Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 April 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 28 – Marghine e Planargia
Laconi
Oggi nel centro culturale il convegno sulla "limba de Mesania"
Il centro culturale di Laconi ospita oggi dalle 17 il convegno "Su sardu: limba de vida, traballu e guvernu. Sa proposta de limba de Mesania". Organizza su "Sòtziu limba sarda", con la partecipazione dell'Amministrazione comunale e di diverse associazioni locali. Dopo il saluto degli amministratori interverrà Giuseppe Corongiu, direttore de "Sòtziu limba sarda", promotore del primo sportello linguistico della lingua sarda a Quartu Sant'Elena nel 1999. Seguiranno le relazioni di Maurizio Virdis, docente di Filologia romanza e linguistica sarda a Cagliari; Mario Puddu, autore del dizionario della lingua sarda e docente dell'ateneo cagliaritano; Francesco Cheratzu, editore; Michele Ladu e Simona Corongiu, ricercatori universitari. I lavori verteranno principalmente su due temi attualissimi della politica della "limba": l'unificazione linguistica e la valorizzazione "moderna" della lingua sarda attraverso l'applicazione su internet e nell'informatica. Verrà pertanto illustrata la proposta "Limba de Mesania", alternativa recente alla tanto discussa "lingua sarda unificata", riproposta dalla Provincia di Nuoro dopo essere stata bocciata dalla Regione che l'aveva "creata" cinque anni fa. Inoltre, verranno presentate la rivista digitale "Diariulimba" e il sistema per apprendere il sardo gratuitamente su internet (iscolimba). Entrambe le iniziative sono state realizzate a cura de su "Sòtziu limba sarda". Si potrà vedere anche in uso il correttore ortografico gratuito realizzato dall'editore Condaghes da applicare sul computer di casa per scrivere correttamente il sardo. Questa associazione regionale, con sede a Cagliari, raccoglie un centinaio di aderenti provenienti da diverse parti dell'Isola e in particolare dalle zone interne.
Barbara Correli
 

2 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 – Nuoro
Oliena, a lezione di ambiente nel campo scuola a Lanaitho
OLIENA. Campo scuola, un’esperienza da ripetere. Ne sono convinti in Comunità Montana che nell’ambito delle attività dell’assessorato ai Beni culturali e ambientali ha organizzato la seconda edizione del campo scuola. Dal 5 al 17 di giugno 15 volontari desiderosi di conoscere la flora del Supramonte e del Gennargentu, avranno l’opportunità di conoscere le specie arboree in una diversa stagione dell’anno sotto la guida degli esperti della Facoltà di scienze Forestali di Nuoro con la quale la Comunità Montana ha stipulato un protocollo di intesa per la valorizzazione dell’ambiente. Il campo è rivolto a studenti e laureati, ma anche a operatori turistici e culturali, professionisti o semplici appassionati. Sono previste attività pratiche e didattica in aula ed escursioni nei più importanti siti naturalistici e archeologici del Supramonte e del Gennargentu. «La collaborazione tra questi due enti, è una esperienza importante e fruttuosa che riteniamo debba essere coltivata - spiega l’assessore ai beni culturali dell’ente montano e del comune di Oliena, Gianfranca Salis - con questa esperienza, che sta trasformando la valle di Lanaitho in una grande aula verde all’aperto». Come nella scorsa edizione, sono state inserite tra le attività dei seminari tenuti dai docenti della Facoltà di Scienze Forestali che si terranno nella sala consiliare del Comune di Oliena. «Questo campo - conclude Gianfranca Salis - rappresenta un esperienza importante sotto vari punti di vista: si inizia un rapporto di collaborazione con l’istituto universitario, che garantisce alto contenuto scientifico alle attività sul territorio; rappresenta un momento di approfondimento conoscitivo delle peculiarità naturalistiche del nostro territorio; è anche un momento di promozione del nostro territorio e di valorizzazione della sua vocazione per un turismo fortemente caratterizzato sul piano ambientale e culturale.(n.m.)
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano
In calo (-10%) la mortalità scolastica
Confortanti dati da un convegno organizzato dal Tecnico n.2
ORISTANO. Il diploma non basta più. Per trovare lavoro bisogna faticare ancora dopo l’esame di maturità, spesso anche per anni. È il dato di fatto attorno al quale esperti di economia, ma anche politici e rappresentanti della scuola si sono trovati a discutere ieri mattina nell’Aula magna dell’Istituto tecnico commerciale n.2. Lo spunto è stato il convegno che ha chiuso le celebrazioni del decennale dell’istituto. Convegno intitolato “La scuola in uno sviluppo possibile: trasporti, comunicazioni e turismo” e dedicato quasi per intero agli studenti delle quarte e quinte classi. Di coloro, cioè, che si apprestano a concludere la scuola superiore e si troveranno a cercare lavoro. Sì, perchè anche coloro, e saranno in tanti, che sceglieranno di proseguire gli studi all’Università, dovranno, anche nella scelta della facoltà da frequentare, fare i conti non soltanto con le proprie aspirazioni, ma anche con un mercato del lavoro che in troppi casi non offre poi tante chanches. Insomma, nessuno dei relatori che, intervenendo al convegno, hanno accolto l’invito del preside del Tecnico, Salvatore Sinis, se l’è sentita di sfogliare l’album delle illusioni. Tutt’altro. Così, il preside della Facoltà di Economia dell’Università di Cagliari, Roberto Malavasi, non ha esitato a sottolineare come la preparazione scolastica non sia più sufficiente a preparare professionalmente. «Il sistema scolastico italiano è da rivedere - ha spiegato il professor Malavasi - perchè è paradossalmente in ritardo rispetto al resto dell’Europa. Infatti, mentre la scuola elementare offre una preparazione all’avanguardia, sicuramente fra le migliori in Europa, altrettanto non avviene con la scuola media e la superiore. Che ci vede agli ultimi posti. Un ritardo che va recuperato in fretta, considerato che l’innovazione viaggia a ritmi sostenuti». E i giovani in cerca di lavoro? Su questo il professore è stato fin troppo realista: «Dovranno faticare. Perchè la preparazione non è sufficiente». Scuola da riformare, ma che comunque è un riferimento irrinunciabile. E che comunque in questi anni qualche risultato, anche nell’Oristanese, lo ha dato. È il calo della mortalità scolastica, scesa ultimamente del 10%, come ha ricordato l’assessore provinciale alla pubblica istruzione, Gianni Demartis. Senza dimenticare l’ampliamento dei corsi di studio, con nuove scuole nate negli ultimi anni, che offre agli studenti una gamma di scelte sempre più ampia. Internet e conoscenza dell’inglese sono solo alcuni degli strumenti indispensabili per coloro che, usciti dalla scuola, si troveranno alla ricerca di un lavoro. Sono conoscenze che la scuola offre, ma non sempre. Ed ecco che entra in gioco l’autonomia scolastica. «Che fino ad adesso è stata stravolta, si è ridotta alla mera organizzazione del calendario. Si entra prima, si distribuiscono le vacanze diversamente a seconda delle esigenze dell’Istituto. Ma è una mortificazione di quell’autonomia che, invece, deve diventare possibilità per ogni istituto di accrescere le offerte formative, organizzare meglio i programmi, solo per fare qualche esempio»: parole di Armando Pietrella, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, che, rivolgendosi agli studenti, ha ribadito: «Il titolo di studio ormai non basta più, vale invece la competenza conseguita frequentando la scuola». I futuri diplomati e laureati rappresentano comunque la grande risorsa di un territorio, la provincia di Oristano, in cerca di riscatto. A loro è andato il messaggio del direttore del Csa, Vincenzo Fadda: «Dovrete mettercela tutta, per invertire una crisi che sta portando al declino il territorio. Che è carente in tutto, dai trasporti al turismo». Così la parola chiave è diventata “nuova imprenditorialità”. Le opportunità finanziarie per coloro che dopo gli studi vorranno, per così dire, “mettersi in proprio”, sono state illustrate dal direttore della sede provinciale del Banco di Sardegna, Tonino Pala. Che ha ricordato l’esistenza di strumenti importanti che la Regione ha varato appunto per favorire l’imprenditoria giovanile, dal prestito d’onore (per l’imprenditoria femminile) alla legge 1 del 2002. E intanto l’Oristanese si attrezza per superare l’impasse. In prima linea c’è ad esempio il Sil. La cui attività è stata illustrata dalla sua direttrice, Anna Paola Iacuzzi.Michela Cuccu
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
Università e territorio, scelta vincente
Nell’area di Surigheddu sorgerà un polo per la ricerca veterinaria
GIANNI OLANDI
ALGHERO. Si consolida il legame di Alghero con l’università e l’area di Surigheddu assume maggiore valenza scientifica con la creazione di un polo di ricerca veterinario. «Il finanziamento di 5 milioni di euro di fondi Cipe destinati dalla Regione all’intervento sono un’importantissima occasione di sviluppo per il territorio». Lo sostiene Mario Bruno (nella foto), consigliere regionale di Progetto Sardegna e ricorda che il progetto prevede anche la costituzione di un’azienda zootecnica sperimentale. «Si tratta di una iniziativa - aggiunge l’onorevole Bruno - che rafforza la vocazione alla ricerca e allo sviluppo produttivo dell’area di Surigheddu, dove appunto l’intervento verrà localizzato, e consolida il legame della città di Alghero con l’Università di Sassari. Il Centro di Alghero diventerà un punto di riferimento di eccellenza a supporto dei distretti produttivi del settore e darà un forte impulso alla realtà produttiva locale». Obiettivo di questo intervento, oltre allo svolgimento delle attività di ricerca in senso stretto, è l’interazione con l’allevamento, settore economico strategico della Regione, con particolare attenzione per l’ovicaprino.«La realizzazione del Centro e dell’Azienda collegata, in linea con gli standard europei - sottolinea ancora il consigliere di Progetto sardegna - consentirà inoltre alla Facoltà di Veterinaria dell’Università di Sassari l’auspicato rispetto dei criteri di valutazione e accreditamento necessari per la costituzione di una Facoltà di Medicina Veterinaria di livello europeo». Altro intervento importante, per il quale sono stati destinati un milione di euro di Fondi Cipe, riguarda la realizzazione di laboratori e centri di competenza sulla biodiversità marina, mirati a sviluppare l’allevamento di pesci e molluschi tipici sardi. A questo proposito Bruno riferisce che la Porto Conte Ricerche di Tramariglio «è in prima fila e l’area scientifica svolgerà un un ruolo fondamentale».Infine, altri 2 milioni di euro sono finalizzati alla creazione di specifici laboratori di ricerca e centri di competenza nel settore della biodiversità animale, con particolare riferimento alla valorizzazione del patrimonio autoctono nelle fasi della produzione e dell’allevamento, anche in collegamento con le iniziative sperimentali del Centro di ricerca veterinario di Surigheddu e della biodiversità marina di Tramariglio. L’importante intervento finanziario destinato alla ricerca appare in grado di far svolgere un salto di qualità al territorio. Desta invece qualche problema l’annosa questione del ritorno alla produttività della tenuta agrariuoa di Surigheddu che dopo l’assegnazione alla Fratelli Pinna di Thiesi, industria casearia, registra oggi un stop a causa di un ricorso presentato al consiglio di Stato da parte della Trexenta, società concorrente all’assegnazione dei 900 ettari di Surigheddu, che intendeva realizzare nei terreni regionali un allevamento di struzzi.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 43 - Cultura e Spettacoli
Incontri del Fai: l’architetto Vanni Macciocco parla del rapporto tra l’ambiente e i modelli di sviluppo
Paesaggio simbolo d’identità
«Le radici di un territorio sono le basi per valorizzarlo»
SILVANA PORCU
Scavare nelle radici di un territorio per gettare le basi della sua valorizzazione. Capire il valore ambientale, sociale e culturale di un’area prima di sviluppare un progetto è una mossa indispensabile. Nessuna forma di tutela può essere realizzata senza analisi approfondite. Le iniziative devono prendere in considerazione i significati simbolici del territorio perché un paesaggio può diventare luogo d’identificazione. Ma sempre più città si riempiono di creazioni artificiali che partono da modelli preconfezionati. È il quadro del preside della facoltà di Architettura di Alghero, Vanni Macciocco, nell’incontro sul tema «Paesaggio e costruito». Un dibattito moderato dal giornalista Costantino Cossu. Quarto appuntamento con i «Giovedì della cultura» promossi dal Banco di Sardegna e dal Fondo per l’ambientale italiano (Fai) in collaborazione con la «Nuova Sardegna». «Serve un grande progetto di convivialità urbana - spiega l’architetto - E per realizzarlo nelle singole città occorre molto lavoro, fatto di piccoli interventi mirati. Una mossa fondamentale è stata la nascita della Conservatoria delle coste. Impedisce che uno spazio, lasciato a sé, possa essere trasformato». Macciocco scompone poi il concetto di paesaggio per ricostruirlo attraverso i singoli elementi che ne fanno parte. «Spesso si punta a valorizzare i centri storici come beni culturali circoscritti - dice -. Un buon esempio è Alghero. Ma qualche volta questa strategia di salvaguardia si scontra con un problema economico: mantenere intatti i paesaggi richiede contributi pubblici». L’idea di natura come luogo di distensione dallo stress metropolitano dà vita al modello di paesaggio come rudere. Qui l’arcaico diventa espressione del bello. Un’estetica che scava nelle rovine: «La trasformazione - sottolinea Macciocco - non è sempre un fallimento. Qualche volta non ha alle spalle un progetto consapevole ma è preferibile a una ristrutturazione improbabile». Il caso più controverso è quello dei «parchi tematici», luoghi che acquistano significati diversi dalla loro natura. Così l’architetto individua due strade per arrivare al risultato. Un primo percorso è in Toscana: «Una regione dove i centri storici diventano lo scenario di una eccellente industria turistica. Ma in realtà non sono altro che l’esito indesiderato di una politica di tutela del territorio». Il secondo percorso prevede interventi più forti. Passa attraverso la progettazione e la costruzione ex novo di un intero paesaggio, com’è successo per la Costa Smeralda. L’obiettivo è contemplare il territorio senza però valorizzarne i significati più profondi. «Sono insediamenti informi e labirintici - accusa ancora Macciocco - che portano a perdere l’orientamento». I risultati si possono vedere a Porto Cervo, ma anche a Torre delle Stelle. Piani che tendono a dimenticare la naturale relazione con l’ambiente circostante: le strade non portano alla spiaggia, lo spazio sul litorale è occupato da edifici privati. E l’intera città volta le spalle alla terra, guarda verso il mare. «In questo modo - continua - viene sottratto spazio pubblico. In un territorio costiero l’accesso dev’essere consentito a tutti». La tendenza dei parchi tematici, infine, porta a perdere di vista le risorse esistenti: «Di questo passo - sostiene Macciocco - non si può più parlare di strategia di sviluppo territoriale, ma solo di impresa». Una concezione a cui l’architetto riconduce l’idea di centri commerciali: grandi spazi con edifici immensi, che funzionano come isole autosufficienti, dove attività importanti per la città trovano spazio in zone decentrate. Ma il paesaggio può essere valorizzato anche in armonia con l’ambiente. Il territorio costruito dai padri può diventare eredità preziosa per i figli. Il modello di sviluppo sostenibile punta a considerare come risorsa tutto l’esistente. Il progetto può anche aiutare a creare occasioni di contatto in città che non hanno più spazi di questo tipo. Basterebbero semplici microinterventi per ricrearli. Progetti di scarsissimo impatto e di grande significato. Un esempio è quello che Vanni Macciocco chiama «paesaggio come realtà etica» e che rivela l’esistenza di un filo tra le opere di Maria Lai a Ulassai e le installazioni di Christo al Central Park. Se l’artista sarda ha creato con un nastro una nuova simbologia in un piccolo centro dell’entroterra isolano, con cui il paese si lega alla montagna e gli abitanti stringono altri contatti, il creativo bulgaro-americano ha realizzato 35 miglia di portali («The gates») nel parco più importante di New York. Percorsi simbolici che danno un senso nuovo ai paesaggi in cui si trovano, e che permettono una esperienza rinnovata del luogo anche da parte di chi lo abita. Il dibattito si accende sulla realtà sassarese: «Anche qui - spiega l’architetto - occorrono trasformazioni minime che permettano una maggiore identificazione. Ma un aspetto fondamentale è il rapporto con Platamona. Tra la città e il mare c’è un viaggio. Bisognerebbe progettare il tragitto o almeno l’arrivo, magari grazie a un consorzio tra i comuni del litorale. Una buona occasione può arrivare anche dall’università, deve nascere una città culturale».
 

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