Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 February 2005
Università di Cagliari
Ufficio stampa

 
1 – L’UNIONE SARDA
Pagina 23 – Cronaca di Cagliari
Gaetano Di Chiara e le proposte del Gruppo 2003
«Finanziamenti e concorsi: Università da rivoluzionare»
I soldi per l’Università bastano. O meglio: basterebbero, se fossero attribuiti meglio. La formula è semplice: almeno il 60 per cento del Fondo ordinario alla ricerca, non il 30 stabilito, pur coraggiosamente, dal ministro Letizia Moratti. Firmato: Gaetano Di Chiara, preside di Farmacia e farmacologo di fama, componente di quella elite - il Gruppo 2003, ovvero gli scienziati italiani più citati al mondo per le loro ricerche - che nei giorni scorsi è stata ricevuta dal presidente della Repubblica. A Ciampi gli scienziati hanno detto le cose che hanno spiegato in queste settimane ai lettori del Sole 24 Ore. Non solo un allarme sul degrado dell’Università italiana, ma anche una ricetta in dieci punti per invertire la tendenza. E se dieci prescrizioni possono sembrare poche, secondo il professore l’elenco dei comandamenti si può restringere anche di più: «Ci accontenteremmo di molto meno. In primo luogo di una vera meritocrazia nelle Università, non per dare medaglie ai più bravi ma per far funzionare meglio il sistema. E poi serve una diversa distribuzione delle risorse. Il ministro ha portato al 30 per cento la quota del Fondo da attribuire in base all’attività di ricerca che si svolge: la strada è giusta ma la quota è bassa per un sistema degradato come il nostro, bisognerebbe portarla al 60». E chi valuta la ricerca? «Per le discipline scientifiche ci sono criteri accettabili e accettati. Sarebbe più difficile per quelle umanistiche e per quelle basate sulle professioni più che sulla ricerca, come ad esempio Giurisprudenza. In ogni caso la strada è questa, attribuire i fondi in base a parametri come il numero di docenti o di studenti non premia la qualità». Qualcuno obietterà che questo è liberismo accademico. «Non penso, questo è semplicemente l’unica medicina per un sistema malato. Nel rapporto tra l’efficacia della ricerca e il prodotto interno lordo siamo distanti non solo dalla Svezia e dall’Olanda, ma anche dalla Spagna. Paurosamente indietro». Ma sul "Sole" il ministro dice che lo Stato fa quel che può, sono i privati che non finanziano la ricerca. «Certo, rispetto alla modestia dei finanziamenti provati quelli statali sembrano gran cosa. Eppure il punto non è tanto aumentare i finanziamenti quanto riformare il sistema. Prendiamo i concorsi universitari: molti li vedono come fenomeni al confine tra il diritto civile e quello penale. Di sicuro oggi non servono a selezionare i migliori, servono a chi ha il potere per cooptare gli elementi più affidabili, più utili per perpetuare l’influenza di chi li ha scelti. Se la sopravvivenza, l’ossigeno di un’Università dipendesse dai suoi risultati nella ricerca tutti si contenderebbero i migliori, non ci sarebbe neppure bisogno di concorsi». Per ora i ricercatori sono in sciopero. «Lo so bene, come preside li ho ricevuti e ho detto loro: chi ha da temere di più per l’abolizione della figura del ricercatore non siete voi, che ormai siete dentro, ma gli assegnisti di oggi - che non saranno mai i ricercatori di domani - e noi professori, che abbiamo la responsabilità del programma di ricerca e ci troveremo senza nuove leve». Eppure il rettore Pasquale Mistretta ha detto che la scommessa del 2005 a Cagliari sarà la ricerca. «Non posso dare troppe colpe al rettore, che tuttavia viene da una formazione sindacale che dà molta importanza ai posti di lavoro, più che ad altri aspetti». Allora fa bene chi se ne va ed esporta il cervello? «Certo che sì. Mi basta dire che mio figlio, dopo aver sentito tante volte questi discorsi a casa, è andato a fare il suo PhD negli Stati Uniti».
(cel. ta.)
 
2 – L’UNIONE SARDA
Pagina 24 – Cronaca di Cagliari
Università
Esami nella scalinata
C’è chi ha sospeso le attività didattiche, chi si prepara a occupare simbolicamente il rettorato lunedì, ma c’è anche chi farà gli esami abbandonando la classica aula universitaria. Così venerdì mattina, per richiamare l’attenzione degli studenti, dei docenti e dei cittadini sui problemi della riforma Moratti, il ricercatore della facoltà di Scienze, Antonio Greco, svolgerà l’appello di Statistica per geologi nella scalinata di Bonaria. Una decisione che si aggiunge alle diverse forme di protesta che accompagneranno l’arrivo del disegno di legge della Moratti, in materia di riforma universitaria, in Camera dei deputati il 21 febbraio. «Il progetto di riforma dell’università sta per arrivare alla discussione in Parlamento», si legge in un comunicato del docente, «prevede la progressiva sostituzione dei ricercatori universitari con personale a tempo determinato. L’incertezza del rinnovo del contratto renderebbe più difficile la difesa delle proprie idee per il progresso dell’università». In alcune facoltà, in particolare Scienze e medicina, è iniziato intanto il blocco delle attività didattiche, mentre lunedì mattina ricercatori e docenti manifesteranno davanti al rettorato. (m.v.)

3 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 21 – Sardegna
FINANZIARIA
I tagli mettono in crisi l’università nuorese
CAGLIARI. La riduzione del contributo a favore dell’Ailun (Associazione per l’istituzione della libera università nuorese) decisa dalla Regione comporterà l’eliminazione di uno dei due master post laurea. E’ quanto sostiene Sergio Russo, presidente dell’associazione di Nuoro. “L’Ailun - ha sottolineato - utilizza il contributo regionale oramai da 13 anni per tenere due corsi di assoluta eccellenza e rilievo internazionale in Scienza dell’organizzazione e in Management turistico. Lo standard internazionale è garantito da un corpo docente che per il 50% proviene dalle migliori università europee e americane e per la restante parte da quelle italiane. Il risultato di eccellenza è nei fatti: per ciascun corso ci sono circa 100 domande a fronte di 15 posti e la collocazione sul mercato del lavoro di coloro che hanno conseguito l’attestato supera il 90%”.
 
4 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 3 – Nuoro
Il caso. La Regione riduce i contributi a favore della Libera università nuorese nata nel 1986
Doccia fredda sui corsi Ailun
Il presidente Russo: «Saremo costretti a chiudere»
NUORO. Doccia fredda sull’Ailun. Dalla Regione arrivano notizie poco incoraggianti: riduzione dei contributi a favore della Libera università nuorese. «Ne consegue la eliminazione di uno dei nostri due corsi» è lo sfogo amaro di Sergio Russo, presidente dell’Ailun. Che sottolinea: «Naturalmente questa scelta è nelle facoltà della Regione». Peccato però che vada a scardinare una realtà di successo.
«Devo sottolineare - dice infatti Russo (nella foto) - che l’Ailun utilizza il contributo regionale, ormai da 13 anni, per tenere due master post laurea, di assoluta eccellenza e di rilievo internazionale, in Scienza dell’organizzazione e in Management turistico».
«Lo standard internazionale - presegue Sergio Russo - è garantito da un corpo docente che, per il 50 per cento, proviene dalle migliori università europee ed americane e, per la restante parte, dalle università italiane. Il risultato di eccellenza è nei fatti: per ciascun corso ci sono circa 100 domande a fronte di 15 posti e la collocazione sul mercato del lavoro di coloro che hanno conseguito l’attestato supera il 90 per cento». Il presidente sottolinea, inoltre, le attività «di ricerca applicata nel campo delle tecnologie ottiche» svolte dall’Ailun. «La struttura operativa e le spese generali - continua Russo - sono bassissime e non vi sono emolumenti né benefits di alcun tipo per gli amministratori».
A questo punto, l’amarezza: «Pareva di aver inteso che la formazione, ed in particolare quella di eccellenza orientata a sviluppare le capacità imprenditoriali e la attitudine all’economia di mercato fossero fra gli obiettivi primari di questo Governo regionale, pur in un’epoca di tagli che si pensavano “selettivi”». Sergio Russo conclude: «Pare non sia così».
«Se non sarà possibile fare due corsi, l’Ailun ne chiuderà uno»: questo lo scenario prossimo venturo. «Se non si potrà tenere lo stesso standard di qualità del passato, l’Ailun chiuderà. Con rammarico ma senza recriminazioni». Il presidente dell’Ailun è chiaro: «Le scelte sono, d’altronde, nelle mani della Regione, che, in uno con la facoltà, ne ha la responsabilità».
Luciano Piras
 
5 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 2 - Cagliari
UNIVERSITÀ
Lunedì sit-in dei ricercatori
CAGLIARI. I ricercatori dell’università lunedì ritorneranno in piazza contro la riforma Moratti. Il coordinamento ha organizzato lunedì mattina, alle 10.30, l’occupazione simbolica del Rettorato, dopo aver proclamato il blocco dell’attività didattica. Blocco già cominciato nelle facoltà di Scienze e Medicine e, nei prossimi giorni, coinvolgerà anche Matematica, Fisica e Farmacia.
 
6 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 2 – Cagliari
UNIVERSITÀ
Il coordinamento Atenei-Regione congela le tre nuove facoltà
CAGLIARI. Stop improvviso per le nuove facoltà universitarie di Architettura, Biologia e Psicologia. Soltanto fra venti giorni la riserva sarà sciolta dal coordinamento Regione-Atenei, che avant’ieri ha rinviato la decisione dopo tre ore di confronto tra l’assessore Elisabetta Pilia, i rettori Pasquale Mistretta, Alessandro Maida (Sassari) e il rappresentante degli studenti, Giuseppe Bertotto. Due i problemi: la possibile concorrenza e comunque da evitare tra la facoltà di Architettura ad Alghero, aperta da tempo, e quella che potrebbe essere inaugurata dall’università cagliaritana all’inizio dell’anno prossimo. Seconda problema: la Regione chiede il coordinamento effettivo tra gli atenei, per evitare sprechi.
 
7 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 27 - Sassari
BREVI
STAMINALI
Un incontro con Licinio Contu
Il “Centro culturale di Sassari”, in collaborazione con il gruppo universitario “L’uno e l’altro”, “Medicina e Persona” e l’associazione “Alfa Elica”, organizza per oggi alle 18 nell’aula magna della facoltà di Scienze in corso Angioy l’incontro dal titolo “La fabbrica della salute. Il caso delle cellule staminali”. Interverranno Licinio Contu, genetista e direttore del centro regionale di riferimento per i trapianti d’organo, e Salvatore Pisu, docente di Bioetica alla facoltà di medicina di Cagliari.
LICEO AZUNI
Oggi un incontro con Anna Foa
L’Istituto sardo per la storia della resistenza e dell’autonomia e il liceo Azuni nell’ambito delle iniziative per il Giorno della memoria, organizzano per oggi alle 9,20 all’Azuni un incontro con la storica Anna Foa. Tema dell’intervento sarà «La percezione dell’ebreo nella cultura europea fino alla Shoah». Nel pomeriggio, alle 17, nell’aula magna del liceo Azuni, Manlio Brigaglia presenta il volume di Anna Foa «Eretici. Storie di streghe, ebrei e convertiti». Docente associato all’università di Roma «La Sapienza», Anna Foa si è occupata di storia sociale e culturale del Rinascimento e di didattica della storia. Suo filone d’interesse principale è la storia dell’ebraismo.
HORUS
Una conferenza di Badare
L’associazione culturale onlus Horus organizza una conferenza su «Il senso biologico dei comportamenti e delle malattie». Relatore Jean-Claude Badard, psicoterapeuta. Scopo dell’incontro è acquisire la consapevolezza dei nostri conflitti e apprendere il modo per liberarci da questi condizionamenti. La partecipazione è aperta a tutti, la conferenza è fissata per martedì 22 febbraio alle 17 nell’aula magna del complesso didattico facoltà di Scienze in via Vienna.
 

8 – CORRIERE DELLA SERA
«A rischio competitività e modello Milano»
De Albertis: «Università lontane dal lavoro»
Il presidente dei costruttori: master e stage da ripensare, più attenzione alle nuove competenze
Il problema? «Esiste un distacco enorme fra l’università e il mondo del lavoro. Andrebbero ripensati master e stage, andrebbe garantita una preparazione meno settoriale e più integrata». Claudio De Albertis, presidente milanese dell’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori e imprenditore nell’azienda di famiglia, la Borio Mangiarotti, conosce bene le università di Milano. Non solo perché qui si è laureato (al Politecnico, in ingegneria), non solo perché tiene un corso di «economia e gestione delle imprese» ad Architettura, ma anche perché ha un figlio che fra un mese si laurea in Bocconi e una figlia al terzo anno di ingegneria.
Presidente, come sono questi giovani universitari?
«Molto preoccupati e molto incerti sul loro futuro. Ai miei tempi uscivi dall’università più solido: oggi studiano di più, si impegnano molto, danno il massimo. Una volta andavi all’università per rendita di posizione: arrivavi da una famiglia borghese, ti iscrivevano ad un corso di laurea. Oggi ci sono i test e arriva chi è più bravo: forse per questo, che è un cambiamento positivo, ci sono meno figli milanesi nei nostri atenei».
Studiano di più, si impegnano molto, ma...?
«Ma il contatto con il mondo del lavoro è quasi nullo».
Colpa delle nostre università?
«Rispetto a quelle straniere direi che manca nettamente l’azione di placement: il rapporto fra gli atenei e il mondo delle imprese. È un passaggio indispensabile per essere competitivi e bisogna mettere in rete questi sforzi».
Non bastano i master?
«I master servono, e da noi sono anche di ottimo livello, se uno sta due o tre anni nelle aziende. Se poi quelli che insegnano ai master sono gli stessi docenti che hanno seguito lo studente nei corsi di laurea, e che hanno un’esperienza scarsa e limitata nel mondo del lavoro, è difficile vedere l’utilità».
Una critica che vale anche per gli stage?
«Gli stage vanno organizzati meglio, non solo come un reciproco favore fra aziende e atenei: noi cerchiamo di fare la nostra parte, ma l’impianto non è adeguatamente sostenuto dalle università».
Come imprenditore, dove nota il distacco fra i due mondi?
«Nella ricerca tecnologica, ad esempio. Ma anche nel fatto che la formazione è molto differenziata e settoriale: oggi ad un bravo manager del mio settore si chiedono competenze tecniche sì ma anche economiche. Ci vuole più integrazione, insomma».
Il quadro non è esaltante. Ma, secondo lei, Milano con i suoi 10 atenei potrebbe diventare polo universitario come sostiene Barbiellini Amidei?
«Certo che sì. Anche se non mi fermerei ai confini geografici e ragionerei nei termini di città-regione: perché non dislocare qualche importante sede universitaria anche lontano dal centro, ovviamente a patto che sia facilmente accessibile? Sarebbe utile, anche perché il problema di inventare centri attrattivi non è esclusivo di Milano».
Come si diventa centro attrattivo?
«Secondo la teoria dell’economista Richard Florida, descritta nel libro "Ascesa della classe creativa", l’attrazione è legata alla capacità di richiamare i creativi: e i creativi si mettono dove trovano stimoli e luoghi in grado di alimentare la loro formazione. Mi pare una tesi molto condivisibile».
Ammesso che Milano, grazie alle università, attiri i creativi, come si fa poi a non perderli?
«Rendendo più vivibile il territorio dal punto di vista urbanistico-funzionale e socio-lavorativo. Offrendo una identità e una raffigurazione. Costruendo una città che corrisponda all’ideale di chi la abita».
È funzionale una città dove non si trova neppure un alloggio per uno studente?
«No. Ed è clamoroso il fatto che, malgrado la popolazione studentesca sia così massiccia, nessuno pensi veramente a loro. Di recente ho letto che l’offerta di alloggi per studenti copre il 13 per cento della domanda: un dato inquietante. E la città nel complesso non corrisponde al loro ideale, alla qualità di vita che chiedono».
Quindi, fuggono?
«Esatto. E sarà sempre peggio perché è sempre più forte la concorrenza di realtà omologhe alla nostra, di centri che riescono, appunto, ad essere più attrattivi di Milano».
Ingegner De Albertis, come se ne esce?
«Facendo ognuno la propria parte. Noi siamo pronti, ma gli amministratori devono cambiare strada e le università devono mettersi in discussione».
Cosa cambierebbe subito, potendo?
«Ho già detto della necessità di mettere in rete gli atenei, di cui parlava sul Corriere anche Francesco Micheli. Aggiungerei che la riforma del 3 + 2 mi pare abbia ingenerato soltanto confusione. Malgrado si sia partiti con grandi aspettative, direi che l’unico risultato è che oggi si fanno in 3 anni gli esami che noi facevamo in 5. Poi però nel biennio successivo si ripetono le stesse cose, perché nel triennio erano mancati gli approfondimenti: non so, mi pare tutto così dispersivo e poco utile...».
Elisabetta Soglio
 
9 – CORRIERE DELLA SERA
Università di Tor Vergata
Regione-Ateneo una Fondazione per il policlinico
Il progetto avrà una fase sperimentale di sei anni
Le critiche dell’opposizione
Favorire un nuovo rapporto fra enti istituzionali impegnati in sanità, consentire l’ingresso dei privati per l’acquisizione di know how e favorire la ricerca biomedica applicata. Sono questi gli scopi del Protocollo d’intesa fra Regione Lazio e Università di Tor Vergata, istituisce una Fondazione per la gestione del Policlinico.
Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza, con 31 voti a favore, la delibera che prevede la nascita della Fondazione. Ma il fatto ha causato discussioni in aula. L’opposizione ha presentato una questione pregiudiziale «perché -ha detto Giulia Rodano (Ds)- il nuovo Statuto e la prassi dicono che la Regione può promuovere società e fondazioni ma deve farlo nel rispetto della legge. È una violazione grave perché si costituisce una sperimentazione per anni e si affidano ad esterni attività di pianificazione dell’assistenza sanitaria. La Fondazione deciderà quantità e qualità delle prestazioni sanitarie del Ptv in un cda in cui la Regione è potenzialmente in minoranza».
La pregiudiziale è stata bocciata dall’aula dopo che l’assessore alla Sanità Marco Verzaschi ha presentato un parere dell’ex ministro della Funzione pubblica Angelo Piazza «che solleva ogni dubbio sulla correttezza e la costituzionalità del provvedimento». «Se ci fosse il premio azzeccagarbugli d’oro bisognerebbe darlo a Piazza - ha replicato il capogruppo del Prc Salvatore Bonadonna - il parere è un capolavoro di ipocrisia e gioco con le norme. Storace dovrà cambiare i manifesti: ha aperto tre ospedali ma ora ne regala uno».
 
10 – CORRIERE DELLA SERA
La Sapienza si mobilita
I docenti al rettore «Stop di 5 giorni contro la Moratti»
Chiesta l’interruzione della didattica dal 21 al 25: «Servono riforme vere»
Cinque giorni, dal 21 al 25 febbraio, di interruzione dell’attività didattica per protestare contro il disegno di legge Moratti sullo stato giuridico dei docenti. E’ la proposta dell’assemblea aperta di ieri della comunità accademica della «Sapienza»: al dibattito, introdotto dall’ex prorettore vicario Gianni Orlandi, hanno partecipato le rappresentanze del coordinamento nazionale dei ricercatori, docenti e politici. «L’assemblea ribadisce con forza il giudizio negativo su un’ipotesi legislativa che mortifica l’università pubblica rinnegando l’autonomia universitaria, disconoscendo il ruolo dei ricercatori e precarizzando la docenza universitaria: lo specchio di una complessiva logica di sottovalutazione del ruolo dell’alta formazione, della ricerca e dell’innovazione, come leve essenziali per il futuro del Paese», spiega il documento finale. Fra le proposte dell’assemblea, c’ la raccolta in un «Libro bianco» di tutte le mozioni già approvate nei mesi scorsi. Oltre a manifestare, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, la volontà dell’ateneo di opporsi al ddl sullo stato giuridico. E l’invito a presidi e direttori di Dipartimento «a non procedere a sostituzioni nelle commissioni di esame dei componenti che in questo periodo ritengano di aderire alle diverse forme di protesta». Il tutto per sostenere «la necessità di un’inversione di rotta nella politica complessiva dell’università pubblica, a partire dall’incremento di investimenti e dal riconoscimento dell’intreccio qualificante tra didattica e ricerca».
Perchè, come spiega ancora il documento di ieri, «occorre eliminare l’equivoco che debbano essere i soli ricercatori ad assumere la guida della protesta: al contrario deve essere tutto il sistema universitario (personale docente, personale tecnico-amministrativo, studenti) ad opporsi ad una legge sbagliata, che danneggia in modo irreparabile l’università pubblica. L’assunzione a livello dagli organi di governo centrali dell’ateneo della responsabilità delle forme di protesta è un passaggio indispensabile per chiarire questo equivoco».
Più possibilista il rettore Renato Guarini, che sul Ddl Moratti, che dovrebbe andare in discussione in Parlamento la prossima settimana, commenta: «Si tratta di un’occasione per fare in modo che la Sapienza si possa proiettare verso il futuro anche da un punto di vista della didattica». E a proposito delle celebrazioni per i 700 anni dell’ateneo, aggiunge: «L’importante anniversario cade proprio mentre nel Paese si avvia a maturazione il difficile cammino della Riforma Didattica, con tutto il suo carico di problemi e speranze».
 
11 – CORRIERE DELLA SERA
Acquisiti i documenti su un’altra consulenza registrata dell’attuale ministro per 110 milioni di lire l’anno
Sirchia, indagata la segretaria
Per vent’anni al Policlinico con lo stipendio pagato da una Casa farmaceutica
MILANO - Per 20 anni, e fino al 1998, a pagare lo stipendio della segretaria particolare del primario del Policlinico di Milano, Girolamo Sirchia, è stata la società farmaceutica Ortho-Clinical Diagnostics: la signora lavorava per il professore nella Fondazione onlus dell’ospedale, ma a retribuirla non erano nè il Policlinico nè Sirchia, bensì (con contratto di lavoro) la società farmaceutica che nel contempo figurava anche tra i fornitori dell’ospedale. Per questo, in attesa di chiarire i contorni di quello che appare quantomeno un inelegante conflitto di interessi, è ora indagata per l’embrionale ipotesi di corruzione anche l’interessata, che nel frattempo è diventata oggi la segretaria particolare di Sirchia al Ministero della Salute (come verificabile sul sito web del dicastero). E nell’inchiesta sulla sanità milanese spunta un’altra robusta somma (circa 110 milioni di lire all’anno, dal 1997 al 2001) pagata dalla società farmaceutica Jannsen Cilag (collegata alla Ortho) all’allora primario del Policlinico e oggi ministro della Salute. Ma dietro questa somma c’è un dato formale apparentemente ineccepibile: sia sul versante dell’azienda, che ha regolarmente messo a bilancio le consulenze a Sirchia, sia sul versante del professore, che ne ha denunciato gli emolumenti e che aveva chiesto e ottenuto dal suo ospedale una preventiva autorizzazione. Eppure qualcosa (forse ancora il misterioso verbale segretato dell’indagato ex capo italiano dell’americana Immucor Inc., Nino De Chirico, già manager della Ortho) ieri ha spinto i pm Maurizio Romanelli e Eugenio Fusco a verificare la cornice di questi compensi a Sirchia, al cui nome già un’altra società del settore (appunto l’Immucor) nel 1999-2000 aveva indirizzato almeno tre assegni di 11mila marchi l’uno a compenso di «consulenze» negate invece dal ministro.
Ieri, dunque, gli investigatori della sezione di polizia giudiziaria della Procura hanno bussato, per procedere ad «acquisizioni presso terzi», ad altre due società del settore: la Ortho-Clinical Diagnostics a Milano e la Janssen Cilag a Cologno Monzese (nel 1961 Cilag Chemie Italiana spa nasce per la commercializzazione dei prodotti farmaceutici e diagnostici di tutte le linee del gruppo Johnson & Johnson; poi, attraverso successive riorganizzazioni, giunge all’assetto societario attuale formato da Janssen-Cilag spa e da Ortho-Clinical Diagnostics spa).
Nel fare riferimento al materiale acquisito il primo febbraio al Policlinico di Milano e alla deposizione di De Chirico, gli inquirenti hanno domandato ad entrambe le società «documentazione inerente le forniture al Policlinico, i contratti di consulenza e/o collaborazione con medici o ospedali pubblici, elaborati e attività dei consulenti e collaboratori, fatture emesse dagli stessi, relative e-mail, ed eventuale documentazione contabile infragruppo relativamente a tali contratti».
Ma alle società (ecco l’altra novità) è stata chiesta anche un’altra cosa: appunto la «documentazione inerente il rapporto di lavoro/collaborazione con Daniela Notari», indicata tra i quattro nuovi indagati insieme a Enzo Papini (ex amministratore delegato di Ortho, in pensione), Walter Cernò (già assistente di Papini, in pensione), e Giovanni Guglieri (ex direttore finanziario di Ortho, in pensione). E’ immaginabile che gli ex vertici della società si difendano spiegando di aver solo effettuato per anni una sorta di «donazione» alla Fondazione onlus del Policlinico, mettendole a disposizione una risorsa umana (la segretaria stipendiata dall’azienda) anziché contributi in denaro. Fatto sta che nel 1998, quando arrivano nuovi dirigenti ai vertici della società Ortho, nel quadro di «tagli» al personale essi provvedono subito a interrompere questo singolare rapporto di lavoro, valso in 20 anni a Sirchia il «risparmio» (stimabile in quasi un miliardo di lire) degli stipendi della segretaria a sua disposizione.
Non è la prima volta che le due società, e uno dei loro dirigenti, compaiono nelle carte dell’inchiesta emersa il 29 settembre 2003 con gli arresti domiciliari del professor Giuseppe Mercuriali, il primario di Niguarda poi suicida a casa sua (dove tra i primi a precipitarsi la mattina del suicidio fu l’amico e collega Sirchia). Proprio nel suo memoriale, Mercuriali scriveva: «Una società per cui sono stato consulente, a partire dall’inizio della mia carriera, è stata la Ortho Diagnostisc (già Cilag). Io e altri colleghi, abbiamo realizzato il primo libro italiano di immunoematologia che è stato edito dalla società e distribuito gratuitamente: due generazioni di specialisti vi hanno studiato. E presso questa società ho contribuito a creare la Biblioteca di Ematologia e Immunoematologia più ricca d’Italia. Questa attività ha determinato che il presidente di allora della Cilag, sig. Papini, per questa opera sia stato insignito della laurea honoris causa in Medicina dall’Università di Ferrara». Luigi Ferrarella
 
 

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