Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 April 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Cagliari
Università. Non sarà più necessario usare il cianuro per recuperare il metallo prezioso
L'oro? Conviene estrarlo dai computer
L'invenzione di un team di studiosi dell'ateneo cittadino
C'è una via sarda, nella corsa all'oro dei computer. Un reagente che permette di sciogliere il metallo prezioso e separarlo dalle altre sostanze contenute nelle schede elettroniche di pc, televisori, televisori, frigoriferi, lavatrici, condizionatori: potrebbe essere una rivoluzione nel campo del riciclaggio degli elettrodomestici, che tra cento giorni (il 13 agosto) diventerà obbligatorio in tutti i paesi dell'Unione europea. A quel punto, l'oro utilizzato soprattutto per realizzare i contatti (perché è un conduttore ottimo e in più è inossidabile) dovrà essere recuperato per legge. Rispetto agli altri sistemi in uso nel mondo (basati soprattutto sull'uso di acidi molto forti o veleni come il cianuro), il reagente messo a punto da un team di ricercatori delle facoltà di Chimica e Ingegneria dell'università di Cagliari ha due vantaggi importanti: non è tossico ed è più rapido. In laboratorio ha dato risultati notevoli: «Da una cartuccia d'inchiostro per stampanti - spiega Paola Deplano, docente di Chimica generale e inorganica - riusciamo a recuperare 10 milligrammi d'oro». Molto incoraggiante anche l'efficacia dimostrata nell'estrazione dell'oro da circuiti interni: «In quel caso - spiega la prof - bisogna prima macinare la scheda. Ma il reagente funziona anche sul macinato». Ora Consorzio 21 e Promea, gli enti che hanno finanziato la ricerca, l'hanno messo a disposizione di un gruppo di aziende sarde, una decina in tutto, attive o nel campo del recupero di metalli nobili o in quello della vendita di materiale informatico: si tratta di verificarne l'applicabilità su scala industriale. «Finora - mette le mani avanti la professoressa Deplano - abbiamo lavorato con quantità da laboratorio. Consorzio 21 e Promea devono ora valutare i costi sulle grosse quantità». Se il test gestionale dovesse essere positivo, il reagente (a base di zolfo e iodio) potrebbe perfino aprire una prospettiva di guadagno in quella che altrimenti sarà semplicemente un'attività obbligatoria: l'ipotesi non è campata per aria, visto che da una tonnellata di elettrodomestici usati si estraggono circa 16 grammi d'oro, da una tonnellata di roccia (per esempio a Furtei) da 2 a 4 grammi. Con effetti diametralmente opposti sull'ambiente. E importanti applicazioni in vista di un'altra scadenza europea: quella del 31 dicembre 2006, quando diventerà obbligatorio produrre computer e telefonini utilizzando per il 65 per cento matieriali di recupero e riciclabili al 75 per cento. Chi produrrà, insomma, sarà anche obbligato a smaltire. In questa chiave, sarà fondamentale disporre di un sistema efficace per recuperare l'oro. La ricerca cagliaritana è nata per rispondere a un esigenza degli studiosi di Ingegneria, Massimo Vanzi e Andrea Morelli: avevano la necessità di rimuovere la patina d'oro che ricopre i circuiti per individuare rapidamente eventuali punti d'interruzione. Da lì l'attenzione dei ricercatori del dipartimento di Chimica inorganica e analitica (oltre alla Deplano, i professori Emanuele Trogu e Maria Laura Mercuri e i dottori Angela Serpe, Luca Pilia, Marco Salidu e Flavia Artizzu) si è andata focalizzando sul riciclaggio degli elettrodomestici. Non è la prima invenzione di successo del team: di recente, gli studiosi hanno ceduto alle università di Cagliari e Trieste il brevetto per lo sfruttamento commerciale di un altro reagente, che permette di estrarre facilmente un altro metallo pregiato, il palladio, dalle marmitte catalitiche da rottamare.
Marco Noce
 

 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Nuoro
CENTRODESTRA 
«Il silenzio dei consiglieri regionali nuoresi sulla chiusura di due corsi universitari»
  NUORO. Dure reazioni dal centrodestra alle decisioni del Senato accademico di Cagliari sui corsi a Nuoro. «Tanto tuonò che piovve - dice Roberto Capelli (Udc), candidato sindaco a Nuoro -. Fummo facili profeti: due corsi universitari chiudono, la città diventa più povera. E non solo di denari, ma di prospettive culturali e di speranza per i giovani. Tutto nel silenzio dei consiglieri regionali nuoresi che hanno promesso per non saper mantenere e, ancora peggio, nell’indifferenza scortese e spocchiosa del presidente della Regione. Soru ha dimostrato che le sue parole non valgono niente e che, dopo cinque anni di governo del centrodestra in cui i corsi universitari si sono moltiplicati insieme alle risorse, in nemmeno dieci mesi di governo della sinistra capitalista la città viene mortificata e umiliata».
 Sull’argomento interviene anche Silvestro Ladu (Fortza Paris), candidato alla presidenza della Provincia: «Dopo la pesante penalizzazione di cui è stato oggetto l’intero territorio della provincia di Nuoro in occasione dell’approvazione del bilancio regionale del 2005, arriva la notizia che il Senato accademico dell’Università di Cagliari ha bocciato due corsi specialistici per l’Università nuorese. Il provvedimento si annuncia come un segnale inequivocabile per una chiusura definitiva dei corsi una volta che gli attuali laureandi avranno terminato il corso di studi».
 Secondo Silvestro Ladu, «i corsi specialistici già avviati in Servizio sociale e in Scienza dell’amministrazione sono destinati, a causa della scarsa attenzione da parte delle autorità regionali e dell’Università cagliaritana, ad una misera fine. Il paradosso è costituito dal fatto che mentre a Cagliari si trovano le risorse e le motivazioni per aprire tre nuove facoltà, Nuoro, che meriterebbe, per quanto già ha fatto, una particolare attenzione, viene tagliata fuori inspiegabilmente».
 
 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 27 - Sassari
I segreti di stelle e pianeti svelati dal nuovo telescopio
L’Osservatorio di Siligo sarà inaugurato alla presenza dell’assessore Pilia
  SILIGO. Alla presenza dell’assessore regionale alla Cultura Elisabetta Pilia e del rettore dell’Università di Sassari Alessandro Maida, avrà luogo oggi alle 11, in località Coas, lungo i tornanti che dalla SS. 131 conducono a Siligo, l’inaugurazione ufficiale dell’Osservatorio Astronomico. Nato nel 1997 da un’idea di Gian Nicola Cabizza, presidente della Società Astronomica Turritana (Sat), il progetto ha trovato subito nell’amministrazione silighese un interlocutore privilegiato.
 Il Comune infatti si è dimostrato pronto a recepire le potenzialità e le ricadute che avrebbe potuto offrire al paese in termini di immagine e di sviluppo del territorio comunale questo impianto. Vista la necessità di trovare uno spazio adatto alla creazione del sito, il Comune ha individuato un’area abbandonata, dove un tempo sorgeva la vecchia discarica del paese. Il sindaco Gianni Rassu e la sua amministrazione hanno allora pensato di indirizzare i fondi comunali, circa centomila euro, destinati alla bonifica di quell’area per lo smaltimento dei rifiuti, alla realizzazione dell’Osservatorio, costato complessivamente circa duecentomila euro. Gli altri centomila euro sono arrivati direttamente dall’Europa, dai finanziamenti che il Comune ha ottenuto inserendo a suo tempo il progetto nel proprio Pia (Piano Integrato d’area). Oltre al Comune di Siligo, hanno sostenuto l’iniziativa vari enti pubblici, come la Provincia di Sassari, la Fondazione Banco di Sardegna, la Camera di Commercio di Sassari.
 Dotato di un potentissimo telescopio spaziale (con un obiettivo di 4 metri), di macchinari di alta tecnologia, computer e di una cupola mobile, tutti installati dal Sat al primo piano dell’edificio e pronti da tempo per l’occasione, l’Osservatorio attendeva per il via solo il completamento di alcuni lavori esterni, tra cui la recinzione, un anfiteatro di circa 100 posti e l’allestimento degli arredi al piano terra. Ora l’impianto, all’avanguardia nel suo genere, si accinge a diventare, insieme al Planetario, già funzionante e situato al secondo piano del centro sociale di Siligo, un polo di ricerca scientifica di alto livello e un centro di divulgazione degli studi astronomici per tutte le scuole di ogni ordine e grado.
 L’Osservatorio prenderà il nome di Efisio Arru, parassitologo silighese che si è particolarmente distinto per gli studi e le ricerche compiuti nel campo dell’echinococosi presso la facoltà di Veterinaria della Università di Sassari. La cerimonia vedrà, oltre al rettore, la partecipazione di altre figure di spicco dell’ateneo sassarese, tra cui proprio il preside della facoltà di Veterinaria, Sergio Coda e i rappresentanti dei Dipartimenti Scientifici con cui il professor Arru ebbe modo di collaborare. Interverranno inoltre Salvatore Brandano, in rappresentanza dell’Icimar (Istituto Civiltà del Mare), il presidente dell’Associazione astrofili italiani, Salvatore Serio, il direttore dell’Osservatorio astronomico di Cagliari Niccolò D’Amico, e gli esponenti dell’Associazione Astrofili Sardi e dell’Associazione Ogliastrina di Astronomia.
Antonio Carboni
 
 
 
4 – Corriere della sera
L’intervento della polizia per evitare contatti. Nei giorni scorsi polemica rovente sui manifesti e due studenti di sinistra picchiati
Roma Tre, il rettore denuncia: «Violenza e intolleranza» Scambi di accuse tra gruppi di destra e sinistra nell’ateneo. Fabiani: inaccettabile il clima di intimidazione
Due giorni di tensione si sono vissuti all’Università di Roma Tre. Ieri è dovuta intervenire la polizia per fare da cordone tra studenti di destra e sinistra, che si fronteggiavano all’ingresso del Rettorato. La protezione delle forze dell’ordine ha funzionato, non c’è stato alcun contatto tra le parti, «solo insulti e parolacce», spiegano dalla Questura. Una situazione incandescente che ha provocato la dura reazione del Magnifico. La denuncia del rettore Guido Fabiani arriva al termine della seconda giornata di problemi. Fabiani decide di parlare agli studenti riuniti nella facoltà di Scienze politiche mentre all’esterno, controllati dalle forze dell’ordine, alcuni studenti di estrema destra «si accompagnavano a persone estranee all’università e con atteggiamento visibilmente intimidatorio».
«Tali persone - spiega Fabiani - sono state identificate per appartenere al gruppo 753 che notoriamente si ispira a ideali di chiara matrice fascista».
Il rettore si è quindi impegnato con gli studenti in assemblea a far proprio ed a portare in Senato Accademico il documento di denuncia dell'accaduto, concordato tra il preside e la Consulta delle rappresentanze studentesche della facoltà di Scienze Politiche.
Fabiani ha deciso di proporre in Senato Accademico l'affissione in ogni Facoltà dell’Ateneo di una targa che ribadisca la volontà di praticare e far rispettare all’interno di Roma Tre i valori costituzionali democratici ed antifascisti della Repubblica Italiana.
Infine è deciso a far presente alle autorità cittadine preposte all’ordine pubblico «la difficile e perdurante situazione in cui versa la facoltà e di operare perchè si cerchi in tutti i modi possibili di garantire l’agibilità democratica e il libero confronto di idee all'interno della facoltà stessa». Ma le vicende del terzo Ateneo hanno scatenato molte reazioni politiche. Tra le prime quella dell’associazione culturale «Foro 753» che si dice «totalmente estranea agli episodi avvenuti oggi a Roma Tre. Ribadiamo il carattere sociale, culturale e ricreativo di tutte le azioni che ormai da quasi due anni portiamo avanti in via Capo d’Africa. Ci riserviamo di portare in giudizio chiunque diffami e usi impropriamente la denominazione dell’associazione».
Massimiliano Smeriglio, presidente del Municipio dove ha sede l’Ateneo, l’undicesimo, commenta negativamente l’accaduto: «Ci sembra assurdo che proprio alla vigilia del 25 aprile alcuni gruppi neofascisti scorazzino liberamente armati di caschi e bastoni, dentro un’università pubblica. Esprimiamo la nostra solidarietà al rettore Fabiani per la tempestività con cui è intervenuto presso l’assemblea democratica convocata in emergenza dagli studenti». A sua volta Gianluca Peciola, assessore municipale alle Politiche Giovanili, denuncia: «A pochi giorni dalla ricorrenza del 25 aprile l’agibilità politica concessa alla destra neofascista nell’università e nelle vie del municipio». Ma gli amministratori di destra non rimangono indifferenti a questi commenti. «E se queste aggressioni fossero state provocate dai militanti di sinistra per arricchire di spunti il dibattito del prossimo 25 aprile? - si chiede il vicepresidente del consiglio comunale, Fabio Sabbatani Schiuma di An - basta con le aggressioni ai nostri militant, basta con le calunnie. Siamo stufi di strumentalizzazioni chiediamo solo rispetto e pari dignità in ambienti universitari dove la sinistra è intollerante».
M. R. S.
 
 
 
5 – Corriere della sera
IL CASO / Tensione alla facoltà di Scienze politiche: un cordone di forze dell’ordine riesce a separare le fazioni
Studenti di destra e sinistra, scontri a Roma 3 Lite sulla cancellazione di alcune scritte politiche sui muri Il rettore parla durante un’assemblea per placare gli animi
ROMA - Si riscaldano gli animi degli studenti dell’università Roma Tre con l’avvicinarsi della data del 25 aprile. Ieri a Scienze Politiche è dovuta intervenire la polizia per evitare che i gruppi di destra e sinistra entrassero in contatto. «Abbiamo fatto un cordone perché alcuni volevano impedire ad altri l’ingresso all’università. Sono volati solo insulti verbali, fischi, parolacce, non c’è stato nessuno scontro fisico», spiegano dalla Questura. Le tensioni scoppiate ieri sono iniziate il giorno precedente. Gli studenti di sinistra non hanno gradito un’iniziativa organizzata dai colleghi di Azione Universitaria, che armati di pennello e vernice volevano ripulire i muri della facoltà dalle scritte.
«Volevamo solo rendere più decorose le pareti dell’Ateneo - spiega Luca Cirimbilla, rappresentante di Azione Universitaria a Scienze Politiche -. Non pensavamo di cancellare solo alcune scritte, volevano solo imbiancare tutto l’istituto dove viviamo e studiamo. Eravamo solo in quattro, cinque, ci hanno bloccato in cinquanta. E molti non erano della nostra facoltà, venivano da fuori».
È ovviamente molto diversa la versione dell’altra parte: «Le colleghe del collettivo studentesco hanno chiesto spiegazioni su questo "repulisti", che colpiva soprattutto la comunicazione politica. Ma sono state spintonate e allontanate violentemente. Solo loro possono picchiare delle ragazze», racconta Enrico, 23 anni, studente di Giurisprudenza.
Una situazione ai limiti che ha preoccupato lo stesso Rettore, il professor Guido Fabiani, tanto che ieri ha convocato i rappresentanti delle due parti. A quel punto sarebbe scoppiato l’ultimo «troncone» dei tafferugli del giorno precedente, gli studenti della sinistra universitaria si sarebbero posti davanti all’ingresso del Rettorato per impedire il passaggio a quelli di destra. «Anche ieri erano in cinquanta, e noi solo in cinque», insiste il rappresentante di Azione Universitaria. Mentre i collettivi universitari denunciano altro: «Quella dell’altro giorno è stata un’aggressione di decine di persone entrate con caschi e bastoni nella facoltà per togliere tutti i nostri manifesti. Ancora una volta - rimarcano da sinistra - i giovani di Azione Universitaria si sono resi protagonisti di raid violenti, mandando all’ospedale due studenti e inneggiando al fascismo proprio in questi giorni in cui festeggiamo il sessantesimo anniversario della Liberazione». Immediata la reazione dell’altra parte: «Erano loro gli estranei alla facoltà, noi volevano solo raggiungere la biblioteca dell’istituto dove siamo iscritti».
Ma visto il perdurare della situazione Fabiani «ha ritenuto di intervenire personalmente per discutere con gli studenti radunati in assemblea a Scienze Politiche, mentre all’esterno, controllati dalla forze dell’ordine, alcuni studenti di estrema destra si accompagnano a persone estranee all’università».
Il Magnifico ha inoltre stigmatizzato l’iniziativa di «ripulitura» firmata dalla destra studentesca. E si è assunto il doppio impegno di accertare eventuali responsabilità individuali da parte di studenti della facoltà e di proporre al Senato Accademico l’affissione in ogni facoltà dell’Ateneo di una targa, che ribadisca «la volontà di praticare e far rispettare i valori costituzionali e antifascisti della Repubblica Italiana».
Maria Rosaria Spadaccino
 
 
6 – Corriere della sera
«Lo chiamai io a Tubinga: era il migliore» Il teologo ribelle Hans Küng ricorda i rapporti con il futuro Pontefice «La sorella nascondeva i suoi libri per non farci vedere a cosa lavorava»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO - Si incontrarono per un caffé in un bar di Via della Conciliazione. Il giovane teologo di Tubinga, Hans Küng, giunse a bordo di un’Alfa Romeo Giulia, nuova fiammante. Quello ancora più giovane, Joseph Ratzinger, arrivò in bicicletta. Era l’ottobre del 1962, l’inizio del Concilio Vaticano II. Cominciava in quel pomeriggio romano, uno dei rapporti personali e intellettuali più controversi della storia della teologia cattolica.
«In realtà, il giovane Ratzinger lo avevo già visto nel 1957 a Innsbruck, in occasione di un convegno. Ma quel caffè a Roma fu il nostro primo, vero incontro. Ne ebbi un’impressione buona, molto gradevole. Lo rividi ancora un paio di volte. Ma non potrei dire che fra di noi cominciasse un rapporto personale, anche perché lui era molto timido. Comunque, durante il Concilio, avevamo costruito un bel tandem. Ricordo che, a un certo punto, avevo appreso che la "Dichiarazione sulle religioni non cristiane" rischiava di venire accantonata. Così organizzammo la controffensiva e, fra gli altri, chiamai Ratzinger a Santa Maria dell’Anima, dove viveva, per chiedergli di raggruppare alcuni cardinali, che potessero intervenire direttamente su Paolo VI».
Pochi possono dire di aver conosciuto il futuro Papa Benedetto XVI meglio di Hans Küng. E pochi possono vantarsi di aver avuto un ruolo così importante nel cursus honorum che ha scandito la vita di Joseph Ratzinger. Come direttore della facoltà di Teologia di Tubinga, fu infatti Küng che nel 1966 chiamò il giovane teologo bavarese nel prestigioso ateneo. Anche se poi, da Prefetto per la Congregazione della dottrina della fede, proprio Ratzinger sarebbe stato decisivo nell’emarginazione del teologo da parte del Vaticano.
«Andò proprio così - racconta Küng al Corriere -, dissi ai colleghi che volevo mettere subito in chiaro la mia opinione sulla nuova cattedra di dogmatica. Secondo me, c’era una sola persona in Germania all’altezza di quel difficile incarico: il teologo Ratzinger, allora a Münster. Sono ancora felice di quella scelta. Guardo a quel periodo in modo positivo. Credo che anche Ratzinger, a proposito dell’esperienza di Tubinga, si esprima allo stesso modo».
A Tubinga il rapporto fu anche più privato, avete fatto incontri congiunti con gli studenti...
«Certo, anche se non abbiamo mai avuto una vera amicizia personale, ci siamo visti spesso, dopo le lezioni per bere qualcosa. Oppure ci siamo invitati a cena a vicenda, nelle nostre case. Lui viveva insieme con sua sorella Maria, una persona squisita e sempre molto gentile, che si preoccupava molto di proteggerlo. Per esempio, copriva con un telo bianco i libri sparsi sul suo tavolo di lavoro, perché i visitatori non potessero vedere a cosa stesse lavorando il fratello».
Joseph Ratzinger era diffidente?
«Penso che diffidente fosse sua sorella. Ratzinger era sempre cortese, anche se in un modo discreto e riservato».
Fu, questo, il periodo di un’amicizia personale?
«Guardi, non credo che a Tubinga Ratzinger avesse un solo amico, nel senso vero di questo termine».
Avete anche curato un libro insieme, le è mai passato per la testa che, da posizioni molto aperte, Joseph Ratzinger potesse diventare un teologo conservatore?
«Direi fondamentalista. No, non me lo sarei mai aspettato. Aveva metodi teologici affatto differenti: primo, era diffidente verso l’esegesi moderna, secondo, molto più di me considerava i comportamenti della Chiesa come norme. Ricordo che Ernst Käsemann, grande teologo evangelico, dopo una lezione di Ratzinger uscì dall’aula e mi disse: "Ora sai perché sono protestante". Ma i nostri rapporti sono sempre stati improntati alla massima tolleranza. I problemi vennero nel 1968, quando il confronto fu con gli studenti».
Lui ne rimase scioccato...
«Ratzinger ed io eravamo in quel periodo i due professori più conosciuti della facoltà cattolica. Per questo ci venivano a cercare. Non era piacevole ritrovarsi 150 persone che invadevano l’aula e si impossessavano del microfono. La differenza era che io reagivo, cercavo di confrontarmi, mentre lui era timido, non reggeva il confronto diretto in un contesto molto emotivo. Le racconto un aneddoto. Un giorno, durante la riunione del Senato, un gruppo di studenti entrò, per una volta senza urla, dicendo che volevano assistere alla discussione. I professori reagirono in modo diverso, chi si mise a ridere, chi accettò a malincuore, chi con entusiasmo. Uno solo raccolse con calma le sue carte, si alzò e uscì in silenzio dall’aula: era Ratzinger. Gli studenti chiesero: "Chi è quel codardo?". E il filosofo Walter Schulz rispose: "È il teologo Ratzinger, di lui sentirete parlare ancora"».
E i volantini, dove la croce era definita simbolo masochista?
«Per lui fu un trauma. Io reagii mettendomi in ferie e minacciando gli studenti di non tornare più, ma non rinunciai a confrontarmi e ad accettare alcune cose che mi sembravano giuste, per esempio la polemica contro i formalismi dell’accademia. Ma Ratzinger ebbe un rifiuto totale di tutto il ’68 e credo che questa sia stata proprio la molla decisiva della sua svolta in direzione conservatrice. Penso che abbia sempre portato in cuore un pezzetto di non chiarita religiosità bigotta bavarese. C’erano dogmi, questioni che erano più semplici da affrontare dal lato conservatore».
Ha detto che vuole andare a Roma per incontrare Papa Benedetto XVI, come farà?
«Scriverò, chiedendo un colloquio. Spero che il mio compagno di corso alla Gregoriana, Angelo Sodano, mi dia una mano».
Paolo Valentino
 
La biografia
GLI STUDI Hans Küng è nato
nel 1928 in Svizzera. Si laurea in filosofia a Roma, alla Pontificia università gregoriana. Nel ’55 è ordinato sacerdote. Nel ’57 ottiene il dottorato in teologia alla Sorbona
IN VATICANO
Dal ’62 al ’65 è al Concilio Vaticano II come consulente teologico nominato da Giovanni XXIII, è docente universitario a Tubinga. Nel 1979 viene censurato
dal Vaticano
 
 
 
7 – Corriere della sera
GRAN BRETAGNA
Gli insegnanti boicottano Israele
Il sindacato dei Professori universitari della Gran Bretagna (Aut), un’organizzazione formata da tutti coloro che lavorano negli atenei (dagli insegnanti ai bibliotecari), ha votato ieri, a Eastbourne, a maggioranza e contro il parere del gruppo dirigente, il boicottaggio di due università israeliane accusate di non essersi schierate contro il governo Sharon. Sotto accusa l’università di Haifa e quella di Bar Ilans. La prima perché non garantirebbe piena libertà accademica a chi critica il governo israeliano, la seconda perché ha un college nella colonia di Ariel. L’organizzazione, che conta quasi 49 mila iscritti, inviterà tutte le università britanniche a non avere legami con le istituzioni israeliane fatta eccezione con chi mostra uno spirito critico nei confronti dell’esecutivo di Gerusalemme.
 
 
 

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