Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 February 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Ufficio stampa

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 14 – Cultura
Teoria ed esercizi di grammatica sul sito dell'Associazione Sotziu Limba
Iscolimba, così imparo il sardo
gioco didattico a disposizione di tutti
Da oggi è possibile imparare il sardo su Internet gratuitamente. Il merito è dell'iniziativa "Iscolimba" patrocinata dal Sòtziu Limba Sarda, l'associazione che ha sede a Cagliari, ma raccoglie un centinaio di aderenti provenienti da diverse parti dell'isola. Il "sodalizio identitario" ha messo a disposizione sul suo sito internet www.sotziulimbasarda.net una serie di pagine illustrative della grammatica e morfologia della lingua regionale, sia con la parte teorica, sia con le pagine elettroniche degli esercizi. Una volta letta la spiegazione teorica degli elementi grammaticali e sintattici, l'allievo può da solo eseguire gli esercizi e avviare il programma di correzione automatica con l'attribuzione di un punteggio per ogni risposta giusta o sbagliata. Alla fine, divertendosi, può imparare qualcosa, o molto a seconda dell'impegno, sulla lingua della sua terra. È luogo comune che il sardo sia una lingua difficile da scrivere e leggere, ma solo perché spesso mancano i fondamentali della scrittura e della conoscenza grammaticale. E anche la comprensione delle varianti è più facile quando si fa pratica magari divertendosi. Il corso è basato su elementi di diverse varianti della lingua da nord a sud dell'isola. "Iscolimba" è aperto a tutti: dai principianti agli esperti della lingua che possono verificare cosi le loro capacità divertendosi a rispondere alle domande proposte dalle pagine di controllo. «Non si pretende di fare una operazione assolutamente scientifica, nonostante il lavoro sia affidato a ricercatori universitari - spiega Michele Ladu iedatore e curatore del sito - ma di sensibilizzare, anche con una iniziativa di tipo ludico, le persone e le istituzioni all'apprendimento delle regole fondamentali dell'idioma identitario sardo. Il servizio è completamente gratuito per chi ne usufruisce e non ha contributo pubblico di alcun genere: l'associazione si è accollata completamente tutti i costi. Per chi vuole usufruirne è bene sapere che non è necessario scaricare sul proprio computer nessun tipo di programma e applicazione aliena e la sicurezza è garantita». Per "Iscolimba" è sufficiente collegarsi all'indirizzo www.sotziulimbasarda.net. Allo stesso indirizzo l'associazione, nata nel novembre del 2000, ha attivato da diversi mesi "Diariulimba", una raccolta di notizie, informazioni, pareri, rassegne stampa, iniziative sulla questione della lingua sarda e della politica linguistica in Sardegna con aggiornamenti costanti e quasi quotidiani, tanto da aver ottenuto un buon successo di contatti e visite degli appassionati e attivisti cultori della lingua. Nell'ambito di questo lavoro di informazione dei suoi simpatizzanti, è stato lanciato anche il servizio "Limba isorta", ovvero i giochi più disparati in lingua sarda, dai cruciverba, ai tautogrammi, ai rebus.
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cagliari
Università. Contestato il nuovo stato giuridico
Cattedre vuote, esami fermi I ricercatori sono in sciopero
Lezioni ed esami sospesi per tutta la settimana, in attesa di vedere cosa accade in Parlamento. I ricercatori dell'ateneo cagliaritano, riuniti ieri in un'assemblea straordinaria nell'aula magna del rettorato, hanno deciso di proseguire la loro protesta, in attesa delle novità che arriveranno dalla Camera, sul disegno di legge delega della Moratti, sullo stato giuridico dei docenti universitari. Confermata l'adesione allo sciopero nazionale del 2 marzo di tutto il personale docente dell'Università. Dal rettore Pasquale Mistretta, che ha accolto i manifestanti partecipando alla discussione, solidarietà, e l'invito «a valutare le forme di protesta, perché non creino problemi e disagi agli studenti». Il fronte universitario ha però mostrato qualche crepa: molti gli interventi dei rappresentanti degli studenti che hanno sottolineato come la protesta rischi di diventare "di corporazione", mentre i dottorandi potrebbero arrivare a programmare una loro forma di battaglia contro il Ddl della Moratti. LA DISCUSSIONE Diversi i punti contestati nel provvedimento del ministro Moratti: la messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori, l'introduzione di forme di precarizzazione, l'eliminazione della differenza tra tempo pieno e definito. I ricercatori hanno inoltre richiesto una riforma dei concorsi, con la netta distinzione tra reclutamento e avanzamento di carriera. «Siamo stanchi di essere il comodino o lo scendiletto dell'Università», ha attaccato il ricercatore, Michele Meloni. «Ci deve essere riconosciuta la nostra dignità». Nessuno rifiuta una riforma che sistemi il mondo accademico. Ma questa non deve avvenire per imposizione, e a discapito di alcune categorie: «Siamo pronti a proseguire con la protesta», ha sottolineato Marco Pitzalis, del coordinamento dei ricercatori. «Questa settimana niente lezioni ed esami, poi si deciderà come proseguire, nel caso l'iter del Ddl vada avanti senza cambiamenti». La riformaMistretta ha ricordato come la Conferenza dei rettori «abbia ribadito la necessità di trasformare la legge delega in legge ordinaria, aprendo così un dibattito sulla revisione dello stato giuridico dei docenti». Una volta confermata l'intenzione di proseguire l'astensione dalle lezioni, il rettore dell'ateneo di Cagliari ha chiesto un incontro nei prossimi giorni, con i rappresentanti del coordinamento dei ricercatori: «Devono essere valutate le ripercussioni sugli studenti, che non devono essere penalizzati». SCIOPERO Confermata la partecipazione allo sciopero del 2 marzo, programmato da una nutrita pattuglia di sigle sindacali. «Non è stata accolta, nel Ddl, nessuna richiesta avanzata dal mondo universitario», ha spiegato Pino Calledda, della segreteria Snur Cgil. Oltre allo sciopero, prevista una manifestazione nazionale a Roma sempre il 2 marzo.
Matteo Vercelli
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 40 – Sassari
Sassari. Il titolo di studio triennale non vale nulla e il biennio specialistico non parte
Il grande bluff delle lauree brevi
Protesta degli studenti: «Tagliati fuori dai concorsi»
Chi conseguirà la laurea triennale potrà fregiarsi del titolo di dottore. Ma è solo un bluff. Il ministro Letizia Moratti l'ha deciso alcuni mesi fa, per rispedire al mittente le contestazioni e le critiche di migliaia di studenti che avevano messo in discussione la bontà della riforma universitaria. Gli allievi degli atenei italiani gridavano allo scandalo di fronte alla constatazione che nessuno sapesse attribuire un valore giuridico al loro nuovo titolo di studio e il ministero si era affrettato a trovare una soluzione. «Ci chiameremo dottori, ma rispetto ai problemi che restano in ballo è davvero poca cosa», è l'attacco dei rappresentanti degli studenti dell'Università di Sassari. «Quello formale è l'unico risultato che abbiamo ottenuto grazie alle battaglie che abbiamo condotto l'anno scorso - proseguono - per il resto le nuove lauree triennali sono carta straccia». Un anno fa l'ateneo turritano era diventato uno dei principali centri della contestazione nei confronti del nuovo corso imposto alla didattica universitaria. «Un concorso pubblico indetto da un ente locale isolano escludeva espressamente dalla competizione i nuovi dottori - spiegano gli studenti che oggi decidono di tornare all'attacco - riservando l'ammissione a partecipare a chiunque fosse in possesso di una laurea quadriennale in Scienze Politiche, Giurisprudenza o Economia o avesse già ottenuto la laurea quinquennale, quella specialistica». Da allora non è cambiato praticamente nulla. «Si fanno tanti discorsi sull'inserimento dei giovani laureati nel mondo del lavoro - è la lamentela degli studenti sassaresi - ma di fatto continuiamo a essere in possesso di titoli che ci tagliano fuori dal mercato». In dodici mesi c'è chi si è dovuto adeguare, accontentandosi di opportunità occupazionali praticamente identiche a quelle che avrebbe avuto prima di iniziare gli studi universitari. «Purtroppo il discorso vale anche per il settore privato - spiegano i diretti interessati - perché le lauree triennali sono viste con sospetto e diffidenza e non vengono considerate molto meglio di un diploma di specializzazione superiore». Chi aveva scommesso tutto sulla laurea, invece, è rimasto fermo al palo. «Perché in quel caso bisognerebbe avere come minimo una laurea specialistica - dicono - ma a quasi quattro anni di distanza dall'inizio della riforma, all'Università di Sassari i bienni di specializzazione sono solo un sogno». In altre parole, «ci sono studenti che hanno finito il triennio anche da più di due anni e che dal giorno della laurea aspettano inutilmente di poter completare gli studi». La rabbia, che a stretto giro di posta potrebbe sfociare in plateali forme di protesta, non è nei confronti di piazza Università. «Le lauree specialistiche non sono partite per problemi economici - dicono gli autori della protesta - e non perché le diverse Facoltà non si sono preparate per tempo». Mancano i soldi per pagare i professori: la legge prevede tre docenti strutturati (ordinari, straordinari, associati, ricercatori confermati) per ogni anno didattico, ma in tantissimi casi l'ateneo turritano non se li può permettere. È il caso delle Facoltà più giovani, come Scienze Politiche, Economia o Lettere, «in cui il ricorso a figure supplenti nei trienni di base è più frequente», è la spiegazione. Professori a contratto, collaboratori didattici, insegnamenti affidati a dottorandi o assegnisti di ricerca rischiano di diventare la norma, «ma nei bienni di specializzazione questo è espressamente vietato e la macchina organizzativa della nostra Università rischia di andare in tilt», avvertono gli studenti. Scienze Politiche aveva previsto almeno due lauree specialistiche, ma per il momento è riuscita ad attivarne solo una, quella di Scienze della comunicazione e giornalismo. «Ma a Economia non ne hanno attivato neanche una», proseguono allarmati i portavoce dei circa 17mila giovani che affidano il proprio futuro all'Università di Sassari. In altre Facoltà si aggiunge anche un altro problema: «il numero dei potenziali iscritti ai bienni specialistici non è sufficiente a motivare l'apertura dei corsi - denunciano - i laureati triennali finiscono più lentamente di quanto non capitasse prima, e questo è già un pessimo segnale, ma anche chi riesce a finire regolarmente è costretto ad aspettare chissà a quando».
Gian Mario Sias
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 20  - Supplemento Lavoro
capitale umano
Orientarsi nel mondo del lavoro dopo gli studi universitari
Orientare e formare al lavoro giovani laureati e laureandi. È, in sintesi, l'obiettivo che si pongono i corsi di alta formazione promossi dall'università di Cagliari. Si tratta di un progetto di orientamento rivolto alle Regioni dell'Obiettivo 1 che ha come scopo quello di promuovere lo sviluppo del capitale umano di eccellenza e l'adeguamento del sistema della formazione professionale. I corsi, iniziati lo scorso anno, si concluderanno con le due ultime edizioni che partiranno una a marzo e l'altra in aprile. Le domande dovranno però essere inoltrate entro lunedì, 28 febbraio 2005. ObiettiviAttraverso il corso i giovani laureati o laureandi avranno modo di approfondire i vari aspetti legati alle modalità di accesso al mondo del lavoro. Le ore di lezione saranno 40. RequisitiSi accederà al corso attraverso una selezione rivolta a 20 laureati di tutte le facoltà e a 10 laureandi. I laureandi dovranno risultare iscritti a un corso di laurea dell'Università di Cagliari, aver maturato un numero di crediti formativi non inferiore a 150, aver superato l'80% degli esami previsti dal piano di studi, non aver partecipato ad altre attività di formazione presenti nell'ambito del progetto orientamento. I laureati devono aver conseguito la laurea in qualsiasi corso dell'Ateneo cagliaritano, non avere in corso rapporti di lavoro, non aver partecipato ad attività di formazione analoghe. DomandePer essere ammessi al corso, i partecipanti dovranno far pervenire la domanda (redatta su moduli reperibili nel centro orientamento o scaricabili sul sito http// csia.unica.it/orientamento) entro mezzogiorno di lunedì 28 febbraio 2005, indirizzata al Centro di orientamento di Ateneo dell'Università di Cagliari, via Ospedale 121, 09124 Cagliari, per raccomandata a.r. o a mano. Nel modulo deve essere indicato che si tratta della sesta e settima edizione del corso. Una commissione valuterà le domande e pubblicherà le graduatorie che verranno affisse all'albo del Centro orientamento entro il 02 marzo prossimo. CostiI giovani selezionati dovranno presentare la ricevuta che attesta il pagamento di 25 euro allo sportello help desk del Centro orientamento entro le 13 di giovedì 3 marzo. Il pagamento può essere effettuato in tutti gli sportelli del Banco di Sardegna, conto corrente 43280 intestato a Università di Cagliari, codice ente 1001123, indicando la causale "Pon orientamento-Iniziativa Oru02". informazioniPer ulteriori informazioni rivolgersi al Centro orientamento, via Ospedale 121, Cagliari, tel: 070.6758773. Daniela Corona
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
 All’università ennesima protesta contro il disegno di legge della Moratti
 Occupato il Rettorato di Cagliari
  CAGLIARI. Decine di docenti, ricercatori e studenti hanno occupato ieri simbolicamente il Rettorato di Cagliari, unendosi così alla protesta indetta in tutta Italia contro il disegno di legge di riordino dello stato giuridico dei docenti, da ieri in discussione in Parlamento. Alla manifestazione era presente anche il rettore dell’Università del capoluogo sardo, Pasquale Mistretta, che si è impegnato a portare le istanze dei professori e dei ricercatori sardi all’ attenzione della prossima riunione dei rettori italiani.
 L’obiettivo è quello di arrivare ad una proposta condivisa di modifica del ddl Moratti, contestato non solo dai docenti ma anche da molti rettori perchè cancellerebbe la figura del ricercatore senza dare alcuna garanzia nè regolamentazione alle attività di ricerca. Il coordinamento dei docenti dell’Università di Cagliari ha inoltre deciso una serie di iniziative locali: fino al 25 febbraio è prevista la sospensione e il rinvio degli esami di profitto, fatta salva la presenza nelle commissioni di laurea, mentre i ricercatori rinunceranno agli impegni didattici non istituzionali.
 
Pagina 2 - Cagliari
 CAGLIARI. Il ministro dell’Università, Letizia Moratti, in questi ultimi mesi deve ...
 CAGLIARI. Il ministro dell’Università, Letizia Moratti, in questi ultimi mesi deve aver dormito. Di un sonno così profondo, che ora i suoi progetti di “riforma” entrano nelle aule del Parlamento senza minimamente prendere in considerazione le modifiche richieste dal mondo universitario. I ricercatori non ci stanno: per protesta ieri hanno occupato simbolicamente il Rettorato. Dove hanno tuonato ancora una volta: ‹‹Stop alle lezioni e agli esami››. Sarà così per tutta la settimana, e forse anche più. Tutto dipende dalle prossime mosse del Parlamento.
 Al centro delle polemiche c’è l’intero impianto dei cosiddetti “decreti Moratti” che non piacciono né dal punto di vista della forma, né da quello della sostanza.
 Non piace la forma, perché il ministro ha la pretesa di cambiare le carte in tavola avvalendosi di una legge delega e non di una ordinaria. Non piace la sostanza perché (e questa è un’osservazione avanzata anche dalla Crui, la Conferenza dei rettori degli atenei italiani) scalfisce l’autonomia delle università, ma soprattutto, se guardata con gli occhi dei ricercatori, svilisce la loro professionalità, rendendoli praticamente dei ‹‹precari a vita››.
 Dice Marco Pitzalis, del Coordinamento cittadino dei ricercatori universitari: ‹‹Il nostro ruolo, sia nella ricerca che nella didattica, è sempre stato di primo piano. Forse non ha il riconoscimento che merita, ma siamo una risorsa: e ora questa riforma rischia di gettare alle ortiche le nostre fatiche e la nostra professionalità››. Già, perché nei progetti della Moratti la figura del ricercatore, così come la s’intende oggi, andrebbe abolita, per essere sostituita da una sorta di precariato. Con conseguenze devastanti per la didattica, che per la Sardegna sarebbero ancor più preoccupanti: ‹‹Con i tagli ai finanziamenti, le più penalizzate da questa situazione sarebbero le università del sud, in assoluto più povere- osserva Antonio Funedda, ricercatore alla facoltà di Scienze - Si prenda la nostra facoltà, ad esempio: i soldi non sono sufficienti neppure per garantire i laboratori. E senza laboratori che ricerca è?››.
 ‹‹Non c’è dubbio sul fatto che la Moratti voglia avviare un processo di smantellamento - dice invece un rappresentate dei ricercatori nel Consiglio d’amministrazione dell’ateneo - Alla sua riforma diciamo “no”, ma c’è una domanda che comunque bisogna porsi: “Che università vogliamo”? Perché così com’è è evidente che vada riformata››.
 A dar manforte ai ricercatori, in un’aula magna del Rettorato gremita, ci sono anche gli studenti: ‹‹Gran parte della didattica è nelle mani dei ricercatori - dice Piero Carta, studente al secondo anno di Scienze Politiche - Chiaro che il loro disagio è anche il nostro. Chiediamo però un programma comune su cui lottare, per evitare divisionismi che alla fine peseranno soprattutto su di noi››.
 Una preoccupazione, quest’ultima, avanzata anche dal Rettore, Pasquale Mistretta, che pur dicendosi dalla parte dei ricercatori, sente il dovere di evitare la paralisi dell’ateneo: ‹‹Incontriamoci questi giorni, e cerchiamo di mettere a punto una strategia comune di difesa››, ha detto ai ricercatori.
 Per ora lo stato d’agitazione resta. ‹‹Chiediamo un periodo d’apprendistato che non sia precariato - dice il Coordinamento cittadino dei ricercatori, in linea con le richieste del Coordinamento nazionale - chiediamo che dopo il dottorato ci siano contratti di lavoro subordinato o assegni, chiediamo di entrare alla docenza per concorso››. Richieste che se il Parlamento non ascolterà potrebbero portare
 
 
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
 di Nino Bandinu
 Università e biblioteca in ginocchio E ora la scure cala anche sull’Isre
 Circa il 20 per cento in meno dello scorso anno nel bilancio per le attività del museo e per gli investimenti
  NUORO. Altro che «Atene sarda». I tagli continuano a lacerare il tessuto culturale nuorese. Come se non bastasse il salasso della biblioteca «Satta» e delle due università barbaricine (Ailun e la consortile pubblica) ecco che la scure regionale cala anche sui bilanci dell’Istituto regionale etnografico. Un taglio del 20 per cento è infatti previsto nel bilancio della Regione. Sul fronte è subito scattato l’allarme. Quasi tutti i presidenti degli enti si sono riuniti ieri con il sindaco e il presidente della Provincia per prepare gli emendamenti alla finanziaria.
 L’offensiva agli istituti culturali non accenna a diminuire. Tutt’altro. Adesso si è di fronte a una Finanziaria regionale che prevede un taglio anche al bilancio dell’Istituto regionale etnografico. Gli istituti culturali a rischio nella città di Nuoro salgono quindi a quattro: biblioteca Satta, università pubblica, università privata, e Istituto etnografico.
 Isre. Il bilancio annuale dell’Istituto prevede circa 716 mila euro in meno rispetto al 2004. Il taglio previsto nella finanziaria regionale si aggira dunque intorno al 20 per cento. La scure cala soprattutto sulle cosiddette spese di funzionamento, che comprende gli stipendi per il personale e i fondi per la manutrenzione dei locali. Tagliata anche che buona parte delle spese per investimenti, circa il 15 per cento in meno, quindi, per le spese di ampliamento dei locali, l’acquisto del materiale per le attività museali e la produzione dei libri.
 Al salasso il consiglio di amministrazione dell’Istituto ha regaito con varie iniziative: lette alla giunta regionale, incontri con l’assessore alla Pubblica istruzione, Elisabetta Pilia, ma anche con l’assessore al Bilancio, e i consiglieri regionali del Nuorese. L’obiettivo è quello di recuperare il taglio con gli emendamenti prima del voto finale in aula.
 Intanto le difficoltà che l’Isre incontra sono enormi. Una su tutte per capire di che si tratta: due laureati vincitori di un concorso amministrativo non potranno essere assunti per mancanza di risorse. I due non perdono certo il diritto acquisito, ma possono fare causa all’Istituto.
 Un’altra conseguenza immediata sarà la paralisi deio musei, o quantomeno, la riduziuone delle ore di apertura, dal momento che le guardie giurate non potranno essere pagate come prima.
 Biblioteca Satta. Un altro fronte caldo è quello della «Satta» che ancora arranca tra le casse vuote per il taglio di 207 mila euro previsto nella Finanziaria regionale. Il presidente Priamo Siotto da alcuni giorni ha lanciato l’allarme e chiamato a raccolta tutti i consiglieri regionali del Nuorese. L’appello è stato accolto e ieri sera si è tenuto il vertice sulla cultura tagliata.
 Università pubblica. Anche qui la finanziaria ha previsto un ridimensionamento dei fondi di gestione. Il taglio non è diretto, ma viene dal 30 per cento in meno programmato per il fondo indistinto sulle università sarde. Un incontro avvenuto tra il presidente Bacihisio Porru e l’assessore regionale al bilancio avrebbe portato a qualche garanzia per l’università nuorese. Si attendono passi concreti e formali.
 Università dell’Ailun. Il presidente Sergio Russo nei giorni scorsi ha denunciato un taglio netto del 50 per cento del bilancio annuale: l’Ailun dunque passa da un milione e 33 mila euro a soli 600 mila. Si rischia la stessa sopravvivenza della Libera università nuorese. Bene bene che vada, si andrà a perdere uno dei due corsi in cui si articola la struttura universitaria privata.
 Il quadro di crisi complessivo mostra dunque un rischio reale di deserto culturale incombente sulla città capluogo di provincia, di grandi tradizioni artistiche e letterariei. E ciò avviene in presenza di continui «proclami» da parte dei leader politici e dei partiti sulla priorità da dare ai valori della cultura, della conoscenza, e dei saperi (oltre che dell’identità) in ogni settore della programmazione. Da non trascurare inoltre anche il fatto che la Sardegna centrale viene spesso individuata come la zona più ricca di tradizioni e di antichi saperi, conservati nella lingua e nella storia. Un po’ la madre di tutte le identità sarde.
 Ma a queste enunciazioni di principio generali, come si può notare, non sembrano però corrispondere politiche regionali mirate. Anzi, non passa giorno che non arrivi nel Nuorese notizia di tagli e difficoltà particolari.
 Non consola quindi gli amministratori barbaricini (ma anche le popolazioni e soprattutto i giovani) il ragionamento che porta a constatare lo sfascio causato ai bilanci regionali dalla allegra gestione della giunta uscente di centrodestra.
 
IL VERTICE
 Confronto aperto con Soru
  NUORO. Il vertice sulla cultura tagliata ha deciso di portare tutta la questione sul tavolo di Renato Soru. Ieri sera l’analisi è stata puntuale e minuziosa. I consiglieri regionali del Nuorese hanno ascoltato con attenzione i cahjer de doleance presentati dal presidente della Provincia, sindaco di Nuoro, e datutti i presidenti degli istituti culturali dopo l’onda anomale dei tagli in finanziaria regionale.
 Al primo posto sono venute le due università, quella pubblica e privata, sulle quali ruota ormai tutta la programmazione elaborata dalle parti sociali per il nuovo sviluppo della Sardegna centrale. A maggior ragione, quindi, è stato sottolineato il fatto che gli ultimi tagli regionali non riguardano solo il presente, ma rischiano di compromettere anche il futuro. Il il vertice si è concluso con l’impegno di aprire un tavolo di confronto per correggere la Finanziaria.(n.b.)
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Sassari
 Architettura tempi biblici per la sede
  ALGHERO. Sembra non finiscano mai i lavori all’interno dell’ex asilo Sella su via Garibaldi, edificio destinato ad ospitare la facoltà di Architettura. I lavori dovevano terminare a novembre, ma imprevisti in corso d’opera e il completamento della lucidatura dei pavimenti hanno allungato i tempi. Ora però non si conoscono i motivi di questi ulteriori ritardi. Nel frattempo la gestione della didattica per gli aspiranti architetti è gestita in emergenza nel senso che da quest’anno accademico, sono a regime i tre anni curriculari, per cui gli spazi a disposizione per le lezioni sono diventati insufficienti per le sei classi attive. Capita infatti, che gli architetti debbano chiedere ospitalità ai dottori del mare nel Pou Salit. Un gioco d’incastri di orari che sta creando problemi alla pianificazione logistica della didattica. Parte del trasloco di alcuni tavoli da disegno nell’edificio dell’ex Asilo Sella è stato eseguito recentemente ma poi per ragioni ai più socnosciute il trasferimento è stato sospeso. Da rammentare che la facoltà di architettura in attesa di trasferirsi nell’ex Asilo Sella, si trova in una condizione logistica approssimativa, utilizzando locali della villa Costantino, ex Orfanotrofio e palazzo del Pou Salit. Il tutto provoca naturalmente disagi diffusi per studenti e docenti.
 Nel frattempo si attende il decollo della società consortile dei servizi universitari della quale non si hanno più notizie. (s.o.)
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
 Personale tecnico-amministrativo dell’università
 «Futuro sempre incerto e organici precari»
  SASSARI. Le esigenze di costante aggiornamento e formazione e i problemi relativi ai rischi di precarietà del lavoro in un momento politico e sociale che si presenta carico di difficoltà e contraddizioni: sono stati questi gli argomenti centrali dell’intervento del rappresentante del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo sassarese nella cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico.
 Filippo Virdis, nelle osservazioni proposte su delega dei dipendenti tecnici e amministrativi dell’ateneo turritano, ha affermato che le attuali contraddizioni politiche e sociali incidono sui princìpi di autonomia universitaria.
 «Si registra una forte precarizzzazione degli organici - ha spiegato Virdis nel suo intervento - con i tentativi di accelerazione di una riforma delineata dal ministro Moratti che non è espressione di una legge ordinaria ma viene portata avanti attraverso una legge-delega. Si tratta di un forte motivo di preoccupazione. Comunque, nell’università di Sassari, registriamo una procedura in corso per l’inserimento di nuove unità nel personale tecnico-amministrativo e guardiamo a un incremento nel 2005-2006».
 Filippo Virdis ha anche ricordato l’approdo alla firma del contratto collettivo nazionale di lavoro lo scorso dicembre, dopo quattro anni di ritardo. «Le scadenze contrattuali vanno rispettate - ha osservato il rappresentante del personale tecnico-amministrativo dell’università di Sassari - parte pubblica e parte privata devono collaborare per motivi di comune interesse, nel rispetto delle regole. Chiediamo attenzione al settore tecnico e della ricerca, con l’individuazione di adeguate e specifiche professionalità. E’ quindi necessario l’aggiornamento. Sulla formazione occorrono interventi più numerosi e mirati. Un altro obiettivo fondamentale è l’adeguamento alle novità in materia di sicurezza, con il coinvolgimento diretto di tutti i lavoratori che continuano a manifestare tutta la loro sensibilità su questi temi così delicati». (m.d.)
 
 
9 -  La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
 Da ieri è in funzione il servizio organizzato da «Iscolimba»
 Ho deciso, ora la lingua sarda la imparo, gratis, in rete
 L’operazione è patrocinata dal Sotziu Limba Sarda, un’associazione con sede a Cagliari Dalla grammatica alla sintassi agli esercizi
  CAGLIARI. Da ieri è possibile imparare il sardo su Internet gratuitamente grazie all’iniziativa «Iscolimba» patrocinata dal Sotziu Limba Sarda, associazione con sede a Cagliari ma che raccoglie un centinaio di aderenti provenienti da diverse parti dell’isola. L’associazione ha messo a disposizione sul suo sito internet www.sotziulimbasarda.net una serie di pagine illustrative della grammatica e morfologia della lingua regionale sia con la parte teorica, sia con le pagine elettroniche degli esercizi. Una volta letta la spiegazione teorica degli elementi grammaticali e sintattici l’allievo può da solo eseguire gli esercizi e avviare il programma di correzione automatica con l’attribuzione di un punteggio per ogni risposta giusta o sbagliata. Alla fine, divertendosi, può imparare qualcosa, o molto a seconda dell’impegno, sulla lingua della sua terra.
 E’ luogo comune infatti che il sardo sia una lingua difficile da scrivere e leggere - secondo i realizzatori del sito - ma solo perchè spesso mancano i fondamentali della scrittura e della conoscenza grammaticale. E anche la comprensione delle varianti è più facile quando si fa pratica magari divertendosi. Il corso è basato su elementi di diverse varianti della lingua da nord a sud dell’isola.
 «Iscolimba» (conosco la limba) è aperto a tutti: dai principianti agli esperti della lingua che possono verificare cosi le loro capacità divertendosi a rispondere alle domande proposte dalle pagine di controllo. Non si pretende di fare una operazione assolutamente scientifica, nonostante il lavoro sia affidato aa ricercatori universitari, ma di sensibilizzare - anche con una iniziativa di tipo “ludico” - precisa l’associazione -le persone e le istituzioni all’apprendimento delle regole fondamentali dell’idioma identitario sardo. Il servizio è completamente gratuito per chi ne usufruisce e non ha contributo pubblico di alcun genere.
L’associazione si è infatti accollata completamente tutti i costi. Per chi vuole usufruirne non è necessario scaricare sul proprio computer nessun tipo di programma e applicazione aliena, per cui la sicurezza è garantita. E’ sufficiente collegarsi all’indirizzo www.sotziulimbasarda.net. Allo stesso indirizzo l’associazione SLS ha attivato da diversi mesi «Diariulimba», una raccolta di notizie, informazioni, pareri, rassegna stampa, iniziative sulla questione della lingua sarda e della politica linguistica in Sardegna con aggiornamenti costanti e quasi quotidiani tanto da aver ottenuto un buon successo di contatti e visite degli appassionati e attivisti cultori della lingua. Nell’ambito di questo lavoro di informazione dei suoi simpatizzanti è stato lanciato anche il servizio «Limba isorta», ovvero i giochi più disparati in lingua sarda dai cruciverba, ai tautogrammi, ai rebus.
 «Su Sotziu Limba Sarda» è un sodalizio senza fine di lucro nato nel novembre 2000 che è impegnato principalmente nell’attività di promozione, valorizzazione e ufficializzazione della lingua sarda.
 
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
 Corsi di laurea triennali in collaborazione con Cagliari
 Tortolì e la teledidattica
   LANUSEI. Il Comune di Tortolì apre le porte all’Università di Cagliari. Grazie agli accordi presi con la Facoltà di Economia, in futuro saranno istituiti i corsi di laurea triennali in Teledidattica. Il progetto, presentato dall’amministrazione comunale in collaborazione con la società Numeria srl, è piaciuto al preside Roberto Malavasi, che nel corso di un incontro con l’assessore alla cultura, Bruno Piras, ha chiesto al Comune l’allestimento di una sede locale idonea per lo svolgimento delle lezioni. «Il Comune - ha annunciato l’assessore - ha già individuato tale sede e sta ora valutando quali risorse umane, finanziarie e strumentali andranno impiegate. Questa opportunità non va certamente persa, in considerazione della valenza che il progetto riveste non solo a carattere locale ma per l’intera nuova Provincia dell’Ogliastra. L’ampliamento dell’offerta didattica- promuoverà così la diffusione della cultura economica-aziendale
 
 
11 – Corriere della Sera
Sapienza, rettore assediato

Ore di braccio di ferro tra Guarini e un centinaio di docenti e ricercatori
Circa un centinaio tra docenti, ricercatori e studenti hanno assediato ieri il rettorato della Sapienza per protestare contro il decreto legge che ridefinisce lo stato giuridico dei professori universitari in discussione alla Camera. Un’occupazione «simbolica», comune a molti atenei italiani, che a Roma ha avuto un risvolto più polemico del previsto. Una delegazione ha chiesto di farsi ricevere dal rettore, Renato Guarini, che però ha rifiutato. Così i manifestanti, che rivendicano l’ appoggio dell’università allo sciopero del 2 marzo contro la riforma Moratti e sostegno alla settimana di agitazione, si sono riuniti al primo piano del rettorato, davanti agli uffici di Guarini. Un braccio di ferro durato alcune ore che però non è riuscito a far cambiare idea al rettore: «Per me il confronto democratico è l’unico metodo di risoluzione dei problemi - ha detto - non accetterò pressioni di nessun tipo, specie se esercitate con prepotenza». Intanto restano confermate le altre forme di agitazione: un sit-in oggi alla Camera e l’interruzione della didattica, con blocco di esami e sezioni di laurea, per tutta la settimana.
 
La Sapienza, i professori occupano

«No al decreto Moratti»: docenti e studenti al rettorato. Guarini: «Non accetto pressioni»
Circa un centinaio tra docenti, ricercatori e studenti hanno assediato ieri il rettorato della Sapienza per protestare contro il decreto legge che ridefinisce lo stato giuridico dei professori universitari in discussione alla Camera. Un’ occupazione «simbolica», comune a molti atenei italiani, che a Roma ha avuto un risvolto più polemico del previsto. Una delegazione ha chiesto insistentemente di farsi ricevere dal rettore, Renato Guarini, che però ha rifiutato l’incontro. Così i manifestanti, che chiedono il pieno appoggio dell’università allo sciopero del 2 marzo contro la riforma Moratti e un esplicito sostegno alla settimana di agitazione con sospensione di esami e sessioni di laurea, si sono riuniti al primo piano del rettorato, davanti agli uffici di Guarini: «Sono stato lì tutta la mattina - racconta Gianni Orlandi, docente di "Teoria dei circuiti" a Ingegneria e ex-prorettore alla Sapienza - ed erano davvero tutti arrabbiati per questo rifiuto. E’in gioco il futuro della ricerca e la posizione del più grande ateneo d’Italia è sempre stata trainante per il resto del Paese. E’ fondamentale che il rettore prenda una posizione chiara sulla legge: un decreto che tende a precarizzare i giovani e dà anche un duro colpo all’autonomia della ricerca. Non esisteranno più i concorsi indetti dalle singole università ma sarà tutto accentrato dal ministero».
Tante le voci «contro» l’atteggiamento del rettore: «Il suo comportamento è inqualificabile - dice la professoressa Carla Cioni, docente di biologia cellulare - .Non rispetta gli impegni presi in campagna elettorale, cioè dare voce all’intera università sul decreto legge». Ma Guarini si è mostrato fermo sulle sue posizioni: «Per me il confronto democratico è l’unico metodo di risoluzione dei problemi. Non accetterò pressioni di nessun tipo, specie se esercitate con prepotenza». La giornata era cominciata con un raduno di fronte al rettorato addobbato con striscioni di protesta come «Invisibili, indispensabili, infuriati», firmato dai ricercatori precari, e una finta lapide, in cui si celebrava la scomparsa dell’università e della ricerca pubblica, «nata nel 1301, morta nel 2004». In una nota il Coordinamento Ricercatori della Sapienza ha espresso «profondo rammarico e delusione per la vicenda» ma nel frattempo restano confermate le altre forme di agitazione: un sit in oggi alla Camera e l’interruzione della didattica, con blocco degli esami e delle sezioni di laurea, per tutta la settimana.
Occupazione «simbolica» anche a Tor Vergata dove docenti, ricercatori e studenti hanno sottoscritto una lettera inviata al presidente della Camera Casini e al ministro Moratti sottolineando la «netta opposizione al disegno di legge-delega».
Flavia Fiorentino
 
 
13 – Corriere della Sera
Il ricambio che non c’è
 
IN CATTEDRA SOLO DA NONNO

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI
Come nella «Montagna incantata» di Thomas Mann, il tempo non passa mai nel mondo degli studi, dalle ex elementari agli atenei. Si invecchia senza dirlo. E si aspetta. È di 56-57 anni l’età media da maestro a professore ordinario. Inutile attendersi ringiovanite energie dai nuovi reclutamenti. Di slittamento in slittamento le reclute incanutiscono. Riguarda candidati in gran parte con i capelli brizzolati anche l’ultimo rinvio ministeriale per più di trecento concorsi universitari, il cui bando per alcune materie era già apparso sulla Gazzetta ufficiale. Il governo chiede tempo per controllare la copertura della spesa decisa in autonomia dalle singole università. Se ne parla dopo il 31 marzo.
Intanto il Parlamento deve scrivere la legge sulla riforma e sullo stato giuridico dei docenti. Forse stralcerà dal resto del provvedimento la normativa sui concorsi. Quelli non ancora banditi ma già in cantiere rischiano così una diversa, ancora neppure ipotizzabile corsia.
Chi disegna su di essi il proprio futuro non avrà per parecchio tempo neppure una cornice, dentro la quale collocare desideri e sogni più o meno accademici.
Nelle scuole l’anno scorso i docenti in qualche modo entrati in ruolo, le ultime leve, avevano in media 43 anni. C’è un paradosso anagrafico che accompagna i ragazzi italiani nei diversi cicli dell’istruzione e nel percorso successivo fino alla laurea e all’eventuale dottorato. Si corre, si corre, ci si può iscrivere alle materne a 2 anni e mezzo e alle primarie, le ex elementari, a 5 anni e mezzo. Ma si apprende poi presto che alla fine della fatica si dovranno passare tempi biblici per trasferirsi dal banco alla cattedra.
Lo stanco gergo della contestazione definisce ancora «baroni» gli ordinari e gli associati, ma sarebbe più appropriato chiamarli nonni. Uno per l’altro hanno 56 anni. Né possono essere considerati giovani i ricercatori, 44 anni di media.
Tutta l’architettura degli studi risente di questo immobilismo generazionale. Il blocco delle assunzioni, voluto negli anni scorsi per la bassa congiuntura economica, aveva creato situazioni umanamente e scientificamente inaccettabili. Più di 6500 individui giudicati idonei alla ricerca e alla docenza erano stati collocati nella «no-person zone». Non potevano prendere servizio perché non c’erano soldi per onorare concorsi già vinti. Il ministero ha sanato da poco l’assurdo. Ora si torna a slittare.
La credibilità della reale copertura finanziaria per i nuovi posti non è omogenea. Il governo teme altri buchi e altri sgradevoli stop dopo l’espletamento dei concorsi, il che sarebbe peggio di un rinvio delle prove. L’autonomia ha i suoi vantaggi e i suoi misteri. Se un ateneo bandisce un concorso di ordinario per un suo ottimo associato, può davvero mettere in previsione di bilancio non gli 80 mila euro che gli costerebbe un professore di prima fascia ma soltanto i 20 mila della differenza di spesa? Come fa questa università a essere certa che il suo candidato sarà il vincitore fra i molti? E se viene giudicato primo un altro da fuori, dove si trovano gli altri 60 mila euro? Regna quindi sovrana l’obiezione ragionieristica. Che ha anche le sue giustificazioni in un’epoca di sciali e vacche magre. Ma tralasciamo il punto centrale, con i suoi risvolti umani e scientifici: servono davvero questi posti? Se sì, bisogna garantirli, se no bisogna tagliarli. E ci sono le persone. Un accumulo progressivo di frustrazioni desertificherebbe insegnamento congruo e ricerca effettiva. Senza osmosi il sistema degli studi non regge. Non si può cristallizzare il mediocre esistente, neppure per la più encomiabile delle intenzioni future. Mentre da noi si slitta, altrove si innova.
Gaspare Barbiellini Amidei
 
 
14 – Il Tempo
Ciampi a maggio nella «Città d’eccellenza»                                                                                
A Roma la promessa della visita durante l’apertura dell’anno scolastico presente il sindaco Zaccheo                                                                                                                                                            
LATINA — Il presidente della Repubblica Azelio Ciampi sarà a Latina a maggio. L’annuncio dato dal sindaco Zaccheo nel corso di una conferenza stampa ha già messo in moto la macchina per accogliere nel migliore dei modi la visita del Capo dello Stato. Quella di Ciampi segue la visita di Sandro Pertini fatta nel 1984. Un primo contatto tra il presidente Ciampi e il sindaco di Latina avvenne a Roma durante la manifestazione di apertura dell’anno scolastico al quale parteciparono numerosi studenti e scolari della provincia di Latina e di quell’occasione c’è il ricordo anche fotografico. Zaccheo riuscì a strappare la promessa di una sua visita nel capoluogo pontino. Ed ora la promessa diventa realtà. La visita di Ciampi, ha sottolineato il sindaco Zaccheo, ci riempie d’orgoglio e si inserisce in un momento felice della città proprio quando alcune indagini confermano la crescita nella classifica dei meriti dei capoluoghi di provincia in tema di vivibilità, ambiente, modernità e tempestività dei servizi, progetti di qualità per un futuro prossimo. Latina sta migliorando proprio in quei settori dove per anni una sorta di stagnazione ha calcificato ogni iniziativa: primo fra tutti la cultura. Latina aveva un teatro costato decine e decine di miliardi completamente inutilizzato o mal gestito per anni. Oggi è il cuore polsante di un attività culturale di eccellenza e dove vengono esaltati premi culturali di livello nazionale. La data delle visita consente di predisporre un calendario di manifestazione in modo da mostrare come in una successione filmica i migliori volti della città e i progetti che costituiscono la spina dorsale del suo salto di qualità e della conferma dei suoi valori di eccellenza. Tra questi come è ormai noto c’è il varo del progetto del porto della marina secondo il profetto del professor Noli e il potenzimaneto con la presenza dell’ex rettore della Sapienza D’Ascenzo ai vertici della università pontina. Sarà anche una occasione per continuare quel colloquio fitto fitto che Ciampi ebbe con le scolaresche pontine e proprio questo costituirà un punto nevralgico della visita a Latina di uno dei presidenti più amati della Repubblica. R.L.                                                                                                     
(21.2.05)
 
15 – Il Tempo
PROGETTO A «LA SAPIENZA» «Political game», studenti universitari giocano a vincere le elezioni a sindaco                                                                                                                                              
UN partito di governo, uno di opposizione e una lista civica. Tre leader. Tre staff composti da 27 persone aventi ognuna un proprio ruolo, dal webmaster al capoufficio stampa fino al ghost writer. Un solo vincitore. Uno solo verrà eletto a maggio «sindaco virtuale» della Capitale. Tutto è pronto per il «Political Game». Il gioco di ruolo, ma che del gioco ha poco, che partirà tra una decina di giorni nella facoltà di Scienze della Comunicazione dell'università La Sapienza di Roma. Ideatori del progetto tre dottorandi: Marzia Antenore, Ugo Esposito, Stefania Di Mario. Scopo dell'attività: insegnare agli studenti come si organizza una campagna elettorale, o, meglio, come diventare leader. «Il Political Game - spiegano i promotori dell'iniziativa - è un progetto didattico pilota interdisciplinare per la simulazione di una campagna elettorale, condotta secondo le regole previste dalla legge italiana e tradotte nel linguaggio e nei modi tipici dei giochi di ruolo».La simulazione si rivolge agli studenti della facoltà di Scienze della Comunicazione e coinvolgerà 27 cattedre della facoltà.                                                                                                                  
(21.2.05)
 

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