Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 April 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 37 – Nuoro
Finanziato lo studio di fattibilità
per il recupero dell'antica struttura di via Grazia Deledda devastata da un incendio nel 1991
Primo sì della Regione al museo dell'Identità nel mulino Gallisay
Il sogno di trasformare il vecchio mulino Gallisay in un museo etnografico potrebbe finalmente diventare realtà. La giunta regionale ha infatti incluso uno studio di fattibilità tramite concorso di idee per il recupero della gigantesca e fatiscente struttura sorta a fine Ottocento nel rione di Santu Predu, cuore pulsante della Nuoro che fu, nello stanziamento approvato ieri di quasi 25 milioni di euro di fondi Cipe destinati ad interventi di carattere culturale. Buone notizie dunque per l'amministrazione comunale che già nel 2002 aveva predisposto un progetto di massima per la realizzazione di un'Università delle tradizioni popolari in quel che resta del mulino costruito ormai più di un secolo fa da don Franceschino Gallisay. Quel che resta perché lo storico immobile, che è ancora di proprietà degli eredi Guiso-Gallisay, nel 1991, dopo decenni di abbandono, era stato quasi completamente distrutto da un violentissimo incendio che compromise gravemente anche la stabilità delle strutture portanti. Una devastazione che oltre a creare pericoli di crolli aveva fatto pure impennare i costi di un'eventuale ristrutturazione scoraggiando sino ad oggi ogni progetto di acquisto e recupero. Ora che dalla Regione si è deciso di finanziare un progetto di fattibilità l'idea di riportare all'antico splendore il mulino Gallisay smette di sembrare solo un'utopia. La svolta è arrivata lo scorso 12 marzo, giorno dell'inaugurazione dell'Eliseo, quando Renato Soru ha voluto visitare in prima persona l'ex impianto industriale rimanendone affascinato e ribadendo l'impegno della Regione di tentare l'acquisto e il recupero. Se tutto dovesse andare per il meglio dopo la ristrutturazione, che sarà comunque lunga e laboriosa, l'edificio verrà così trasformato in un museo che secondo le intenzioni del Comune dovrebbe ospitare sia la sede dell'Università della musica e della danza della Sardegna che una mostra permantente di tutti i pittori sardi, compresi quelli contemporanei. A gestirlo potrebbe essere chiamato l'Istituto regionale etnografico, ente di di sicura affidabilità, che si troverebbe così a guidare tutti i musei etnografici della provincia di Nuoro. Il mulino Gallisay entrerebbe inoltre a far parte di quel sistema integrato di musei regionali che la giunta Soru vuole creare proprio grazie ai fondi approvati dal Cipe, un progetto che prevede una stretta connessione e informatizzazione tra tutte le esposizioni permanenti, con un unico logo, un unico catalogo e un unico biglietto d'ingresso. Parte dei fondi regionali approvati dal Cipe verrà inoltre spesa per potenziare l'offerta culturale di Nuoro, città che potrebbe avere un ulteriore impulso dalla creazione di una rete di promozione e di gestione del sistema museale. Si parla, infatti, dell'ampliamento del Man, il Museo di arte nuorese, del potenziamento dell'Isre (Museo del Costume e delle Tradizioni) e della creazione dei percorsi che raccontino la «patria letteraria» della Sardegna.
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 31 – Quartu S.E.
Il pediatra prestato alla politica
Luigi Ruggeri, Gigi per gli amici, ha 44 anni ed è pediatra alla clinica universitaria Macciotta di Cagliari. È sposato con una psichiatra e ha due figlie, di 9 e 5 anni. Dopo la maturità conseguita al liceo scientifico di Selargius, si è laureato in Medicina a Cagliari col massimo dei voti. È il candidato unitario di ben dodici liste: Ds, la Margherita (che è il suo partito), Sdi-Su, Progetto Sardegna, Rifondazione comunista, Udeur, Pdci, Verdi, Psd'Az, Cds, Città metropolitana e Italia dei valori. È stato consigliere comunale nelle ultime due legislature: durante il Milia-bis era tra le file del Ppi, poi sfociato nella Margherita nel corso del mandato di Galantuomo. Nell'ultima legislatura chiusa con l'arrivo del commissario Luigi Serra, Ruggeri è risultato il consigliere più votato in assoluto tra gli eletti dello schieramento di centrosinistra. Gigi Ruggeri è noto ai quartesi per aver fondato ed essere stato dirigente sportivo della società Antonianum, nata nella parrocchia di Sant'Antonio, che ha poi realizzato il complesso sportivo di via Monsignor Angioni. Ha un passato cestistico nel Basket Quartu, dove ha militato negli anni Settanta e Ottanta. (l. a.)
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cagliari
Docenti, un vincitore ai concorsi
I concorsi per docenti delle Università avranno, dal 15 maggio, solo un vincitore. Fino a oggi invece, oltre al primo, era nominato anche un idoneo che dopo poco tempo, in quasi tutti i casi, entrava a far parte del corpo docente. Con un emendamento al decreto ministeriale il funzionamento è cambiato: non avrà comunque ripercussioni sul concorso bandito dall'ateneo di Cagliari, che nominerà 129 nuovi docenti (19 professori ordinari, 31 associati e 79 ricercatori), ma solo su quelli successivi al 15 maggio. Molti posti sono stati inseriti nella gazzetta ufficiale di gennaio, mentre i restanti, rinviati per problemi tecnici, saranno pubblicati in quella di aprile. Intanto nei giorni scorsi si sono riuniti i rappresentanti del Consiglio degli studenti. In tutto 20 persone (tra Cda, senato accademico, Cus, Ersu e le dieci facoltà), che hanno discusso della possibilità di modifica dello statuto, dopo le recenti dichiarazioni del rettore Pasquale Mistretta, pronto a una nuova candidatura, per arrivare al suo sesto mandato nel 2006. L'ultima modifica dello statuto è avvenuta nel 2003. Ora la possibilità che si torni a variare la "costituzione" dell'ateneo cagliaritano ha mosso anche gli studenti, che porteranno nella seduta del senato accademico allargato (l'organo preposto a modificare lo statuto) le loro proposte. Proposte che saranno discusse in un nuovo Consiglio degli studenti, convocato per il 12 aprile. La modifica dello statuto sembra trovare d'accordo anche i presidi, che potrebbero variare il tetto massimo di tre mandati per la loro categoria. Insomma una riforma troverebbe molti pareri favorevoli. Altro nodo al pettine per gli studenti universitari è quello delle elezioni dei rappresentanti. Previste per questa primavera, quasi certamente slitteranno in autunno. C'è infatti da modificare il regolamento per adattare l'elezione al nuovo ordinamento del "3+2". Un modo per garantire ai rappresentanti di restare in carica dopo aver conseguito la laurea triennale. Anche in questo caso, la variazione del regolamento dovrà passare al vaglio del senato accademico.
 

4 – La Nuova Sardegna
Pagina 46 - Cultura e Spettacoli
Domani un dibattito all’università di Sassari
Domani alle 17,30 nell’aula magna dell’Università di Sassari sarà presentato il libro «Saperi locali in Sardegna: tradizione e innovazione», curato da Antonio Sassu, docente universitario di Politica economica e direttore del Banco di Sardegna. Insieme con il curatore, interverranno: Antonello Mattone (dell’Università di Sassari), Andrea Pinna (imprenditore) e Francesco Pigliaru (assessore regionale alla programmazione). Coordina il dibattito il giornalista Costantino Cossu. Promuovono l’iniziativa la Libreria Koiné e la Casa Cuec, che ha pubblicato il libro. Il volume presenta una serie di esperienze di sviluppo e di occupazione relative ai settori tradizionali regionali. Attraverso un’indagine nei vari settori rappresentativi dell’economia sarda si tenta di dare risposta a un’esigenza di conoscenza: in che modo la teoria economica può dare soluzioni a uno sviluppo basato sui saperi locali e sulle risorse locali? In un periodo in cui il mercato è dominata dalle leggi della globalizzazione sembra non esserci spazio per i settori tradizionali regionali, basati in molti casi su produzioni domestiche e artigianali. Queste ultime non si presentano competitive sul mercato e in misura sempre minore contribuiscono al reddito e all’occupazione. Risulta, quindi, indispensabile per salvaguardare la tradizione, aprirsi alle innovazioni, ricorrere alle esportazioni. Attraverso lo studio che proviene dall’esperienza e secondo i risultati della letteratura, il testo offre proposte e soluzioni che possano valorizzare al meglio i settori tradizionali dell’economia isolana.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
Personale, Ginecologia sfiora il blocco
Un infermiere per 33 pazienti, esplode il caso degli organici
Il direttore Dessole aveva annunciato la sospensione del servizio
GABRIELLA GRIMALDI
SASSARI. La questione del personale sanitario insufficiente è esplosa come un bubbone. E da quel momento le proteste e le segnalazioni si susseguono a ritmo incessante. Venerdì sera il direttore della clinica di Ostetricia e Ginecologia Salvatore Dessole ha spedito una lettera alla direzione della Asl n.1 nella quale si ipotizzava, in assenza di provvedimenti, addirittura la sospensione del servizio. Una segnalazione pesantissima che per fortuna non è rimasta inascoltata. Ieri mattina negli uffici del palazzo rosa, quartier generale del management dell’azienda, si è tenuta una lunga riunione fra il responsabile della clinica universitaria e il direttore sanitario Giorgio Lenzotti. Incontro dal quale Dessole sembra essere uscito rinfrancato. «Abbiamo discusso abbondantemente sulla situazione precaria nella quale si trovano pazienti e operatori nella clinica che guido - ha detto -. Il direttore ha capito e garantito che all’inizio della settimana prossima ci soccorrerà con una soluzione». L’iniziativa del direttore della clinica prendeva le mosse dalla constatazione che il personale infermieristico, in particolare per quanto riguarda la clinica ginecologica, si è ridotto all’osso. Tanto da arrivare, da 12 in organico, a due infermieri impegnati nei turni. Un po’ poco per 33 posti letto e una media di 30 donne ricoverate in corsia. Negli ultimi giorni, però, lo stato delle cose si è ulteriormente aggravato a causa di nuove assenze per malattia. A quel punto il direttore si è reso conto che, nonostante le acrobazie, diventava sempre più difficile garantire il servizio ai pazienti. Da qui la decisione di chiedere aiuto ai responsabili delle risorse umane. «Purtroppo la carenza di personale è cronica - dice Dessole - e la spesa dell’azienda sanitaria di Sassari, confermava anche Lenzotti, non può essere aumentata. Bisogna dunque trovare soluzioni alternative come ad esempio l’accorpamento di più reparti e individuare allo stesso tempo organici in esubero, magari nelle strutture del territorio». La Asl dunque si dice impegnata nell’impresa di ristrutturare la pianta organica dell’azienda. C’è da chiedersi però quali soluzioni si profilino per il reparto di ginecologia, che in questa fine settimana dovrà fare i conti con una penuria di infermieri che sfiora l’emergenza. «Ci siamo dati appuntamento per martedì - precisa il direttore di Ostetricia -, giorno nel quale saprò quali strade saranno percorse per toglierci dall’impasse». Un’impasse nella quale si trovano soprattutto le pazienti ricoverate in viale San Pietro, che purtroppo scontano anche la carenza strutturale dell’ospedale. Logisticamente infatti le cliniche sono di vecchia concezione, così locali e impianti non risultano adeguati alle esigenze degli utenti mentre spostamenti di personale infermieristico non sempre sono possibili visto che il reparto comprende anche il pronto soccorso, la sala parto e la sala operatoria attiva 24 ore su 24. Nel corso della riunione si è anche parlato dell’eventualità di applicare un orario diverso per il personale: si passerebbe da 6 ore a 8. Ma anche in questo caso si tratterà di verificare se la soluzione è praticabile. Nel frattempo l’assenza di ben oltre la metà degli infermieri in organico viene giustificata (come in tanti altri reparti cittadini) da malattie, trasferimenti e posizioni contrattuali non riconfermate. «La situazione non è certo positiva - conclude Dessole -. Ma il nostro impegno è e rimane quello di garantire livelli minimi di assistenza ai nostri pazienti».
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 47 - Cultura e Spettacoli
«Atlantikà» di Frau alla conquista della cultura parigina
L’11 aprile si aprirà a Villa Lumière, sotto l’egida dell’Unesco, la mostra sulle tesi del giornalista-scrittore
PIER GIORGIO PINNA
Sotto le Colonne d’Ercole si parla in francese, e con più di un accenno alla Sardegna. Sergio Frau è riuscito in un altro sogno: allestire a Parigi, sotto l’egida Unesco, la mostra che illustra la sua inchiesta sulla più antica geografia del Mediterraneo e che correda i risultati delle indagini con una ricca esposizione di foto sull’isola. Immagini che nelle intenzioni del giornalista-scrittore testimoniano, attraverso una sapiente ricerca affidata a uno staff di professionisti dello scatto, i punti di contatto ancora esistenti tra la realtà di oggi e le tesi esposte nel libro sul nostro passato. Insieme con gigantografie, raccolte di articoli, approfondimenti, analisi critiche, opinioni e consensi. L’avvenimento avrà uno scenario internazionale di particolare prestigio. Negli stessi giorni della mostra si svolgerà infatti il congresso mondiale dell’Unesco. Saranno presenti le delegazioni di 163 Paesi. Un’occasione eccezionale. Che consentirà senz’altro di rendere più interessanti le risposte all’interrogativo al centro del convegno promosso per il giorno successivo all’apertura della rassegna: «Conoscenza del mondo antico: dov’erano le Colonne d’Ercole?». Ma ecco i dettagli. La rassegna è la prosecuzione di altre analoghe allestite l’estate scorsa all’aeroporto di Elmas e successivamente, in autunno, nel Palazzo Boyl di Milis. Nasce su iniziativa della Delegazione permanente italiana nell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Il titolo della mostra - idioma transalpino a parte - è lo stesso scelto per le esposizioni svolte nell’isola: «Atlantiká: Sardaigne, Ile mythe». La rassegna aprirà i battenti lunedì 11 aprile alle 18 nella Maison dell’Unesco, Hall Ségur 7, place de Fontenoy, Paris 7. Il pubblico francese (e non solo, vista la vicinanza di alcuni scali internazionali) potrà visitarla per due settimane, fino al 26 aprile. Per informazioni, ci si può collegare al sito internet r.harguinteguy @unesco.org. Il programma prevede la presenza e gli interventi di numerosi specialisti. L’apertura dei lavori è affidata a Mounir Bouchenaki, sottodirettore generale per la cultura Unesco. Seguirà una dettagliata presentazione di Guido Carducci, caposettore della divisione che negli assetti dell’organizzazione Onu si occupa del patrimonio culturale. L’introduzione vera e propria ai temi del saggio-inchiesta dell’inviato speciale nell’antichità sarà invece svolta dai uno dei principi dell’archeologia mondiale: quell’Azedine Beschaouch che, oltre a essere membro e consigliere scientifico dell’Istituto, si è spesso recato in Sardegna per verificare sul campo alcune ipotesi avanzate da Frau. Sarà lui, negli incontri, a fare anche da moderatore. Numerosi gli interventi già fissati. Il primo sarà ovviamente quello del giornalista di «Repubblica». Che esporrà ancora una volta tesi ormai tanto note da aver trasformato il suo libro in un bestseller da più di trentamila copie. Eccole, in sintesi. Punto numero uno: le prime Colonne d’Ercole conosciute dai progenitori di Alessandro Magno fissavano i confini occidentali del mondo ellenico non nello Stretto di Gibilterra ma nel Canale di Sicilia. Due: è presumibile che la Sardegna fosse la mitica Atlantide evocata da Platone. Tre: il sud dell’isola, più di tremila anni fa, potrebbe aver subìto una devastante inondazione. Quattro: il maremoto, o un’onda anomala simile agli tsunami, avrebbe minato dalle fondamenta quella civiltà, prova ne sia che il villaggio di Barumini è stato riscoperto dal padre dell’archeologia sarda, Giovanni Lilliu, sotto decine di metri di fango. Cinque: il disastro diede luogo all’emigrazione forzata di gruppi nuragici verso l’attuale Toscana, esodo alla probabile origine della cultura etrusca. A Parigi, nel convegno, gli esperti si confronteranno appunto su questi problemi. Tra loro ci saranno Vittorio Castellani, astrofisico e accademico dei Lincei; Louis Godart, anche lui professore e membro della stessa accademia; Maria Giulia Amadasi Guzzo, che insegna epigrafia semitica alla Sapienza di Roma; Claudio Giardino, docente di metallurgia antica nell’ateneo Suor Orsola Benincasa di Napoli; Kostas Souaref, archeologo di Salonicco, in Grecia; Raimondo Zucca, sovrintendente dell’Antiquarium oristanese e professore dell’università di Sassari; Maria Antonietta Mongiu, anche lei docente di archeologia nell’ateneo turritano, e infine Andrea Carandini, una delle massime autorità italiane nel settore, esperto in storia dell’arte greco-romana. Negli scorsi mesi sulle ricerche di Frau è montata una polemica. Quasi 250 tra docenti, ricercatori, studiosi e archeologi, laureati e laureandi, soprintendenti e dipendenti di soprintendenze hanno firmato un manifesto contro il giornalista. Al centro della disputa, le prove circa l’esatta dislocazione del tratto di mare dove il prode Heraklès compì una delle sue leggendarie fatiche. Ma anche la contestazione dell’ipotesi di una coincidenza tra la Sardegna e l’Isola di Atlante, lasciata intravedere - in realtà fra mille interrogativi - dallo stesso inviato di «Repubblica». E, inoltre, un’altra serie d’iniziative che riguardano i beni archeologici dell’isola e i meccanismi di gestione di questo patrimonio. Bagarre rovente, non ancora del tutto sopita, con più di un botta e risposta tra l’autore del saggio-inchiesta e i promotori dell’appello. La querelle è apparsa piuttosto fuori schema. Soprattutto considerati i temi toccati e il rapporto con un panorama culturale che di rado riesce a entusiasmarsi per qualcosa che non sia tangibile. Tanto che è stata ripresa da molti organi d’informazione. Ultimo in ordine di tempo il settimanale «Specchio», magazine della «Stampa» che si era già occupato del mondo descritto da Frau. Il periodico, da ieri in edicola col quotidiano di Torino, dedica al suo lavoro e ai particolari della mostra nella Villa Lumière un ricchissimo dossier di otto pagine. Oltre a riportare un sunto delle posizioni in campo, l’inchiesta giornalistica si sofferma comunque sugli aspetti più interessanti delle ricerche avviate più di tre anni fa dall’inviato di «Repubblica». Sottolinea poi l’autorevolezza e il prestigio dei docenti e degli specialisti che nella capitale francese si soffermeranno sulle tesi proposte da Frau (molti di loro si sono già schierati da tempo in suo favore con approfondimenti e pubbliche dichiarazioni). Reca infine un intervento del geologo Mario Tozzi, conosciuto dal grande pubblico per la conduzione della trasmissione televisiva «Gaia». Il quale rivela come stia studiando la plausibilità scientifica delle nuove teorie sulla prima geografia delle regioni comprese tra Vicino Oriente, Europa e Africa. E conclude spiegando che, se davvero lo schiaffo di Poseidone si è abbattuto sulla Sardegna, saranno lui e i suoi colleghi del Cnr ad accertarlo. Perché stupirsi? Il Tirreno meridionale è l’area marina a più elevato pericolo sismico del Mediterraneo.
 
 

7 – Corriere della sera
Quel «pezzo di carta» che conquista i giovani
Caro Vergani, lei sarà addottorato, sarà stato un ottimo studente e avrà avuto il suo «pezzo di carta». Allora, perché non lasciate che i nostri ragazzi si godano la laurea corta e il titolo di dottore? Non sfotteteli. Ci penserà la vita a dimostrargli nei fatti che era meglio sapere usare mani e attrezzi.
Salvatore Lubro
 
Qualche ironia, qualche sfottimento era nella logica. Guai al Paese che non sa sorridere di se stesso. Noi siamo su questa cattiva strada, rincoglioniti dall’«Isola dei famosi», con le sue liti, i suoi piagnistei, le sue volgarità, e dal «Grande Fratello». Quanto a me, sono stato un pessimo studente, un bocciato, un ripetente, un «due anni in uno», ho acchiappato la maturità perché l’italiano nel mio Dna mi ha salvato, mi sono iscritto a Lettere, ho dato tre esami, mi sono messo a lavorare e addio laurea.
 
L'ansia del titolo, del dottore non è di oggi e ha ossessionato molte italiche generazioni, perché quel pezzo di carta pareva garantire un salto sociale. Non è più così, ma ancora vince il peso simbolico di quel titolo, delle attese di cui migliaia e migliaia di genitori lo hanno caricato. Quasi trent'anni fa, andai a trovare Eugenio Montale, appena consacrato dal Nobel e già senatore a vita. Viveva a Milano, in via Bigli. Non era facile stanarlo da lunghi silenzi, ma quel giorno fu generoso di sé e non solo di borbottii ironici, di sbofonchiamenti enfisematici. Gli chiesi che avesse fatto a Palazzo Madama da quando era senatore a vita. «Niente o quasi», mi disse, «Ho votato secondo la mia coscienza e le mie idee. Pensavo di potermi rendere utile. Ho fatto parte della Commissione per la scuola. Ma tutti sono d'accordo nel trasformare l'Italia in un Paese di laureati. Io non ho voglia di polemizzare. Non ne sono capace. Insieme a Meuccio Ruini e a Giovanni Gronchi, feci un disegno di legge. Stabiliva che la riforma scolastica doveva essere messa a punto e gestita da un comitato paritetico di professori e studenti. Era un progetto estremamente liberale. Non è mai stato preso in considerazione. Io ho abbandonato la scuola alla terza tecnica, sono un autodidatta, non ho molta esperienza. Ma non ci vuole molto a capire il mesto destino dell'università. Sarei stato d'accordo con Luigi Einaudi che propose di togliere valore legale alla laurea. L'Italia non lo farà mai. Sentirsi chiamare dottore. Già oggi, credo ci siano giovani che nascondono la laurea per potere essere ammessi fra gli spazzini pubblici. Poi, un giorno, a tutti succede quel che capitò al vecchio Carducci: temeva di non essere considerato, di essere preso sottogamba. Gli assegnarono il Nobel per la Letteratura. Era già paralizzato. L'ambasciatore svedese gli fece visita. Carducci ringraziò, si commosse, guardò l'assegno e, mostrandolo alla moglie, le disse: "Hai visto, hai visto che non sono un cretino"».
 
8 – Corriere della sera
E' una scoperta che sbalordisce i genetisti
E' una scoperta che sbalordisce i genetisti. Le leggi di Mendel messe in discussione. Un'equipe di botanici americani ha dimostrato che le piante possono utilizzare il codice genetico dei nonni o dei bisnonni, se quello ereditato dai propri genitori dovesse aver subito danni. La scoperta (a cui la rivista britannica Nature ha dedicato la storia di copertina) mette in crisi una legge fondamentale dell'ereditarietà che stabilisce che ai figli vada una combinazione di geni trasmessi dai loro genitori. Un principio stabilito dal monaco austriaco Gregorio Mendel nei suoi famosi studi sui piselli nel XIX secolo.
In parole semplici è come se le piante conservassero una vecchia copia di un documento, da consultare come riserva se quella più aggiornata non dovesse funzionare al meglio. Lo studio ha evidenziato infatti che le piante, e forse anche altri organismi incluso l'uomo, potrebbero possedere un meccanismo che ripara una sequenza alterata del codice genetico, andando a ripescare la versione corretta posseduta dai nonni o dai bisnonni.
 
RICERCA - La ricerca diretta da Robert Pruitt del Dipartimento di botanica e patologia vegetale della Pordue University (Indiana), è partita da un tipo particolare di una pianta molto comune, l' Arabidopsis thaliana , largamente utilizzata in ricerche di genetica, che presenta una mutazione per entrambe le coppie del gene (sia quella di origine materna che quella di origine paterna) chiamato hothead (letteralmente «testa calda»).
Mutazione che ha come conseguenza la fusione anomala dei petali e di altre parti dei fiori. Di conseguenza riproducendosi questa pianta avrebbe dovuto, secondo le leggi di Mendel, trasmettere a tutti i discendenti la mutazione, ma così non è stato: il 10% delle piante figlie aveva fiori con petali regolarmente aperti.
Dopo accurati e ripetuti esperimenti per escludere altre possibilità (gli scienziati hanno tenuto le piante isolate per evitare che accidentalmente si incrociassero con piante che non presentavano geni mutanti) indagando sulle sequenze genetiche i ricercatori si sono accorti che in questa seconda generazione la pianta aveva rimpiazzando il codice abnorme dei genitori (di uno o di entrambi i geni «hothead»), con quello corretto posseduto dalle generazioni precedenti. Non solo, il gruppo di ricerca ha visto che questo processo è avvenuto anche per numerosi altri geni.
La scoperta ha sbalordito i genetisti: «E' un meccanismo che nessuno aveva idea che potesse esistere», commenta Detlef Weigel, studioso di genetica delle piante al Max Planck Institute di Tubinga in Germania. Ora si cerca di scoprire come possa avvenire questa «riscrittura» del Dna.
 
NUTRIENTI - Per farlo è necessario che le piante possano trasferire da una generazione all'altra il codice genetico dei «nonni». Un’ipotesi avanzata è che ci sia un'ulteriore copia corretta del gene collocata da qualche parte sconosciuta nel Dna, ma è improbabile, visto che i ricercatori hanno analizzato il Dna dell'intero genoma dell'Arabidopsis alla ricerca vana di una seconda copia «criptata» del gene.
Pruitt e i suoi colleghi hanno però dedotto che qualcosa di simile debba esistere e siccome non è sotto forma di Dna sia probabilmente Rna, un «cugino» molecolare del primo. Un'ipotesi più concreta è infatti che la pianta possieda una riserva, fino adesso non conosciuta, di Rna che funzioni come una copia ancestrale dell'intero genoma.
I ricercatori pensano che questo modo di riparare i geni si attivi quando avviene una mutazione, quando per esempio la pianta è sotto stress, come nel caso in cui scarseggino acqua e nutrienti. Lo stress insomma potrebbe indurre l'Arabidopsis a recuperare il codice genetico dei suoi predecessori, che potrebbe essere più resistente di quello dei propri genitori.
 
TERAPIE - «Quanto abbiamo scoperto - spiega Robert Pruitt - significa che l'ereditarietà può apparire più flessibile di quanto abbiamo pensato finora. Sebbene le leggi di Mendel che noi tutti abbiamo imparato a scuola siano tuttora fondamentali, esse non sono assolute.
Se il meccanismo ereditario che abbiamo trovato nell' Arabidopsis - continua il ricercatore - dovesse esistere anche negli animali, potrebbe essere una strada per terapie geniche che riguardino sia piante che animali, uomo compreso. La scoperta ha aperto un'importante nuova linea di pensiero».
Massimo Spampani
 
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie