Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 April 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 23 - Carbonia
Hanno superato la fase regionale, ora andranno a Milano per disputare le finali nazionali
Arriva la carica dei piccoli Einstein
Quattordici studenti del Sulcis ai campionati di matematica
«La matematica è molto meno astratta di quanto si pensi. Personalmente la utilizzo ogni giorno anche nella vita pratica e mi è di grande aiuto». Francesca De Blasi ha 16 anni e fa parte della squadra dei trentasette finalisti sardi che rappresenteranno la Sardegna alle finali nazionali dei Campionati internazionali di giochi matematici. Francesca, studentessa dell'istituto tecnico Angioy, porterà alto il nome del Sulcis insieme ad altri tredici giovani assi della matematica selezionati nelle diverse scuole, medie e superiori, di Carbonia e dintorni. Due giorni fa, quando la classifica finale è stata resa nota, la soddisfazione è stata immensa. Dal Sulcis, il 12 marzo, erano partiti in 230 per partecipare alla semifinale regionale della dodicesima edizione dei Campionati organizzati dalla Università Bocconi di Milano con la collaborazione del centro Pristem Eleusi. «In tutto eravamo circa quattrocento - ricorda Walter Cucchiara - anche lui studente dell'Angioy, 17 anni da compiere sabato - però non l'abbiamo vissuta come una competizione vera e propria. È stato come partecipare a un grande gioco. Certo non ci aspettavamo di vincere». Arrivavano dalle medie di Cortoghiana e Narcao e dalle medie e superiori di Carbonia ). «Sono stati selezionati tramite un primo test - spiega Palmiro Putzulu, portavoce degli insegnanti - i quesiti arrivavano direttamente dalla Normale di Pisa, identici a quelli sottoposti ai loro coetanei del resto d'Italia». La preparazione è iniziata qualche mese fa: «Era febbraio quando siamo stati informati della possibilità di partecipare ai giochi - racconta Mattia Collu, 15 anni anche lui finalista dell'Angioy - non posso dire di essere sempre stato un appassionato di matematica, anzi, quando ero più piccolo preferivo altre materie. Tuttavia negli ultimi anni mi sono applicato di più e ho raggiunto discreti risultati. Ora che ho superato le finali regionali ho intenzione di prepararmi ancora meglio». Pazienza se qualcuno, con un pizzico di invida, li chiamerà "secchioni" dati anche gli ottimi risultati raggiunti a scuola: «Non lo siamo per niente - aggiunge Andrea Mottola, 16 anni, istituto Angioy - questi giochi sono molto divertenti e ci permettono anche di vedere tanti posti nuovi. In maggio, infatti, andremo a Milano per la finale nazionale». Nel gruppo dei vincitori made in Sulcis delle scuole superiori ci sono anche Cristiano Spiga, sempre dell'Angioy, e Giampaolo Porcu e Antonio Cherchi del liceo scientifico Amaldi: «Una soddisfazione enorme - conferma Antonio Cherchi, 14 anni - abbiamo partecipato quasi per gioco, ora per prepararci alle finali abbiamo la possibilità di seguire dei corsi di potenziamento. Intanto già questa vittoria ci ha colto quasi di sorpresa. Abbiamo ricevuto tanti complimenti». Con loro partiranno anche sette piccoli geni più giovani: quattro della media Satta-Pascoli ovvero Elisa Abis, Martina Garau, Giada Martinelli e Manuela Pilloni, e poi Sara Tatti della scuola Madre Camilla Gritti, Michela Ibba della Don Milani e Alessandro Mulas delle medie di Narcao, unico rappresentante delle altre scuole del Sulcis: «Sono molto contento - racconta - non pensavo di vincere proprio io. Ora mi preparerò per le finali per portare alto il nome della scuola» Da dove arrivavano anche Andrea Tocco e Federica Sanna che per pochissimo non si sono classificati tra i finalisti. Ma sono bravissimi, l'anno prossimo avranno senza dubbio un'altra possibilità».
Stefania Piredda
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 28 – Medio Campidano
Arbus. Tre studenti delle medie tra i vincitori di un torneo universitario di matematica
Pitagora in erba protagonisti alla Bocconi
Tre ragazzi della scuola media di Arbus si sono classificati ai primi posti nella selezione regionale dei giochi matematici che si sono svolti presso il dipartimento di Matematica della facoltà di Ingegneria di Cagliari. Jessica Usai, prima B, Federico Lecca e Alessandro Onnis, entrambi della terza B, si sono lasciati alle spalle altri 15 compagni di scuola e tanti altri studenti di tutte le scuole della Sardegna e potranno partecipare alla finale nazionale della dodicesima edizione dei campionati internazionali di giochi matematici che si svolgerà nel mese di maggio all'Università Bocconi di Milano. «Ho partecipato perché mi piace la matematica - dice Jessica Usai, che nella sua categoria, la C1, si è classificata al nono posto su 150 partecipanti - mi sono sentita un po' a disagio perché non mi aspettavo che ci fosse tanta gente. Sono contenta, non mi aspettavo questo risultato». Tutte le classi della scuola media, in quest'anno scolastico, sono stati interessati a un progetto di approfondimento della cultura matematica. «Abbiamo coinvolto tutte le classi in una selezione e in 17 hanno partecipato al corso di formazione», racconta il referente del progetto, professor Mario Vacca. A marzo a Cagliari si sono svolte le prove e nei giorni scorsi si sono conosciuti i risultati. «Sono arrivato a questa determinazione - spiega il docente - in seguito a un corso di formazione e mi sono reso conto che i ragazzi si impegnano maggiormente quando sono stimolati per raggiungere un risultato. Questo tipo di attività li gratifica e li spinge a imparare meglio. I nostri ragazzi non hanno niente da invidiare a quelli della città, ma spesso non vengono messi in condizioni di partecipare e di emergere». Alessandro e Federico si sono classificati rispettivamente al quarto e al decimo posto della categoria C2 riservato alle seconde e terze medie, dove i partecipanti erano 250. I tre ragazzi accompagnati dai genitori e dagli insegnanti sono stati premiati nel corso di una manifestazione al Palazzo delle Scienze di Cagliari. «Adesso stiamo organizzando il viaggio a Milano e sarà uno sforzo economico notevole che la scuola non potrà sostenere da sola: per questo ci siamo rivolti al commissario prefettizio per avere un contributo dal Comune».
Salvatore Sanna
 
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 38 – Nuoro
Siniscola. Inchiesta congiunta Comune, Provincia e Università
Indagine sul cementificio
Una commissione studierà le polveri sottili
Dal nostro inviato Angelo Altea
Ieri mattina il direttore del cementificio Buzzi-Unicem Pietro Bellu è andato a Nuoro a recapitare personalmente all'apposito ufficio dell'Asl tutti i dati relativi alle emissioni nell'aria del grande impianto che da quasi trent'anni caratterizza il paesaggio ai piedi del Montalbo. Un atto non dovuto, che il solerte funzionario (entrato in azienda come chimico e salito sul gradino più alto grazie alle doti di inventiva e di corretto rapporto col territorio) ha voluto comunque compiere per rispondere indirettamente alle polemiche che agitano il paese a proposito della presenza o meno nell'aria delle micidiali polveri sottili. Problema diventato di attualità da quando, ai primi del mese scorso, la pozzolana necessaria alla produzione del cemento è stata sostituita coi residui della combustione del carbon coke utilizzato per riscaldare i forni di cottura del materiale. Ceneri sottilissime, quasi impalpabili, il cui uso nella produzione industriale è però raccomandato persino dal severo decreto Ronchi del 1998: rappresentano infatti una possibile ottimizzazione del processo produttivo, perché altrimenti questi residui finirebbero inutilizzati in discarica. La costruzione del silos di stoccaggio delle ceneri che contengono le poveri sottili (che provengono anche dalla centrale Enel di Fiumesanto) è stata autorizzata dal Comune nell'agosto dello scorso anno ed è stata approvata dai tecnici dell'amministrazione provinciale: tutto era in regola, nessuna emissione pericolosa nell'aria. Ma alla sezione di Rifondazione comunista sono giunte notizie ben diverse: «Abbiamo saputo che il cemento in uso ai cantieri ? afferma Marco Deledda, dirigente provinciale del partito ? è pieno delle micidiali polveri sottili, in grado di provocare gravi patologie. Hanno garantito che il processo di immissione di questo componente, che può arrivare fino al trenta per cento del totale, è totalmente automatizzato e che quindi i lavoratori non vi entrano in contatto. Ma al momento dell'insaccamento delle confezioni, cosa avviene?». Un grido d'allarme che non è rimasto inascoltato, il sindaco Lorenzo Pau ha convocato sull'argomento un apposito Consiglio comunale durante il quale un funzionario della Buzzi-Unicem giunto appositamente dal Piemonte (la società madre ha sede a Casale Monferrato) ha spiegato che le precauzioni utilizzate nel trattamento delle polveri di carbone sono ben superiori a quelle richieste dal decreto Ronchi. «Non è bastato però a tranquillizzarci ? confessa il sindaco ? per cui abbiamo deciso di chiedere un'indagine più approfondita». Indagine di cui si è fatto carico l'assessore provinciale all'ambiente Rocco Celentano: «Ho attivato tutte le procedure necessarie a verificare che non esiste alcun pericolo per la salute pubblica ? dice l'amministratore ? e soprattutto ho formato una commissione di inchiesta che coinvolge il Comune, la Provincia, la Asl, l'Arpa (l'agenzia regionale di protezione dell'ambiente, ndr) e alcuni esperti indicati dall'Università di Cagliari. La commissione è incaricata di svolgere anche un'indagine epidemiologica sulle possibili patologie provocate dalle polveri sottili. Non appena avrò in mano i risultati convocherò un'assemblea pubblica per spiegarli alla popolazione. Non si tratta di argomento sul quale ci possa basare sulle dicerie». Ma in paese qualcuno inizia ad avere timori seri, nonostante dallo stabilimento ai piedi del Montalbo vengano, anche da parte degli operai, solo messaggi rassicuranti.
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 22 – Provincia di Cagliari
Isili. Il Progetto promosso dal Centro territoriale permanente. Al via il corso on line
Arriva l'Università di informatica
Accordo raggiunto con Urbino. Già iscritti dieci studenti
L'Università è arrivata a Isili. Con circa dieci iscritti, il progetto promosso dal Centro territoriale permanente ha avuto il suo avvio. È stato attivato così il corso di informatica applicata on line con l'Università di Urbino. Tutto è già pronto anche per il prossimo anno accademico e i presupposti fanno pensare ad un numero decisamente più cospicuo di iscrizioni. La collaborazione del Liceo Scientifico, che mette a disposizione la sede per il sostenimento degli esami, è frutto di una tradizione ormai consolidata nel settore dell'informatica. Da anni, infatto, il liceo propone fra i vari indirizzi anche quello informatico. Gli studenti possono seguire i moduli previsti per ogni materia tramite il collegamento in linea con Urbino, sostenendo le verifiche tramite le piattaforme learning. Può sostenere gli esami con il tutor presente in sede, un docente del liceo preso in carico dall'Università che interviene appunto in sede d'esame come garante. Le prove sono comunicate in video-conferenza direttamente da Urbino. Solo la discussione della tesi dovrà avvenire presso l'Università. Il liceo offre come servizio suppletivo l'uso delle aule di informatica per chi non può seguire da casa. Ad avventurarsi in questa impresa l'ex dirigente scolastico del liceo Scientifico Elia Pili e il porfessor Marco Saba, oggi responsabile delegato del Centro e vice preside del liceo, che nel giugno del 2004 hanno firmato la convenzione con l'Università di Urbino. «Tutto è stato possibile anche grazie ad un accordo», spiega Saba, «portato avanti dal Comune di Isili, la Comunità montana, lo Scientifico, l'Istituto recnico commerciale, la scuola media e la casa di reclusione. È stata costituita, infatti, un'associazione temporanea di scopo che ha portato alla costituzione del Ctp». Istituzione scolastica che ha come primo scopo l'alfabetizzazione degli adulti, ma anche quello di realizzare quella formazione tecnica superiore «che si pone come segmento fra diploma superiore e laurea tradizionalmente intesa», spiega Marco Saba. Perciò favorire quei percorsi integrati fra studi superiori e università, come disposto nella direttiva europea che prevede la riqualificazione degli adulti in più volte. La decisione di portare avanti un progetto di tale portata si è avvalsa di un'analisi socio-economica condotta dalla tredicesima Comunità Montana attraverso il dipartimento Scienze dell'Economia. Il risultato positivo ha favorito il concretizzarsi del progetto. «I tempi sono maturi», continua Marco Saba, «perché il territorio abbia uno sbocco in questo settore». Le ambizioni del Ctp non si fermano qui. «Vorremmo portare quanto più possibile corsi universitari ad Isili, corsi che abbiamo un ritorno nel territorio, relativi per esempio al settore agrario, dei beni culturali, con particolare interesse per l'archeologia», dice Saba. Proprio per questo ci si appoggerà a Università rinomate che siano garanzia di qualità e serietà. Il professore specifica anche che i corsi on line, convenienti da un punto di vista economico sia per chi li promuove, sia per chi li frequenta, sono solo il primo passo per arrivare a realizzare una vera e propria sede con dei corsi di laurea effettivamente presenti nel territorio. Le iscrizioni saranno aperte fino al 20 ottobre. Per informazioni: 0782/802093 Marina Podda.
Sonia Gioia
 

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
 Studenti indipendentisti sardi al raduno internazionale corso
  NUORO. Una delegazione di giovani universitari sardi facenti parte di Zoventude Indipendentista, organizzazione giovanile di Sardigna Natzione Indipendentzia sta partecipando agli “Scontri Internaziunali” organizzati presso l’università di Corte in Corsica da Ghjuventù Indipendentista Corsa. I lavori sono iniziati qualche giorno fa e andranno avanti fino a domani. Sono previsti numerosi dibattiti sulle lotte «identitarie», sulle organizzazioni studendesche e sui giovani che appartengono a nazioni senza Stato. Si parlerà di lingue minoritarie, di statuti e loro trasformazione in carta di sovranità, di costituzione europea e diritti delle nazioni senza stato. Gli incontri rientrano nelle iniziative promosse dall’università di Corsica, sono da essa finanziati ed ospitati logisticamente. Sono previste conferenze di personalità note nell’ambito indipendentista corso tra le quali una tenuta da Jean-Guy Talamoni che è eletto all’essemblea di Corsica e che ha partecipato al «processus de matignon» (trattativa tra gli indipendentisti corsi ed il governo francese). Sono presenti agli “Scontri Internaziunali” di Corte le delegazioni giovanili degli indipendentisti corsi, baschi, catalani, galiziani e bretoni. Per gli indipendentisti sardi è presente Zoventude Indipendentista di Sni, la delegazione composta da tre delegati è guidata da Claudio Deligios, studente universitario membro della direzione nazionale di Sni.
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Nuoro
 Il mondo paradigmatico di Satta
Domani in biblioteca presentazione del saggio di Brugnolo
  NUORO. Verrà presentato domani nell’auditorium della Biblioteca Satta, a iniziare dalle 18.30, “L’idillio ansioso”, opera di Stefano Brugnolo che insegna letterature comparate all’università di Sassari. Presente l’autore, del libro parlerà lo scrittore Natalino Piras. I lavori saranno coordinati da Priamo Siotto, presidente del Consorzio per la pubblica lettura.
 “L’idillio ansioso”, pubblicato l’anno scorso dalla casa editrice Avagliano, confronta personaggi e luoghi del “Giorno del giudizio”, capolavoro di Salvatore Satta, con altre figure e periferie della letteratura di tutto il mondo. Nuoro diventa ancora una volta luogo di raccolta di vivi e di morti, di fantasmi e di gente che li narra. Interessante rilevare, nell’affascinante percorso istituito da Brugnolo, come il notaio don Sebastiano e il matto Fileddu, la prostituta Giggia e la maestra Gonaria, quella che volta le spalle a Dio dopo la morte del fratello prete, abbiano riscontri in romanzi e racconti classici che attraversano l’Ottocento e il Novecento. Si tratti dell’ “Oblomov” di Goncarov, nella sonnolenta provincia russa, o della brughiera inglese descritta da Tomas Hardy, di madame Bovary ma anche di Melquiades e i Buendìa di Macondo, tra i protagonisti di “Cent’anni di solitudine” di Garcia Marquez.
 Ci sono, elementi importanti, Pirandello di “Ciaula e la luna”, Verga con “Mastro don Gesualdo”, Tomasi di Lampedusa con Tancredi e Ciccio Tumeo del “Gattopardo”. Ancora si potrebbe parlare, come fa Brugnolo, di Spoon River oppure di Comala che è un villaggio messicano, popolato da morti, in un grande romanzo di Juan Rulfo: “Pedro Paramo”. Stefano Brugnolo compara con maestria persone e situazioni, evidenziando tra l’altro come luoghi del residuo, qual è la Nuoro del giudizio sattiano, siano capaci di avvertire sulle devastazioni provocate da un malinteso senso della modernità. Questo saggio potrebbe essere inteso come la messa in scena di un duello tra senso della morte e senso della vita. Il contrasto è generato dalla volontà di una folla di personaggi di tante desolate province del mondo di emergere, di essere nominati, di sfuggire alla dimenticanza. Ma è giusto ricordare, come fa il narratore del “Giorno del giudizio”, un “ridicolo dio” che non può sfuggire alla torma di anime che da lui chiede che quasi le si risusciti? A proposito il saggio di Brugnolo dà diverse indicazioni. Delle cose che restano, a percorso ultimato, sembra arguire che il senso della vita prevalga su quello della morte.
 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 43 - Cultura e Spettacoli
Gli occhiali scuri di Norberto Bobbio. Ne ha parlato Michelangelo Bovero nei tre giorni di seminario 
Gli occhiali scuri di Norberto Bobbio. Ne ha parlato Michelangelo Bovero nei tre giorni di seminario che, la scorsa settimana, sono stati dedicati a Bobbio per iniziativa dell’Università di Sassari. Tra i relatori c’erano quasi tutti gli allievi del filosofo della politica morto un anno fa. Oltre a Bovero, Luigi Bonanate, Lio Mura, Pier Paolo Portinaro, Marco Revelli, Franco Sbarberi.
 Gli occhiali scuri, dicevamo. Sono il filtro concettuale attraverso il quale Bobbio leggeva la realtà. Per capire come quel filtro funzionava bisogna partire dal pessimismo radicale con il quale Bobbio guardava alla natura umana. C’è un’antropologia fortemente negativa alla base delle sue analisi. Lo ha detto bene Bovero quando, parlando dell’approccio che Bobbio aveva ai temi generali della teoria politica, ha rilevato che la fonte del pensiero bobbiano è la dicotomia tra valori e rozza materia del mondo, tra gli ideali che dovrebbero muovere l’azione ad obiettivi giusti e la tendenza degli uomini a subordinare, invece, l’azione ad altri fini. Tutte le figure dicotomiche attraverso le quali l’analisi di Bobbio procede (diritto/politica, diritto/potere, Stato/non Stato, organicismo/individualismo) scaturiscono, per Bovero, da quella prima frattura, da quella prima irrimediabile separazione. Irrimediabile, perché per Bobbio tra i due termini (valori/rozza materia del mondo) non è data alcuna possibiltà di composizione dialettica. Lavorare agli ideali, che per Bobbio - ha ricordato Bovero - erano fondamentalmente quelli di giustizia e di libertà, è una fatica che non ha né termini né esiti certi: ai valori si lavora partendo dalla rozza realtà, al giusto si arriva partendo dall’ingiusto, l’azione è terapia di mali perenni. Una fatica di Sisifo.
 Si pensi al modo in cui tutto il pensiero postmoderno è passato come uno tsunami sul concetto di valore, si tenga presente la giusta analisi di Bovero e si avrà la percezione esatta di quanto lontana sia la riflessione bobbiana dal relativismo radicale che ha dominato la filosofia (quella politica compresa) degli ultimi decenni. Bobbio è un filosofo pre-postmoderno. Da questa sua postazione «antiqua» riesce a leggere la realtà contemporanea, fornendone chiavi esplicative spesso più efficaci di quelle utilizzate dai postmoderni. Il debito verso Kelsen passa, nel pensiero di Bobbio, attraverso Hobbes e Kant. Il contrasto irredimibile tra persona morale e il legno storto di cui sono fatti gli esseri umani è una sorgente d’interpretazione che tiene insieme, come nei classici, realismo e idealismo, pessimismo della ragione e ottimismo della volontà.
 Una schema, quello usato da Bovero, che nel seminario sassarese ha trovato conferma in tutte le occasioni in cui si è discusso dei vari aspetti della riflessione bobbiana. Prendiamo, ad esempio, il tema della pace, della guerra e dell’ordine internazionale, al centro della tavola rotonda di martedì con Pino Arlacchi, Luigi Bonanate, Gian Carlo Bosetti, Paolo Fois e Marco Revelli. Dal dibattito sono emersi due tempi della riflessione bobbiana. Una prima fase, quella dei saggi degli anni Sessanta (in particolare «Il problema della guerra e le vie della pace»), in cui Bobbio - lo ha spiegato Revelli - smonta l’idea, di impianto giusnaturalistico, che si possa stabilire se una guerra è giusta attraverso una procedura di tipo giudiziario. Una volta posta per assoluto la legge, a determinare se la guerra è giusta serve solo stabilire di chi è la colpa (cognizione) e determinare chi applica la sanzione (esecuzione). Se la norma non è più assoluta, ma stabilita per via positiva, viene a mancare qualsiasi criterio di giudizio esterno alla prassi. Lo schema s’inverte, ed è la guerra a fissare i criteri di giustizia: la guerra dà ragione a chi vince. Il Bobbio degli anni Sessanta - ha specificato Bonanate - esclude ogni possibilità di stabilire se una guerra sia giusta o meno. La guerra è questione di potenza, legata all’esistenza di Stati nazionali che non rispondono ad alcun criterio di diritto positivo. La dicotomia guerra/pace slitta nel contrasto diritto/non diritto e, quindi, nell’opposizione hobbesiana stato di natura/società civile. Soltanto una società civile internazionale capace di darsi norme positive che trasformino la guerra degli Stati in un regime di relazioni regolato da codici condivisi può evitare la guerra.
 E il secondo Bobbio? E’ quello degli anni anni Novanta, il Bobbio che giustifica la prima guerra del Golfo e poi il conflitto in Kosovo, invocando il diritto di legittima difesa (del Kuwait aggredito da Saddam Hussein) e i diritti civili (violati dai Serbi nella guerra civile contro i Bosniaci). Guerra giustificata da diritti, dunque. Diritti che Bobbio avvertiva come elementi di un ordine giuridico internazionale mobile, in via di formazione, ma già abbastanza definito perché potesse diventare il fondamento di una valutazione positiva, sulla base di norme positive, della giustificabilità o meno di un conflitto. E’, come ha notato Revelli, il modelo hobbesiano dell’ordine politico esteso alla scala planetaria. Bobbio coglieva negli interventi internazionali in Iraq e in Kosovo il possibile inizio di un ordine internazionale fondato su norme stabilite e accettate dall’intera comunità internazionale.
 Solo apparente, allora, la contraddizione tra il primo e il secondo Bobbio, tra il Bobbio degli anni Sessanta che nega che si possa giudicare se una guerra sia giusta o meno e il Bobbio che non esclude, invece, il giudizio. Il fatto è - lo ha detto Paolo Fois - che quello di Bobbio è sempre stato un pacifismo giuridico. Così come il diritto all’interno degli Stati non elimina il conflitto, ma lo regola (i codici, le costituzioni), stabilendo criteri di giudizio e l’esclusività dell’intervento repressivo, allo stesso modo può accadere nei rapporti tra gli Stati, a condizione che dalla guerra di tutti contro tutti si passi ad un quadro definito, positivamente definito, di norme di diritto internazionale valide per tutti. In questo modo Bobbio incorpora il mezzo della forza (legittima per via di definizione positiva) nella produzione dell’ordine e della pace, esattamente come in Hobbes. Ed è così che la contraddizione di Hobbes (produrre la pace attraverso la guerra, l’ordine attraverso la forza) diventa anche la contraddizione di Bobbio, come ha fatto opportunamente notare Revelli. Una contraddizione che percorre tutta la storia della modernità e che nel Novecento ha avuto esiti particolarmente drammatici. Gli occhiali scuri di Bobbio filtrano la realtà producendo un movimento logico che segna di sè tutta la riflessione bobbiana, quello, appunto, individuato da Bovero: l’uomo è un legno irrimediabilmente storto, il diritto serve a raddrizzarlo, o meglio, a provare a raddrizzarlo. I valori, appunto, contro la rozza natura del mondo. Ma non valori «disarmati»: valori che diventano norme positive e, in quanto tali, possono chiedere di essere applicati attraverso l’uso legittimo della forza, dentro gli Stati e forse anche, già ora, nel campo delle relazioni internazionali.
 Occhiali scuri che non smettono di funzionare se dal tema della guerra e della pace si passa a quello del buon governo, argomento di un’altra delle tavole rotonde del seminario. Lio Mura ha ricordato i tre passaggi attraverso i quali, nella storia delle dottrine e della filosofia politica, il tema si è sviluppato. Al centro del pensiero classico la dicotomia buon governo/cattivo governo, con il criterio della legge assoluta (Platone) o del bene comune (Aristotele) posto a stabilire il discrimine. Poi la svolta del liberalismo: cadono i princìpi assoluti e alla coppia buon governo/cattivo governo subentra quella governo massimo/governo minimo. Il criterio di giudizio è la funzionalità dell’intervento pubblico alle dinamiche private della società borghese. Infine, il passaggio tardonovecentesco, attraverso il quale la contraddizione che viene a stabilirsi è tra governabilità e non governabilità, dove i criteri di giudizio si fondano sulla capacità delle varie articolazioni del potere statale di governare riducendo la complessità di sistemi sociali segnati, nel contempo, da una forte crescita delle domande private (dei bisogni) e da una drastica diminuzione delle risorse pubbliche. L’interesse generale non si stabilisce più secondo la legge e attraverso la legge. Il criterio di efficacia supera e tendenzialmente cancella quello normativo (crisi dei codici e delle costituzioni), con conseguenti rischi di slittamenti autoritari.
 La via di uscita proposta da Bobbio all’ultimo dei tre passaggi indicati da Lio Mura è, ancora una volta, una via d’uscita procedurale, affidata a norme di diritto positivo. Una via d’uscita che punta a perseguire un valore (il bene comune) attraverso norme sostenute dalla forza legittima. E’ lo stesso movimento logico messo in atto nel discorso sulla guerra. La stessa radicale sfiducia in quel legno storto che è l’uomo. Facile concordare con Revelli: l’Italia, ma anche il mondo, in cui a Bobbio è toccato di vivere gli ultimi anni non potevano certo schiarire le lenti scure dei suoi occhiali.
 
 
  
8 – Il Mattino
Da Foggia una laurea per Nigro
Una laurea «honoris causa» in lettere e filosofia verrà conferita oggi dall’Università di Foggia a Raffaele Nigro, scrittore, poeta, giornalista e saggista originario di Melfi, nel potentino. La cerimonia avrà luogo nell’Auditorium Santa Chiara e si aprirà con il saluto del rettore Antonio Muscio e della preside della Facoltà Franca Pinto Minerva. Seguirà la lettura delle motivazioni da parte di Giovanni Cipriani e la «laudatio» di Francesco De Martino. La giornata si concluderà con la «lectio doctoralis» di Nigro sul tema «Le scritture nel sud, da Levi ai nostri anni».   (12.04.05)
 
  

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