Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 June 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 10 – Cagliari
Università. Intesa fra Questura e Facoltà: agenti a lezione da oggi a medicina
Hai un infarto? Ti soccorre il poliziotto
Poliziotti in grado di strappare alla morte un ferito grave, salvare un infartuato con il defibrillatore, fornire soccorso in quei momenti in cui si attende l'arrivo di un'ambulanza e una manciata di secondi può decidere fra la vita e la morte. Gli agenti che svolgono attività di strada (squadra volante, mobile, poliziotti di quartiere) non saranno più soltanto tutori dell'ordine e della sicurezza pubblica ma anche della salute dei cittadini. Prende il via oggi, nella facoltà di Medicina, il primo ciclo di lezioni universitarie sul primo soccorso riservate a operatori della polizia della provincia di Cagliari. Un'esperienza all'avanguardia a livello nazionale. Venticinque ore, massimo sei allievi per volta, nozioni teoriche di medicina d'emergenza, esercitazioni pratiche con manichini: «L'obiettivo - spiega il preside di Medicina, Gavino Faa - è duplice: da un lato formare poliziotti in grado di rianimare un paziente in pericolo di vita, dall'altra coinvolgere la polizia nella ricerca, sfruttando le informazioni che gli agenti possono raccogliere nella loro attività quotidiana sui vari aspetti delle emergenze». Il progetto di studio, articolato su tre livelli (defibrillazione, eventi traumatici, eventi pediatrici), prevede naturalmente degli aggiornamenti periodici e si inquadra nel protocollo d'intesa sottoscritto tre mesi fa fra Università e Questura. Una firma che sancisce un avvicinamento in atto ormai da tempo. A fare da cerniera, una singolare figura di poliziotto-docente: l'ispettore Antonio Satta, da un anno professore a contratto di primo soccorso a Medicina grazie a un'esperienza pluriennale costruita essenzialmente nel volontariato. Il corso, di cui è titolare il professor Antonio Marchi, è obbligatorio e propedeutico. Gli studenti cagliaritani lo affrontano al primo anno: «L'ho voluto istituire - spiega il preside Faa - per rispondere a una delle critiche più frequenti all'organizzazione degli studi nella facoltà di Medicina: quella di un'eccessiva teoricità. Così, invece, anche uno studente al primo anno è in grado, per esempio, di offrire soccorso a un bagnante alle prese con un principio di annegamento». Il corso ha ottenuto un alto gradimento fra gli studenti. Attraverso il professore a contratto Satta (che è anche responsabile del nucleo sanitario della protezione civile Alpini Sardegna), Questura e Facoltà sono entrate in contatto: di qui, dal desiderio di Gavino Faa di aprire la facoltà alle esigenze del mondo extrauniversitario e dalla sensibilità del questore Paolo Cossu, l'idea di avviare il progetto didattico per gli operatori di polizia. Un'imponente esercitazione, il primo giugno scorso alla cittadella universitaria di Monserrato, ha sancito la fine delle lezioni per l'anno accademico 2004-2005: coinvolti, alla presenza di questore e rettore, una volante e un elicottero della polizia e uomini e mezzi della croce rossa di Oristano. E sullo sfondo c'è un'idea ancora più ambiziosa, un progetto da un milione di euro: la realizzazione, a Monserrato, di un Centro universitario di Medicina simulata, dove potrà esercitarsi nelle pratiche di primo soccorso un numero decisamente più elevato di studenti e agenti di sicurezza. Il centro sarà affidato a uno specialista di Anestesia e Rianimazione, Gabriele Finco. Questa settimana dovrebbe essere definito un accordo con un importante ente di ricerca per l'avvio dei lavori. (m. n.)
 
 
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Attualità
Studio italo-australiano 
Il cervello umano perde il senso del tempo
 
 ROMA. Il cervello dell’uomo perde il senso del tempo: lo dimostra una ricerca dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dell’Università di Firenze e della Università Western di Perth, che mette in luce l’esistenza di una sorta di scollamento che c’è tra la percezione dello scorrere del tempo e il tempo fisico.
 Lo studio, condotto da Maria Concetta Morrone, docente di psicologia fisiologica dell’ateneo milanese, viene pubblicato su Nature Neuroscience, la più autorevole rivista nel campo delle neuroscienze.
 I ricercatori hanno compreso che ad ogni movimento dell’ occhio il cervello risponde comprimendo non solo lo spazio ma anche il tempo; in pratica nel corso di rapidi movimenti oculari la mente percepisce il tempo scorrere più velocemente di quanto accada in realtà.
 Gli studiosi sottolineano che ogni secondo i nostri occhi si muovono rapidamente dalle tre alle quattro volte per seguire i cambiamenti dell’ambiente che ci circonda, e ogni volta il cervello riorganizza velocemente i collegamenti tra neurone e neurone e tra neuroni e retina.
 Il cervello svolge in questa situazione anche una funzione predittiva, cercando addirittura di anticipare i cambiamenti che interverranno.
Effetto di questa “corsa” incontro al nuovo evento, spiegano i ricercatori, è una sorta di rallentamento dell’ orologio interno del cervello tanto che si perde la percezione dell’effettivo passare del tempo. Attimi che, assommati nel corso di un intera vita, possono portare anche al 15% di perdita di percezione del tempo fisico totale.
 
 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 13 - Sassari
Domani convegno di L Egalitè sul mandato d’arresto europeo 
 SASSARI. «Il mandato d’arresto europeo e l’ordinamento italiano». È il tema di un convegno organizzato dall’associazione L Egalitè (di proposito senza apostrofo, per coniugare i concetti di legalità e di uguaglianza). L’incontro è in programma domani a partire dalle ore 17 nell’aula magna dell’Università. Avviare una riflessione sull’applicazione in Italia del mandato di cattura europeo è importante alla luce delle norme attuative di questa procedura (una sorta di «estradizione semplificata») approvate ad aprile dal Parlamento italiano.
 A giudizio di numerosi addetti ai lavori, in qualche caso si tratta di norme in contrasto con l’esigenza dei paesi europei di semplificare al massimo le procedure. Parlare di mandato d’arresto europeo è però attuale, anche in chiave politica, per avviare una riflessione sul futuro dell’Europa dopo i referendum francese e olandese che hanno «bocciato» la carta costituzionale europea e il recentissimo fallimento del vertice Ue.
 Dopo la presentazione del convegno domani Maria Riccarda Marchetti, docente straordinario di diritto processuale penale nell’ateneo sassarese, terrà una relazione su «I principi ispiratori della decisione quadro europea». Alle 18 Eugenio Selvaggi, sostituto procuratore generale alla corte d’appello di Roma, parlerà di «Mandato d’arresto europero ed estradizione: cosa cambia?».
 
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Viaggio nel mondo della politica e dell’università 
Una Sassari più effervescente
La cultura e la solidarietà, il protagonismo delle donne 
 Da Giuliana Altea ad Antonietta Mazzette Cecilia Sechi, Laura Paoni, Angela Mameli, Antonietta Duce e Monica Spanedda
 SASSARI. Per la sociologa Antonietta Mazzette Sassari è una “città effervescente”. Ha “un centro storico desertificato” ma “con nicchie di vitalizzazione”. Giuliana Altea, critica d’arte, nota “segnali di una insofferenza promettente” perché Sassari è una “città intellettuale” con un difetto: “non si sa amare, non si vuol bene”. Cecilia Sechi, nuovo assessore comunale ai Servizi sociali, osserva con piacere “una diffusa rete di solidarietà”. E aggiunge: “È solidale soprattutto in quei quartieri che molti considerano ghetto, è solidale fuori dagli stereotipi”. Antonietta Duce, anche lei in Giunta comunale con l’incarico di assessore alla Cultura, conferma che è “incontestabile, dati alla mano, la decadenza economica”, ma la città attraversa “una fase di assestamento ed è proiettata più all’esterno che verso se stessa, è curiosa del nuovo, è piena di iniziative che devono trovare nella politica una giusta sintesi”.
 Sono i giudizi di alcune delle sassaresi oggi emergenti. Dànno una lettura pacata senza estremismi. Più di ieri sono osservatrici privilegiate che hanno suscitato consensi. Non è la prima volta. Nella Sardegna statica, rispetto - per esempio - al maschilismo politico inconcludente di Cagliari, Sassari sembra più in sintonia col femminile, femminismo più protagonista che rivendicativo. Nelle professioni e in politica.
 Dopo la stagione di Anna Sanna sindaco, alla guida della Provincia c’è un’imprenditrice, Alessandra Giudici, ex leader dell’Apisarda, studi e master tra Italia e States. A Palazzo Sciuti assessore all’Istruzione è un’insegnante, Laura Paoni. In municipio presidente del Consiglio è l’avvocato Monica Spanedda. Assessore alle Finanze l’ex presidente dell’Ersu Angela Mameli, anche lei donna di Legge. Ridimensionato il maschilismo? No, ma qualcosa si muove.
 Chi sono queste innovatrici? Intanto laureate e tutte 110 e lode. Cecilia Sechi ha imprinting emiliano. Dopo la maturità al classico “Domenico Azuni” (quello di Togliatti e Segni, di Berlinguer e Cossiga) nel 1984 si laurea a Parma in Servizio sociale. Tesi isolana: “Ipotesi di prevenzione della talassemia in Sardegna”. Gli studi all’ombra della Certosa sono utili (“ho capito il valore dell’organizzazione, della pubblica amministrazione efficiente, delle regole non dei favori sociali”). Quattro anni dopo (“da adulta”) laurea in Pedagogia a Sassari. Tesi: “L’inserimento sociale e scolastico dei minori stranieri in Sardegna”. Sarà (ed è) questo il campo d’azione: volontariato a tutti i livelli, vita tra gli svantaggiati, fra chi ha il diritto di avere aiuto reale. Comincia a lavorare a Nughedu san Nicolò e Bonnanaro, Portotorres, Osilo, Borore. Nel 1997 inizia la collaborazione con Aree, l’Associazione regionale età evolutiva di Cagliari creata negli anni ’50 da Maria Serra. Nasce una rivista, coinvolge l’Ordine dei giornalisti e l’Associazione della stampa, i tribunali per i minori. Firme di prestigio, Giovanna Allegri e Stefano Carta, Ettore Angioni e Giovanni Bollea, Grazia Corradini e Federico Palomba. Rivista con mille abbonati, punto di riferimento nazionale. La redazione è nel rione Rizzeddu, fra 85 persone assistite e seguite, falegnameria e ceramica, giardinaggio e grafica, nel laboratorio di espressività c’è Fiorella Casabona a coordinare tutti, volti sorridenti. La legge di Livia Turco del 2000 consente di lavorare bene. Arriva dopo quelle dell’Ottocento di Francesco Crispi. Tra gli 85 ci sono residenti e semiresidenti. Il servizio alla persona funziona. Il giornale è fatto bene, assistente di redazione Salvatore Frau. Qui hanno rilegato 20 mila volumi del 1500 della biblioteca universitaria, hanno rifatto le dorsature. Il centro lo chiamano “Gesù Nazareno” e la sigla sociale è “GeNa”. Con la Sechi regista. Oggi si dovrà occupare di servizi sociali per tutta la città con incarichi di docenza all’Università. Soddisfatta? “Dobbiamo saper intercettare tutte quelle forme di solidarietà che vengono anche da competenze acquisite sul campo, non formalizzate ma utili”.
 Eccola la “città viva” ma “nascosta” di cui parla Antonietta Duce. Nasce in via Decimario, zona Duomo, il padre Giuseppe era stato segretario comunale, la madre Egidia Florenzano funzionaria del Genio civile. Prima di tre fratelli frequenta anche lei l’Azuni, si laurea con una tesi di Filosofia teoretica (relatore Antonio Capizzi) sui manoscritti del ’44 di Carlo Marx e i suoi rapporti con Louis Althusser. Insegna allo scientifico di Castelsardo, poi alle Magistrali di Sassari oggi diventato liceo linguistico internazionale a opzione spagnola. Sposa Sandro Ruju, saggista fra i più attenti osservatori della industralizzazione in Sardegna, ha una figlia, Simonetta, laurea in Lettere a Firenze, diventata esperta di organizzazione musicale e teatrale. Duce che dovrà guidare la “Cultura” della nuova amministrazione, è circondata da altre donne: Maria Rita Pitzolo per lo sport, Mariangela Valentini allo spettacolo. Dice: “oggi a Sassari nelle inziative culturali si assiste a molti doppioni con idee spesso conflittuali. È evidente che va favorito il pluralismo in tutte le forme possibili ma è necessaria una regìa unica. E poi molte attività devono uscire dal sommerso, diventare visibili per far capire il dinamismo cittadino. Dobbiamo far sapere che il decoro urbano è fondamentale, con strade pulite e ordinate, con una città amata da chi ci è nato, la vive e la abita. Credo che vada bandita la trascuratezza. Tutto ciò si può fare con una riorganizzazione civile del centro storico e delle periferie”. Ottimista? “La cultura ha rivitalizzato molte città, penso alle stagioni felici di Roma, Bologna, Mantova, Ferrara. Anche Sassari può decollare, le intelligenze ci sono”.
 Intelligenze con le “effervescenze” che a Sassari descrive Antonietta Mazzette. E che si tramutano invece per Giuliana Altea in “insofferenze promettenti”. Cioè? Altea: “La nostra è una città anomala, fornisce leader di primo livello alla politica nazionale anche se poco hanno dato a Sassari. Oggi si avverte una sorta di disagio che però fa ben sperare perché si nota una voglia diffusa di reagire allo status quo”. Fermiamoci al mondo dell’arte quello più congeniale ad Altea. “Faticosamente, a Sassari come in Sardegna, si sta formando un sistema dell’arte che in passato non c’era. Ci sono canali di comunicazione, una classe critica, molte mostre anche se l’allargamento della base dei produttori non sempre è direttamente proporzionale alle competenze manifestate. Molti contemporanei dovrebbero manifestare più contatti col proprio tempo”. Quali artisti oggi in Sardegna? Alcuni fra i tanti nomi sul taccuino: Maria Lai e Rosanna Rossi. E ancora: Greta Frau, Pastorello, Giulia Sale, Leonardo Boscani, Pietrolio, Igino Panzino, Pinuccia Marras.
 Un curriculum di tutto rispetto. Altea nasce a Sassari in via Porcellana, famiglia piccolo borghese. Il padre Antonio funzionario Inps, mamma Giovanna insegnante. Liceo Azuni, laurea in Lettere a Cagliari, tesi col grande Salvatore Naitza, lode e dignità di stampa. È l’arte contemporanea la sua grande passione e la corteggia con le competenze giuste (da poco ha vinto un concorso per associato bandito dall’Università di Cagliari). Master of Arts in Museum and Gallery Management alla City University di Londra, corsi di perfezionamento in archeologia e storia dell’arte a Cagliari, oltre cento pubblicazioni, con Marco Magnani curatrice di mostre di successo in Sardegna e nella penisola, la prima è del 1987 a Sassari su Stanis Dessy, poi Nino Siglienti, e ancora Giuseppe Biasi, poi (con Antonello Cuccu) Irene Kowaliska, e ancora Vincenzo Marini, Eugenio Tavolara, Mauro Manca. Nel 2003 “Il racconto delle forme” con lo stilista Antonio Marras. Vive tra mostre, Italia ed estero. Pochi giorni fa era a Venezia, alla Biennale. Giudizio: “Più ordinata delle ultime edizioni ma priva di emozioni”. E Sassari? “Ripeto. È una città intellettuale ma non si ama, forse è nel suo Dna dissacratorio. Questo è un guaio: se non hai fiducia in te stesso come puoi sperare che te la diano gli altri? Ma l’insofferenza di oggi è positiva, è un seme, prima o poi darà i frutti”.
 Antonietta Mazzette si sente “sarda senza radici” con motivazione: “In Sardegna sono sarda, a Milano lombarda, a New York americana”. Nata a Orune, il padre (Giovanni) di Ollolai, il nonno materno (Antonio Medde, dei Rànchidos) di Oliena ma falegname “finito a Marreri”, dice di aver fatto “un percorso per fratture e per abbandoni di vite precedenti ma sempre legata a un filo conduttore materno”. A Ittiri le elementari, poi le magistrali a Sassari (“ma volevo fare il capitano di lungo corso”). Si laurea in Lettere, tesi sul sottosviluppo con Marcello Lelli, lode, menzione speciale, poi vita universitaria. Oggi è ordinario di Sociologia urbana e del Territorio, una delle 17 in Italia. Coordina il master sul “Turismo urbano” alla Cattolica di Milano dove fa parte del comitato scientifico del “Centro per lo studio della moda e della produzione culturale”. Ha approfondito i temi della “insicurezza e paura urbana aggravati dopo le Torri Gemelle” con l’antenna rivolta ai “fattori di attrazione e rivitalizzazizone urbana”. Studia il turismo e tutto ciò che gli è conseguente: “la cultura del viaggio” e gli “stravolgimenti dei luoghi oltre che delle risorse ambientali”. Scruta i consumi: “Dagli anni ’80 in poi hanno redistribuito le funzioni urbane in un territorio sempre più vasto. Anche a Sassari”. A settembre uscirà “La criminalità in Sardegna, reati, autori e incidenza sul territorio”. Oltre venti testi. È del 1997 “La città immaginaria, Sassari nelle esperienze dei suoi abitanti”. Per Franco Angeli - con Giancarlo Rovati, Università di Genova - è uscito “La protesta dei “forti”, Leghe del Nord e Partito sardo d’azione”. Nell’ultimo (”Effervescenze urbane, quartieri creativi a Milano, Genova e Sassari”) analizza la Sassari di oggi con Laura Bovone e Rovati. Conclude: “Per chi ha privilegi Sassari è città abbastanza agevole. La mia facoltà è sesta in graduatoria in Italia. Nel centro storico ritrovo una vitalità di imprenditori stranieri e sardi. Vedo nuove sartorie etniche, orafi, senegalesi e cinesi con le loro tradizioni, sembra vogliano esibire una cultura a lungo sopita. Ma sono effervescenze non inserite in una programmazione”.
 Che fare, allora? “Ripopolato il centro storico, le effervescenze oggi sopite esploderanno. E Sassari - forse - amerà più se stessa”.
 
 
 
 
5 – Corriere della Sera
REFERENDUM
Dal voto di Milano un aiuto alla ricerca
In un mondo che evolve grazie al sapere scientifico, da noi, la scienza continua a fare paura come nel Medioevo. Abbiamo meno scienziati, troppo poche università nelle prime 200 al mondo, meno premi Nobel di tutti (quasi nessuno, dal dopoguerra, che abbia fatto la sua carriera in Italia). Ma a Milano la gente ha votato, più che nel resto d'Italia. E forse non è un caso che Milano abbia più ricercatori, più laboratori, più imprese (chimica e biotecnologie) del resto d'Italia. C'è più cultura (scientifica) a Milano. Ora Milano è un po' più vicina a Londra e a Washington, dove i politici, per fare le leggi, sentono gli scienziati. E la scienza, tante volte, aiuta. E poteva essere così anche per il referendum, solo che in Italia ci fosse stata più cultura e più scienziati bravi a divulgarla. Un esempio: uomo in potenza è «essere - già - uomo» o «non essere - ancora - uomo»? Con la filosofia non se ne esce, e lo si è visto bene. La scienza con tutti i suoi limiti almeno ha dei dati. E sono sempre di più ogni giorno che passa. Per esserci qualche speranza che «l'uomo - in- potenza» sia davvero un giorno un uomo (o una donna) serve che l'embrione (blastocisti) si impianti nell'utero della madre e si deve impiantare al momento giusto. E c'è un periodo molto breve, per la blastocisti, per impiantarsi, se non succede in quel momento lì, addio bambino. Ricercatori di Scripps Research Institute in California e dell'Università di Tokyo hanno scoperto le basi molecolari dell'impianto dell'embrione (il lavoro è stato pubblicato su Nature ). Succede che un piccolo lipide, chiamiamolo LPA, si infila nel suo recettore sulla membrana delle cellule che rivestono le pareti interne dell'utero. Proprio come una chiave che si infila nella serratura. Il legame di LPA con il suo recettore - la serratura, chiamiamola LPA3 - attiva un enzima, che forma «prostaglandine». Queste consentono l'impianto dell'embrione. Chi ha un difetto genetico di LPA3 non lega il piccolo lipide. La serratura non si adatta più alla chiave e così il miracolo dell'impianto nell'utero non avviene. Gli embrioni di chi ha un difetto così si perderanno. Ma allora non è detto che essere uomo (o donna) in potenza per forza sia «essere - già - uomo»? Proprio così. Dipende dall'integrità di un sistema di cui oggi conosciamo qualcosa di più e che domani potremmo contribuire a riparare se c'è un difetto. Con il lavoro di Nature gli scienziati hanno fatto un passo avanti che apre uno scenario nuovo, per tutti, o per lo meno per chi ha il desiderio di informarsi con un po' di umiltà, e senza posizioni preconcette, e senza dimenticare la nostra storia.
Chissà che dopo il referendum ci sia qualcuno di più, anche a Milano, disposto a «studiare approfonditamente ogni tema e avere la sapienza delle distinzioni»? (lo ha detto il cardinale Martini).
Giuseppe Remuzzi
 
 

 
6 – La Repubblica
Affari & Finanza
Bricks, la via europea alle biblioteche digitali


STEFANO CARLI
Dire che è «la risposta europea a Google» è vero solo in parte. Perché Brcks, il progetto europeo di «digital libraries» è, nelle sue ambizioni, molto di più. Google Print mette a disposizione degli utenti della Rete un primo blocco di libri digitalizzati. Bricks vuole invece mettere in Rete le grandi istituzioni culturali del Vecchio Continente. «Sarà come poter entrare attraverso Internet nella Staatsbibliotek di Vienna, o nella Biblioteca degli Uffizi o nell’Archivio Segreto Vaticano spiega Benedetto Benedetti, docente della Scuola Normale Superiore di Pisa, che è uno dei ‘padri’ del progetto Si avrà accesso ai cataloghi, si potranno fare ricerche bibliografiche e anche avere accesso ai testi. Che non è il vero punto di forza di Bricks: Google dà accesso ad un testo. Bricks vuol dare accesso a risorse».
Bricks è uno dei grandi progetti europei sulle applicazioni del digitale. E poiché si parla di libri, di cultura, di biblioteche e di musei, è anche ovvio che sia un progetto molto italiano, visto la parte che l’Italia detiene del patrimonio culturale mondiale. Ma stavolta la presenza italiana non è solo negli ‘oggetti’ della ricerca, ma anche nella parte tecnologica. Il coordinatore del consorzio, che l’Ue ha dotato di un finanziamento di 6 milioni di euro, è l’italiana Engineering, che organizza il lavoro di partner che vanno dal Cern di Ginevra al tedesco Fraunhofer Institut, università come Sheffield, Vienna Firenze e Atene, e che hanno coinvolto anche istituzioni ‘extracomunitarie’ come l’Heritage di San Pietroburgo e il Politecnico di Losanna.
Bricks è uno dei progetti che nascono a partire da S3, la strategia messa a punto dall’Unione per arrivare a definire standard europei nei principali settori tecnologici e per concentrare su obiettivi comuni e strategici le risorse che i singoli Stati investono nella ricerca. Non a caso dietro all’architettura software di Bricks c’è un altro progetto europeo che si chiama Diligent e riguarda il Grid. Diligent è uno spin off di un altro progetto, Egee, European Grid for eScience, guidato dal Cern per sviluppare reti di computr che possano offrire potenze di calcolo infinitamente più grandi di quelle offerte dai server più potenti ma a costi molto più contenuti. Diligent, che ha anch’esso Enginerering come principale partner industriale, parte dai risultati di Egee per creare una infrastruttura Grid che connetta 7 mila computer dislocati in 77 università europee. Una enorme potenza di calcolo a disposizione di ogni ente di ricerca collegato ma anche la base di una comunità virtuale di ricerca di dimensioni continentali. Sarà dunque il Grid di Diligent a rendere possibili le ricerche che si potranno compiere sulla mega bilblioteca virtuale europea di Bricks.
Bricks è una sigla che sta per Building Resources for Integrated Cultural Knowledge Services ma è anche una parola che vuol dire mattoni. «Non pensavamo agli edifici quando abbiamo scelto il nome ricorda ancora Benedetti piuttosto ai mattoncini del Lego: pezzi diversi con cui immaginare forme più complesse». Bricks è in sostanza un sistema di interconnessioni. Si fa una domanda, e a rispondere non è una entità terza, ma le istituzioni culturali depositarie di quel tipo di conoscenze. «E’ come avere a disposizione i capi bibliotecari delle principali biblioteche europee», sintetizza Benedetti.
E questa è la principale differenza con Google Print. Google si limita a mettere in rete libri digitali (non testi web ma proprio i libri stampati, come dei Pdf) di cinque biblioteche. Quatto statunitensi: tre universitarie (Michigan, Harward, Stanford) più la New york Public Library. Una britannica, quella dell’università di Oxford. Inoltre il potente motore di ricerca di Google pesca dalla rete qualsiasi altra versione digitale del titolo che si sta cercando. Ma soprattutto in quest’ultimo caso la ricerca segue i soliti criteri statistici del motore di ricerca (i link più visitati) senza nessuna garanzia rispetto alla qualità di versioni e traduzioni: trova quello che c’è in Rete e nella Rete, come si sa, c’è di tutto. Bricks vuole invece essere uno strumento molto più sofisticato.
In estrema sintesi è un middleware in grado di omogeneizzare («brickseggiare» dicono già gli addetti ai lavori) i sistemi informativi già in uso da parte di biblioteche, musei e istituzioni culturali e di ricerca collegate. Uno standard in grado di creare un sistema di accesso unificato ma anche di far parlare tra di loro i diversi database.
«Oggi infatti ogni biblioteca usa non solo una sua tecnologia, ma anche un suo sistema di catalogazione spiega Francesco Saverio Nucci, responsabile dei progetti di ricerca europei di Engineering E poi, mentre Google permette la semplice ricerca su testi digitali, Bricks consente di gestire e sviluppare servizi specifici. Inoltre il sistema utilizza servizi e funzionalità innovative che permettono la ricerca semantica, sistemi di navigazione avanzate ed infine la gestione dei diritti e della sicurezza attraverso le modalità di Drm, Digital Right Managemnt. Anzi, quella di sviluppare un ambiente sicuro e legalmente affidabile è una priorità fondamentale».
Siamo, come si vede, all’opposto della logica usata da Google e che ha scatenato polemiche a non finire perché rischia di tagliare fette importanti del business dell’editoria rendendo di fatto disponibili in modo gratuito libri attualmente in commercio.
Anzi, Bricks prevede anche un sistema di accesso a pagamento ai livelli più complessi di servizi. Quando il sistema sarà finito, cioè circa tra tre anni, proporrà sia un livello iniziale aperto a tutti gli utenti gratuitamente, per permettere dei «tour di visita» (per esempio ai cataloghi di biblioteche e musei) sia un livello a pagamento: per esempio quando le domande riguarderanno particolari lavori sulle fonti testuali o magari l’accesso ad opere particolari: manoscritti, incunaboli, quadri. «Bricks deve essere in grado di adattarsi alle regole scelte dalle singole istituzioni proprietarie delle opere e dei database. Google, per dire, si limita a portare l’utente nel sito del museo. Bricks lo farà accedere a quel museo. E se il museo richiede un pagamento di ingresso, Bricks deve essere in grado di gestire anche la ‘biglietteria virtuale’ spiega Benedetti Bricks è insomma un progetto di mercato. Deve produrre utili e permettere alle istituzioni collegate di produrne a loro volta».
Sono quindi le istituzioni a decidere cosa è libero e cosa a pagamento. L’Archivio Segreto Vaticano sta digitalizzando tutti i suoi indici e poi deciderà quali limiti porre all’accesso. Lo stesso farà l’Istituto Nazionale del Rinascimento di Firenze quando avrà finito di digitalizzare i suoi testi.
Ma Bricks ha anche un’ulteriore funzionalità che riguarda altre tipologie di utenti. «Il sistema permetterà infatti di organizzare secondo il suo standard anche i documenti creati o messi in rete da altri utenti spiega Nucci Non bisogna pensare solo alle biblioteche e ai musei, ma anche a grandi banche dati di tipo scientifico, come per esempio la banca dati dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea. E lo stesso vale per i documenti che singoli ricercatori vogliano mettere in rete. Bricks è insomma anche un sistema di condivisione di documenti con sui si possono creare biblioteche temporanee virtuali, per esempio in occasione di convegni».
 
Dal momento dell’uscita ufficiale, lo scorso venerdì 27 maggio, Goggle Print ha scatenato critiche e proteste. Ha iniziato l’American University Press Association: sono editori che non fanno certo i loro ricavi con best sellers dalle grandi tirature ma con edizioni accademiche e si sentono minacciati dalla possibilità che gli studenti possano trovare gratis sul web testi e dispense. Da questa parte dell’Atlantico la protesta è subito scattata in Francia, non tanto per questioni di diritto d’autore e di editore quanto per paura di un ennesimo rischio colonizzazione dell’Europa da parte del mondo anglosassone, visto che i testi che Google mette in rete sono tutti in inglese. Ma la prova del fuoco di tutta questa vicenda sarà nel vedere se Google rispetterà quanto promesso agli editori di cui chiede la collaborazione: ossia che i libri che verranno messi ‘online’ saranno solo versioni parziali e incomplete. In più Google stesso si occuperà, nel caso, della digitalizzazione dei testi e di curare il rinvio a siti di ecommerce. Infine, offre agli editori una quota della pubblicità online attivata sulle pagine web che contengono i loro titoli.
 
 
 
8 – Marketpress.info
 SCIENZE MFN INAUGURA LA BIBLIOTECA RICEVUTA IN DONO DALLA SOLVAY SOLEXIS
 Alessandria,  Il prof. Paolo Garbarino, Magnifico Rettore dell’Ateneo Amedeo Avogadro, ha espresso “grande soddisfazione per l’importante iniziativa, che testimonia le concrete sinergie fra Ateneo e realtà industriale dell’area, nel percorso costante di valorizzazione culturale delle risorse umane del territorio alessandrino”. Si è svolta nei locali della Biblioteca della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali in Via Bellini 25/G ad Alessandria, la cerimonia ufficiale di inaugurazione della sezione destinata ad ospitare i volumi della Biblioteca Storica di Chimica donati dalla Solvay Solexis, società attiva nel settore dei fluoropolimeri.. Oltre al Rettore Paolo Garbarino, fa gli onori di casa il Preside di Scienze Mfn prof. Leonardo Castellani e per la Solvay Solexis Luigi Guarracino, direttore dello stabilimento di Spinetta Marengo. “L’importante donazione contribuisce all’ampliamento previsto per la nostra Biblioteca che, con il completamento dei lavori del Lotto A raggiungerà l’estensione di un chilometro lineare di volumi e riviste – dichiara il Preside Castellani –. Dopo un primo esame dei volumi donati dalla Solvay Solexis -continua- abbiamo ritenuto primario giungere ad una sistemazione “parziale”, per consentire ai nostri studenti e ricercatori di accedere fin da subito ad un importantissimo patrimonio di testi soprattutto di chimica organica, raccolti in cinquant’anni di attività del Centro Ricerche e Sviluppo di Bollate: si tratta di uno storico che resta tuttora fondamentale per la ricerca e che va ad arricchire la nostra sala consultazione”. Nella sezione inaugurata i volumi catalogati hanno trovato sistemazione su 80 metri lineari di scaffali. La catalogazione e la consultabilità dei nuovi testi contribuiscono da subito, ad aumentare l’estensione totale della Biblioteca di Scienze Mfn, con i 4000 volumi donati, cui si affiancano oltre 550 titoli di riviste e periodici vari, con intere annate che documentano i progressi e gli studi innovativi della chimica. La stessa soddisfazione espressa dai rappresentanti dell’Ateneo viene manifestata da da Luigi Guarracino, direttore dello stabilimento di Spinetta Marengo , che sottolinea come “la volontà di donare il patrimonio della biblioteca Solvay Solexis alla Facoltà di Scienze Mfn dell’Università Avogadro, si colloca nel contesto di una collaborazione continuativa con le realtà istituzionale e sociali del territorio delle sedi della nostra società. La sinergia con l’Università di Alessandria è attiva già da tempo, ed è uno dei motivi di crescita delle nostre attività che puntano sull’innovazione come elemento di sviluppo, partendo proprio dalla valorizzazione del contesto produttivo locale. Claudio Loponte, responsabile della biblioteca, sintetizza una descrizione dei principali volumi, e delle riviste raccolte in questi anni nel centro di Bollate, che definisce un vero e proprio patrimonio storico della cultura tecnico-scientifica italiana. Ha avuto luogo anche una tavola rotonda sul tema: “Università Ricerca Industria. L’innovazione è l’anello di congiunzione fra mondo universitario e realtà produttive”, cui hanno partecipato: il Magnifico Rettore Paolo Garbarino, il Preside Leonardo Castellani, il Delegato alla Ricerca dell’ Ateneo Prof. Fabio Gastaldi, il Prof. Giuseppe Resnati del Dipartimento Natta del Politecnico di Milano, il Presidente dell’Unione Industriali di Alessandria Piero Martinotti, Gianluca Fusco neo Vice Direttore di Federchimica, Giuseppe Malinverno Public Affairs Manager del Gruppo Solvay di Bruxelles, Giulio Tommasi Direttore Ricerca e Tecnologia della Solvay Solexis, Carlo Latorre Direttore della rivista “Materie Plastiche ed elastometri” (il cui n° 1, risalente al 1935è compreso fra i periodici della biblioteca) e le autorità dell’Alessandrino, con la moderazione di Fabio Novelli della comunicazione Solvay Italia. A conclusione della tavola rotonda, nei locali della biblioteca, al primo piano della Facoltà di Scienze Mfn, si è tenuta l’inaugurazione ufficiale con il taglio del nastro. Solvay Solexis, coglie anche l’occasione per offrire in dono alla Facoltà di Scienze Mfn una serie di fotografie storiche di inizio Xx secolo, che ritraggono i partecipanti ai diciannove convegni mondiali di fisica e chimica organizzati per espressa volontà del fondatore Ernest Solvay: “si tratta di un dono che assume un significato emozionante in questo 2005, che è l’anno mondiale della Fisica – commenta il Preside Castellani – le immagini del secolo scorso saranno un trait d’union particolare e personale tra i nostri studenti e docenti, e i grandi nomi della Fisica che parteciparono ai convegni, come documenta il ritratto di Albert Einstein alla riunione del 1911.
 
 
 

Questionnaire and social

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