Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 June 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
La disillusione dei ragazzi cagliaritani: nel lavoro non esiste la meritocrazia
«Senza un aiuto resti disoccupato»
Raccomandazione, spintarella, accozzo. Chiamatela come volete, il risultato non cambia. «Un tempo serviva per ottenere un posto di lavoro, adesso è indispensabile anche durante la carriera scolastica», sentenzia Gian Marco Congiu, 19 anni, all'ultimo anno di liceo scientifico al Michelangelo, «e non solo per passare gli esami. Per esempio per entrare nei corsi di laurea a numero chiuso. L'anno prossimo vorrei iscrivermi in odontoiatria, spero di superare la selezione anche se non ho alcun appoggio. Stesso discorso per fare praticantato ? sottolineo gratis - nello studio di qualche stimato professionista. Ma non mi fermerei all'ambiente scolastico o di lavoro. Ormai, se qualcuno non segnala il tuo nome, non ti prendono neanche a fare la comparsa nelle opere liriche in programma d'estate all'Anfiteatro». Un problema diffuso, quello dell'accesso alle facoltà a numero chiuso, in una regione dove il 61 per cento degli studenti delle scuole superiori decide, una volta conseguito il diploma, di intraprendere la carriera universitaria in mancanza di valide opportunità lavorative. «Sono sicuro che di questo passo arriveremo alla preselezione per tutti gli indirizzi accademici» continua Matteo Solinas, che ha ancora un anno a disposizione prima di scegliere il futuro post liceo, «e in questo modo, con poche decine di posti a disposizione, è inevitabile che saranno premiati parenti, amici e gli amici degli amici». Altro tasto dolente, i concorsi. Sono migliaia gli studenti cagliaritani, soprattutto tra quelli appena usciti dal liceo o iscritti alle facoltà umanistiche, che prima di conseguire la laurea provano a cimentarsi in quelli che ormai sono diventati dei tormentoni. Giuliana Marcias, primo anno in Giurisprudenza, è reduce da una preselezione per quattro posti in un Comune della provincia: «A parte la difficoltà dei test, ho avuto la netta sensazione che fosse tutto già deciso. Purtroppo è difficile da dimostrare, però è innegabile che almeno la metà dei posti a disposizione in un concorso pubblico siano assegnati in partenza, magari ai figli dei dipendenti». E meno male che la leva obbligatoria è andata in pensione, «perché anche in quel campo se ne vedevano delle belle», ricorda divertito Matteo Frongia, uno degli ultimi giovani cagliaritani ad aver adempiuto all'obbligo di leva. «Ero furiere in Marina a La Maddalena, e per gravi problemi familiari avevo chiesto, e ottenuto, il trasferimento a Cagliari, in viale Buoncammino. Poi, all'ultimo momento, per far posto a un'altra persona, sono stato dirottato in viale Colombo, dove tra guardie e lavoro d'ufficio mi era praticamente impossibile anche avvicinarmi a casa per qualche ora». Uno dei settori in cui la raccomandazione va sempre più di moda è, ovviamente, quello delle aziende private. «La proprietà non deve rendere rendere conto a nessuno delle sue scelte, per cui è quasi inutile inviare curriculum e farsi illusioni se anche ti chiamano per un colloquio» commenta amara Teresa Santucciu, diplomata tre anni fa allo Scientifico e ancora in cerca della prima occupazione.
Mauro Caproni
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
 Manager, politici, sindacalisti, docenti e l'ex arcivescovo
«La raccomandazione? Ormai è una formalità»
Marco Foscoli, direttore risorse umane della Saras. «La raccomandazione talvolta c'è, anche per ragazzi che hanno un buon titolo di studio. Però per essere assunti in un'azienda che compete su un mercato globale i requisiti sono altri». Pasquale Mistretta, rettore. «Le raccomandazioni? Le misuro a centimetri di spessore, visto che finiscono dentro le cartelle. C'è un grande problema di lavoro, anche se alcuni giovani non vorrebbero spostarsi da Cagliari. A loro consiglio pazienza, voglia e convinzione. Senza questi tre elementi è inutile qualunque raccomandazione». Francesco Floris, preside del liceo Siotto. «Bisognerebbe fare come professor Ladu, che insegnava Fisica all'università di Cagliari, negli anni '50: pubblicò tutte le raccomandazioni ricevute all'albo dell'università. Ho fatto il commissario d'esame in tutta Italia, segnalazioni ne ho ricevute molte più al nord che al sud, il problema è lo spirito con cui si prendono. Un fratello di mia nonna, ispettore ministeriale, amava ripetere: quando mi dicono che uno è nipote del tale, considero tutti miei nipoti». Nino Granara, presidente dell'Autorità portuale. «Mi chiedono posti di lavoro, sì. Ho scelto una strada molto semplice: le uniche cinque assunzioni le ho fatte per concorso, stabilendo un punteggio che premiava certe esperienze». Ottorino Alberti, ex arcivescovo di Cagliari. «Ormai una raccomandazione è una sorta di documento che accompagna qualunque richiesta di lavoro, quasi una formalità. Il problema è: quanto vale? Premesso che ho fatto segnalazioni e mai raccomandazioni, constato che ormai purtroppo i nomi dei vincitori di alcuni concorsi si conoscono prima dello svolgimento delle prove. Bisogna intervenire nella fase educativa e formativa di questi adolescenti, bisogna far acquistare loro la fiducia in se stessi». Franco Siddi, presidente della Federazione nazionale della stampa. «Un sindacalista non è un potente, quindi è difficile che possa fare raccomandazioni. Mi chiedono tutela, vie d'uscita dal precariato, qualcuno vuol conoscere i propri diritti in materia di previdenza. Un sindacalista non decide assunzioni, al massimo indica i percorsi per accedere alla professione. I padroni decidono chi far lavorare e non sempre scelgono i migliori o chi ha maturato i diritti sul campo». Ezio Castagna, direttore del Ctm. «Durante una selezione, ho incontrato un giovane molto in gamba che doveva fare il servizio militare. Gli ho detto "venga a lavorare con noi e, se dimostrerà il suo valore, le conserveremo il posto di lavoro". "No - mi ha risposto - preferisco farmi raccomandare per un posto fisso". Una delusione, aveva le carte in regola per fare bene. Comunque, di fronte a una raccomandazione, l'unica idea che mi viene è mettermi a ridere. Una sonora risata, non so se di compassione. Purtroppo il sistema-raccomandazione funziona ancora, qualcuno che non lo merita entra e altri più meritevoli restano fuori». Ghigo Solinas, presidente del Consiglio comunale. «Mi capita quotidianamente. Uso il metodo della non promessa "farò di tutto ma è molto difficile". Alcuni vogliono essere illusi, consolati. La raccomandazione può funzionare nel privato, ma nel pubblico no. Gli unici posti di lavoro li ho ottenuti tra i privati amici. Ogni tanto si avvicina qualcuno e mi dice "so che state assumendo al Casic", e quando spieghi che non è così pensano a una bugia. Un giorno è venuta la mamma di un mio coetaneo che nella vita aveva messo insieme due fallimenti: "Ma è possibile che non ci sia un posto di direttore generale per il mio Franco?". Aveva 51 anni. La formula ricorrente? "Sono del tuo partito, mi devi dare un lavoro". Massimiliano Medda, capocomico dei Lapola. «Qualche politico ci ha chiesto i biglietti per uno spettacolo, anzi la segreteria e il politico magari non sapeva nulla. Capita, tanti provano a scavalcare la via ufficiale. Fino a quando si tratta di piccolezze sono tollerabili, il brutto è quando ci si basa solo sulla raccomandazione. Che c'è sempre stata e sempre esisterà».
Paolo Paolini
  
3 - L’Unione Sarda
Pagina 18 – Cagliari
Due nuovi master dell’Università
L’università di Cagliari ha istituito due nuovi master: “La civiltà urbana in Sardegna dalle origini al medioevo” (30 posti, domande da presentare entro il 17 giugno) e “Linguistica, filologia e letteratura della Sardegna” (20 i posti disponibili, domande da presentare entro il 22 giugno). Le richieste di partecipazione alla selezione vanno recapitate al settore Post lauream alla Cittadella universitaria di Monserrato dove si trovano anche i relativi bandi.
 
 
 

4 – La Nuova Sardegna
UNIVERSITÀ
Due nuovi master


 CAGLIARI. L’Università ha istituito due nuovi master in “La civiltà urbana in Sardegna dalle origini al medioevo”, di 30 posti, e in “Linguistica, filologia e letteratura della Sardegna”, di 20. La scadenza delle domande è rispettivamente il 17 e il 22 giugno. Le domande di partecipazione alla selezione dovranno essere presentate al settore Post Lauream della Cittadella universitaria di Monserrato dove sono disponibili i relativi bandi consultabili anche sul sito www.unica.it/postlauream.
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Cultura e Spettacoli
E’ nato «Conoscere.it», il portale allestito dalla Regione tutto dedicato al mondo dell’istruzione 
La scuola a portata di mouse
Uno strumento a disposizione di insegnanti e ragazzi 
Un grande luogo virtuale dove le diverse esperienze potranno incontrarsi e dialogare
 ANDREA MASSIDDA
Sei sezioni dedicate al variegato mondo dell’istruzione in Sardegna, con decine di sottocategorie attraverso le quali presto sarà possibile soddisfare qualsiasi tipo di servizio didattico e informativo. Tutto in Rete, e quindi, come si usa dire, «a portata di mouse». Si annuncia rivoluzionario «Conoscere.it», il portale scolastico che uno staff dell’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione, ispirandosi al progetto «Marte», ha realizzato con l’obiettivo di fornire a studenti, insegnanti e genitori una serie infinita di risorse multimediali.
 A presentare l’iniziativa, ieri mattina all’Istituto magistrale Eleonora d’Arborea di Cagliari, è stato lo stesso presidente della giunta regionale Renato Soru, affiancato dall’assessore alla Pubblica istruzione Elisabetta Pilia e da Alessandro Musumeci, direttore generale dell’area Sistemi informatici del ministero dell’università e della ricerca scientifica (Miur). Proprio con il Miur, infatti, la Regione Sardegna ha appena siglato un protocollo d’intesa che prevede, tra i vari accordi, lo stanziamento di 60 milioni di euro da destinarsi alla tecnologia nelle scuole e alle emergenze come la dispersione di studenti (particolarmente alta nell’isola) e l’educazione alla legalità.
 Con «Conoscere.it», in sostanza, le scuole sarde di ogni ordine e grado (dalle materne sino all’università) si apprestano a dar vita a una gigantesca comunità web in grado di scambiarsi progetti, metodi e materiali didattici superando così l’ostacolo della distanza territoriale. Un po’ il sogno dell’intellettuale Michelangelo Pira (al quale questo grande sito internet è dedicato), che all’inizio degli anni Settanta immaginava già un villaggio globale in cui anche il luogo più sperduto della Sardegna potesse diventare protagonista.
 Dentro questo portale, che Soru ha definito «il miglior indirizzo per conoscere il nostro sistema scolastico», si potrà trovare di tutto: dai corsi online di inglese e di informatica alle notizie che riguardano i vari ordini di studi; dall’elenco completo delle scuole sarde alle tante iniziative di «e.learning», cioè l’insegnamento per via elettronica. E se per gli insegnanti saranno disponibili corsi di formazione all’uso della tecnologia, i genitori presto potranno consultare il cosiddetto «registro virtuale», che consente, tramite il collegamento al sito web della scuola, di essere sempre aggiornati sulle attività svolte in aula dai figli, sulle assenze e sul loro rendimento scolastico. E’ prevista poi l’attivazione di canali di discussione tra genitori, professori e dirigenti di istituto, che possono parlare del percorso scolastico dello studente, ma anche confrontarsi su temi più generali.
 «Con questo progetto intendiamo rispondere in modo concreto alle tante esigenze della scuola sarda - ha spiegato l’assessore Pilia -. Metteremo a disposizione degli utenti spazi, come i laboratori, dove insegnanti e studenti potranno impegnarsi in un lavoro collettivo». A questo proposito verranno proposte in via preliminare risorse didattiche con la funzione di «semilavorati», vale a dire il manuale di linguistica, quello di bioetica e il laboratorio di fisica, la ricca serie di contenuti del portale «Sapere.it» o i materiali tratti dalle teche Rai usufruibili mediante la Intranet che collega tutte le scuole medie e superiori della Sardegna. «Queste risorse - ha continuato la Pilia - possono essere adattate progressivamente ai propri specifici percorsi d’insegnamento e apprendimento, trasformandosi in materiale didattico finito, perfettamente funzionale al tipo di lavoro che si fa in classe».
 Tantissime, naturalmente, anche le risorse destinate in modo specifico agli studenti: dai collegamenti ipertestuali con i siti di rilevanza culturale sino all’illustrazione del Piano di formazione professionale per l’inserimento nel mercato del lavoro. Nel canale «Pianeta scuola», poi, è prevista una vetrina per i progetti realizzati negli istituti della Sardegna. Un’altra sezione del sito è stata invece ideata per favorire la partecipazione degli studenti portatori di handicap.
 Il portale dell’istruzione in Sardegna è dunque un gigantesco contenitore di informazioni e strumenti didattici. Così capiente e complesso da sfuggire a qualsiasi spiegazione esaustiva. «Pretendere di farsi illustrare “Conoscere.it” è un po’ come chiedere che sapore hanno i malloreddus alla campidanese: si fa prima ad assaggiarli», ha concluso Renato Soru invitando tutti a visitare il sito e a sfruttarlo il più possibile.
 
 
 
6 – Corriere della Sera
Tra le sfide del futuro, nuovi spazi per l’informatica e le facoltà umanistiche
Decleva: senza finanziamenti l’università non può decollare Il rettore riconfermato alla Statale: siamo un punto di riferimento per Milano e le imprese
Vorrebbe studenti meglio preparati, fondi aggiuntivi per dare spazi alla ricerca, più garanzie per dottorandi e professori. E un’università che torni a essere un punto di riferimento non solo per le imprese, ma per tutta la città. Enrico Decleva, nominato per la seconda volta rettore della Statale - il più grande ateneo del Nord Italia: 65 mila iscritti, 9 facoltà, 49 dipartimenti, 763 professori ordinari, 708 associati e 925 ricercatori - pensa agli obiettivi del prossimo quadriennio. «Sarà una sfida difficile, vista la crisi economica».
Professor Decleva, quali sono le novità del suo secondo mandato?
«Si prosegue nel cammino iniziato. Ma questa volta bisogna fare un salto di qualità».
In che senso?
«Dobbiamo rivedere l’intera offerta didattica. Ma per questo serve un quadro normativo preciso».
Vale a dire?
«Che c’è troppa confusione sulle leggi che regolano il sistema universitario. La normativa è una delle tante incognite di questi giorni».
Le altre quali sono?
«I finanziamenti. Se mancano quelli non potremo realizzare i nostri progetti».
Per esempio?
«Ricavare spazi per l’informatica e sistemare quelli delle facoltà umanistiche, sviluppare il polo agroalimentare di Lodi, costruire il bioincubatore. Sono impegni gravosi, ma necessari. Per questo dobbiamo rendere il sistema più efficiente. E razionalizzare i costi».
Quali sono gli altri problemi?
«Mancano alloggi per gli studenti. E per i ricercatori stranieri».
E le sfide?
«L’internazionalizzazione in primo luogo. Si tratterà, poi, di vedere se siamo in grado di essere un vero stimolo per il sistema economico e culturale».
La solita diatriba con le imprese?
«Il problema c’è. Quest’anno i finanziamenti per la ricerca provenienti dall’Unione europea sono cresciuti, mentre c’è stata una riduzione dei contratti delle imprese. La questione, allora, è stimolare l’imprenditorialità giovanile. E noi potremmo essere coinvolti in questo processo».
E l’obiettivo culturale?
«Di iniziative ne organizziamo tante, e molto spesso sono rivolte alla città. Ma bisogna lavorare ancora di più in questa direzione».
Diceva che bisogna rivedere gli ordinamenti. Cosa intende?
«Capire quali sono le lauree triennali autosufficienti e quali, invece, quelle che necessariamente preludono un biennio specialistico. Poi ci sono i master. Perché dobbiamo pensare anche agli studenti bravi».
Cioè?
«Rispetto a una volta, ora si rischia di uniformare la preparazione degli studenti verso il basso. Intendiamoci, è vero che servono più laureati, ma ci vogliono anche i laureati eccellenti. Servono, allora, percorsi differenziati. E il dottorato deve dare più sbocchi lavorativi. Altrimenti si creano disoccupati di lusso».
Questione di competitività?
«Anche. Con una precisazione: la vera competizione non è nel richiamare studenti bravi, ma nel formare professionisti che siano in grado di eccellere nel mondo del lavoro. Nostro compito non è attirare clientela, ma proiettarla nella società. Lo dobbiamo alla città e al Paese».
Il suo secondo mandato è cominciato con tre arresti per spaccio nei cortili della Statale.
«Sì. Non possiamo essere il primo ateneo per la ricerca e avere gli spacciatori nei cortili».
Aumenterete i controlli?
«Cercheremo. Ma la Statale deve rimanere aperta. È l’università dei milanesi».
Annachiara Sacchi
 
 
 
7 – Il Mattino
È MORTO A 79 ANNI
Addio Colajanni maestro di riformismo
Emanuele Macaluso La scomparsa a 79 anni dell’ex senatore del Pci Napoleone Colajanni (avvenuta a Roma), ci sollecita una riflessione non solo sul Pci, ma più in generale sulla qualità dei gruppi dirigenti delle forze politiche che nel dopoguerra furono protagonisti della rinascita del paese. Colajanni, come Giorgio Amendola, Antonio Giolitti e altri era l’erede di una grande famiglia di borghesia democratica. Suo nonno, da cui prese il nome Napoleone, fu un insigne studioso (insegnò anche all’università di Napoli), un parlamentare repubblicano eminente impegnato nella lotta contro il malgoverno e la mafia. I suoi libri sono ancora testi fondamentali per capire la storia politica della Sicilia e del Mezzogiorno. Dopo la Liberazione il giovanissimo Colajanni (aveva 17 anni) aderì al partito socialista e con altri giovani animò una battaglia politica e culturale di grande interesse. Fu anche promotore del primo circolo del cinema a Palermo. Nel 1947, dopo la scissione di palazzo Barberini promossa da Giuseppe Saragat, Napoleone, insieme ad altri giovani intellettuali socialisti, aderì al Pci e iniziò il suo impegno come militante dirigente di quel partito nella Sicilia degli anni ’50. Anni di lotte per la riforma agraria e contro la mafia. Anni durissimi. E lo fece coniugando quel lavoro faticoso con lo studio dell’economia e arricchendo le sue conoscenze. A coloro che pensano ai funzionari del Pci come burocrati esecutori di ordini che venivano dall’alto, vorrei ricordare appunto che uomini come Amendola, Giolitti, Maurizio Valenzi, Napoleone Colajanni e tanti altri intellettuali sono stati funzionari e uomini di cultura, persone che nel Pci e fuori del partito, in polemica con esso (il caso di Giolitti e poi di Colajanni) hanno continuato la loro battaglia con la sinistra e al tempo stesso sono stati grandi servitori del paese. L’Italia fu in grado di uscire dal disastro della guerra, avviare la ricostruzione, dare un assetto repubblicano e costituzionale al paese, in pochi anni, grazie al fatto che i partiti furono retti da uomini con un grande spessore politico, culturale e morale. Penso ad Alcide De Gasperi, a Benedetto Croce, a Togliatti, Nenni, Parri, La Malfa, Pertini e molti altri che spinsero le giovani generazioni a fare politica e cultura. Napoleone Colajanni fu certamente uno di quegli intellettuali che seppe coniugare appunto politica e cultura in tutti i momenti del suo agire. E lo fece con indipendenza di giudizio, con piglio critico e a volte con rabbia. Conobbi Colajanni sessant’anni fa e con lui ho avuto un intenso e travagliato rapporto politico e un’amicizia grande e bella: quelle che segnano una vita. La tristezza di queste ore mi ha sollecitato a ripensare alla vicenda di Napoleone e al suo straordinario attaccamento al partito in cui aveva militato con convinzione. A ripensare anche alla sua separazione da quel partito che fu un atto di onestà politica e intellettuale, infatti nel momento in cui ritenne che il rapporto tra politica e cultura, che aveva segnato la stagione della sua militanza, veniva meno anche nel suo partito, si dimise. E veniva meno a quel partito la capacità e la possibilità di essere forza riformista, dall’opposizione o dal governo; io ritenni, e lo scrissi, che Napoleone sbagliava ma la reazione a quella decisione di alcuni dirigenti del Pci di allora fu miserabile. Infatti fu di soddisfazione per la separazione, dando così ragione a Colajanni sulla qualità di quel gruppo dirigente. Napoleone fu un riformista nel senso più alto e vero della parola perché si misurò nel concreto della politica parlamentare e negli studi, con il significato da dare alle riforme e al ruolo dello stato. Riforme e ruolo dello stato come fattori essenziali per assicurare sviluppo e coesione sociale. Soprattutto nella politica meridionale. Se si leggono le sue opere, anche le più recenti dedicate proprio alla politica riformista, si capisce come il problema dello sviluppo del Mezzogiorno restava al centro della sua riflessione. Con la scomparsa di Colajanni la sinistra, ma anche il paese, perde un protagonista, un combattente che seppe mettere al centro del confronto e dello scontro idee forti e proposte concrete.
(10.6.05)
 
 
 
 

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