Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 May 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 15 – Lettere & Opinioni
L'intervento Lingua sarda, inutile la commissione bis di Massimo Pittau
L'assessore regionale alla Cultura Elisabetta Pilia ha in questi giorni nominato una nuova Commissione di "esperti" per studiare e fare proposte intorno al solito problema della lingua sarda. Sorvolo sul fatto che l'assessore ha trascurato di nominare anche gli esperti più autorevoli che esistono sul momento, i professori universitari di Linguistica Sarda Edoardo Blasco Ferrer, Maurizio Virdis e il sottoscritto (che del resto è anche l'autore che ha scritto più di tutti sulla lingua sarda, molto più dello stesso grande Max Leopold Wagner). Io invece critico e protesto per il fatto che l'assessore Pilia ha dato alla nuova Commissione anche l'incarico di «definire norme ortografiche comuni per tutte le varietà». La questione della ortografia della lingua sarda era stata già del tutto risolta dalla prima Commissione regionale, di cui facevo parte anche io, come si potrà verificare nell'ultimo verbale del primo anno di lavoro della Commissione stessa (1999). Ed allora, come è possibile che l'assessore faccia rifare un lavoro, che era stato già fatto e concluso dalla prima Commissione, facendo ovviamente dilatare i tempi di lavoro della nuova Commissione e quindi i suoi costi? Evidentemente la Regione nuota nell'abbondanza, per cui non c'è più da credere al presidente Soru, quando dice che la Regione è indebitata oltre la cima dei capelli. Oltre a ciò, io critico quello che sembrerebbe il punto di forza del progetto promosso dall'assessore Pilia: quello di incaricare una «società demoscopica di rilevare in quali aree, luoghi della Sardegna e situazioni si parla il sardo e accertare quali sono le varietà locali più usate e quanti parlano il sardo, lo capiscono e hanno la necessità di utilizzarlo». Secondo il mio fermo giudizio, molto tempo perduto, molti soldi sprecati e ricerca del tutto inutile e perfino pericolosa. C'è infatti il pericolo che, di fronte ai risultati negativi di quella ricerca già largamente scontati, la classe politica regionale voglia trarne la conclusione di chiudere i battenti sulla questione della lingua sarda e di mettervi sopra una croce, predisponendo perché invece in Sardegna venga divulgata la lingua araba oppure quella cinese.
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cagliari
orto botanico Erbe mediche in mostra per raccogliere fondi
L'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) ha inaugurato ieri una mostra che consentirà di raccogliere fondi da destinare alla ricerca: allestita all'orto botanico, ripercorre l'evoluzione storica del rapporto tra botanica e medicina e potrà essere visitata sino a sabato dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19.. Oltre all'esposizione di antichi documenti sulle erbe medicinali saranno messe a disposizione anche piantine di Pervinca: sarà sufficiente una donazione per portare a casa un fiore. I fondi saranno devoluti allo studio di nuovi farmaci per la cura dei tumori infantili, per i quali la ricerca è rimasta indietro, come ricorda Maria Giovanna Sanjust, del comitato regionale dell'Airc: «Il ricavato sarà impiegato per finanziare nuove borse di studio per i ricercatori che lavorano in questo campo, dove purtroppo mancano rimedi efficaci per malattie rare e difficili da curare. Sulle altre forme di tumore, come quello al seno, la scienza ha fatto passi da gigante e oggi bisogna concentrarsi sui problemi ancora aperti». L'iniziativa si affianca ad altre importanti manifestazioni dell'Airc per la raccolta di fondi, come la vendita delle "arance della salute" e delle "azalee per la ricerca". (n. p.)
 
 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
Sarà istituito il Servizio infermieristico 
La promessa del direttore sanitario della Asl al convegno dell’Ipasvi
 Coordinerà autonomamente l’attività di tutti gli infermieri del territorio
TONINO MELONI
 SASSARI. Quella dell’infermiere non è più una professione subalterna a quella del medico, bensì si tratta di un’attività autonoma, dotata di conoscenze tecniche e professionali specifiche, che oggi si realizza in ambito universitario con il conseguimento di titoli che vanno dal diploma di laurea triennale, alla laurea specialistica, al dottorato di ricerca. Lo ha ribadito la professoressa Ida Mura intervenendo al convegno organizzato dall’Ipasvi provinciale in occasione della «Giornata internazionale dell’infermiere».
 All’iniziativa hanno partecipato docenti universitari, il neo sindaco Gianfranco Ganau, il presidente della Commissione regionale per la Sanità, Pierangelo Masia, e il direttore sanitario dell’Asl n. 1, Giorgio Lenzotti.
 Ed è stato proprio il dottor Lenzotti a comunicare che la Asl chiederà l’istituzione del tanto atteso «Servizio infermieristico», che avrà il compito di coordinare autonomamente l’attività di tutti gli infermieri del territorio. Il servizio, che ovviamente farà capo alla Asl, sarà gestito autonomamente dalla categoria. Dopo il saluto del sindaco, che ha rivelato la volontà della nuova amministrazione di dare alla città una sanità di eccellenza, il convegno è entrato nel vivo con l’interessante relazione della professoressa Eugenia Tognotti, docente di Storia della Medicina nell’ateneo sassarese, sulle tradizioni assistenziali a Sassari e in Sardegna, di cui si ha notizia già nel medioevo. «Più che di ospedali - ha detto la storica - all’inizio si trattava piuttosto di ricoveri che offrivano hospitalitas a pellegrini e ammalati poveri all’interno di monasteri e conventi».
 La prima struttura di cui si ha notizia a Sassari fu quella di San Leonardo di Bosove, nella zona del Latte Dolce, gestita da un ordine religioso. Anche qui, come nel resto dell’isola, l’assistenza era concepita come una missione. Fatto che - ha fatto osservare la relatrice - ha sicuramente ritardato l’acquisizione di quella identità professionale che gli infermieri hanno conquistato solo di recente.
 La strada non è stata facile nè breve. Ancora nel 1858 gli addetti alla sanità in Sardegna erano pochissimi: appena 1124 tra infermieri, medici, chirurghi e flebotomi. Le donne, solo 151, erano per la maggior parte levatrici. Il 1925 costituisce una data importante: in quell’anno, infatti, l’ospedale di Sassari concede vitto e alloggio a 12 allieve, costituendo così, di fatto, la prima scuola per infermiere. Un passo piccolissimo se si pensa che ancora nel 1947 la domanda di lavoro delle infermiere doveva essere sostenuta da un’attestazione di buona condotta del parroco. La categoria, però, aveva imboccato la via giusta e negli ultimi decenni ha fatto passi da gigante nell’affermazione della propria professionalità. «Oggi, infatti, ha concluso Eugenia Tognotti, la Sardegna può contare su un numero elevato di infermieri adeguatamente formati. Non più luogotenenti dei medici, ma professionisti della salute, formati nelle università, autonomi e responsabili».
 La professoressa Ida Mura, ha fatto poi notare come, grazie all’Università, che ha aperto alla categoria un ampio orizzonte formativo, l’infermiere abbia potuto assumere una nuova dignità, che gli deriva dalla conquistata autonomia e dalla sua nuova professionalità. Una situazione che sarà rafforzata con l’istituzione dei master che partiranno ai primi di giugno e che riguardano il management e l’area critica dell’assistenza.
 Il successivo intervento di Pierangelo Masia ha indotto a nuove speranze. «La Regione - ha detto - è impegnata per dare ai sardi una sanità migliore. Nessuno vuole cambiare l’entità delle risorse, bisogna però che esse vengano impiegate meglio. E ciò avverrà - ha concluso - col piano sanitario che è in dirittura d’arrivo».
 E’ poi intervenuto Leonardo Pinna, dell’Ipasvi, che si è intrattenuto in particolare sul codice deontologico della categoria, la formazione in ambito universitario, la necessità di formare i nuovi infermieri con titoli specifici. Ha concluso il presidente dell’Ipasvi Piero Bulla, che, nel prendere atto dell’impegno dell’Asl per l’istituzione del Servizio infermieritico, ha lamentato l’insufficenza del numero di infermieri nel territorio, che colpisce soprattutto le strutture private, che si trovano obbligate a ricorrere a professionisti provenienti dai paesi dell’Est. «La Giornata dell’infermiere - ha concluso Bulla - servirà a far capirte alla gente il nostro ruolo e i nostri compiti nel settore della sanità».
  
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 52 - Cultura e Spettacoli
Da giovedì un convegno internazionale di studi organizzato dalle Università di Sassari e di Pavia 
Mediterraneo, culla di civiltà
Una grande area di dialogo tra differenti identità 
Oltre gli obiettivi scientifici, quello di contribuire a definire un’identità europea capace di comprendere apporti plurali e culture differenti
 «Il Mediterraneo nel Settecento: identità e scambi». Questo il titolo del convegno che si terrà a Sassari e ad Alghero da giovedì a sabato della settimana entrante, organizzato dalle Università di Sassari e di Pavia. «Le esigenze a cui l’iniziativa si prefigge di rispondere - spiega Piero Sanna, membro della segreteria scientifica del convegno - sono sostanzialmente due: a) sul versante squisitamente scientifico, l’esigenza di sviluppare un confronto storiografico che metta a fuoco le identità culturali, politiche, sociali e religiose delle civiltà del Mediterraneo nel XVIII secolo, facendo dialogare, dai diversi punti di vista, le principali esperienze di ricerca dei paesi mediterranei sia della sponda settentrionale che di quella orientale e meridionale; b) sul versante dell’impegno civile e culturale (e di quello istituzionale che compete anche all’Università), l’esigenza, divenuta ancor più pressante con la discussione sulla Costituzione europea, di contribuire a costruire, anche attraverso una riflessione storiografica meno unilaterale e di più lungo respiro, un’identità europea capace di comprendere apporti e culture diverse, come quelli che in primo luogo vengono dal confronto con (e tra) le civiltà del Mediterraneo».
 L’iniziativa punta a mettere a confronto alcuni dei più qualificati studiosi del Mediterraneo nel Settecento, utilizzando la collaborazione della Società Internazionale di Studi sul secolo XVIII e della Société des Historiens de la Mediteranée (Shimed) e facendo incontrare un congruo numero di ricercatori di diversi centri scientifico-culturali mediterranei (italiani, francesi, spagnoli, ungheresi, turchi, tunisini, algerini, marocchini) per fare insieme il punto sulle ricerche in corso e sviluppare una riflessione storiografica sul Mediterraneo settecentesco come spazio di contatti e di confronti tra differenti identità culturali, politiche, sociali e religiose e in definitiva come crogiuolo di civiltà diverse.
 L’iniziativa si prefigge dunque non solo di sviluppare il dibattito intorno ad alcune categorie storiografiche a forte carica ideologica, come Universalismo, Identità e Lumi, e come Oriente e Orientalismo, ma soprattutto di contribuire a delineare nuovi campi e fonti di studio e ad aprire nuovi cantieri di ricerca.
 Il convegno ha una connotazione fortemente interdisciplinare: non solo storia politica ed economica, ma anche storia culturale, sociale, religiosa, filosofica, letteraria, artistica, scientifica.
 I lavori si apriranno nell’aula magna dell’Università di Sassari e si articoleranno in quattro sessioni.
 La prima sessione, «Geografia e politica», comprende le relazioni introduttive di Maurice Aymard (Maison de Sciences de l’Homme, Paris), di Giuseppe Giarrizzo (Università di Catania), di Edhem Eldem (Università di Istambul), di Salvatore Bono (presidente della SIHMED) che affronteranno, in grandi quadri di riferimento, i temi «Geografia ed economia», «Cultura e modelli politici», «Il Mediterraneo settecentesco visto dalla prospettiva ottomana», «Europa e Maghreb».
 La seconda sessione, «Economie e civiltà», comprende le relazioni di Khalifa Charter (Università di Tunisi), Mulay Belhamissi (Università di Algeri), Mirella Mafrici (Università di Salerno), Frank O’ Gorman (presidente della British Society for Eighteenth Century Studies), Sadok Boubaker (Università di Tunisi), Giorgio Cusatelli (Università di Pavia) che avranno come comune denominatore i contatti, gli scambi materiali e intellettuali, le contaminazioni fino alla ricezione de «Le Mille e una notte in Europa».
 La terza sessione, «Politiche, culture, sguardi incrociati», comprende, tra le altre, le relazioni di Giuseppe Ricuperati (Università di Torino), Marcello Verga (Università di Firenze), Pierre-Yves Beaurepaire Université de Nice), Enrico Iachello (Università di Catania) che spazieranno tra le immagini del Mediterraneo nelle storie universali e d’Europa, i testi dell’Illuminismo nel mondo arabo-ottomano, le rappresentazioni cartografiche del Mediterraneo settecentesco, le «turcherie» nella musica europea, le rappresentazioni artistiche dell’Egitto nella cultura europea.
 La quarta sessione, «Mobilità, identità, rapporti politici», comprende le relazioni di Marina Caffiero (Università di Roma La sapienza), su ebrei e convertiti, di Laszlo Nagy (Università di Budapest), su Ungheria e Turchia, di Luigi Mascilli Migliorini (Università di Napoli «L’Orientale») su l’Egitto nell’immaginario europeo fra Lumi e Rivoluzione, di Rachida Tlili Sellaouiti (Università di Tunisi) sui modelli di stato tra Mediterraneo europeo e mondo ottomano. (red.c.)
  
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Nuoro
«Rivoluzione culturale per l’ambiente» 
Il Wwf mette gli studiosi a confronto in città Dessì: sul parco del Gennargentu cercherò il consenso
  NUORO. La posta in gioco è una rivoluzione culturale, che passa attraverso la sensibilizzazione e la partecipazione dei cittadini ai temi dello sviluppo sostenibile, in particolare nel processo di tutela delle biodiversità. È l’obiettivo che si propone il Wwf come organismo promotore di questo percorso con la collaborazione del mondo scientifico, istituzioni, enti locali, comunità montane e parchi. Ma un approccio nuovo che porta a definire obiettivi, a fissare conoscenze e soprattutto a fare sistema delle informazioni e delle pubblicazioni scientifiche, non può prescindere dei processi partecipativi.
 È una sfida culturale prima che scientifica. Il Wwf si propone non più in maniera reattiva rispetto agli eventi che minacciano l’ecosistema, ma in modo fattivo con Erc (Eco regional conservation), la nuova strategia per la conservazione delle biodiversità. Ieri mattina, alla Camera di commercio, numerosi studiosi a confronto sul tema “Il processo di pianificazione ecoregionale in Sardegna e Corsica”. Un progetto di respiro nazionale e internazionale che guarda alla creazione di uno strumento di gestione del territorio su vasta area che si sta diffondendo in Europa come strategia per la conservazione del patrimonio ambientale e per la creazione di nuove potenzialità di sviluppo.
 Il sindaco Mario Zidda, alla prima uscita pubblica dopo la rielezione, ha fatto ben sperare rispetto all’impegno delle istituzioni: «Ci è richiesto di partecipare fattivamente a questo progetto e non posso che condividere questa impostazione. Nuoro è il capoluogo di un territorio che ha tante biodiversità e una Università locale che investe sull’ambiente». «Nuoro - ha fatto eco Costantino Daga, della sede territoriale del Wwf - è stata prescelta come città in cui ospitare un seminario di impatto regionale per le potenzialità del suo territorio che ha livelli di biodeversità di valenza strategica».
 Il percorso, già sperimentato nelle Alpi, sta per partire nell’isola col progetto pilota Ecoregione mediterranea in Sardegna e Corsica. Fabrizio Bulgarini, del Wwf Italia, ha spiegato il percorso a livello internazionale: «Nel pianeta vi sono 238 regioni considerate significative dal punto di vista delle biodiversità. Regioni che a loro volta si dividono in ecoregioni a seconda della ricchezza di endemismi e del grado di conservazione ambientale: per l’Italia sono le Alpi e le regioni mediterranee».
 Il Wwf non segue solo la strada della conservazione dell’ambiente ma anche quella di sensibilizzazione sui problemi dell’impatto ambientale. Ne ha parlato Chiara Pirovano, sempre del Wwf Italia, esperta di processi partecipativi: «Vi è un’emergenza soprattutto per quanto riguarda l’urbanistica. Sarebbe interessante arrivare a un discorso di progettazione partecipata». Sono seguiti gli interventi di Bernardino Romano (Università dell’Aquila), di Carlo Bladi (La Sapienza), Rossella Filigheddu (Sassari) e Marco Apollonio (Cagliari). Questi ultimi hanno parlato della ricchezza della biodiversità in Sardegna. Un dato: la densità floristica è 8 volte superiore alla media mediterranea.
 Al seminario non è arrivato il presidente della Regione, Renato Soru. C’era l’assessore regionale all’Ambiente. Che ha fatto un riferimento al parco del Gennargentu: «Rilanceremo il tema di un’area protetta - ha detto Tonino Dessì - cercando di costruirlo con il libero consenso delle comunità».
Maria Giovanna Fossati
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Questionnaire and social

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