Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 May 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

  
1 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 19 - Cronaca
«Nella nuova sede, pronti al decollo» 
L’Assoindustriali propone un modello che possa far crescere l’economia locale 
Il presidente Massimo Putzu:
”Bisogna accelerare la promozione di nuovi modi di fare impresa”
OLBIA. Dalla nuova sede gallurese, all’interno dell’aeroporto Costa Smeralda, l’Associazione degli industriali della provincia è decisa a volare in alto, proponendo un nuovo modello operativo capace di collaborare con il mondo della formazione, con le istituzioni e le organizzazioni sindacali per favorire la crescita del territorio. Una sfida importante che si inserisce in un periodo di difficoltà per il sistema produttivo, per uscire dal quale «occorre accelerare la promozione di nuovi modi di fare impresa e, conseguentemente, di nuovi modelli per l’organizzazione associativa».
 La Gallura può comunque guardare al futuro dell’imprenditoria con un certo ottimismo. «Le possibilità sulle quali lavorare - ha detto il presidente dell’assoindustria del Nord Sardegna Massimo Putzu - sono illimitate e con effetto moltiplicatore: abbiamo un sistema diffuso di piccole e medie imprese, distretti industriali del sughero e del granito, molte aziende di livello internazionale; ma anche un sistema turistico di qualità e un insieme di grandi eventi nazionali e internazionali».
 Senza dimenticare la collaborazione con l’università e i canali di collegamento creati con la Germania e la Gran Bretagna dalle compagnie low cost. «Si tratta ora di essere capaci di operare insieme - ha concluso Putzu - con chiunque abbia interesse a favorire la costante crescita del nostro territorio e della Sardegna».
 La sede al Costa, inoltre, potrebbe essere la spinta giusta per far decollare l’imprenditoria gallurese legandola alla formazione universitaria. «Potremo realizzare qualche altro corso universitario - ha detto il rettore dell’università di Sassari Alessandro Maida - legato al turismo e all’industria. Con Confindustria abbiamo già avviato dei progetti di inserimento in azienda dei laureati e, questa vicinanza, potrebbe portare anche alla creazione di master specialistici. Dobbiamo far volare in alto i giovani tenendoli in Sardegna: non possiamo permetterci di perdere le professionalità che stiamo creando».
 La presenza dell’assoindustria all’aeroporto, secondo l’amministratore delegato della Geasar Susanna Zucchelli, rappresenta inoltre un’importante possibilità per gli studenti di concretizzare la loro idea di impresa “in quanto offre gli strumenti per raggiungere quell’obiettivo, rappresentando la conclusione di un ciclo di iniziative mirate ad aprire l’aeroporto al territorio e a viverlo come motore di sviluppo”.
Serena Lullia
 
2 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 16 - Cronaca
Per i piani della didattica di laboratorio 
Formazione docenti: l’Ufficio scolastico in linea con l’Issra 
CAGLIARI. L’ufficio scolastico regionale per la Sardegna e l’Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell’Autonomia hanno firmato un protocollo d’intesa per l’attuazione di programmi comuni sulla ricerca, la sperimentazione, la formazione e l’aggiornamento dei docenti della Sardegna. Obiettivo principale è contribuire alla diffusione di contenuti e di metodologie nell’ambito di una didattica attiva di labroatorio, in grado di interessare e coinvolgere gli studenti in un diverso modo di fare scuola. Anche per contrastare fenomeni di dispersione e di abbandono scolastico.
Le aree disciplinari e i settori sui cui i due enti definiranno per i prossinmi tre anni le linee di intervento sono: la storia e le scienze storico-sociali, con particolare riferimento alla storia contemporanea e alla storia locale; la formazione di competenze nella didattica di laboratorio e nell’uso didattico delle fonti, il recupero e la valorizzazione delle biblioteche e degli archivi scolastici.
L’Issra di cui è presidente il professor Manlio Brigaglia, risulta inclusa nell’elenco degli enti accreditati a svlgere attività di formazione presso il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e collabora da anni, nelle sue due sedi di Cagliari e di Sassari, con l’Ufficio scolastico fornendo il proprio apporto tecnico-scientifico.
 
3 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 12 - Attualità
Il mais transgenico modifica il sangue 
I risultati di uno studio segreto sui topi impauriscono il governo britannico 
LONDRA. Topi da laboratorio nutriti con un tipo di mais geneticamente modificato che potrebbe presto essere piantato in Europa hanno sviluppato gravi anomalie fisiche quali reni più piccoli e una diversa composizione del sangue. Lo rivela il giornale domenicale “Independent on Sunday” che pubblica i risultati di una ricerca segreta condotta dal gigante della biotecnologia Monsanto, la stessa società che produce il mais Ogm in questione. Secondo il rapporto riservato di 1.139 pagine, le anomalie riscontrate nei topi nutriti con il mais transgenico MON 863 erano assenti nei topi alimentati con mais convenzionale.
I risultati della ricerca sollevano pesanti interrogativi sui rischi per la salute umana. Proprio in questi giorni l’Unione europea sta decidendo se dare il via libera in Europa al mais geneticamente modificato prodotto da Monsanto. Una prima votazione la scorsa settimana ha respinto l’importazione di Mon 863. La Gran Bretagna e altre nove nazioni europee hanno votato a favore. Il giornale sottolinea tuttavia che i ministri del governo britannico ora sarebbero talmente preoccupati dai risultati dello studio che avrebbero chiesto informazioni a Monsanto.
I dettagli della ricerca sui topi fanno parte di un rapporto su Mon 863 che Monsanto si rifiuta di rendere pubblico in quanto contiene «informazioni riservate che potrebbero essere utili alla concorrenza». Un portavoce della società ieri ha dichiarato: «Se qualcuno di questi oppositori della biotecnologia aveva dubbi sulla credibilità delle nostre ricerche, avrebbe dovuto sollevare il problema agli organismi regolatori in precedenza. Dopo tutto, Mon 863 non è nuovo ed è stato decretato sicuro quanto il mais convenzionale da nove autorità internazionali».
Lo studio sui topi evidenzia tuttavia la necessità di condurre ulteriori ricerche sull’impatto a lungo termine del mais Ogm sulla salute. Secondo alcuni esperti interpellati dall’Independent on Sunday, i cambiamenti nella composizione del sangue dei roditori potrebbero indicare che il loro sistema immunitario sia stato danneggiato o che abbia messo in atto un meccanismo di risposta a una malattia.
Michael Antoniu, esperto di genetica molecolare del Guy’s Hospital Medical School, ha definito i risultati dello studio «estremamente preoccupanti dal punto di vista medico», aggiungendo di essere «esterrefatto dal numero di differenze significative riscontrate» nei topi nutriti con Mon 863. Vyvyan Howard, docente di anatomia umana e biologia molecolare presso l’Università di Liverpool ha chiesto che l’intero studio condotto da Monsanto venga reso pubblico.
Le anomalie riscontrate nei roditori alimentati con il mais trangenico richiamano alla memoria un simile esperimento condotto sette anni fa dal ricercatore britannico Arpad Pusztai su topi nutriti con patate Ogm. Anche Pusztai aveva riscontrato nei topi forti differenze nel sistema immunitario e nella crescita degli organi. Pusztai era stato oggetto di violente critiche da parte di grandi associazioni scientifiche britanniche e del governo. Era stato costretto ad abbandonare il posto al Rowett Research Institute (Rri) di Aberdeen dove aveva lavorato per 36 anni. Il materiale dello studio era stato confiscato.
 

4 - CORRIERE DELLA SERA
LA RIFORMA DEI LICEI
Il «giallo» dell’accesso all’università
«Ma davvero il classico è l’unico liceo che consentirà l’accesso a tutte le facoltà?». Dal ministero negano, ma la polveriera si è accesa. Già venerdì il decreto di riforma delle superiori dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri, ma fa discutere quella notizia circolata all’uscita dell’ultima bozza che diceva così: solo chi sceglie il classico ha il privilegio dell’accesso a ogni facoltà universitaria, mentre per tutti gli altri percorsi liceali ci saranno filtri e sbarramenti.
Per gli altri sette indirizzi sarebbero previste prove di ammissione. Divisi gli insegnanti: «Un criterio giusto». «Rivalutare anche altri curriculum di studio»
 
5 - CORRIERE DELLA SERA
Riforma dei licei, il giallo dell’accesso all’università
L’ultima bozza del decreto riserverebbe l’iscrizione a tutte le facoltà solo a chi ha la maturità classica. «Discriminata la formazione scientifica»
Il classico e gli altri sette licei. Verso la riforma, tra annunci, smentite e piccoli brividi. «Ma davvero il classico è l'unico liceo che consentirà l'accesso a tutte le facoltà?». No che non è vero, hanno risposto dal ministero. Intanto la polveriera si è accesa. I tempi sono stretti (il decreto va approvato entro il 17 ottobre, già venerdì dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri) e stretti rimangono alcuni nodi da sciogliere. Appaiono bozze nuove, che contraddicono quelle precedenti. Nuovi quadri orario, aggiustamenti, ripensamenti. L'ultima bozza della riforma appare in rete ai primi di maggio. Riporta a due ore settimanali l'educazione fisica (nobilitata a «scienze motorie»), ma non riesce a calmierare il carico di lavoro: era stato promesso un tetto massimo di 30 ore, siamo a 38 negli artistici, 35 al tecnologico, 31 al classico. Aggiunge 2 ore di storia dell'arte al ginnasio, ma fa scendere a tre ore la lingua e letteratura italiana al tecnologico (di contro, ci sono 4 ore per le due lingue straniere). Toglie il latino al quinto anno dello scientifico (per far posto alle scienze) e lo inserisce al liceo economico, accanto all'italiano, 5 ore settimanali nel biennio e 4 nel triennio.
Ma, soprattutto, c'è quella notizia circolata all'uscita dell'ultima bozza e che diceva pressappoco così: solo chi sceglie il classico ha il privilegio dell'accesso ad ogni facoltà universitaria, mentre per tutti gli altri percorsi liceali l'accesso risulta debitamente filtrato e canalizzato.
E torniamo alle dissertazioni del secolo scorso, sul prestigio e l'unicità del liceo classico, cuore del sistema educativo italiano. «Le altre scuole consentono di avvicinare mondi specifici e nuovi, aprendo orizzonti di contenuto e di metodo. Il classico apre poco, ma approfondisce, questo è il suo punto di forza», dice Mara Seva, del liceo Zucchi di Monza. «Il classico insegna a studiare, riflettere, argomentare, smontare, ricomporre (con la filosofia) a concentrarsi (con le traduzioni), a esplicitare il pensiero. Ci sono poche ore a scuola perché si deve studiare tanto a casa, per possedere sul serio quei contenuti». La replica: «Ma non è che allo scientifico il rigore, il carico di lavoro e l'abilità di riflettere e ricomporre siano inferiori, anzi...», controbatte Marcello Fiori, prof di matematica e fisica.
Il legislatore, questa volta, utilizza 81 parole per descrivere l'unicità del classico. A differenza degli altri sette percorsi liceali, non deve pensare troppo a «competenze, conoscenze e abilità», piuttosto a «una dotazione di contenuti e di sensibilità all'interno di un quadro culturale di alto livello e di attenzione ai lavori anche estetici che offra gli strumenti necessari per l'accesso qualificato ad ogni facoltà universitaria».
Negli altri licei, dunque, devono offrire solo gli strumenti per il rispettivo indirizzo di studi? Non è così, ma si può bene fraintendere. Ma è davvero necessario fare il classico, per fare bene l'università? «Niente affatto - osserva Mara Seva - proprio perché oggi la preparazione da classico ce l'hanno in pochi e l'università la fanno in molti, gli atenei si accontentano di livelli più bassi, almeno per i primi anni, partendo da preparazioni meno alte». Le scelte dopo il classico? Un «classico»: in prima posizione lettere, poi economia, giurisprudenza, medicina, ingegneria e architettura, scienze politiche, matematica e fisica, comunicazione e spettacolo.
Giuseppe Tesorio
 
6 - CORRIERE DELLA SERA
L’INTERVISTA
«E’ il metodo a fare la differenza Ma ogni materia è importante»
Il liceo classico l’ha fatto anche lui, al Parini. Ma Giulio Ballio, rettore del Politecnico, non ha dubbi: «Quello che conta, per qualsiasi tipo di studio, è imparare il metodo di lavoro. Indipendentemente dalle materie». Professore, allora non è vero che il classico fa affrontare meglio l’università?
«Un tempo il liceo classico dava più strumenti rispetto agli altri percorsi di studio. Ma oggi le cose sono cambiate: sono le singole scuole a fare la differenza, indipendentemente dal curriculum che esse offrono».
E come sono gli studenti del Politecnico?
«Ci sono quelli bravi e quelli meno bravi, qualsiasi scuola essi abbiano fatto. Magari hanno qualche difficoltà nei primi mesi. Ma se sanno studiare, valutare, collegare materie e argomenti, il successo arriva».
Come sono le matricole che hanno fatto il classico?
«Solitamente fanno fatica durante il primo trimestre di università. Ma poi sbocciano. Dopo un anno non vediamo differenze tra chi ha fatto il classico e lo scientifico».
E i ragazzi dei tecnici e dei professionali?
«Vale lo stesso per loro: se hanno avuto buoni insegnanti funzionano».
Allora non servono il latino e il greco?
«Tutto, lo ripeto, dipende dal metodo di studio. Ma è vero che dietro al latino e al greco c’è la logica. E la logica può supplire alle carenze in matematica».
A.Sac.
 
7 - CORRIERE DELLA SERA
SAN RAFFAELE
Nuova facoltà in Comunicazione
«Consumi, pubblicità, relazioni pubbliche» è la nuova facoltà dell’Università Vita-Salute
San Raffaele. La presentazione ufficiale, alla quale parteciperanno il rettore
don Verzè, il direttore del nuovo corso, Giampaolo Fabris, e alcuni imprenditori, si svolgerà domani alle 11 nella sala Pasteur dell’ateneo. L’avvio
di questo nuovo corso di studi, che ha come prospettiva quella di «comunicare la salute»,
è previsto per il prossimo anno accademico. L’obiettivo dichiarato è la formazione della nuova classe dirigente del Paese nella gestione dei mercati e della comunicazione d’impresa.
 
8 - CORRIERE DELLA SERA
«Danni ai topi nutriti con gli Ogm»
Dossier segreto della Monsanto rivelato dalla stampa britannica
Test su un nuovo tipo di mais. La società: le anomalie sono normali in un simile campione statistico
LONDRA - Reni più piccoli del normale, anomalie nel sangue che fanno pensare a un serio attacco al sistema immunitario, possibilmente a un tumore. E’ la prova che alcuni alimenti geneticamente modificati (Ogm) possono a lungo termine essere nocivi all’organismo? Se lo chiede il giornale britannico Independent on Sunday pubblicando stralci di un rapporto segreto preparato per il gruppo Monsanto su un tipo di mais ogm che potrebbe presto essere introdotto sul mercato europeo. I topi di laboratorio alimentati con Mon 863, un mais cui è stata aggiunta una tossina per renderlo più resistente, hanno mostrato di avere problemi fisici che secondo diversi esperti sono «estremamente preoccupanti». «Sono risultati che sembrano indicare un grosso problema al sistema immunitario - ha detto all’ Independent Malcolm Hooper, docente di chimica all’università di Sunderland -. Se avessi dati come questi davanti a me concluderei che assolutamente non si può dare il nullaosta affinché questo prodotto arrivi ai consumatori». Ugualmente allarmato Michael Antoniu, professore di genetica molecolare alla scuola di medicina del Guy’s Hospital di Londra: «Da un punto di vista medico - ha detto - questi risultati sono estremamente preoccupanti. Sono rimasto molto sorpreso dalla quantità di anomalie rilevate».
Per la Monsanto, che non vuole rendere pubblico il rapporto perché «contiene informazioni commerciali riservate che potrebbero essere utilizzate dalla concorrenza», nei risultati dello studio, lungo 1.139 pagine, non c’è nulla di sorprendente. Le anomalie nei topi, ha detto un portavoce all’ Independent on Sunday , non hanno significato e rispecchiano le normali variazioni all’interno di un gruppo di tale entità. «Se veramente sono tanti gli esperti che hanno dubbi sulla credibilità dei nostri studi avrebbero dovuto esprimerli alle autorità competenti. Dopotutto il Mon 863 non è nuovo. Nove organizzazioni mondiali, dal 2003 ad oggi, lo hanno definito sicuro quanto il mais convenzionale».
Venerdì scorso Gran Bretagna e nove altri paesi europei hanno votato a favore dell’introduzione del mais transgenico, senza però che sia stato raggiunto il quorum necessario per assicurare luce verde. Secondo l’ Independent on Sunday , diversi esponenti del governo sono «talmente preoccupati dai ritrovamenti che hanno chiesto ulteriori informazioni». Il giornale cita anche Beatrix Tappeser, consulente del governo tedesco sugli ogm, secondo la quale «andrebbero svolte altre verifiche per avere la coscienza a posto».
L’Europa rimane uno dei principali ostacoli alla diffusione degli ogm, un mercato che globalmente vale secondo gli esperti circa 4,2 miliardi di euro l’anno. Nei paesi Ue l’opposizione non accenna a diminuire. Stando a una conferenza organizzata la settimana scorsa al Parlamento di Bruxelles dall’Assemblea delle Regioni d’Europa, sono una su tre le Regioni che chiedono di restare «ogm free ».
Negli Usa la situazione non potrebbe essere più diversa. Secondo alcune stime il 75% dei cibi pronti sul mercato statunitense contiene ingredienti transgenici. Il primo grosso allarme in Europa sulla sicurezza degli ogm era giunto nell’agosto del 1998, quando Arpad Pusztai, del prestigioso Rowett Research Institute di Aberdeen, in Scozia, aveva annunciato che topi nutriti con patate geneticamente modificate avevano riportato problemi al sistema immunitario e accusato un rallentamento della crescita. Era un momento molto delicato per il governo di Tony Blair, che stava cercando di dare al Regno Unito un ruolo portante nella rivoluzione delle biotecnologie. Sembra che due telefonate da Downing Street siano bastate a costringere al silenzio Pusztai, nonché a rovinare la sua carriera.
 
9 - CORRIERE DELLA SERA
INTERVENTI E REPLICHE
Embrione, biologia e dottrina cattolica
Sono stupefatto per l’articolo di Emanuele Severino sul perché l’Embrione-Persona sarebbe la negazione dell’Uomo (Corriere del 16 maggio). Partendo infatti da un ben noto concetto filosofico che un uomo può nascere solo se prima di esso esiste qualcosa di «unitario» che abbia la potenzialità di diventarlo, giunge alla conclusione che questo qualcosa di unitario è proprio l’embrione e che quindi si deve ammettere che esso, sia pure per breve tempo, non possa considerarsi Persona. Alla base del suo ragionamento vi è un’affermazione che rappresenta un grossolano errore scientifico, cioè che i gameti isolati non abbiano in sé la potenzialità di diventare Persona. Vorrei ricordare che ogni gamete è «unitario» e ha in sé tale potenzialità. Su Nature del 2004 (vol. 428, pp. 860–864) si riporta il primo mammifero (una topolina) nato per partenogenesi, ossia formatosi da una cellula uovo non fecondata che però, come se lo fosse, completa un normale sviluppo embrionale. E' una tecnica di riproduzione che avviene in natura in alcune piante e in alcuni insetti.
Il punto di partenza del ragionamento di Severino, che i gameti separati non abbiano in sé la potenzialità di diventare Persona è una falsità scientifica che lo porta a paradossali conclusioni. La scienza ci dice solo che questa potenzialità non è stata utilizzata per quanto riguarda l’uomo e i mammiferi. Sottolineo che rappresentando solo «potenzialità» non vi è alcuna dignità di Persona per un gamete umano isolato come pure in una comune cellula diploide (dalla quale per clonazione si potrebbe ottenere un individuo geneticamente identico al predecessore). Ben altro discorso è per l’embrione che realizza fin dal primo momento tale potenzialità e quindi è «Persona in atto».
In base a quanto detto, non c’è alcuna contraddizione filosofica e scientifica nell’equivalenza (anche temporale) Embrione = Persona, come sostenuto da Severino. I filosofi dovrebbero avere l’umiltà di studiare un po’ di biologia prima di avventurarsi in pericolosi ragionamenti e improbabili conclusioni.
Giorgio Ricci
Professore ordinario di Biochimica, Università Tor Vergata di Roma
 
10 - CORRIERE DELLA SERA
Bisogna studiare biologia, ma è opportuno anche imparare a leggere. Nel mio articolo dicevo nel modo più esplicito che, «lasciando da parte il mio pensiero filosofico e la mia critica al concetto di "capacità"» mi limitavo a trarre le conseguenze dalle premesse della dottrina cattolica sull’embrione. Tra quest’ultime c’è anche che lo sperma maschile e l’uovo della donna, in quanto separati l’uno dall’altro, non sono in potenza un essere umano, e non sono, in quanto separati, ciò che può ricevere da Dio l’anima razionale. Ora, il professor Ricci sostenendo che le biotecnologie potranno realizzare la partenogenesi umana, dà un ulteriore dispiacere alla Chiesa, perché essa dovrebbe ammettere che Dio infonde l’anima umana anche nell’uovo separato dallo sperma. Aggiungo infine che nella partenogenesi sperimentale non è che le uova agiscano e si fecondino da sole, ma viene introdotto un sostituto del gamete maschile: stimolazioni termiche, acidi, ecc. Ma, anche in questo caso, la filosofia della Chiesa dovrebbe dire che, isolate dai sostituti dello sperma umano, le uova della donna non sono un essere umano in potenza.
Emanuele Severino
 
 

11 - IL TEMPO
Roma. Studenti spolpati dagli affitti    
Son o 1400 i posti letto disponibili contro un fabbisogno che in pochi mesi è passato da 3000 a 4000 posti.
Stiamo parlando degli studenti fuori sede iscritti all’università "La Sapienza". Loro, i giovani che decidono di migrare verso Roma per motivi di studio, aumentano di pari passo con la crescita dei canoni d’affitto. Una situazione esplosiva quella degli studenti che, una volta messo piede nella capitale, si trovano a dover fare i conti con una realtà che offre due sole possibilità: fare domanda presso l’Agenzia per il Diritto agli studi Universitari, Lazio - disu -  per ottenere un posto letto in una delle residenze universitarie, oppure prepararsi a sborsare fino a 600 euro per una stanza singola in un appartamento. Senza neppure essere tutelati da un regolare contratto: il più delle volte si tratta infatti di vere e proprie locazioni in nero che, però, non esulano dal pagamento della caparra, pardon, deposito cauzionale: ai ragazzi viene chiesto anticipatamente il pagamento di due o tre mesi di soggiorno, pena la rinuncia all’appartamento. In questo modo sono tutelati solo i diritti di chi incassa, ma non di chi paga, e per giunta, profumatamente. L’impennata dei prezzi delle camere da affittare agli studenti non sembra, almeno per ora, destinata ad arrestarsi. Anzi, quei pochi locatari che ancora proponevano canoni umani, sembra si stiano gradualmente adeguando alla massa. Così, anche le zone periferiche stanno diventando sempre meno accessibili. Qualche espediente per sborsare meno c’è. Risparmia chi decide di sacrificare la propria privacy scegliendo d vivere in una stanza da condividere con un amico. In quel caso il budget di spesa ruota attorno ai 300 euro a posto letto. Al proprietario dell’immobile, affittare agli studenti conviene parecchio: il guadagno è alto perché il locale viene affittato a stanze. Inoltre, da una camera si possono percepire due affitti perché aggiungendo un materasso, la stanza si trasforma come per magia in doppia. E se da una parte a colpire lo studente è lo smisurato aumento degli affitti, dall’altra c’è il problema delle residenze universitarie: i posti letto disponibili sono pochi. E’fiducioso il presidente di Laziodisu, Giovanni Quarzo: «Qualcosa si sta muovendo - dice Quarzo —. Un importante passo in avanti è stato fatto con la norma che garantisce agli studenti italiani il 70 per cento dei posti letto nelle residenze universitarie. Confidiamo nella collaborazione delle istituzioni». Dalla neo Giunta Regionale cosa si aspetta Laziodisu? «Una grande attenzione per il diritto allo studio e per l’emergenza abitativa - conclude -. La situazione per gli alloggi degli studenti sta diventando davvero esplosiva».
Emanuela Zoncu

12 - IL TEMPO
La copisteria come l’orefice
Roma. Tre copie rilegate costano fino a 150 euro Stangata-tesi
Saper leggere, scrivere e far di conto costa caro a tutte le età. Ma più si va avanti con gli anni e col livello di istruzione e peggio è. Con l'ultima fatica accademica, la preparazione e discussione della tesi, arriva la mazzata. Ebbene, dietro la laurea si nasconde un vero e proprio business: la sola rilegatura della tesi in tre copie può arrivare a costare fino a 150 euro. Una volta messo piede all'interno di una qualsiasi copisteria che sia anche legatoria, un listino prezzi ben articolato fornirà al laureando un quadro completo degli euro da spendere per avere in mano il fatidico pezzo di carta che un tempo apriva le porte del mondo del lavoro. E per chi non se la sentisse di affrontare la preparazione della tesi da solo e volesse usufruire dell'aiuto di uno dei tanti centri-studio pubblicizzati a iosa all'ingresso di tutte le università romane, la stangata arriva svelta: essere seguiti dall'inizio alla fine può costare fino a tremila euro, mentre per un aiuto di carattere bibliografico si spendono non meno di 600 euro. Una vita dura quella degli studenti. Che tra affitti alle stelle e costi eccessivi dei libri non possono più permettersi neppure una serata al cinema. Perfino sulle fotocopie c'è un freno: i prezzi per quelle fai da te variano dai tre ai cinque centesimi ma "non si può riprodurre più del 15 per cento del libro". Certo, gli studenti saranno pure più poveri d'un tempo, ma sono rimasti furbi, e pur di contrastare il caro-libri riescono ad aggirare la regola e fotocopiare l'oneroso testo. Come? Entrando in più tempi nel centro o fotocopiando ognuno parti diverse. Il costo per la rilegatura della tesi invece cambia a seconda del materiale che si sceglie: i più economici sono il cuoio americano, la canapa, la tela e la similpelle, che raramente superano i dieci euro. Il valore della copertina sale se si sceglie la pelle (40 euro circa). A completare il quadro ci sono poi il logo dell'ateneo (2,50 euro) e le incisioni in "oro" oppure in "argento", il cui costo varia a seconda delle righe: andrà inciso il nome dell'università, la materia e il titolo della tesi, la sessione accademica ed eventualmente il nome del laureando e dei relatori. Ogni riga costa circa un euro e 50 centesimi e siccome solitamente la copertina ne contiene circa dieci al budget iniziale si aggiungono altri quindici euro. A questo punto manca solo la stampa. Il prezzo passa da sei centesimi (copia in bianco e nero da file) a cinquanta centesimi se si devono stampare delle pagine a colori. Fortunatamente però, in molte copisterie, dopo la prima stampa (quella da file), fotocopiare ogni pagina costa tre o quattro centesimi. E. Z.

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