Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 May 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 35 – Provincia di Cagliari
Pula. L'iniziativa in ricordo dello studente scomparso nel 2002
Borsa di studio per Giacomo
Una borsa di studio per gli studenti più meritevoli in memoria dell'indimenticato Giacomo Pisu, scomparso non ancora ventenne il 14 ottobre del 2002. A quasi tre anni dalla sua prematura morte, giunta a causa di una malattia incurabile, il Comune di Pula vuole onorare così il ricordo di Giacomo, lo studente che riuscì a ottenere ottimi risultati negli studi nonostante le precarie condizioni di salute. Una vita segnata dalla malattia sin dalla tenera età, quella di Giacomo, che ha lasciato un grande vuoto in tutti quelli che l'hanno conosciuto. Nonostante il tumore gli impartisse grandi sofferenze, a Giacomo non è mai mancata la voglia di studiare di frequentare il liceo Michelangelo di Cagliari. Chi l'ha conosciuto parla di lui come un ragazzo intelligente, di una umanità profonda nel percepire i veri valori etici, difficili da riscontrare al giorno d'oggi. Le motivazioni che hanno determinato l'istituzione della borsa studio premio, sancite in una delibera comunale del 2002 sono dettate dalla consapevolezza che il modello di vita di Giacomo Pisu potrà essere di insegnamento soprattutto per le generazioni future. La borsa di studio premio si articola in tre sezioni. Il primo premio di 4.000 euro verrà assegnato ai laureati in possesso di laurea conseguita in un ateneo italiano o estero. Ci sono inoltre tre secondi premi a ex equo di ottocento euro ciascuno che andranno ai giovani pulesi diplomati con il massimo dei voti. La terza sezione prevede, due terzi premi a ex equo di 800 euro ciascuno per gli studenti con cittadinanza italiana figli di emigrati che abbiano conseguito con il massimo dei voti la maturità.
Ivan Murgana
 
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Provincia di Cagliari
Obiettori di coscienza, è la fine di un'epoca
Gli ultimi obiettori di coscienza stanno ormai completando i dieci mesi di servizio. A settembre, poi, l'alternativa alla leva obbligatoria sarà cancellato definitivamente. Con un esercito formato da soli volontari professionisti, anche l'obiezione sembra aver completato il suo ciclo, mettendo nei guai un gran numero di enti e associazioni (una cinquantina in città), che hanno operato a lungo con un esercito di circa 300 obiettori ogni anno. Realtà che, di volta in volta, hanno affrontato e risolto un gran numero di emergenze, soprattutto nell'assistenza ai disabili e agli emarginati. L'ultimo scaglione di giovani è partito lo scorso dicembre, da allora le cartoline precetto sono scomparse e, in questi mesi, gli enti più grossi sono impegnati in una difficile conversione. Dovranno presentare progetti per richiedere l'impiego dei volontari del servizio civile. Giovani tra i 18 e i 28 anni che, per un anno, vengono impiegati nell'assistenza ad anziani e disabili, ma anche nella protezione civile, nella tutela del patrimonio artistico e culturale, oppure impegnarsi in un anno di lavoro all'estero. L'orario di lavoro è legato ad ogni singolo progetto, ma la paga (sottoforma di rimborso spese) è di 433,80 euro al mese. I progetti presentati all'Ufficio nazionale per il Servizio civile, sportello attivato a Roma dalla Presidenza del consiglio dei ministri, sono ancora pochi, ma ancora meno sono le convenzioni stipulate per accogliere i nuovi volontari. Questa la mappa aggiornata degli enti che hanno già aderito: l'Associazione italiana ciechi di guerra (2 volontari), l'Unione italiana ciechi (8), Caritas Italiana (4), Centro sportivo italiano (4), Acli (4), Istituto nazionale addestramento e formazione professionale (4), Comune di Cagliari (10), Biblioteca comunale (4), Musei (13), Confcooperative (4), Centri d'aggregazione comunali (13), Cisl (1), Salesiani (3), Federazione italiana sport disabili (4), Vigili del fuoco (12), Volontariato internazionale donna educazione sviluppo (2), Centro ludico educativo (4). A conti fatti, mancano all'appello oltre trenta enti e circa duecento posti coperti un tempo dagli obiettori. Molti di più, invece, gli enti che in città hanno utilizzato gli obiettori di coscienza: una cinquantina quelli che prestavano servizio in Comune, ma anche nel tribunale minorile, al Tar, nell'università, al servizio nazionale dighe e perfino presso la società degli autori ed editori (Siae). In tutto un esercito di 308 giovani che cambiava ogni dieci mesi, ma che rappresentava un vero e proprio punto di sostegno per anziani, disabili e persone in difficoltà. Ma se in passato non c'erano problemi a trovare giovani obiettori, ora con i volontari è tutto più complicato. «Nonostante le campagne d'informazione e gli spot pubblicitari - dice la responsabile del centro diurno Peter Pan, Patrizia Sechi - non è facile trovare giovani che vogliano impegnarsi per un anno a fare i volontari. Gli studenti è giusto che studino, gli altri si cercano un lavoro che, a conti fatti, è sicuramente più redditizio del servizio civile». L'emergenza, è appena agli inizi.
Francesco Pinna (Unioneonline)
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina  48  - Cultura
Addio a Ricoeur, filosofo del dialogo
Contro i totalitarismi e le guerre in Algeria e in Bosnia
«Ponte costante tra religione e filosofia» per i protestanti francesi, uomo capace di «riabilitare e riconciliare l'etica e la politica» per il ministro della cultura Renaud Donnedieu. La Francia ricorda Paul Ricoeur, morto nel sonno venerdì a 92 anni, e ne mette in risalto la grande forza nella difesa della dignità dell'uomo nel mezzo «dei drammi della nostra epoca» come afferma il presidente Jacques Chirac. La Francia piange il suo più grande filosofo vivente, forse più amato ed apprezzato in Germania e negli Stati Uniti, ma pur sempre il massimo rappresnetante di quella filosofia della riflessione che ha avuto una grande linea di continuità nella cultura d'oltre Alpi. È stato lo steso Ricoeur a definire la matrice del suo pensiero: «è nella linea di una filosofia riflessiva; è nella sfera d'influenza della fenomenologia; vuole essere una variante ermeneutica di questa fenomenologia». Autore di una produzione importante anche per la diversità e l'ampiezza dei campi affrontati, filosofo francese più importante dopo la morte di Emmanuel Levinas e Vladimir Jankelevitch, questo erede spirituale di Husserl e dell'esistenzialismo cristiano ha saputo dialogare con la linguistica, la teologia, la letteratura, la storia e anche la psicanalisi. Allevato dai nonni nella fede protestante, giovanissimo docente di filosofia si era avvicinato prima della seconda guerra mondiale a Gabriel Marcel, figura di spicco dell'esistenzialismo cristiano. Poi la guerra l'aveva visto richiamato al fronte; fatto prigioniero e rinchiuso in un campo in Pomerania era riuscito a procurarsi numerosi libri su cui ha potuto studiare, traducendo Husserl e conoscendo Karl Jaspers dal quale mutua alcune sue analisi e valutazioni. Si inserisce di fatto nella corrente dei filosofi riflessivi, originata dal cogito cartesiano e che passando per Kant aveva visto impegnati numerosi studiosi francesi tra i quali Jean Naberl che aveva avuto su Ricoeur una forte incidenza. Nel dopoguerra riprende la sua attività di docente e di studioso; partecipa alla redazione della rivista Esprit; le sue prese di posizione sulla guerra in Algeria gli varranno l'arresto. Non gli piace l'atmosfera della Sorbona dalla quale esce dopo una decina d'anni per approdare alla nuova università di Nanterre nel 1966. Rettore tre anni dopo viene coinvolto nell'agitazione degli studentì Viene aggredito fisicamente da giovani di estrema sinistra. Ma diviso tra le simpatie intellettuali verso i manifestanti e i suoi doveri di far comunque funzionare l'ateneo, preferisce le dimissioni. Dopo lunghi soggiorni negli Stati Uniti dove insegna a Yale e a Chicago rientra in Francia dove dirige tra l'altro la Rivista di metafisica e morale e mostra tutta la sua antipatia per lo schiammazzo mediatico. Si applica sostanzialmente su tre registri: la filosofia riflessiva francese, l'idealismo tedesco e la preoccupazione anglosassone di un discorso rigoroso. Tra i lavori di Ricoeur che hanno inciso profondamente su una generazione di filosofi francesi tra i quali Derrida e Lyotar, Philosophie de la volontè, Histoire e veritè, Semantique de l'action, Temps e recit fino alla sua ultima fatica La memoire, l'histoire, l'oubli uscito nel 2000.
 
Chirac: «Era uomo di fede, e spirito libero»
Malato di cuore da tempo, il grande pensatore cristiano è morto nel sonno nella sua casa di Chatenay Malabry, vicino a Parigi. La notizia è stata data dal suo amico Olivier Abel, anch'egli filosofo. Nato nel 1913 a Valence, era stato fatto prigioniero durante la seconda guerra mondiale. Vicino al socialista cristiano Andrè Philip, aveva insegnato in numerose università europee da Strasburgo alla Sorbona, da Nanterre a Lovanio e poi negli Stati Uniti, a Yale e a Chicago. Jacques Chirac gli ha reso ieri omaggio ricordandolo come uno «spirito libero» e «un pensatore esigente della modernità, che non ha eluso alcuna delle sue sfide, dalla bioetica all'ecologia». Il presidente francese ha espresso «emozione » e «grande tristezza» per la morte del più grande filosofo francese vivente, un «uomo di fede e di convinzioni» ma prima di tutto «uno spirito libero, libertà che è stata per lui il segno stesso della dignità dell'uomo». E «di fronte ai drammi della nostra epoca non ha cessato di affermare con forza l'esigenza del dialogo e del rispetto dell'altro». Dall'Italia arriva il cordoglio di Rosa Russo Jervolino che tre anni fa gli conferì la cittadinanza onoraria di Napoli per rinsaldare il legame tra lo studioso e la città, legame «che aveva assunto connotazioni significative con la sua ventennale partecipazione a iniziative culturali all'università Federico II e con la sua assidua presenza ai seminari scientifici dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici». «Con Ricoeur scompare una nobile figura di studioso eccelso che ha contribuito in modo determinante allo sviluppo delle tematiche della pace, della comprensione tra i popoli e tra le culture e all'affermazione dei diritti umani».
 
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 52 - Cultura e Spettacoli
Morto Ricoeur, filosofo del dialogo 
Esponente dell’esistenzialismo cristiano e maestro dell’ermeneutica novecentesca
  PARIGI. Paul Ricoeur è morto. Aveva 92 anni. Esponente dell’esistenzialismo cristiano e maestro dell’ermeneutica novecentesca, era un pensatore molto influente sulle due sponde dell’Atlantico. Dopo l’esperienza alla Sorbona, negli anni ’60, insegnò nella nuova università di Nanterre, dove fu criticato per aver sostenuto il governo durante i primi moti studenteschi. Dal 1967 si trasferì per 15 anni negli Stati Uniti, insegnando a Chicago, Yale e Columbia. Allievo di Gabriel Marcel e molto influenzato da Karl Jaspers, si orientò poi verso la filosofia ermeneutica, che riconosce nel linguaggio della religione, del mito e della poesia la condizione di possibilità e il significato ultimo del pensiero e della volontà. Ricoeur ha tra le tra le opere più famose la trilogia «Tempo e narrativa», il primo dei volumi sulla filosofia della volontà, «Il volontario e l’involontario», e «La metafora viva». L’ultima opera, «L’ermeneutica biblica», risaliva al 2001.
 Sempre pronto a spaziare in ogni campo della ricerca filosofica, fu insignito del premio Hegel di Stoccarda nel 1985 e del premio Balzan per la filosofia nel 1999. Politicamente era considerato un cristiano di sinistra, che si batteva contro i tutti i totalitarismi e le guerre.
 Ricoeur era nato nel 1913 a Valence da una famiglia protestante ed ebbe la gioventù segnata dalla perdita del padre nella prima guerra mondiale e dai cinque anni di prigionia in un campo tedesco nella seconda. Insieme a Paul Gadamer, altro maestro dell’ermeneutica, è considerato uno dei testimoni e dei protagonisti più sensibili della coscienza filosofica novecentesca.
 E’ stato lo steso Ricoeur a definire la matrice del suo pensiero: «E’ nella linea di una filosofia riflessiva; è nella sfera d’influenza della fenomenologia; vuole essere una variante ermeneutica di questa fenomenologia». Autore di una produzione importante anche per la diversità e l’ampiezza dei campi affrontati, filosofo francese più importante dopo la morte di Emmanuel Levinas e Vladimir Jankelevitch, Ricoeur ha saputo dialogare con la linguistica, la teologia, la letteratura, la storia, la psicanalisi.
 Era legato all’Italia da intensi rapporti intellettuali stabiliti coi colleghi della penisola e aveva partecipato ai colloqui filosofici organizzati a Roma da Enrico Castelli e alle attività culturali dell’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli.
 
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Regione
Per crescere: più dialogo e regole chiare 
Il governatore Soru alla inaugurazione della nuova sede degli industriali a Olbia
«E’ necessaria una politica diversa per aggredire nuovi mercati» 
 OLBIA. Nonostante i segnali di crisi economica ci può essere ancora un futuro per l’industria sarda. Ma servono convinte politiche di sviluppo immediate, formazione, tecnologia e un maggiore dialogo tra istituzioni e categorie imprenditoriali. Questo messaggio di speranza è arrivato dal governatore della Regione, Renato Soru, intervenuto ieri al convegno organizzato per l’inaugurazione della nuova sede olbiese dell’Associazione degli industriali. Renato Soru ha annunciato il proprio impegno per avviare delle sinergie. «E’ necessario- ha detto il governatore- lavorare insieme al mondo imprenditoriale, all’università e alle associazioni di categoria per far decollare l’industria isolana».
 «Ma bisogna fare in fretta - ha detto Gianni Biggio, presidente di Confindustria Sardegna - perché abbiamo bisogno di cose concrete, di politiche di sviluppo forti e di dialogo».
 «Tutti siamo chiamati alla responsabilità del coinvolgimento - ha aggiunto Biggio - tutti dobbiamo essere attivi, decisi e forti nella volontà di crescita». Una richiesta di apertura che è stata subito accolta dal governatore Soru.
 «Serve un dialogo costante - ha detto -, anche quando non ci si intende subito dobbiamo andare avanti per spiegarci meglio, per approfondire. È mia responsabilità sollecitare il dialogo, e se non l’ho fatto a sufficienza chiedo scusa».
 «Ho bisogno di parlare con gli imprenditori sardi - ha ribadito ancora Soru -, non solo in questa occasione ma in successivi incontri».
 Alla classe imprenditoriale Soru ha chiesto poi collaborazione per vedere se alcune cose non possano essere fatte insieme e meglio, per ragionare su una Sardegna nella quale fare industria, artigianato, turismo, replicando anche alle accuse di chi giudica la giunta regionale chiusa «perché abbiamo sospeso lo sviluppo edilizio fuori controllo. Ma non abbiamo chiuso nessuna cava, nessun caseificio, nessuna azienda agricola o turistica, nessun agriturismo. Stiamo cercando di porre delle regole perché penso che le aziende possano lavorare meglio in un sistema di regole chiare».
 Il presidente ha poi ipotizzato un futuro diverso anche per le cave di granito, «aggiungendo innovazione tecnologica e mettendo insieme le imprese», così come per il settore ovino e per quello del sughero.
 «Aprire - ha ribadito ancora Soru - non può essere solo dare nuove concessioni edilizie, ma proiettare la Sardegna verso nuovi mercati». Il primo passo da fare è spendere le consistenti risorse comunitarie prima dell’uscita dell’isola dall’Obiettivo 1.
 «Per questo motivo andremo in giro per tutta la Regione per incontrare gli industriali e gli artigiani e chiederemo loro di presentarci dei progetti sui quali daremo la massima collaborazione».
 Dalla Regione, dunque, è arrivata l’attesa apertura al dialogo che mette fine, per dirla con le parole del presidente della Camera di commercio di Sassari Gavino Sini, alla fabbrica dei «bastoni tra le ruote», con l’auspicio che ogni soggetto faccia con determinazione la sua parte.
 «L’Università - ha spiegato Alessando Maida, rettore dell’ateneo sassarese - è pronta a collaborare con la Regione e con gli industriali, con i quali abbiamo già realizzato dei progetti, avviando master specialistici e piani di inserimento in azienda. Dobbiamo far volare in alto i nostri laureati tenendoli però in Sardegna: non possiamo permetterci di perdere le professionalità che stiamo creando».
 Il rilancio dell’industria sarda passa dunque attraverso la preparazione accademica, ma anche attraverso la fantasia e la voglia di crederci, trampolino di successo dell’azienda calangianese Plastwood.
 «Un’impresa nata dall’ignoranza - ha raccontato il presidente Edoardo Tusacciu -, intesa come volontà di ignorare il fatto di vivere in un’isola o la presenza della destra o della sinistra al governo. Noi ci credevamo e abbiamo avuto ragione. Il messaggio che voglio dare ai giovani è che anche nel 2005 si può ancora creare un’idea vincente».
Serena Lullia
 
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie