Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 March 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Ufficio Stampa

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 22 – Cagliari
Accordo tra Questura e Università
I poliziotti vanno a scuola di pronto soccorso
Poliziotti a scuola di pronte soccorso. Per essere non solo sempre più vicini alla gente, ma anche capaci di intervenire, in caso di necessità, per prestare i primi, importanti aiuti di fronte a un'emergenza sanitaria. Il rettore dell'Università di Cagliari Pasquale Mistretta, il questore Paolo Cossu e il preside della facoltà di Medicina e chirurgia Gavino Faa, hanno per questo sottoscritto, ieri mattina, un protocollo d'intesa che impegnerà le due istituzioni a collaborare strettamente per la riuscita del progetto. E questo in previsione dell'istituzione di un centro universitario di rianimazione avanzata simulata, un vero e proprio presidio specializzato, il primo in Italia, per la medicina d'urgenza, che sarà realizzato dalla Facoltà di medicina in uno degli edifici della cittadella universitaria di Monserrato. Il centro, oltre alla istituzionale attività accademica, programmerà corsi di formazione e aggiornamento al primo soccorso, tenuti da docenti dell'Università e da medici e istruttori della polizia di Stato. Agli stage parteciperanno gli operatori della Questura e di tutte le specialità della polizia. In particolare, saranno gli agenti delle Volanti e della Stradale, proprio per il loro lavoro sul campo e a stretto contatto con i cittadini, ad andare a scuola per imparare le principali tecniche di pronto soccorso e rianimazione, a saper praticare una respirazione "bocca a bocca" o comunque ad utilizzare le apposite apparecchiature per la insufflazione forzata di aria come il pallone "Ambu", a saper fare un corretto massaggio cardiaco. Tecniche di base che spesso, molto spesso consentono di tenere in vita un ferito di un incidente stradale, una persona colpita da infarto, un bagnante in sincope e che rischia la morte per asfissia d'annegamento, un a persona fulminata. Insomma, situazioni frequenti. Vita di tutti i giorni che gli agenti della polizia si ritrovano a confrontarsi. «Oltre a moltissimi casi di lesioni traumatiche, in Italia - è scritto in una nota - si verificano ogni anno circa 50 mila casi di arresto cardiocircolatorio, e soltanto il due per cento delle persone colpite riesce a salvarsi. Effettuare un primo intervento efficace eleva del 40 per cento la possibilità di sopravvivenza». L'attività svolta dalla polizia consentirà anche di raccogliere utili dati per la ricerca universitaria.
A. Pi.
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 31 – Nuoro
Giovanni Lilliu cittadino onorario. Festa all’Istituto Etnografico
Una grande immagine sullo schermo della sala addobbata con anfore e fiori. L'Istituto superiore regionale etnografico accoglie così Giovanni Lilliu che si accomoda accanto al sindaco in fascia tricolore e al presidente del consiglio comunale, convocato per conferire al professore la cittadinanza onoraria. È un lunedì speciale per il novantunenne archeologo di Barumini, accademico dei Lincei dal 1990, già consigliere regionale della Democrazia Cristiana, intellettuale di prima classe, straordinario interprete dell'identità sarda. Da ieri è cittadino di Nuoro, verso la quale professa un grande affetto. «È una città creativa e di eccellenza, ha dato i natali a personaggi illustri di ogni genere, è ricca di attività e di istituzioni culturali. Io che vengo da una radice contadina, ammiro e condivido la cultura e la società delle zone interne. Amo il mondo barbaricino, profondo nella sua radice pastorale. Lavoriamo insieme noi sardi, tutti uniti, per il felice destino della nostra terra madre». La platea, che riunisce autorità, politici, studenti, applaude il professore al termine di una mattinata colma d'orgoglio e gratitudine. Sentimenti espressi da tante voci, a iniziare da quella del presidente del Consiglio Nerina Fiori. «Nel panorama della nostra cultura ? dice ? Lilliu è un gigante, come lo è dal punto di vista architettonico il complesso nuragico di Barumini che con la sua illuminata tenacia ha individuato, scoperto e portato alla luce». Il sindaco richiama il forte legame di Lilliu con la città, soprattutto con l'Isre, creatura voluta dal professore che per vent'anni è stato presidente dell'Istituto. Mario Zidda ricorda l'omaggio "ai pastori di Barbagia", dedica che accompagna l'opera più nota del professore, ovvero "La civiltà dei sardi". Ricorda le battaglie nel nome dell'autonomia. «Nuoro la accoglie con gioia tra i suoi cittadini», dice Zidda mentre gli consegna la chiave della città. I capigruppo in Consiglio si alternano per esprimere dal microfono stima e ammirazione. Voce d'obbligo quella dell'Isre: nell'Istituto il professore è di casa. Il direttore Paolo Piquereddu gli riserva una citazione da "Il giorno del giudizio" di Salvatore Satta: «ogni sardo guarda a Nuoro come seconda patria». Nell'Istituto ? aggiunge ? Lilliu è sempre entrato come un ospite gentile. Per l'occasione l'Isre gli dedica una pubblicazione e un filmato. Alberto Moravetti, dell'università di Sassari, ripercorre le tappe dello scienziato. Gianfranco Zola, cittadino onorario pure lui, si complimenta a suo modo: consegna al professore la maglia rossoblù. Gli assenti mandano messaggi d'auguri, come l'assessore regionale alla Cultura Elisabetta Pilia, il sindaco di Barumini Carlo Serra. Dal Sudafrica il saluto di un altro cittadino onorario, Paolo Fresu. Nessun messaggio dall'assessore comunale alla Cultura Roberto Deriu che, dopo aver disertato l'inaugurazione dell'Eliseo per protesta verso il sindaco, ieri ha fatto il bis.(m. o.)
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 30 – Nuoro e provincia
Successo per i corsi di formazione post laurea in scienze dell'organizzazione nel settore turistico
Centinaia di richieste per i master dell'Ailun
Duecentotrenta domande per trenta posti. I master dell'Ailun continuano a piacere non solo in Sardegna. Un quarto delle domande di ammissione arrivano infatti da studenti residenti nella penisola. E se la Regione boccia o almeno si appresta a ridemensionare l'Ailun, riducendogli di oltre il quaranta per cento la dotazione finanziaria (da 1 milione di euro a seicentomila circa), rispetto allo scorso anno, ci pensa il mercato a promuovere la libera università nuorese e i suoi corsi post laurea di alta formazione in Scienza dell'Organizzazione e nel Settore Turistico, quest'ultimo realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio del capoluogo barbaricino. Ad affermarlo non sono le solite frasi di circostanza, buone per salvare il salvabile di fronte alle prospettive di un taglio annunciato, ma i freddi e chiari numeri. Sono le cifre che documentano con precisione scientifica il grado di appetibilità dei master non solo all'interno del ristretto mercato isolano dell'alta formazione, ma nel resto della penisola, dove comunque non mancano possibilità e le offerte per conseguire una specializzazione, magari a costi molto onerosi, da poi spendere con successo nel mercato del lavoro. Nei giorni scorsi il Presidente dell'Ailun Sergio Russo, di fronte ai paventati tagli delle risorse nella Legge finanziaria aveva parlato di politiche di contenimento per niente selettive e indiscriminate della Regione che andavano a colpire anche chi fino ad oggi i risultati li ha conseguiti, in un settore perlopiù, quello dell'alta formazione, vitale e cruciale per lo sviluppo di un'isola, che per muoversi ed affrontare meglio le sfide ha bisogno di professionisti preparati e inclini all'innovazione. Quelli appunto sfornati sotto casa dall'Ailun da quindici anni che può vantare un'altissima percentuale di ex corsisti che dopo aver frequentato i master hanno poi trovato un'occupazione stabile e remunerativa in aziende private e pubbliche. Sono state invece ben duecentoventisette le domande di partecipazione ai due corsi che si apprestano a partire. Centonove per l'ormai storico master in Scienza dell'organizzazione, giunto alla quindicesima edizione, e centodiciotto per il Master nel Settore Turistico (quarta edizione). I posti disponibili sono però purtroppo limitati, sarà quindi anche quest'anno consentito soltanto a quindici massimo venti giovani neo laureati di frequentare le lezioni negli edifici di via della Resistenza. Insomma, fatte le dovute percentuali solo un decimo degli aspiranti corsisti verrà, alla conclusione delle selezioni di ammissione, ammesso a frequentare i master. In un momento poi in cui, sono i sardi a continuare ad emigrare per studiare e lavorare, non può che far piacere, che ben 56 persone di altre regioni della penisola abbiano fatto domanda per venire a Nuoro a specializzarsi (un quarto del totale delle domande pervenute alla segreteria). Un elemento evidente che con un'offerta didattica di qualità è veramente possibile proporre un modello di alta formazione attrattivo capaci di superare gli svantaggi legato al posizionamento geografico di un territorio, ancora marginale rispetto alle aree forti dello sviluppo del paese.
Luca Urgu
 
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Lettere e opinioni
L'opinione Le conoscenze come risorsa
di Paolo Biancu*
 
Lo sviluppo della Sardegna, come di altri territori, è strettamente correlato ad un processo permanente di costruzione e ricostruzione, prodotto dall' implementazione e dal miglioramento delle potenzialità a disposizione della sua popolazione. Ma il lettore ha la possibilità di analizzare come, perché e quante di queste potenzialità sono, poi, effettivamente fruibili dai cittadini? Migliorare le condizioni di vita della popolazione, con gli strumenti dell'educazione, dell'istruzione e della formazione, è fondamentale se si vuole proporre un modello di sviluppo sostenibile da rapportarsi sia con la qualità dell'ambiente che con la salute sul posto di lavoro. Pertanto, è necessario che si possa attingere al livello massimo nello sviluppo delle risorse umane, in un territorio come la Sardegna, dalle molte potenzialità e dalle poche occasioni, frutto di una situazione in cui si è perso, forse l'orientamento generale oppure si son scelti, volontariamente, altri obiettivi. Ma quali? L'una e l'altra ipotesi sono ugualmente accettabili e ci consentono di ragionare in modi diversi: nel tempo e da un lato si è creata una situazione di crisi profonda del sistema scolastico nel suo insieme, in cui l'Università rappresenta e/o dovrebbe essere il punto di arrivo di un modello di "educazione permanente", da considerarsi come l'unico strumento per uscire finalmente da un ciclo di sottosviluppo in direzione dello sviluppo sostenibile. Da un altro punto di vista si può, invece, osservare come anche la società sarda sia in crisi: i suoi cittadini - nell'assenza di qualsiasi progetto complessivo di sviluppo del sistema Sardegna sono più separati che mai gli uni dagli altri, hanno difficoltà nel riconoscersi organici ad una società che vuole far crescere il nuovo - dentro la tradizione - dove la comunicazione assume aspetti particolari, parte del sistema di credenze, spiegazioni, norme non scritte e valori evolutisi nello specifico contesto regionale. Una domanda, perciò, si impone: in futuro, potrà esistere un dialogo fra una Università in crisi, legata a poteri esterni e pertanto con poca autonomia, inoltre ancora abbastanza estranea al territorio, e una società che non crede più in se stessa, che pretende di risolvere i suoi problemi a Roma, che si dimostra - ogni giorno di più ? incapace di progettare il nuovo, che dimentica i vecchi valori per andare unicamente alla ricerca ostinata di denaro e di potere? Un punto, in particolare, mi sembra organico alla discussione: costruire una maggiore articolazione, tra la società civile e l'Università, tra i politici e la società civile e tra l'Università e i politici, che ? attraverso le forme, i contenuti e i comportamenti - innovino profondamente il rapporto tra razionalità economica e etica sociale, le cui modalità possano indicare nuove strade ai giovani studenti e non, il cui equilibrio e successo dipenderanno dal "quantum" di conoscenze che sapremo mettere a loro disposizione.
*Docente di economia Centro Universitario Fib Salvador de Bahia ? Brasil
 
 

 
  
5 – Corriere della sera
INSUBRIA A COMO
«Le lauree brevi sono uno spreco di energie»
COMO - «Nelle università italiane è sempre più difficile ritagliare spazi per la ricerca: eppure non può esservi una buona didattica se il docente non svolge in prima persona ricerca scientifica». Duro monito del rettore dell’Università dell’Insubria, Renzo Dionigi, durante l’inaugurazione dell’anno accademico. Nel suo intervento, ieri a Como, il rettore ha sottolineato come vi sia un gran dispendio di tempo ed energie a causa «dell’articolazione dei corsi di studi in lauree brevi e in lauree specialistiche» e delle «troppe ore di sedute di Senato, consiglio di amministrazione, Facoltà», il tutto a spese della ricerca. A questo, si aggiunga la carenza di soldi. Ciononostante il rettore ha anche sottolineato la buona crescita dell’Università dell’Insubria e annunciato l’istituzione di un centro per il «sistema di supporto alla ricerca e al trasferimento tecnologico». Durante la cerimonia è stata assegnata una laurea honoris causa in Scienze ambientali a Walter Bonatti, l’alpinista valtellinese che nel 1954 partecipò alla spedizione italiana che portò Lacedelli e Compagnoni alla conquista del K2.

P. Mor.
 
 
6 – Il Giornale di Calabria
All’Unical un istituto di politiche internazionali
 
RENDE. È stato costituito all’Università della Calabria l’Istituto superiore calabrese di Politiche internazionali (Iscapi). L’Istituto è stato promosso dal Comitato organizzatore del Progetto Magellano che ha come soci fondatori l’Unical con le Facoltà di Scienze politiche e Lettere e filosofia, il Laboratorio di applicazioni della matematica all’ingegneria (Lami), l’Ufficio di educazione permanente, il Centro linguistico; nonché i Comuni di Caulonia, Castrolibero, Corigliano Calabro, Decollatura, Fuscaldo, Isca Sullo Jonio, Limbadi, Mammola, Piane Crati, Praia a Mare, Rovito, San Fili, San Lucido, San Nicola Arcella, San Pietro in Guarano, Santa Severina, Scilla, Tropea. Hanno aderito anche la Comunità montana Silana, il Centro sperimentale di arte contemporanea, l’Agenzia di pubblicità Francesco Aloe, la Spin, la Smartlab, Emigrat.it onlus, Photo Art. L’Istituto proponendosi come soggetto di connessione tra Università, territorio e ambiti internazionali, agisce nella promozione della mobilità comunitaria ed internazionale e dell’immagine calabrese nel mondo. “L’Istituto - è scritto in un comunicato - ha come scopo la promozione di attività di studio, ricerca e di cultura nei campi delle scienze giuridiche, ambientali, fisico-matematiche, naturali, delle tecno-scienze e delle scienze storiche, sociali e umane, nonché delle politiche industriali e di commercio comunitario ed internazionali. Sarà il supporto, sia in fase progettuale che esecutiva, alle politiche internazionali dell’Università della Calabria e degli Enti pubblici associati, adoperandosi in una capillare diffusione informativa di tutte le attività”. Nel primo anno di attività l’Istituto ha l’obiettivo strategico di allargare la base sociale ad almeno 75 enti pubblici, creare tre Centri di ricerca e corrispettivi sportelli internazionali, realizzare almeno un programma didattico per ogni Centro di ricerca, nonché un programma turistico-culturale (osservatorio turistico) e due programmi didattico linguistici, per finire con la realizzazione o partecipazione ad un programma internazionale per ogni Ente comunale aderente all’Istituto.
 
 

7 – La Repubblica
Supplemento Affari & Finanza
21.3.05
Per il Cnr comincia l’era delle startup tecnologiche

Dopo la riforma, l’ente finanzia in parte le iniziative imprenditoriali dei suoi ricercatori nei settori più innovativi

EUGENIO OCCORSIO
Idea imprenditoriale, programmi di ricerca e sviluppo, applicazioni industriali, rapporti continui di collaborazione: quando questi quattro fattori siano soddisfatti, anche il Cnr può lanciarsi negli spinoff, la costituzione di piccole società tecnologiche promosse da qualcuno dei suoi ricercatori. Sono stati i decreti di riforma dell’ente a rendere possibile questo strumento negli ultimissimi anni, sempre dietro approvazione dell’apposita commissione del Ministero della ricerca, fortemente spinto dall’attuale presidente Fabio Pistella. «L’ente ora ha disposizione un ulteriore meccanismo mediante il quale perseguire i propri fini istituzionali e promuovere una saldatura fra ricerca scientifica e tecnologica», si legge in un rapporto realizzato dallo stesso Cnr che sarà prossimamente diffuso e abbiamo letto in anteprima.
Il rapporto descrive i primi quattro spinoff, in ognuno delle quali c’è un rappresentante del Cnr (diverso dal promotore) in consiglio d’amministrazione. La prima si chiama Organic Spintronics, il cui capitale è detenuto al 66% da Carlo Taliani, il responsabile dell’istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr di Bologna già detentore di una serie di brevetti depositati in Italia, America, Cina. L’ente a sua volta ha assunto il 24% e Innova, una società di consulenza per l’innovazione e di project financing, il 10. La "spintronica" è una nuova frontiera dell’elettronica in cui l’informazione è trasportata dagli "spin" degli elettroni. Un’applicazione è nel campo dei diodi emettitori di luce organici in cui si prevede un aumento dell’efficienza, e in generale lo sviluppo di materiali e tecnologie per realizzare dispositivi elettronici quali Led e memorie con proprietà superiori a quelli attuali.
Nel campo delle apparecchiature elettromedicali opera invece la Litech di Padova, promossa da Alessandro Soluri, ricercatore dell’Istituto di ingegneria biomedica del Cnr (25%), che si è associato con la Cea (un’azienda operante da molti anni nel settore della robotica industriale che ha il 40%), con gli stessi Cnr (24%) e Innova (11). La società nasce per valorizzare diversi brevetti nella diagnostica per immagini concessi in licenza esclusiva dal Cnr, e per produrre dispositivi dedicati a singole patologie (mammella, prostata) operando a stretto contatto con strutture di ricerca per la sperimentazione clinica. Sul terreno biotecnologico (per realizzare reagenti terapeutici e nuove molecole organiche utilizzabili come marcatori biologici) è scesa a sua volta la Mediteknology di Valenzano (Bari), che nasce dalla collaborazione pluriennale fra gruppi di ricerca provenienti dal Cnr (che ha assunto il 25%), dall’Infm (22%), dall’Università di Lecce (da dove proviene il ricercatore Giuseppe Gigli che ha l’8% mentre una quota analoga l’ha Giovanna Barbarella del CnrIsof di Bologna) e dalla BioD, un’impresa biotech di Bari che ha la maggioranza relativa (34%) e un’esperienza decennale nel settore degli anticorpi monoclonali e della strumentazione per citometria a flusso. L’ultimo spinoff si chiama Petroceramics, ed è specializzato nella ricerca e sviluppo nel settore dei ceramici tecnici e avanzati, delle materie prime e del cemento. Nel suo azionariato figurano professionisti come Massimo Valle (32%), docenti universitari come Stefano Poli (20%), aziende come Pedrini e Fintex, con un 20% al CnrIpda di Milano.
Lo stesso rapporto riassume anche le molte jointventure che ha in corso da molti anni il Cnr, che vedono la partecipazione congiunta di enti pubblici di ricerca, università ed enti locali a fianco di imprese: si va dal Cineca (Consorzio interuniversitario per la gestione del centro di calcolo elettronico dell’Italia nordorientale) all’Inforav per la gestione avanzata dell’informazione, dal Tecbio per le tecnologie biologiche al Difra per la "diagnostica" dei beni culturali. «In generale si legge nel rapporto lo scopo della partecipazione del Cnr a tali iniziative è quello di promuovere e sviluppare complessi progetti di ricerca scientificotecnologica su specifiche tematiche che necessitano l’integrazione di diverse competenze, incluse quelle di natura imprenditoriale. Allo stesso tempo, il Cnr, partecipando alle joint venture, promuove la valorizzazione dei risultati della ricerca attraverso lo sviluppo di forme organizzate di collaborazione pubblicoprivato».
 
8 - La Repubblica
Supplemento Affari & Finanza
21.3.05
Il master per ‘aprire la mente’ ai nuovi modelli di comunicazione

iniziativa della cattolica

Si chiama Masters of Learning e si svolgerà presso l’Università Cattolica di Milano dal 19 al 24 settembre. Saranno sei giorni di lavoro interattivo a cui parteciperanno anche tre mentori accademici e tre testimonial d’eccellenza come Pupi Avati, l’imprenditore Mirco Gasparotto e il giornalista Francesco Bogliari. L’obiettivo del master è quello di aiutare i partecipanti nella comprensione dei meccanismi interni che hanno creato condizionamenti e far cadere le vecchie abitudini in modo da poter rinnovare la propria vision. «I modelli mentali possono limitare o potenziare la nostra visione», spiega Andrea Ceriani, docente alla Cattolica, ideatore del master. Nei primi due giorni si esamineranno le ‘menti’. Shelle Rose Charvet mostrerà come funziona la mente attraverso lo sviluppo del concetto di cambiamento e come il linguaggio sia uno strumento di trasformazione che agisce sui livelli logici più profondi. Nei seguenti due giorni si approfondirà il concetto di "mappe" con Joseph O’Connor. Quali capacità cognitive e modelli mentali mettiamo in campo per rispondere alle sollecitazioni del cambiamento? Verranno date indicazioni pratiche su come acquisire la capacità cognitiva di pensare in modo sistemico, migliorare la visione d’insieme della realtà ed essere in grado di agire nella stessa in modo creativo. La terza parte riguarda le ‘visioni’. Michael Colgrass, terapeuta e musicista, indicherà la strada per acquisire le potenzialità per costruire nuove visioni, alimentate da desideri e volontà. Ma come si può riuscire ad operare cambiamenti di questo genere? Secondo Ceriani è necessario porre maggior attenzione agli obbiettivi di lungo periodo, attraverso la riscoperta dei valori. I testimoniali italiani (Avati, Gasparotto, Bogliari) guideranno le esercitazioni in grado di trasformare la visione in azione reale e concreta. (l.k.)
 
 
9-  La Sicilia
il nuovo piano nazionale per la ricerca
E' in arrivo un ottimo companatico, però ci manca ancora il pane

di Francesco Riggi

Un dolce alla fine di un pasto fa sempre piacere. Una volta lo si riservava al pranzo domenicale. Lascia una sensazione di completezza. Certo, a condizione che sia stato preceduto dal pasto. Altrimenti, come durante la Rivoluzione francese, è come proporre al popolo, che non aveva pane con cui sfamarsi, di mangiare delle prelibate brioches.
Sono le considerazioni che vengono in mente nell'ascoltare le recenti notizie di grandi investimenti - anche nel Sud - per il Piano nazionale per la ricerca (Pnr) 2004-2006, appena approvato dal Cipe e presentato in una conferenza stampa dal ministro Moratti. Piano per la ricerca che gioca su alcune parole chiave di ampio respiro e sulle quali è difficile non consentire: sviluppo e valorizzazione del capitale umano, eccellenza nella ricerca di base, internazionalizzazione… Obiettivi? Rafforzare la base scientifica del nostro Paese, sostenere l'eccellenza, il merito, potenziare il livello tecnologico del sistema produttivo.
Questo a fronte di nuovi investimenti nel settore della ricerca, per 1800 milioni di euro: una cifra certamente consistente, ma che lascia ancora la percentuale dei fondi destinati alla ricerca a poco più dell'1% del prodotto interno lordo. Non è un problema solo del momento attuale, e quanti si stracciano oggi le vesti dovrebbero ricordare che dal 1990 al 2000 gli investimenti erano addirittura calati dall'1.37% all'1.07%, per raggiungere adesso faticosamente il livello dell'1.2%. Ancora ben lontano dall'obiettivo del 3% che pure altri Paesi hanno raggiunto da tempo.
Su cosa concentrare queste nuove risorse? Gli obiettivi strategici individuati in questo piano pluriennale privilegiano chiaramente la ricerca applicativa, quella industriale e quella legata al miglioramento della qualità della vita: materiali avanzati, sistemi di telecomunicazione e digitali, innovazioni nell'industria motoristica e manifatturiera, salute dell'uomo, ricerca per lo sviluppo sostenibile.
Il Pnr prevede anche interventi speciali per lo sviluppo del Mezzogiorno, individuando 8 regioni - tra queste anche la Sicilia - in cui investire 100 milioni di euro per progetti di innovazione digitale in specifiche aree di eccellenza. Di questi, oltre 9 milioni di euro sono destinati alla Etna Valley, per attività di bioinformatica, microelettronica e high-tech, con il consolidamento dei rapporti tra impresa e mondo universitario. Una risorsa aggiuntiva, che dovrebbe contribuire a potenziare alcuni settori e creare nuovi posti di lavoro nel settore ricerca.
La questione è che tali investimenti piovono in un contesto dove spesso è estremamente difficile gestire l'ordinario, il quotidiano. Arrivano su un mondo universitario dove i problemi vanno dalla difficoltà a tenere aperti i Dipartimenti per mancanza di personale, alla carenza cronica di fondi anche per sostenere le spese per l'energia elettrica e la normale manutenzione, all'impossibilità di far proseguire una carriera di ricerca a quanti concludono brillantemente il dottorato di ricerca.
Insomma, ben vengano i dolci. Purché ci venga dato anche un solido pane di casa con cui riuscire a vivere quotidianamente.
 
 
11 – Il Tempo
«Sì alla ricerca scientifica. Parola di Gesù»                                                                                 
ROMA — «A prima vista, Cristo non sembra accordare alla scienza un ruolo importante, anzi, sembra di vedere in essa un ostacolo per entrare nel Regno dei Cieli. Scelse deliberatamente i suoi intimi collaboratori fra gente senza grande cultura, e chiese all'apostolo Paolo di rinunciare agli argomenti persuasivi della saggezza umana. Ma sarebbe sbagliato pensare che con questo disprezzava la ricerca scientifica». Lo afferma il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, in un articolo dal titolo «Cristo e la scienza: un profilo inedito», che appare sul nuovo numero di «Vita e Pensiero», rivista dell'Università Cattolica di Milano. In quei casi, sottolinea il porporato francese, Gesù intendeva sottolineare «il primato dell'amore e l'eccellenza della conoscenza che viene da Dio, per abbattere l'orgoglio umano che tenta sempre di sostituirsi a Dio in uno sforzo prometeico». Gesù, ricorda poi Poupard, «ha narrato anche la parabola dei talenti per stimolare la realizzazione della persona in tutti gli ambiti della vita, ivi compresa la scienza. L'uomo che rinunciasse a saperne di più sarebbe simile al servo pigro che nascose il suo talento, condannato perciò dal suo padrone».
(21.3.05)                                                                                                                                             
 
 

Questionnaire and social

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