Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 June 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 44 – Ogliastra
Scienza, arte e musica per la kermesse sulle erbe
Erbe miracolose e centenari, artisti e cantanti, stilisti e cori tipici. La tredicesima edizione delle Erbe medicinali del Gennargentu e la terza delle Erbe e i colori si è confermata una manifestazione a tutto tondo. Un caleidoscopio di cultura, arte, musica e tradizioni, un mix sapientemente messo insieme dal suo ideatore, il presidente della Pro loco arzanese Raffaele Sestu. Si è iniziato inaugurando gli stand di piazza Roma di prodotti tipici e con i costumi sardi assieme a quelli di Antonio Marras, si è continuato parlando delle doti officinali della genziana, e si è finito con un concerto improvvisato di Piero Marras con il Coro di Ortobene. gli ospitiC'erano anche Antonio Marras, lo stilista algherese che lavora per Kenzo, l'artista di Ulassai Maria Lai. Hanno accolto l'invito pure i coniugi Poller, vittime del sequestro lampo di dieci giorni fa e applauditi all'inizio del convegno. Ieri si sentivano proprio a casa: «Amiamo queste manifestazioni». Non poteva mancare neanche Zia Raffaela Monni, con i suoi 107 anni la nonnina della Sardegna. Al suo ingresso in sala è stata accolta come una star. Il regalo per lei, «visto che tutti mi vogliono e cercano ma non m'arregalanta mai nudda» è stato il prezioso atto di nascita (del 1898) scovato negli archivi del Comune da Raffaele Sestu. la risorsa genzianaNel corso del convegno, al quale hanno preso parte docenti delle Università di Cagliari e la Sapienza di Roma, sono stati illustrati i risultati di anni di ricerche sulla genziana, definita l'oro amaro per le sue qualità apprezzate anche dalle industrie di liquori. Mauro Ballero (ateneo di Cagliari), riferendosi al progetto di cinque anni fa di mettere a dimora la pianta che cresce solo sul Gennargentu, ha parlato di scommessa vinta e ha auspicato il sostegno finanziario per la ricerca e per trasformare questa coltivazione in una fonte di reddito per i giovani arzanesi. Mauro Serafini (La Sapienza) ha invece ricordato il tesoro botanico della Sardegna, che vanta 220 endemismi (contro ad esempio i 20 della Gran Bretagna e i 5 della Svizzera), altra carta da giocare per creare cultura e ricchezza. finale in musica A chiudere la serata tra gli applausi Piero Marras, che ha cantato alcuni suoi successi assieme al coro Ortobene. Oggi gran finale con l'escursione sul Gennargentu. (d. ca.)
 
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Olbia
Luogosanto. Rettore in visita, presto un convegno sul Medioevo 
 LUOGOSANTO. Dopo gli investitori (giapponesi), gli studiosi (sassaresi). Per Luogosanto è tempo di ricevere visite. Così, ieri, su invito del sindaco Mario Scampuddu (nella foto) e della sua giunta, è arrivata dall’ex capoluogo una delegazione di rilievo. La guidavano il rettore dell’università di Sassari Alessandro Maida e il prorettore Attilio Mastino. Gli studiosi, accompagnati anche da un componente dell’accademia dei Lincei, hanno visto il convento francescano e la basilica di Nostra Signora, costruzione del XIII secolo, e visitata ogni sette anni dai pellegrini per l’apertura della porta santa. In campagna, poi, la delegazione ha visitato Lu Palazzu di Baldu a Balajana, il castello di Ubaldo Visconti, figlio di Lamberto e di Elena di Gallura, che è stato da poco restaurato. Infine, tutti nelle chiesa di San Trano, accanto a una roccia di granito da cui si gode un’estesa visuale, fino alla Corsica. Al di là degli aspetti emersi nella giornata di ieri, la visita ha un altro obbiettivo. Intenzione del sindaco è quella di organizzare a breve un convegno sul Medioevo in Gallura, e in particolare su Luogosanto, che ha fra le sue particolarità quella di avere insediato un convento di francescani fin dal 1218, quando san Francesco era ancora in vita. All’università, Scampuddu ha chiesto la collaborazione per organizzare le giornate di studi, ottenendo la disponibilità del rettore Maida.
 
 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
GLI STUDENTI 
«La stanza singola? È diventata un lusso»
  SASSARI. Una sorpresa in negativo, quella dei rincari degli affitti. Per molti ma non per tutti. Gli studenti fuori sede, ad esempio. Con la corsa alla stanza in cui vivere, loro sono abituati a una serie di piccoli ritocchi che pesano sulle tasche ogni anno di più. I più fortunati hanno le stanze messe a disposizione dall’Ersu a prezzi bassissimi. Tutti gli altri seguono la strada degli annunci sui giornali e sulle bacheche universitarie. Impossibile scendere sotto i 130 euro di alcune stanze del centro storico. Ma nella stessa zona una camera in una palazzina rimessa a nuovo può costare anche 170 euro. Senza riscaldamento. In altri quartieri, come la zona di via Budapest, una singola non costa meno di 180 euro.
 «In effetti - dice Simone Campus, dal prossimo settembre rappresentante degli studenti - si riscontrano aumenti fino a 230 o 250 euro mensili. Anche se i dati a carattere nazionale vanno sempre contestualizzati». In questo senso, Sassari è in buona compagnia. Nella classifica dei rincari, ai primi dieci posti altre quattro città di medie dimensioni sono sede di università prestigiose. «Ma gli aumenti ci sono stati, eccome - dice Roberto, in città dal 1998 -. Quando sono arrivato pagavo 225.000 lire per una singola in via Monte Grappa». Più o meno 110 euro, impensabile ora. Così come è quasi impossibile riuscire a firmare un contratto regolare con il padrone di casa. «Un problema - sostiene Campus - perché con i documenti in regola potrebbero avere aiuti e contributi. Solo che gli studenti non lo sanno». (m.m.)
 
 
 
4 – Corriere della Sera
Milano capitale dell’informazione
COMUNICARE E SVILUPPO
di GIOVANNI PUGLISI
 
Mentre il Parlamento discute, tra consensi e dissensi, la riforma dello stato giuridico dei docenti universitari e le Università si infiammano, a loro volta, discutendo del loro destino, che ai più appare non molto luminoso, le famiglie italiane si interrogano, insieme ai loro figli, sulla scelta della Facoltà universitaria da frequentare dopo la maturità. Il rumore assordante dei dibattiti - televisivi, giornalistici e salottieri - non accenna a diminuire, mentre le cifre dei sondaggi ballano sotto gli occhi degli increduli e sempre più confusi ragazzi: qual è l'Università del mio futuro? Quale deve essere il criterio di scelta? La qualità della didattica? Il migliore rapporto con le aziende e il mondo del lavoro di questo o di quell'Ateneo? E ancora, la vicinanza a casa, l'emulazione del compagno di banco del liceo e così via. Le ricerche di mercato e le indagini di soddisfazione e di qualità sui temi cruciali della vita universitaria, specie nella sua relazione con il futuro mondo del lavoro, ormai costituiscono un punto di forza di qualsivoglia scelta, che voglia fregiarsi dell'alibi della riflessività e della motivazione. E, in molti casi ciò ha anche una buona tenuta psicologica e culturale.
Eppure, senza voler apparire nostalgico di un tempo che fu, credo che la migliore garanzia venga da un'attenta coniugazione tra l'ascolto di alcune fonti di orientamento universitario, certificate dall'esperienza e dallo spessore scientifico e professionale e l'attenzione critica che ci guida nell'osservazione personale e diretta delle fortune e delle crisi che periodicamente attraversano la vita professionale dei settori produttivi del nostro Paese.
Un esempio emblematico è in questo senso proprio la realtà milanese. Milano sia nel corso del lungo e complesso secolo scorso, sia nel nostro tempo è stata ed è rimasta la capitale della comunicazione scritta, televisiva e musicale. Anzi, attraverso l'osservazione attenta della storia della comunicazione, a Milano abbiamo la possibilità di scorrerne l'evoluzione (o, in qualche caso, l'involuzione) e abbiamo la possibilità di registrare come in essa e attraverso la sua forte e radicata cultura protoeuropea lo standard professionale e commerciale dei settori della comunicazione si sia sempre più raffinato e espanso, tanto nella coscienza dei milanesi, quanto nella opinione e nell'invidia del resto del Paese.
Fino a qualche anno fa le professionalità necessarie a questo mondo erano acquisite in modo disparato e occasionale da laureati di altre Facoltà, oggi la formazione è altamente specialistica e richiede una forte integrazione con il mondo della produzione: Milano, le sue Università e il suo mondo sempre più ricco e specializzato nei linguaggi e nelle performances della comunicazione sono i primi della classe, sicuramente in Italia e al centro dell'attenzione anche all'estero.
 
 
 
5 – Corriere della Sera
Le carriere, le cattedre e la battaglia negli atenei
Confessiamo che, quasi al termine di una lunga carriera scientifica ed accademica, avremmo preferito apparire sul Corriere della Sera per la nostra attività di studiosi che ci impegna a tutt’oggi; ma tant’è, ci troviamo vittime della vecchia tecnica del «sbatti il mostro in prima pagina». Prendiamo atto che ci sono dei pentiti certo autorevoli, ma, a prescindere da Gino Giugni da 35 anni presentato come padre dello Statuto, Umberto Romagnoli e Michele Tiraboschi si trovano accomunati dall’essere uno maestro e l’altro allievo di Marco Biagi: povero Marco, perché il primo non è mai stato suo maestro (lo era Luigi Montuschi); ed il secondo lo è stato certo ma, diciamo così, ci vive su un po’ di rendita. Bene, sono pentiti, perché è chiaro che tutti hanno lucrato dal sistema che condannano, visto che Giugni in questi ultimi anni si è visto collocare in prima fascia sette suoi allievi o allievi dei suoi allievi; visto, altresì, che Romagnoli è stato commissario interno in due concorsi di prima fascia (Verona e Bari) e visto, infine, che Tiraboschi dopo la morte del suo maestro, ha insistito e ottenuto che uno dei due scriventi, Carinci, fosse suo commissario interno nel concorso di Modena che lo ha portato alla cattedra. Ma tant’è, i pentiti sono tali perché hanno partecipato al compimento del reato. Solo che dovrebbero essere anche operosi, ma lo sono a modo loro, denunciano il complotto ma non i registi; i nomi di quelli li sussurrano sottovoce.
Non scambiamo per grandi battaglie di principio le piccole miserie della convivenza. Andiamo ai fatti; e i fatti sono questi:
1) Non è un caso che alla vigilia di qualsiasi riforma universitaria si apra una battaglia demonizzatrice contro i concorsi, premessa di una ruolizzazione di massa.
2) La stessa disciplina dei concorsi in vigore è stata escogitata in chiave di garanzia della carriera di coloro che erano già dentro all’Università, per permettere ai ricercatori di divenire associati e agli associati di divenire ordinari: basti pensare alla nomina del commissario interno, a protezione del figlio prediletto della Facoltà; alla previsione di due e, poi, un’idoneità aggiuntive, quale merce di scambio; alla possibilità data alla Facoltà banditrice di non chiamare nessun vincitore.
Tutta colpa della legge, nessuna della comunità scientifica? Certo che no, ma è una rappresentazione caricaturale quella di pensare che ci sia una sorta di grande vecchio, individuale o collettivo, capace di condizionare o, addirittura, ricattare tutta la corporazione: un gruppo ristretto di boss spregiudicati e una massa informe di vili. Non è così, almeno non lo è nella nostra materia, dove i professori straordinari ed ordinari si stanno avvicinando alle 100 unità, distribuiti in una molteplicità di sedi e facenti capo a molte scuole grandi e piccole: le commissioni di concorso hanno via via contato fra i loro membri quasi tutti i professori della materia; i vincitori riproducono il pluralismo vivacissimo che ci contraddistingue. E veramente ci fa sorridere il fatto che ci siano meritevoli in lista di attesa, perché essendo tanti i posti disponibili si è potuto far spazio per tutti quelli che non dico avessero raggiunto la maturità scientifica, ma facessero sperare di poterla conseguire.
Abbiamo avuto occasione di leggere l’articolo di Ichino, largamente condivisibile, se non per quel finale relativo al grande vecchio che sarebbe legittimo se non eccedesse in telefonate: ma è perlomeno strano che, se per grande vecchio si intendono le chiacchierate in manica di camicia di tanto in tanto fra i prepensionati della materia, ci siano i nomi dei due sottoscritti, ma manchi quello di qualcun altro assai più illustre e autorevole, ad esempio Treu. Finiamo con questi scandalismi di facile maniera; giudichiamo le persone sulla base del loro passato; rimbocchiamoci le maniche, chiedendo al legislatore una riforma più coraggiosa in senso meritocratico: va bene la riduzione a un solo idoneo, ma occorre anche eliminare la figura equivoca del commissario interno o almeno renderne facile la sostituzione, quando egli boicotta lo svolgimento del concorso, nonché obbligare la Facoltà che ha bandito a chiamare colui che sia risultato vincitore.
Università La Sapienza di Roma
Università di Bologna
Vicepresidente Islssl
Mattia Persiani
 
 
 
6 – Corriere della Sera
Nel gruppo che deve far luce sul caso anche una rappresentanza dei rettori. E i giuslavoristi continuano a dividersi Concorsi combinati, indagine della Moratti Il ministro nomina una commissione dopo la denuncia di Giugni: «Episodi evitabili con la riforma»
ROMA - Sarà una commissione d’indagine del ministero dell’Istruzione a occuparsi delle presunte irregolarità nei concorsi universitari. Giovedì scorso il Corriere della Sera ha riferito di una lettera del decano dei docenti di diritto del Lavoro, Gino Giugni, a tutti i colleghi contenente gravi denunce. «I concorsi sono sovente predeterminati secondo logiche non meritocratiche». E ancora: «C’è una gestione combinata nella selezione di giovani studiosi», «si sono scoraggiati i migliori dal proporre o mantenere la propria candidatura». La spia più evidente che le cose non funzionano è che ai concorsi partecipano tanti candidati quanti sono i posti in gara. Ieri il ministro, Letizia Moratti, «in seguito alle notizie diffuse dalla stampa», ha deciso l’istituzione di una commissione. Dell’organismo «farà parte anche una rappresentanza della Conferenza dei rettori»: i nomi saranno diffusi nei prossimi giorni. Il ministro aggiunge che sull’argomento c’è appena stato un primo intervento con il disegno di legge sulla docenza universitaria, approvato nei giorni scorsi dalla Camera.

LE REGOLE - Il provvedimento, dice Moratti, «prevede precise regole che eviteranno il verificarsi o il ripetersi di tali irregolarità». In particolare, le norme prevedono una diversa procedura per la formazione delle commissioni esaminatrici. Che non saranno più elette periodicamente dagli stessi docenti, secondo un sistema, che ha finito per favorire accordi di scambio tra le varie cordate. Le commissioni, se la riforma diventerà legge, «verranno costituite mediante sorteggio di cinque commissari nazionali, con esclusione dei docenti dell’ateneo che ha bandito il concorso». Con il nuovo sistema, afferma il ministro, «saremo in grado di evitare incresciosi episodi che non fanno onore al nostro sistema universitario».
Tra i docenti, intanto, divampa la polemica. Dopo gli interventi, tra gli altri, di Umberto Romagnoli, Michele Tiraboschi, Pietro Ichino, Carlo D’Aringa, Tiziano Treu, Giuseppe Ferraro, altri manifestano consenso all’iniziativa di Giugni. «Valutare o peggio scoraggiare i giovani studiosi per interessi non di natura scientifica ma di consorteria o addirittura personali è certo il peccato più grave», scrive Edoardo Ghera a Labourlist, la mailing list dei docenti del lavoro dove si sta sviluppando il dibattito innescato dal padre dello Statuto dei lavoratori. «È nell’etica della responsabilità dell’intera comunità scientifica la risposta ai problemi che Giugni ci propone e ai quali non possiamo sfuggire» scrive invece Mario Giovanni Garofalo, secondo il quale, però, i problemi non saranno risolti «da trovate come quella del sorteggio dei commissari che presenta il grave rischio di far giudicare i giovani talenti da personale che ormai da decenni e fuori dal dibattito scientifico».


LE REPLICHE - Intervengono anche Franco Carinci e Mattia Persiani, tra i più impegnati nel coordinamento delle elezioni delle commissioni esaminatrici e per questo nel mirino delle critiche. Giugni, sicuro di aver sollevato un problema reale (nessuno per esempio ha contestato che ai concorsi partecipino tanti candidati quanti sono i posti in palio), fa sapere di non voler scendere in polemiche personali.
Enrico Marro
 
Le tappe della vicenda
LA DENUNCIA Gino Giugni, decano dei giuslavoristi, con le sue dichiarazioni al Corriere della Sera ha scosso il mondo accademico: i concorsi per diventare professore o ricercatore universitario, ha spiegato, «sono sovente predeterminati secondo logiche non meritocratiche...c’è una gestione combinata nella selezione dei giovani studiosi...si sono scoraggiati i migliori dal proporre o mantenere la propria candidatura»
LA RIUNIONE
Un gruppo di docenti romani di diritto del lavoro ha indetto per domani una riunione. Obiettivo: tentare una presa di posizione collettiva che comprenda proposte operative per il futuro e che garantisca a docenti e ricercatori, da subito, esami basati sulla meritocrazia e non su favoritismi
 
 
 
 
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie