Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 May 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 40 – Cultura
Se la scuola diventava una fabbrica di armi
Attraverso l'archivio dell'Industriale Scano di Cagliari uno spaccato del sistema fascista
Nella soffitta dell'Istituto Scano si scopre un vecchio tesoro. Contiene le prove che durante la guerra l'Industriale si sarebbe potuto trasformare in una fabbrica d'armi e che gli studenti ebrei dovevano essere espulsi. Capita tutto per caso dieci anni fa, durante i lavori di ristrutturazione della storica sede cagliaritana in via San Lucifero. «Curiosando nel cantiere vedo una catasta di carte dimenticata in un angolo», racconta l'insegnante Donatella Picciau. «Sembravano scartoffie da buttare, era l'archivio della nostra scuola». Un tesoro della memoria che consente un viaggio a ritroso nel tempo sino al 1888, sul quale è stata allestita una mostra e scritto un libro presentato qualche giorno fa: L'archivio scolastico Storia e didattica, (163 pagine, 15 euro) a cura della stessa Picciau e della ricercatrice Luisa Maria Plaisant, edito dalla Cuec per l'Istituto sardo della Resistenza. La scoperta rivela scenari sino ad ora inediti. A partire da una lettera datata 25 aprile 1940, «anno XVIII dell'era fascista», spedita dal Commissariato generale per le fabbricazioni di guerra alla direzione della Scuola tecnica industriale di Cagliari. Il testo: «In occasione del recente riesame di tutte le dispense, ordinate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata riscontrata l'opportunità, d'accordo con il Ministero dell'Educazione Nazionale, di non distogliere gli istituti e scuole tecniche industriali dalla normale funzione dell'insegnamento e, pertanto, essi, in caso di mobilitazione, non saranno più considerati come stabilimenti di produzione bellica, ma come centri di addestramento maestranze». Firmato, tenente colonnello Ferrabino. Quella che allora era chiamata Regia scuola tecnica, il più antico Istituto industriale della Sardegna, costituiva in realtà uno stabilimento ausiliario di guerra sotto il diretto controllo del Commissariato per le fabbricazioni, Cogefag. Tra le funzioni dell'organismo istituito nel 1935 e posto alle dirette dipendenze di Mussolini, era compresa anche «la sorveglianza tecnica sugli impianti e disciplinare sulle maestranze». Per questo dall'archivio Scano emerge anche una fitta corrispondenza tra la VII delegazione interprovinciale del Commissariato e il preside di allora, Edmondo Fulvio, datata 1936. Le lettere documentano le continue ingerenze del Cogefag in ambito disciplinare e le richieste di informazioni sulle assenze degli operai. La scuola era sottoposta alla disciplina militare a scapito del suo compito prioritario, quello educativo. Nel '40 l'Istituto è depennato dall'elenco degli stabilimenti ausiliari per non correre il rischio di trasformarlo in una vera e propria fabbrica e di conseguenza in un obiettivo dell'aviazione nemica. Il 10 giugno, pochi giorni dopo la data della lettera del Cogefag, l'Italia dichiarerà guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Sul coinvolgimento delle scuole tecniche nel ciclo di produzione bellica poco si sa e pochissimo è stato scritto. È certo che abbiano rappresentato una risorsa straordinaria per il Paese in armi soprattutto in termini di manodopera, quantificata in dodici mila giovani per un totale di tre milioni di ore lavorative annue. I presidi consapevoli di questo ruolo, alzavano la posta nella richiesta di finanziamenti mentre gli insegnanti ai corsi per maestranze specializzate erano esonerati dal servizio militare. Il lavoro di Picciau e Plaisant non solo mette in luce aspetti nuovi sul fascismo in Sardegna ma indica anche un percorso didattico e di ricerca che potrebbe essere esportato in altri istituti italiani. «Cosa succedeva nelle scuole tecniche di Genova dove c'era l'Ansaldo, o di Torino dove c'era la Fiat? Sarebbe interessante una comparazione», si chiede Plaisant. La didattica è il cuore di tutto il progetto: «Ci tengo a sottolineare che al centro ci sono gli studenti che hanno partecipato ai numerosi laboratori e contribuito a elaborare tutto il percorso di ricerca sulle fonti documentarie con interpretazioni davvero importanti», aggiunge Picciau. Alla presentazione del libro e della mostra nell'aula magna del "nuovo" Istituto Scano a Monserrato, coordinata dal preside Antonio Piredda, sono stati ricostruiti i dieci anni di lavoro che stanno dietro al recupero delle carte. A partire dalla preziosa collaborazione con la Soprintendenza archivistica e l'Archivio di Stato di Cagliari che curarono un primo censimento dei documenti nel '98 e li dichiararono di notevole interesse storico. La Regione finanziò un successivo intervento di valorizzazione. Diversi enti, l'Università di Cagliari, l'Issra, parteciparono alle iniziative di formazione e a un convegno organizzato nel 2003. «È importante la sinergia tra istituzioni che si è concretizzata attorno a questo progetto», ha sottolineato alla presentazione il dirigente dell'assessorato regionale alla Pubblica istruzione Vincenzo Basciu. Mentre lo storico Luciano Marrocu ha continuato a riannodare i fili della memoria: «Ho tanti ricordi legati allo Scano di via San Lucifero, mio padre ha cominciato a insegnare lì giovanissimo. Per me bambino era una scuola dove c'erano macchine». E descrive la figura di un vecchio ingegnere, professore di Meccanica dal 1923: «Si chiamava Gaetano Cima, omonimo del progettista cagliaritano. Aveva una biblioteca sterminata che frequentavo assiduamente. Chissà dov'è finita». Fausto Ciuffi della Fondazione Villa Emma insiste sulla valorizzazione di questa storia locale «perché aiuta a costruire un'identità certa ma disponibile al dialogo» e il contemporaneista Claudio Natoli riscontra nella stessa storia i caratteri generali del ventennio, «il ruolo pervasivo dei riti del regime, la fascistizzazione dell'insegnamento, la costruzione dell'uomo nuovo». Nonché l'applicazione delle leggi razziali: «Quei decreti di espulsione degli studenti ebrei li ricordo bene», osserva Pupa Garriba, saggista, ebrea anche lei e perseguitata dal regime fascista. Il 20 agosto del 1938 un provveditore agli studi di Cagliari piuttosto zelante vietava le iscrizioni di tutti gli ebrei «in conformità ad ordini superiori e a decorrere dall'anno scolastico 1938-1939. Tale disposizione concerne non soltanto coloro che chiedano l'ammissione a un corso iniziale, ma anche coloro che intendano essere iscritti a corsi superiori». Nonostante le vacanze estive, a presidi, direttori didattici e ispettori, il provveditore concedeva poco tempo per questa assurda riorganizzazione delle classi: «Osservate e fate osservare le istruzioni ministeriali e assicuratemi entro il corrente mese ricezione e adempimento».
Walter Falgio
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 21 – Cagliari
San Giovanni di Dio. Dopo tante false partenze
A giugno decolla il Puerperio del Civile
Per il momento le pazienti dormono ancora nei corridoi, solo un paravento le protegge da occhi indiscreti. Al diavolo privacy e riservatezza che dovrebbero essere un diritto di chi è ricoverato in ospedale e che si sente quasi d'ingombro tra infermieri, medici e visitatori. Insomma una situazione davvero imbarazzante. Non è tutto, a complicare la vita di chi è ricoverata nel reparto di Ostetricia e ginecologia del San Giovanni di Dio ci si sono messi anche i lavori di ristrutturazione di alcune stanze. Polvere, muratori e impalcature hanno complicato le condizioni delle malate che comunque, vista la necessità dei lavori, hanno ulteriormente stretto i denti. Qualcuna ha anche segnalato il caso ai carabinieri del Nas che hanno constato alcune irregolarità, ma tutte di poco conto. Poi, chiudere quel reparto, anche se a mezzo servizio, formato da professionisti di primo livello avrebbe comportato un disagio notevole e costretto le pazienti a rivolgersi ad altre strutture ospedaliere. Ma tra poco più di dieci giorni le cose nel reparto di Ostetricia e ginecologia dovrebbero cambiare con l'apertura del Puerperio. Per scaramanzia nessuno ancora vuole comunicarlo ufficialmente, ma dopo tante false partenze sei stanze con tutti i comfort, in grado di accogliere dieci neomamme e i loro piccoli, saranno a disposizione della Clinica diretta dal professor Gian Benedetto Melis. Sembra che l'arrivo del nuovo manager della Asl 8 abbia dato un'accelerata a quello che per tanti anni è stato un caso di malasanità. Una storia strana quella del Puerperio dell'ospedale Civile: da più di tre anni e mezzo, a parte piccole parentesi, quelle stanze completamente finite sono chiuse. Alla base della vicenda c'era un'incomprensione tra il direttore della Clinica e i vertici della Sanità sarda. Il primo sosteneva di non avere abbastanza personale per mandare avanti la struttura. I secondi, al contrario, affermavano che le ostetriche a disposizione del professor Melis erano più che sufficienti. Tra i due litiganti, in questo caso, il terzo soffre. Quel Puerperio, costato oltre seicento milioni di lire e finanziato con soldi pubblici, è di vitale importanza per Ostetricia: le mamme e i bimbi non saranno più costretti a lunghe trasferte tra un piano e l'altro della struttura. Non solo, destinando alle partorienti il piano superiore, quello inferiore, una volta conclusi i lavori, subirebbe un decongestionamento. Una diatriba che durava da anni senza nessuna soluzione all'orizzonte, nonostante una convenzione firmata nel 1998 che impone alla Asl di fornire all'Università tutti gli strumenti necessari, tra questi anche il personale, per assistere i pazienti. Ora la gestazione sembra finita e il parto nella fabbrica dei bambini dietro l'angolo.
Andrea Artizzu
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 21 – Cagliari
orto botanico Una giornata immersi nella natura alla scoperta delle piante medicinali
Una giornata immersi nella natura alla scoperta dell'Aloe e delle piante medicinali presenti all'interno dell'Orto Botanico. Ma non solo. Durante la visita guidata organizzata dalle associazioni culturali Aloe Felice, Verdi, Cavità cagliaritane, Aloe Solidale, Amici di Sardegna e Neurotica Group in collaborazione con l'Università di Cagliari Dipartimento di Scienze Botaniche, ci sarà spazio anche per riscoprire i molteplici aspetti del territorio urbano spaziando dalle realtà storico-archeologiche alle attrattive botaniche della vallata di Palabanda e all'antico acquedotto romano. L'appuntamento è fissato per le 9,30 all'ingresso dell'Orto botanico. La giornata ambientale comincerà proprio con la visita all'Orto Botanico, dove Angelo Pili autore della pubblicazione "Aloe, le ricette dell'antico sapere", insieme allo speleologo Marcello Polastri e ad Antonello Valente, esperto di piante grasse, guideranno i partecipanti attraverso un suggestivo percorso fitogeografico alla conoscenza delle circa venti specie di Aloe presenti nel giardino cagliaritano e portate in Sardegna da alcune regioni semiaride come Sudafrica, Madagascar e Arabia. «La "Giornata della Natura" - spiega Pili - comprende la conoscenza di centoventi specie di piante medicinali e duecento succulente. L'escursione proseguirà nei cinque ettari dell'orto botanico alla scoperta delle meraviglie archeologiche come l'antico acquedotto romano, la cava punico romana, la grotta Gennai e la cisterna a trifoglio. Abbiamo pensato di unire utile e dilettevole, anche perché in città sono circa 500 le persone che utilizzano in modo costante l'Aloe trovando diversi benefici. In tanti poi vogliono conoscere le proprietà di questa pianta e domenica sveleremo ogni curiosità». La quota di partecipazione è di due euro per gli adulti e un euro per i bambini.
Gianluca Zorcolo
 
 

4 – La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Cultura e Spettacoli
Eleonora ai raggi X 
Convegno sulla giudicessa a Cagliari
 Una giornata di studio interamente dedicata a Eleonora d’Arborea, per indagare e fare il punto sulla figura storica, politica e mitica della giudicessa medievale. Si annuncia di grande interesse il convegno organizzato domani mattina a Cagliari dall’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione nell’ambito della prosecuzione dei festeggiamenti per «Sa die de sa Sardigna».
 Docenti universitari, ricercatori e giornalisti si ritroveranno alle 9 nella sala Nanni Loy dell’Ersu con l’obiettivo di analizzare a fondo questo straordinario e per certi versi misterioso personaggio sul quale, tra l’altro, il regista Claver Salizzato si appresta a girare una film. «Eleonora D’Arborea appare particolarmente adatta a incarnare sia i valori dell’identità che lo spirito autonomistico», spiega in un comunicato l’assessore ai Beni culturali, informazione e pubblica istruzione Elisabetta Pilia.
 La giornata, organizzata in collaborazione con il Centro di documentazione e studi delle donne di Cagliari e la Rete Lilith, si avvarrà di contributi tutti al femminile e sarà coordinata da Giovanna Cerina, consigliere regionale e membro della commissione Cultura del Consiglio. Oltre ai saluti della autorità, nel programma sono previsti gli interventi di Gabriella Da Re (docente di Antropologia culturale), di Barbara Fois (docente di Storia della Sardegna medievale), di Maria Teresa Guerra Medici (docente di Storia del Diritto italiano alla Sapienza di Roma), di Michelina Masia (docente di Sociologia del Diritto), di Rita Meloni (docente di Lettere nelle scuole superiori), di Maria Giovanna Piano (responsabile Studi e ricerche dell’Ifold) e infine di Anna Piras, giornalista Rai.(a.m.)
 
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Cultura e Spettacoli
A Sassari e Alghero 
«Mediterraneo nel ’700» Via ai lavori
 Oggi prende il via un convegno internazionale di studi organizzato dalle università di Sassari e Pavia. «Il Mediterraneo nel Settecento, identità e scambi»: questo il titolo. I lavori avranno inizio stamane nell’aula magna dell’ateneo sassarese, in piazza Università. Due gli obiettivi centrali. Da una parte, sviluppare un confronto storiografico che delinei le caratteristiche culturali, politiche, sociali e religiose delle civiltà di quest’area, con un dialogo tra esperienze di ricerca dei diversi Paesi. Dall’altra parte, contribuire alla costruzione di un’identità europea capace di comprendere apporti e culture diverse. Tutto ciò con una connotazione interdisciplinare: non solo storia politica ed economica, ma anche storia culturale, sociale, religiosa, filosofica, letteraria, artistica, scientifica.
 Già nel pomeriggio di oggi i lavori continueranno nella sala Tarragono dell’albergo Carlos V di Alghero. Stessa sede per la continuazione del convegno, prevista per domani (tutta la giornata) e per dopodomani mattina.
 
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
Dopo anni l’Estanco si rimette in mostra 
A giugno un’esposizione nel vecchio edificio riannesso all’Università
  SASSARI. Una boccata d’aria per la città. L’ex Estanco dei Tabacchi sarà aperto al pubblico con una mostra il mese prossimo. Una struttura importante per Sassari e per l’ateneo, che dopo 150 anni di lotte andate in fumo è riuscito a rientrare in possesso dello stabile che da solo copre un intero isolato, da via Torre Tonda a largo Porta Nuova. Il progetto è stato presentato martedì dal rettore Alessandro Maida, dal soprintendente Stefano Gizzi e dal preside della facoltà di architettura di Alghero, Giovanni Maciocco, ed è stato realizzato in collaborazione con gli ordini degli architetti di Sassari e Nuoro.
 La mostra «Paesaggio disegnato, paesaggio costruito» ripercorrerà la pianificazione paesistica in Sardegna degli anni Sessanta e metterà in mostra dal 13 al 18 giugno gli studi del gruppo coordinato da Italo Insolera, uno dei più grandi nomi dell’architettura che ha dedicato molti anni del suo lavoro all’isola. Un team composto da giovani allora promettenti, oggi diventati punti di riferimento in questo campo: Francesco Banchieri Salvatori, Giuseppina Marcialis, Sergio Bracco e Valerio Giacomini. «L’idea è nata proprio da una grande amicizia con Insolera - spiega Gizzi - che ha voluto donare alla soprintendenza il materiale degli studi compiuti sul Nuorese, sulla Gallura e la Maddalena negli anni Sessanta. Piani paesistici che oggi non sono certo utilizzabili, ma che ricostruiscono un pezzo di storia, soprattutto se messi a confronto con il nuovo piano regionale». Una distanza di quaranta anni che si coglie soprattutto nel metodo, come precisa Maciocco: «In quel periodo questi studi si basavano sulla sensibilità percettiva. L’idea di tutelare il paesaggio non era ancora guidata da un senso ambientalista. Negli anni Sessanta la politica era orientata sulla industrializzazione». Per il rettore è una ulteriore occasione di festa dopo la riconquista dell’edificio. La lotta aveva coinvolto anche il presidente della Repubblica Ciampi nella richiesta all’Agenzia del Demanio, che solo lo scorso anno lo ha ufficialmente restituito alla città. Lo spazio che ospitava il monopolio dei tabacchi diventerà un’area dove respirare cultura: «Questo è un progetto di grande rispetto della situazione originale dello stabile. Se la soprintendenza resterà al nostro fianco le occasioni per godere di questi locali saranno moltissime. Le istituzioni non avranno più alibi per tirarsi indietro». Per l’occasione sono state rimesse a nuovo due sale dell’ex manifattura tabacchi, quelle che ospiteranno l’esposizione. Una carrellata di immagini scelte dagli architetti Daniela Scudino e Rossella Sileu. Ma il pubblico potrà passeggiare anche per gli altri locali e riscoprire un luogo storico che per secoli è rimasto inaccessibile. Il restauro dei due spazi è stato curato completamente da due imprese: Sini e Solinas, che si sono fatte carico di tutte le spese. La mostra rientrerà nella «Settimana della cultura» e sarà inaugurata da una conferenza il 14 giugno nell’aula magna dell’ateneo alle 9,30. Tra i relatori alcuni dei protagonisti degli studi esposti come Italo Insolera e Fulco Pratesi. Per calarsi meglio nella atmosfera di quegli anni durante l’incontro sarà proiettata una video intervista all’architetto Roberto Carità, che negli anni Sessanta era soprintendente ai monumenti per le province di Sassari e Nuoro.
Silvana Porcu
 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
LA PROTESTA 
Niente fondi per studiare l’Alzheimer
  SASSARI. È allarme per l’unità valutativa Alzheimer dell’Università di Sassari che da anni segue i malati di demenza. L’associazione Alzheimer ha convocato per sabato alle 17,30 una riunione nella sala del centro di ascolto a San Camillo e ha invitato i familiari dei malati. L’argomento non è dei più incoraggianti: «Non ci sono più fondi per l’assistenza medica».
 «La nostra equipe - spiega Gianfranco Favini, presidente dell’associazione di volontariato Alzheimer - ha lavorato da diversi anni facendo quasi volontariato puro, vista l’esiguità delle borse di ricerca. Quest’anno non è stato concesso alcun finanziamento».
 L’associazione chiede una mobilitazione generale da parte dei familiari dei pazienti e di tutti coloro che si trovano ad affrontare i disagi causati dall’Alzheimer. Sono previste nei prossimi giorni una serie di manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica: martedì 24 davanti al Palazzo Rosa dell’Asl in via Monte Grappa. Mercoledì in PIazza d’Italia. Giovedì in Piazza Marconi e Venerdì a Ozieri, davanti all’ospedale Segni.
 
 
 
 
8 – Corriere della sera
UNIVERSITÀ
Bicocca, Fontanesi confermato rettore
Marcello Fontanesi è stato confermato rettore dell’Università degli Studi Milano Bicocca. Il suo incarico è stato rinnovato per la terza volta dopo la votazione di ieri. Candidato unico, Fontanesi ha raggiunto il quorum (hanno votato in 441, il 77 per cento degli aventi diritto) ed è stato rieletto.
 
 
 
9 – Corriere della sera
ANTISEMITISMO
Dalle proteste negli atenei agli attacchi a Yehoshua
La polemica sull’antisemitismo coinvolge anche le università europee: dal boicottaggio da parte dei professori inglesi degli atenei israeliani non schierati contro Sharon, agli episodi di intolleranza di alcuni studenti a Firenze e Torino verso esponenti israeliani. Abraham Yehoshua è stato invece contestato in patria per il saggio «Antisemitismo e Sionismo»: sostiene che l’ambigua mescolanza di religione e nazionalismo alla base dell’identità ebraica genera negli altri popoli una paura irrazionale.
 
SULL’UNITA’ / Dopo le contestazioni nelle università, l’ex direttore accusa i filopalestinesi. Prc e Pdci: ci indigna
«Non si demonizzi Israele»: Colombo attacca, lite a sinistra
ROMA - L’ex direttore dell’ Unità Furio Colombo, nel giorno del suo esordio come curatore della rubrica delle lettere, schiera il giornale della sinistra vicina ai Ds su una posizione filoisraeliana, e di conseguenza di netta chiusura verso quanti criticano lo stato di Israele. Una posizione, quella di Colombo, da sempre molto attento al mondo ebraico, che urtica quei rappresentanti della sinistra estrema che, se non hanno apertamente appoggiato quelle contestazioni, certamente ne condividono, e in certi casi, ne giustificano le ragioni. Colombo risponde a un lettore dell’Università di Parma che equipara ai fascisti e ai nazisti chi ha impedito ai rappresentanti dello stato di Israele di prendere la parola negli atenei di Firenze, Pisa e Torino.
L’ex direttore dell’ Unità fa un lungo ragionamento partendo dalla constatazione che la sinistra ha dato un contributo nella lotta al fascismo e al nazismo, una lotta al termine della quale è stato possibile liberare l’Europa dalla tirannia ed erigere lo stato di Israele.
Le sue parole sono delle scudisciate sul volto degli estremisti. «Impedire la parola - scrive - a un rappresentante di Israele per non volere sentire le sue ragioni è un atto fascista, è come avere perso quella guerra di libertà che celebriamo (e molti non vogliono celebrare) ogni 25 aprile. Vuol dire mettersi dalla parte di chi vuole cancellare quella data. Non c’è niente di sinistra nel fare tacere una voce di Israele. C’è, che si voglia o no, una consonanza col fascismo».
Essere paragonati ai fascisti non piace per nulla a chi si colloca all’estrema sinistra. E lo testimoniano le loro reazioni che tradiscono un certo imbarazzo. Marco Rizzo, del Pdci, rigetta l’equazione proposta da Colombo e afferma che «se è giusto esecrare quanti vogliono togliere la parola a un rappresentante di Israele è altrettanto giusto potere criticare le azioni del governo di Ariel Sharon». Rizzo non parteciperebbe a manifestazioni come quelle che ci sono state negli atenei di Firenze, Pisa e Torino: «Io non appoggio certo quelle azioni tuttavia comprendo quello che ci sta dietro». E quello che ci sta dietro è la critica alla politica di Sharon nei confronti dei palestinesi.
Analogo il giudizio di Maura Cossutta, anche lei del Pdci, assai polemico nei confronti nei confronti di Colombo. «Sono amareggiata e indignata - osserva - non comprendo perché si sia dato del fascista a chi contesta le scelte del governo di Tel Aviv e si esprime in favore dei diritti del popolo palestinese».
Molto più duro e per certi aspetti giustificazionista il commento di Luisa Morgantini, europarlamentare di Rifondazione comunista. «Tutti dovrebbero dialogare - dice -, tuttavia occorre sapere distinguere tra chi lotta per i propri diritti pacificamente e chi no. E’ indecente che certa sinistra non sappia distinguere. Non si può sottacere che Israele occupa illegalmente i territori dei palestinesi». Eppoi, sbotta la Morgantini, «basta con questi ricatti, Israele non è immune dalle critiche. Occorre quindi che le due parti lavorino assieme per vedere riconosciute le ragioni di Israele e quelle dei palestinesi».
Lorenzo Fuccaro
 
 
 
10 – Corriere della sera
Italians
Giovani, notizie, quotidiani Un amore da conquistare
di BEPPE SEVERGNINI
Volo AZ 517 da Praga a Malpensa, ore 12.05, un lunedì, non molto tempo fa. Salgono a bordo due classi del liceo Vittorio Emanuele di Napoli reduci dalla gita scolastica, e passano di fronte alla rastrelliera dei quotidiani. Ci sono le principali testate, fresche di giornata: Corriere e Repubblica , Stampa e Giornale , Sole 24 Ore e Messaggero . Studio la situazione, rischiando di passare per il signore in grigio che spia le liceali invece di guardare le hostess, come da tradizione. I ragazzi saranno una cinquantina; conto le copie (gratuite) che si portano via. Volete sapere quante? Non ve lo dico, perché il numero mi mette malinconia. Argomento vecchio, direte voi. Esatto: i giovani, infatti, non sembrano molto interessati. Abbiamo scritto articoli, espresso auspici, avanzato proposte, organizzato convegni, visitato scuole, lanciato iniziative come il «Quotidiano in classe». Ma di giovani lettori col giornale in mano, nelle strade d’Italia, se ne vedono pochi. Editori e giornalisti cosa fanno? Non abbiamo il coraggio di stravolgere il quotidiano attuale (rischieremmo di perdere i lettori che ci restano). Tentiamo d’adattarlo, invece, ma evidentemente non siamo bravi abbastanza. Oppure sta proprio finendo un’epoca: le locomotive a vapore avevano ottimi macchinisti, ma non le ha salvate nessuno.
D ieci anni fa, nel maggio 1995, rientravo dall’America: già allora, negli Usa, si parlava molto della disaffezione dei giovani per i giornali. Ma a quei tempi Internet era bambina, i cellulari rudimentali, la televisione meno varia, i periodici più prevedibili. Oggi va peggio: negli Stati Uniti si vendono 55 milioni di copie (-13% rispetto a vent’anni fa), e alcune testate hanno deciso di sfogarsi pubblicamente: dal Wall Street Journal , che ha dichiarato -1,5% nell’ultimo semestre, al Los Angeles Times (-6% in un anno), nonostante alcune formidabili iniziative destinate ai giovani.
E in Italia? Semplice: noi seguiamo, come altre nazioni in Europa. Anche Prima Comunicazione , nel numero in edicola, dedica un’allarmata copertina alla questione. I dati sono noti: i quotidiani italiani vendono da tempo tra cinque e sei milioni di copie. Ma la fatica, le capriole e le spese per mantenersi su questa cifra - almeno ufficialmente - non potete immaginarle (anzi, sì: guardate cos’è arrivato nelle edicole insieme ai giornali).
A i colleghi masochisti suggerisco una lettura estiva: Tuned out. Why Americans under Forty Don’t Follow the News ( Fuori sintonia. Perché gli americani sotto i quaranta non seguono le notizie ). L’autore - David P.Z. Mindich, cattedra di giornalismo al Saint Michael College, Vermont - s’è fatto un lungo giro nelle università, ha intervistato migliaia di studenti e ha concluso che i ragazzi hanno ormai altri interessi (tempo libero, relazioni personali). Questa l’attenzione per le «news» per fascia d’età: 18-24 anni, 31%; 25-34 anni, 39%, 35-44 anni, 46%; 45-54 anni, 52%; 55-64 anni, 62%; oltre 65 anni, 68%. Non credo che in Italia o in Francia sia stata fatta un’analisi del genere: ma i risultati sarebbero simili, se non peggiori.
Chissà, forse sulla società occidentale finiremo per mettere un cartello, come sulle maniglie degli alberghi: DO NOT DISTURB - NON DISTURBARE. E poiché i giornali, costringendoci a pensare, disturbano, rischiano di restare fuori dalla porta. A meno che editori e giornalisti, nei prossimi due-tre anni, siano capaci d’inventarsi qualcosa.
Qualche idea, là fuori?
www.corriere.it/severgnini
www.bep pesevergnini.com
 
 
 
11 – Corriere della sera
Una docente universitaria afferma «darò la presenza alla mia ...
Una docente universitaria afferma «darò la presenza alla mia lezione agli studenti che andranno a votare». In tempi alquanto grami si potrebbe ricordare Lauro, sindaco di Napoli, che donava una scarpa prima del voto e l'altra, ovviamente, se il voto era andato a buon fine. Potrebbe ricordarci qualche precedente di regalie quali incentivi al voto? Arezzo
Caro Giusti,

l’episodio a cui lei si riferisce concerne il referendum sulla procreazione assistita ed è accaduto nel corso di un’assemblea del comitato milanese «Donne contro l’astensione». Dalla cronaca di Rossella Verga, pubblicata dal Corriere del 17 maggio, risulta che una imprenditrice, Claudia Buccellati (erede degli orafi prediletti da Gabriele d’Annunzio), ha dichiarato: «Regalerò un’ora retribuita ai miei dipendenti che presenteranno la prova di essere stati a votare. Invito tutti gli imprenditori a seguirmi in questa iniziativa». Trascinata dall’esempio, una docente, Maria Rita Gismondo, si è detta decisa a dare la sua «presenza universitaria», vale a dire l’equivalente in denaro di una lezione, agli studenti che andranno a votare. Lei sostiene che questo episodio ricorda le pratiche elettorali del comandante Achille Lauro, monarchico e pittoresco uomo politico napoletano degli anni Cinquanta e Sessanta, abilissimo nel raccogliere voti con regali di scarpe (una alla volta) e di pasta. Nulla di veramente nuovo. Non c’è grande democrazia in cui il voto, in alcuni momenti, non sia stato organizzato, pilotato e spesso incoraggiato con qualche regalia. A New York il mercato dei voti, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, era nelle mani degli irlandesi di Tammany Hall, una potente e spregiudicata lobby democratica. A Chicago, Richard Daley (uno dei migliori sindaci della città) era al momento delle elezioni molto spregiudicato. Qualche decennio più tardi, J. F. Kennedy conquistò lo Stato dell’Illinois grazie al denaro del padre e a un patto con la mafia locale. E se vuole sapere come si facevano le elezioni nell’Italia meridionale prima della Grande guerra, può leggere un piccolo libro di Gaetano Salvemini. S’intitola «Il ministro della malavita» e fu pubblicato da Giuseppe Prezzolini nelle Edizioni della voce.
Ma le signore Buccellati e Gismondo risponderebbero che non è giusto evocare, nel loro caso, questi precedenti. Con il loro gesto non pretendono di influenzare il voto dei loro dipendenti e studenti. Vogliono semplicemente incoraggiarli a votare. E ritengono di fare in tal modo un’opera di educazione civile. Ma il voto, dopo l’intervento del cardinale Ruini e la posizione assunta dalla Chiesa cattolica, non è più soltanto un raccomandabile atto civile. È anche e soprattutto un mezzo per sventare la strategia della Commissione episcopale, oltrepassare il quorum e dare ai sì una maggiore possibilità di vittoria. Spiace dirlo, ma i voti pagati rischiano di apparire in questo caso, quali che siano le intenzioni del donatore, voti comprati.
Sono sicuro che Claudia Buccellati e Maria Rita Gismondo non sarebbero d’accordo e continuerebbero a proclamare la purezza delle loro idee. A me sembra, tuttavia, che l’episodio confermi un aspetto del nostro carattere nazionale. Siamo tutti assetati di etica e di giustizia, ma pochi italiani sono pronti ad applicare a se stessi le regole che vorrebbero applicare agli altri. Siamo tutti contro il conflitto d’interessi, ma dimentichiamo spesso quello di cui ciascuno di noi è spesso protagonista. Siamo paladini del merito e contrari al familismo di tanta parte della società italiana, ma pronti a chiudere un occhio se è in gioco il futuro dei nostri figli. Siamo tutti indignati dall’evasione fiscale, ma spesso disposti a pagare in nero il fornitore che ci invita a risparmiare l’Iva. Doppiezza e ipocrisia? No, nel momento in cui ci concediamo qualche licenza siamo tutti convinti che il nostro caso sia diverso da quello degli altri, che i nostri figli siano geni e che le nostre cause siano nobili. È questa, temo, una delle ragioni per cui è così difficile governare l’Italia.
Roberto Giusti
 
 
 
12 – Il Mattino
Ricerca, a un napoletano il premio Montalcini
Roma. È stato consegnato ieri mattina dalla senatrice a vita e Nobel per la medicina, Rita Levi Montalcini, il premio che porta il nome della scienziata italiana. Il riconoscimento è stato assegnato a Giuseppe Matarese, ricercatore presso l’istituto di Endocrinologia e oncologia sperimentale del Cnr, presso il laboratorio di Immunologia e dipartimento di Biologia e patologia cellulare e molecolare del professor Serafino Zappacosta, dell’università Federico II di Napoli. «Ho sempre avuto un forte interesse per l’immunologia, in particolare per il modo in cui gli ormoni possono regolare l’immunità - ha detto Matarese - Ed è proprio questo il fulcro delle ricerche parzialmente finanziate dalla fondazione italiana Sclerosi multipla, che ho portato avanti negli ultimi anni. In particolare mi sono concentrato sul ruolo della leptina e del tessuto adiposo nelle patologie infiammatorie autoimmunitarie del sistema nervoso centrale come la sclerosi multipla, arrivando alla conclusione che il suo livello circolante è un fattore che determina una riduzione o un aggravamento dell’attacco autoimmunitario durante tali patologie. Un legame molto importante - ha concluso Matarese - nell’ottica di una futura applicazione nel campo della sperimentazione di nuove terapie».
 
 
 
 

Questionnaire and social

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