Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 May 2005

 Ufficio Stampa

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI


 

1 – L’Unione Sarda

Pagina 13 – Economia

Ingegneria biomedica. Collaborazione tra Consorzio 21, Sfirs e Sviluppo Italia

Nuove opportunità per i laureati sardi

Uno spazzolino da denti portatile fabbricato in Sardegna, che si infila al dito come un anello e si usa senza dentifricio e senz'acqua. È una delle tante invenzioni presentate ieri a Pula nella sede del Consorzio 21, società che per conto della Regione promuove l'innovazione tecnologica in Sardegna. Con altri partner, il gruppo guidato da Francesco Marcheschi ha iniziato un programma per la valorizzazione e la promozione sul mercato di nuove apparecchiature mediche (elettroniche e meccaniche) inventate da aziende private o da università sarde per la prevenzione, lo studio e la cura delle malattie. Il settore è quello dell'Ingegneria biomedica che - semplificando - non studia le malattie dal punto di vista chimico, ma fornisce gli strumenti tecnologici per la loro individuazione o per il supporto alle terapie o degli gli interventi chirurgici. I progetti esposti (in fase di prototipo o già brevettati) sono 10, ma in tutto il Consorzio 21 ha deciso di seguirne 30 nell'ambito dello sviluppo del Distretto della biomedicina nato tra Cagliari (con l'Università), Pula (con il Parco scientifico e tecnologico), ma anche Sassari e Milano, da dove sono arrivati gruppi di ricercatori. «Il distretto», spiega Marcheschi, direttore del Consorzio 21, «può contare su fondi per 50 milioni di euro e può dare nuove opportunità ai laureati in Ingegneria biomedica». Gli altri partner chiamati a collaborare per valorizzare i progetti sono la Sfirs e Sviluppo Italia. La prima, società d'intermediazione finanziaria, punta a fondare assieme al Consorzio 21 una società di gestione del risparmio per finanziare progetti innovativi e, in seguito alla modifica del proprio statuto, è disposta anche ad acquisire quote minoritarie delle imprese: «La strada è questa e», ha spiegato il presidente regionale della Sfirs Giuseppe Busia, «per la nascita della società siamo in attesa dell'autorizzazione di Bankitalia». Gianni Marzulli, di Sviluppo Italia-Sardegna, ha sottolineato l'esigenza di sfruttare i fondi del nuovo decreto sulla competitività destinati a imprese giovanili con progetti innovativi che nascono nei distretti tecnologici (come quello di Cagliari-Pula) e di snellire le procedure per la valutazione e l'eventuale acquisizione delle quote partecipative.

Nicola Perrotti (Unioneonline.it)

 

 2 – L’Unione Sarda

Pagina 24 – Cagliari

Sanità. Congresso sui danni provocati da un eccesso di attività

Sport, una terapia a doppio taglio

Fare attività sportiva fin da piccoli riduce i rischi di osteoporosi, ma attenzione a non passare dall'altra parte della barricata: l'eccesso può essere dannoso. Lo conferma una ricerca condotta da un'équipe dell'ateneo cagliaritano su un centinaio di atleti di diverse discipline, del Cus Cagliari. Ancora, l'utilizzo di nuovi materiali nell'impiantistica sportiva può provocare patologie ai tendini. I temi che servono da spunto per parlare di patologie e sport, e delle correlazioni che esistono, sono numerosi: così la prima cattedra di Reumatologia dell'Università di Cagliari, presieduta da Giuseppe Perpignano, ha organizzato il secondo congresso nazionale Reumatologia e sport, che si svolgerà al Forte Village Resort, a Santa Margherita di Pula, da giovedì 26 a sabato 28 maggio. Tanti gli specialisti, circa trecento, italiani e stranieri attesi, con relatori di fama mondiale, a conferma dell'importanza di un argomento che vedrà per la seconda volta (dopo il primo congresso svolto nel 1997) Cagliari capofila di un'iniziativa che interessa i circa 16 milioni di italiani che praticano attività sportiva. «Sarà l'occasione per fare il quadro della situazione a 360 gradi ? ha spiegato in una conferenza stampa Perpignano, che riveste anche il ruolo di delegato del rettore per le politiche sportive». L'apertura dei lavori, giovedì alle 17, è stata affidata ad Antonio Del Monte, direttore dell'Istituto di scienze dello sport dell'Acquacetosa di Roma e vicepresidente della commissione media Aereonautique. «Gli argomenti sono numerosi e di grande interesse ? ha aggiunto Adriano Rossi, presidente del Cus Cagliari e vice presidente nazionale della Federazione di atletica leggera ?. Per esempio la sessione sugli integratori, sui farmaci e sul doping potrà fare chiarezza in un momento difficile per tutto lo sport». Sull'utilità dell'attività sportiva come prevenzione di problemi ossei, Perpignano ha spiegato che fare sport «riduce i rischi per esempio di osteoporosi, anche se si deve evitare l'intensità e l'eccesso». In questa direzione si è mossa una ricerca dello staff del dipartimento di Reumatologia, che ha effettuato degli esami con l'ultrasuonometria ossea, su un centinaio di atleti del Cus Cagliari, di tutte le discipline.

Matteo Vercelli

 

 


 

3 – La Nuova Sardegna

Pagina 31 - Sport

Da giovedì su iniziativa dell’università di Cagliari 

Dolori, terapie e sport: medici a confronto a Pula

  CAGLIARI. La nuova frontiera degli antinfiammatori non steroidei e le patologie legate all’uso dei nuovi materiali sintetici nell’impiantistica sportiva.
 Ma anche l’attività sportiva come pratica utile alla prevenzione dell’osteoporosi e le ultime ricerche sulla terapia del dolore. Il Congresso nazionale di reumatologia e sport, organizzato da Giuseppe Perpignano, responsabile della I cattedra di Reumatologia dell’Università di Cagliari, è destinato a suscitare l’interesse di chi dello sport ne ha fatto una professione e di chi, invece, lo pratica solo come svago.
 Il programma dei lavori, che cominceranno giovedì prossimo al Forte Village di Santa Margherita di Pula, è stato presentato durante una conferenza stampa.
 Strettamente legata all’attualità sarà la sessione di lavoro dedicata agli integratori alimentari ed ai farmaci utili a contrastare il doping.
 Sarà, inoltre, presentato uno studio condotto dai medici del dipartimento di Reumatologia dell’università guidati dal professor Perpignano che hanno scoperto che un’adeguata attività sportiva è uno strumento efficace di prevenzione dell’osteoporosi - «I controlli effettuati su un centinaio di atleti di varie discipline dimostrano che l’attività sportiva stimola la produzione di sali di calcio e, di conseguenza, migliora la densità e la qualità delle ossa» - ha spiegato Perpignano - «perciò sarebbe auspicabile praticare un’attività sportiva fin dall’età scolare per immagazzinare le riserve di sali di calcio sufficienti a prevenire l’insorgere della malattia». (l.c.)

 

 

 

4 – La Nuova Sardegna

Pagina 17 - Fatto del giorno

L’università non faccia accademia 

È necessaria una rete di competenze per prevenire il disagio sociale

 ANTONIO FADDA*

La vicenda è ormai nota: la signora Maria è vedova, ha quattro figli e non appare in grado di garantire adeguatamente l’assistenza di cui essi necessitano: qualcuno decide che i suoi figli non possono stare con la madre. Ma non è di questa vicenda che intendo parlare perché, come molto opportunamente ha fatto di recente notare il sindaco di Sassari, ciò implicherebbe entrare nel merito dei fatti ed io non ho né gli elementi né le conoscenze adeguate per farlo. Tuttavia la vicenda, e il successivo dibattito che è stato ospitato da questo quotidiano, mi spingono a fare alcune riflessioni.
 In primo luogo credo che non serva a nessuno domandarsi chi siano i buoni e chi siano i cattivi, magari arrivando alla conclusione scontata che i cattivi siamo tutti noi, che le colpe sono della società e quindi, dopo un rapido mea culpa, ritornare alle nostre occupazioni quotidiane. Il problema è un altro: chi sono i soggetti delle politiche sociali e quale è il loro ruolo. Partiamo da quest’ultimo interrogativo. Per molto tempo ci si è mossi, soprattutto nella nostra città, come che le politiche sociali, e i loro operatori, avessero il ruolo di porre riparo a situazioni di disagio. In realtà questo sarebbe un ruolo estremamente riduttivo e l’azione delle politiche sociali, se si limitasse a questo, sarebbe, oltre che difficile, scarsamente efficace. Un recente programma televisivo ha illustrato la funzione svolta nell’antica Roma dal corpo dei vigili del fuoco: essi non si limitavano ad intervenire per spegnere gli incendi, ma svolgevano un’attenta opera di vigilanza per tenere sotto controllo tutte quelle situazioni di potenziale pericolo di incendio.
 Credo che abbiamo molto da imparare dalla civiltà romana. Il punto sta proprio qui: le politiche sociali non possono limitarsi all’intervento degli assistenti sociali quando una situazione di disagio esplode, ma devono attivarsi perché non si verifichino situazioni di rischio, e ciò richiede, oltre una grande competenza ed una altrettanto grande sensibilità, una continua opera di monitoraggio.
 Ecco che allora viene spontaneo interrogarsi sulla formazione di chi opera nelle politiche sociali e su quali debbano essere le loro competenze. Nell’università di Sassari esiste da alcuni anni un corso di laurea in «Servizio sociale» cha fa capo a quattro facoltà: Giurisprudenza, Medicina, Lettere e Filosofia, Scienze Politiche. La scelta di incardinare il corso su queste quattro facoltà non è stata casuale: il lavoro sul terreno minato dei servizi sociali non si improvvisa, ma richiede adeguate conoscenze giuridiche, mediche, psicologiche e sociali. Proprio per dare risposta a questa esigenza di formazione, e quindi ad un reale bisogno del territorio, è nato il corso di laurea.
 Ma l’università non è la depositaria della scienza, né una buona preparazione accademica può essere in grado da sola di garantire un’altrettanto buona efficacia delle politiche sociali. Il rischio degli studi universitari è proprio quello di essere avulsi dalla realtà, si dice «fare accademia» per indicare un parlare che non tenga conto delle situazioni reali, e l’università, se resta chiusa in sé stessa, è inesorabilmente condannata a «fare accademia». L’università non è la depositaria della scienza, ma può costruire conoscenza se lavora insieme a tutte le forze presenti nel territorio, valorizzando tutte le risorse culturali, sociali, economiche e, non ultime, istituzionali del territorio.
 Ecco allora l’altro interrogativo: chi sono i soggetti delle politiche sociali? Non gli assistenti sociali, non l’assessore alle Politiche sociali, non l’università, non una non meglio identificata società nel suo complesso, ma una rete di soggetti in collaborazione tra loro. Costruire una rete in questo senso significa coinvolgere anche la scuola, le associazioni e i gruppi informali, ma anche quei rapporti primari che troppo spesso delegano alle istituzioni interventi che spetterebbero prima di tutto a loro: la famiglia, la parentela, il vicinato.
 Allora voglio concludere, chiamando in causa in primo luogo me stesso e l’università cui appartengo, con un invito ad ampio spettro: troviamo insieme i modi e gli strumenti per dare vita ad una rete di soggetti che, lavorando insieme, ciascuno con le proprie competenze, sia in grado di intervenire a monte delle situazioni di rischio, senza aspettare che si versi il latte per poi domandarsi chi lo abbia versato e come lo si possa raccogliere.

*  docente di Sociologia
Dipartimento di Economia, istituzioni e società,
Università di Sassari

 

 

 

5 – La Nuova Sardegna

Pagina 22 - Sassari

DIBATTITO 

Il «bello» della Costituzione

  SASSARI. Il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti (Cidi) e l’Associazione Nazionale Magistrati, in collaborazione con i docenti delle facoltà di Scienze politiche e di Giurisprudenza di Sassari, invitano i cittadini ad un incontro/dibattito sul significato della Costituzione nella vita del paese, dal tema «Attualità della Costituzione: incontro a più voci». L’incontro si terrà il 26 maggio, alle 17,30, nell’Aula Magna dell’Università. Parteciperanno il magistrato Mariano Brianda, i docenti Virgilio Mura, Omar Chessa, Marcello Cecchetti, Maria Grazia Giannichedda, lo scrittore Salvatore Mannuzzu e l’attore Sante Maurizi. Coordina Filomena Pipicelli, presidente Cidi.

 

 

 



 

6 – Corriere della sera

CAMPUS

PAVIA - I collegi universitari italiani riconosciuti dal Miur (14 enti di alta qualificazione in tutt’Italia, 7 dei quali in Lombardia e 4 a Pavia) hanno gettato le basi per una collaborazione tra Italia e Cina. Paola Bernardi, presidente della conferenza dei collegi italiani e rettrice del Collegio Nuovo di Pavia, unendosi alla delegazione di imprenditori pavesi ha incontrato i rettori di 5 delle maggiori università cinesi: l’East China University of Politics and Law, lo Shanghai Xingjian college specializzato in tecnologia, la Tong Ji University, la Sisu, dove circa 150 studenti sono impegnati nello studio dell’italiano, la rinomata Jiao Tong University. «In Cina - dice Paola Bernardi - sta crescendo l’interesse per la nostra creatività, soprattutto nell’ambito dell’ingegneria, dell’architettura e del design. A Shanghai si respira ottimismo intorno alla futura collaborazione con l’università di Pavia e mi auguro che i collegi, ma non solo, possano partecipare direttamente alla trasformazione in atto, con reciproco vantaggio. L’idea è quella di uno scambio culturale che coinvolga studenti e docenti italiani e cinesi sull’asse Pavia-Shanghai». G. Sp.

 

 

 


7 – La Repubblica

Supplemento Affari & Finanza

La grinta delle giovani ricercatrici premiate dall’Oreal e dall’Unesco
GIORGIO LONARDI

Cinque borse di studio da 10 mila euro ciascuna per altrettante giovani ricercatrici italiane con meno di 35 anni. I premi assegnati a Milano lo scorso 16 maggio a Federica Migliardo, Maria Grazia Melilli, Cinzia Lucia Paolini, Cristina Chimenti e Barbara Monti da L’Oréal Italia in collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ci danno un’idea dell’impegno a favore della ricerca profuso dal leader mondiale della cosmetica. Ne parliamo con Beatrice Dautresme, vicepresidente esecutivo mondiale per la comunicazione Istituzionale e le relazioni esterne de l’Oréal stessa.
L’Oréal Unesco For Women in Science premia ogni anno a Parigi 5 ricercatrici di livello mondiale e assegna 15 borse di studio a giovani donne che stanno conseguendo il dottorato o il postdottorato in ricerca. Quali sono i risultati di questa iniziativa?
«Con i premi L’Oréal Unesco abbiamo potuto identificare e valorizzare 36 donne eccezionali di 20 paesi diversi che hanno dato un contributo importante sia alle scienze della vita che alle scienze della materia. Nel corso degli anni abbiamo constato che il premio permette a queste donne straordinarie non solo di vedere riconosciuti il loro coraggio, gli sforzi e il lavoro di una vita ma anche di diventare un esempio di successo per le ricercatrici più giovani. Quanto alle borse Unesco L’Oreal noi incoraggiamo ogni anno 15 donne, 3 per ogni continente, permettendo loro di proseguire le loro ricerche in importanti istituzioni universitarie internazionali».
Nel 2002 ha debuttato il programma L’Oreal Italia per le Donne e la scienza in collaborazione con la commissione italiana per l’Unesco. In che modo questa iniziativa s’inserisce nel contesto internazionale?
«Visto il successo internazionale del nostro programma assieme all’Unesco abbiamo voluto declinare il programma stesso a livello nazionale. L’Italia è un eccellente esempio di queste iniziative. So che in Italia il problema della ricerca è molto sentito e che spesso i talenti lasciano il vostro meraviglioso paese. L’esigenza di incoraggiare le donne italiane a proseguire sul terreno della ricerca è il cuore del successo della nostra iniziativa. Siamo molto riconoscenti al presidente della giuria, il professor Umberto Veronesi e a tutti i membri della giuria italiana per il loro formidabile sostegno».
Quest’anno è stata premiata a Parigi una ricercatrice italiana, non è vero?
«Paola Zanna, una ricercatrice che lavora sui melanomi nella regione Puglia è stata una delle tre borsiste scelte per l’Europa. Questo dimostra che voi avete molti talenti femminili e che è molto importante identificarli e incoraggiarli».
In che modo i premi per la ricerca sono coerenti con la mission de L’Oreal?
«Da sempre le donne e la scienza sono al centro del nostro successo. L’Oreal è stata fondata nel 1907 da un ricercatore chimico Eugène Schueller che ha compreso un bisogno fondamentale delle donne: prendersi cura dei propri capelli e quindi ha inventato la colorazione. Nel 2004 avevamo circa 3mila persone nella ricerca dove abbiamo investito 507 milioni di euro. Inoltre un terzo delle nostre risorse sono dedicate alla ricerca di base per sviluppare le conoscenze sulla pelle, sul capello e sul colore».
E le donne?
«I nostri consumatori sono soprattutto donne di tutte le età, le origini e le culture. Siamo convinti che la scienza contribuisca al progresso della società e che la scienza abbia bisogno delle donne, di tutta la loro competenza e di tutta la loro sensibilità. Purtroppo le donne non sono sufficientemente presenti nel mondo della scienza. I premi servono ad incoraggiarle».

 

 

8 -  La Repubblica

Supplemento Affari & Finanza

All’Università piace l’eprocurement
Quando, alcuni anni fa, fu creata la Consip, presso cui si accentravano tutte le procedure d’acquisto della pubblica amministrazione con aste online, molti Comuni ed enti locali storsero il naso, pensando che lo Stato centrale volesse togliere loro il potere di decidere dove e da chi acquistare beni e servizi. Questa procedura trovò fin da subito molti fieri oppositori. Le Università sono state invece, fra i soggetti pubblici, quelle che più di ogni altro hanno compreso che le aste online della Consip sono una formidabile occasione per risparmiare sugli acquisti e utilizzare i risparmi così generati in altre attività. A descrivere questa brillante applicazione dell’eprocurement negli atenei c’è adesso un libro di Giuseppe Catalano, del Mip, la Business School del Politecnico di Milano. S’intitola "L’organizzazione e la gestione degli acquisti di beni e servizi nelle università. Le prime esperienze di eprocurement" (edizioni Il Mulino).
La strategia d’acquisto messa a punto dalle università è quella dell’asta online "di tipo invertito", dove la gara è attivata dal compratore e i fornitori partecipano al processo virtualmente, attraverso Internet, agendo al ribasso sul prezzo e mantenendo l’anonimato. «Grazie a queste esperienze spiega Catalano è oggi possibile fare acquisti a prezzi inferiori anche del 30 per cento sul prezzo base. Sono risparmi considerevoli, che vengono stornati ad altre voci di spesa».
Le università, che si sono organizzate anche in consorzi universitari, hanno creato un "ufficio eprocurement" collocato in genere nell’ambito dell’ufficio acquisti.
(a.b.)

 

 


9 – Il Mattino

I rettori contro l’esclusione di Nicolais

FRANCESCO VASTARELLA

Con il varo della giunta sembravano sciolti tutti i nodi. Invece no. A poche ore dalla presentazione della squadra, nuove spine si sono presentate sul cammino del governatore Antonio Bassolino. Luigi Nicolais, la prima. Bassolino fino all’ultimo ha tentato di tenere nella formazione il tecnico, alla fine il pressing dei partiti lo ha costretto a cedere, come era intuibile dalla nomina di Nicolais a presidente di Città della Scienza. La comunità scientifica contesta l’esclusione. «Non posso nascondere sorpresa e sconcerto per l’esclusione di Gino Nicolais - dichiara il rettore della Federico II, Guido Trombetti - che ha impresso una svolta epocale alla politica della ricerca. Una politica che non ha saputo trovare spazi per una sua riconferma - conclude Trombetti - si è assunta una straordinaria responsabilità». E il rettore dell’università del Sannio, Aniello Cimitile: «Per cancellare stupore e sconcerto bisogna spingere i processi che il professor Nicolais ha attivato e che sarebbe delittuoso spegnere». Sullo stesso tono Pasquale Ciriello, rettore dell’Orientale e presidente del coordinamento delle università campane: «Di Nicolais ho apprezzato l’alto profilo e l’impegno che hanno contribuito a dare al raccordo Regione-Università una funzionalità e credibilità mai conosciute. Mi auguro che un percorso così fecondo non torni a inaridirsi». Anche l’esclusione di un altro tecnico, l’industriale Gianfranco Alois, ha provocato malcontento. Gli industriali hanno apprezzato l’operato dell’imprenditore casertano. Nei giorni scorsi il presidente dell’Unione di Napoli, Gianni Lettieri, aveva detto: «Serve un governo regionale con cui dialogare e programmare, un esecutivo fatto di persone capaci e competenti». Negli ultimi giorni si parla con insistenza di un futuro impegno politico di Alois, probabile candidato sindaco a Caserta. La seconda spina nel fianco del governatore è il malcontento dei socialisti dello Sdi per «lo strapotere dell’asse De Mita-Bassolino». Per il riconfermato Marco Di Lello ci si aspettava un potenziamento delle deleghe, invece c’è stato uno svuotamento: il governatore ha tenuto per sé cultura, spettacoli, musei, biblioteche e Mediterraneo. Inevitabilmente questo peserà nei rapporti futuri.Con la nomina ad assessore della Verde Gabriella Cundari si è probabilmente aperto un caso all’interno del partito ambientalista. Secondo le decisioni dell’esecutivo regionale dei Verdi, assessore avrebbe dovuto essere indicato il portavoce Alberto Patruno perché la Cundari aveva già avuto un posto nel listino, sebbene non eletta per effetto del premio di maggioranza scattato a metà perché la coalizione ha superato la quota del sessanta per cento dei voti. Ma le cose nella composizione della giunta sono andate diversamente per consentire al governatore di rispettare la quota rosa, che sale a quattro con la probabile elezione di Sandra Lonardo Mastella a presidente del Consiglio regionale, domani. Caso analogo nella Margherita dove la potente componente che fa capo al senatore Giuseppe Scalera non è riuscita a ottenere una postazione in squadra, né con Pasquale Sommese, che comunque avrebbe voluto dimettersi da consigliere, né con le altre indicazioni. Gli osservatori cominciano a chiedersi quali saranno i riflessi sull’alleanza tra De Mita e Scalera che dura dai tempi del congresso regionale della Margherita. Un’altra vertenza interna ai partiti è quella dei Ds: la componente salernitana non è riuscita a strappare una rappresentanza nella giunta, pur avendo puntato su questa soluzione fin dal primo momento, soprattutto da parte della componente che fa capo all’ex sindaco di Salerno, Enzo De Luca, oggi deputato. Non è facile immaginare al momento le soluzioni per il riequilibrio, anche perché nello staff di Bassolino è probabile che entrino dei salernitani, dalla riconferma di Isaia Sales all’ex consigliere Andrea De Simone, ma comunque legati al governatore e non al dalemiano De Luca. (23.5.05)

 

 

 


10 – La Sicilia

Il «viagra» del mare e i suoi rischi
Vito Librando*
E' di questi giorni la notizia riguardante il progetto di bonifica dell'ambiente marino relativo alle zone di Priolo e Gela, a cui ha preso parte l'Istituto di ricerca marina del ministero dell'Ambiente (Icram) e avente come obiettivo l'utilizzo di attivatori enzimatici in grado di «rivitalizzare» i batteri che assicurano la naturale purificazione delle acque. Tale notizia, che indipendentemente dalla copertura finanziaria ha fatto nascere delle speranze, richiede un commento al solo scopo di mettere in evidenza i corretti termini della questione.
La Bioremediation è uno dei settori d'avanguardia delle nanobiotecnologie ambientali, e rappresenta a tutt'oggi un potenziale strumento di intervento applicabile nel contesto della chimica dell'ambiente, quale ad esempio la bonifica dei siti industriali contaminati nonché di quelli marini. I principi di utilizzo che presiedono a queste tecniche, fanno leva sulla naturale predisposizione di alcuni microorganismi a produrre dei corredi enzimatici, normalmente utilizzati per le proprie esigenze metaboliche e altresì capaci, proprio in virtù di tali esigenze, a degradare diverse classi di composti organici ritenuti dannosi per la salute umana e sovente prodotti dall'uomo come risultato delle sue attività.
Ormai da diversi anni gruppi di ricerca sparsi in varie parti del globo concentrano i propri sforzi nel mettere a punto dei protocolli capaci di sfruttare con rese promettenti le conocenze acquisite nel campo delle biotecnologie, valutando altresì i possibili impatti che tali metodiche possono avere nei confronti dell'ecosistema e avvisando le possibili ricadute in termini di equilibrio ambientale, nonchè di sostenibilità degli interventi sul piano degli oneri finanziari.
L'operazione antinquinamento appoggiata dal ministro Matteoli non sembra suggerire, almeno da quanto reso noto dalla stampa, nessuna precauzione sull'utilizzo di tali protocolli e si rivela pertanto insufficente e potenzialmente pericolosa sul piano degli interventi, perchè priva di un principio di ponderatezza capace di giustificare le aspettative di successo di un simile progetto e di valutare le possibili ricadute in termini di impatto ambientale, specie sugli effetti arrecati alla fauna marina. L'utilizzo di molecole ad azione attivante nei confronti dei batteri degradatori può infatti rivelarsi dannosa per la salute degli organismi marini, che finirebbero accidentalmente per ingerire o assorbire tali sostanze.
Inoltre, la risposta dei microorganismi a tali attivatori non è stata ampiamente documentata o dimostrata, in quanto le rese ottenute dalle prove in laboratorio rappresentano solo un punto di partenza per la messa in opera di procedure sperimentabili sul campo, le quali non possono prescindere dal tenere in considerazione una serie di parametri chimici e fisici che si discostano notevolmente da quelli considerati nel contesto di un ambiente controllato come lo è appunto un laboratorio scientifico. La soluzione proposta dal progetto di bonifica su Priolo e Gela appare quindi poco convincente perché affrontata secondo canoni estremamente semplicistici e poco verosimili o comunque in quanto non supportata da una serie di esperimenti preliminari di cui si dirà dopo.
Lo stato dell'arte sulla ricerca nel campo della Bioremediation, si avvale oggi di una serie di approcci multidisciplinari che uniscono ad esempio il mondo della bioinformatica con quello della biochimica e della biologia molecolare. Un primo passo nell'affrontare il problema è quello di studiare le proteine enzimatiche di origine batterica capaci di catalizzare le reazioni degradative a carico dei composti inquinanti: a tale scopo sono oggi disponibili sistemi di calcolo supportati da opportuni programmi, atti ad improntare una simulazione che permetta di esplorare o prevedere le proprietà di tali enzimi, così da suggerire eventuali modifiche che possano rivelarsi utili nel migliorare le rese in termini di attività degradativa.
I dati ottenuti dalle prove di laboratorio verranno infine valutati per definire la strategia adatta a rendere una simile tecnica capace di funzionare nel contesto ambientale vero e proprio (intervento in situ). A tale scopo sarà necessario favorire la crescita dei microorganismi modificati sulla superficie che dovrà essere bonificata. Tali batteri dovranno essere non solo capaci di attecchire sul substrato specifico, mantenendo la capacità di competere con gli altri organismi presenti nella nicchia, ma anche di trovarsi nelle condizioni migliori per produrre una quantità di pool enzimatico tale da favorire la degradazione delle molecole nocive secondo rese accettabili. Infine specifici strumenti di misura e apparecchiature dovranno essere allestiti per monitorare costantemente lo stato dell'attività enzimatica e per rilevare l'eventuale presenza di variabili che perturbano il sistema, compromettendone gli equilibri.
Raggiungere un simile obbiettivo significa dunque organizzare dei gruppi di ricerca che lavorino di concerto tra loro al fine di massimizzare i risultati e ridurre drasticamente i rischi. Il pericolo di rendere vane o dannose simili procedure è pertanto non indifferente se l'operazione non viene effettuata secondo criteri basati su una valida e riconosciuta expertise, che sia frutto di un'ampia e documentata letteratura in materia.
I base all'esperienza, ormai ultradecennale, del nostro Dipartimento le fasi attraverso cui dovrebbe passare una sperimentazione in larga scala, quale sembra essere quella proposta sulla stampa, sono le seguenti:
-Identificazione degli enzimi naturali già impiantati sul fondo marino
-In silico screening degli attivatori e degli enzimi individuati (modellistica molecolare)
-In vitro screening dei medesimi (prove di laboratorio in provetta).
-Valutazione delle modalità della somministrazione degli attivatori enzimatici (simpaticamente definiti viagra del mare).
-Studio dei meccanismi chimici (reattività e cinetica) di rimozione degli inquinanti di interesse.
Se tutto ciò è avvenuto, anche in altri laboratori, la fase di sperimentazione a mare sembrerebbe matura.
In caso contrario prima di incominciare la “bonifica degli 11000 ettari di fondali marini” bisognerà chiedersi:
-Che fine faranno gli attivatori enzimatici, che per motivi vari non hanno reagito, sul fondo marino?
-Gli attivitatori enzimatici (che pur sempre sono dei composti chimici) non saranno anche assunti dai pesci prima di toccare il fondo marino e comunque durante la loro permanenza sui fondali prima di poter svolgere la loro funzione?
-Quale sarà l'impatto ambientale complessivo di tale operazione?
*Ordinario di Chimica dell'Ambiente - Università di Catania

 

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