Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 February 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Ufficio stampa

 
1 – L’Union e Sarda
Pagina 22 – Cagliari
Università. Architettura, Biologia e Psicologia
Sì del senato accademico alle tre nuove facoltà
Il senato accademico ha detto ieri il suo primo sì alla nascita di tre nuove facoltà nell'ateneo cagliaritano. Ma prima dell'approvazione definitiva dei progetti (che daranno vita a Biologia, Psicologia e Architettura), i componenti del senato hanno chiesto un approfondimento: sono stati costituiti così tre comitati che dovranno produrre tutto quello che serve a sollevare i dubbi che esistono intorno a un passo epocale dell'Università di Cagliari. Da oltre dieci anni il numero delle facoltà è fermo a dieci: ora, in un solo colpo, si passerà a tredici, con un incremento del trenta per cento dell'offerta formativa a disposizione degli studenti. Intanto stamattina si riunirà il comitato regionale per il coordinamento delle Università: con il rettore di Cagliari, Pasquale Mistretta, ci saranno il collega di Sassari, un rappresentante degli studenti e l'assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Elisabetta Pilia. Sul tavolo la proposta per la nascita delle tre facoltà: argomento delicato, anche per gli equilibri universitari nel territorio regionale. Ieri in via Università i tre nuovi poli universitari hanno fatto il primo passo verso la loro nascita. «Si tratta di progetti solidi che andranno certamente in porto - sottolinea Roberto Crnyar, preside di Scienze, che vedrà staccarsi la nuova facoltà di Biologia ?. Nessuno ha nulla in contrario sulle proposte. È chiaro che il Senato accademico non è un passaggio di scambio: dobbiamo valutare i contraccolpi che una decisione del genere avrà sulle altre facoltà e sull'intero ateneo. Per questo sono stati formati i comitati». Se Biologia ha motivo di esistere perché il suo corso in Scienze racchiude quasi il 40 per cento degli iscritti, e circa il 60 delle immatricolazioni, anche Architettura ha una sua ragion d'essere: si viaggia su medie del 40 per cento di iscritti in Ingegneria che seguono l'indirizzo architettonico, quindi in città c'è un gran bisogno di una facoltà come questa. «Per Psicologia si segue una tendenza nazionale ? spiega Alberto Granese, preside di Scienze della Formazione ?. Inoltre esiste una sempre maggiore specificità della disciplina. Se è vero che c'è l'esigenza da parte di molti colleghi, è altrettanto vero che si creeranno anche dei problemi. Giusto quindi approfondire prima di arrivare all'approvazione definitiva. Si tratta di operazioni condivise: non nasceranno tre facoltà ma sei, perché anche Scienze, Scienze della Formazione e Ingegneria dovranno rivedere la loro programmazione». «È un iter complesso, e si devono avere chiari tutti gli aspetti organizzativi, economici e di gestione ? evidenzia Raffaele Paci, preside di Scienze Politiche, - Le criticità sono diverse: lavoreremo per valutarle e risolverle». Un passo per volta insomma. E oggi si girerà una nuova puntata.
 Matteo Vercelli
 
2 – L’Union e Sarda
Pagina 38 – Sassari
Sassari Consigli utili per l'università al salone dello studente
Ha aperto i battenti ieri il salone dello studente, rivolto ai giovani iscritti all'ultimo anno delle superiori. Una settimana di orientamento per consentire all'Università di presentarsi alle nuove leve, facendo conoscere i programmi, i docenti, le sedi e soprattutto gli sbocchi nel mondo del lavoro. «È un momento molto importante ? spiega Antonio Delogu, docente di filosofia morale e presidente del corso di laurea di Filosofia ? anche per la nostra Facoltà: una realtà in forte espansione che già da qualche anno propone il biennio di specializzazione in collaborazione con l'ateneo di Pisa, uno fra i più importanti e titolati del nostro paese». Delogu ha appena concluso un ciclo di conferenze che gli hanno fatto girare mezza Europa: da Dublino a Ginevra, da Zurigo a Parigi dove interverrà in giugno alla prestigiosa Sorbonne, durante un convegno su Sartre. «Il livello del corpo docente è davvero alto: non nascondo che qualche difficoltà la stiamo attraversando e sarà necessario incrementare il numero di insegnanti ? ancora Delogu ? stiamo lavorando per quello. Oggi laurearsi in filosofia significa aprire una finestra nel mondo del lavoro: oltre all'insegnamento, sono molte le aziende nazionali che hanno istituito la figura del consulente filosofico e richiedono una formazione umanistica». Il salone dello studente ha ricevuto le prenotazioni per 3.800 studenti di 60 scuole e rimarrà aperto fino a venerdì nelle aule della Facoltà di Scienze in via Vienna. (g. s.)
 
3 – L’Unione Sarda
Inserto Lavoro, pagine 1 e 21
a cagliari Due nuove lauree "storiche"
"Storia e Società" e "Storia dell'Arte": sono due nuovi corsi istituiti dalla facoltà di Lettere e Filosofia di Cagliari. I corsi, in linea con la riforma Moratti e con il principio del 3+2, si configurano come lauree di secondo livello in Storia Moderna e Contemporanea e, appunto, Storia dell'Arte. Entrambi i corsi durano due anni, non hanno limiti all'accesso e hanno in comune alcune discipline.
 
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Cagliari
I ricercatori: «Occuperemo il rettorato»
Manifestazione di protesta per il decreto sul reclutamento dei docenti
 CAGLIARI. Lunedì prossima occupazione del rettorato. Il coordinamento dei ricercatori dell’Università di Cagliari conferma tutte le critiche al decreto legge sullo stato giuridico e sul reclutamento dei docenti. La critica, contenuta in un documento - è stata diramata dopo la decisione del governo di far approvare alla Camera il provvedimento «senza apportare modifiche sostanziali». In città è stata decisa l’occupazione simbolica del rettorato, fissata per lunedì prossimo alle 10,30. Durante la manifestazione verrà chiesto al rettore Pasquale Mistretta di portare le istanze maturate all’interno dei diversi organi collegiali dell’ateneo presso gli organismi nazionali deputati (la Crui). Il coordinamento ha deciso di aderire alla giornata di sciopero nazionale indetto dalle associazioni della docenza per il prossimo 2 marzo e partecipazione alla manifestazione nazionale di Roma. L’organismo dei ricercatori ricorda inoltre «l’impegno sottoscritto da tutte le facoltà per l’astensione dell’attività didattica non istituzionale nel caso in cui il decreto legge fosse arrivato a essere discusso alla Camera nella presente forma». In tal senso invita i colleghi ad aderire alle ulteriori iniziative di mobilitazione, in particolare alla rinuncia agli impegni didattici non istituzionali a partire dal 14 febbraio, fatta salva la presenza nelle commissioni di laurea.
 
 
5 -  La Nuova Sardegna
Pagina 3 – Cagliari
Università, musica e filosofia
 
 CAGLIARI. Ricomincia il breve ciclo di appuntamenti musicali organizzati nella Facoltà di lettere e filosofia. La Facoltà in collaborazione con il Conservatorio di musica propone una breve stagione concertistica che coinvolge i giovani musicisti del conservatorio in un confronto stringente con la musica del passato e del nostro tempo. La rassegna, iniziata a novembre, prosegue domani alle 18 nell’aula magna della Facoltà, con un concerto di musiche elettroniche curato dal maestro Elio Martusciello. Il programma prevede l’esecuzione di opere e performance di Ivana Busu, Raffaele Pilia, Riccardo Sarti, Marco Angioni, Matteo Gallus, Mauro Mulas, Gianni Delogu, Simone Sedda, Antonio Pusceddu, Alessandro Olla, Marco Meloni, Massimo Gasole, Roberto Musanti.
 
 
6 -  Corriere della Sera
LA SAPIENZA
Guarini
presenta i suoi «ministri»
Presentata ieri dal rettore Guarini la nuova squadra di governo dell’università La Sapienza. Ufficialmente, un «funzionigramma» di diciotto persone. Spiccano, fra gli altri, i nomi dell’archeologo Paolo Matthiae, prorettore, di Renzo Piva, dell’ex assessore Piero Lucisano e di Sabino Cassese, che presiederà la commissione per il progetto degli atenei federati. Non ufficialmente è spuntato il nome dell’ex rettore Giuseppe D’Ascenzo, cui Guarini avrebbe riservato la delega alla Sicurezza. Primi obiettivi della squadra: rilanciare il Teatro Ateneo, ampliare la caserma Sani, inserire la città universitaria tra gli spazi dell’Estate Romana.
 
Un Magnifico, un vicario e sedici delegati
 
La Sapienza di Guarini Tra i «ministri» rispunta D’Ascenzo

All’ex rettore la gestione della sicurezza
Un Magnifico, un prorettore vicario, otto prorettori, quattro presidenti di commissione e quattro delegati del Rettore: ufficialmente, 18 persone per il nuovo governo dell'università La Sapienza, presentato ieri da Renato Guarini, classe 1932 ed ex preside di Statistica: l’uomo che dallo scorso gennaio è alla guida del primo ateneo romano. «Nel corso del lavoro - ha detto ieri il rettore - si potranno individuare anche altre deleghe. Per ora siamo in una fase di avvio e sperimentazione. Ma avremo l’onestà intellettuale di correggere la rotta qualora dovesse rendersi necessario. Nel segno del decentramento e della collegialità, come promesso in campagna elettorale». Una delega in più, comunque, già ci sarebbe: non ufficiale (almeno ieri non è stata né annunciata né inserita nell’organigramma), ma trova conferme da più parti in ambiente universitario. Si tratta della delega (firmata a gennaio) al rettore uscente Giuseppe D’Ascenzo (alla Sicurezza e ai problemi connessi con l’applicazione della legge 626). Delega importante (soprattutto per la gestione di fondi) in cui molti hanno visto un premio per l’ex, che ritirando la sua candidatura alle ultime elezioni avrebbe poi dirottato i suoi voti verso l’alleanza Guarini-Frati risultata vincente. Intanto, già ci sono i primi obiettivi che i vari «ministri» vorrebbero raggiungere entro sei mesi: rilancio del Teatro Ateneo, liberare la chiesa universitaria dai bandoni, niente più sottoscala e cinema per assistere alle lezioni, utilizzo del palazzo delle Poste a San Lorenzo, ampliamento Caserma Sani, un comodato con Comune e Provincia per l’uso di scuole, l’inserimento della città universitaria tra gli spazi dell’Estate Romana e un impegno sul polo Santa Maria della Pietà.
Questo il «funzionogramma» (così è stato ribattezzato da Guarini l’organigramma che guiderà l’ateneo per quattro anni). Al vertice, Guarini e il preside di Medicina Luigi Frati come vicario. Otto i prorettori: ai rapporti con l’amministrazione Nino Dazzi, docente di psicologia dinamica. Alle politiche per il personale Francesco Avallone (titolare della cattedra di Psicologia del lavoro). In quest’area si collocano anche tre delle quattro commissioni volute da Guarini. La prima, «Attuazione, decongestionamento e atenei federati», sarà guidata da Sabino Cassese, docente di diritto amministrativo e ministro nel governo Ciampi. La seconda, «Innovazione didattica», è presieduta dal paleontologo Ruggero Matteucci. A capo della terza, «Programmazione e bilancio», Salvatore Biasco, docente di Economia internazionale.
Il pedagogista Piero Lucisano, ex assessore regionale alla Scuola e Lavoro con Badaloni, si occuperà del diritto allo studio e dell’orientamento degli studenti. Mentre le attività sociali e sportive saranno seguite da Piero Marietti, professore di elettronica a Ingegneria. Altri due prorettori della facoltà di Architettura, Renato Masiani (cattedra di Progetto di strutture) e Roberto Palumbo (Programmazione e progettazione preliminare), si occuperanno di infrastrutture ed edilizia, settori-chiave per un ateneo che soffre di sovraffollamento. Il chimico Luciano Caglioti sarà a capo del settore «Sviluppo e rapporti con il mondo produttivo», altra area per cui è prevista una commissione («Innovazione della ricerca e della tecnologia», con Renzo Piva, titolare di Fluidodinamica, presidente). Infine, ottavo prorettore, Paolo Matthiae, ordinario di Archeologia e storia dell’arte del Vicino Oriente, ai Rapporti con le istituzioni culturali. Quattro infine i delegati: Pieranita Castellani, unica donna, si occuperà di disabilità; Raimondo Cagiano de Azevedo, demografo, di relazioni internazionali. Alle biblioteche c’è lo storico Guido Pescosolido; mentre la comunicazione sarà appannaggio di Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione.
Edoardo Sassi
 
 
7 -  Corriere della Sera
 
IL RETTORE DEL POLITECNICO
«Milano rischia di perdere studenti»
MILANO -Giulio Ballio, rettore del Politecnico, affronta il tema della Milano universitaria: «Rischiamo di perdere settemila studenti all’anno . Milano non può permettersi di perdere questo capitale umano».
 
 
MILANO - Teme la fuga dei diciottenni più di quella dei cervelli. Vorrebbe una carta dei servizi per gli studenti di Milano, è terrorizzato all’idea di dover restringere il numero chiuso per mancanza di fondi e spera in un tavolo tra rettori e imprenditori: «Sono stufo di sentirmi dire che l’università non fa niente per il mondo produttivo». Giulio Ballio, rettore del Politecnico, parla della Milano di oggi e di quella dei prossimi dieci anni: «Bisogna fare programmazione. Altrimenti le prossime generazioni dovranno emigrare in Australia».
Una visione pessimista.
«Ma no, sono dati. Prendiamo il sistema milanese delle università: 35 mila matricole ogni anno, 7 mila provenienti da fuori regione. Sono i numeri delle grandi migrazioni operaie».
Di nuovo con i sistemi migratori...
«Per forza. Sono quei settemila studenti il capitale umano della città. Non possiamo permetterci di perderli. Perché basta un attimo: andare da Bari a Londra tra pochissimo sarà come andare da Bari a Milano. Anzi, forse costerà meno. Insomma, se non migliora l’ appeal della città abbiamo perso. Non è la fuga dei cervelli, ma dei diciottenni. Se il neodiplomato va a studiare fuori, là resta. Milano deve ragionare su questa eventualità».
Quale soluzione propone, allora?
«Bisogna investire in accoglienza e in servizi».
Per esempio?
«Penso a una carta dello studente che permetta sconti in certi locali, nei musei, nei centri sportivi, nelle biblioteche. Non c’è più tempo da perdere».
Chi non deve perdere tempo?
«Tutti. Ci vuole una presa di coscienza del patrimonio che Milano acquista ogni anno gratuitamente».
Ma chi deve occuparsi dei servizi?
«Non le università. Se non altro perché non ne sono capaci. Qui devono intervenire le istituzioni. La Regione, il Comune, la Provincia, le fondazioni, i capitali privati».
Un assessore all’università? Il rettore della Bocconi, Angelo Provasoli, sostiene che potrebbe essere un prezioso regista.
«Non potrebbe fare nulla. Da un lato ci vorrebbe un figura che si occupa di ricerca, proprietà intellettuale, relazioni tra atenei e mondo produttivo. Dall’altro un coordinatore della città degli studenti».
E l’edilizia?
«Sulla residenzialità siamo fermi, ma non possiamo dare servizi maggiori agli studenti perché altrimenti dovremmo aumentare le tasse. E non sarebbe giusto. Entro 3-4 anni, però, ci saranno posti letto gestiti dai privati che serviranno per calmierare il mercato».
Pochi servizi, poca accoglienza, perché allora le matricole continuano ad aumentare?
«Per la buona fama dei nostri atenei. A Milano su cento iscritti escono 66 laureati. Come in Germania e negli Usa. La media italiana è di 46. I ragazzi sanno che qui sono trattati meglio. Ma dall’università, non dalla città».
Come continuare su questi standard?
«Mantenendo alto il livello dell’offerta formativa, ricevendo più soldi dallo Stato. Ma anche facendo in modo che la comunità sociale si accorga degli studenti».
Insiste sulla questione economica.
«Certo. Se le risorse non aumenteranno in modo adeguato saremo costretti a restringere il numero di posti disponibili. Abbiamo già avviato un nuovo test di ingresso che dovrebbe portare a selezionare le entrate per ridurre gli abbandoni al primo anno».
Tasso di occupazione?
«Non abbiamo problemi di disoccupazione. Magari i nostri ingegneri e architetti non trovano subito il posto fisso, ma sono abituati alla flessibilità. Qui si insegna il pragmatismo, li facciamo sognare poco».
Che rapporto c’è tra le università milanesi?
«Sono in amichevole competizione. Non c’è guerra perché per fortuna la richiesta è maggiore dell’offerta. Più difficile è essere propositivi di iniziative comuni. Ma lì è il territorio che deve unificare individuando le priorità».
E le sue priorità quali sono?
«Sono tre. La prima: trattenere quel 20-25 per cento delle matricole che viene da fuori regione. Quindi: rubare i cervelli alle altre regioni e agli altri Paesi. Infine, coinvolgere il sistema produttivo nella formazione e nella ricerca. L’università è disposta a fare la sua parte, ma non vogliamo fare i boy scout che aiutano la vecchina ad attraversare. È la vecchina che ce lo deve chiedere. Se tutti ci mettessimo davanti a un tavolo le cose andrebbero meglio».
Perderemo settemila studenti all’anno?
«Spero di no. Le premesse per non perderli ci sono. Ma se dovesse succedere - e allora non si potrà accusare l’università - le nuove generazioni dovranno emigrare all’estero».
Una prospettiva inquietante.
«Questione di sopravvivenza. Bisogna dare valori e possibilità. Altrimenti il giovane si demotiva. O va a cercare altrove».
E Milano invecchierà ancora di più.
«A quel punto sì. Ma solo allora».
Perché?
«Perché non è vero che oggi Milano è una città di vecchi. La popolano 40 mila studenti ogni anno. Mettiamoli nel conto anche se non sono residenti. Stimoliamo la gente a vedere il loro potenziale. E a smetterla di piangersi addosso. Perché le risorse ci sono. E allora sfruttiamole».
Annachiara Sacchi
 
 
8 – Corriere della Sera
E’ morto Aldo Carotenuto l’esploratore della psiche
Con Aldo Carotenuto è scomparsa una delle voci più originali del nostro panorama culturale, espressione di un’inesausta e quasi inesauribile voglia di «frugare» nelle pieghe della nostra psiche e di esplorare come tutto questo si rifletta sulla nostra società e i suoi «disagi». Psicoanalista di formazione junghiana ma di vasti, vastissimi, interessi non ha tralasciato di commentare negli ultimi trent’anni quasi nessuna notizia «di costume» del nostro tempo, parlando di omosessualità come di pedofilia, della sorgente interiore di «inspiegabili» tragedie familiari come di altri episodi di ordinaria follia. Di origine napoletana, laureato in filosofia, si era formato professionalmente negli Stati Uniti ed aveva poi esercitato la professione privata prima a Napoli e poi a Roma. Lettore instancabile di ogni tipo di libri e desideroso di informarsi su ogni tipo di sapere, aveva smesso presto di accontentarsi di esercitare la libera professione. Non gli bastava. Si era prodigato nell’insegnamento presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma, fin quasi dalla sua istituzione; teneva una rubrica fissa di commenti quasi giornalieri su un certo numero di quotidiani e riviste; organizzava convegni e dibattiti sulla psicologia del profondo. E soprattutto scriveva libri. Libri indimenticabili, pieni di dottrina - la dottrina della psicologia analitica junghiana ovviamente - ma anche di una finissima penetrazione psicologica e di una grande sensibilità umana. Frutto di una scrittura tersa ed efficace, si leggono come romanzi. D’altra parte che cos’è un romanzo se non una storia ben raccontata? Che importanza può avere se la storia è di fantasia o è una storia vera, basata come in questo caso su una rielaborazione personale di innumerevoli casi clinici? I suoi sono «romanzi veri» e come tali sono avidamente letti ed amati.
Non solo di casi clinici, più o meno rivisitati, ha scritto Aldo. Si è occupato anche della storia del pensiero psicoanalitico, con attingimenti a volte originali. Nel suo libro «Diario di una segreta simmetria» ha parlato ad esempio per la prima volta del controverso rapporto fra Sabina Spielrein e Jung, il suo «dottore», che è stato poi l’oggetto del bel film di Roberto Faenza «Prendimi l’anima». La Spielrein, che doveva in seguito diventare psicoanalista essa stessa prima di fare una tragica fine, si trovò al centro di una vicenda umana molto coinvolgente nella quale venivano a sbiadirsi i confini tra il rapporto paziente-analista e quello tra giovane donna e giovane, stimato professionista. Questo non è che un esempio dei temi coraggiosi e scabrosi che Carotenuto non si stancava mai di affrontare.
E questa era proprio la sua grande forza. Al di là di ciò che ha lasciato scritto, e non è poco, Aldo era una persona con la quale si poteva parlare di tutto. Aveva la tempra di un esploratore. La sua Africa nera, la sua foresta vergine, era la psiche, degli uomini e delle donne come singoli, nonché quella dei gruppi che costoro vanno di volta in volta formando. Non disdegnava di portare con sé la bussola delle conoscenze psicoanalitiche, ma per il resto era assolutamente aperto. Ci ho discusso, e anche litigato, per anni, ma in lui non ho mai percepito un’ombra di disonestà intellettuale o di acquiescenza a schemi interpretativi preordinati. Cercava sempre di penetrare le cose dell’anima in maniera intellettualmente valida ma secondo la loro propria natura di eventi irripetibili che affondano al contempo le radici in un passato senza tempo poiché, per dirla con Montaigne, «ciascuno reca in sé la forma intera della condizione umana».
 
 
9 – La Repubblica
Affari & Finanza
Nanotech, ora tutti investono nella "rivoluzione invisibile"


EUGENIO OCCORSIO
Adesso anche le nanotecnologie hanno il loro indice. Lo elabora la Merrill Lynch, nella ferma convinzione che «le nanotecnologie avranno un impatto fondamentale sia nella produzione industriale che nelle scienze della vita», come si legge in uno dei comunicati con cui mensilmente lo comunica agli investitori. E’ soprattutto sul secondo punto, quello sanitariotecnologico, che la banca d’investimenti sembra puntare: «Lavorare su scala nanometrica apre un’infinità di porte nella biologia se non altro perché virus e anticorpi operano su tale scala. La nanotecnologia poi cambierà alle fondamenta la diagnosi, il trattamento e la prevenzione dei tumori». Non a caso il nanotech index ha "outperformato" per tutto il 2004 il Nasdaq, è andato cioè meglio del mercato tecnologico americano nel suo complesso. Solo nel gennaio 2005 c’è stato un moderato ripiegamento. Le società che compongono l’indice, una trentina in tutto, non sono peraltro lillipuziane: la Veeco Instruments ha una capitalizzazione di mercato di 606,5 milioni di dollari, la MTS Systems di 679, la Hedwaters addirittura di 915,8 milioni. E ancora: la Amcol capitalizza 583,4 milioni, la FEI Company arriva a 704, la Ultratech 436,3. E così via. Un solido gruppo di aziende convinte che valga la pena continuare ad investire nella scienza dell’infinitamente piccolo. Una convinzione confermata dal mercato azionario: la già citata MTS è cresciuta sul Nasdaq dell’80% nel 2004, e la Harris & Harris Group, un’azienda di venture capital specializzata in questo tipo di startup, ha visto il suo titolo crescere del 75%. Per evitare qualsiasi accusa di conflitto d’interessi, la stessa Merrill Lynch si premura di avvertire che solo occasionalmente, e assai di rado, investe in queste società: «Compiliamo l’indice per dare un’idea del mercato, che è solo all’inizio. Siamo proiettati su un orizzonte temporale di almento trent’anni».
Un nanometro è pari a un miliardesimo di metro, che è la dimensione di una decina di atomi di idrogeno in fila. Un foglio di carta comune ha uno spessore di circa 100.000 nanometri. Le singole componenti dei microprocessori che troviamo nei personal computer di ultima generazione sono "grandi" circa 200 nanometri e la ricerca si sta spingendo verso la costruzione di circuiti ancora più piccoli collegando tra loro un esiguo numero di molecole che funzioneranno come veri e propri componenti elettronici. Ma perché lavorare su tali scale? Un motivo può essere quello che si apre una serie di nuove frontiere e nuove impensate possibilità. Verso la fine di questo decennio, dicono gli scienziati, le nuove memorie per computer realizzate con nanoparticelle potranno contenere frame digitali pari per ingombro all’intera biblioteca del Congresso di Washington in un apparecchio delle dimensioni di uno yoyo. Nanosensori inseriti nei congegni di sicurezza potranno andare negli aeroporti a cercare carichi clandestini di droga o di antrace nei meandri più reconditi del bagaglio o anche dei vestiti dei passeggeri. L’israeliana Given Imaging ha realizzato una videocamera miniaturizzata grande come una capsula di vitamine: avrà il compito di trasmettere immagini dall’interno del corpo umano, ed è lunga 26 millimetri, larga circa 11. Per trasmettere le immagini sfrutta tecnologie wireless. La ricerca coinvolge anche le maggiori aziende, anzi venti delle 30 società che compongono il Dow Jones sono attive in questo campo: la DuPont ha brevettato il Voltron, un rivestimento per cavi utilizzabile nei motori più grossi e pesanti dalla durata quasi infinita. Il segreto? Guardando col microscopio le precedenti generazioni di rivestimenti, i componenti chimici appaiono come sparsi, con spazi irregolari fra una molecola e l’altra. Questa struttura porta il materiale a rompersi più facilmente. Il Voltron allunga di almeno dieci volte la durata di questi cavi, con oltretutto un forte risparmio di energia. E l’Ibm sta sperimentando nei suoi Nanometer Scale Science e Technology Labs nello stato di New York dei "nanotubi" da inserire nei transistor che promettono «un enorme salto in performance grazie all’abbattimento della dispersione di calore», come ha raccontato a Business Week Phaedon Avouris, il capo di queste ricerche. E la Hp lancerà, anche se non prima del 2011, i suoi minicircuiti al platino.
Non è finita. I venditori della Procter & Gamble girano per supermercati, aziende produttrici di elettrodomestici, negozi di elettronica, con una versione infinitesima dell’Rfid, che appare già superato: cercano di capire quali possono essere le effettive applicazioni commerciali di una scoperta che il Mit di Boston ha fatto al termine di un programma di ricerca finanziato dalla stessa P&G. I promotori arrivano e tirano fuori dal taschino una specie di ampollina, del tipo di quelle che si usano per gli esperimenti scientifici. All’interno, sospesi in una specie di liquido amniotico tanti granelli di polvere, tipo la porporina dei bambini. Bene: ognuno di essi è un chip perfettamente funzionante, dotato di una propria memoria e di una propria capacità di trasmettere, ricevere, incamerare, perfino in una certa misura elaborare informazioni. La Procter & Gamble vorrebbe inserire questi chip sull’etichetta delle proprie confezioni, che com’è noto spaziano dai saponi per la casa di ogni ordine e tipo fino dopo i recenti ampliamenti ai prodotti alimentari e alle lamette da barba Gillette.
Alla fine di questo decennio, la Lux Research, una società di proiezioni specializzata, sostiene che le nanotecnologie saranno applicate a prodotti che varranno in tutto 292 miliardi di dollari nei soli Stati Uniti. Non è solo una sfida sulle dimensioni, c’è molto di più: i ricercatori hanno scoperto che il comportamento della materia cambia a queste infinitesime dimensioni. Materiali di cui si pensava di sapere tutto, dall’oro al carbone, se trattati su scala nanometriche rivelano nuove inusitate capacità. Altri diventano più duri del diamante, altri funzionano da catalizzatori di reazioni chimiche che risolvono problemi apparentemente insormontabili. Nel solo 2004 i venture capitalist hanno investito quasi un miliardo di dollari in società nanotecnologiche, quasi tutte in America. Ma Europa e Asia non stanno a guardare: in questo caso intervengono fondi governativi, che peraltro esistono anche negli Usa e si aggirano sui 4,7 miliardi di dollari annui. Il denaro affluisce copioso nei laboratori universitari e nei veri e propri distretti industriali specializzati che stanno sorgendo ad Albany, nello stato di New York, a Shanghai e nella prefettura di Fukuoka in Giappone. I fondi si concentrano anche su specifiche iniziative: la LabNow, che sta preparando macchine portatili di precisione per l’analisi rapida del sangue (vedere box) cruciali nelle aree più remote e più colpite dall’Aids, ha ricevuto 14 milioni di dollari da George Soros. A riprova che anche i capitalisti più "storici" e consolidati credono nella "rivoluzione invisibile" delle nanotecnologie.
(14.2.05)
 
10 – – La Repubblica
Affari & Finanza
Nasce a Trento la bioinformatica di Microsoft


GIORGIO LONARDI
È l’unica struttura di ricerca che si occupa di definire modelli astratti di tipo matematicoinformatico del funzionamento cellulare. Il primato raggiunto dall’area di bioinformatica dell’Università di Trento guidata da Corrado Priami sarebbe rimasto sconosciuto ai non addetti ai lavori se non se ne fosse accorta Microsoft. Lo stesso Bill Gates, infatti, ha siglato recentemente a Praga un accordo con i ministri Stanca e Moratti, la Provincia di Trento, e il rettore dell’Ateneo Davide Bassi per creare in jointventure (40% Microsoft, 30% governo italiano 30% Provincia di Trento) il primo laboratorio di bionformatica del mondo.
Per capire il significato del nuovo atelier hightech voluto da Gates bisogna fare un passo indietro e descrivere quello che si fa già a Trento. Ebbene, il gruppo di Priami utilizza per la ricerca in campo biologico la cosiddetta algebra di processo, un procedimento matematicoinformatico ideato 25 anni fa da Robin Milner e Tony Hoare, due studiosi inglesi che per questo motivo vinsero il Touring Award, una sorta di Nobel della matematica. La stessa algebra di processo che è praticata solo in Gran Bretagna e in Italia dove spiccano due scienziati del calibro di Corrado Bohm e Ugo Montanari.
Su questo sfondo scientifico e culturale il centro di Trento ha adattato per la ricerca biologica le tecniche di algebra di processo già utilizzate in informatica. Una scelta che ha consentito al team guidato da Priami di simulare con successo al computer il comportamento dei globuli bianchi nei vasi infiammati del cervello dei topi. Grazie a questo esperimento, dunque, è stato possibile accertare il valore predittivo dei modelli utilizzati. E allora?
È a questo punto che entrerà in scena il laboratorio che dovrebbe essere inaugurato il prossimo autunno. Come spiega Priami, infatti, ora la sfida è di mettere a punto sullo stile dell’algebra di processo nuovi meccanismi di modellamento basati non più sull’informatica ma direttamente sulla biologia. Successivamente i nuovi modelli bioinformatici saranno testati ed «aggiustati» su sistemi biologici di cui si conosce già il funzionamento. Mentre la terza fase prevede l’utilizzo della bioinformatica a scopo predittivo.
Le opportunità schiuse dal nuovo laboratorio sono enormi. Anche perché i ricercatori di Trento calcheranno per la prima volta una terra di nessuno ritagliata ai confini fra informatica, biologia e matematica. Ad esempio si potrebbero velocizzare gli studi per la creazione di nuovi vaccini e di nuovi farmaci «simulando» al computer la fase sperimentale. Oppure si potrebbe studiare il funzionamento del genoma o i meccanismi di funzionamento della cellula sana o malata.
Ce n’è abbastanza per capire la scelta dell’Ateneo trentino e di Microsoft di «reclutare» in tutto il mondo i migliori cervelli nei campi dell’informatica e della biologia. Anzi, l’obiettivo è di selezionare informatici con una buona infarinatura in scienze biologica oppure biologi in grado di maneggiare le discipline del computer. A regime fra docenti, ricercatori, docenti e laureandi il nuovo laboratorio potrà contare su 3035 scienziati. Un nucleo a cui andranno aggiunti i 15 ricercatori del centro di bioinformatica dell’Università e gli addetti al laboratorio Microsoft di Cambridge nel Regno Unito. Lo scopo è di lavorare tutti in rete potendo contare su una massa critica composta da quasi un centinaio di cervelli.
(14.2.05)
 
 
 
 

Questionnaire and social

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