Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 April 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 30 – Nuoro
Mario Zidda, sindaco in corsa per il centrosinistra, al "Chironi"
L'Università motore dello sviluppo
«Recuperati i soldi, ora bisogna pensare ai contenuti»
Fa il giro dei banchi e stringe la mano a tutti. Mario Zidda, sindaco ds uscente, ricandidato per il centrosinistra, si presenta così agli studenti della quinta A dell'istituto "Chironi" che iniziano a parlare del coinvolgimento dei giovani e finiscono con una fugace attenzione alla sanità. Nella chiacchierata c'è spazio per qualche curiosità, ben dosata dal sindaco che aiuta gli studenti a interloquire senza problemi. «Questa è la mia scuola», dice Zidda: lui, dirigente della Banca di Sassari, si è diplomato nella scuola di via Toscana. E poi: «Sono nato a Brunella, sono un po' torpeino». Ma non si ferma alla battuta. Aggiunge: «In questa campagna elettorale ci sono sussulti un po' stravaganti. Uno diceva: Nuoro ai nuoresi. Mi sono sentito incuriosito. Ho sempre pensato che la ricchezza di Nuoro sia il fatto che tanti sono affluiti qui dai paesi con atteggiamento aperto. Hanno portato entusiasmo, una visione diversa rispetto alle professioni. Mi sembra stravagante fermarsi a una concezione arcaica». Alessia Marreddu chiede: «Solo quest'anno ho avuto possibilità di avere un'interazione con le istituzioni. Nel suo programma politico cosa è previsto per i giovani?». «L'interazione tra Comune e giovani ? dice Zidda ? avviene in tanti luoghi, a proposito di molte questioni. Il rapporto tra gruppi di giovani e amministrazione è affidato un po' alle circostanze. Avviene ogni volta che c'è una istanza, un motivo, un'opportunità». C'è possibilità di conoscerlo meglio? «È la casa comune: l'invito è implicito. Dalla scuola riceviamo semplici richieste di incontri e normalmente avvengono. Forse pensa a un'esigenza diversa che anch'io avverto: esaltare la soggettività dei giovani in città con scambi più frequenti. Ci aiuteranno molto le infrastrutture. Il fatto che sia mancato un teatro ha rallentato il flusso dei possibili rapporti di crescita, è stata un'opportunità mancata degli scorsi vent'anni», dice Zidda a proposito dell'Eliseo restaurato. Riccardo Giorico sposta l'attenzione sull'università e sulla fuga dei giovani. «Credo, intanto, che oggi la necessità di realizzarsi come persona sia esigenza fondamentale, va rispettata sopra tutte, anche sopra la famiglia che vorrebbe i figli a casa. Quando l'uscita da Nuoro corrisponde a una crescita personale non vedo elementi patologici. È una cittadina che a stento arriva a 38 mila abitanti, non si può trovare risposte a tutti i profili di potenziale crescita. Il problema è il rientro, è il fatto che la città perde capitale umano e sociale, intelligenze. La risposta è l'università che deve creare condizioni per un turn over di giovani che trovino interessante venire qui assicurando quell'apporto di pensiero giovane e creativo che la città può acquisire. Abbiamo speso cinque anni per recuperare i fondi per le strutture universitarie. A me resta il rammarico, ma assegno responsabilità ad altri. I contenitori, cioè le strutture, sono da fare. Spero che nei prossimi anni si definiscano i contenuti». Giuseppe Caboni: «Come mai a Nuoro non c'è un centro di accoglienza per studenti pendolari?». Il sindaco spiega: «Non rientra nelle competenze dell'amministrazione comunale. Se ci fosse un piano regionale che preveda questo, noi saremo ben lieti. Il problema più serio è legato ai collegamenti». Valeria Pittalis insiste: «Un convitto sarebbe molto positivo». Replica Zidda: «È un buon appunto di lavoro da verificare, non una carenza da attribuire. Se si ottimizzano eventuali servizi per l'università, si può pensare anche agli studenti degli istituti superiori. È un interesse avere più giovani a Nuoro». Antonello Demurtas pensa agli impianti sportivi: «Cosa intende fare per migliorarli?». Il sindaco spiega: «Gli impianti hanno sicuramente bisogno di una revisione. Quella dello sport è una competenza primariamente della Regione e di riflesso delle amministrazioni comunali. I fondi sono regionali. Ma negli ultimi anni, per via delle grandi sponsorizzazioni, ai Comuni resta poco. Ora il Comune, per non avere l'onere diretto delle manutenzioni, se la cava dando gli impianti in gestione alle società. In programma c'è un intervento di 4500 euro nel Quadrivio: riusciremo a mettere a norma l'impianto, ad allargare i posti. Credo che la città deve essere più coraggiosa: certi impianti, come la piscina, possono rientrare nell'iniziativa privata. Abbiamo l'ambizione di tirare su l'impiantistica sportiva, di pensare al palazzetto dello sport: riteniamo di affrontarlo con il Puc. Dovremo scegliere cosa fare del vecchio progetto che prevede una dimensione cittadina. A volte ci rattrappiamo da soli. Bisogna pensarlo invece con valenza territoriale; è necessario incontrarsi con l'amministrazione provinciale e quelle dei centri vicini in modo che la struttura serva a iniziative di grande richiamo».
Marilena Orunesu
  
2 – L’Unione Sarda
Pagina 37 – Gallura
Golfo Aranci Dai binari agli esperimenti di Marconi: piccole e grandi storie raccolte in un libro
È stato presentato nella sala conferenze di un hotel di Golfo Aranci il libro "Figari, storie del golfo e di Golfo Aranci" di Mario Spano Babai. Edito dalla casa editrice olbiese Taphros, inserito nella fortunata collana "Memoria storica" e finanziato dall'amministrazione di Golfo Aranci, dalla Comunità Montana, dal Cines e dalle Ferrovie ricostruisce la storia di Golfo Aranci dalla sua origine ad oggi. Il lavoro, iniziato quasi per caso intorno al 1991 quando l'autore preparava una mostra fotografica sul paese, è poi cresciuto perfezionandosi giorno per giorno. La ricerca meticolosa e costante di fonti attendibili da parte di Spanu ha restituito un quadro d'insieme della breve vita di Golfo Aranci. Infatti, pur essendo nata intorno alla costruzione della ferrovia in poco più di 120 anni è stato un luogo ricco di avvenimenti. «Golfo Aranci non è un paese antico, ma ho voluto ? ha sottolineato l'autore - descrivere non solo i grandi avvenimenti ma soprattutto le piccole storie quotidiane grazie alle quali una comunità si forma e cresce». Proprio sulla valenza storica e sullo spaccato di una comunità si sono concentrati gli interventi dei relatori: il sindaco Sergio Memmoli, la professoressa Paola Ruggeri del dipartimento di storia dell'Università, il professor Attilio Mastino prorettore dell'Università di Sassari e l'editore Dario Maiore. Presentando il libro da punti di vista diversi tutti si sono trovati d'accordo nel sottolineare l'originalità e la ricerca di prove oggettive circa la nascita del borgo e gli avvenimenti antecedenti e successivi la sua costituzione. Dall'origine del toponimo Figari, riscontrabile anche in alcune carte tolemaiche e quello dello stesso Golfo Aranci che sembra essere stato finalmente individuato nella presenza di alcune alghe di forma sferica (simili ad arance) che dopo le forti mareggiate si ammassano sulle spiagge del paese. Sono intervenute anche la principessa Elettra Marconi, figlia di Guglielmo Marconi, che ha ricordato la figura del padre il quale era solito recarsi nella baia di Golfo Aranci per perfezionare i suoi esperimenti,e la contessa Giorgina Mameli Giustiniani.
Fabrizio Monaco
  
3 – L’Unione Sarda
Pagina 39 – Sassari
Sassari. La Torres dona una moderna incubatrice alle Cliniche
La grande generosità rossoblu
In gol per i bambini di neonatologia: la Polisportiva Sassari Torres ha regalato un incubatrice ventilata elettronica al reparto di Neonatologia oncologica delle Cliniche universitarie sassaresi. Alla presenza del rettore dell'Università di Sassari, professor Alessandro Maida (che ha annunciato il via all'appalto per il primo lotto di lavori che amplieranno il reparto), del direttore del reparto, Angelo Dore, e del preside della facoltà di Medicina, Giulio Rosati, il presidente della Torres, Rinaldo Carta ha espresso tuta la soddisfazione della società: «Abbiamo vinto una bella partita. Questo dimostra che la Torres non è solo calcio, ma è anche sensibilità e attenzione verso i problemi che la circondano». L'incubatrice ventilata elettronica è un macchinario che consente di trasportatore i neonati prematuri dalla sala parto ai vari reparti dell'ospedale per potere essere sottoposti alle necessarie analisi. In casi di assoluta urgenza, l'incubatrice consegnata dalla Torres all'Università permette il trasporto fuori dalla Sardegna dei neonati intubati. L'incubatrice è dotata anche di un sondino capace di regolare la temperatura corporea del bambino, consentendogli di sopravvivere Il prezioso macchinario è stato acquistato grazie all'incasso della partita casalinga fra Torres e Sangiovannese, e con i soldi che la dirigenza rossoblù avrebbe dovuto spendere per i regali di Natale. A questi soldi si è aggiunta una ricca donazione fatta da una signora sassarese, che è voluta rimanere anonima. (v. g.)
 
 
4 –  L’Unione Sarda
Pagina 26  - Provincia di Cagliari
Quartu. Bilinguismo, arrivano 140 mila euro dallo Stato
A lezione di lingua sarda grazie ai master del Comune
Non podis fumai. Quel che resta dell'ex ministro della Salute Sirchia, cioè la sua legge antifumo, sarà bilingue. Il cartello, rigorosamente in sardo, campeggerà presto negli uffici del Municipio e in chissà quanti posti della città, perché una piccola parte del 140 mila euro statali che stanno per piovere sul Comune di Quartu servirà anche alla segnaletica bilingue: compresi i pannelli antifumo. È solo una curiosità, inserita in un progetto ben più vasto dell'assessorato alla Cultura, che oltretutto darà occupazione. Grazie ai soldi dello Stato (che il dirigente dell'assessorato, Giuseppe Corongiu, ha scovato nei capitoli della legge 482 sul bilinguismo), il Comune sta organizzando master di specializzazione affidati all'Università, sportelli linguistici, un sito Internet e perfino un programma di scrittura col correttore ortografico in sardo. Non mancheranno altre iniziative per ridare vigore a una lingua sempre più in disgrazia, come ad esempio la segnaletica e la toponomastica bilingue e i cartelli da distribuire ai negozianti quartesi: vi sarà scritto innoi si fueddat su sardu. I master di specializzazioneSono due, entrambi di 200 ore, rivolti a chi già parla correntemente il sardo, e nascono da una convenzione con la facoltà di Lettere e filosofia. Il direttore scientifico è il docente di Filologia romanza e linguistica sarda Maurizio Virdis, gli altri docenti sono tra gli altri Giulio Paulis, Ignazio Putzu, Duilio Caocci, Paolo Pillonca, Francesco Cheratzu, Michele Ladu ed Efisio Sciolla. Un master è riservato a 60 funzionari della pubblica amministrazione, non solo quartesi, l'altro a 20 traduttori e interpreti. Saranno accettate le prime domande di iscrizione giunte a destinazione. Le lezioni partiranno il 30 maggio. Informazioni ai numeri 070.8878.0810 e 070.8878.0807. Il sito internetGià linkato sul sito ufficiale del Comune quartese, il portale di questa iniziativa è all'indirizzo www.qse482.net. Contiene già i bandi e i moduli per iscriversi ai master, ospiterà anche la traduzione in sardo di tutti gli atti ufficiali del Comune. sportello linguisticoI soldi dello Stato consentiranno di assumere tre giovani laureati che parlino il sardo, da far lavorare nell'ufitziu da sa lingua sarda, nell'ex ludoteca in via Regina Elena. Si occuperà di promuovere la lingua nostrana e di applicare strumenti per il bilinguismo nelle attrezzature informatiche. informaticaDal sito www.qse482.net è possibile scaricare il programma di scrittura Abword, che contiene un correttore ortografico adatto a tutte le varianti del sardo. SegnaleticaIn tutta la città, nel tempo, i cartelli in italiano saranno affiancati da quelli in sardo. «Negli ultimi anni», sospira Corongiu, «nel sud della Sardegna non ci sono state iniziative per il bilinguismo, e spero che la nostra iniziativa spiani la strada anche ad altri Comuni. Ai politici provinciali e regionali lanciamo un appello: non siate sordi al richiamo della nostra lingua, aiutate chi, come il Comune di Quartu, sa lavorare e trovare i finanziamenti».
Luigi Almiento
 
 
5 – L’Unione Sarda
Pagina 15 – Lettere & Opinioni
Dopo la laurea 2 anni a spedire curriculum
Neo ingegnere offresi per fare il cameriere
Due anni fa mi sono laureato in Ingegneria elettronica (seguivo il vecchio ordinamento) pieno di speranze e di illusioni, abituato a sentirmi dire: «Studia, che con la tua laurea troverai subito lavoro». Ed eccomi qua, come sempre a casa, senza aver niente da fare se non spedire decine di curriculum. Per la precisione, 300 curriculum a 150 aziende in Italia e in Sardegna. I più gentili ti rispondono che al momento non sussistono le condizioni per nuove assunzioni, altri neanche quello. Prossimo a compiere 30 anni, mi interrogo su che senso abbia avuto passare dieci anni a studiare, su che senso abbia fare sacrifici per mantenere agli studi i propri figli. Evidentemente, oggi una laurea vale meno di un rotolo di carta igenica. Per questo mi sentirei di consigliare a qualunque ragazzo di 19 anni che si sta per iscrivere all'Università di non farlo, o di farlo solo per "cultura e soddisfazione personale", ma non per l'ambizione di trovare un lavoro. Se volete lavorare, studiate qualcosa per conto vostro e imparate a fare qualcosa di pratico: programmazione di software, siti web, capacità di vendita, attività manuali, perché le aziende vogliono quello; oppure preparatevi a fare i camerieri o i lavapiatti a vita, visto che la Sardegna (e non solo) offre solo questo. Inoltre i pochi laureati che riescono ad entrare nel mondo del lavoro lo fanno a condizioni al limite dello sfruttamento: quanti ingegneri civili o quanti avvocati lavorano per 400 euro al mese in studi privati? Quanti laureati fanno stage in aziende non retribuiti e poi neanche assunti? I più fortunati portano a casa 1000 euro al mese con un contratto che ne dura sei. Un qualunque cameriere, lavapiatti o cuoco, prende almeno 750 euro al mese con un contratto a tempo indeterminato. E in tutto questo, il Governo e la Regione che fanno? La Regione taglia tutto il tagliabile (tranne gli stipendi e i benefit dei consiglieri) mentre il Governo ci dice che la disoccupazione sta calando. Ovvio che la disoccupazione cali, alla fine per vivere cerco lavoro come lavapiatti, anche se sono un ingegnere. Qualcosa dovrò pur fare. La cosa che mi rattrista di più è pensare a quanti padri di famiglia, quanti operai, quanti ragazzi giovani combattono per un lavoro qualunque. Mi rattrista vedere la nostra classe politica parlare del problema come se davvero gli interessasse. Che cosa resta da fare? Non lo so, intanto spedisco un altro curriculum.
Alessandro Costa Cagliari
 

 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Regione
La grande impresa ormai in declino, le miniere chiuse, le alternative morte sul nascere 
Nel turismo il motore della svolta
Dal mare ai monti, con la pesca, il porto, agricoltura, università 
 IGLESIAS-CARBONIA. La svolta: questo è l’impegno, oggi, per chi amministra il territorio. Se nel passato più recente si trattatva di invertire la tendenza, di arginare i disastri, di evitare il peggio, a questo punto si tratta di piegare i destini, evitare il crollo e riaccendere i motori. Il limite della voragine è a un passo (ci sono trentamila e oltre persone che un lavoro non lo hanno mai avuto). Ma ci sono anche centotrentunomila abitanti, ventitrè Comuni, mare e montagna in una miscela di patrimonio culturale e materiale. Da qui si riparte per dare corpo a un Sulcis Iglesiente nuovo.
 Le radici nella storia dell’umanità, i rami nella prospettiva che dovrà essere costruita. Il binario del territorio ha questi capolinea. Le tracce di Fenici e Cartaginesi a Sulci (oggi Sant’Antioco), ma anche a Monte Sirai (dove sessant’anni orsono Mussolini costruì Carbonia), poi i Pisani che diedero forma ad Argentaria e Villa di Chiesa, oggi Iglesias.
 Il popolo del Sudovest non ha mai avuto limiti: nè i timori dell’esterno nè le paure dell’entroterra. Ha vissuto le proiezioni verso il mare e ne ha ricavato grandi economie e capacità di lavoro con la pesca, ha guardato verso la campagna e il monte e ha costruito allevamenti e agricoltura. Ha scavato nel sottosuolo portando in superfice i migliori metalli per inviarli nei mercati mondiali. Mai si è tirato indietro, piuttosto ha vissuto con sofferenza posizioni di marginalità nell’iniziativa. I padroni sono arrivati dall’esterno: da Pisa nel Trecento, dal Piemonte e dalla Francia nell’Ottocento. Anche l’elaborazione del Breve di Villa di Chiesa, il sistema normativo sull’attività mineraria e le conseguenze nella vita sociale, non è maturata con l’obiettivo di dare benefici alle popolazioni locali.
 Benchè negli ultimi anni sia stata rappresentata con scarso entusiasmo, minimizzata in alcuni ambienti, la nascita della Provincia del Sulcis Iglesiente rappresenta una pagina di riscatto per i cittadini che ci vivino. È la tappa del riconoscimento dell’orgoglio di una popolazione che proprio per le sue specifiche radici storiche si è sempre sentita comunità di una regione territoriale con le finestre aperte sul mondo. Un vestito da riempire, però. La svolta deve fare tesoro delle risorse disseminate ovunque e puntare sulla costruzione di un sistema d’impresa diffuso nel territorio e non necessariamente imperniato (non in forma esclusiva) sulla grande industria. Su questa analisi concordano tutti i cinque candidati alla presidenza e le formazioni politiche che li sostengono. La chiave per uscire dal vecchio mondo e accedere a nuovi scenari è tutta qui, forse stavolta basata su un settore nuovo per il territorio, promettente per le “pietanze” che può mettere in campo: il turismo, organzzato su un sistema produttivo differente rispetto al passato. Anche qui tutti concordano, anche se le prudenze sono analogamente avvertite: sanno, in particolare chi è politicamente avvertito, che in una situazione così esposta a destini incerti sono necessari investimenti solidi e consistenti per costruire economia e lavoro. E questo comporta il rischio dei predoni. Operazioni che hanno subito mostrato qualche opacità sono state messe in campo in tempi rapidi quando, qulche anno fa si delineava la dismissione del patrimonio immobiliare delle società minerarie e dell’Ente minerario sardo. Si tratta di sgranare gli occhi, di dare sfogo alle capacità locali, su questo dovranno puntare gli amministratori della Provincia che nasce. L’impianto non manca: da Iglesias a Carbonia, da Sant’Antioco a Fluminimaggiore, da Portoscuso a Buggerru, da Carloforte ai centri dell’introterra, dalla pesca all’agricoltura, dal traffico commerciale nel porto, al Parco del Marganai Monte Linas, fino alle coste, grande gioiello tutto da sfruttare, la cultura e la ricerca scientifica, che oggi può puntare su un presidio universitario già significativo. (gpm)
 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
L’Università ha deciso 
Arrivano i corsi per gli insegnanti di sostegno
  CAGLIARI. Il Senato accademico dell’Università di Cagliari ha approvato l’istituzione dei corsi di sostegno per i precari a Cagliari. Il provvedimento interessa circa trecentocinquanta docenti che chiedevano l’applicazione della legge 143 del 2004 e l’attivazione dei corsi di formazione per conseguire il titolo necessario per l’insegnamento. Nelle settimane scorse c’erano state parecchie proteste e i trecentocinquanta docenti precari si erano impegnati a tutti i livelli per ottenere ciò che la legge stabilisce. La Flc Cgil esprime, naturalmente, soddisfazione: “Ora rimangono da risolvere - ha spiegato il segretario della Flc-Cgil, Nino Martino - soltanto dei problemi tecnici e organizzativi per la loro concreta realizzazione”. La Flc-Cgil ha espresso soddidsfazione “per l’esito di una lotta che ha appoggiato e sostenuto con ogni mezzo, fin dal primo momento, addirittura organizzando i precari interessati”.
 Si attende ora, già in questi giorni, la pubblicazione degli elenchi degli iscritti al Corso in provincia di Cagliari.
 
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
La giornata mondiale dell’asma: test e dibattiti anche in città 
 CAGLIARI. Si svolgerà anche in Cagliari, martedì 3 maggio, la Giornata Mondiale dell’Asma, dedicata alla prevenzione di questa malattia respiratoria che costituisce un problema in diverse nazioni: perdita di giorni di scuole e di lavoro e costi a carico dei sistemi sanitari calcolati nel 2% circa della spesa sanitaria globale, mentre ogni anno si contano circa 180 mila morti. In Italia il costo degli asmatici lievi è calcolato in una media di 200 euro l’anno (si arriva a 4.500 euro per i malati gravi). In occasione della Giornata mondiale dell’Asma, l’Associazione a sostegno dei malati di Asma (Asma) il 3 maggio allestirà un punto di informazione e prevenzione nel Centro commerciale Le Vele di Quartucciu che sarà aperto dalle 9 alle 14 e dalle 15 alle 20. In collaborazione con la Clinica Pediatrica dell’Università di Cagliari (Unità operativa di Pneumologia e Malattie allergiche pediatriche), il Policlinico universitario (Servizio di Allergologia) e l’Associazione Specialisti in Medicina dello Sport, saranno distribuiti opuscoli informativi su asma e allergie, misurato il respiro con la spirometria e identificato l’eventuale allergene cui si è sensibili attraverso un semplice test cutaneo.
 
 
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 51 - Cultura e Spettacoli
La ricerca partecipata nei progetti del Laboratorio per le politiche sociali e i processi formativi dell’ateneo sassarese 
Università, porte aperte al sociale
Coinvolgimento delle comunità locali in un’ottica di «governance» 
Regole e modalità che rendono possibile la partecipazione dei cittadini al lavoro dei ricercatori e alle scelte
 ANDREA VARGIU
Molto opportunamente, l’associazione «Amici di Sassari» ha organizzato (si è svolto ieri) un convegno-dibattito sul ruolo che l’Università, l’Accademia e il Conservatorio possono svolgere per il rilancio della città e del territorio. Si tratta delle tre istituzioni che nella nostra zona svolgono una funzione fondamentale rispetto all’alta formazione. Oltre a ciò, l’Università, in particolare, ha il compito istituzionale di fare ricerca. È a questa specificità che può essere utile guardare per individuare uno dei possibili ruoli dell’Università rispetto allo sviluppo della città e del territorio.
 È noto che la ricerca in Italia non gode di uno stato particolarmente buono di salute, anche a causa della scarsità delle risorse su cui può contare. Secondo i più recenti dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l’Italia spende poco più dell’1% del proprio prodotto interno lordo per la ricerca e lo sviluppo: una delle percentuali più basse tra i paesi dell’Unione europea e ancora molto lontana dal 3% che questi stessi paesi si sono posti come obiettivo da raggiungere entro il 2010 (la media dei paesi dell’Unione Europea è di 1,9%, mentre quella dei paesi OCSE è di poco superiore al 2%).
 A fronte di ciò, le statistiche più recenti (Eurobarometro) ci dicono che la percezione generale della scienza anche tra i non addetti ai lavori è complessivamente positiva, anche se guadagna posizioni l’opinione secondo la quale la ricerca non può essere considerata una panacea per risolvere  un’importante quantità di questioni, soprattutto di carattere pubblico, sociale ed ambientale, in particolare qualora essa non riesca ad entrare in un rapporto proficuo con altri campi dell’attività umana. Una concezione piuttosto diffusa della scienza vuole che la ricerca scientifica si svolga in ambiti e ambienti lontani dalla vita di tutti i giorni, distanti da quegli stessi ambiti e ambienti in cui vive «l’uomo della strada».
 Le ragioni della popolarità di questa idea meriterebbero approfondimenti che ci porterebbero lontano da ciò che qua interessa, e cioè il fatto che questa concezione sia in stretta connessione con una visione dei rapporti tra le diverse parti della società di tipo verticale. In quest’ottica, ciò che la ricerca scientifica produce viene, nel migliore dei casi, messo a disposizione della società, come se le organizzazioni che fanno ricerca fossero qualcosa di sostanzialmente «altro» rispetto alla società o a parti significative di questa. In altre parole, nel migliore dei casi, questa concezione vede la ricerca scientifica unicamente come attività svolta per la società, ma non nella società e, soprattutto, con la società.
 Se si considera il ruolo che un’istituzione che fa ricerca può avere rispetto allo sviluppo del territorio in cui opera, occorre cercare di concepire e porre in essere idee, pratiche, possibilità di confronto che prendano adeguatamente in considerazione non solo ciò che essa può fare per tale territorio, ma anche in quel territorio e con quel territorio. Quest’idea presuppone particolari modalità di ricerca che consentano la partecipazione dei cittadini nel processo della ricerca e nelle scelte che determinano alcuni snodi cruciali di tale processo. Questa modalità di ricerca è detta oggi «ricerca partecipata».
 Possiamo definire la ricerca partecipata come quell’attività di studio che: a) riconosce un ruolo specifico alla comunità rispetto alle scelte, attraverso b) l’impegno attivo e il concreto coinvolgimento di membri della comunità nei diversi aspetti del processo di ricerca. Grazie all’impiego di metodiche specifiche, la ricerca partecipata consente ai diversi portatori di interessi (i cosiddetti stakeholders) di intervenire attivamente in scelte che li riguardano direttamente. Questa modalità di ricerca si è molto sviluppata recentemente e si è notevolmente diffusa in Europa, oltre che in altre parti del mondo.
 Ciò che ha dato impulso a questo successo è una rinnovata concezione dei processi decisionali basati sul partenariato e il confronto costruttivo tra i diversi attori presenti nel tessuto sociale. Nell’applicazione di un processo partecipato si concretizza la differenza tra il concetto di government e quello di governance. Ciò significa che la gestione pubblica non avviene più solo tramite il trasferimento del potere decisionale ai rappresentanti democraticamente eletti dalla popolazione (government), ma anche attraverso la concertazione e la partecipazione diretta di tutti i portatori di interesse (governance).
 L’Unione europea ha da tempo intrapreso una serie di interessanti iniziative per promuovere e sostenere la ricerca partecipata. Tra queste vi è l’istituzione di una rete internazionale (ISSNET) composta da centri di ricerca, organizzazioni non governative (ONG), cittadini, organizzazioni del privato sociale che ha dato vita al progetto denominato «Living Knowledge». Questa iniziativa raggruppa diverse esperienze operative e di ricerca condotte localmente (cosiddetta «community based research») secondo un’ottica partecipativa.
 A questo network ha aderito da qualche tempo anche un centro di ricerca dell’Università di Sassari: il Laboratorio FOIST per le politiche sociali e i processi formativi, diretto da Alberto Merler e operante all’interno del Dipartimento di Economia, Istituzioni e Società. Il Laboratorio FOIST è attivo de circa trent’anni, e in questo arco di tempo ha realizzato numerosi progetti condotti secondo la logica della ricerca partecipata, di volta in volta coinvolgendo attivamente nel processo di ricerca istituzioni pubbliche, studenti, imprese, consorzi, altri docenti della facoltà di Lettere e Filosofia, organizzazioni del privato sociale, singoli operatori, associazioni di professionisti, cittadini, altri enti di ricerca locali, nazionali e internazionali.
 Per capire di cosa si tratta, si può qui ricordare che uno dei progetti in cui il Laboratorio è attualmente coinvolto è destinato a vagliare la possibilità di realizzare una scuola-famiglia rurale in Sardegna. Questo lavoro è condotto grazie al sostegno fornito da numerosi enti ed organizzazioni presenti sul territorio, tra i quali la Comunità Montana numero 8 del Marghine-Planargia, i singoli Comuni di quell’area, la fondazione Banco di Sardegna e vari soggetti dell’imprenditoria solidale e del Terzo settore. Tra i principali obiettivi della ricerca vi sono la valorizzazione e il recupero dei saperi locali, la partecipazione attiva di ogni comunità e il tentativo di individuare e porre in essere strategie di fronteggiamento adeguate rispetto al fenomeno dello spopolamento delle zone rurali.
 Questo lavoro, in parte già realizzato, implica diverse attività «classiche» di ricerca (reperimento e analisi di dati statistici, interviste, osservazione), ma anche un’articolata opera di concertazione, confronto, coinvolgimento attivo di enti, organizzazioni, singoli cittadini, condotta e gestita facendo ricorso alle metodiche specifiche della ricerca partecipata sviluppate in anni di presenza e attività sul territorio, oltre che di confronto, anche a livello internazionale, con altre realtà che operano secondo un approccio simile.
 Come è facile intuire, si tratta di processi lunghi e percorsi non sempre agevoli, ma pure praticabili se curati e seguiti con perseveranza. Si tratta di un particolare modo di intendere e fare ricerca che sta trovando una sua collocazione all’interno della comunità scientifica internazionale e che consente di lavorare non solo per una comunità, ma anche insieme ad essa agendo al suo interno. Si tratta di un contributo importante (uno possibile, tra i molti che l’ateneo sassarese è in grado di proporre) che la nostra Università può dare alla città e al suo territorio, anche alla luce di ciò che pare accomunare alcune recenti dichiarazioni di autorevoli candidati alle prossime elezioni amministrative: la necessità di promuovere la partecipazione dei cittadini alle scelte, e non solo tramite e in occasione delle periodiche consultazioni elettorali. Si tratta della possibilità di attivare specifiche risorse destinate allo sviluppo sostenibile del territorio, quali quelle prospettate da opportunità come quella rappresentata dall’Agenda 21 Locale, che permette di accedere a diverse forme di finanziamento e co-finanziamento dei progetti delle comunità locali (generalmente comuni e consorzi di comuni o comunità montane) e che si distingue da altre iniziative simili proprio per la rilevanza attribuita alla partecipazione dei cittadini alle scelte di sviluppo di un territorio.
 Si tratta, insomma, di una proposta operativa concreta di dialogo e cooperazione basata su un richiamo non rituale, ma fattivo, al lavoro comune e alla valorizzazione delle risorse locali, a cui le varie aree di conoscenza e ricerca presenti in Università possono dare un sostanziale contributo.
 
 
 

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