Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 June 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

  
1 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Cagliari
Università
Nasce il nuovo sito Su internet le attività dell'Ateneo
Un nuovo sito internet attende gli studenti dell'università di Cagliari. Chi negli ultimi mesi ha digitato l'indirizzo telematico www.unica.it sarà certamente incappato in una pagina web fatta di collegamenti mancanti e lavori in corso. Nessun avviso riguardante la scadenza delle tasse, anche perché l'ultimo aggiornamento della sezione risale ottobre. un sistema fermoLa guida dello studente? Meglio andare a chiedere in segreteria la propria copia, perché quella sul web deve ancora essere inserita. Impossibile mettersi in contatto con il web-master: pare che si tratti di una studentessa di ingegneria, ormai laureata e che da tempo non si occupa più del sito. Insomma, uno scenario più vicino ad un blog amatoriale che al portale di un ateneo importante come quello di Cagliari. Che su internet dovrebbe puntare molto, in tempi di università decentrata e aumento dei fuori-sede. Ecco i motivi che hanno portato a rivedere e correggere un sito web praticamente inesistente sul fronte dei contenuti. Proprio dalle ceneri del sito fantasma dovrebbe nascere il nuovo portale dell'università, dopo la fusione dal punto di vista dirigenziale dei siti csia (amministrativo) e unica (studenti e didattica). reti e servizi informaticiPaolo Bullita è a capo del dipartimento reti e servizi informatici dell'università e coordina tutti e due i siti dopo la riforma decisa dal Rettore Pasquale Mistretta. «Ora ? spiega Paolo Bullita - dal punto di vista tecnico i due siti sono uniti sotto un'unica guida: in questi giorni puntiamo prima di tutto ad avere un prodotto tecnologicamente avanzato e sicuro, in modo da poterlo aggiornare anche per quanto riguarda i contenuti». multimedialitàUn contenitore efficiente e moderno che dovrà essere curato e arricchiti di nuovi e aggiornati contenuti (ma anche di accattivanti grafiche) da Cecilia Atzei, responsabile per la comunicazione e multimedialità. «I tre obiettivi del nostro lavoro sono aggiornare, razionalizzare e semplificare il sito. La ristrutturazione riguarderà oltre i contenuti anche l'estetica. Cercheremo di fare un sito leggero ma allo stesso tempo accattivante. Dove ? continua la Atzei ? gli studenti si riconoscano e possano dire la loro e dare consigli. Inoltre deve essere un buon biglietto da visita per chi ci osserva dall'esterno. Purtroppo siamo ancora senza locali e senza personale: partiamo da zero e ci vorrà qualche tempo». l'utenzaE gli studenti? Loro, che dovrebbero essere i primi destinatari del portale, non nascondono i malumori per la situazione attuale e le speranze per il futuro. «Quello che abbiamo adesso è un sito povero, senza le informazioni e gli avvisi di cui noi universitari possiamo aver bisogno», lamenta Antonella Zedda, rappresentante degli studenti nel cda dell'ateneo. «Dovendo progettare daccapo il sito web ? suggerisce Antonella Zedda - prevederei una parte in cui possano trovar spazio tutte le associazioni studentesche, oltre a curare ed ampliare le sezioni dedicate agli studenti, che allo stato attuale mancano completamente». Richieste legittime che dovranno essere recepite e tradotte nel linguaggio di internet, fatto di pagine web, testi, immagini, informazioni e link.
Michele Ruffi
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 28 – Sulcis Iglesiente
In ritardo i corsi per i docenti precari
Gli insegnanti di sostegno delle materne ed elementari del Sulcis Iglesiente scendono sul piede di guerra. I docenti (una settantina di diversi centri della Provincia) lamentano il silenzio dell'Università di Cagliari per l'avvio dei corsi di specializzazione a loro riservati. «Una situazione che ci sta danneggiando» sottolineano i docenti precari. Non solo. «Se anche i corsi dovessero partire saremo i più disagiati perché nessuno ha pensato all'istituzione di sedi decentrate». Per questo sollecitano un intervento urgente del rettore Pasquale Mistretta e di Armando Pietrella, dirigente scolastico regionale. La battaglia per l'attivazione dei corsi speciali riservati ai precari in possesso dell'abilitazione non è certo una novità. Il loro avvio, secondo un decreto attuativo (il numero 21 del 9 febbraio 2005), era previsto per lo scorso marzo. «Ma, nonostante gli atenei di Sassari, Nuoro e Oristano abbiano provveduto a farlo - spiega Elisabetta Rossu, una delle insegnanti precarie - dall'Ateneo di Cagliari non è arrivata nessuna notizia». A bloccare l'iter, pochi mesi fa, sarebbe stata la decisione dell'Ateneo di tutelare gli studenti di Scienze della Formazione primaria che, all'interno del loro corso di laurea, frequentano anche un corso per il conseguimento del titolo di specializzazione per il sostegno. «Un vantaggio che permetterebbe loro - scrivono in una nota - di ottenere con maggior possibilità il passaggio di ruolo e l'immissione nel mondo della scuola, scavalcando chi è in graduatoria da decenni». Preso atto delle proteste dei docenti, il rettore dell'Università e il senato accademico «il 28 aprile hanno poi espresso parere favorevole. Da allora, però, - lamenta Rossu - è calato il silenzio». I corsi non sarebbero mai stati organizzati, di professori assegnati neppure l'ombra e tanto meno date e orari per le lezioni. A rendere ancora più intenso il malcontento poi «la decisione presa pochi giorni fa dall'Università di Cagliari - si legge ancora nel documento - di attivare i corsi di specializzazione, di 400 ore a carico dei docenti, per la scuola superiore. Così i corsisti potranno conseguire il titolo in pochi mesi e avere la possibilità di passare di ruolo già a settembre». (m. lo.)
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 40 – Cultura
Saggi. La biografia dell'imperatore scritta da Pierpaolo Merlin
Carlo V, monarca misterioso
Il 24 febbraio del 1530 una folla immensa si diede appuntamento a Bologna. «Quel giorno la città stava per assistere ad un evento epocale: l'ultima incoronazione sul suolo italiano di un imperatore da parte del papa». Carlo V d'Asburgo aspettava quel momento da undici anni. L'avvenimento simbolo che sanciva la "rinnovata concordia" tra Chiesa e Impero dopo il Sacco di Roma, è raccontato da Pierpaolo Merlin, docente di Storia moderna all'Università di Cagliari, nell'introduzione a La forza e la fede - Vita di Carlo V, recente volume edito da Laterza (431 pagine, 24 euro). Scrivere oggi una biografia dell'imperatore «può essere allo stesso tempo facile e difficile», spiega l'autore: «Facile perché esistono innumerevoli documenti e libri che lo riguardano, difficile perché l'abbondanza di tale materiale costituisce una specie di schermo, che si frappone ormai tra lo studioso e l'oggetto della ricerca». Merlin ricostruisce la personalità del monarca partendo dal presupposto che la sua vita interiore e la sua azione politica siano inseparabili e riconoscendo l'inaccessibilità del personaggio, definito da Fernand Braudel "segreto e misterioso". «Gli storici hanno provato, senza quasi mai riuscirvi, a svelare i suoi pensieri, il suo temperamento, il suo carattere. Niente di più difficile», scriveva il fondatore della Maison des Sciences de l'Homme. La forza e la fede di Carlo V sono le armi di un sovrano "normale" che non era né un grande intellettuale né un brillante condottiero. Fu più che altro un uomo paziente, circondato da capaci consiglieri, a cavallo tra due epoche. La figura dell'imperatore universale immortalata da Tiziano, perennemente in viaggio per controllare domini "sui quali non tramonta mai il sole", evoca guerre infinite e contraddizioni insanabili. I conflitti con il papato, la Francia, i protestanti, i turchi. Il "pallido Carlo" che per 40 anni tentò di unificare l'impero in una comunità cristiana, finì i suoi giorni spogliato di ogni titolo nel monastero di Yuste. «Ma l'imperatore non fu per niente un eremita», scrive Merlin. Pochi giorni prima di morire, nell'estate del 1558, mentre sulle Fiandre soffiavano nuovamente venti di guerra, aveva ancora il tempo di scrivere alla regina d'Ungheria preoccupato per la sorte degli Asburgo. (wa. f.)
 
 
4 - L’Unione Sarda
Pagina 40 – Cultura
Saggi. Un libro di Aldo Accardo e Umberto Balocchi
La storia al servizio della politica
«La storia - scriveva Paul Valéry - è il prodotto più pericoloso che la chimica dell'intelletto abbia mai elaborato». Manuali e ricerche «possono trasformarsi in fabbriche di bombe come quei laboratori in cui l'Ira ha imparato a trasformare il fertilizzante chimico in esplosivo», notava Eric Hobsbawm. Quando l'indagine storiografica si trasforma in uno strumento al servizio della politica, allo scopo di legittimare ideologie e nazionalismi, dispute e audience televisivo sono assicurati. Ancora si parla delle proteste di Pechino contro il Giappone, accusato di aver omesso dai testi scolastici i crimini commessi dall'esercito imperiale contro i cinesi durante la seconda guerra mondiale. Nel Novecento in Europa si è sviluppato un dibattito molto articolato sulla revisione dei manuali di storia. La finalità che attraverso il confronto e l'analisi dei contenuti si prefiggevano di raggiungere diversi organismi internazionali, dalla Fondazione Carnegie alla Società delle nazioni sino al Consiglio d'Europa, era quella di favorire la pace e la cooperazione tra i popoli. Politica e storia di Aldo Accardo, docente all'Università di Cagliari, e Umberto Baldocchi, insegnante di Lettere a Lucca, (Laterza, 165 pagine, 20 euro), con l'ausilio di molti documenti inediti, ricostruisce questa discussione appassionata che, soprattutto negli anni Cinquanta, coinvolse intellettuali di quindici paesi del vecchio continente. Il volume prende le mosse dalle conclusioni di un'altra recente opera sul tema scritta da Giuliano Procacci, La memoria controversa. Per lo storico «non esiste Stato al mondo che non si preoccupi di indirizzare l'insegnamento della storia e di esercitare una qualche forma di controllo sui testi attraverso i quali esso viene impartito». Accardo e Baldocchi descrivono un fiorire di iniziative messe in atto dall'inizio del secolo scorso sino alla fase della costruzione europea da associazioni e governi allo scopo di riformare i libri di storia. Clamoroso fu l'intervento di Anatole France al congresso che il Syndicat national des institutrices et instituteurs publics organizzò nel 1919 a Tours. Il premio Nobel per la letteratura proclamò: «Bruciate, bruciate tutti i libri che insegnano l'odio, esaltate il lavoro e l'amore». (wa. f.)
 
 
5 – L’Unione Sarda
Pagina 7 – Regione
Formazione, nervi tesi in maggioranza
«Quello che dice Maninchedda non sta né in cielo né in terra». Con la replica del diessino Silvio Lai alle dichiarazioni di Paolo Maninchedda (Progetto Sardegna) il problema della formazione professionale diventa, ancora di più, terreno di scontro scivoloso dentro la maggioranza. La polemicaMotivo del contendere, il nuovo sistema di accreditamento degli enti adottato dalla Giunta. Per il consigliere di Progetto Sardegna i nuovi criteri mettono a rischio la concorrenza e sembrano «animati dalla volontà implicita di salvare gli enti storici dal rischio del confronto con soggetti più efficienti». Silvio Lai difende le scelte della Giunta e invita a leggere «come si deve» le nuove regole per l'accreditamento. «Se in passato chiunque poteva inventarsi pedagogista ed essere accreditato, adesso finalmente si restringono le maglie. E cioè si stabiliscono criteri per selezionare solo quei soggetti che hanno maturato una vera vocazione alla formazione». Le maglie strette, secondo Lai, sono necessarie «non per escludere qualcuno ma per migliorare la qualità dell'offerta formativa. D'altronde basta guardare a quanto accade in Europa: in nessun paese esistono sistemi formativi aperti». Il consigliere diessino legge positivamente anche la scelta di vincolare l'accreditamento degli enti di primo livello alla disponibilità delle strutture: «Per i ragazzi che devono imparare un mestiere sono indispensabili laboratori e officine. Troppe volte, negli anni passati, enti del tutto privi di strutture si sono aggiudicati finanziamenti importanti senza garantire un'offerta adeguata». Lai segnala poi il problema dei controlli, che la Giunta vorrebbe ora affidare a una struttura terza, distinta dall'assessorato che predispone i bandi: «è giusto che il controllore sia diverso dal controllato». Le fileProprio ieri mattina si è conclusa con l'assalto agli uffici di via Poliziano l'attesa di giorni (e notti) di molti operatori della formazione, una coda-bivacco davanti all'assessorato al Lavoro. Tutti a portare i loro progetti per partecipare al bando legato alle misure 4.6 e 3.16 del Por, destinate alla formazione finalizzata all'assunzione di giovani in azienda. Poiché il bando prevede che, a parità di requisiti, prevale l'ordine di consegna, in molti si sono accodati fuori dalla porta già da venerdì mattina alle sette. Primi a consegnare, gli operatori del Crppa quasi nascosti dietro uno scatolone zeppo di plichi con sigilli in ceralacca. Tutto procede con ordine. Chi esce tiene il conto dei progetti depositati e lo comunica a chi entra con il passaparola. Un'ora appena, e la fila è già finita con l'ultimo plico consegnato dall'Agc Form. Alla fine, sono in tutto 182 i progetti depositati da un totale di 32 enti. Le risorseA bando ci sono 16 milioni di euro. «Troppo pochi» per molti operatori presenti e per il consigliere di Forza Italia Carlo Sanjust, che contesta «il punteggio astronomico» richiesto agli enti e pronostica che «i 16 milioni basteranno solo per metà delle richieste. Considerando che ogni progetto prevede l'assunzione di circa 6/7 posti di lavoro sicuri, stiamo rinunciando a centinaia di posti di lavoro». Dalla Regione fanno sapere che, nel caso in cui tutti i progetti risultassero idonei c'è la disponibilità a utilizzare per la stessa misura altri 20 milioni di fondi Por. Ma perché allora non metterli subito a bando? Perché per ora- rispondono in assessorato- si tratta solo di un'ipotesi, praticabile solo se i fondi già stanziati non dovessero bastare a finanziare tutti i progetti idonei, anche perché sarebbe necessaria una rimodulazione del Por. «Quei soldi non andranno in quelle misure- attacca ancora Sanjust, che si dice convinto che la giunta voglia «privilegiare i finanziamenti alle università». La graduatoriaL'eventuale rimodulazione del Por, di certo allungherebbe i tempi, accorciati invece con la scelta di ricorrere a un bando a sportello. La commissione che dovrà valutare i progetti si riunirà già dalla prossima settimana- assicurano negli uffici di via Poliziano. Ma altri progetti potrebbero essere presentati anche nei prossimi giorni. Ieri era infatti il primo giorno utile per la consegna, ma la graduatoria non sarà chiusa e resterà aperta anche nei prossimi mesi. Difende invece la maggiore selettività del bando Silvio Lai, secondo il quale «l'elevata mortalità dei progetti negli anni passati dimostra l'assenza di monitoraggio e controlli».
Roberta Mocco
 
 

 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Oristano
Dalla Sardegna sino alla Sorbona per spiegare la Sardegna millenaria 
L’archeologia sarda celebra l’ossidiana e le tavole di scrittura
 
 TERRALBA. A seguito di alcune conferenze internazionali di archeologia sperimentale da organizzate a Terralba, “La maison de la Sardigne”, associazione culturale con sede a Parigi, ha rivolto l’invito all’associazione Laser per una serie di incontri sulla storia, le tradizioni e la cultura della la Sardegna.
 Viste la particolare occasione, le speciali e importanti sedi in cui si tenevano le conferenze - il museo di Glozel presso Vichy, Parigi (alla Sorbona, al Liceo italiano Leonardo da Vinci e al Circolo dei sardi) - oltre il tema della scheggiatura dell’ossidiana, si è convenuto, per ampliare e completare la storia della Sardegna, iniziare dal neolitico passando per le varie fasi storiche, fino alla fase della civiltà nuragica. Un excusrsus che ha piacevolmente colpito gli auditori francesi.
 Gli argomenti presentati di archeologia sperimentale, materia riconosciuta e studiata a livello universitario, e in particolare la scrittura nuragica, illustrata e comparata con i ritrovamenti dei reperti scritti rinvenuti nel sito archeologico di Glozel, che presentano le stesse similitudini con i segni della scrittura delle tavolette di Tzricotu di Cabras, pubblicati nel libro “Sardoa Grammata” del professor Gigi Sanna, hanno suscitato profondo interesse negli studiosi ed esperti francesi. Questi si sono resi disponibili per un’imminente arrivo in Sardegna per indagare, approfondire, per poi esporre con alcune conferenze, su tutte le materie esposte nelle sedi parigine.
 Queste prime conferenze saranno la premessa per una serie di simposi e convegni di studi internazionali, già in fase di progettazione, che si terranno il prossimo anno nell’isola.
 Oltre gli argomenti prettamente scientifici, ci si è adoperati per far conoscere la Sardegna anche dal punto di vista delle tradizioni, dei prodotti tipici, della enogastronomia, dei luoghi di vacanza. In sostanza, si è promossa la Sardegna nei suoi molteplici aspetti.
 
 7 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
La laurea? A rate con i prestiti d’onore 
Stipulato un accordo tra Università, Banco di Sardegna ed Ersu
Possono essere chiesti fino a 15mila euro con tassi del 3,5% Restituzione prevista in otto anni 
 SASSARI. Una laurea presa a rate. Nascono i prestiti d’onore per gli universitari, fino a 15 mila euro da restituire in otto anni. L’ateneo in accordo con Ersu e Banco di Sardegna lancia un progetto destinato ai ragazzi meritevoli. Nessun requisito di reddito. Lo studente potrà avere fino a 5 mila euro per ogni anno di corso. Denaro pronto in cassa che gli aspiranti dottori dovranno iniziare a restituire dodici mesi dopo essersi laureati. Le rate sono spalmate su otto anni e il tasso di interesse è a prezzo da saldi, non supera il 3,5 per cento. Merito dell’ateneo che pagherà alla banca un altro 2 per cento di rendita.
 L’Ersu ha già ottenuto dalla Regione oltre 100 mila euro per coprire le spese. «Un progetto importante ritenuto tra i più meritevoli dallo stesso ministero - spiega il rettore dell’ateneo sassarese Alessandro Maida -. Sono pronti i fondi per i primi 60 prestiti. Ma se ci sarà una risposta il budget crescerà».
 Una scelta strategica anche per il Banco di Sardegna che punta a creare un filo diretto tra gli studenti e l’istituto di credito. «L’accordo tra ateneo, banca ed ente per il diritto allo studio ha reso possibile la nascita di questo strumento - spiega il direttore generale Natalino Oggiano -. La sua forza è nella flessibilità. Se lo studente non dovesse utilizzare l’intera somma, restituirà solo ciò che ha speso».
TASSE  Il patto a tre rivoluziona anche il modo di pagare le tasse universitarie. Fine delle lunghe code dietro gli sportelli. Smantellate dalla tecnologia. Dal prossimo anno accademico le novità saranno bancomat e internet. Nuovi sistemi che daranno la possibilità dalla poltrona di casa o in qualsiasi sportello del Banco di Sardegna di versare le tasse. «Le commissioni sono ridotte per chi sceglie di usare il bancomat, solo 60 centestimi - continua Oggiano -. Il Banco ha deciso di investire sul futuro. Cerchiamo di avvicinarci ai nostri clienti di domani. In accordo con università ed Ersu abbiamo creato anche delle carte bancomat prepagate che costano solo 6 euro”.
ALLOGGI  Dopo anni di scarso dialogo è stata creata anche una commissione mista tra Ersu e Università, presieduta da Sergio Babudieri, che punta a dare un nuovo slancio alle facoltà. «Il nostro ateneo sta per compiere un salto di qualità per numero di posti letto - puntualizza il presidente dell’Ersu Maria Paola Pasella -. A breve verranno consegnati altri 256 alloggi della casa dello studente nel complesso di via Coppino, a questi vanno aggiunti i 98 della fondazione Brigata Sassari con cui siamo in trattativa».
 In tutto saranno oltre 660 con cui si punta a risolvere la sete di posti letto degli studenti fuori sede. «Ma l’obiettivo è arrivare a 1000 nei prossimi tre anni - spiega il rettore Maida -. Di questi almeno cento dovranno essere nelle sedi di Alghero e Nuoro».
NUTRIZIONISTA  Sono lontani anche i tempi delle mense che servivano un rancio che sapeva di sbobba. Ora gli studenti possono concordare la loro dieta ideale grazie a un nutrizionista che bilancia cibo e calorie. Il servizio creato dall’ateneo è utile per venire incontro a celiaci, diabetici, e a chi ha problemi alimentari.
SERVIZIO SANITARIO  Da un mese gli studenti fuori sede hanno anche la possibilità di curarsi grazie all’apertura di una struttura universitaria in via padre Manzella. Per tre giorni alla settimana due medici monitorano lo stato di salute dei ragazzi. In 16 giorni hanno visitato oltre 100 pazienti e prescritto 22 visite specialistiche. I controlli vengono fatti all’interno delle cliniche universitarie. «Un presidio unico in Italia - dice con orgoglio Maida -, nato dopo anni di lotte».
CONVENZIONI  L’ateneo si trasforma in azienda e stringe alleanze per offrire sempre più servizi. L’Ersu, grazie ad un accordo con l’Atp, offrirà a tutti gli studenti abbonamenti per i mezzi pubblici a tariffe super agevolate, circa 12 euro. Ma l’ente per il diritto allo studio ha ottenuto dalla Regione anche uno sconto per le linee extraurbane. Su tutti i pullman gli universitari potranno viaggiare agli stessi costi concordati per gli alunni delle scuole superiori.
Luca Rojch
 
 
 
 
8 – Corriere della Sera
L’Estate alla Sapienza, un passo verso il futuro
Domenico De Masi, nell’editoriale dell’edizione romana del «Corriere della Sera» pone una questione che a me sembra molto importante. De Masi saluta senza enfasi ma con grande simpatia l’iniziativa di portare un pezzo di Estate Romana alla Sapienza e sottolinea l’eccezionalità e il valore allo stesso tempo di quelli che lui definisce «atenei informali», e cioè quelle manifestazioni che richiamano migliaia di giovani come il Festival della Letteratura di Mantova e il Festival della Filosofia di Modena.
È importante la sottolineatura del professor De Masi: esiste dunque una «domanda», forse diremmo meglio un bisogno, di fruizione e partecipazione, non solo di eventi, ma di veri e propri beni culturali, pronti ad esprimersi ogni volta che ne venga offerta un’occasione. Il professor De Masi si pone il problema della risposta dell’università. Ma il suo intervento non investe solo le istituzioni della formazione, interroga anche chi dispone di risorse pubbliche da mettere a disposizione dei cittadini per la fuizione di beni e servizi culturali e per promuovere l'iniziativa culturale nelle sue molteplici forme. Insomma, se esiste un bisogno inevaso e se tanti cittadini cercano occasioni diverse dal mero consumo del divertimento televisivo che cosa può e deve fare chi, come me, ha una carica pubblica e che guida che una istituzione che si chiama «assessorato alla cultura, allo sport e allo spettacolo»? Come può una istituzione pubblica, anche in questo campo, contribuire ad offrire uguali oppotunità ai cittadini, a Roma, come nei piccoli e medi centri della nostra regione, come può farsi dunque promotrice di occasioni di crescita democratica e civile? É evidente che il mero finanziamento a pioggia di una miriade di iniziative non risponderebbe a quella domanda. Forse risponderebbe meglio la costruzione di percorsi di avvicinamento dei bambini e dei giovani ai linguaggi artistici e culturali, l’organizzazione di appuntamenti e di percorsi che valorizzino, facciano conoscere, mettano in rete le grandi e piccole occasioni di fruizione e partecipazione culturale che tanti costruiscono intorno a noi, ma che non godono della promozione dei media. O ancora, si potrebbe favorire la crescita di occasione di confronto con le diverse risposte che cultura, scienza, ricerca, produzione artistica e di spettacolo stanno cercando di offrire.
Insomma, lavorare per offrire occasioni alle domande inespresse, nascoste e persino inconsapevoli, per offrire a quanti più cittadini è possibile la conoscenza e l’approccio ai tanti linguaggi della cultura.
Basta scorrere le pagine dei giornali o camminare nelle strade di una grande città per accorgersi che già ci sono centinaia di persone, di operatori, di insegnanti e persino di semplici cittadini che si danno da fare: organizzano splendide iniziative nelle scuole, aprono piccole sedi espositive, inventano lo scambio dei libri, spesso da soli, molte altre volte aiutate, volta a volta, dal Comune o dalle altre istituzioni. Se ne può fare una politica, che segni una nuova grande opportunità, come lo è stato l’idea di fare delle piazze uno spazio culturale prossimo ai cittadini? L’apertura dei piazzali, dei giardini, dei musei della Sapienza è un primo, significativo passo. La Regione vuole scommettere su questo futuro. E sono grata al professor De Masi di aver sollevato un problema, che spero diventi il primo tassello di un mosaico.
Giulia Rodano
* Assessore regionale alla Cultura
 
 
 
 
9 – Corriere della Sera
Dai Lincei al Cnr l’accademico a cui piace Salazar
ROMA - Si definisce un plotiniano a tempo pieno ma adora giocare a bridge. Ha insegnato per una vita Filosofia teoretica e Filosofia morale ma ama scrivere per i quotidiani (è collaboratore assiduo de Il giornale ). Vittorio Mathieu, come si legge sull’annuario dell’Accademia dei Lincei - che lo include nella classe di Scienze morali, storiche e filologiche - è nato il 12 dicembre 1923, età perfetta per un consigliere anziano Rai presidente pro tempore (Sandro Curzi è «solo» del 1930).
Ha insegnato dapprima a Trieste ma poi ha concluso la sua carriera accademica a Torino. Però l’università è solo un aspetto della sua attività. E’ stato membro per dieci anni del Consiglio nazionale delle Ricerche, poi del Consiglio esecutivo dell’Unesco, del Comitato premi della fondazione Balzan, del Comitato nazionale per la bioetica. Ha diretto l’istituto italiano di cultura di Bruxelles nel 1981. Dal 1994 al 1997 è stato il rappresentante italiano nella Commissione consultiva del Consiglio europeo contro il razzismo e la xenofobia, istituita al vertice di Corfù dell’Unione Europea. Nel suo passato c’è anche un’esperienza politica non riuscita: si candidò nel 1996 per un seggio senatoriale con il Polo ma non fu eletto. Ora è presidente del Collegio dei probiviri degli organi di giurisdizione interna di Forza Italia.
Non ha mai nascosto le sue simpatie per il dittatore portoghese Salazar: «Il politico che ammiro di più, un grande del secolo. Borghese, europeista, colonialista, ma assolutamente non razzista, economista serio. Autoritario, sì. Ma il totalitarismo mi ripugna, l’autoritarismo no. Sono con Burke: "la forma di governo migliore è la monarchia assoluta temperata dal regicidio". E dall’esecuzione del regicida, aggiungo io».
Ha alle spalle una tragica storia familiare. I suoi genitori vennero prelevati a casa nell’agosto 1944 vicino a Torino da una brigata di partigiani e poi immediatamente giustiziati vicino al cimitero con l’accusa di essere due spie dei nazifascisti. Ma come raccontò Mathieu proprio al Corriere della Sera in un’intervista nel dicembre 2003, si trattò di una falsa accusa sottoscritta da un collaboratore del padre Pietro (caposervizio del laboratorio sperimentale della Fiat) per prenderne il posto.
 
 
 
10 – Corriere della Sera
Falsificati gli studi clinici. Il 15% degli intervistati ha cambiato i risultati «perché giudicati non veritieri»
«Ricerche truccate su pressione degli sponsor»
L’ammissione degli scienziati nei laboratori Usa. «Progetti modificati senza rispettare le regole etiche»
Non si tratta di grandi frodi scientifiche come l’«invenzione» dei misteriosi raggi N emessi dal corpo umano, proposta da René Blondot nel 1903 o la questione dei topi dipinti da William Summerlin che voleva così provare la possibilità di trapianti fra specie diverse, oppure lo scandalo che aveva coinvolto David Baltimore, nientemeno che un premio Nobel (l’aveva ricevuto nel 1975 con Renato Dulbecco), accusato qualche anno fa, insieme con la sua assistente Thereza Imanishi Kari, di avere pubblicato dati falsi. Niente di così vistoso, ma tante piccole «correzioni» che molti ricercatori ora confessano di apportare ai loro lavori e che rischiano di minare la credibilità e l'integrità della scienza stessa. Quella americana in particolare, dal momento che l’indagine nel mondo dei laboratori è stata condotta proprio negli Stati Uniti dalla Health Partners Research Foundation di Minneapolis.
Brian Martisson, Melissa Andersson e Raymond de Vries, tre universitari americani specializzati in etica, hanno posto domande sulla correttezza delle loro ricerche a decine di ricercatori, più o meno giovani, il cui lavoro era finanziato dai National Institutes of Health, un’istituzione di ricerca pubblica. Moltissimi, fra i 3.247 che hanno riposto, hanno dichiarato di avere, in qualche misura, truccato le ricerche. Almeno un terzo ha ammesso di non avere rispettato certe regole etiche negli studi clinici, quelli che coinvolgono i malati, o di aver «coperto» colleghi che utilizzavano dati falsi, o di avere proposto interpretazioni non corrette dei dati stessi.
Soltanto una piccolissima percentuale, lo 0,3%, ha confessato di avere completamente falsificato uno studio o di avere copiato un lavoro da altri. Ma un buon 15% ha dichiarato di avere modificato il progetto, la metodologia o i risultati per la pressione degli sponsor commerciali. Un altro 15% ha rivelato di avere modificato i risultati perché istintivamente non li giudicava veritieri. E oltre il 27% ha detto di non tenere una documentazione dei progetti di ricerca.
In America circola un detto nel mondo scientifico: publish or perish , pubblica o perisci. Perché è una questione di visibilità per i ricercatori che vengono contesi dalle università. E una questione di finanziamenti. Chi produce risultati di ricerca e li comunica alla comunità scientifica attraverso le riviste può sperare in un supporto finanziario, sia pubblico che privato. Ecco perché la lotta fra i gruppi è serratissima e, a questo punto, non sembra escludere nemmeno i colpi bassi.
Adriana Bazzi
 
 
 

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