Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 April 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
pag. 28 – medio campidano
Un campus universitario a Ingurtosu
Arbus. Accordo tra comune, provincia e gli atenei di cagliari e Sassari
Ingurtosu si appresta ad accogliere studiosi e corsisti nel settore ambientale e potrebbe diventare una sorta di campus universitario attorno a cui far rinascere una serie di attività collegate per rivitalizzare la frazione. Proprio tra i cantieri minerari ormai abbandonati nascerà il Centro di educazione ambientale e di studi sulla storia e l'arte mineraria sarda. Un accordo è stato siglato nei giorni scorsi in un protocollo d'intesa tra il Comune, la Provincia di Cagliari, l'Ufficio Life Natura '97, il CRS4, le Università di Cagliari e Sassari e l'Ispettorato Forestale. Tutti gli Enti hanno dato la loro disponibilità a collaborare, ciascuno per le proprie competenze, per fare di Ingurtosu un importante centro di formazione. Studenti e professori potranno utilizzare per le loro attività l'immobile dell'ex scuola elementare e l'ex ospedale di Ingurtosu, già restaurati recentemente. Il Comune ha già deciso di concedere in comodato gratuito per trent'anni i locali dell'ex scuola elementare, di cui è già in possesso, mentre per l'ex ospedale ha fatto richiesta di acquisizione all'Igea, che attualmente ne è proprietaria. La pratica per il passaggio è stata quindi avviata. Capofila e coordinatore del centro di educazione ambientale sarà l'Ufficio Life Natura '97, per conto della Provincia di Cagliari che ha messo a disposizione fondi per 70 mila euro per il primo avvio delle attività e per interventi di adattamento del caseggiato che ha bisogno di essere ristrutturato. Sulla stessa area di Ingurtosu si sovrappongono contemporaneamente anche il Parco Geominerario, il Life Natura Dune di Piscinas Monte Arcuentu e l'Oasi di Protezione Faunistica Costa Verde. " Il Cea funzionerà anche come ufficio di programmazione ambientale e avrà il compito di collaborare con tutti questi enti», sostiene Rossano Vacca, direttore tecnico del Life. Non ci sono soltanto gli atenei cagliaritano e sassarese: al centro ha aderito pure il Dipartimento di scienze e tecnologie chimiche e dei biosistemi dell'università di scienze di Siena, Oikos, per svolgervi attività didattica e promuovere convegni di studi internazionali. Tutte le scuole di ogni ordine e grado e gli Enti di formazione potranno rivolgersi al Centro per le loro attività di studio e potranno accedere alla banca dati che sarà creata sulle caratteristiche storico, ambientali e culturali del territorio. «Il Cea si inquadra come il proseguimento delle attività del Life Natura ?97» continua Rossano Vacca. Avviato nel 2000 in un'area di 13.500 ettari tra i comuni di Arbus, Gonnosfanadiga e Guspini, il Life - Natura "Dune di Piscinas - Monte Arcuentu" ha permesso di tutelare e salvaguardare le specie locali, come il cervo sardo e l'aquila reale o il ginepro, di effettuare interventi di bonifica ambientale e di sensibilizzare operatori e popolazioni. Recentemente la Commissione Europea Acqua e ambiente ha valutato il Life "Dune di Piscinas - Monte Arcuentu" uno dei migliori realizzati tanto da essere considerato d'esempio per altri siti Natura 2000. Salvatore Sanna
 
2 – L’UNIONE SARDA
pag. 31 – nuoro e provincia
“Un’autorithy regionale vigili sull’Università”
Proposta del presidente del Consorzio Bachisio Porru dopo la polemica con l’ateneo cagliaritano
Solo una regia regionale dell'istruzione di livello universitario potrà garantire l'adeguata diffusione del sapere nel territorio, evitando le spinte egoistiche che in questi giorni sono al centro della vertenza fra il Consorzio universitario nuorese e l'Ateneo cagliaritano. La proposta viene dal presidente del Consorzio barbaricino Bachisio Porru, che la ha girata direttamente al quello della Regione Renato Soru. «Coerentemente a quanto previsto dagli obiettivi programmatici enunciati dalla Giunta Regionale ? afferma Porru ? il presidente Soru dovrebbe farsi garante dell'avvio di un concreto progetto di Università diffusa e di conseguenza dovrebbe convocare attorno a un solo tavolo istituzioni locali e istituzioni accademiche al fine di consentire uno sviluppo culturale, scientifico e di ricerca che veda nella diffusione delle conoscenze il volano di uno sviluppo equilibrato». Fatta la premessa Porru prosegue nella sua proposta alla Regione: «In quel tavolo il Consorzio Universitario, qualora non si attivassero i corsi di laurea specialistica in Servizio Sociale e in Scienza dell'amministrazione, si farà promotore di una proposta di Facoltà Universitaria Regionale di cui possa farsi garante, nei finanziamenti, nelle articolazioni e nei risultati la stessa amministrazione regionale che dovrà progressivamente verificare l'attuazione degli impegni della Università nei confronti della comunità sarda». In sostanza Porru avanza la proposta di una sorta di Authority che abbia competenza sull'intero territorio regionale e che riesca a coordinare i vari interventi secondo un preciso piano fatto su misura delle esigenze elaborate dai vari territori. Non è un segreto infatti che l'Università diffusa vive essenzialmente di finanziamenti regionali, che sono indispensabili, però, anche ai due Atenei "ufficiali" (quelli di Cagliari e di Sassari) per tenere alto il livello dell'istruzione di livello superiore nel territorio regionale. Utilizzando la leva finanziaria, quindi, la Regione potrebbe riuscire a convincere i Senati accademici a collaborare pienamente alla riuscita del piano di diffusione delle facoltà universitarie nel territorio regionale. La vicenda è venuta a galla quando l'Università di Cagliari (nello specifico la facoltà di Scienze politiche) ha deciso di tenere nella sede "madre" la laurea specialistica in scienza dell'amministrazione pubblica, già promessa ufficialmente a Nuoro dove esistono ben 92 laureati nella materia (che in Barbagia ha registrato un successo bel al di là di ogni previsione). Il paradosso è che a Cagliari, invece, gli iscritti sono appena sette. Per dirla con una famosa metafora, è come se la montagna andasse da Maometto e non viceversa. Perciò Bachisio Porru ha fatto appello a tutte le forze politice ed intellettuali del Nuorese perché facciano sentire la loro voce nelle sedi dovute, evitando che un'istituzione vitale per le zone interne venga abbandonata in un momento cruciale. (a. a.)
 
 
3 – CORRIERE DELLA SERA
Sergio Bonelli, una laurea honoris causa
Oggi alle 18 verrà consegnata la Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione a Sergio Bonelli (foto), editore e operatore culturale centrale nella storia del fumetto. Intervengono, tra gli altri, Renato Guarini, Mario Morcellini e Alberto Abruzzese. (La Sapienza, Aula Magna del Rettorato, piazzale A. Moro 5. Infoline 06.49910035).
 
4 – CORRIERE DELLA SERA
L’India corregge i compiti degli studenti britannici
Mezzo milione di test all’estero per risparmiare. Critici i presidi
Valutazioni via email per i questionari di storia, francese, tedesco e italiano
 LONDRA - La delocalizzazione, parola bruttissima per dire una cosa semplicissima, ha raggiunto un nuovo traguardo: i compiti d’esame degli studenti inglesi verranno corretti in India, dove l’operazione costa meno. Ovvio che s’alzino proteste, perché è inaccettabile che il destino dei nostri figli sia deciso «a cinquemila miglia di distanza», come nota il Daily Telegraph . E si può aggiungere che esportare la correzione dei lavori è offensivo anche per gl’insegnanti. Ma la realtà, benché sorprendente, è meno sconcertante: se pure il controllo degli esami è diventato una routine, non c’è motivo per non esportarlo, come l’assemblaggio di prodotti industriali. Forse è la scuola che, a questo punto, s’è fatta troppo meccanica.
La notizia, nuda a cruda, è questa: l’Aqa (Assessment and Qualifications Alliance), uno dei tre principali organismi che in Inghilterra e Galles esaminano i test degli studenti che sostengono il Gcse, l’esame che a 16 anni conclude la scuola dell’obbligo, ha deciso di mandare in India mezzo milione di elaborati per stabilire il voto finale. I test riguardano quattro materie: storia, francese, tedesco e italiano. Ce n’è abbastanza da rizzare le orecchie: forse gli esaminatori indiani conoscono così bene l’italiano da poter giudicare il tema di uno studente? La risposta è questa: potranno fare il loro lavoro anche senza sapere una parola della nostra lingua.
Spiegazione. Nel Regno Unito gli elaborati degli esami finali, sia nei licei che nelle università, non sono corretti dai docenti che hanno insegnato ai ragazzi, ma da commissioni indipendenti, che stabiliscono le graduatorie. I risultati dell’esame vengono poi inviati agli studenti entro l’estate, in modo che ciascuno possa decidere il futuro: proseguire dopo il Gcse con i due anni che portano alla maturità (chiamata A Level) oppure iniziare a lavorare.
Ma perché l’esame sia uguale per tutti (e il giudizio sia equanime) bisogna che il test sia standardizzato: in genere si tratta di questionari, sia con risposte multiple o con una sola risposta, che lo studente annota nello spazio apposito. Saranno proprio questi test quelli che verranno selezionati in India, da operatori elettronici che poi invieranno l’esito, via e-mail, a Londra. Con questo accorgimento, dicono, l’Aqa spenderà un quinto di quanto avrebbe speso trattando i dati nel Regno Unito.
C’è da gridare allo scandalo? No, gli unici che possono lamentarsi sono coloro che perderanno il lavoro a vantaggio di sconosciuti impiegati indiani. Ma il mondo ormai funziona così: anche lo Stato italiano una volta mandò a elaborare i dati del catasto in Albania (è la nostra India alle porte di casa, evidentemente) e pure la Pennsylvania ha scoperto che far leggere le radiografie da ottimi medici indiani costa meno che esaminarle a Los Angeles. A Londra, poi, ogni azienda di medie dimensioni ha capito da tempo che i «call center» e i servizi informazioni funzionano meglio a Bangalore che a Reading: uno chiama la British Gas perché trova che la bolletta è troppo salata e si sente rispondere con una deferenza («Good morning, sir», anche di notte) ormai introvabile in Europa.
Naturalmente la delocalizzazione telefonica comporta qualche problema. Agli inizi, i clienti delle banche protestavano perché gli addetti indiani non capivano l’inglese (ed era colpa della loro pronuncia, magari, più che dell’udito degli indiani). Adesso pure a Bangalore si sono fatti più esperti e, anzi, simulano l’accento scozzese che, nel suddito britannico, suscita fiducia più dell’«Estuary English», la parlata popolare dell’East End. Ma naturalmente succedono errori: si cita il caso del paziente che ricevette un referto in cui gli si comunicava che soffriva di «Euston Tube malfunction», una disfunzione alla metropolitana della stazione di Euston.
I test d’esame da smarcare in India, così, non sono un problema. Certo, bisognerà che i risultati non subiscano ritardi e tornino in tempo per permettere le scelte degli studenti. Qualcuno spera in un fallimento: la Secondary Heads Association, che riunisce i presidi delle scuole secondarie, dice che l’opzione indiana è «un modo disperato di mantenere un sistema che affonda». Forse preferiscono che affondi nella Manica, piuttosto che nell’Oceano Indiano.
Alessio Altichieri

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie