Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 April 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

  
1 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 16 - Sardegna
Erasmus, l’ultima frontiera 
Gli stranieri giudicano Cagliari: «È una città trascurata» I sardi all’estero: «Che nostalgia i campus universitari» 
Milda, lituana e Anna, tedesca raccontano cos’è il “mal di Sardegna” 
CAGLIARI. Rientrata in Lituania il 28 febbraio dopo sei mesi a Cagliari per un Erasmus in Economia, Milda non ci ha pensato un attimo quando il suo professore di Kaunas (30 mila studenti, cento chilometri da Vilnius) le ha chiesto se voleva fare il bis. «Ho detto di sì e rieccomi in Sardegna dopo meno di una settimana passata in famiglia. E in Sardegna ho trascorso una bellissima Pasqua sotto il sole». Non ha disfatto le valigie, è risalita su un aereo e ha ripreso a frequentare lezioni in viale Fra’ Ignazio. Tra un mese darà un altro esame, alla laurea gliene mancano pochi. Ha un bel sorriso, occhi chiari ed è colpita dalla sindrome-Sardegna. «Vivere e studiare vedendo il sole è più bello, il mio mare è il Baltico, il vostro è limpido, sembra un altro mondo. Da noi quelli che lavorano sono tanto occupati quanto preoccupati. Qui la vita è più serena, anche più semplice». Lo dice Milda, lo ripetono quasi tutti gli stranieri che frequentano l’Università cagliaritana. Lo affermano quelli che a Sassari studiano soprattutto Veterinaria e Agraria (ne parleremo nelle prossime settimane). E l’organizzazione universitaria? I giudizi variano soprattutto se si ascoltano le testimonianze dei sardi all’estero. Tutto avviene con le borse dell’Erasmus, programma dell’Unione Europea per favorire l’integrazione culturale fra i giovani. Dal 1998 a oggi da Cagliari sono partiti duemila studenti. Anna Aloi, responsabile del settore relazioni internazionali dell’ateneo, dice: «Sono pochi. I nostri studenti non hanno la vocazione al viaggio». E aggiunge: «Molti pensano di allungare i tempi di laurea, ma non è così. C’è anche una motivazione economica: l’Erasmus non è una borsa di studio, consente di avere 120 euro mensili integrati da 380 della Regione. E per vivere all’estero 500 euro oggi sono pochi». Ancora la Aloi: «Ma è altrettanto vero che se i sardi iniziano a conoscere il mondo non li ferma più nessuno, alcuni preferirebbero restare all’estero, acquisiscono il senso di appartenenza dei Paesi dove si recano per lo studio. Ma non è la regola, è l’eccezione».
 Sentiamo allora un gruppo di ragazzi, quelli che si ritrovano quasi ogni settimana a Villa Asquer, periferia di Cagliari verso Pirri, ceck point del cosmopolitismo. Fra stranieri che vivono a Cagliari e sardi che studiano all’estero un filo comune esiste. C’è il mal di Sardegna ma anche il desiderio di conoscere e di vivere nel mondo. Sardi e stranieri da villaggio globale. E questo non evita di notare pregi e difetti in casa e fuori casa, la diversa organizzazione sociale.
 Milda fa Cernauskaite di cognome, è figlia di due docenti universitari (“papà e mamma hanno uno stipendio di 500 euro al mese”). Eva, sorella primogenita, ha 25 anni, è sposata e laureata in Scienze motorie, insegna ginnastica. Innamorata della Sardegna, Milda non ne apprezza il sistema universitario: «Da noi prima di ogni esame si fanno verifiche intermedie, il docente tiene conto dei livelli di preparazione, al colloquio finale sei agevolata. Qui è molto più complicato, fai un semestre di sole lezioni e poi gli esami a raffica. Così ci si confonde, ci si smarrisce». E i professori? «C’è chi aiuta, chi no, ma su questo punto tutto il mondo è paese». Bisogna insistere per capire se, oltre alla vita in aula, c’è anche qualcosa che non apprezza. Abita con un’amica in pieno centro, via Alghero. «Non mi piace la disorganizzazione di Cagliari. È bellissima, mare e colline, monumenti artistici, musei, ma è trascurata anche nei dettagli. La segnaletica è incomprensibile, la maggior parte delle strade sono sporche, i marciapiedi sconnessi, vedo tanta gente che butta cartacce per terra, cicche e pacchetti di sigarette dalle macchine e i vigili urbani che restano impassibili, ecco tutto ciò mi disturba e rende Cagliari sciattona. Un vero peccato. Mi sembra di capire che manca anche l’ordinaria amministrazione. Ma se poi c’è un giorno di cielo blu Cagliari ti conquista. Davvero peccato per le cose che vanno storte». E in Lituania? «Da noi c’è tanto da fare, l’economia è molto fragile, attendiamo il 2007 e passare dalla nostra moneta, il Litas, all’euro. Siamo fiduciosi».
 C’è anche Anna Frank, nome e cognome proprio come la scrittrice del Diario. Lei è tedesca di Deggendorf, 125 chilometri da Monaco. Studia International Management alla facoltà di Scienze politiche. «Mi trovo benissimo, apprezzo i docenti, forse severi ed esigenti ma capaci». Resterà a Cagliari? «Non credo, dopo la laurea spero di lavorare in Germania, sono soddisfatta di questa esperienza». Dalla Polonia arriva Mariola Dymarkowska, studia Biologia marina all’Università Tecnologica di Bygdoszcz, città che unisce il bacino della Vistola a quello dell’Oder, 250 chilometri da Varsavia. È già laureata e all’Istituto di Zoologia di Ponte Vittorio (tra il Poetto e lo stadio sant’Elia) fa il dottorato di ricerca col professor Angelo Cau di Buddusò, una delle eccellenze dell’ateneo cagliaritano. La segue la dottoressa Danila Cuccu. In Polonia studiava gli artropodi, idem in Sardegna. Ma a Bygdoszcz si esercitava con gli acari, microinsetti che si trovano nella polvere. Qui si esercita con altri artropodi che sono però le aragoste: «Su una barca grandissima siamo andati nel golfo di Oristano, verso l’Isola di Mal di Ventre. Che emozione, che fondali, che rocce. Nel Baltico le aragoste non ci sono perché l’acqua è sporca. È evidente che questo periodo di studi in Sardegna è semplicemente splendido, i docenti mi seguono, ed è vero che la struttura degli acari è simile a quella dell’aragosta. Ma che differenza». Cagliari-città? «La penso come l’amica Malda: bella ma troppo trascurata».
 E i sardi? Rino Bosso, nato a Sassari in pieno centro storico, è al primo anno di specialistica dopo la laurea in Lingue e letterature straniere. È stato due anni a Cambridge, all’Anglia Polythecnic University, cameretta alla Hall of Residence. Differenze? «Semplicemente abissali. Lì esiste una vita universitaria reale, qui sarebbe un sogno. Gli studenti sono integrati col corpo docente, qui sono due mondi separati. Qui gruppi folti di studenti, lì piccole èquipes. La didattica? Da noi lo studente ha un ruolo passivo, ascolta più che la lezione la predica del professore. Lì si interagisce, ti viene chiesto di esporre le tue tesi e c’è il confronto. E così si cresce. Le nostre università dovrebbero copiare dal sistema inglese». Ancora Bosso: «Qui l’università non prepara al lavoro, è distante anni luce dalla realtà delle vita d’azienda, del meccanismo d’impresa».
 Studia Scienze biologiche anche Gabriele Farci, cagliaritano. L’Erasmus lo sta facendo in Svezia, al Karolinka Istituted di Stoccolma, gli mancano sei esami alla laurea. Differenze? «In Sardegna si fa molto più teoria, in Svezia è fondamentale la pratica, le esercitazioni. Io ho lavorato in un laboratorio di farmacologia dove testavamo farmaci per la vista, ci facevano vedere le reazioni, il funzionamento, anche perché le cavie eravamo noi studenti, non i topolini. E ho imparato tanto. Le lezioni sono in inglese e ciò mi ha permesso di perfezionare la lingua. L’organizzazione è buona: il campus è vicino alla facoltà, i collegamenti pubblici sono efficienti. Su un pullman ho conosciuto un sardo, Alberto Cagigi, biologo che si sta specializzando in Svezia». Dopo la laurea Sardegna o Svezia? «Il nostro clima è impareggiabile, ma c’è anche il pensiero di tornare in Svezia, vedremo».
 Fausta Zairo è in attesa del concorso per la specializzazione in Medicina. Il suo Erasmus lo ha fatto a Tubingen, Germania, dove ha sostenuto anche quattro esami. Giudizio ricorrente: «A Cagliari molta teoria, a Tubingen molta pratica clinica, lì avevamo un rapporto diretto col paziente, i gruppi di studio erano al massimo di otto giovani, il docente reperibile ogni momento. Lì ho imparato il tedesco perché di inglese non ne vogliono proprio sentir parlare. Ma l’integrazione è totale. Nel mio studentato dividevo la cucina con 14 colleghi, ho conosciuto Shin Yoshida, giapponese, sono stata da lui, a casa mia a Cagliari è venuta Aisling Kirwan da Dublino. Sono nostalgica della vita universitaria tedesca».
A Kaunas, la città lituana di Milda, studia Economia anche Paola Corvetto, tre esami alla laurea. «Il sistema universitario è totalmente diverso dal nostro, l’ostacolo principale è l’inglese ma lì si fanno corsi di perfezionamento linguistico e si impara bene. A Kaunas ho sostenuto gli esami di marketing, Economia internazionale e statistica. I colleghi di statistica mi sembravano tutti dei geni, bravissimi in matematica, io sono andata nel pallone, me la son cavata per il rotto della cuffia».
Antonello Caboni racconta invece della sua esperienza olandese, di Delft, mezz’ora di treno da L’Aja e un’ora da Amsterdam. Lì frequenta uno dei politecnici più apprezzati in Europa e il confronto con la Sardegna non regge: «Al primo anno di ingegneria elettronica da noi ci sono almeno 250 studenti e un professore, lì si arriva a venti-trenta. Ed è evidente che impari di più e meglio, conosci bene il docente. Mi ha impressionato l’internazionalizzazione: nella facoltà di Ingegneria metà degli studenti sono cinesi, tutti più cosmopoliti di noi. La loro prima lingua è l’inglese, da noi conoscerlo è l’eccezione. In Italia, in Sardegna non si potrebbe importare il meglio delle altre università?».
Dicevamo di società multietnica. Erasmus a parte, a Cagliari lavora un gruppo di extracomunitarie laureate, hanno pubblicato un libro dal titolo “Sguardi a confronto”. Lo hanno firmato Myrna Prado Barrientos psicologa del Guatemala, Noemia Ribeiro Nogueria e Glauca Riberlo Magalhaes del Brasile, Rossana Montenegro e Maria Lourdes Perez Gallardo dell’Ecuador, Khadija Garni e Fatima Kouchrad del Marocco, Phylis Mugola Keya del Kenya, Marjorie Stewart del Sudafrica, Mihaela Mitrofan della Romania, Anastassia Semeniouk e Inna Karboni Naletko della Bielorussia. Dicono: «Ci piacerebbe rientrare nei nostri Paesi. Ma lì la povertà è diffusa. Impariamo qui per tornare a casa quanto prima». Myrna Prado: «Grazie Sardegna». I sardi all’estero ricambiano: grazie Lituania, grazie Germania, grazie Inghilterra, grazie Spagna. In una Sardegna sempre più globale.
 

4 – CORRIERE DELLA SERA
UNIVERSITA’ BICOCCA
Laurea honoris causa all’economista Daniel Kahneman
Mercoledì alle 15 nell’aula magna dell’università deli Studi Milano Bicocca (piazza dell’Ateneo Nuovo 1) sarà conferita la laurea honoris causa in Scienze dell’Economia a Daniel Kahneman, premio Nobel 2002 per l’Economia. Seguirà la Lectio Magistralis dal titolo «Economics and Happiness» (Economia e Felicità).

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