Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 June 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
Castello. Ieri l'inaugurazione e la visita nei sotterranei del bastione di Saint Remy
Ecco l'antica Porta dei Leoni restaurata
Un tuffo nella storia di Cagliari, che parte dal restauro della Porta dei Leoni per inoltrarsi nelle viscere sotterranee che attraversano la terrazza del Bastione di Saint Remy per affacciarsi nella passeggiata coperta. L'occasione si è presentata ieri mattina con l'inaugurazione della rinnovata Porta dei Leoni. Un lavoro proposto e portato a termine grazie al Lions Club Cagliari Host, che s'inserisce nel più ampio progetto di restauro dei bastioni di Castello. «Un piccolo intervento a favore della città, dopo la restaurazione di varie lapidi, avvenuta dal '91 in poi ? dice Giorgio Del Rio, presidente del Lions Club Cagliari Host ? che si è concretizzata in tempi brevi. Il rifacimento è costato 15 mila euro». Il risultato è sotto gli occhi di tutti. «Il portico, le pietre, e i due leoni appaiono nel loro originario colore bianco, e sono protetti da una patina anti graffiti. Con il buio saranno valorizzati grazie a due fari collegati all'illuminazione pubblica ? continua Giorgio Del Rio - Un restauro che per noi Lions ha un valore simbolico perché riguarda due teste di leone». Un intervento a tempo di record. «Venti giorni di lavoro ? spiega Mario Usai, responsabile del Centro del Restauro ? per limitare i disagi alla cittadinanza». Un modo per manifestare il senso di appartenenza alla città. «Gli interventi dei privati sono fondamentali ? ha detto il sindaco Emilio Floris ? e utili anche all'attività dell'Amministrazione». Presente anche l'assessore ai lavori pubblici Raffalele Lorrai. Dopo l'inaugurazione è stata aperta la porta in legno precedente a quella dei Leoni, sede degli ex combattenti prima, e di Vivicastello poi, per una visita agli scavi. «La prima stanza era una cannoniera del ?600, alle cui spalle c'era la strada "degli impiccati", dove si trovava probabilmente una forca ? spiega la responsabile della direzione scientifica della Soprintendenza, Donatella Mureddu, che in questi scavi, collabora con l'Amministrazione e il Dipartimento di Scienze archeologiche dell'Università ? in questi ambienti sono presenti tre periodo storici, testimoniati da reperti romani, fenici e punici. Stamattina sono venuti alla luce frammenti di ceramica attica risalenti alla seconda metà del IV secolo a. C.».
Giulia Marcias
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 24 – Sulcis
Carbonia Gli archeologi tornano sul pianoro di Monte Sirai
Gli archeologi sono tornati a scavare a Monte Sirai. Da ieri armati di piccozze e pennelli cercheranno di strappare altri preziosi segreti alle rovine della cittadella fenicio punica di tremila anni fa. Fino al trenta luglio, guidati dal professor Piero Bartoloni, archeologi e studenti di diverse Università italiane e straniere lavoreranno fianco a fianco e sotto il sole in alcuni cantieri. La campagna organizzata dall'Università di Sassari con il Consiglio nazionale delle ricerche e la Soprintendenza archeologica di Cagliari partirà dalla necropoli di Monte Sirai e dal nuraghe omonimo. Un altro cantiere servirà per approfondire l'esplorazione del cronicario a Sant'Antioco. La novità più importante è che dopo decenni di assenza gli archeologici torneranno a Sirimagus. Nel sito tra le colline dietro Carbonia, in cui si pensa esistesse il tempio di un oracolo, gli archeologi compiranno nuovi saggi. Serviranno a conoscere meglio la storia del luogo avvolto da leggende popolari. (m. v.)
 
 
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 16 – Cagliari
Nuovo farmaco contro l’epatite C
Venerdì, alle 10,30, nell’aula magna del Rettorato, in via Università 40, il Prof. Paolo La Colla e Jean Pierre Somadossi terranno una conferenza sugli ultimi risultati della sperimentazione clinica di un nuovo farmaco per il virus dell’epatite C.
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Olbia
IL DIBATTITO 
Pigliaru: aumentare il numero dei laureati
 
 OLBIA. Alla Cgil che rimette all’attenzione della Gallura l’istituzione di una sua università, l’ospite più importante della giornata, l’assessore regionale alla Programmazione Francesco Pigliaru, risponde che è «possibile discuterne, ma senza dimenticare che per i giovani galluresi è importante studiare, aumentare la percentuale di laureati». Perché, spiega Pigliaru, l’economia sarda, che è agganciata a quella italiana in recessione, può salvarsi con «l’innovazione e la ricerca». E infatti la giunta sta valutando la possibilità di rivedere le leggi di incentivazione alle imprese, «per verificare che cosa hanno prodotto veramente», e di rivoluzionare i metodi con cui sono stati spesi i fondi europei, che hanno «generato modifiche irrilevanti». Altro passaggio, la “spedizione” di tremila giovani sardi all’estero per studiare e tornare nell’isola con le necessarie competenze. Ma Pigliaru, economista, ha anche sottolineato l’importanza, per alcuni settori come il sughero e il granito, di «dare vita ai consorzi, l’unico modo per essere competitivi nel mercato mondiale».
 
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 42 - Cultura e Spettacoli
Rete, è tempo di cittadinanza 
Derrick De Kerchove a «Mondi attivi» disegna il futuro di Internet
Cagliari, studiosi a convegno per discutere degli scenari futuri costruiti dalle tecnologie digitali 
ANDREA MASSIDDA
 CAGLIARI. Un giorno non troppo lontano la sinergia tra Internet e soggetti virtuali ci garantirà anche l’immortalità. Elettronica, s’intende. Tanto che un nostro perfetto alter-ego capace di sopravviverci in un mondo simulato potrà raccontare ai posteri come la pensavamo, ad esempio, sulla guerra in Iraq o sulla fecondazione assistita. Visioni di un futuro che si avvicina a passi veloci. E che si mescola già con il presente quando l’argomento in questione è la “cittadinanza digitale”, che poi significa dare la possibilità a ogni individuo di intervenire nel processo politico e sociale grazie all’uso delle tecnologie di comunicazione. Ma si fa presto a dire “democrazia elettronica”. Non basta aprire sportelli virtuali se poi non s’insegna ai cittadini come usarli correttamente. Lo sostiene da sempre anche il professor Derrick de Kerckhove, canadese, sessant’anni portati alla grande, allievo ed erede del leggendario Marshall McLuhan e attualmente massimo esperto al mondo sulle modificazioni antropologiche determinate dalla tecnologia. «Bisogna puntare il più possibile sull’alfabetizzazione telematica e fornire ovunque la fruibilità veloce del web», ha spiegato ieri mattina a Cagliari intervenendo al convegno «Mondiattivi.event», organizzato da Scigroup per fare il punto sulla società dell’informazione e presentare un software che in Internet coniuga la realtà virtuale di spazi tridimensionali con la chat e la comunicazione audio.
 «La storia di Internet è in fondo la storia di comunità che tentano di autogenerarsi dando poi vita a forme di cittadinanza esistenti solo grazie alla tecnologia - ha continuato de Kerckhove -. Inizialmente si è partiti con le chat-line e con i forum, poi è arrivato il momento dei mondi tridimensionali, poi ancora dei blog, e infine dei social software e dei social bookmarking». Parole ancora comprensibili solo da un pubblico esperto, ma che presto diventeranno di uso comune. Anche perché, come sostiene da tempo de Kerckhove, stanno cambiando radicalmente il nostro modo di rapportarci alla conoscenza. «Se è vero che la tecnologia non è altro che l’estensione dei nostri arti e, nel caso di Internet, della nostra memoria, ora stiamo passando dall’epoca della “memoria e dell’intelligenza individuale” a quella della “memoria e dell’intelligenza collettiva” - ha continuato il professore canadese -. In pratica, ognuno nel web può mettere a disposizione di tutti una risposta che arriva dal basso e non più dagli esperti».
 Per de Kerckhove si tratta di una condizione unica nella storia dell’umanità, di un momento rivoluzionario nel quale «la cultura di massa sta via via cedendo il passo alla cultura della Rete, che, - al contrario della prima - ha molto più rispetto per l’utente». L’esempio portato è quello di “Wikipedia”, ovvero un compendio aperto a ogni contributo che cerca di raccogliere ed esporre online tutto lo scibile umano. Un’enciclopedia, insomma, nel quale ogni individuo connesso cerca e offre informazioni sui più svariati argomenti. «Una meravigliosa enciclopedia dal basso», ha sintetizzato de Kerckhove.
 Tra gli interventi del convegno, coordinato da Carlo Infante, docente universitario di Performing Media, anche quelli di Silvano Tagliagambe (docente di Epistemologia alla facoltà di Architettura di Alghero), Arnaldo Cecchini (docente di Analisi dei Sistemi Urbani e Territoriali alla facoltà di Architettura di Alghero), Massimo Canevacci (docente di Antropologia Culturale all’Università di Roma), Stefano Poeta (direttore del Centro studi per il turismo e lo sviluppo del territorio di Assisi) e di Paolo Subioli, esperto di cittadinanza digitale per Atenea/Censis.
 Subioli, in particolare, ha affrontato l’argomento «La seconda fase dell’e-government», chiarendo che ora come ora, cioè una volta assimilate le potenzialità e i concetti fondamentali della Rete, è arrivato il momento di passare allo sviluppo dei servizi infrastrutturali locali, alla diffusione di questi servizi ai cittadini e alle imprese e così via. «La sensazione è che la pubblica amministrazione stia faticosamente cercando di stare al passo con i tempi», ha detto Subioli. Tuttavia il percorso verso la cittadinanza elettronica appare obbligato. «Si può dire che stabilire rapporti digitali con la pubblica amministrazione sia un nuovo diritto», ha continuato l’esperto. Ma come potrebbero essere questi ambienti virtuali che ci consentiranno di interagire con i gli impiegati pubblici senza muoverci fisicamente da casa? Un esempio - di cui nel convegno sono state illustrate le possibili applicazioni - è appunto “Mondi Attivi”.
 Immaginate di trovarvi in una città tridimensionale sospesa nel Web. Ci sono le strade, i parchi, le abitazioni, i negozi, gli uffici. E ci siete voi (rappresentati da un vostro alter ego elettronico: l’avatar) che interagite con migliaia di altri “avatar”. Fate di tutto: chiacchierate, comprate, vi riunite con i colleghi, incontrate clienti, andate a lezione, chiudete affari. Un mondo identico a quello reale che aspetta solo di essere popolato.
 
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Fatto del giorno
Guerra aperta per la limba Primo match tra gli esperti 
La commissione di specialisti per lo studio e il monitoraggio comincia i lavori da stamane Via a un nuovo ciclo dopo mesi di polemiche e discussioni che hanno arroventato il dibattito
 PIER GIORGIO PINNA
 CAGLIARI. Limba, si riparte. Oggi primo vertice della commissione fortemente voluta dalla giunta regionale di centrosinistra. In campo le energie e le esperienze di glottologi, antropologi, storici e altri specialisti. Obiettivi dichiarati: verificare lo stato della lingua sarda in tutto il territorio dell’isola con uno specifico monitoraggio e individuare nuovi programmi per la sua tutela.
 Ma anche studiare l’intera questione in termini organici. E, soprattutto, scegliere il tipo di lingua destinato a venire impiegato nei documenti ufficiali della Regione insieme con l’italiano. «L’opportunità e l’urgenza dell’indagine» sono state così sottolineate di recente dall’assessore Elisabetta Pilia (Progetto Sardegna), che non ha dimenticato i riferimenti alla legge nazionale del 1999 che vara di fatto il bilinguismo. Temi che da mesi arroventano il dibattito culturale, e non solo. Dalla fine dello scorso anno rappresentanti di movimenti, esponenti di associazioni, opinionisti ed esperti alimentano le discussioni. Al centro del confronto-scontro, argomenti certo attualissimi e coinvolgenti, ma sicuramente di approccio non semplice. Anche per tutte queste ragioni l’incontro di Cagliari costituisce l’avvio di una lunga serie di appuntamenti. Con ogni probabilità servirà soltanto per una rapida messa a fuoco di larghissimo respiro. Non foss’altro per iniziare a delineare strategie e metodi operativi.
 Nel frattempo sarà dunque opportuno ricordare almeno tre fra le posizioni principali emerse fino a oggi sul problema. Una è mirata soprattutto alla valorizzazione delle differenti varietà linguistiche. La seconda mette sullo stesso piano dell’italiano la «lingua sarda unificata», elaborata e proposta dalla commissione regionale che ha operato sino al 2001: norma scritta mediana che dovrebbe conciliare le varietà più conservative (Baronia di Orosei) con quelle più innovative (Campidani). L’ultima, definita «limba de mesanìa», è stata in qualche modo richiamata dal presidente Renato Soru durante l’ultima manifestazione per il premio Ozieri. Basata sui dialetti del Barigadu e della fascia centrale della Sardegna, richiama il logudorese ma anche gli idiomi del Campidano: «un sistema libero e polinomico nel quale ciascuno possa usare la propria variante locale», è stato definito dai promotori.
 Dopo quella che ha operato negli anni Ottanta e la precedente che ha svolto i suoi lavori nel 2001, la commissione insediata oggi è la terza in ordine di tempo chiamata a sciogliere l’intricato nodo della limba. Ne fanno parte Giulio Angioni, antropologo dell’università di Cagliari; Roberto Bolognesi, docente di Linguistica nell’ateneo di Groninga; lo storico Manlio Brigaglia; Michel Contini, già docente di Geografia fonetica a Grenoble; Diego Corraine, direttore dell’Ufficio linguistico della Provincia nuorese; Giovanni Lupinu, docente di Glottologia della Sardegna nell’ateneo sassarese; Anna Oppo, docente di Sociologia dell’università di Cagliari; Giulio Paulis, che insegna Linguistica sempre nell’ateneo cagliaritano; Maria Teresa Pinna Catte, autrice di testi sulla didattica della limba; e, infine, Mario Puddu, docente di Letteratura all’università di Cagliari.
 
 
 
7 – Corriere della Sera
Il Consiglio di facoltà ha rinnovato la fiducia con 180 voti
Celant confermato a Economia
ROMA. Il professor Attilio Celant è stato confermato preside della Facoltà di Economia e Commercio dell’università «La Sapienza», per il triennio 2005-2008. Il Consiglio di facoltà gli ha rinnovato la fiducia, con una maggioranza di 180 voti su 207 votanti. Negli ultimi anni la sede di via del Castro Laurenziano si è notevolmente ampliata: ha attivato corsi a Latina, Civitavecchia, Pomezia, e all’estero a Buenos Aires, Argentina. Ha inoltre rinnovato le proprie strutture, accrescendo notevolmente l’offerta formativa e ha attuato la riforma dell’ordinamento didattico. Sono numeri importanti quelli del «Sistema economia», di una delle più importanti facoltà della prima università romana. Sono undicimila gli studenti iscritti, e oltre duemila gli immatricolati ogni anno. Trecento i docenti, mille gli insegnamenti distribuiti su undici corsi di Laurea, quattordici corsi di Laurea Magistrale, otto dottorati e una ventina di Master.
 
 
 
8 – Corriere della Sera
Ospiterà docenti e accademici
A Pavia nasce il collegio per gli scienziati dell’ingegneria sismica
La struttura di accoglienza in un palazzo del Seicento concesso dalla Curia in uso per 30 anni
PAVIA - Della didattica si occupa, dal 2000, Rose, la scuola europea di formazione avanzata in riduzione del rischio sismico riconosciuta ente europeo di formazione di eccellenza. Per la ricerca esiste, dal 2003, il Centro europeo di formazione e ricerca di ingegneria sismica, Eucentre (stanotte è arrivata la tavola vibrante più potente in Europa su cui saranno simulate le risposte sismiche delle strutture). Mancava solo un struttura di accoglienza per fare di Pavia una capitale mondiale dell'ingegneria sismica e creare una vera e propria «accademia» internazionale dove studiosi di tutto il mondo ed esperti sui temi della protezione civile possano ritrovarsi a vivere e confrontare ricerche, studi, esperienze. Adesso c'è: il collegio internazionale per la protezione civile «Cardinale Agostino Gaetano Riboldi», istituito su iniziativa dell'Eucentre.
«Pavia sarà un centro strategico per la formazione della classe dirigenziale locale di altri Paesi, in linea con i nuovi orientamenti della Protezione civile che ha allargato oltre i confini nazionali il campo d'intervento», ha commentato Vincenzo Spaziante, vicecapo del dipartimento di Protezione civile (che è tra i fondatori di Eucentre e finanzia il progetto con 4,5 milioni di euro) presentando ieri l'iniziativa. A fare di Pavia un centro di riferimento internazionale ci ha pensato, in questi anni, Gian Michele Calvi, direttore di Rose e Eucentre: gli studenti di master e dottorato della Rose School (53 nel 2004) provengono da tutto il mondo, Sri Lanka compreso, come i docenti. Calvi, inoltre, coordina l'unico progetto di ricerca integrato finanziato dalla Commissione europea per la riduzione del rischio sismico e di frana, il Lessloss, con 44 gruppi di ricerca di 12 Paesi, come pure il nuovo programma di master internazionale di ingegneria sismica e sismologica che parte a settembre, Mees, organizzato da un consorzio internazionale di università e riconosciuto dalla Commissione europea nel programma Erasmus Mundus.
Il collegio internazionale intitolato a Riboldi, per 24 anni vescovo di Pavia a fine '800, avrà sede nel palazzo seicentesco che la Curia Vescovile ha concesso in uso per 30 anni, con la chiesa dei SS. Giacomo e Filippo trasformata in auditorium. «In questo modo - ha detto il vescovo Giovanni Giudici - coltiviamo più opportunità: mantenere la tradizione dei collegi che la chiesa, a Pavia, ha sempre portato avanti, ristrutturare un edificio di pregio, ridare vita a un'area della città ora abbandonata». L’area è nel cuore del centro storico di Pavia. Il collegio darà accoglienza non alla classica tipologia dello studente universitario ma al ricercatore post-laurea o docente che, come capita, può arrivare da lontano e avere la famiglia al seguito: 53 posti in 38 miniappartamenti con cucina. L'inaugurazione a settembre 2006.
Donatella Mele
 
 
 
9 – Corriere della Sera
Tremila brevetti, scienza e industria puntano sulle staminali
Nonostante le questioni etiche e politiche, gli Usa restano protagonisti della ricerca con Gran Bretagna, Giappone, Cina, Corea del Sud
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK - La ricerca genetica e, in particolare, l’uso delle cellule staminali umane, sollevano questioni etiche e religiose che, in Paesi come Stati Uniti e Italia, si traducono in limiti o addirittura divieti alla sperimentazione. La scienza onnipotente spaventa, l’inquietudine per le nuove possibilità di manipolare la vita umana è sempre più diffusa. Ma, a giudicare dal numero di imprese e laboratori che si sono messi a lavorare su questo fronte e dai 3.000 brevetti già registrati, industria e scienziati sembrano convinti che queste paure non freneranno la crescita e che i vincoli politici e amministrativi prima o poi cadranno: quando sarà pronta una medicina efficace contro una malattia oggi incurabile, ci rifiuteremo davvero di utilizzarla perché nella sua sperimentazione sono stati distrutti alcuni embrioni umani?
Quasi ventimila operatori del settore delle biotecnologie provenienti da 62 Paesi in questi giorni affollano Filadelfia, dove è in corso Bio 2005, il summit mondiale delle tecnologie del settore: si discute soprattutto delle potenzialità delle cellule staminali, alle quali sono dedicati ben sei seminari. Oggi la città potrebbe essere paralizzata dalle manifestazioni che verranno inscenate dai contestatori di BioDemocracy. Che però protesteranno - scendendo in piazza vestiti da pomodori - contro la proliferazione degli Ogm, le colture geneticamente modificate, non contro le staminali. Secondo uno studio realizzato da una società di Londra, anticipato ieri dal
Financial Times , negli ultimi cinque anni un quarto dei brevetti registrati a livello mondiale nel campo delle biotecnologie (ben tremila) riguarda le cellule staminali. Oltre agli Stati Uniti, i grandi protagonisti in questo campo sono Giappone, Australia e Gran Bretagna.
Nessuno può dire come sarebbero andate le cose senza il divieto di Bush di finanziare con denaro pubblico la ricerca che utilizza embrioni umani (solo il 15% dei brevetti Usa sulle staminali riguarda cellule embrionali, mentre in Gran Bretagna, dove non ci sono barriere, siamo al 40%). Mentre è certo che ora in questa nuova «corsa all’oro» delle tecnologie avanzate un ruolo di primo piano l’avrà la California che sta attraendo ricercatori da tutta l’America, grazie al referendum col quale il governatore Arnold Schwarzenegger, pur essendo repubblicano e sostenitore di Bush, ha aperto le porte del suo Stato al finanziamento pubblico della ricerca sulle staminali. Seguito a ruota dal governatore del Massachusetts che non può permettersi di lasciare i suoi grandi atenei - dal Mit ad Harvard - in una situazione di grave svantaggio.
Un altro dato che appare evidente è che, referendum o non referendum, l’Italia (che pure ha le sue eccellenze) è tagliata fuori anche da questo settore delle nuove tecnologie: oltre a Usa, Giappone, Australia e Gran Bretagna, i protagonisti, a Filadelfia, sono infatti Cina, Corea del Sud, Brasile, Svezia, Israele. Ci sono anche Germania e Francia, ma con un peso inferiore a quello che la loro storia nel settore chimico-farmaceutico farebbe immaginare. E poi gli indiani, i cui 50 delegati, più che di cellule staminali, parlano dei medicinali generici che le loro industrie sono ormai in grado di produrre a prezzi bassissimi.
Ma a Filadelfia i riflettori sono tutti per i signori del biotech (quelli che producono farmaci che si avvalgono delle tecniche di manipolazione genetica), non le industrie farmaceutiche tradizionali, assediate dai produttori dei Paesi emergenti. Per capire quanto sia veloce l’evoluzione in questo campo, basta confrontare la «convention» in corso in questi giorni con quella che si tenne in questa stessa città della Pennsylvania nel 1996: allora tutte le aziende biotecnologiche americane messe insieme raggiungevano un valore di mercato che sfiorava a malapena quello (80 miliardi di dollari) del primo produttore farmaceutico, la Merck. Nove anni dopo la Merck vale 70 miliardi di dollari, meno della Genentech o della Amgen, i «campioni» delle biotecnologie «made in Usa»: un settore che, complessivamente, vale 330 miliardi di dollari. Nel ’96 queste imprese avevano appena cominciato a vendere i loro prodotti e non sapevano quale sarebbe stato il loro futuro: oggi i medicinali biotecnologici sul mercato sono già 230, mentre altri 55 sono in attesa di essere autorizzati dalle autorità di controllo e 365 sono in avanzata fase di sperimentazione.
Nessuno pensa che la disputa sulle staminali possa interrompere questo trend. Tanto più che, almeno negli Usa, l’opinione pubblica è in larga maggioranza favorevole alla ricerca in questo campo. Al punto che lo stesso Congresso si è ribellato a Bush votando una legge che consente il finanziamento pubblico della ricerca che utilizza embrioni umani congelati negli anni scorsi e risultati in soprannumero. Bush sembra deciso a bloccare comunque la legge (approvata col voto dei democratici e di alcune decine di deputati repubblicani) utilizzando - per la prima volta in cinque anni - il potere di veto riservato alla Casa Bianca.
Ma ancora non è detta l’ultima parola: ieri l’ex governatore di New York Mario Cuomo - democratico e cattolico - dalle pagine del New York Times ha invitato il presidente a prendere atto di rappresentare, in questa circostanza, una posizione fortemente minoritaria e a non porre un veto sulla base di convincimenti religiosi. Gli ha poi proposto di affidare le questioni di ordine etico a una sorta di «Task Force per la Vita e la Legge», un consiglio di esperti come quello creato nello Stato di New York nel 1985 per affrontare problemi come l’eutanasia o le nuove tecniche riproduttive. Anche se è alla ricerca di una «exit strategy», è difficile che Bush segua questo consiglio.
Massimo Gaggi
 
 
 
10 – Corriere della Sera
Il nuovo preside Virgilio Ferrario: «Valorizzare l’immagine della città»
Statale, Medicina punta al rilancio «Più ricerca e studenti dall’estero»
MILANO. Nel suo studio c’è un grande poster di Albert Einstein: «Nella vita conta di più l’immaginazione che la conoscenza». E Virgilio Ferrario, 60 anni, nuovo preside della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi, vi ha aggiunto a mano la famosa frase di Shakespeare, «Ci sono più cose in terra e in cielo di quante non ne concepisca la tua filosofia». Siamo a Città Studi, nella sede del dipartimento di Morfologia Umana diretto da Ferrario, che è docente di Anatomia Umana ma che dieci anni prima di laurearsi in medicina aveva già preso la laurea in ingegneria. Dal Politecnico ha portato un grande interesse per il collegamento tra discipline diverse e una militanza precoce nell’informatica: «Ero uno dei pochissimi che se ne interessavano negli anni ’60, quando i computer erano grandi come mezza stanza». Gli armadi, zeppi di libri di anatomia, sono debitamente forniti di teschi umani, come ci si aspetta, ma quello che non ci si aspetta è un’idea di università che assomiglia molto a quella delle più famose facoltà Usa, da Harvard a Yale: Ferrario crede nel «senso di appartenenza, nell’organizzazione, nell’intelligenza collettiva» e lo afferma nel programma con cui si è presentato alle elezioni che l’hanno visto succedere a Guido Coggi, non più rieleggibile dopo due mandati triennali. Si trova a guidare una macchina e complessa, che schiera oltre 700 docenti tra professori e ricercatori, 5 mila studenti, tre poli universitari (quello a «doppia linea» del Policlinico, il San Paolo, il Sacco) e un’intera galassia di scuole di specializzazione.
Ferrario dice che cosa non vuole essere («Non intendo il ruolo di preside come quello di mediatore tra gruppi di potere») e dice che cosa vuole essere: «Spero di riuscire a continuare la riorganizzazione già iniziata, a fare un censimento delle ricerche in corso, a costruire un servizio di coordinamento per la ricerca trasversale tra le facoltà. Credo che questa facoltà di Medicina sia tra le più importanti in Italia per qualità e quantità della ricerca, ma non è sufficientemente valorizzata e conosciuta. Bisogna rilanciarne l’immagine, a partire dalla città di Milano».
Al centro del progetto, c’è lo sviluppo delle biotecnologie. Una linea che è già partita: con il progetto Milano Sud, con il Centro interuniversitario di Medicina e Bioingegneria, e con altri centri che potranno nascere nei prossimi anni, e di cui c’è già un esempio nel Cerba (Centro Europeo per la Ricerca Biomedica Avanzata). Infine, uno sguardo al mondo: «Vogliamo fare una politica dell’accoglienza, invitando dall’estero studenti, laureati e professori. Per dare un carattere internazionale alla facoltà».
Antonella Cremonese
 
 
 
11 – Marketpress.info
GLI ANALISTI NIELSEN//NETRATINGS COMMENTANO I DATI AUDIWEB RELATIVI AL MESE DI MAGGIO 2005 – UTENZA CASA+UFFICIO
 
Milano, 20 giugno 2005 –  Commento ai dati di Maggio 05 di Alessandra Gaudino (Senior Analyst, Nielsen//netratings) Cresce il tempo speso online a maggio in Italia. Oltre 17,1 milioni di italiani si sono collegati alla rete almeno una volta nel mese da casa o dall’ufficio, praticamente stabile l’utenza rispetto ad aprile. Incrementa invece il tempo che in media ciascun navigatore trascorre sul Web (11 ore e 38 minuti nel mese, mezz’ora in più rispetto ad aprile, il 33% in più rispetto ad un anno fa). Complessivamente in Italia si trascorrono online quasi 200 mila ore, a fronte delle 340 mila in Uk, 350 mila in Francia, quasi 500 mila in Germania. “Quelle italiane sono cifre importanti per il business della connettività” commenta Alessandra Gaudino, Senior Analyst Nielsen//netratings “ma il divario con i principali Paesi europei denota che la rete italiana ha ancora notevoli potenzialità di sviluppo. Decisive saranno le strategie che le Telco attueranno sulla banda larga. Il futuro dell’Internet nostrano si giocherà su accessibilità e tariffe.” Ed in effetti, se paragoniamo il tempo di connessione alla rete dell’utente in banda larga (comprensivo sia della visita ai siti Web sia dell’utilizzo delle Internet application, come l’instant messaging, i software peer-to-peer per il downloading, lo streaming), a maggio dal pc domestico l’italiano è rimasto connesso in media per 24 ore e 28 minuti, l’inglese per 28 ore e 28 minuti, tedeschi e francesi per oltre 37 ore e mezza. Un contributo significativo all’incremento del tempo speso online viene dalle donne, storicamente meno familiari al mezzo. A maggio le donne hanno trascorso online, tra siti ed applicazioni Internet, 21 ore e 52 minuti, un incremento del 69% rispetto ad un anno fa. Un segnale decisamente importante per un target che ha sempre utilizzato il mezzo digitale con moderazione e probabilmente con diffidenza. Certo, le navigatrici italiane sono ancora distanti dalle colleghe tedesche (25 ore e 40) e ancor di più da quelle francesi (37 ore e 10), ma il trend è decisamente positivo e le prospettive di una più convinta digitalizzazione del pubblico femminile sono interessanti. Ma in generale come viene speso il tempo sul Web? Il 40% sui servizi Internet più specifici del mezzo: portali, motori di ricerca, Web mail, community, Web hosting. Il 13% su siti di entertainment: musica, sport, cinema, giochi. Poi vengono tre categorie tutte con un 8% di quota: i siti finanziari, i siti di news e di e-Commerce (il tempo speso sull’e-Commerce è aumentato del 22% nell’ultimo anno). Seguono i siti di informatica (6%), quelli di viaggio (4%), di e-Government (4%) e delle università (3%). Un panorama variegato, dunque, in grado di sfruttare tutte le possibilità che il mezzo Internet mette a disposizione con il plus di un’interattività che diventa sempre più coinvolgente ed accattivante. A maggio entra nell’Associazione Audiweb Expedia, leader mondiale nel settore dei viaggi online. A maggio Expedia è stata visitata in Italia da oltre 1,1 utenti unici, un’utenza quasi quadruplicata rispetto ad un anno fa. L’operatore che consente di ritagliarsi viaggi su misura ha in realtà una impressionante copertura mondiale: 1,1 milioni di visitatori in Francia, quasi 1,4 in Germania, oltre 2 milioni in Uk e... Quasi 18 milioni in Usa.
 
 
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie