Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 June 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 15 – Cagliari
Scienza. Diventa un'idea imprenditoriale una scoperta dell'Università: depositato il brevetto
Superconduttore, il lavoro viaggia nel futuro
Il prodotto a base di diboruro di magnesio, sperimentato nello scorso ottobre a Cagliari come superconduttore elettrico in assenza di dissipazione di energia, diventa una idea imprenditoriale. BusinessLe carte da giocare ci sono: un brevetto internazionale, depositato ieri, sui superconduttori (una pastiglia di pochi centimetri che può essere prodotta, con costi inferiori di dodici volte a quelli di mercato, nell'ateneo cagliaritano grazie a un macchinario presente in altri tre stati europei), due progetti (appoggiati dall'Agenzia spaziale europea e in attesa di finanziamento da parte di quella italiana, per una cifra di oltre due milioni di euro) sugli studi di combustione per arrivare a saldature in assenza di gravità, e il simposio internazionale sulla sintesi di propagazione ad alta temperatura, iniziato ieri, al Setar hotel, un riconoscimento scientifico per l'ateneo cagliaritano e per il lavoro dell'equipe del professor Cao. Alta tecnologiaLe numerose novità sono state illustrate ieri in una conferenza, guidata dal responsabile del gruppo che opera nel dipartimento di Ingegneria chimica e dei materiali. «Dopo il livello nazionale, siamo passati a quello internazionale, per il brevetto sul processo per la preparazione di un prodotto superconduttore a base di diboruro di magnesio ? ha ricordato Cao ? Questo ci permetterà di portare avanti i contatti avviati a livello nazionale. Abbiamo però riscontrato il forte interesse da parte dell'amministrazione regionale affinché la produzione delle pastiglie superconduttrici resti nell'isola». I costiIl vantaggio economico è presto detto: una pastiglia di circa 2,5 centimetri e di 4 millimetri di spessore costa, tariffa alla mano, 358 euro. Se aumenta la grandezza si arriva a 790 euro a pezzo. «Con il nostro processo, reso possibile dalla tecnologia Sps, il cui unico esemplare in Italia è di proprietà del consorzio Promea e presente in Europa in altri tre paesi, la spesa di produzione è di 3,75 euro a pezzo, che sale a 65 euro se aumenta la grandezza». Vantaggi economici Messo in vendita ai prezzi di mercato (o anche a una cifra concorrenziale) rappresenta certo un bel business per chi volesse investirci sopra. «Qualche azienda è molto interessata», ha aggiunto Cao. Di Sps, e quindi sulle possibilità di una nuova intrapresa industriale in Sardegna basata sullo sfruttamento della vasta gamma di prodotti ottenibili con questa tecnologia, si parlerà al congresso al Setar, che terminerà venerdì. Agenzia spaziale Altro argomento di discussione saranno gli studi delle reazioni di processi in assenza di gravità (quelli dello staff di Cao hanno attirato l'attenzione dell'Agenzia spaziale europea) e di voli parabolici in assenza di gravità. «La società Spaceland ? ha sottolineato il docente universitario ? ha mostrato interesse per l'idea di realizzare un centro turistico aerospaziale nella zona di Cagliari». Anche in questo caso è stata attirata l'attenzione della Regione. L'uomo della strada potrebbe così provare l'ebbrezza di un volo in assenza di gravità, per venti secondi.
Matteo Vercelli
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 16 – Cagliari
Università
Biologia: «Facoltà autonoma»
«Abbiamo tutti i numeri per diventare facoltà, e se così non fosse si perderebbe una grande occasione». Si anima il dibattito sulla futura nascita, già nel prossimo anno accademico, della facoltà di Biologia, arrivata a oltre 600 iscrizioni all'anno, pari al 60 per cento delle iscrizioni di Scienze matematiche, fisiche e biologiche, pronta a far parte di un importante progetto (da 44 milioni di euro) per la biomedicina e la bioinformatica. E che raccoglie il riconoscimento nazionale, come conferma la recente nomina di Giovanni Biggio (direttore del dipartimento di Biologia sperimentale dell'ateneo di Cagliari) a presidente della Società italiana di farmacologia, che conta circa 1.400 soci. «I tempi sono maturi perché Biologia diventi facoltà autonoma ? spiega il docente ?. E vogliamo continuare la cooperazione con gli altri poli, soprattutto con informatica e fisica. Si sente parlare di un eventuale rischio di uscita dai progetti con il Crn4 per la biomedicina e la bioinformatica. Il nostro obiettivo è l'esatto contrario: potremo avere dei docenti di fisica e informatica, grazie alla collaborazione con gli altri corsi di studio. Se poi non ci sarà la disponibilità, grazie all'autonomia data dall'essere facoltà, potremo attivare dei nostri concorsi». La necessità di creare la figura professionale del bioinformatico è infatti sempre maggiore. L'ostacolo più grande sembrava essere quello economico: «Non sarà così ? continua Biggio ?. Le risorse resteranno invariate. Quello che serve è un aiuto da parte della Regione per la ricerca, che sta vivendo di risorse che procurano pochi settori disciplinari». Alcune aree di Biologia accolgono numerosi studenti, sia che ci siano le risorse, sia che non ci siano: «Continuando così il rischio è quello di tornare indietro. Oramai le risorse che arrivano dallo Stato, passando per la Regione, fanno ridere: il problema è che anche 500 euro, per alcuni docenti, servono per coprire spese e sopravvivere. Ma questo non è fare ricerca». Con l'Italia, e di conseguenza la Sardegna, all'ultimo posto nelle risorse economiche per la ricerca, il rischio di essere tagliati fuori dall'Europa è elevato. (m. v.)
 
 

 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
Piace alle imprese il superconduttore 
Brevetto internazionale per l’invenzione dell’équipe cagliaritana
Un sistema di conduzione della corrente elettrica promette mirabilie e sull’onda del successo è allo studio un avveniristico complesso che simulerà lo Spacelab 
 CAGLIARI. I computer del futuro, ma anche i treni superveloci e le più moderne apparecchiature mediche per la risonanza magnetica nucleare potrebbero avere al loro interno un pezzo di Sardegna: si chiama Sps, sigla che sta per Spark plasma synthesis, la tecnologia in grado di produrre superconduttori (materiali conduttori di corrente elettrica senza dissipazione di energia e in grado di levitare) a costi sempre più competitivi in cui l’equipe di scienziati dell’Università di Cagliari guidata da Giacomo Cao sta conquistando posizioni di primo piano a livello internazionale.
 Il processo per la preparazione di un superconduttore a base di diboruro di magnesio, messo a punto dal team del dipartimento di ingegneria chimica e dei materiali e già brevettato in Italia nell’ottobre scorso, ha ottenuto lunedì il brevetto internazionale attraverso la procedura Pct, che garantisce trenta mesi di protezione. Per l’isola potrebbe essere una nuova carta da giocare sul difficile tavolo della crisi industriale, una chance benedetta anche dal governatore Renato Soru, in attesa di valutare il business plan in via di definizione: con la produzione di superconduttori a basso costo diventa possibile la nascita di una intrapresa che proietterebbe l’isola tra i centri di eccellenza nello sviluppo delle nuove tecnologie.
 Da ieri in corso di svolgimento a Quartu, all’Hotel Setar, il simposio internazionale dedicato ogni due anni a fare il punto sugli sviluppi delle tecniche che gravitano intorno al processo di sintesi auto propagante ad alta temperatura, nei quali rientra l’Sps.
 Un importante segnale di riconoscimento dell’attività dei ricercatori cagliaritani da parte della comunità scientifica mondiale.
 Il processo creato nei laboratori della facoltà di ingegneria sfrutta un’apparecchiatura di proprietà della Promea (società composta da Sfirs, Bic Sardegna, Instm, Infm e dall’ateneo cagliaritano), unica in Italia (ne esistono quattro in Europa, tutte di fabbricazione giapponese), capace di sintetizzare il superconduttore dal mescolamento di polveri elementari di boro e magnesio.
 I vantaggi ottenuti, oltre alla realizzazione del migliore superconduttore metallico esistente, sono soprattutto economici. Sul mercato una pastiglia di 3 centimetri di diboruro di magnesio costa 790 euro; quella prodotta utilizzando il metodo elaborato dagli scienziati cagliaritani ne costerebbe appena 65: «Il processo non prevede la fase di distillazione del magnesio commerciale e la successiva idrogenazione per ottenere l’idruro di magnesio usato finora come prodotto di partenza nella tecnica Sps» spiega Cao. «In questo modo - prosegue - stiamo creando le condizioni per entrare nel mercato da posizioni di forza». Di qui l’interesse della Regione, del presidente Soru e dell’assessorato all’Industria: «Non siamo imprenditori - premette Cao -. Ma è già stata individuata un’azienda che entrerebbe come partner nel progetto, evitando che le istituzioni debbano accollarsi da sole l’investimento».
 Numerose le applicazioni dei superconduttori: i computer superveloci del futuro avranno componenti creati a partire da questa tecnologia; i treni saranno in grado di levitare su potenti magneti riducendo l’attrito e incrementando la velocità; potranno essere realizzati cavi per il trasporto di energia di dimensioni sempre più ridotte; in campo biomedico sarà possibile sviluppare nuove tecniche diagnostiche non invasive.
Bruno Ghiglieri
 
 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
In Sardegna emuli degli astronauti 
Il progetto: un parco dove si potrà simulare l’assenza di gravità
 
 CAGLIARI  Non si sa ancora dove sorgerà, se a qualche chilometro da una spiaggia di grido o nell’entroterra, ma presto potrebbe essere una realtà. La Sardegna avrà un centro turistico aerospaziale: un parco tematico dotato di laboratori di ricerca aperti al pubblico. La vera novità sarà la costruzione di un’area di addestramento per consentire a chiunque di sottoporsi ai test per voli senza gravità.
 Un sogno infantile che si fa adulto e interclassista, un desiderio fino ad oggi realizzato solo da pochi facoltosi miliardari.
 L’idea è nata la scorsa settimana da una serie di incontri tra la Spaceland Zero-G, un’associazione scientifica formata da ricercatori e appassionati, e alcune autorità regionali. Fautore del progetto è Giacomo Cao, docente di ingegneria chimica ambientale all’Università di Cagliari.
 «Nel 2008 sarà decommissionata la stazione spaziale orbitante - spiega Cao - e ci sarà la possibilità di portare più persone possibili nello spazio». Per molti ma non per tutti: prima di emulare il capitano Kirk l’aspirante astronauta dovrà sottoporsi a uno screening impegnativo che valuterà attitudini e capacità psicofisiche. Tradotto in numeri: su mille richieste solo una trentina potranno essere esaudite. Il costo dei test si aggira tra 1000 e 2000 euro, ma nella penisola ci sarebbe già la fila: in molti sono disposti a barattare una più prosaica vacanza a Parigi con un soggiorno da cavia in qualche centro di studi aerospaziali. Se poi il laboratorio in questione dovesse sorgere in Sardegna, a pochi passi dalle più celebrate spiagge da cartolina, la prospettiva sarebbe ben più allettante: un notevole valore aggiunto anche per l’intero settore turistico isolano.
 Il tutto nel segno di una stimolante conciliazione tra serietà della ricerca scientifica e divertimento, tendenza già in voga manco a dirlo negli Stati Uniti, dove sono sempre di più coloro che sognano di metter su casa nelle rosse lande marziane o sul pallido volto lunare.
 Nel gioco potrebbe rientrare anche il programma di voli parabolici inserito nel progetto Cosmic: esperimenti compiuti con aerei modificati allo scopo di effettuare una traiettoria suborbitale a forma di parabola.
 Quando l’apparecchio arriva all’apice della parabola si verifica una condizione di equilibrio tale che si annulla la forza di gravità per una ventina di secondi. In queste condizioni si svolgono esperimenti utili a vari campi della scienza e della medicina: in particolare viene studiata la sintesi per combustione di materiali innovativi, per la realizzazione di saldature, in assenza di gravità. Un progetto che ha avuto un riconoscimento d’eccellenza dall’Agenzia spaziale europea, ancora in attesa di copertura finanziaria (un milione e seicentomila euro in tre anni) da parte della gemella agenzia italiana: «Ma qualcosa sembra muoversi», annuncia Cao. In Italia i primi voli parabolici sono stati effettuati tre anni fa su un Airbus munito di apparecchiature interamente progettate in Sardegna. (b.g.)
 
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Fatto del giorno
Lettera aperta al presidente Soru 
La scienza punta sulla Sardegna
 
Lettera aperta ai «decisori dell’innovazione». Al presidente della Regione Sardegna Renato Soru.
 Siamo a Cagliari, invitati da SCIgroup, nell’ambito della presentazione (www.mondiattivi.org) dei Mondi Attivi: ambienti tridimensionali on line, dove è possibile sperimentare rapporti reali: conversare, confrontarsi e cooperare. Siamo qui per discutere di queste potenzialità nel Forum internazionale su «La comunicazione inter-operativa in ambiente virtuale per lo sviluppo della Società dell’Informazione, tra locale e globale», che ha creato un confronto con un bel gruppo di lavoro che opera in Sardegna con estese e consolidate relazioni nazionali e internazionali. Da questo incontro sono scaturite idee che vogliamo rilanciare e mettere a disposizione della sua attività di governo.
 Come lei ha intuito e più volte detto, siamo arrivati al momento di una ridefinizione della vita sociale. La sfida che i governi, i sistemi formativi, di ricerca e il mondo dell’impresa, devono assolutamente affrontare è quella di utilizzare la tendenza già in atto verso l’integrazione dei servizi di rete fissa, satellitare e mobile in un unico sistema per la convergenza con una serie di servizi innovativi, basati su un’interattività che sappia tradursi in virtuosa interazione sociale e comunicazionale.
 A questo fine non è affatto necessario rivoluzionare i processi in corso, ma è sufficiente adattarli alla nuova domanda spontanea di conoscenza, di creatività e di collaborazione dal basso dei cittadini, a partire dai più giovani. C’è anche l’esigenza di arricchire i linguaggi di comunicazione, di cui si vale l’insegnamento, riconsiderando l’egemonia del formato sequenziale, scritto o audiovisivo, per valersi di tutte le potenzialità della comunicazione digi- tale, che è connettiva e sperimenta linguaggi che si caratterizzano nel divenire polifonici, ibridi, multipli.
 Se ci rivolgiamo a lei è perché la Sardegna ha già dimostrato la sua capacità di innovare nella Società dell’Informazione, assumendo, nei fatti, il ruolo di regione-pilota per quanto riguarda il rinnovamento dei processi di insegnamento e apprendimento. Tanto più che oggi, con il prossimo avvio dell’Università telematica e con la sperimentazione della Televisione Digitale Terrestre dove lei stesso ha prefigurato un canale interamente dedicato alla formazione, integrato con il portale Conoscere.it, evoluzione del progetto M@rte, si stanno già delineando vie di grande potenzialità.
 In Sardegna, infatti, grazie a quanto è già disponibile, si può non solo concepire, ma cominciare a realizzare una società che non sia basata solo sul transito d’informazione e solo sul consumo: leggendo giornali, vedendo televisione, navigando reti, ma sia invece fondata sulla comunicazione una volta tanto intesa, non solo come un «comunicare a», secondo il modello imposto dai mass-media, ma come un «comunicare con», che corrisponde alle migliori potenzialità dello scambio inter-umano ora rilanciato nell’interattività.
 Sappiamo che lei non è abituato a rassegnarsi e siamo per questo sicuri che l’attira la prospettiva di trasformare l’informazione in conoscenza e partecipazione diretta al sistema di comunicazione nel suo complesso (come accade con i forum, i blog e i wiki) e di comprendere come si possano incentivare nuove forme di coinvolgimento attivo nei processi interattivi (peer to peer, file sharing, social tagging) rendendo sostanziale quel principio di cittadinanza consapevole che sta alla base del mutamento civile.
 Saremmo lieti di confrontarci con lei sui percorsi da seguire per cominciare a realizzare, in Sardegna e a partire da oggi, questa prospettiva.

 Massimo Canevacci, docente di Antropologia Culturale, Scienze della comunicazione, Università La Sapienza di Roma; Derrick De Kerckhove, direttore del McLuhan Program, Toronto (Canada); Carlo Infante, docente di Performing Media, Università di Lecce, Accademia di Macerata, Ied di Torino; Stefano Poeta, direttore del Cst di Assisi, Centro studi per il turismo, Università di Perugia; Ivano Tienforti, amministratore delegato di SCIgroup; Silvano Tagliagambe, docente di Epistemologia, Facoltà di Architettura di Alghero.
 
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Sassari
UNIVERSITA’ 
Cda Ersu, rieletto Pintore
 
 SASSARI. Sarà ancora Giorgio Pintore il rappresentante dei docenti nel consiglio di amministrazione dell’Ersu. Il professore di farmacologia è stato eletto per la terza volta consecutiva dai colleghi.
 L’ordinario di farmacia ha superato per otto voti l’altro candidato Ciriaco Carru, ricercatore di microbiologia.
 Tanti gli impegni che aspettano il rappresentante dei docenti nel cda dell’ente per il diritto allo studio. L’Ersu punta a moltiplicare gli alloggi. A breve saranno a disposizione i 256 posti letto nella struttura di via Coppino a cui si aggiungeranno i quasi cento della fondazione Brigata Sassari, con cui l’ente è in trattativa. L’obiettivo è arrivare entro quattro anni a mille posti letto. Ma si tenta di rilanciare anche il dialogo tra università e Ersu. E’ stata creata una commissione mista, presieduta da Sergio Babudieri, che ha portato già i primi risultati. A ottobre partiranno i primi sessanta prestiti d’onore destinati agli studenti più meritevoli.
 Un altro dei cavalli di battaglia sarà quello di portare l’ateneo sempre più al centro dell’Europa, con il miglioramento dei progetti Erasmus e Socrate.
 Il nuovo consiglio di amministrazione si insedierà il 19 settembre. «Partiremo con il piede giusto - afferma Pintore -, molti progetti sono avviati. Continuiamo il discorso iniziato alcuni anni fa».
Marco Murgia
 
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
Architettura e insegnamento 
Domani una giornata di studi con il rumeno Radu
 
 ALGHERO. Una giornata di studi sull’architettura e sull’approccio pedagogico all’insegnamento e all’applicazione della disciplina. Si parlerà di questo nel corso della conferenza «L’atelier vivo. Imparare, ricercare, progettare» (organizzata dalla facoltà di Architettura di Alghero) che si terrà domani, alle 18,30, nella sala convegni dell’Ex Orfanotrofio, in via Principe Umberto 7.
 Relatore dell’incontro sarà l’architetto rumeno Florinel Radu, che parlerà del processo educativo e delle osservazioni critiche del professore e degli studenti, e presenterà una struttura che rende possibile il paragone tra quelle che il docente definisce le «varie pedagogie» del progetto architettonico.
 Questa esperienza è stata considerata come un’occasione per sollevare e ampliare gli interessi degli studenti per lo studio dell’architettura e del progetto, ma anche una fase intermedia nell’istruzione degli architetti, la costruzione di una piattaforma che permette e richiede sviluppi futuri e un’apertura panoramica al contenuto e ai metodi di progettazione in architettura.
 Florinel Radu è architetto laureato dell’Università di Architettura e Urbanistica “lon Mincu” di Bucarest, scuola dove ha ottenuto un dottorato nel 2000.
 Architetto e urbanista indipendente in Romania, ha insegnato il «progetto di architettura» all’università di Bucarest e alla Scuola Politecnica Federale di Losanna a partire del 1990.
 Attualmente è coordinatore di un insegnamento interdisciplinare sulla questione del «territorio» nell’ambito della facoltà Enac, Scuola Politecnica Federale di Losanna. È l’autore di numerosi progetti di architettura e di urbanistica. Le sue pubblicazioni sono il risultato di riflessioni sui rapporti tra architettura, ricerca e insegnamento. (a.re.)
 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
UNIVERSITA’ 
Master per infermieri Oggi la presentazione
 
 SASSARI. Questo pomeriggio alle 16,30, nell’aula Magna dell’ateneo in piazza Università si terrà la presentazione dei master universitari di primo livello “Management infermieristico per le funzioni di coordinamento - infermieristica di area critica - strumentisti di sala operatoria».
 Con l’istituzione di questi corsi si intende venire incontro alle esigenze formative nel settore dell’assistenza infermieristica, legate al blocco dei corsi d’abilitazione e in generale alle scarse iniziative di corsi post-laurea rivolti a queste professioni.
 Professori, docenti ed esperti tra gli ospiti: interverranno il rettore Alessandro Maida, il presidente della facoltà di medicina e chirurgia Giulio Rosati, i direttori dei master Giuseppe Morgia e Ida Mura, l’assessore regionale alla sanità Nerina Dirindin, il presidente Commissione sanità Regione Sardegna, Pierangelo Masia, il sindaco del Comune di Sassari Gianfranco Ganau e il presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici.
 Ma anche il direttore generale Asl n. 1 Bruno Zanaroli, il direttore sanitario Asl n. 1 Giorgio Lenzotti, il presidente coordinamento nazionale caposala Maria Gabriella De Togni, il presidente nazionale collegio Ipasvi Annalisa Silvestro, il presidente nazionale collegio ostetriche, Maria Antonietta Bianco.
 
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 27 - Sassari
Gli ominidi nove milioni d’anni fa 
Giacimento paleontologico nell’area del polo energetico
 L’iniziativa resa possibile grazie all’intesa fra la Soprintendenza, l’Università di Firenze e la società proprietaria della termocentrale
 di Pinuccio Saba 
 
 PORTO TORRES. Quello che si conclude domani è solo un assaggio: pochi metri quadrati che però nascondono un tesoro. No, niente ori o manufatti finemente lavorati, ma “solo” un centinaio di denti di uno scimmione lontano parente degli oranghi. Si tratta della famiglia di Proto, l’oreopiteco scoperto una decina di anni nell’area di Fiume Santo. La prima, scomposta campagna di scavi aveva portato alla luce di resti di, forse, quattro oreopitechi. In poco più di una settimana l’equipe diretta dal paleontologo fiorentino Lorenzo Rook ne ha scoperto alcune decine.
 La campagna di scavi è ripresa grazie alla collaborazione fra la Soprintendenza ai beni archeologici delle province di Sassari e Nuoro, l’università di Firenze ed Endesa Italia e benché si tratti solo di un lavoro limitato a pochi giorni, ha portato a risultati che confermano l’eccezionalità del sito di Fiume Santo, certamente uno dei più importanti d’Europa per quanto riguarda il periodo fra i nove e i sette milioni di anni fa. I ritrovamenti costituiscono uno dei tanti tasselli che i paleontologi devono poi mettere assieme per avere un mosaico quanto più fedele di quella che doveva essere la Sardegna, ma anche la Toscana e il resto d’Italia “solo” qualche tempo fa. Sì, perché le misurazioni temporali geologiche sono decisamente diverse dalla comune percezione del tempo: noi lo misuriamo in secoli e millenni, geologi e paleontologi in milioni di anni.
 Un sito ricco, quello di Fiume Santo, che ha restituito agli studiosi centinaia di reperti. Mandibole di bovidi, di antilopi “maremmia”, di un’altra piccola antilope paragonabile come dimensioni a un dik dik africano, ma anche di un giraffide di medie dimensioni e di un’altra antilope che si sta cercando di classificare. Pochi, invece, i carnivori. Giusto le tracce di un orso, alcuni mustelidi (i progenitori del furetto e della mangusta), di un coccodrillo. E poi, ma non tanti, piccoli roditori. In mezzo a questi, i denti dell’oreopiteco. Che, quasi a voler anticipare la peculiarità morfologica delle creature isolane, ha pensato bene di estinguersi due milioni di anni dopo i propri simili d’oltre mare. «Un esperimento evolutivo della natura», ha commentato scherzosamente Lorenzo Rook che guida una pattuglia composta da quattro ragazze (Chiara Pradella, Eline Manta, Raffaella Bonamici, Laura Abbazze), un ragazzo (Gianni Gallai), e un figlio d’arte (Giovanni Rook), la mascotte del gruppo. Con loro, Luciano Trebini, della soprintendenza di Sassari.
 Una prima esplorazione che dovrebbe sfociare in una campagna di scavi più consistente nei prossimi mesi, sempre che ministeri vari e università (ma non vanno esclusi enti locali e Regione) trovino le risorse necessarie. E che tutta la zona di Fiume Santo di grande interesse, lo dimostra anche l’indagine portata avanti due anni fa dal National Geografic che aveva finanziato uno studio del territorio. Ora i nuovi rinvenimenti dovrebbero risvegliare l’interesse attorno al giacimento paleontologico.
 Ma chi era “Proto”? Era una scimmia onnivora che viveva in comunità come confermano i ritrovamenti, che aveva abbandonato la vita arboricola e che probabilmente aveva una deambulazione bipede. «Non come la nostra, sia ben chiaro - precisa Lorenzo Rook - anche perché gli arti posteriori osservati negli oreopitechi scoperti oltremare, conservano ancora un pollice sensibilmente opposto». Purtroppo il sito di Fiume Santo non ha ancora restituito parti degli scheletri degli oreopitechi: solo una mandibola (quattro denti, nel primo scavo) e tanti denti anche da latte. Che però danno un’idea della consistenza della popolazione di Fiume Santo (ogni quattro canini, un individuo). E che confermano che sette milioni di anni fa la Sardegna ma anche l’Italia avevano un ambiente e un clima molto simile a quello africano. Foreste e savane, invece dei sassi della Nurra.
 
 
 
9 – Corriere della Sera
Sangalli: il nostro progetto mette insieme atenei e imprese. Guzzetti: puntare sui giovani
Moratti: più fondi per la ricerca
«Le università milanesi sono posizionate bene». Nasce il primo Palazzo dell’Innovazione
Università, imprese e ricerca. Riunite a discutere di sviluppo e innovazione. Con il ministro Letizia Moratti che elogia gli atenei milanesi («Sono posizionati bene nelle classifiche internazionali»), ma che sprona a fare di più. E con il presidente della Camera di Commercio, Carlo Sangalli, che annuncia la nascita di un palazzo dell’Innovazione. A disposizione delle imprese, per aumentarne la competitività sul mercato. «Il nostro progetto - dice Sangalli - mette insieme atenei e imprese». Puntare sui giovani, è questa la ricerca di Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo. E del premio Nobel per la Fisica, Heinrich Rohrer: «È necessario creare un clima favorevole per i nostri scienziati. E per chi si impegna nella ricerca».
 
 
«Innovazione, un centro d’eccellenza a Milano»
La Camera di commercio: un palazzo della ricerca a servizio delle imprese. Il ministro Moratti: più fondi alle università
Ottomila metri quadrati a servizio delle imprese. In via Soderini, al Lorenteggio. Con uffici della Camera di Commercio, centri hi-tech, studi brevettuali, società specializzate in trasferimento tecnologico. Milano punta sulla ricerca. E si prepara a costruire il «Palazzo dell’innovazione». Sarà pronto entro la fine del 2008. Un palazzo per essere competitivi. Per ridefinire il ruolo di Milano e dell’Italia nella corsa allo sviluppo. Per aiutare la crescita di una nuova classe dirigente.
Di risorse umane, ricerca e formazione si è parlato ieri durante il convegno «Innovare per lo sviluppo» organizzato dalla Camera di Commercio. Tanti obiettivi e un bilancio. Che regala a Milano il primato nazionale dell’innovazione, ma che punta il dito sul ritardo italiano rispetto agli altri Paesi.
Lo ha sottolineato il ministro della Ricerca, Letizia Moratti. «Le università milanesi, anche secondo le classifiche internazionali, sono posizionate bene. Ma c’è ancora molto da fare. Stiamo lavorando per rafforzare la cooperazione tra atenei e imprese. Nel provvedimento sulla competitività abbiamo stanziato un miliardo e 800 milioni di euro per le aziende che operano nella ricerca anche in collaborazione con gli atenei».
Anche il palazzo dell’Innovazione contribuirà allo sviluppo della ricerca. «Si tratta - commenta Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano - di un progetto che collega il mondo dell’università e della ricerca a quello produttivo. Un contributo concreto alla competitività delle nostre imprese». Il palazzo avrà un comitato di indirizzo, cui partecipano personalità del mondo economico e finanziario tra cui Elserino Piol, Giampio Bracchi, Renato Ravasio, Mario Boselli, Umberto Paolucci, Francesco Micheli, Umberto Rosa. E un comitato di eccellenza con Gary Becker, premio Nobel per l’Economia 1992, Fan Gang, direttore dell’istituto nazionale cinese per la ricerca economica, Kary Mullis, premio Nobel per la chimica 1993, Heinrich Rohrer, premio Nobel per la fisica 1986, Ismail Serageldin, direttore della biblioteca di Alessandria.
«Dobbiamo puntare - ha insistito ieri Rohrer - sui giovani. La scienza si sviluppa e cresce in un ambiente che premia chi si impegna. È necessario creare un clima favorevole per i nostri scienziati». D’accordo Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo: «Il problema delle società mature è il capitale umano. Su quello devono puntare. Le Fondazioni si stanno impegnando in questa direzione, sostenendo programmi di ricerca e i rapporti con le università e le scuole».
Ricerca, dunque. Prima di tutto. E a disposizione di tutti. È polemico Silvio Garattini, direttore dell’istituto farmacologico Mario Negri: «Riceviamo ancora finanziamenti troppo scarsi rispetto alle altre realtà europee. Noi paghiamo in tasse più di quello che riceviamo per i nostri progetti». Per questo, ha concluso Bruno Ermolli, presidente di Promos, azienda della Camera di Commercio, «crediamo nel palazzo dell’innovazione: dove c’è conoscenza c’è creatività che stimola il sistema economico».
Annachiara Sacchi
 
 
10 – Corriere della Sera
Donne medico, un plusvalore irrinunciabile Vorrei ...
Donne medico, un plusvalore irrinunciabile Vorrei contribuire al dibattito sulle donne medico («Troppa fatica per il chirurgo donna?») con la mia testimonianza. Dal 1978 opero nel settore delle Neuroscienze in qualità di neuroradiologo e, in particolare, mi occupo da quindici anni di Neuroradiologia interventiva.
Questo è un settore che, potenziato dal supporto delle tecnologie più avanzate, è sempre più sostitutivo delle terapie neurochirurgiche in ambito vascolare. Poiché lavoro in ambiente universitario (Università Milano Bicocca e Ospedale San Gerardo di Monza), tempo fa una giovane collega si è presentata per richiedere di frequentare il mio laboratorio per imparare le mie tecniche particolari. Mi confessò candidamente che avrebbe desiderato fare la neurochirurga, ma temeva l’ostracismo di un ambiente esclusivamente maschile. Adesso la collega, anche su mio consiglio e stimolo, è diventata una neurochirurga che opera strutturalmente nel mio stesso ospedale. Mi ha colpito il commento finale della risposta alla signora Paola: in particolare l’aggettivo «anacronistico».
Non ci è possibile lottare per principio con la logica dei tempi, che prescinde dai desideri del nostro «particulare». Il lavoro medico non è più quello dell’eroico titano che si erge a baluardo contro la malattia, ma si basa sul lavoro multidisciplinare e sulla reciprocità intellettuale. Le assicuro che, da quando lo spirito critico ed il rigore metodologico di alcune colleghe passa al vaglio la mia produzione scientifica, credo di avere acquisito un plusvalore irrinunciabile.
Roberto Marina
neuroradiologo
Università Milano Bicocca
Ospedale San Gerardo di Monza
 
 
 
11 – Marketpress.info
2° CONGRESSO NAZIONALE UNIFICATO DI DERMATOLOGIA E VENEOROLOGIA: FARMACI BIOLOGICI PER LA PSORIASI E TERAPIA FOTODINAMICA PER I TUMORI DELLA CUTE. NUOVE PROSPETTIVE PER DUE FORME DERMATOLOGICHE DI DIFFICILE CURA
 
Si è concluso a Genova il 2° Congresso Unificato A.d.o.i. (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) e Sidemast (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e di Malattie Sessualmente Trasmesse). La principale manifestazione nazionale, che raccoglie nel capoluogo ligure oltre 1.500 specialisti italiani e stranieri, è proseguita sino all'11 giugno. Tra i numerosi temi in discussione, due novità importanti in tema di psoriasi e di tumori della pelle ai quali è dedicata un'ampia parte del congresso. 'La prima novità è rappresentata dall’avvento dei farmaci biologici (etanercept, già disponibile sul mercato italiano, ed efalizumab atteso nelle prossime settimane) per la cura della psoriasi moderata-grave, di cui soffrono centinaia di migliaia di italiani: 400.000 con forma grave su 1.650.000, secondo le ultime stime, che dicono come 3 italiani su 100 soffrano di questa malattia della pelle,’ ricorda Alfredo Rebora, Direttore della Clinica Dermatologica dell'Università di Genova, Co-presidente del congresso. 'Novità anche per quanto riguarda la cura dei tumori della pelle che vanno sotto il nome di carcinomi basocellulari, i tumori maligni più frequenti nella razza bianca, e rappresentano il 90 per cento dei circa 65mila nuovi casi di tumore cutaneo registrati ogni anno nel nostro paese. La terapia fotodinamica cutanea rappresenta un approccio innovativo per il trattamento dei tumori della cute e delle lesioni precancerose, escluso il melanoma. Il principio su cui si basa è quello di una reazione fotodinamica in grado di distruggere selettivamente le cellule neoplastiche, inducendole al 'suicidio', afferma Luigi Massone, Direttore della Struttura di Dermatologia dell'ospedale Galliera di Genova, Co-presidente del congresso con Rebora. 'La psoriasi è una malattia della pelle che si manifesta principalmente, con la stessa incidenza nei due sessi, nella pubertà e negli adulti, in una fascia compresa tra i 15 e i 35 anni, ma può svilupparsi a qualsiasi età. Infatti, circa il 10-15% dei pazienti affetti da psoriasi viene colpito dalla malattia prima dei 10 anni e a volte nella prima infanzia, mentre è abbastanza raro l’esordio nella senescenza,’ spiega Rebora. La psoriasi non è una malattia contagiosa, ma autoimmune, mediata dai linfociti: il sistema immunitario di un individuo comincia a reagire contro i suoi stessi tessuti, in questo caso le cellule dell'epidermide. Le cellule interessate (i cheratinociti) si riproducono molto più velocemente - in 3-4 giorni anziché i consueti 28-30 -, ma lo fanno maturando in maniera incompleta, si accumulano in superficie e formano le caratteristiche squame. A questo processo si accompagna una reazione infiammatoria che provoca la formazione di placche rilevate e infiammate, tipiche della forma detta appunto ‘a placche’, che rappresenta il 75-80% di tutti i casi di psoriasi. Oltre agli evidenti effetti fisici, questa malattia può avere anche un significativo impatto negativo sulla qualità della vita del paziente. La psoriasi determina lesioni in sedi esteticamente rilevanti, come cuoio capelluto, gomiti, ginocchia, mani, che spesso condizionano i rapporti sociali. ‘Le conseguenze psicologiche per l’ammalato sono gravi: è causa d’imbarazzo e ansia, molti cadono in depressione fino al punto di non uscire più di casa. Pochi sanno che molti psoriasici assumono massicce dosi di psicofarmaci, comparabili a quelle per la cura di gravi malattie psicotiche come la schizofrenia, e che il consumo di alcol è maggiore che nella popolazione normale. Sebbene molti pensino che si tratti di un disturbo puramente estetico, la psoriasi è dunque una vera e propria malattia sociale,’ dice Alberto Giannetti, Presidente Sidemast. 'Allo stato attuale non è disponibile una cura risolutiva e i trattamenti in uso hanno lo scopo di attenuare i sintomi e migliorare la qualità della vita. Si tende a iniziare con una terapia topica, cui segue un trattamento fototerapico (raggi Uvb e Puva), riservando i trattamenti 'sistemici', come il metotrexato e la ciclosporina, per i casi più gravi,' prosegue Giannetti. La psoriasi non si aggrava progressivamente come altre malattie, ma alterna invece fasi di peggioramento ad altre in cui sembra migliorare temporaneamente. Di conseguenza, i trattamenti tendono a essere ciclici o alternati, a seconda dei periodi. Se le terapie sistemiche e la fototerapia sono efficaci in alcuni pazienti, il loro impiego è limitato a causa di effetti collaterali, intolleranza, necessità di frequenti controlli di laboratorio. Negli ultimi anni sono stati sviluppati nuovi farmaci, ottenuti grazie alle tecniche del Dna ricombinante e definiti ‘biologici’, che dovrebbero permettere di passare dal trattamento sintomatico al controllo della psoriasi nel tempo, grazie all'intervento diretto sui meccanismi che scatenano la psoriasi. Si tratta, in particolare, di tre molecole: infliximab, etanercept, efalizumab. Etanercept è un farmaco già da qualche anno disponibile in Italia per il trattamento di una lunga serie di malattie reumatologiche (artrite reumatoide, artrite cronica giovanile, spondilite anchilosante e artrite psoriasica), è stato già registrato per la cura della psoriasi a placche da moderata a grave negli adulti ed è disponibile nel nostro paese, ma non è ancora rimborsato. Infliximab è anch'esso già disponibile in Italia per la cura del Morbo di Crohn (malattia infiammatoria dell'apparato digerente), dell'artrite reumatoide, della spondilite anchilosante e dell'artrite psoriasica, ma non è ancora stato registrato per il trattamento della psoriasi, per il cui impiego è ancora in fase di valutazione. Efalizumab è un farmaco messo a punto per il trattamento della psoriasi a placche di tipo moderato e grave negli adulti; è stato registrato, non è ancora disponibile in Italia, ma dovrebbe esserlo nelle prossime settimane. 'I farmaci biologici risultano efficaci nella cura della psoriasi e si sono dimostrati sufficientemente sicuri e tollerati nel breve e nel medio termine, anche se risulta ancora necessario osservare la loro sicurezza ed efficacia sul lungo periodo,’ dice ancora Giannetti. ‘Purtroppo, la psoriasi è una malattia che non guarisce: non tende a peggiorare, ma scompare e ritorna. La cura quindi è, praticamente, a vita,’ conclude. E proprio attorno a questo punto si gioca la grande sfida dei biologici: efficaci e tollerati, tanto da sembrare di poter essere la soluzione a portata di mano, ma purtroppo - e forse questo è oggi il loro principale tallone d’Achille - eccessivamente costosi. Ancora una volta torna alla ribalta il dilemma della medicina moderna: etica o economia? In Italia, i tumori maligni della pelle sono molto frequenti: 135 i nuovi casi ogni 100mila abitanti, per un totale di circa 65mila nuovi malati l'anno. Modesta è la percentuale dei melanomi, intorno al 90 per cento quella dei carcinomi, soprattutto basocellulari. 'Carcinomi cutanei e melanomi hanno caratteristiche comuni, ma anche diversità ben marcate. Entrambe le forme prediligono soggetti con carnagione e occhi chiari, capelli rosso/biondi, pelle che facilmente si scotta se esposta ai raggi solari. Differenti invece età di insorgenza e localizzazione. I carcinomi sono prerogativa quasi assoluta di soggetti anziani e si riscontrano soprattutto nelle aree di cute maggiormente esposte al sole: volto, collo, cuoio capelluto (calvo) e dorso delle mani. Il melanoma invece insorge solitamente in soggetti più giovani e colpisce qualunque area cutanea, in particolare tronco nei maschi e gambe nelle femmine. Se presi in tempo, melanomi e carcinomi cutanei possono essere sconfitti, con percentuali di guarigione che vanno oltre il 95 per cento,’ spiega Massone. Alla base di tutte le forme, un fattore di rischio ben identificato: l’esposizione alla luce solare, alle radiazioni ultraviolette. E’ dimostrato un aumento di frequenza, dovuto agli effetti dell'esposizione solare eccessiva in soggetti ‘predisposti’. Infatti, questi tumori sono più frequenti in chi lavora all'aria aperta (marinai, agricoltori, ecc.) e in persone d'età avanzata. Ma mentre l’insorgenza dei carcinomi sembra essere associata alla quantità cumulativa di radiazioni ultraviolette assorbite nella vita, ciò non pare vero per i melanomi il cui rischio è associato non tanto alla quantità cumulativa di radiazioni ultraviolette assorbite dalla pelle, ma al numero di scottature solari subite, soprattutto in età infantile-adolescenziale. ’Da tutto ciò risulta quanto sia importante, per la prevenzione dei tumori cutanei, il consiglio di limitare l'esposizione solare, evitando soprattutto le ore più calde e ‘a picco’, quando il rischio di scottarsi è maggiore, in particolare per le persone di pelle chiara,’ dice Fabio Arcangeli, presidente Adoi. L'asportazione chirurgica è il trattamento elettivo dei melanomi, mentre diverse sono le opzioni nel caso dei carcinomi e delle cheratosi attiniche (lesioni precancerose ‘benigne’, che spesso precedono le forme spinocellulari): chirurgia, crioterapia, diatermocoagulazione, radioterapia, laser-ablazione, e/o chemio/immunomodulazione locale, tutte più o meno efficaci, ma contraddistinte da diverse controindicazioni. La chirurgia è invasiva e provoca cicatrici; la crioterapia è dolorosa, ad efficacia ridotta e necessità di trattamenti ripetuti; i trattamenti topici possono avere effetti collaterali locali importanti. 'La terapia fotodinamica si effettua in day hospital, non richiede anestesia, né farmaci per via generale, è priva di effetti collaterali sistemici e di conseguenze locali, non è invasiva, si può effettuare anche in condizioni generali critiche, è di rapida esecuzione e facilmente ripetibile. Risulta particolarmente utile nelle neoplasie estese o in pazienti a rischio, in quanto consente di evitare procedure chirurgiche impegnative in regime di ricovero ospedaliero,’ spiega Arcangeli. Prevede l’applicazione sulla lesione da trattare di una preparazione a base di una sostanza fototossica (Ala, acido delta-amino-levulinico) e, dopo 2 ore circa, l’irradiazione della parte con lampada a luce visibile ad alta intensità (luce rossa) per circa 15 minuti. Segue la dimissione del paziente con una semplice medicazione e un controllo, a 5-7 giorni, con eventuale ripetizione dell’applicazione a distanza di 1-2 settimane. La terapia fotodinamica si basa sul principio per cui la sostanza fototossica applicata si accumula in via quasi esclusiva nelle cellule neoplastiche e non in quelle sane. Quando viene eccitata dalla radiazione luminosa la sostanza è in grado di avviare una complessa serie di reazioni chimiche che induce la morte cellulare per processo necrotico/apoptotico (‘suicidio’). 'L’unica limitazione di questa metodica è legata alla penetrazione della sostanza per via topica e della radiazione luminosa. Pertanto la terapia fotodinamica è attuabile soltanto su neoplasie cutanee superficiali e restano esclusi i melanomi,’ conclude Arcangeli.
 

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