenti in organico, quanto la quota di ore lavorative prestate. Oltre il 30 per cento del personale infermieristico gode del part-time. C’è poi il problema delle assenze per malattia e gravidanza che non vengono mai sostituite. Bisogna fare i salti mortali per non creare riori problemi». «Due anni fa - ha aggiunto il direttore della clinica - avevo scritto all’assessore regionale, al rettore dell’Università e al direttore generale dell’Asl, chiedendo una risposta scritta alle mie istanze. La risposta non è mai arrivata». Alle difficoltà legate al personale si aggiunge l’assenza di attrezzature indispensabili, in particolare di una macchina sviluppatrice. «Così per far sviluppare le lastre eseguite in pediatria - ha spiegato Pintor - siamo costretti a impiegare a tempo pieno un ausiliario, il cui compito è fare la spola tra la clinica e il San Giovanni di Dio, con aggravio di costi e dilatazione di tempi spesso incompatibili con situazioni acute e gravi. In clinica pediatrica esiste inoltre, sulla carta, un pronto soccorso che altro non è che un poliambulatorio perchè mai si è provveduto a riconoscerlo come tale e a fornirlo di operatori e apparecchiature idonee.
 Un problema chiama l’altro. E l’allarme si è ormai trasformato in emergenza. Il direttore della clinica mette in rilievo anche condizioni di scarsa igiene dovute a opere di pulizia sommarie, il cattivo e indecoroso servizio reso alle madri dei bambini ricoverati, ospitate in poltrone letto sgangherate, le pessime condizioni delle pareti dovute a ristrutturazioni sommarie. Per Pintor la carenza di infermieri è aggravata da mansioni che potrebbero essere facilmente eliminate, come quella della distribuzione dei pasti: «Per le madri dei bambini da anni chiedo un servizio mensa con pasti preconfezionati, che renderebbero il servizio più spedito e igienico, con risparmio di quote ora lavoro del personale». C’è il problema del riassorbimento della chirurgia pediatrica presso una chirurgia generale esterna lontana dal complesso pediatrico, e l’assenza in tutta la Sardegna di una struttura di osservazione e ricovero per la psichiatria infantile. Insomma le conclusioni sono chiare: «Mi vergogno di lavorare in una struttura di questo tipo», ha concluso Pintor, lamentando come da anni «è sballottato tra un interlocutore e l’altro». La clinica pediatrica universitaria offre i servizi ai pazienti grazie a una convenzione con l’Asl 8. Da anni si attende il passaggio all’azienda mista, ancora non istituita. «Il risultato - ha sottolineato Pintor - è che siamo abbandonati sia dall’Asl che dall’Università che non riescono a trovare la forza di risolvere i problemi fra loro».
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
 Ricerca univesitaria in una miniera bulgara
  SASSARI. Si è tenuta nell’università di Sofia il 5 febbraio, la presentazione della ricerca sullo stato di contaminazione ambientale di un’area mineraria dismessa del Nord ovest della Bulgaria. La miniera di piombo e zinco di Vratza, attiva per oltre 100 anni, cessò la propria attività nel 1968 a seguito di un grave incidente nel quale morirono 140 abitanti del sottostante villaggio di minatori. I livelli di inquinamento idrico e del suolo sono ancora, a distanza di oltre trent’anni dall’incidente, considerevoli. Condotto dall’università di Sassari, dall’Istituto per gli Studi del Suolo della Bulgaria e dalla Facoltà di Geologia dell’Università di Sofia, lo studio ha visto impegnati per circa 2 anni 15 ricercatori. Alla presenza del rettore Maida, del preside della facoltà di Scienze, Gianni Micera, di Docenti e ricercatori dell’Università di Sofia lo studio è stato presentato dai due coordinatori Sergio Vacca (Sassari) e Martin Banov (Sofia).
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Sardegna
 È la mente artistica dell’operazione del gruppo Colaninno-Zanetti-Cividi
 L’architetto delle nuvole
 Massimiliano Fuksas disegnerà Is Molas a Pula
 Il pubblico tv lo ha conosciuto per i bozzetti-spot, è un maestro di fama internazionale
 
 CAGLIARI. Roberto Colaninno, patron della Piaggio dopo essere passato per Olivetti e Telecom, ha scelto chi sarà il progettista del suo ultimo acquisto, Is Molas. È Massimiliano Fuksas, l’architetto delle nuvole, per quel suo video cult, dov’era testimonial della Renault e abbozzava forme importanti su vetri trasparenti. Fuksas disegnerà il nuovo centro residenziale e gli alberghi, nella costa sud occidentale, il comune è Pula, non lontano da un altro colosso del turismo, il verdissimo Forte Village.
 Il curriculum dell’architetto occupa due pagine del suo sito ufficiale: insegnamenti a La Sapienza di Roma fino alla Columbia university di New York e anche la direzione della Biennale di Venezia, per tre anni. Decine le videate sulle sue opere che hanno vinto concorsi internazionali e fatto epoca: il centro di ricerca della Ferrari, a Maranello, l’Emporio Armani, a Honk Kong, le Due Torri di Vienna. Suo il progetto per la nuova Fiera di Milano, dove vetro e plexigass abbondano e stravincono la concorrenza su altri materiali, per “essere masse visive che si librano nello spazio attraverso pareti curve e figure destrutturate”, è scritto nel catalogo. A Roma ha firmato il centro congressi dell’Eur, pronto nel 2007 e salutato con parole entusiastiche dal sindaco Walter Veltroni: «Questa sarà grande architettura e destinata a resistere nel tempo in una Città Eterna, la nostra».
 Cosa progetterà Massimiliano Fuksas a Is Molas è ancora coperto dal segreto dello studio. Da Roma e Milano trapelano poche indiscrezioni: «L’architetto ha già studiato l’ambiente e visto l’esistente». Cioè lo splendido campo da golf, il green ha ospitato gli Internazionali d’Italia, incastonato in un paradiso di montagne e alberi, con alle spalle la club house, da rivedere, insieme a diverse villette costruite secondo le frettolose regole dettate, a suo tempo, da Aldo Michele Valtellina, bergamasco spiccio, poi travolto dal fallimento di Rete Gamma e costretto a passare la mano a Roberto Colaninno. Di certo Fuksas sarà originale nel progetto, forte com’è del concetto che lui chiama libertà di pensiero: «Io la vedo così - ha detto in un’intervista al Messaggero - c’è l’immagine e c’è l’emozione. L’immagine è già coscienza, e serve per mettere assieme le emozioni, senza vizi di forma e senza elementi antagonisti. O sei libero tu, oppure c’è ben poco da fare. La libertà nasce dalla cultura e devi saper scegliere, per far parte del futuro». Questo è Massimiliano Fuksas, maestro rispettoso dell’ambiente, dell’esistente, ma deciso a inserirsi in quello che trova “con la mia libertà che svecchia e fa rinascere”. Roberto Colaninno e i soci - il gruppo del caffè Segrafreddo-Zanetti e l’holding Cividini costruzioni, sede a Dalmine - hanno fatto sapere che a marzo apriranno il cantiere d’Is Molas. All’inizio una casa per anziani e il padiglione per la piscina olimpionica, così è previsto dall’accordo di programma col comune di Pula, il resto sarà affidato alla matita e all’inventiva dell’architetto delle nuvole. Destinato a lasciare ancora il segno in un paese, l’Italia, che vuole svecchiare, allontanare dai soliti sentimenti piccoli borghesi e restituirlo al progetto di libertà, anche su un campo da golf.
U.A.
 
 
9 – Corriere della Sera
MILANO - Altro che pura accademia. «La Bocconi è un’azienda: ...
MILANO - Altro che pura accademia. «La Bocconi è un’azienda: ha successo se gli obiettivi sono condivisi da tutti i suoi attori». Parola di Angelo Provasoli, dal 1967 docente di «Metodologie e determinazioni quantitative d’azienda» in via Sarfatti, da novembre rettore dell’ateneo. Pronto a fare i conti con la qualità dell’insegnamento («Che vogliamo migliorare»), con nuovi progetti di residenza («Dobbiamo garantire più alloggi agli studenti»), con l’internazionalizzazione della Bocconi («È ora di stringere nuovi legami con le altre università»), con il numero degli iscritti («Dall’anno prossimo diminuiremo le matricole»). E con una Milano che «deve diventare più accogliente per i suoi studenti».
In che modo, professore?
«Con i servizi. Le residenze universitarie, anzitutto. Troppi studenti devono sostenere costi ingenti per studiare a Milano, non solo in Bocconi. L’onere per le famiglie non è più solo la retta, ma tutto il resto. Per questo sono necessari nuovi posti letto: noi ne mettiamo a disposizione 1.105, circa un terzo di quelli disponibili in città, ma è ancora poco».
È su questo punto che si gioca la sfida di Milano a non perdere il capitale umano degli universitari?
«Anche. Soprattutto per quanto riguarda gli studenti delle lauree biennali. C’è il rischio che i migliori laureati triennali scappino da Milano per andare all’estero. E non per una questione di tasse, ma per la scarsa offerta di servizi».
A chi spetta risolvere il problema?
«Quella dell’edilizia universitaria è un’emergenza che non tocca soltanto gli atenei, ma anche le istituzioni. La Regione, il Comune, la Provincia: tutti sono coinvolti. Noi, ad esempio, stiamo costruendo in viale Bligny, su un’area del Comune. Tanti altri spazi si potrebbero sfruttare. Solo così si fa bene al sistema universitario e alla cultura dell’intero Paese».
Tra i «servizi» non ci sono solo gli alloggi.
«Certo. Penso alle aree di socializzazione, come nelle università americane. Luoghi dove stare insieme e imparare a lavorare in gruppo. Ma servono anche spazi per il tempo libero e trasporti più fluidi per i nostri studenti. Una rete metropolitana circolare, per esempio, come quella di Londra».
È con queste strategie che si convincono i bocconiani a rimanere a Milano dopo la laurea?
«Anche. Noi osserviamo attentamente il placement dei nostri ragazzi. Saremmo degli illusi se il nostro processo formativo non avesse riscontri nel mondo del lavoro. Li seguiamo fino a due anni dopo la laurea».
E i risultati?
«Abbiamo un tasso di occupazione del 94%. Il 75% dei laureati trova lavoro a Milano e Provincia. Questo vuol dire che anche chi viene da fuori Regione rimane nel Milanese. Ma dobbiamo fare ancora molto: attirare, per esempio, i migliori studenti dall’estero. Ora sono il 9%. Dobbiamo arrivare almeno al 30».
Come?
«Offrendo corsi in inglese con docenti madrelingua. Un’operazione che vuol dire inserire gli italiani in un contesto internazionale. È questo il nostro piano decennale per avere una prospettiva di ampio respiro».
In questo cambiamento che ruolo hanno le grandi aziende?
«Il nostro piano non è altro che il rafforzamento di iniziative già assunte. Per questo le imprese dovrebbero essere intenzionate a investire in Bocconi. Noi dobbiamo comunicarlo, loro devono capirlo».
Come interverrete?
«Dobbiamo organizzare una strategia perché le risorse vengano raccolte ma non siano vincolanti. Insomma, mantenere la nostra autonomia con finanziamenti nuovi. Prima facevamo un punto d’onore di non essere aiutati da nessuno. Ora deve essere un onore per chi ci finanzia contribuire al miglioramento dell’ateneo. Ma si può arrivare a questo soltanto se non si è deboli».
Un assessore all’Università potrebbe aiutare questo processo?
«Sì. Potrebbe collegare università e imprese. E fare da regista nei vari settori: edilizia, sport, trasporti».
È vero che diminuirete il numero delle matricole?
«Sì, a partire dal prossimo anno accademico accetteremo 2.510 matricole invece di 2.850. Vogliamo migliorare la qualità degli ingressi con selezioni più incisive. Ridurremo anche il numero di studenti nelle classi per rendere più efficace il modello pedagogico».
Aumenterete le rette?
«No, non le ritoccheremo».
Annachiara Sacchi
 
 
Fondata nel 1902
LA STORIA Risale al 1902 la fondazione dell’Università Commerciale Luigi Bocconi per volere di Ferdinando Bocconi, in memoria del figlio Luigi, scomparso nella battaglia di Adua. È la prima università a introdurre in Italia la laurea in Economia
GLI STUDENTI
Nell’anno accademico in corso, sono quasi

12 mila gli iscritti alla Bocconi. Solo il 45 per cento proviene dalla Lombardia. Il 9 per cento arriva dall’estero. I docenti stranieri sono 133: in cinque anni sono più che triplicati
 
 
10 – La Sicilia
L'attualità dei miti greci
spiegata a studenti e non
BENI CULTURALI.
L'Università apre le porte alla città

Continua la manifestazione culturale «Fuori dall'aula dentro la città», promossa dalla facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Catania. L'aula magna di Palazzo Bellassai in via Vittorio Veneto, sede del corso di laurea in Beni culturali, ospiterà martedì 22 alle ore 10.00 una conferenza-spettacolo dal titolo «Quanto sono moderni gli antichi greci?». Relatore sarà Mauro Corsaro, docente di Storia greca presso la facoltà di Lettere dell'ateneo catanese, che disquisirà, appunto, sulla modernità del mondo greco antico e sulla sua valenza, sotto vari punti di vista, nella società attuale. Quest'ultimo concetto è in sintesi il tema centrale della manifestazione, come spiegato dal presidente del corso di laurea in Beni culturali, Enrico Iachello. Si è scelto di imperniare tutti gli incontri, che si svolgeranno anche a Catania, sull'argomento «L'antico oggi» nella convinzione che il rapporto con quel particolare passato costituito dalla cultura classica, identità forte e peculiare della tradizione umanistica, vada offerto alla conoscenza ed alla riflessione delle nuove generazioni in maniera innovativa, ricostruendo la storia antica e rapportandola alla società contemporanea misurandosi con le esigenze e le domande di quest'ultima.
Oltre al suddetto incontro, tra i prossimi appuntamenti vi sarà anche la proiezione del film Medea del regista Von Trier, sempre a palazzo Bellassai, ed ancora altre due conferenze spettacolo che saranno tenute da illustri studiosi. La prima di esse dal titolo «Il mito delle madri. Breve viaggio notturno da Eschilo al femminismo» il 24 febbraio, alle 19.30, sarà discussa da Antonio Di Grado, docente di Letteratura italiana presso l'Università etnea; il 14 marzo, poi, Vincenzo Ortoleva terrà la conferenza intitolata «Il ratto di Proserpina».
Isabella Di Bartolo
 
 
11 – La Sicilia
Quando la ricerca e la produzione collaborano

Un'azienda leader nel settore della produzione degli stampi per l'industria automobilistica scommette sull'ateneo palermitano, apre un laboratorio di ricerca presso il Dipartimento di tecnologia meccanica della facoltà di ingegneria e assume 6 neo-laureati. L'iniziativa fa parte del progetto «tecniche, tecnologie e metodologie innovative per la realizzazione di particolari in lamiera» e prevede la collaborazione del Dipartimento con l'azienda leccese che produce stampi per l'industria automobilistica, fondata nel 1956 con sede in provincia di Lecco e stabilimenti produttivi in Cina e in Turchia.
L'obiettivo è la progettazione funzionale relativa all'analisi strutturale degli stampi. Il progetto è finanziato dal Ministero dell'università e ricerca e cofinanziato dall'azienda leccese, avrà una durata triennale, partirà a maggio e, per la realizzazione, è stato stanziato un importo di 2.696.000 euro.
L'azienda ha già assunto a tempo indeterminato 5 neo-laureati in ingegneria industriale ed è in corso la selezione per un laureato in informatica.
Il laboratorio di ricerca è stato inaugurato ieri. Alla cerimonia sono intervenuti il rettore dell'università di Palermo Giuseppe Silvestri, il direttore del Dipartimento di tecnologia meccanica Luigi Cannizzaro, il responsabile scientifico del progetto Fabrizio Micari, il presidente dell'azienda Walter Fontana e alcuni imprenditori di aziende leccesi e siciliane.
«Il nostro obiettivo - ha detto Fontana - sarà creare altri posti di lavoro per i giovani laureati siciliani. La vostra preparazione e le vostre ricerche si uniranno alla nostra esperienza e diventeranno la mente e il braccio in grado di affrontare l'attuale momento di sofferenza del mondo economico».
«È un importante progetto per l'università - ha sottolineato Giuseppe Silvestri - e una grande opportunità di lavoro per i neo-laureati. È la prima operazione di queste dimensioni che si sviluppa nel nostro ateneo. Un modello nuovo nell'ambito della nostra regione per rendere vivace il sistema produttivo con la collaborazione dell'ateneo».
«Questa iniziativa si inquadra nella strategia volta alla collaborazione con le imprese e allo sviluppo della nostra Università. - ha detto il direttore del Dipartimento Cannizzaro - . Mi auguro che da questa sinergia possano scaturire ulteriori finanziamenti per la ricerca scientifica».
Fabrizio Tagliabue, vice presidente dell'azienda leccese, ha presentato il programma del progetto. Fabrizio Micari, responsabile scientifico del progetto, ha illustrato i contenuti dell'accordo, le attività dei gruppi di ricerca operanti presso il Dipartimento di Tecnologia meccanica, Produzione e Ingegneria Gestionale. «L'iniziativa - ha detto Micari - è una opportunità di crescita per l'intero ateneo, per i neo-laureati, per i tesisti che collaboreranno e per i docenti. In questo modo l'ateneo abbandona il ruolo autoreferenziale che da sempre ha avuto, concretizzando un esempio di collaborazione tra ricerca e produzione».
Paola Corbo
 
 

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