Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 March 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Ufficio Stampa

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Lettere e opinioni
Ricordo di un medico illustre
Alberto Serra, scienziato bosano
A Cagliari, nella sala degli Amici del Libro il 3 marzo scorso il professor Giuseppe Dodero, ha parlato degli "Illustri Medici Sardi" nella toponomastica cagliaritana. Siamo così venuti a conoscenza di molti insigni dottori, che hanno lasciato un buon ricordo della loro attività a favore dei pazienti affetti da gravi malattie. Dodero ha ricordato, tra gli altri, lo scienziato e studioso bosano, professor Alberto Serra, che per più di cinquant'anni a Cagliari, ha svolto la sua attività ed i suoi studi di ricerca. Il professor Serra ha lasciato una impronta indelebile di rettitudine, e di opera coscienziosa e fattiva in tutte le cariche rivestite a Cagliari (e saltuariamente a Sassari) e sempre a Cagliari fu ordinario professore di Patologia e dermosifilopatica, e fu preside della Facoltà e poi Rettore per tanti anni. Continuò gli studi nei campi più diversi della disciplina, dalla ricerca sperimentale alla sintesi diagnostica e terapeutica, sempre perfezionando la conoscenza di determinati quadri patologici. Ma è bene ricordarlo per la sua grande dedizione allo studio della "Lebbra" ("Lebbra o Lepra") gravissima e inguaribile malattia infettiva contagiosa nel passato. Nella epidemiologia nella ricerca dei focolai morbosi, nei ricoveri e nella cura dei malati, fu sempre attivo. Questi suoi studi, unici allora, anche in molti altri stati, non furono passati inosservati, perché ottenne un importante risanamento sociale, e la figura di questo studioso sardo, fu seguita, ammirata e copiata all'estero. Questo studioso lasciò diversi volumi di studi, anche sulla Lebbra, e fece costruire diversi lebbrosari. Ecco cosa scrisse il professor Macciotta: «La casistica, gli indirizzi statistici e quelli terapeutici, i riscontri anatomo-patologici hanno certamente importanza perché hanno contribuito a delineare e a perfezionare la conoscenza di determinati quadri patologici». Il Ministro dell'Interno e della Sanità gli concessero diverse onorificenze e medaglie d'oro e dall'Estero gli giunsero diverse benemerenze. Molto anziano ritornò alla sua Bosa per riposarsi negli ultimi anni della sua vita, nella certezza che le sue opere di studi sarebbero continuate. In una sola lettera del 31 ottobre 1951, al sottoscritto diceva: «Non ho più ambizioni di sorta e attendo sereno il trapasso, ma trovare ancora delle persone di cuore che riconoscano quel che ho fatto, allarga il cuore e ne fa vibrare le corde più recondite...». A Cagliari non gli hanno ancora intestato una via. A Bosa sua città natale, gli hanno intestato un bel viale nel nuovo pittoresco rione di "Terridi".
Ottorino Mastino
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 14 – Cultura
Il teatro dei corpi, tutti i colori dell'anatomia
Alessandro Riva racconta l'Atlante di Fabrici d'Acquapendente, in mostra a Venezia
Lo chiama Fabrizio, confidenzialmente. Può permetterselo. Alessandro Riva può permettersi di dare del tu a Girolamo Fabrici d'Acquapendente, (1533-1619) per cinquant'anni professore di anatomia all'Università di Padova, allievo di Falloppio, medico tra i più famosi al mondo, «certamente tra i più ricchi». Certificatore ufficiale della verginità delle principesse, salvatore della patria (curò Paolo Sarpi, gravemente ferito in un attentato dei Gesuiti), autore del primo teatro anatomico permanente, chirurgo abilissimo. E autore, soprattutto, del primo e più grande Atlante di anatomia a colori della storia della medicina. Il professor Riva, docente di anatomia all'Università di Cagliari, appassionato storico della medicina, curatore del museo delle cere anatomiche di Clemente Susini, lo ama appassionatamente. Si intuisce da come racconta la storia della mostra che dal 17 dicembre (e fino all'8 maggio) occupa a Venezia le sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana, Libreria sansoviniana. Si intitola Il Teatro dei corpi (nome suggerito dallo stesso Riva che si è ispirato al titolo latino dell'Atlante, Totius Animali Fabricae Teatrum), e propone circa duecento grandi tavole a colori, dipinte a olio, ideate e fatte eseguire da Girolamo Fabrici ai più grandi artisti dell'epoca - molti di scuola fiamminga - pagati profumatamente perché riproponessero sulla carta le parti anatomiche dei cadaveri di uomini e animali che con i suoi assistenti dissezionava nel suo teatro. Parecchie riportano errori anatomici evidenti, altre sono perfette, tutte sono bellissime e assai utili sul piano didattico. Lo stesso Fabrizio le usava nelle sue lezioni. Racconta Riva che se alcune tavole riportano errori macroscopici, altre anticipano scoperte scientifiche di molto successive. «Come questo ventricolo di Monro, che si chiama così perché Monro lo scoprì nel 1761 e noi lo ammiriamo 150 anni prima, come la scoperta dell'aracnoide, o della scissura di Silvio, così chiara». Descrizioni sorprendenti e inquietanti, per un teatro dei corpi esaltato dalla perizia dei pittori. «Vede questo bianco? Sono le fibre del cervello. Vede questi muscoli? Queste ventricoli? Perfetti». Tavole su carta e cartone ritenute dei veri capolavori dai contemporanei, e poi purtroppo cadute nel dimenticatoio. Ci rimasero a lungo, finché un professore di anatomia del '900 le riscoprì. Era il 1909 e Giuseppe Sterzi aveva già sostenuto il concorso che lo avrebbe portato a Cagliari, per cinque anni, dal 1910 al 1915, a ricoprire la cattedra di anatomia, ad avere per allievi Giuseppe Brotzu e Mario Aresu. «Fu mentre studiava i testi di un medico padovano che trovò una lettera intrigante», racconta Riva. «C'era scritto che il grande Fabrici d'Acquapendente aveva lasciato le sue tavole alla Repubblica Veneta in ringraziamento dei privilegi ottenuti. Sterzi fece due più due e cercò le tavole nella vecchia biblioteca di Stato. Le trovò negli armadi sotterranei della Zecca. Quando Napoleone conquistò Venezia, le tavole finirono alla Biblioteca Marciana, riposte in otto grandi faldoni. Fu lì che le trovò Sterzi: 160 tavole più una cinquantina di incisioni in rame. Sconvolto dalla loro bellezza, il medico, che era anche un brillantissimo neurologo, pubblicò un lavoro, dopodiché le tavole furono nuovamente dimenticate. La prima guerra mondiale le sorprese a Firenze, dove vennero danneggiate, dopo la seconda vennero restaurate e pubblicate «in modo non soddisfacente»: appena otto andarono in mostra a Padova, pallida eco di antichi splendori. In tempi più recenti, delle tavole di Fabrizio si è parlato anche negli Stati Uniti, grazie a un lavoro di Riva dedicato a Sterzi. Dall'interesse dimostrato in America alla mostra allestita da Maurizio Rippa Bonati alla Marciana (espone anche una cera cagliaritana) il passo è stato breve. «Ho detto a Marino Zorzi, direttore della Marciana, che la mostra dovrebbe diventare permanente, tanto queste tavole sono importanti, per la grandezza scientifica di Fabrizio, per la bravura dei pittori, ma anche per il ruolo di Sterzi nella riscoperta dell'Atlante». Riva parla con affetto dell'antico predecessore. Ricorda che Sterzi amava a tal punto Mario Aresu da consentirgli di pubblicare, ancora allievo, due studi col suo nome, ma anche da lasciargli in eredità una copia di tutti i suoi lavori. «Morì presto, purtroppo. Nel 1915, quando era a Cagliari da cinque anni, partì volontario per il fronte, con un suo allievo. Quando tornò avrebbe potuto riprendere la vita di sempre ma ripartì per curare i suoi soldati vittime della spagnola. Morì così, lasciando una moglie incinta del quarto bambino: presto diventò pazza, una storia tristissima». Inseguire le sinapsi cerebrali del professore di anatomia è un'impresa intellettualmente stimolante. E sarebbe divertente sapere che cosa avviene di strano nel suo cervello, se da un lato appare impacciato nel maneggiare il mouse del computer sul quale compaiono e scompaiono le "sue" tavole e dall'altro sfodera eloquenza e passione, mischiando sapientemente Seicento e Novecento, Riforma protestante e Controriforma, scissure di Silvio (c'è anche l'acquedotto) e scissure di Rolando, "musi di tinca" rotondi di nullipare e "musi di tinca" trasversali di multipare. La spiegazione che ne dà l'interessato non ha nulla di scientifico ma è illuminante. «Il mio maestro Luigi Cattaneo, nel presentare me e il mio collega Alessandro Ruggeri, diceva sempre "Ruggeri è monsignor Della Casa, Riva monsignor Del Casino». A proposito dei rapporti tra maestri e allievi, Riva - che l'altro ieri in occasione della "Settimana del cervello" ha illustrato al Palazzo delle Scienze le ventuno tavole di Fabrizio relative al sistema nervoso - ama mettere a confronto il rapporto generoso di Sterzi con Aresu e quello arrogante di Fabrizio con Giulio Casserio, fondatore dell'anatomia comparata. Il quale è molto simpatico al nostro professore, e non solo per le sue tavole anatomiche perfette. «Era di famiglia poverissima, inserviente di uno studente, venne a Padova e grazie alla sua bravura divenne dissettore di Fabrizio, che ne fu presto gelosissimo. Ottenne in seguito la cattedra di chirurgia (la prima nella storia) e di anatomia privata. Soltanto un anno il povero Casserio riuscì a insegnare nel teatro anatomico dell'Università, in sostituzione di Fabrizio, malato. Morì pochi mesi dopo, sui sessant'anni. Il suo potentissimo maestro lo seguì tre anni più tardi, quasi novantenne. «Anch'io come lui», scherza (ma non troppo) Riva, «sono diventato docente di anatomia partendo da bidello: ero ausiliario di quarta categoria e Cattaneo mi diede questo ruolo, nonostante fossi laureato, perché non c'erano posti. Dieci anni dopo sono diventato professore». E lui, lombardo, decise che sarebbe rimasto per sempre a Cagliari. Potenza di un cognome.
Maria Paola Masala
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 15 – Cultura
Fisica. Tre italiani nel team di scienziati che ha spiegato il fenomeno dell'accelerazione
L'equazione di Einstein ha una soluzione
A quasi un secolo dalla formulazione dell'equazione di Einstein sull'espansione dell'universo, un gruppo di fisici italiani e americani è riuscito a risolverla spiegando il fenomeno dell'accelerazione dell'universo. La soluzione, la più elegante e semplice finora proposta, è stata pubblicata oggi on-line e si deve ai fisici teorici Antonio Riotto dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Padova, Sabino Matarrese dell'università di Padova, Edward Kolb del Fermilab a Chicago, Alessio Notari, attualmente all'università di Montreal. «Abbiamo risolto l'equazione formulata da Einstein nel 1916», ha detto Riotto, ed è naturalmente un caso fortunato che questo sia avvenuto nell'anno mondiale dedicato alla fisica e alla teoria della relatività. Spiegare perchè l'universo si espande accelerando è stata finora una delle sfide più difficili, che i fisici hanno affrontato ricorrendo a un artificio, ipotizzando la presenza dell'energia oscura. Nella soluzione proposta dai quattro fisici, presentata alla rivista Physical Review Letters, non si ricorre ad ipotesi aggiuntive, ma si considera il fenomeno delle «increspature» dello spazio-tempo previsto ben 65 anni dopo l'equazione di Einstein, nel 1981, dalla teoria inflazionaria. Questa prevede che immediatamente dopo il Big Bang che ha dato origine all'universo sia avvenuta, in una frazione di secondo, un'espansione rapidissima. Recentemente, ha osservato Riotto, questa teoria è stata confermata dagli esperimenti Boomerang e WMap, entrambi volti a misurare le piccole fluttuazioni della radiazione di fondo che ancora esiste in tutto l'Universo e che riecheggia quella lontanissima esplosione. GIGANTESCHE INCRESPATUREQuella stessa espansione, ha proseguito il ricercatore, «ha generato delle «increspature» che, abbiamo scoperto adesso, si estendono in regioni molto più grandi rispetto all'universo osservato». In altre parole, se le increspature dello spazio-tempo fossero onde che si propagano, sarebbero così ampie da avere una lunghezza maggiore dell'universo osservato. L'ERRORE DI EINSTEINCome tutti i suoi contemporanei, Albert Einstein era inizialmente convinto che l'universo fosse statico e quando la sua stessa teoria della relatività generale gli indicò che l'universo si espande, si vide costretto a introdurre una variabile (la costante cosmologica) che permetteva di riportare l'universo ad una calma immutabile. Ma quando, nel 1929, anche le evidenze sperimentali provarono che l'universo si espande, Einstein stesso non potè che definire la costante cosmologica come «il più grande errore» della sua vita. L'ENERGIA OSCURA. Il problema, però, si ripropose per i fisici che vennero dopo di lui, quando nel 1998 l'osservazione di alcune supernovae lontanissime dimostrò che non soltanto l'universo si espande, ma che lo fa accelerando. Di qui l'introduzione di una nuova variabile per spiegare il fenomeno dell'accelerazione, l'energia oscura, che però è solo un'interessante ipotesi molto difficile da dimostrare.
 
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Cagliari e provincia
Consiglio comunale
Molentargius, via libera allo statuto Solo Solinas vota no
Trentuno sì, un solo no, il suo. Questa volta Ghigo Solinas, presidente del consiglio comunale, forzista fedele e centrodestra nel sangue, non ha seguito l'indicazione del partito e della coalizione. E ieri ha votato contro lo statuto-bis del Parco di Molentargius. Non ha motivato la sua scelta in aula, ma la sua posizione è agli atti delle ultime due consiliature: lui a Molentargius avrebbe costruito alberghi, avrebbe sanato gli abusi di Medau su Cramu e realizzato attività produttive. «Con il blocco totale non si ottiene nulla», ha sempre detto. Forse lo pensano anche altri forzisti, ma ieri tutti hanno detto sì. Come Gianni Chessa, cioè metà Udc in aula, che ha detto: «Non saranno quattro fenicotteri a portare benefici economici, un giorno ci pentiremo di aver vincolato un parco la cui nascita sarà un carrozzone politico e niente di più». Chessa è colui che si oppose anche all'ippodromo «perché», ha sempre detto, «quell'area è importante per creare sviluppo e occupazione in città». Per il resto il dibattito sul nuovo statuto del Parco - che sostituisce quello approvato il 28 gennaio dell'anno scorso sul quale non era stato trovato l'accordo tra i Comuni (che invece è stato trovato il 21 gennaio scorso grazie alla mediazione dell'assessore regionale all'ambiente Tonino Dessì) - ha fatto riemergere le posizioni di sempre: un centrodestra «sensibile all'ambiente» ma diffidente «al vincolo fine a se stesso» che vorrebbe che il parco producesse sviluppo e vorrebbe sanare gli abusi di Medau su Cramu e il centrosinistra che esulta e non nasconde emozione per un risultato ottenuto grazie al suo impegno. «Bisogna avere rispetto per gli 800 residenti», ammonisce Pierandrea Lippi Serra (Fi) che deride «chi pensa che con 10 visitatori all'anno, cioè 28 al giorno, ci sarà sviluppo». Il collega Anselmo Piras va oltre: «Non ci piace un parco in cui i fenicotteri contano più degli esseri umani». E se Paolo Frau (Ds) sottolinea di essere «orgoglioso di avere contribuito ad approvare un atto che segnerà questa legislatura e che circoscrive un'area preservandola da possibili intromissioni», Gianni Loy (Misto) sottolinea che «lo statuto che stiamo approvando è identico a quello già licenziato senza quella norma intrusa e illegittima che contestai da subito e oggetto di un ricorso al Tar, che prevedeva cinque esponenti per ogni consorziato nell'assemblea anziché uno». Un punto di vista diametralmente opposto a quello di Tonino Serra (Margherita) secondo il quale «l'aumento degli esponenti in assemblea garantisce una maggiore democrazia». Loy è accusa: «Il ritardo nell'approvazione dello statuto è dovuto a un tentativo, fallito, di trovare una soluzione extraconsiliare agli abusi di Medau su Cramu». E mentre una decina di consiglieri fuori dall'aula guarda in tv il match tra Roma e Fiorentina esultando e disturbando il dibattito, Marco Espa (Margherita) parla di «statuto perfetto dopo un lungo processo», e Piergiorgio Meloni (Ds) propone addirittura di «istituire una giornata di festa con giochi pirotecnici». Appassionato l'intervento del rettore Pasquale Mistretta che ricorda due concetti: Il primo: «Se Molentargius non fosse stato salvato 43 anni fa grazie al piano Mandolesi e al piano di fabbricazione del Comune di Quartu (che realizzò lui) che lo tutelarono oggi il baricentro di Cagliari sarebbe all'ippodromo». Il secondo: «Il Comune non deve essere un semplice sottoscrittore dello statuto, ma protagonista e leader dello sviluppo del territorio e deve rileggere, attraverso il parco, tutto il governo dell'area vasta». Emilio Floris concorda: «Il parco di Molentargius è una tessera di un sistema-mosaico in cui ci sono Santa Gilla, la Sella del Diavolo, Calamosca, Sant'Elia, Monte Claro e altri, zone umide e non che, come il mare, sono fonti di ricchezza». Floris ricorda che sui temi dello sviluppo continua a interagire con i comuni dell'area vasta «perché non c'è sviluppo senza condivisione» e infatti fino a che non c'è stata condivisione non si è trovato l'accordo sullo statuto, giunto solo «quando si è ripartiti dal basso mettendo attorno a un tavolo tutti». Infine due principi: «Il via allo statuto è un punto di partenza, non di arrivo» e «sul parco non dobbiamo riversare risorse ma ci aspettiamo che ne produca».
F. Ma.
 
 
5 -  L’Unione Sarda
Pagina 19 – Cagliari e provincia
Università. Contrasti interni e polemiche per il corso di specializzazione che rischia di saltare
Veleni a Medicina legale, si dimette il direttore
Il corso di specializzazione in medicina legale dell'Università di Cagliari rischia di non poter partire. Il 21 aprile sono stati fissati gli esami di ammissione, ed entro ieri doveva essere formata la commissione. Il tutto si è risolto con un nulla di fatto. A questo punto la possibilità che l' inghippo, nato da contrasti interni alla facoltà di Medicina, si sciolga in tempo per far svolgere regolarmente gli esami è appeso a un filo. A rischio quindi un'opportunità di specializzazione per i neo laureati, che dà interessanti, e quasi sicuri, sbocchi lavorativi. Le continue polemiche sul corso e l'impossibilità di lavorare, ha portato lo scorso nove marzo alle dimissioni da direttore della scuola di specializzazione del professor Pietro Marongiu. «Avevo accettato di buon grado di prendere questo incarico, ma alla fine mi sono accorto delle troppe difficoltà che c'erano nel lavorare e far crescere un corso che è tra i pochi a dare uno sbocco occupazionale immediato», commenta Marongiu. La scelta di dimettersi dalla direzione della scuola di specializzazione aveva un fine preciso: sbloccare la situazione. Per farlo ora si aspetta un intervento del rettore e del preside di Medicina. «Il rischio di non poter attivare la commissione e quindi che quest'anno il corso non possa partire è davvero alto. ? prosegue Marongiu ? Ieri sono scaduti i termini per la riunione della commissione. Basterebbe una proroga, ma questo deve avvenire in tempi ristretti. Infatti gli esami per l'ammissione alla scuola sono fissati per il 21 aprile». I problemi sono notevoli. Oltre a scontri interni («Erano davvero tante le tensioni e le difficoltà che incontravo ogni giorno per far funzionare la scuola», ribadisce l'ex direttore), ci sono una serie di intoppi dovuti agli strumenti che dovrebbe avere una scuola di specializzazione: segreteria, biblioteca e spazi didattici. Strumenti che il corso dell'ateneo di Cagliari non ha. «Le risorse a disposizione sono poche e bisogna campare con quello che arriva», aggiunge Marongiu. Ora, oltre alle difficoltà economiche e strutturali, si aggiunge anche quella degli scontri interni. Il tutto rischia di ricadere sui neo laureati che vogliono puntare su una specializzazione che dà buone opportunità di sbocchi occupazionali. «L'anno scorso abbiamo avuto un'ottantina di candidati ? prosegue Marongiu ? ricordo inoltre che quella dell'Università di Cagliari è l'unica scuola di specializzazione di medicina legale». Sono due gli indirizzi del corso: uno per gli "strutturati", e uno per i neo laureati. Per loro, nell'ultimo anno, sono state previste solo tre borse di studio. Per evitare quella che sarebbe una beffa, ora si attende un intervento del rettore e del preside di Medicina. Si dovranno rivedere i tempi per la riunione della commissione, in modo da riuscire ad arrivare pronti per svolgere gli esami d'ammissione. «Sono pronto a far parte della commissione ? conclude Marongiu ? Chi ha gli strumenti deve intervenire il prima possibile».
Matteo Vercelli
 
 
6 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cagliari
Appello ai giovani: «I contratti non regolari danneggiano l'economia, non siate complici»
Affitti, gli studenti alzano la testa
Alleanza universitari-Sunia contro le locazioni in nero
Ha tutte le carte in regola per diventare una maxi-causa, di quelle storie giudiziarie all'americana che vedono centinaia o migliaia di cittadini coalizzarsi per far valere i loro diritti a colpi di carta bollata. Ma il popolo dei diecimila - tanti sono secondo l'Unione degli Universitari gli studenti che abitano a Cagliari senza contratti d'affitto o con contratti non regolari - è avvisato: «Inutile arrivare in un'aula di Tribunale, questo genere di cose si risolve meglio e più rapidamente con una lettera al padrone di casa. Se avete dubbi venite da noi, siamo qui per aiutarvi». Parola di avvocato. Per l'esattezza di Marco Cuccu, legale del sindacato unitario nazionale inquilini ed assegnatari. Il convegno organizzato dall'Udu martedì ha visto nascere un'intesa tra il Sunia e gli universitari, troppo spesso vittime consenzienti di irregolarità, con un danno che non colpisce solo loro. Tra le vittime ci sono le loro famiglie, ovviamente, che nella gran parte dei casi si sobbarcano il pagamento di canoni ben più alti di quelli previsti per gli studenti dagli accordi territoriali. Ma non solo: «A farne le spese è l'intero sistema economico». Nicola Marongiu, della Cgil cagliaritana, ha spiegato che «sulla casa è in atto un'azione speculativa con forti distorsioni del mercato, tanto più dannose in un Paese come il nostro che vede il capitale raramente reinvestito per creare lavoro», con e un rapporto di otto a uno tra il reddito prodotto da rendite finanziarie e immobiliari e quello derivante da attività produttive. Tra le misure urgenti Marongiu ha indicato «una politica di trasporti più efficiente, ma anche una diversa politica degli insediamenti da parte dell'Università, che oggi conta facoltà sparse ovunque e mal servite». In attesa che la pianificazione integrata si muova, ci sono alcune misure di buon senso che gli studenti «devono adottare, per tutelarsi - come hanno spiegato l'avvocato Cuccu e il presidente del Sunia cagliaritano Francesco Tocco - ma anche per non essere corresponsabili di un'illegalità». Per esempio: può capitare di andare a vivere in un appartamento (magari particolarmente comodo, o semplicemente ancora sul mercato nonostante l'anno accademico sia già decollato) e trovare un padrone di casa che non vuole applicare il contratto per gli studenti (a proposito, se ne trova copia in municipio o rivolgendosi al Sunia). L'importante è che dopo qualche tempo («senza far passare un anno») l'inquilino mandi due righe al proprietario invitandolo a mettere le cose in regola. E casomai il locatario tentasse una retromarcia precipitosa («Chi è lei? Via da casa mia, io non la conosco»), ci sono molti modi per dimostrare il rapporto. La ricevuta di un pagamento, per esempio, o un assegno versato, o alle perse anche il semplice possesso delle chiavi di casa. Altra cosa importante: al momento di entrare in casa è bene farsi dare un inventario dettagliato di quel che c'è dentro e delle condizioni in cui è. Ancora: quando c'è da notificare qualcosa al padrone di casa meglio farlo in modo formale, o almeno scritto. L'alternativa è rimetterci di tasca, come è successo alle studentesse che - non potendo dimostrare di aver telefonato molte volte al proprietario dell'appartamento per segnalargli le infiltrazioni nella casa del vicino - furono costrette a pagare di tasca i danni. Ultima avvertenza: se tre universitari firmano un contratto per studenti e poi uno litiga con i compagni - o più semplicemente si laurea - e va andare via, il contratto resta valido e un quarto può subentrare. È tutto abbastanza facile, basta informarsi. E poi agire.
 
 
7 – L’Unione Sarda
Pagina 24 – Cagliari
Il dibattito. Serve un dialogo con l'Università
Troppi cervelli in fuga: appello alle imprese
Fuga di cervelli dalla Sardegna. Se ne discute molto, ma non si fa nulla per bloccare questa emorragia. Così molti giovani ricercatori, neo laureati e assegnisti dell'Università di Cagliari, completato il loro iter di studi, compie esperienze all'estero, ritorna nella realtà sarda e si scontra con un sistema che non riesce a valorizzarli. Alla fine il rischio che abbandonino l'isola è alto. Tante le possibili cause, non ultima quella di una ricerca universitaria con poche risorse, e sempre più legata alla produzione di prodotti vendibili, figli di una ricerca applicata e industriale che sta invadendo anche i due atenei sardi. Riflessioni ad alta voce di chi è intervenuto ieri al dibattito su "Le politiche della ricerca e il territorio", organizzato all'interno delle iniziative della quindicesima Settimana della cultura scientifica e tecnologica, nell'aula magna della cittadella universitaria di Monserrato. Un momento di incontro tra il corpo docente dell'ateneo cagliaritano, l'amministrazione regionale, le associazioni di categorie e le imprese private. «Nell'Università di Cagliari siamo 179 assegnisti di ricerca e, con chi ha concluso il contratto, arriviamo a quota 282 ? ha commentato Luca Costamagna, portavoce del Wau, Workshop assegnisti dell'ateneo cagliaritano. «Molti sono conosciuti a livello nazionale e internazionale. Purtroppo il rischio che l'Università di Cagliari perda questo patrimonio è alto. Mi chiedo come sia possibile che la Regione e il mondo delle imprese si lascino sfuggire queste professionalità. Perché non avviare dei progetti pilota per far incontrare l'Università e il tessuto imprenditoriale locale?». Proprio il dialogo tra le imprese e la ricerca è in crisi, in questa classifica l'italia occupa il 64esimo posto nel mondo. «Esistono dei semplici impulsi per avviare una collaborazione tra Università, Consorzio 21 e mondo delle imprese, ma è ancora da inventare», ha sottolineato Adolfo Lai, delegato del rettore per la ricerca scientifica. Franco Nurzia ha ribadito il concetto, evidenziando l'importanza dei centri di competenza: «Servono per lavorare in alcuni settori importanti, i fondi ci sono, anche se non sono mai abbastanza. Serve però la collaborazione delle imprese per evitare di costruire contenitori vuoti». Di fondi ha parlato anche il presidente del Consorzio 21, Giuliano Murgia: «Sono indirizzati alla ricerca applicata e industriale, quella che deve dare risultati legati alla commercializzazione». Mario Pirastu, direttore dell'istituto della genetica delle popolazioni, ha ricordato importanti collaborazioni con comuni dell'Ogliastra, che hanno creduto nella ricerca sul proprio territorio, investendo risorse, e ha concluso il suo intervento con una provocazione: «Non chiedetemi perché un'amministrazione importante come quella di Cagliari non lo ha ancora fatto».
Matteo Vercelli
 
 
8 – L’Unione Sarda
Pagina 9 – Esteri
Usa. Summers accusò le donne di non avere alcuna predisposizione per le scienze
Votata la sfiducia al rettore di Harvard
New YorkLa terra trema sotto Lawrence Summers: per la prima volta nella storia di Harvard il rettore dell'università più famosa e antica d'America ha incassato un voto di sfiducia. Hanno votato per la sfiducia a Summers 218 professori della Facoltà di Arti e Scienze contro 185. La bocciatura di Summers è stata un colpo di scena, perché per tutta la giornata di martedì era sembrato che il rettore, reo di aver fatto commenti imbarazzanti sull'innata assenza di predisposizione delle donne per le scienze, se la sarebbe cavata con un meno compromettente rimbrotto. Il voto della Facoltà di Arti e Scienze non è vincolante. Di Harvard fanno parte altre nove facoltà, nessuna delle quali per ora è apparsa intenzionata a seguirne l'esempio. Summers dipende dalla misteriosa e segreta Harvard Corporation che da secoli governa l'ateneo e ne seleziona i vertici. La Harvard Corp. ha anche il potere di licenziare i rettori e ieri, dopo il voto di sfiducia, ha ribadito l'appoggio a Summers. SFIDUCIA SIMBOLICALa sfiducia al rettore è stata solo simbolica, ma in una torre d'avorio come Harvard anche i simboli contano. La risoluzione adottata in cui si afferma che «la facoltà non ha fiducia nella sua leadership», è senza precedenti nella storia dell'ateneo. E se è vero che la facoltà di Arti e Scienze è l'unica delle dieci facoltà di Harvard ad avere votato contro Summers, è anche quella che rappresenta metà dei professori con cattedra, l'intero programma del college e tutti i programmi di dottorato. È il cuore, insomma, dell'Università più antica d'America e a questo cuore l'uscita di Summers lo scorso 14 gennaio secondo cui le donne mancano dell'«attitudine innata» per eccellere nelle carriere scientifiche non è andata per nulla a genio. SUMMERS RESTARE«Questo voto deve essere preso sul serio dalla Corporation», ha commentato Everett Mendelsohn, professore di storia della scienza dopo aver votato per entrambe le mozioni (anche quella del "rimbrotto" è stata approvata, con una maggoranza di 253 voti contro 137, ancor più elevata della sfiducia). Quanto a Summers dopo la bocciatura ha detto di non volersene andare. «Ho fatto del mio meglio in questi ultimi due mesi per ascoltare tutte le voci e cercare di correggermi. Continuerò a farlo», ha detto il rettore in un comunicato. Uscendo dal Loeb Drama Center, dove si è consumato l'ultimo atto del suo dramma, lo aspettavano decine di manifestanti, molti dei quali studenti.
 
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Cultura e Spettacoli
Nuoro, a Lilliu la cittadinanza onoraria
Un nuovo riconoscimento per l’accademico dei Lincei
Lunedì mattina, alle ore 10, nell’auditorium dell’istituto superiore regionale etnografico di Nuoro, il consiglio comunale del capoluogo barbaricino - in seduta pubblica, straordinaria e aperta - conferirà la cittadinanza onoraria al professor Giovanni Lilliu, accademico dei Lincei, docente emerito, scopritore del villaggio nuragico di Barumini e luminare dell’archeologia sarda e mediterranea. Nel 2004 Lilliu aveva compiuto novant’anni e il mondo culturale dell’isola lo aveva a lungo festeggiato. Già direttore archeologo della soprintendenza regionale, ordinario di Antichità sarde alla facoltà di lettere classiche dell’università di Cagliari, lo studioso vanta infatti un curriculum invidiabile anche sul piano internazionale.
 Il sindaco di Nuoro, Mario Demuru Zidda, ha voluto proporre al consiglio comunale la nomina di Lilliu, «per l’attenzione che ha sempre dimostrato, sia nei suoi studi sia nella sua attività politica, per le zone interne e per il Nuorese in particolare».
 Il professor Lilliu, come consigliere regionale, fu prima promotore e poi fondatore dell’istituto superiore regionale etnografico. Durante la cerimonia di lunedì, all’accademico dei Lincei verranno simbolicamente consegnate le chiavi della città.
 In passato, l’attuale amministrazione comunale di Nuoro aveva già conferito la cittadinanza onoraria al musicista Paolo Fresu e al calciatore Gianfranco Zola.
 
 
10 -  La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Olbia
L’università abbraccia le imprese a lezione con le realtà produttive
 OLBIA. Il corso di Economia e imprese del turismo ha messo in cantiere una serie di attività che mirano a legare in maniera sempre più forte l’università al mondo imprenditoriale. Per raggiungere l’obiettivo dell’ “università aperta”, quel modello accademico nel quale vi è una stretta interrelazione con la struttura produttiva e un’ampia apertura verso esperienze di scambio con il mondo del lavoro, il polo didattico olbiese ha predisposto una serie di stage pre-laurea.
 Stage per studenti nell’area amministrativa, commerciale e di organizzazione eventi; per favorire il sistema di iscrizione è stato attivato uno sportello stage al quale gli universitari potranno rivolgersi per presentare la candidatura. Tra le aziende coinvolte in questo progetto lo Yacht Club, strutture ricettive come Starwood, Rocce Sarde, Geovillage, ma anche Geasar e Meridiana. «Lo stage - spiega Alessandro Cossu della segreteria didattica - fa parte del piano di studi del corso di economia e imprese del turismo: lo studente può decidere di sceglierlo oppure di sostenere due esami da 8 crediti». Tra aprile e maggio, inoltre, il corso offrirà agli studenti altre iniziative: domani, nell’aula magna, si svolgerà il convegno dal titolo “Le piccole società dopo la riforma del diritto societario e del diritto tributario” al quale potranno partecipare non solo gli studenti, ma anche avvocati, imprenditori e chiunque volesse aggiornarsi sulla nuova normativa. Per i prossimi mesi, inoltre, il polo didattico ha organizzato un incontro con i rappresentanti di Easy jet, una delle maggiori compagnie low cost in Europa, che illustreranno i punti di forza della loro politica di volo. Per quanto riguarda, invece, gli strumenti didattici offerti dal corso di economia bisogna segnalare l’apertura della biblioteca, il cui tesseramento è aperto anche agli esterni: per tutti loro la possibilità di consultare i manuali, i cataloghi e i libri di testo.
 Serena Lullia
 
Pagina 4 - Olbia
SEMINARIO
In aula il Nobel Roberto Engle
 OLBIA. Il 31 maggio l’aula magna del corso di Economia e imprese del turismo ospiterà Robert Engle, premio Nobel per l’ economia nel 2003, docente dell’università di New York. Il professor Engle prenderà parte al seminario di studi in lingua inglese “Frontiers in time series analysis” che si propone di incoraggiare lo scambio di idee e di trovare nuovi spunti di discussione tramite il confronto fra studiosi. L’incontro consiste in 4 sessioni, ciascuna delle quali sarà introdotta da un relatore: oltre al nobel Robert Engle anche Siem Jan Koopman dell’università di Amsterdam, Jean Pierre Urbain dell’università di Maastricht e Jesus Gonzalo dell’università Carlos III di Madrid. (se.lu.)
 
 
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Olbia
Laurea in giurisprudenza, via cavo
Lezioni in teleconferenza per la sede cittadina, i corsi dal 23 marzo
 TEMPIO. Accanto ai corsi di tecniche erboristiche e tossicologia dell’ambiente ecco le discipline giuridiche. Per i giovani della Gallura l’offerta formativa, a livello universitario, diventa più ampia. L’Università di Sassari istituisce infatti in città un centro didattico per il conseguimento della laurea in Giurisprudenza. Funzionerà presso la sede gemmata dell’ateneo a Tempio, in via Angioy.
 Da tale centro gli studenti potrano seguire in videoconferenza le lezioni tenute dai professori nelle aule della sede centrale della facolta a Sassari. In questo senso gli studenti della sede di Tempio usufruiranno della stessa offerta didattica dei colleghi che frequentano la sede di Sassari. Potranno infatti dialogare con i docenti nel corso delle lezioni in videoconferenza, chiedere spiegazioni agli stessi docenti mediante e-mail e quindi collegarsi al sito della facoltà. L’amministrazione comunale di Tempio porrà infatti a disposizione degli studenti postazioni informatiche in numero adeguato a quello degli iscritti.
 Si svolgerà pertanto in città tutta quella serie di attività - dalle lezioni, alle esercitazioni, ai seminari - legate all’insegnamento. Solo gli esami, compreso quello di laurea, dovrano invece tenersi a Sassari presso la sede centrale della facoltà di Giurisprudenza. Non ci sarà pertanto alcuna formale differenza fra una laurea conseguita frequentando i corsi dal vivo a Sassari e quella conseguita frequentando gli stessi corsi presso il centro didattico di Tempio. Si ripete così anche qui l’esperienza dell’insegnamento universitario decentrato e a distanza, attivo ormai da anni in divere parti d’Italia e messo in pratica dalle università più prestigiose. L’inizio delle lezioni è fissato per martedi 22 marzo, dalle 9.30. Per informazioni gli interessati potranno rivolgersi sia alla facoltà di Giurisprudenza presso l’ateneo turritano (Tel 079/228892, fax 079/228941, www.guirss.it) e presso la sede universitaria di Tempio (tel. 079/630547, fax 079/630565). Con l’istituzione del centro didattico per i corsi di diritto e la laurea in Giurisprudenza si potenzia il ruolo di Tempio in campo universitario. E questo nonostante le grosse difficoltà di carattere finanziario, da parte del Comune, a sostenerlo. Sono note infatti le restrizioni della Regione nella concessione dei fondi necessari a tenere in vita, con la dovuta efficacia, la sede gemmata dell’Università di Sassari. Restrizioni che rischiano di minare la continuità dei corsi di laurea breve in tossicologia dell’ambiente e tecniche erboristiche.
 «Non possiamo però rinunciare al ruolo che Tempio ha da qualche anno assunto in questo settore, avendolo conquistato dopo una attesa di mezzo secolo - ha dichiarato il sindaco Antonello Pintus -. L’offerta oggi si amplia. Con la possibilità dellla frequenza di un corso che porta al conseguimento di una laurea del calibro di Giurisprudenza».
Tonio Biosa
 
 
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
di Gabriella Grimaldi
I Nas nel reparto di Clinica Medica
Un sopralluogo in corsia: «In pratica niente è a norma»
Il direttore Giuseppe Delitala: «La struttura va avanti grazie alla professionalità dei medici»
 SASSARI. Un sopralluogo dei Nas nel reparto di Clinica Medica per verificare le condizioni in cui si trovano i pazienti ricoverati e in cui lavorano gli operatori. E l’ispezione dei carabinieri ha confermato il quadro desolante descritto dal nostro giornale: praticamente nulla nel reparto universitario è a norma. Una situazione, affermano tuttavia gli stessi militari, condivisa da tanti altri reparti, vista l’inadeguatezza delle strutture ormai vecchie. E il direttore della Clinica Giuseppe Delitala aggiunge: «Il reparto che dirigo va avanti grazie all’abnegazione e all’alta professionalità di chi ci lavora».
 Strutturato su 20 posti letto, il reparto universitario di viale San Pietro ospita in media 35 persone, ma spesso il numero dei ricoverati è superiore e i malati vengono sistemati come è possibile, anche su barelle adagiate sul pavimento. Le camere contengono fino a cinque letti ciascuna, il mobilio è in condizioni pietose, le stanze non hanno il bagno, i bomboloni dell’ossigeno giacciono nel mezzo del corriodio e ingombrano le camere, dove i letti distano venti centimetri l’uno dall’altro. Gli impianti andrebbero rifatti perchè non rispondono alle norme vigenti mentre non esistono le uscite di sicurezza e le scale antincendio. I problemi sono tanti e l’università, responsabile delle strutture, non è mai intervenuta per sanare la situazione. A ciò si aggiunge una carenza cronica di personale paramedico che vede gli infermieri impegnati in turni massacranti. Molti di loro sono in malattia da lungo tempo e l’azienda sanitaria, competente per l’organico oltre che per la manutenzione ordinaria dello stabile, non ha provveduto alla sostituzione dei pensionati e dei trasferiti.
 «Sono qui da un anno e mezzo - dice sconsolato il direttore Giuseppe Delitala - e ho trovato una situazione gravemente compromessa. I reparti maschile e femminile erano stati accorpati già cinque anni fa e la struttura fatiscente non ha fatto che peggiorare. Il problema del personale poi è drammatico. Sarebbero necessari almeno 18 infermieri e 8 medici, i primi attualmente non superano la decina. Dal momento in cui mi sono insediato ho cominciato a scrivere lettere: al rettorato, alla direzione generale della Asl e a quella dell’ospedale. Non ho mai ricevuto alcuna risposta».
 Le prospettive per uscire dall’impasse strutturale sono la ristrutturazione del padiglione Clemente, che si trova di fronte, sempre in viale San Pietro e il trasferimento i quei locali, ma i tempi si preannunciano lunghissimi. L’unica speranza, conferma lo stesso direttore, è l’istituzione dell’azienda mista, ma anche quella sta diventando una chimera.
 
 
13 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Fatto del giorno
di Giuseppe Corongiu*
Tagli del 50 0 60 per cento sulla cultura sarda Si vuol far morire l’identità?
Non solo querule proteste per i tagli. O lamentazioni da questuanti. Anzi, volontà di accettare la sfida del nuovo scioccante metodo del governo regionale.
 Un confronto che passa dalla denuncia alla proposta immediata, del resto già presentata mesi fa (prima della protesta) direttamente al tavolo del Governatore. Un comitato di formazioni culturali, coordinati da su Sotziu Limba Sarda, ha indetto per venerdì 18 nel capoluogo sardo una manifestazione contro la cosiddetta mannaia “anti-sprechi”.
 Una “festa”, l’abbiamo definita, contro i tagli che colpiscono lingua e cultura sarda, libero associazionismo, tradizioni popolari, gruppi strumentali di musica sarda e editoria minore. Scopo: portare all’attenzione dell’opinione pubblica, e dello stesso consiglio regionale, l’ingiusto trattamento riservato dal governo regionale all’identità”.
 Mentre in tutti i settori culturali i tagli si aggirano intorno al 20%, i capitoli di bilancio che in qualche modo finanziano la cultura sarda sono stati ridimensionati con una media del 50-60 %. Si registrano inoltre punte di accanimento dell’uso della mannaia di risparmio dell’80-90% in capitoli “strategici” come quelli dell’intervento pubblico sull’organizzazione de “Sa Die de sa Sardigna”. O dell’editoria minore, che è l’unica a stampare i libri in lingua sarda. O di borse di studio e master universitari che servono a formare (e a dare occupazione) ai giovani che hanno deciso di “puntare” sulla lingua e sull’identità per il loro futuro. E che oggi vengono traditi e abbandonati a se stessi.
 E’ giusto risanare le finanze regionali, tutti accettano di fare sacrifici. Il trattamento però è disuguale. Tra i privilegiati il teatro lirico di Cagliari, i festival jazz, i “grandi eventi per turisti” (criticati quando a farli era la Destra), gli sponsor sportivi e tutta l’industria dello “spettacolo assistito”, che spesso non fa altro che operazioni di “import” commerciale, senza mai promuovere l’export.
 I numerosi emendamenti proposti nelle commissioni competenti per ripristinare i fondi soppressi sono stati quasi tutti bocciati dai rappresentanti di giunta e maggioranza. Preoccupante (un unico esempio) il trattamento (che lascia molti dubbi sulla certezza del diritto amministrativo nella Regione) riservato ai fondi 2004 per la limba nei media di massa, lasciati andare in economia nonostante siano vincolati al rispetto del piano triennale della legge 26/97 e al parere obbligatorio di Commissione e Osservatorio.
 La Giunta Soru intende spendere in questo settore, nel 2005, la strabiliante somma di 100 mila euro. In questi giorni i Paesi Baschi spendono 3 milioni e 600 mila euro (senza contare le spese per la radiotelevisione in euskera), la Catalogna 2 milioni solo per una campagna pubblicitaria sull’uso del catalano, le Baleari hanno inaugurato la loro radiotelevisione in lingua (e non sono più ricchi di noi).
 Si vuole far morire la lingua, le tradizioni e l’identità sarda? Basta dirlo. Senza fingere. E’ evidente che non si tratta di scelte uniformi di tagli obbligatori che colpiscono tutti. Si fa una selezione non casuale, sulla base di valutazioni politiche. Si tratta di scelte di politica culturale che, seppur legittime, non vengono condivise da chi scrive. Vanno comunque rese note e dichiarate all’opinione pubblica che ha premiato elettoralmente la maggioranza su una proposta politica basata sull’identità culturale sarda. Ma oltre la rigida politica finanziaria, ciò che si vuole denunciare è la mancanza di un orizzonte di politica linguistica, identitaria culturale che si profila in questi primi mesi del nuovo governo regionale. Anzi, c’è il pericolo di una nuova omologazione e globalizzazione culturale. Prevale, fino ad ora, nella Giunta e nei gruppi consiliari una visione provincialistica e inadeguata della realtà culturale dell’isola.
 Falsi cortigiani e intellettuali “à la pàge” mettono il Governatore e il suo assessore sulla strada sbagliata. E’ ora di invertire la rotta. Le proposte alternative (senza maggiore esborso di denaro pubblico) non mancano. Basta avere il coraggio di ascoltare.
 
 
*direttore de su Sòtziu Limba Sarda
 
14 – La Repubblica
Supplemento Affari & Finanza
"La ricerca? Soffre in tutto il mondo"

Maseri (San Raffaele): "Non solo l’Italia penalizzata dalle carenze di finanziamenti"

«Gli strumenti di ricerca stanno diventando sempre più formidabili: pensi che il progettogenoma, ovvero la mappatura dei geni umani, è finto con sette anni di anticipo sul previsto». Parla con l’entusiasmo di un giovanotto Attilio Maseri, alle spalle una lunga esperienza in Italia e all’estero nell’università, nei centri di ricerca, negli ospedali, attualmente direttore del dipartimento cardiotoracovascolare del San Raffaele di Milano. «Per questo riprende abbiamo fiducia nel fatto che prima o poi troveremo una risposta alla nostra domanda, quella centrale, la chiave di tutto».
E qual è questa domanda?
«Dobbiamo sapere che cos’è che causa l’improvvisa transizione dall’aterosclerosi, cioè il restringimento delle arterie dovuto al colesterolo e ad altri grassi, all’angina e di lì all’infarto. E’ questa la frontiera più avanzata: scoprire perché l’aterosclerosi sta lì ferma magari per anni e ad un determinato momento si attiva per un solo momento».
Lei parla di aterosclerosi, cioè di restringimento delle arterie, quindi il vostro campo di ricerca si restringe a chi soffre già di questa patologia?
«Guardi che passati i 50 anni ce l’abbiamo un po’ tutti, uomini e anche donne, come è stato recentemente documentato. Colpa dello stile di vita, dei continui stress ambientali, dell’eccesso di lavoro e quindi di alimentazione per compensare gli squilibri e le tensioni mentali. Certo, in qualche misura possiamo difenderci, i consigli sono quelli antichi».
Anche l’aspirina la sera?
«Parliamo con rispetto dell’aspirina, che è un farmaco che esiste da cento anni e le cui virtù sono riconosciute, così come è vero che i betabloccanti agiscono sulle piastrine in modo più efficace. Naturalmente non basta».
Come si svolge la vostra ricerca?
«Cerchiamo di ‘fotografare’ i pazienti, con elettrocardiogrammi, ecografie, risonanze, nel momento in cui stanno avendo l’infarto. Cerchiamo di capire cosa c’è di diverso nel loro sangue rispetto a quello di chi vive in condizioni tali e quali ma non è altrettanto sfortunato. Qualcosa la sappiamo già, certo, ma non basta. E anche sulle certezze, c’è da lavorare».
A cosa si riferisce in particolare?
«Bè, c’è il problema dell’ereditarietà, che è accertata. Eppure c’è tanta gente che ha un infarto senza questa componente, e anche senza aver mai avuto alcun segnale premonitore. Per questo stiamo conducendo un apposito studio in tre paesi: Italia, Scozia e Cina, dove sono sotto osservazione 32mila pazienti».
Perché Scozia e Cina?
«Perché gli scozzesi hanno una probabilità di infarto 34 volte più alta degli italiani, e i cinesi 34 volte più bassa. Non basta dire che questo accade perché gli scozzesi bevono whisky e i cinesi mangiano riso. Stiamo conducendo questo studio in collaborazione con tre centri cinesi e otto centri scozzesi coordinati da Neil Uren che lavorava con me quando ero a Londra (Maseri, proveniente da Pisa, è stato per 12 anni professore di cardiologia e direttore del dipartimento postgraduate medical school dell’Hammersmith Hospital, dopodiché è stato per 10 anni primario al Gemelli di Roma e infine da 3 anni è a Milano, ndr)».
Sulla base della sua esperienza attuale, come giudica lo stato della ricerca scientifica italiana, tante volte discussa per lo scarso collegamento con l’industria, la carenza di fondi, la mancanza di coordinamento?
«Cosa vuole che le risponda? Io non mi posso lamentare. Il nostro è uno dei centri di ricerca più prestigiosi d’Europa e forse non fa testo. Il nostro lavoro viene finanziato dal Ministero della Ricerca scientifica, da quello della Sanità, e ancora dall’Unione europea e da fondazioni private. Lo so che in Italia i finanziamenti per la ricerca sono scarsissimi, ma guardi che si stanno riducendo un po’ in tutto il mondo. In Francia per esempio c’è un allarme analogo al nostro, e anche in America, dove certo la ricerca è più strutturata e più efficace, sono state ultimamente segnalate delle difficoltà. Comunque le posso testimoniare che malgrado tutto, i nostri ricercatori sono rispettati in tutto il mondo. Ai congressi internazionali il numero delle ‘comunicazioni’ e delle presenze del nostro paese è assolutamente comparabile con quelli di Germania o Inghilterra».
Lei fa parte dei ‘cervelli’ che sono rientrati in Italia. Quale politica imposterebbe a questo proposito?
«Più che concentrarci sulla necessità di far rientrare i ricercatori ad ogni costo, dobbiamo innanzitutto pensare in modo più globale. Qui al San Raffaele cerchiamo di farlo: c’è sempre una rotazione di ricercatori stranieri che invitiamo come visiting professor, che vengono per esempio una settimana ogni due mesi, e poi mandano i loro giovani, e poi i nostri vanno in America, tutti visitano i laboratori degli altri. Solo così possiamo preparare il terreno in cui poi eventualmente innestare questi ‘rientri’». (e.o.)
(14.3.05)
 
15 – La Repubblica
Supplemento Affari & Finanza
Lo scienziato che conserva il sangue

parla arduino arduini

E’ una storia italiana di successo quella di Arduino Arduini, laureato in medicina presso l’università Gabriele D’Annunzio di Chieti e diventato uno dei pochi scienziati italiani davvero internazionali: la International Research Promotion Council, prestigiosa organizzazione internazionale per la promozione di programmi accademici e di ricerca in scienza e medicina, ha conferito il premio di "Eminent Scientist of the year 2005" a Joseph Sweeney per gli studi che ha condotto sull’utilizzo della carnitina per allungare i tempi di conservazione di alcuni componenti del sangue, come le piastrine e i globuli rossi per uso trasfusionale. Bene, come lo stesso docente americano ha subito spiegato, gli studi del professor Sweeney hanno preso spunto da un programma sperimentale realizzato da Arduini nei laboratori del dipartimento di biochimica della Sigma Tau, dove Arduini ha lavorato per alcuni anni. Oggi Arduini guida la Iperboreal Pharma, che insieme alla Sigma Tau e appunto a Sweeney della Brown University continua attraverso studi clinici la sperimentazione delle soluzioni arricchite con carnitina per la conservazione delle piastrine del sangue. «Il sangue umano arricchito con carnitina migliora le proprietà conservative», spiega Arduini. «Le ricerche cliniche che stiamo conducendo evidenziano alcuni dati molto confortanti per la soluzione di un problema che costituisce una delle emergenze mondiali, soprattutto in occasione di disastri come il recente maremoto. La possibilità di conservare meglio e più a lungo il sangue rappresenterebbe un importante passo avanti nella medicina trasfusionale». Alla Iperboreal Pharma, Arduini manda avanti le ricerche su farmaci innovativi per il trattamento di patologie gravi, come una nuova soluzione di dialisi peritoneale per malati renali cronici in cui il rene non funziona più.
Spiega Arduini: «Genoma, terapia genica, piante transgeniche, sembra che tutto il mondo debba essere dominato dai "geni", spiega. E’ vero, i geni sono essenziali per la vita ma ci dimentichiamo troppo spesso che l’espressione dei suoi prodotti e quindi la vita stessa è il risultato dell’interazione del potenziale genico con l’ambiente, ovvero il fenotipo. Si capisce che il ruolo del "creatore" ossia il gene attragga più di quello del "manutentore" ovvero il fenotipo, anche se in entrambi i casi non abbiamo neppure aperto uno spioncino che già ci si illude di aver spalancato una finestra sul mondo della genetica e del fenotipo». (l.k.)
(14.3.05)
 
 
 
 
 
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie