Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 March 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Ufficio Stampa

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cagliari
Viale Fra Ignazio. La facoltà di Economia si fa un regalo per il mezzo secolo di vita
Biblioteca nell'ex albergo del povero
Ieri inaugurato l'edificio completamente trasformato
Macerie e vetrate frantumate hanno lasciato il posto a postazioni per studenti, scaffali nuovi di zecca, computer e armadi compattabili per la conservazione perfetta dei libri. Così quello che era l'albergo del povero, in viale Fra Ignazio 84, si è trasformato nella biblioteca della facoltà di Economia. Sistemata su tre livelli, oltre ad avere circa 320 posti per la lettura, ha una sala per la consultazione on line delle riviste tra le più attrezzate della Sardegna, grazie ad abbonamenti con quasi seicento periodici di tutto il mondo. L'inaugurazione è avvenuta ieri, alla presenza del preside Roberto Malavasi: una novità per la facoltà economica proprio nel suo cinquantesimo anno di vita. «Speriamo di poter ospitare a Cagliari, a giugno o settembre, il collegio dei presidi delle quaranta facoltà di Economia d'Italia», ha auspicato Malavasi. Un bel modo per celebrare l'importante compleanno.
LA BIBLIOTECA Disposta su tre piani, la biblioteca ha tutto quello che serve per essere tra le più moderne dell'ateneo cagliaritano. Nel seminterrato c'è lo spazio destinato alla conservazione del patrimonio librario della facoltà. Possono essere ospitati 75 mila volumi e 40 mila riviste, in speciali armadi compattabili che ne garantiscono una conservazione perfetta. «Attualmente il deposito sarà completato per il 75 per cento», ha spiegato il preside. Nel pianoterra, all'ingresso, la reception e lo sportello per i prestiti, oltre a quattro sale per la consultazione, con circa 320 posti per gli studenti. Al centro lo spazio per la lettura delle riviste specializzate di tutto il mondo (con 50 posti): «È una cosa di cui andiamo fieri ? ha aggiunto Malavasi ? Si possono scaricare gli articoli grazie ai computer e alle stampanti, avendo a portata di clic periodici del settore tra i più importanti. Gli spazi non sono finiti qui: presenti anche gli uffici dell'amministrazione, mentre al primo piano sono sistemati sedici uffici per i docenti. La biblioteca sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, il sabato dalle 8 alle 13. «Prima la biblioteca ha funzionato con quella di giurisprudenza ? ha ricordato il preside di Economia ? In questo modo si può creare un polo economico, liberando quella per la facoltà di Giurisprudenza, che avrà spazi maggiori per i suoi studenti».
ECONOMIA COMPIE 50 ANNI Con l'inaugurazione della biblioteca, subito presa d'assalto dagli studenti presenti, non tantissimi visto il periodo delle vacanze di Pasqua, la facoltà di Economia si prepara a festeggiare i suoi 50 anni di vita. «Ospitare il collegio dei docenti delle facoltà economiche italiane sarebbe il massimo, e siamo sulla buona strada», ha spiegato Malavasi, Intanto i numeri raccontano di una facoltà in ottimo stato: circa quattromila studenti, con 800 nuovi iscritti e cinquecento laureati all'anno.
LA STORIAAbbandonato da quindici anni l'edificio comunale è stato ceduto, attraverso un contratto di permuta, all'Università nel 2002, con l'ex istituto dei sordomuti. All'amministrazione erano andate la proprietaria dell'ex palazzo Sacic, di via della Pineta, e oltre quattro milioni (in due rate da 2 milioni 840 mila e un milione 392 mila euro). Per realizzare la biblioteca ci sono voluti due anni e un finanziamento importante, inserito nei fondi (circa un milione di euro) per la creazione di servizi per il polo giuridico ? economico.
Matteo Vercelli
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 21 – Cagliari
Cetacei, il ritorno del figliol prodigo
Avvistato nel Golfo un branco di rari "Delphinus delphis"
Frequente lo era davvero, il Delfino comune, trenta, cinquant'anni fa in Mediterraneo. Allora, forse, era la specie più diffusa tra i piccoli cetacei. Poi avvenne qualcosa. E non solo nelle acque del Bacino ma anche in Mar Nero. Il bellissimo, elegante, velocissimo delfino dal dorso nero e i fianchi macchiati d'oro, sparì: massacrato da una caccia sconsiderata per il commercio delle sue carni, da una pesca indiscriminata. Non solo. Secondo alcuni biologi esperti di mammiferi marini, la sua scomparsa fu legata anche a una «competizione interspecifica», alla battaglia per la conquista dei cosiddetti spazi vitali la popolazione degli altri delfinidi, i Tursiopi (la specie di Flipper, per intenderci) e le Stenelle. E furono soprattutto queste ultime, pelagiche e poco costiere come il Delphinus delphis, a prendere il sopravvento, scacciando il delfino comune oltre Gibilterra, in Atlantico. Ora è tornato. Lentamente si è riappropriato del suo mare di sempre. I primi segnali della sua presenza, nelle acque territoriali della Sardegna, li diede un esemplare debilitato, colpito da un micidiale virus che gli spappolò fegato e polmoni. Venne soccorso per un'intera giornata e una notte dai tecnici del Centro studi cetacei a Porto Botte dopo essere stato avvistato da un bagnante mentre si dibatteva a pochi metri dalla battigia. Per l'occasione arrivò anche una squadra del Delfinario di Riccione. Ma all'alba il delfino morì. Il ritrovamento del cetaceo fece in breve il giro delle Università, dei centri di ricerche specializzati. Il delfino comune viveva di nuovo in Mediterraneo. Da allora gli avvistamenti si sono ripetuti. Rare, rarissime osservazioni in mare aperto. Che ora si spera possano diventare frequenti. Racconta Federica Maggiani, la ricercatrice del Dipartimento di biologia sperimentale, sezione di fisiologia generale dell'Università di Cagliari, impegnata in questi giorni in una campagna di indagine con la base nautica del Corpo forestale e di vigilanza ambientale. «Tra Cala Regina e Baia Azzurra abbiamo visto un branco di delfini comuni, saranno stati tra i venticinque e i trenta esemplari, tra cui diversi piccoli. Già il giorno prima la squadra della forestale guidata da Tore Barabino aveva notato i cetacei davanti alla costa quartese». La biologa, da anni impegnata nello studio dei mammiferi marini, in Sardegna ma anche in Corsica, non nasconde l'emozione per questo incontro ravvicinato con la rarissima specie. «Credo che anche le acque del sud dell'Isola abbiano necessità di essere indagate a fondo, perché le sorprese non vengono solo dal santuario dei cetacei tra il nord Sardegna, la Francia, la Liguria e la Toscana. A maggio col Dipartimento saremo in Tunisia per una campagna di ricerca avviata con l'istituto di ricerca ministeriale proprio per valutare la popolazione dei cetacei in questa parte del Mediterraneo», spiega Maggiani. «Stiamo anche predisponendo un programma di studio, ancora in fase di elaborazione, che si chiamerà "delfini metropolitani" perché il soggetto della ricerca sarà il branco di tursiopi, i delfini costieri, presenti stabilmente davanti alla costa di Cagliari». Insomma, non solo Mar ligure, non solo il santuario dei cetacei. I mammiferi marini sono di casa anche nelle acque del Golfo.
Andrea Piras
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 33 – Nuoro
Cultura La sfida dell'Università nuorese, creare nuove professionalità
La Regione ha deciso di dare un impulso importante all'Università nuorese promuovendo dei corsi di specializzazione per lavoratori dipendenti che vogliono ottenere qualifiche superiori. Il progetto verrà presentato stamane, alle 10,30, nella sede dell'Università nuorese, a Sa Terra Mala, dall'assessore regionale al Lavoro Maddalena Salerno, dal Rettore dell'Universtà di Sassari Alessandro Maida e dal presidente del Consorzio universitario Bachisio Porru durante un incontro al quale sono stati invitati anche il presidente della Provincia Francesco Licheri e il sindaco Mario Zidda. In sostanza nell'ambito di un protocollo d'intesa sottoscritto nel 2001, l'assessore Salerno ha stipulato con i due Atenei sardi una convenzione che prevede la realizzazione di un programma per consentire ai lavoratori pubblici e privati di beneficiare, previo progetto formativo, di un contributo pari all'80 per cento della retribuzione mensile nonché la concessione, per conto della Regione, di borse di studio di 24.800 euro biennali finalizzate a favorire lo svolgimento di tirocini pratico-formativi, anche presso imprese gestite da emigrati sardi, in favore di giovani diplomati, laureati e laureandi, inoccupati o disoccupati, residenti in Sardegna, anche in regime di cofinanziamento con le due Università sarde. L'obiettivo è di acquisire, all'interno della comunità regionale, professionalità in grado di consentire una ricaduta socioeconomica per le imprese operanti nell'isola per stabilizzare le figure professionali nate in sede locale.
 
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 29 – Carbonia
L'obiettivo L'Università arriverà in miniera
Il sogno dell'Università diventerà finalmente realtà. Il progetto qualità promette infatti di portare in città la cultura ai più alti livelli. Un progetto ambizioso da un milione e 288 mila euro suddiviso in cinque punti che prevedono tutti la collaborazione con l'Università di Cagliari, in particolare con il dipartimento di Architettura. Eccone alcuni dettagli. Con 240 mila euro nascerà un laboratorio universitario per la gestione e le tecniche innovative di manutenzione viaria mentre con altri 300 mila euro sarà attivato un master di secondo livello dedicato al "Recupero sostenibile dell'architettura moderna". Non è finita: altri 240 mila euro daranno modo di organizzare un laboratorio di qualità urbana tramite l'agenzia per il recupero del patrimonio storico, urbano e architettonico. Duecento milioni andranno invece al centro giovanile che sarà ospitato in via Costituente e, infine, 200 mila euro sarà realizzato il progetto Ciam (Carbonia itinerari di architettura moderna) che prevede la valorizzazione del percorso interno al museo a cielo aperto. Iml tutto da realizzarsi nel giro di un anno e mezzo. La soddisfazione nel Palazzo di piazza Roma è tangibile. «Soddisfatti? Non potremmo esserlo di più - commenta il sindaco - anche perchè in meno di un mese il nostro Comune ha vinto bandi per un totale di circa venticinquemila euro». Tutto grazie a un lavoro di mesi : «Oltre a portare avanti il Progetto qualità - spiega l'assessore al Bilancio Antonello Dessì - il nostro Comune potrà presto realizzare il centro intermodale per il trasporto, che è stato finanziato con circa otto milioni di euro e potrà anche mandare avanti il progetto di rinascita del Lotto B che ha ottenuto altri sette milioni di euro». Abbastanza per essere soddisfatti: «Ecco perché teniamo a ringraziare i nostri preziosi collaboratori che hanno composto la squadra tecnica - conclude l'assessore ai Lavori pubblici Giacomo Guadagnini - hanno lavorato a tempi di record». (s. p.)
 
 
5 – L’Unione Sarda
Pagina 35 – Nuoro
Studenti alla scoperta dell'energia pulita
Il parco eolico come attrazione per studenti in gita. È successo ieri nell'impianto di produzione di energia pulita che sorge a Monte Guzzini, territorio di Nurri, diventato per un giorno meta di una scolaresca costituita dalle quinte classi dell'Istituto Marconi, da una terza classe della scuola elementare Sebastiano Satta e da una terza media Mannu Alziator di Cagliari. Alla giornata di studio e svago ha partecipato anche un gruppo di studenti della facoltà di ingegneria dell'Ateneo cagliaritano. Le scolaresche sono arrivate in visita a Nurri per conoscere la realtà delle centrali eoliche. I piccoli alunni, che con le maestre hanno svolto nei mesi scorsi un progetto sperimentale studiando le metodologie di produzione di energia alternativa, insieme con gli altri studenti, hanno potuto così vedere direttamente uno di questi impianti in funzione. Presente il professor Giuseppe Mura, docente della facoltà di Ingegneria meccanica di Cagliari e Raimondo Cozza, in rappresentanza della Fri-El spa, la società che ha realizzato il parco eolico nel centro sarcidanese. Un'iniziativa voluto dal sindaco Gianni Ligas, che non ha smesso un secondo di raccomandare agli studenti «di guardare con molta attenzione e di non farsi condizionare». «Dovete fare delle valutazioni autonome - sono state le sue parole -, senza accettare delle soluzioni preconfezionate». Lui che per primo ha creduto in questo progetto, definito come «il più grande investimento della storia del Sarcidano», nonostante da più parti quella dei parchi eolici sia materia al centro di mille polemiche. A Nurri invece non c'è stato alcun conflitto, come in tanti altri centri dell'Isola, e oltre all'amministrazione comunale anche la popolazione ha da subito sposato l'iniziativa. E oggi possono dirsi tutti soddisfatti, sia i provati che gli amministratori. «Abbiamo fatto un buon investimento - spiega Ligas - che non ci arricchisce, ma almeno ci permette di dare un piccolo contributo per avere l'aria pulita». Fermamente convinto della validità di questo progetto è anche il rappresentante della Fri-El Ramindo Cozza, di origini sarde, che dati alla mano e considerando le esperienze di altre realtà spiega perché valga la pena di scegliere l'eolico: «L'energia è pulita, i costi di produzione sono bassi, la resa è buona». Dopo una lezione introduttiva esposta da Mura che ha presentato la storia del settore eolico in maniera semplice e divertente, c'è stata poi la visita guidata al parco eolico. Gli studenti hanno osservato con grande curiosità l'impianto, i più grandi hanno chiesto informazioni e numerosi dettagli tecnici, mentre i piccoli riuniti in piccoli gruppi commentavano con meraviglia la maestosità della struttura. La comitiva ha anche potuto vedere l'interno di una delle torri, osservando da distanza la sala comandi. Gli studenti hanno tempestato di domande gli esperti: curiosità, tanta voglia di sapere e di imparare. Insomma, un buon auspicio per i grandi di domani che avranno maggiori competenze per poter giudicare queste tecnologie, che, come ogni altra innovazione spesso richiedono dei compromessi tra le esigenze dell'uomo e la natura.
Barbara Curreli
 
 
6 – L’Unione Sarda
Pagina 30 – Provincia di Cagliari
Monserrato. Completamente distrutto il locale all'Università
Rogo al bar della Cittadella
Il bar della Cittadella universitaria di Monserrato è rimasto distrutto ieri all'alba da un grosso incendio. Non c'è ancora una stima ufficiale, ma sembra che i danni ammontino ad almeno trentamila euro. Il fuoco si sarebbe sviluppato nel frigorifero, quasi certamente a causa di un cortocircuito. Escluso, insomma, il raid doloso. Caso chiuso, per gli investigatori, ma il locale è praticamente da rifare. Distrutti anche il bancone e gli altri arredi. L'incendio si è sviluppato verso le sei del mattino. L'allarme è stato lanciato dai Vigili del fuoco proprio nello stesso istante in cui si sviluppava un altro incendio, in un'abitazione privata della via Gioberti a Quartu. Le squadre dei pompieri hanno così dovuto dividere le loro forze: un'autobotte a Quartu, l'altra alla Cittadella universitaria. È stato un intervento provvidenziale, che è servito a bloccare le fiamme prima che si estendessero al resto del fabbricato. I pompieri hanno dovuto operare per alcune ore, scaricando sul fuoco tonnellate d'acqua. È seguito il sopralluogo. Proprio attraverso questi accertamenti tecnici, è stata esclusa subito la pista del dolo: è accertato che le fiamme si sono effettivamente spirigionate da un frigorifero, sviluppandosi rapidamento nella vasta sala bar attigua. Qui, il fuoco ha rapidamente aggredito il locale, trovando facile esca nel materiale particolarmente infiammabile. Il bancone di mescita, i mobili e gli altri arredi sono rimasti praticamente distrutti. Il fumo ha fatto il resto annerendo completamente la parte interna del fabbricato. In mattinata, per gli studenti, il desolante spettacolo. R.S.
 
 
7 -  L’Unione Sarda
Pagina 14 – Cultura
Vittorio Angius, l'arte della statistica
Il professor Pippo Puggioni emerge da una stanza carica di tabelle, cartelle e carte di ogni forma e grandezza. Solo lui e i suoi assistenti sono in grado di scovare al primo colpo un fascicolo prezioso. Cinquecento pagine di dati fitti, numeri, percentuali che forniscono il quadro statistico più esaustivo possibile sulla Sardegna di metà Ottocento. Questa piccola bibbia per i demografi storici non potrebbe esistere senza il lavoro di Vittorio Angius. Puggioni, ordinario di Statistica sociale alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Cagliari, ha scartabellato per due anni di fila tutte le voci sulla Sardegna scritte dallo scolopio e pubblicate sul Dizionario storico di Goffredo Casalis. Ne ha tratto uno strumento utilissimo e richiestissimo dai ricercatori che, si spera, potrà essere presto pubblicato. Il professore, allievo di Arcari e collaboratore del grande Corrado Gini, padre della scienza statistica in Italia, conosce la ricerca del religioso cagliaritano come pochi:«Il quadro che ci fornisce Angius è esaustivo, omogeneo e insostituibile perché una tale mole di informazioni sulla Sardegna di allora non ha precedenti». Ai tempi in cui Vittorio Angius effettuava la raccolta di dati per il dizionario del Casalis, qual era lo stato dell'"arte statistica"? «La statistica nei domini italiani muoveva i primi passi già agli inizi dell'Ottocento. Era il momento in cui i governi ritenevano fondamentale acquisire una conoscenza quantitativa e qualitativa della realtà geografica, demografica, economica e sociale. Al di là di quelle che potevano essere le percezioni o le valutazioni, si sentiva l'esigenza di quantificare attraverso un quadro preciso, gli abitanti, la produzione, i fenomeni sociali propri del territorio che si doveva amministrare». Quando è stato istituito il primo servizio statistico in Sardegna e come funzionava? «In occasione del censimento del 1842 ? 1843, però solo in forma temporanea e solo per effettuare quella specifica ricerca. La Regia commissione di statistica con sede a Torino costituì una commissione a Cagliari che a sua volta avrebbe dovuto coordinare 11 giunte provinciali. Il compito era quello di eseguire il censimento generale della popolazione per la prima volta con le caratteristiche di una rilevazione moderna. L'Angius utilizzerà questi dati e li riporterà sul Casalis a partire dalla lettera S. In base a questi strumenti, per esempio, si poteva stabilire quanti stranieri abitassero la Sardegna e distinguere la popolazione in cattolica e acattolica». Che metodo sceglie l'Angius nelle sue rilevazioni? «Utilizza tutte le fonti esistenti relative alla popolazione, al territorio, alla produzione agricola, alle attività manifatturiere, soprattutto attraverso i parroci e i vari intendenti locali. Raccoglie anche i dati personalmente e ne controlla veridicità e attendibilità. Non sempre le informazioni sono fornite in termini quantitativi e per questo lui cerca, dove possibile, di elaborare una valutazione numerica precisa». Può citare un esempio? «Riguardo al paese di Mandas viene fornito un dato sull'incremento della popolazione nel periodo 1831 - 1837 che lui ritiene inammissibile e per questo lo verifica e lo rielabora. Lo scolopio attiva anche diverse corrispondenze con intellettuali del tempo. Per avere notizie su Nuoro si rivolge ad Asproni, su Sassari a Tola. Ma il contributo degli studiosi locali fu molto marginale e lo stesso Angius li definì dei "mandroni" perché ritardavano nel fornire notizie che a volte erano pure incomplete». In base agli attuali parametri scientifici, qual è il giudizio sul lavoro statistico del cagliaritano? «Attraverso le schede dell'Angius siamo in grado di avere un quadro statistico abbastanza definito dello stato della Sardegna nel secondo quarto dell'Ottocento. L'importanza di questo lavoro deriva dal fatto che non esistono fonti alternative. In mancanza d'altro, certe notizie possono essere riprese solo dal Casalis. Il dato sulla popolazione invece può essere confrontato e risulta coerente con altre ricerche. È doveroso specificare però che la rilevazione dell'Angius si prolunga per un intervallo di tempo notevole e quindi diviene necessario desumere il dato medio. Le rilevazioni di oggi devono essere riferite a un determinato e preciso istante temporale». Complessivamente, come sono articolati i dati dell'Angius? «La ricerca è articolata in 18 grossi argomenti. Dalla topografia e caratteristiche del territorio alla storia, dalle acque al clima, dalla popolazione al clero. Fornisce dati epidemiologici riguardo alle malattie più frequenti, dati sul personale sanitario, tradizioni, modi di vestire. Ma anche notizie su quella che veniva chiamata indole degli abitanti. Si tratta evidentemente di indicatori di criminalità e litigiosità. Entro i limiti di attendibilità possibili a quel tempo, l'Angius spiega com'era ripartita la popolazione attiva, quanti erano i negozianti, i muratori, gli agricoltori. Quali le attività prevalenti nei vari centri. Ancora, si sofferma sulle antichità di carattere archeologico che lo storico John Day ha studiato per il suo volume sui villaggi scomparsi della Sardegna. Il quadro che ci fornisce è abbastanza esaustivo ed omogeneo per tutti i comuni anche perché a tutte le sue fonti locali chiedeva di compilare una sorta di questionario». Lei ha utilizzato tutti questi dati e li ha raccolti in un compendio statistico di 500 pagine. Ce ne parli? «Questa idea deriva dalla mia deformazione professionale. Trovo più agevole scorrere dei tabulati anziché leggere una descrizione. Ho pensato quindi di elaborare un compendio statistico articolato in nove sezioni, ognuna delle quali preceduta da una breve descrizione sull'attendibilità dei dati e su alcuni elementi particolarmente interessanti. Esattamente come sono presentati i quadri dell'Istat. Al tempo avevano collaborato alla stesura due mie laureande: Daniela Angioni e Tiziana Medda». Questo materiale non è mai stato pubblicato? «Mai pubblicato. E mi farebbe piacere se potesse essere stampato proprio adesso. Si metterebbe a disposizione una notevole quantità di informazioni sulla Sardegna ottocentesca e si potrebbe ripartire da questo compendio statistico per ricostruire altri aspetti di demografia storica sull'Isola». Può indicare delle curiosità emerse da questa ricerca? «Ultimamente, sulla base del compendio, la professoressa Maria Antonietta Gatti ha potuto verificare che l'area della longevità ai tempi dell'Angius era, come è oggi, l'Ogliastra. È interessante anche rilevare l'anima ecologica dell'autore. Dimostrando notevole sensibilità, egli lamenta la distruzione dei boschi. Lo scolopio ci dà un quadro delle malattie più frequenti per ogni comune, calcola la durata media della vita, valuta le condizioni di igiene, se esiste un buon approvvigionamento di acqua potabile e in particolare sottolinea se si è già provveduto a trasferire il cimitero fuori dall'abitato. Tuttavia erano ancora tanti i comuni in cui i seppellimenti avvenivano al centro del paese. Personalmente ho riscontrato altre curiosità riguardo ai saperi locali. Per esempio mi sono soffermato sul pane ogliastrino impastato con la terra». Dovrebbe essere il pane di ghiande. Ha mai utilizzato questa ricetta? «No, ma l'ho proposta a un noto ristoratore cagliaritano». Come spiega l'interesse dell'Angius per il dato statistico? «L'intellettuale ha attraversato quel momento storico in cui si è voluto ricostruire in chiave moderna un quadro preciso delle risorse e degli abitanti di ogni territorio. L'esigenza era di giungere a una visione non genericamente globale ma disarticolata nelle diverse realtà locali. In questo contesto gli studi dell'Angius assumono un'importanza ancora più notevole perché, tra gli stati sabaudi, la Sardegna era considerata lontanissima e "mal conosciuta"».
Walter Falgio
 
 

 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Olbia
Università, le lezioni on-line
Cominciata la programmazione della facoltà giuridica
 TEMPIO. Prima campanella per le lezioni di Scienze Giuridiche presso la sede universitaria di Tempio. Campanella telematica, nel senso che le lezioni sono “on line”, in videoconferenza. Com’è ormai prassi consolidata nelle sedi distaccate rispetto alla sedi universitarie centrali. In questa forma in città ha preso avvio il corso di laurea in Giurisprudenza istituito dalla relativa facoltà dell’Università di Sassari. Ed è un corso che va ad aggiungersi ai due già avviati.
 Gli studenti di questo territorio infatti potranno seguire le lezioni dalla sede universitaria cittadina funzionante ormai da qualche anno nell’edificio scolastico affacciato sul viale Angioy. E’ qui infatti che è stata allestita una postazione che permette di seguire l’attività didattica che trova regolare svolgimento nelle aule della sede centrale della facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo turritano e che viene contemporaneamente teletrasmessa sugli schermi delle aule tempiesi. Nel pieno di quest’attività gli studenti potranno interagire con i docenti e quindi prender parte attiva alle lezioni e a ogni altra forma dell’azione didattica. Solo gli esami, compresa la laurea, dovranno esser sostenuti in facoltà davanti a regolari commissioni. Alla prima lezione in videoconferenza ha fatto seguito la firma della convenzione per l’istituzione del corso fra comune di Tempio e Facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo sassarese. A sottoscriverla sono stati il sindaco Antonello Pintus ed il preside della facoltà professor Giovanni Lubrano. Entrambi poi hanno presentato l’iniziativa, evidenziandone l’importanza per la città e il territorio gallurese e soprattutto per tanti giovani che non potranno che trarre grande benificio evitando il trasferimento a Sassari per frequentare il corsi per conseguire la laurea in Giurisprudenza. I corsi di Scienze Giuridiche vengono quindi ad allargare l’offerta di formazione universitaria assicurata dalla città. Essi infatti si aggiungono a quelli di Tossicologia dell’Ambiente e di Tecniche erboristiche istituite ormai da qualche anno dalla Facoltà di Farmacia dell’Università di Sassari.
Tono Biosa
 
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Nuoro
«Nuove tecniche per affrontare il disagio»
Pedagogia clinica, anche nell’isola il percorso formativo post-laurea
 NUORO. Ricorrendo a un gioco di parole si può dire che l’oggetto della sua attività è il soggetto. O meglio, la persona e la sua tipicità. Il suo obiettivo quello di aiutare l’individuo a trovare in se stesso le risorse per affrontare situazioni di disagio e difficoltà in qualsiasi condizione esistenziale. Tutto ciò attraverso l’utilizzo di tecniche e metodologie innovative. In estrema sintesi sono questi i tratti distintivi della pedagogia clinica, scienza sociale definita a metà degli anni Settanta dal professor Guido Pesci, che inizia a interessare anche i giovani sardi.
 Discreta, infatti, è la percentuale di laureati nostrani che decidono di accedere alla formazione post-universitaria per il conseguimento del titolo. “Un’idea di formazione, intesa come interesse globale verso la persona di qualsiasi età - come spiega Carmina Nurchis (foto), giovane nuorese che ha da qualche mese terminato il master, a Firenze -. Il pedagogista clinico è un professionista che ha assunto abilità diagnostiche e metodologiche attraverso le quali aiuta la persona a trovare dentro di sé le risposte ai blocchi e ai conflitti che si trova ad affrontare quotidianamente migliorandone, così, la qualità della vita”.
 Una figura molto prossima a quella dello psicologo ma che si differenzia in alcuni punti fondamentali. “Il primo - è sempre Carmina Nurchis che parla - è che il pedagogista clinico si pone in ascolto e in osservazione nei confronti della persona per scoprirne abilità e potenzialità. Inoltre non usa la parola, il colloquio, come unico mezzo di comunicazione e di aiuto, ma si avvale anche di metodi pratici, che agiscono sia sull’aspetto emotivo che su quello funzionale. Ne sono esempio il metodo Inter Art (tra le arti) che spazia dalla musica alla poesia fino alla danza piuttosto che la pittura e la scultura al quale si aggiungono i metodi per la distensione, l’esplorazione e la conoscenza del proprio corpo; stimolazioni tattili capaci di far riconquistare un benessere psico-fisico e quindi una personale armonia e benessere interiore”. Dall’infanzia all’adolescenza fino alla terza età l’intervento pedagogico clinico è di aiuto per il superamento di difficoltà di apprendimento e comportamentali, disagi nella sfera affettiva-emotiva, difficoltà delle abilità mnestiche e logico matematiche.
 Pedagogisti clinici si diventa al termine di un master triennale post-università a Firenze in un ente accreditato dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Si tratta di 1500 ore di lezioni teoriche ed esperienza pratica dirette all’apprendimento di metodi e tecniche brevettate che contraddistinguono la nuova figura professionale.
 Il percorso formativo si conclude con la discussione di una tesi finale presso l’Istituto toscano, mentre il corso post-universitario si può frequentare presso le 13 sedi decentrate dell’Isfar (in Sardegna è Cagliari). (lil.cos.)
 
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Cagliari
Pioggia di euro per i progetti di qualità
Ok della Regione, con l’università via al recupero di un patrimonio storico e architettonico importante
 CARBONIA. La notizia è arrivata adesso, ma non si può dire che si tratti di una vera sorpresa nell’uovo di Pasqua. Che l’amministrazione riuscisse nell’intento di portare a casa i dieci milioni di euro, importo massimo concedibile per i progetti di qualità del bando POR dell’asse città ne era convinta, sin dall’inizio, l’intera giunta comunale, sindaco in testa. Ieri la notizia ufficiale.
 I quattro progetti presentati, e che rappresentavano le quattro linee direttrici dell’intervento prescelto, sono stati tutti finanziati, per un importo complessivo di nove milioni e 960 mila euro. La compartecipazione finanziaria del comune ammonta a circa 600 mila euro. Una quota dell’importo complessivo è rappresentata da «azioni immateriali», ossia di interventi non destinati alla realizzazione di opere. Una parte consistente di queste è rappresentata dalle collaborazioni dell’Università di Cagliari, che attiverà un laboratorio della qualità urbana per il recupero del patrimonio storico e architettonico, oltre ad una serie di iniziative che vanno dal recupero di strutture alla creazione di corsi di alta specializzazione. Specificatamente, il primo progetto riguarda la riqualificazione dell’accessibilità allo spazio pubblico centrale della «città di fondazione». L’intervento comprende la riqualificazione di viale Gramsci, via delle Poste, via Nuoro, il completamento della piazza Santa Barbara a Bacu Abis e la ristrutturazione di piazza Venezia a Cortoghiana. Il tutto per un importo complessivo di un milione e 800 mila euro. Legato alla miniera, con il previsto restauro e recupero del padiglione Torneria e Forge (che diventeranno una struttura polifunzionale destinata all’alta formazione universitaria e un centro congressi) è il secondo progetto, finanziato con 2 milioni e 160 mila euro. E’ poi previsto il restauro e recupero dell’albergo operaio storico di via Costituente, che verrà trasformato in centro educativo giovanile integrato, con ostello della gioventù e ludoteca. Il costo dell’intervento è di duemilioni di euro. Il quarto progetto prevede la riqualificazione funzionale ed ambientale della viabilità per l’accessibilità alla città di fondazione. L’intervento prevede un asse attrezzato tra la frazione di Barbusi e la strada statale 126 a Is Meis, attraverso la sistemazione di via Ospedale, cia Stazione e la realizzazione ex novo di alcuni tronchi stradali di tipo urbano oltre che delle connessioni con la viabilità esistente con la rotatoia. Il tutto per un costo di 4 milioni di euro.
Gianfranco Nurra
 
 
11 – La  Nuova Sardegna
 Pagina 2 - Oristano
La Camera di commercio premia tesi di laurea e dottorati di ricerca
Le domande di partecipazione entro il 30 aprile
 ORISTANO. Sono stati prorogati i termini fissati per la partecipazione alla seconda edizione del concorso indetto dalla Camera di commercio, che intende premiare due tesi di laurea (e/o dottorato di ricerca) su argomenti inerenti all’economia del territorio e al sistema di imprese provinciali.
 La domanda di partecipazione va presentata entro le 12 del 30 aprile (e non più il 31 marzo come originariamente previsto) alla Segreteria generale della Camera di commercio (via Carducci 23, palazzo Saia), dove si può anche prendere visione del bando. Il concorso è aperto ai laureati nelle Università degli Stati dell’Unione europea che abbiano discusso nell’anno solare 2004 la tesi di laurea, laurea breve e/o dottorato di ricerca, inedita e originale, i cui contenuti “valorizzino o approfondiscano la conoscenza del sistema delle imprese e dell’economia dell’Oristanese”.
 
 
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Primo soccorso salvavita
Accordo tra questura e università
 CAGLIARI. Ateneo e questura unite a doppio filo per raggiungere alti livelli di professionalità nell’applicazione delle tecniche di primo soccorso salvavita. L’intendimento sta tutto in un accordo firmato nei giorni scorsi dal questore, Paolo Cossu, e dal preside della facoltà di Medicina, Gavino Faa: i due enti s’impegnano a collaborare in progetti di formazione, riguardanti il primo soccorso, cui parteciperanno gli stessi uomini della Polizia di Stato impegnati ogni giorno nel controllo del territorio.
 Un accordo importante che prelude a un progetto ben più ambizioso: la costituzione, negli spazi della facoltà di Medicina, nella Cittadella universitaria di Monserrato, di un “Centro universitario di rianimazione avanzata simulata”. Come dire: una scuola dove imparare ad operare nell’emergenza. Si tratterebbe del primo centro di questo tipo in Italia: un centro dove, oltre alla normale attività didattica, sarà possibile, si legge in una nota della questura, ‹‹programmare corsi di formazione ed aggiornamento al primo soccorso tenuti da docenti dell’università e da medici e istruttori della Polizia di Stato››.
 L’obiettivo dichiarato è quello d’addestrare quanto più personale possibile nelle tecniche di rianimazione e procedure d’emergenza, anche mediante l’uso di defibrillatori, che potrebbero, si spera in un futuro non lontano, far parte della dotazione delle volanti e delle pattuglie della polizia. In Italia sono circa 50 mila i casi d’arresto cardiaco registrati ogni anno: riescono però a salvarsi solo il due per cento dei soggetti colpiti. Un intervento di primo soccorso efficace permetterebbe d’innalzare il dato sino al 40 per cento. (s.z.)
 
 
 
13 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
Dallo smaltimento dei rifiuti una miniera di metalli preziosi
Presentato a Nuoro il progetto-pilota dell’università di Cagliari sul «Recupero dell’oro dai rifiuti elettrici ed elettronici»
ANTONIO SALVATORE SASSU
 NUORO. Una miniera d’oro, e di altri metalli preziosi, grazie allo smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici. È questo l’argomento di un seminario promosso dal Consorzio Ventuno, dalla società Promea e dall’università di Cagliari, che si è tenuto ieri a Nuoro suscitando grande interesse negli imprenditori presenti, che si occupano appunto del riciclaggio o dello smaltimento, oppure commerciano in materiale elettronico. Il progetto-pilota «Recupero dell’oro dai rifiuti elettrici ed elettronici» vuole promuovere la ricerca e la successiva adozione di soluzioni innovative da parte di un gruppo di imprese-pilota dei settori dell’elettronica e del recupero rifiuti. Soluzioni che al posto di usare veleni e altre sostanze inquinanti per l’ambiente, prevedono l’uso di potenti e innovativi reagenti non tossici. Il brevetto di questa lavorazione rivoluzionaria sarà poi dato in uso gratuito a tutte le imprese sarde che si occupano del recupero e del riciclaggio che ne faranno richiesta.
 Il progetto è stato presentato dal presidente del Promea, Franco Meloni, da Mara Mangia, del Servizio ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico del Consorzio Ventuno, coordinatrice del progetto, mentre per l’Università di Cagliari erano presenti Paola Deplano e Angela Serpe, del Dipartimento di chimica inorganica e analitica, e da Massimo Vanzi e Andrea Morelli, del Dipartimento di ingegneria elettrica ed elettronica.
 A Mara Mangia, chiediamo ulteriori informazioni sull’argomento: «Si tratta di un progetto sperimentale per la realizzazione di un impianto pilota a basso impatto ambientale per il recupero dei metalli nobili, fra cui l’oro, dallo smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici. Il progetto nasce da una ricerca svolta dal Dipartimento di ingegneria elettrica ed elettronica e dal Dipartimento di chimica inorganica e analitica dell’università di Cagliari. Sarà un impianto rivoluzionario perché non prevede l’uso di sostanze chimiche tossiche, ma. anzi, di sostanze non nocive per l’ambiente. Questo in linea anche con quanto previsto dalla direttiva europea sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), che renderà obbligatorio lo smaltimento a carico del produttore».
 La direttiva europea sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee 2002/96 del febbraio 2003) prevede la responsabilità dei produttori che dovranno istituire centri di raccolta e di trattamento per lo smaltimento dei rifiuti delle loro apparecchiature. Il campo di applicazione riguarda grandi e piccoli elettrodomestici, apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, apparecchiature di consumo e di illuminazione, strumenti elettrici ed elettronici, giocattoli e apparecchiature per lo sport e il tempo libero, dispositivi medici, strumenti di monitoraggio e di controllo, distributori automatici.
 Attualmente l’80 per cento di questi rifiuti prodotti in tutto il mondo viene smaltito in Cina, con gravi ripercussioni per l’ambiente. Ma la direttiva europea, che in Italia sarà recepita appunto ad agosto di quest’anno, precisa che i rifiuti non si potranno più esportare e che devono essere smaltiti in loco. Dipingere gli scenari futuri è prematuro perché dopo aver recepito la direttiva Ue l’Italia deve predisporre leggi e regolamenti che ne rispettino i contenuti. Quindi scenari tutti da disegnare, di cui è ancora impossibile vederne tutti i risvolti, ma sicuramente i costi di oggi possono diventare il businnes di domani. Basti pensare che all’interno di un normale computer desktop, che pesa intorno ai 27 chili, una ricerca ha individuato oltre 30 elementi di particolare rilievo nell’ottica del recupero fra cui oro, alluminio, piombo, silice, stagno, ferro, rame, zinco, plastica, arsenico, selenio, titanio, e tanti altri. Una vera miniera d’oro e di altri metalli e materiali che possono essere fonte di guadagni per le imprese che se ne occuperanno, anche se in Sardegna non potranno essere tantissime, almeno all’inizio. Le schede, per esempio, sono molto appettibili per l’elevata percentuale d’oro contenuta nei circuiti stampati, così come le cartucce di stampante ink-jet.
 Secondo il Wwf, un inceneritore tradizionale di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche emette ogni anno nell’atmosfera circa 236 tonnellate di mercurio, 16 tonnellate di cadmio, diossine e altre sostanze nocive e più della metà del piombo prodotto dagli inceneritori, mentre il progetto del Consorzio 21 e della Promea elaborato dai due Dipartimenti dell’università di Cagliari è rivoluzionario perché punta a ottenere gli stessi risultanti usando prodotti non nocivi e rispettando l’ambiente.
 
 

 
14 – Corriere della sera
Quei 107 corsi di laurea senza allievi Da «traduttori dialoghisti» a «storia del Mediterraneo»: servono solo a creare cattedre
ROMA - La scorsa estate sono stati proposti ai ragazzi appena usciti dagli esami di maturità 3 mila e 29 corsi di laurea triennale o a ciclo unico. Dopo qualche mese all’Osservatorio studenti istituito al ministero dell’Università hanno scoperto che 107 di questi corsi non avevano avuto neppure un iscritto, che 40 avevano attirato meno di 5 studenti e altri 158 erano stati scelti da non più di 10 matricole. Se facciamo due conti scopriamo che i nostri 77 atenei, compresi i 14 non statali, si sono visti bocciare il 10 per cento dell’offerta di formazione. I ragazzi hanno esaminato i titoli di 107 corsi di laurea, si sono chiesti dove andavano a parare, se offrivano qualche opportunità di trovare lavoro e dopo averci pensato un po’ su hanno risposto all’offerta con un «no grazie». Negli altri duecento casi, viste le cifre che vanno da 1 a 10 immatricolati, viene da chiedersi che senso ha un corso con tre, quattro, cinque materie al primo anno, con tutte le dotazioni regolamentari di professori, laboratori, aule e un pugno di iscritti. I dati del Miur parlano chiaro: spesso le università quando creano dei nuovi indirizzi non pensano alle esigenze degli studenti. «L’offerta è sbagliata perché manca una verifica dei fabbisogni - dice Antonello Masia, direttore generale del ministero -. Va razionalizzata. L’abbiamo già fatto e continueremo a farlo fino a quando non risponderà agli interessi dei ragazzi invece che a quelli dell’accademia, sia che si tratti di interessi di singoli docenti o di scuole. Un’offerta sbagliata di corsi di laurea produce danni al sistema universitario e al Paese».
Le lauree dai titoli stravaganti, a volte quasi umoristici, da tre anni a questa parte sono bersaglio della scure del ministero che cerca in tutti i modi di ridurre una lista pletorica e spesso poco utile. Dal prossimo anno accademico le lauree prive di requisiti - numero docenti, profilo scientifico dei prof, dotazioni - saranno private del riconoscimento pubblico. La cernita verrà conclusa entro giugno. Secondo fonti non ufficiali del ministero sarebbero circa 4-500 le lauree a rischio. Tuttavia la tendenza a sfornare corsi su corsi continua. Cosa c’è dietro? Per molti prof, più o meno indignati, la logica è quella della moltiplicazione delle cattedre. «L’università deve far fronte alle esigenze della ricerca e della formazione degli studenti invece di soddisfare le prospettive accademiche di questo o quel gruppo di docenti», dichiara il professor Giuseppe Valditara, responsabile di An per le questioni degli atenei.
L’offerta rifiutata dagli universitari si caratterizza per la genericità dei titoli o all’opposto per l’estrema specializzazione. Qualche esempio. Chi consiglierebbe al figlio o ad un amico di iscriversi ad un corso triennale per «Traduttori dialoghisti televisivi»? Probabilmente nessuno e infatti la struttura dell’ateneo di Torino non ha avuto successo: zero iscritti. A Roma, dove si contano ben 17 lauree-flop, il corsi di laurea in «Storia del Mediterraneo e dell’Asia» non ha convinto nessuno. Come quella per «Operatori della sicurezza sociale» proposta dall’ateneo fiorentino. Quale è il senso della proposta, si saranno chiesti i ragazzi appena usciti dal liceo. A Pisa il corso di laurea in «Lingua e cultura italiana per stranieri» ha avuto un solo iscritto. Certamente non si sentirà trascurato dai propri docenti. Ma non è sempre la debolezza o la genericità a far declinare l’offerta o a limitarla. «Biotecnologie applicate alla maricoltura e all’acquacoltura nelle aree interne e nella trasformazione dei prodotti ittici», sembra fatto apposta per chi risiede dalle parti di Comacchio. Si sono iscritti in otto, evidentemente tutti molti motivati.
Giulio Benedetti
 
 
15 – Corriere della sera
Ricerca biomedica Team per De Maio
Un’alleanza tra gli scienziati attivi sul territorio e i rappresentanti delle 20 maggiori istituzioni impegnate in Ricerca e sviluppo. Con l’obiettivo di condividere progetti e risultati. La Regione Lombardia ha varato il piano per la realizzazione di un «Distretto regionale delle bioscienze». Alla guida del team ci sarà Adriano De Maio, rettore dell’università Luiss di Roma, nominato presidente del Nucleo di progetto dall’assessore regionale alla Sanità, Carlo Borsani. Il gruppo di studiosi avrà più di un compito: fare l’inventario degli operatori e della attività svolte dai centri e dai laboratori selezionati (pubblici, privati e no profit); promuovere azioni di comunicazione e sinergie internazionali, attirando capitali; aggiornare il registro degli operatori e delle tecnologie; allargare la piattaforma delle bioscienze, aggregando altri partner regionali in Italia e in Europa.
«L’obiettivo finale - spiega Borsani - è di ottenere quella "massa critica" indispensabile per essere presenti e competere con più forza nello scenario europeo, in uno dei settori strategici della Ricerca scientifica».
 
 

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