Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 June 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

  
1 - L’Unione Sarda
Pagina 33 – Provincia di Cagliari
I nuragici? Non pastori, ma astronomi
Dal martedì l'archeologia mondiale parlerà sardo e affiancherà i nuraghi alle piramidi egiziane, templi maya e Stonehenge. Sarà un esercito di studiosi di 20 diverse nazioni a far acquistare all'Isola il diritto di cittadinanza in quel circuito turistico-culturale che attira milioni di visitatori in Egitto, Messico e Gran Bretagna. Martedì sbarcheranno a Isili 54 relatori per la tredicesima conferenza annuale della S.E.A.C. (Société Européenne pour l'Astronomie dans la Culture) e sino al 3 luglio confronteranno le loro teorie classificando per l'Unesco i siti di interesse archeoastronomico. L'organizzazione dal 1992 riunisce i più grandi ricercatori di archeoastronomia, una branca dell'archeologia che analizza i siti di interesse storico in base al loro orientamento astrale e al tentativo delle popolazioni antiche di ripetere sulla Terra un'immagine cosmica. Questo particolare punto di vista - reso famoso dalla scoperta che la dislocazione delle piramidi di Giza ripete esattamente la costellazione di Orione - secondo gli studiosi di archeoastronomia permetterebbe di dimostrare che l'orientamento dei nuraghi non è casuale o finalizzato alla difesa bellica, come a lungo è stato sostenuto dall'archeologia "tradizionale", ma segue un preciso disegno astronomico. Una rivoluzione copernicana per la nuragologia che, di fronte alle dimostrazioni degli archeoastronomi, non potrebbe più sostenere che all'origine dei sardi ci sia un popolo rozzo di pastori guerrieri, ma di profondi conoscitori del moto degli astri e di complicate regole architettoniche. La scelta di Isili è un tributo agli studi di Mauro Peppino Zedda, studioso di archeoastronomia e organizzatore dell'evento, che con le sue pubblicazioni è riuscito a calamitare l'attenzione degli studiosi sui nuraghi della zona. A parlare dell'importanza archeoastronomica della Sardegna saranno Juan Antonio Belmonte, docente all'Istituto di astrofisica delle Canarie, Michael Hoskin, docente di Storia della Scienza all'università di Cambridge, Mauro Maxia, ricercatore all'università di Sassari, e Marcello Ranieri, astrofisico e ricercatore all'università di Roma 2, che esporrà i suoi studi sui circoli megalitici di Li Muri, ad Arzachena, che secondo i suoi calcoli sarebbero disposti secondo un'unità di misura simile al cubito egizio. «All'Isola è dedicata la giornata del mercoledì - spiega Zedda - gli altri giorni gli studiosi confronteranno le loro teorie sul rapporto tra uomo e cosmo dalla Cina all'Isola di Pasqua, passando per Siberia, Grecia e Mesopotamia, e ci saranno sei interventi che proporranno novità assolute sulle piramidi. L'evento solleciterà l'attenzione dell'archeologia mondiale verso la Sardegna e il suo patrimonio storico-culturale: uno dei più significativi dell'intera umanità preistorica».
Cristina Muntoni
  
 
2 – L’Unione Srada
Pagina 24 – Cagliari
Viaggi e cultura. Progetto europeo per studenti Aegee
Vacanza al risparmio con Summer University
Hai mai pensato di studiare spagnolo a Las Palmas, gastronomia a Mosca?" Così recita la brochure dell'associazione Aegee, acronimo francese che tradotto significa Associazione degli Stati generali degli studenti europei. Nata in Francia nel 1985 per promuovere gli scambi con l'Inghilterra, l'associazione è oggi uno dei più importanti punti d'incontro per gli universitari: più di 27 mila soci distribuiti in 270 città di oltre 40 stati, collaborano per promuovere la cooperazione e l'integrazione europea. «A Cagliari l'Aegee è presente da 10 anni ? spiega Francesca Lucchese, vice direttrice della sede di Cagliari ? e con le ultime iscrizioni abbiamo raggiunto quasi i 300 soci. Il direttivo è composto da circa 20 volontari che in accordo con la sede generale di Bruxelles, collaborano con l'Unione Europea e il Consiglio d'Europa. Durante tutto l'anno lavoriamo per promuovere e realizzare una serie d'iniziative: corsi di lingua, eventi, e cicli di conferenze. Ci occupiamo dell'accoglienza dei ragazzi Erasmus. Il progetto più famoso e più affollato è certamente quello delle Summer University. Nel periodo che va da giugno a settembre, con una quota di partecipazione che varia dai 120 ai 160 euro, gli studenti e i laureati di tutta Europa che abbiano un'età compresa tra i 18 e 35 anni, possono soggiornare per 15 giorni in una città europea a loro scelta. Le attività che accompagnano le Summer University sono davvero molteplici: corsi di lingua, di fotografia o montaggio video, eventi a tema come festival culturali o folcloristici. La quota comprende vitto e alloggio ma non il viaggio, perché ognuno possa spostarsi a seconda delle proprie disponibilità economiche». Il costo del biglietto di viaggio non ha fermato gli studenti isolani. «Quest'estate partiranno da Cagliari ben 130 ragazzi per le destinazioni più varie: Cipro, San Pietroburgo, Finlandia». Per tanti che partono, ci saranno altrettanti cittadini europei che vorranno visitare la nostra isola. «Da diverso tempo Cagliari ospita le Summer University. I giovani che soggiorneranno da noi sono stati scelti secondo il principio di maggiore eterogeneità possibile. Come ogni anno, alloggeranno nella Casa dello studente di via Trentino. I posti che ci sono stati messi a disposizione non sono tanti, per cui ogni gruppo sarà composto da non più di 35 persone. Qui da noi potranno frequentare un corso di lingua, ammirare le bellezze della città e il nostro mare. Li accompagneremo a Chia, a Nora, a Barumini e a Villasimius dove faremo una gita in barca; naturalmente la lingua ufficiale sarà l'inglese». Tutto questo con soli 120 euro. «I prezzi sono così bassi perché la politica dell'associazione è quella di garantire a tutti i giovani la possibilità di visitare l'Europa, confrontarsi con studenti di altri paesi. Certo le spese non mancano e ogni anno chiediamo un finanziamento all'Università, all'Ersu e al Comune di Cagliari che ci hanno sempre supportato. In particolare il Comune ha messo a nostra disposizione alcuni locali del Centro giovani di via Dante». Per ulteriori informazioni su internet www.aegeecagliari .org
Carla Loddo
 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Il neuroscienziato Gian Luigi Gessa: «Sardegna fanalino di coda nella produzione di brevetti» 
Stage all’estero per i nostri ricercatori
«Per favorire le scoperte bisogna intervenire su tutto il percorso formativo» 
LO STUDIOSO Ecco la mia legge sulla ricerca
 ROBERTO PARACCHINI
 CAGLIARI. «L’Italia è una delle nazioni europee che produce meno brevetti e la Sardegna è al di sotto della media nazionale», spiega Gian Luigi Gessa, neuroscienziato che ha fondato una scuola di neurofarmacologia nota in tutto il mondo e conosciuta come la «banda dei sardi» per la compattezza che la contraddistingue. Ma Gessa è oggi anche consigliere regionale per Progetto Sardegna e presidente della commissione Cultura e, come tale, si pone il problema dei motivi di questa situazione. Perchè «a monte del brevetto - spiega - deve esserci la scoperta. E per ottenere questa ci vuole una massa critica di ricercatori. Ma come crearla? Intervenendo su tutto il percorso formativo: incidendo sulla dispersione scolastica (da noi molto alta) e incrementando il numero dei diplomati e dei laureati». Il tutto avrà tempi non brevi.
 Per il qui ed ora Gian Luigi Gessa ha messo a punto una proposta di legge regionale sulla ricerca scientifica. «Il filo conduttore - spiega - è la consapevolezza che occorre una massa critica di ricercatori altamente qualificati. Oggi abbiamo importanti punte d’eccellenza, ma non tutte riescono a esprimersi». Da qui l’obiettivo della legge: «Agevolare la formazione dei giovani ricercatori, permettendo loro di crescere in centri altamente qualificati, non necessariamente sardi». Per Gessa il soggiorno di studio all’estero è quasi indispensabile. «Non dobbiamo avere paura che questi giovani, che potrebbero diventare anche molto bravi, decidano di restare fuori. Certo, per noi, sarebbe una perdita, ma è sempre un modo per avere “lo zio d’America”: qualcuno che ti aiuta, un punto di riferimento per altri giovani che verranno. L’ultimo ragazzo che ho mandato all’estero, in Califormia, è Marco Bortolato, laureato in Medicina a 23 anni. Conosce perfettamente cinque lingue, incluso il cinese. Il direttore dell’istituto californiano mi ha detto: “Questo è un genio”... Certo, spero che torni da noi. La proposta di legge punta a permettere a tanti altri giovani di uscire dall’anonimato con esperienze in centri d’eccellenza. Molti, alla fine, sceglieranno la Sardegna. Alcuni no, ma andrà bene lo stesso».
 Che fare per stimolarli a rientrare? «Creando le condizioni che aiutino questi giovani a esprimersi. Ed è questo un altro obiettivo della proposta di legge: permettere loro di presentare dei progetti di ricerca supportandoli nei finanziamenti. Viaggiare all’estero, inoltre, permetterà di intrattenere rapporti coi centri di ricerca che contano e che potrebbero anche aiutarli nella ricerca dei mezzi economici».
 In Sardegna, però, molti studiosi non sanno quello che viene fatto nella porta accanto... «Esatto - continua Gessa - è questo accade perché manca un’ anagrafe della ricerca, che la mia legge invece prevede. La facoltà di Medicina di Cagliari lo sta già facendo, ma bisogna sapere quello che si fa in tutti i centri di ricerca. Altrimenti non si ha consapevolezza delle forze in campo. Prima non esisteva questa preoccupazione. Ora il Cnr e il ministero della Ricerca hanno finalmente scoperto che è importante sapere i numeri di chi produce scienza e non dare i numeri... Il tutto andrà fatto utilizzando dei parametri di valutazione internazionalmente riconosciuti: pubblicazioni su riviste qualificate e numero di citazioni del proprio lavoro nel mondo».
 Sino a oggi i ricercatori si sono rivolti ai vari assessorati o enti regionali “a battere cassa” in maniera, spesso, confusa. «Sì - continua Gessa - e questo non dovrà più capitare. La legge prevede di unificare i finanziamenti: per evitare che siano erogati a pioggia è previsto un unico organo da cui saranno dati. In questo modo si eviteranno duplicati e si avrà anche una visione comparativa». Alla fine, una volta formato il ricercatore, «la proposta ipotizza un aiuto per questi giovani studiosi nel trovare una collocazione: istituti di ricerca statali (università e Cnr) e non. È importante anche l’esperienza nelle aziende, come avviene in altri Paesi». La legge, infine, «punta soprattutto a favorire la cosìddetta ricerca fondamentale o di base, stimolando chi fa scoperte importanti a valorizzarle e brevettarle».
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Seminario a Polaris 
La scienza del network e le nuove sfide
  CAGLIARI. Domani dalle 9.30 alle 16.30, nella sala Auditorium dell’edificio due della sede centrale di Polaris, Parco scientifico e tecnologico della Sardegna, in località Piscinamanna a Pula, si svolgerà il tutorial dal titolo: «La Scienza dei network. Le sfide della complessità nel nuovo millennio».
 L’iniziativa ha l’obiettivo di presentare in maniera non tecnica l’argomento delle reti complesse, che negli ultimi anni sta assumendo sempre più un’importanza trasversale per molte discipline apparentemente non connesse tra loro.
 Parteciperanno ai lavori Giuliano Murgia, presidente di consorzio Ventuno, Alessandro Vespignani, professore ordinario presso l’Università dell’Indiana negli Stati Uniti, Marc Barthelemy, del Centre Energie Atomique in Francia, e rappresentanti delle università di Pavia, Roma, Palermo, Cagliari e Sassari.
 Interverranno alla tavola rotonda, Luca Ferrucci, coautore del saggio La New Economy nel Mezzogiorno e Luigi Filippini, presidente di Energit.
 Il programma del tutorial è reperibile on line all’indirizzo http://www.polaris.c21.it
 
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
Una laurea in Politiche ambientali 
All’università un nuovo corso biennale internazionale
Una collaborazione con gli atenei di Venezia e di Barcellona 
 SASSARI. Una laurea specialistica biennale interuniversitaria internazionale in Pianificazione e politiche per l’ambiente. La proposta arriva congiuntamente dalla facoltà di Architettura di Alghero dell’Università di Sassari, dalla facoltà di Pianificazione del territorio dell’università Iuav di Venezia e dal Dipartimento di geografia dell’università autonoma di Barcelona. Il nuovo corso, una nuova importante opportunità per gli studenti sardi (per le interessanti prospettive occupazionali), sarà presentato martedì 28 giugno alle 16,30 nell’aula magna dell’ateneo turritano.
 Al progetto assicurano la loro collaborazione il dipartimento di Espressione grafica dell’università di Granada, il Centro per gli Studi europei dell’università Jagellonica di Cracovia, l’università delle Tecnologie di Varsavia, l’Istituto per gli Studi ambientali di Amsterdam, l’università Lusufona di Scienze umane e tecnologiche di Lisbona.
 Alla presentazione di martedì interverranno il rettore dell’università di Sassari Alessandro Maida e il suo omologo dell’Iuav di Venezia Marino Folin, i presidi delle due facoltà italiane Giovanni Maciocco e Domenico Patassini, i delegati del Dipartimento dell’università catalana Pilar Riera e David Molina e Oriol Nel.lo, attualmente segretario alla Pianificazione territoriale della Comunità catalana, che alle 18,30 terrà una conferenza presentando il “Piano delle coste” della Catalogna.
 Obiettivo del corso di studi, che si concluderà con un doppio titolo, una laurea specialistica italiana e un master spagnolo, è quello di formare uno specialista nei piani territoriali e ambientali e nella progettazione delle politiche, introducendo criteri di sostenibilità nelle strategie, nei processi e nelle pratiche di trasformazione della città e del territorio. Si tratta di una delle professioni cardine nella nuova Europa, che deve ripensare e ricostruire un rapporto fra ambiente e sviluppo: l’ambiente, artificiale e naturale, frutto di una complessa storia, ricca e contraddittoria e lo sviluppo, che è necessario, ma che è da ridefinire, perché non può coincidere con la semplice crescita economica.
 Il corso di studi si svolgerà in parte in presenza (in ciascuna delle tre sedi) e in parte a distanza ed è rivolto in primo luogo ai laureati di primo livello della facoltà di Architettura di Alghero e della facoltà di Pianificazione di Venezia.
 Per gli studenti sardi, per i quali è prevista la permanenza all’estero per un anno accademico, saranno a disposizione borse di studio.
 Con questo corso l’offerta formativa dell’università di Sassari si amplia e in piena coerenza con il percorso della facoltà di Architettura, una dimensione internazionale e allo stesso tempo fortemente legata alla realtà sarda.
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 51 - Cultura e Spettacoli
Alla Cittadella dei musei un’interessante mostra fotografica sulla ricerca nel dipartimento universitario di Cagliari
 La fisica ai confini della bellezza
 Trenta immagini di Antonio Saba raccontano un secolo di scoperte
 MARIO FRONGIA
La ricerca, i confini, il fascino della Fisica. Da un lato, con le innumerevoli e positive ricadute sul progresso e il benessere. Dall’altro, i moniti di Albert Einstein sulle scoperte che hanno rivoluzionato la vita dell’uomo. Le stesse che, cadute in mani sbagliate, ne hanno messo a rischio l’esistenza. Nel 1905 il padre della relatività fu profetico. Ed è anche per questi temi che il 2005 è stato promosso dall’Unesco «Anno della Fisica». Trecentosessantacinque giorni dedicati alle attività di ricerca. «Una disciplina stupenda, basata su principi etici, equilibrata e proficua per la comunità. Ed è anche per questo che pensiamo di trasmettere la nostra passione per la disciplina anche all’esterno dei laboratori», come ha detto Francesco Casula, direttore del dipartimento dell’ateneo di Cagliari. L’occasione per parlare delle attività dei fisici del capoluogo è stata l’inaugurazione in Cittadella dei Musei della mostra fotografica firmata da Antonio Saba. Il fotografo cagliaritano ha raccontato la vita quotidiana dei ricercatori e dei docenti di fisica del campus di Monserrato. Nel World Year of Physics 2005 i trenta flash (pannelli da un metro per 1.50) dell’artista, con esperienze a Los Angeles e New York, rientrano nelle iniziative del dipartimento di Fisica. Lo spunto viene da alcuni degli articoli che Einstein pubblicò all’inizio del secolo scorso. Scritti che rivoluzionarono la Fisica e aprirono nuovi sviluppi nella società contemporanea. «L’occasione ci permette di promuovere e divulgare l’interesse per la Fisica» ha spiegato il rettore Pasquale Mistretta presentando la mostra dal titolo «La bellezza della Fisica». Una “vernice” dai toni speciali: giornalisti, autorità ma anche tanti studenti. Incuriositi di fronte allo stile di Antonio Saba, definito dai critici anche pop e psichedelico.
 Le immagini sono suggestive. Si va dalla struttura del Dna ai cristalli di silicio fino all’unico esemplare in Sardegna di liquefatore di elio: una macchina costituita da un cilindro giallo che permette di raggiungere i 270 gradi sotto zero e costa poco meno di un milione di euro. Dal gelo agli strumenti ipersofisticati dei fisici nucleari e ai calcolatori degli specialisti dell’ateneo cagliaritano che collaborano con il Cern di Ginevra. Tutti sotto scatto. Con una didascalia chiara ed esaustiva. Senza termini astrusi e all’interno di un progetto grafico firmato da Stefano Asili. E sono anche questi dettagli a fare della «Bellezza della Fisica» una mostra che intriga esperti e profani. «La nostra università segue con attenzione la formazione dei nostri ricercatori. A questo proposito, coltiviamo relazioni scientifiche stabili in alcuni dei più quotati atenei e laboratori del nord Europa e degli Stati Uniti», ha puntualizzato il rettore. «L’estetica dell’archeologia industriale, il futurismo e la pop art sono i riferimenti a cui si ispirano le mie foto. Ritrarre il lavoro dei docenti universitari è stata una sfida saporita», ha aggiunto Antonio Saba. Le immagini svelano il lavoro quotidiano del dipartimento di Fisica.
 La mostra, che comprende anche strumentazioni e reperti del dipartimento e del museo di fisica del campus (sito web: www.dsf.unica.it/museo) si potrà visitare fino 20 luglio e dal 15 ottobre al 15 novembre. In agosto e settembre i 30 pannelli saranno esposti nella sala partenze dell’aeroporto di Elmas.
 
 
7 – Corriere della Sera
L’INTERVENTO / Il ministro dell’Istruzione replica a Sabino Cassese, che ieri sul «Corriere» aveva polemizzato sull’assunzione di 40 mila precari
La Moratti: un Paese senza merito? Ora nella scuola vince la qualità
di LETIZIA MORATTI*
Caro Direttore, vorrei tranquillizzare Sabino Cassese, che sul Corriere di ieri polemizza sull’assunzione di 40.000 precari della scuola. È vero: viviamo in un «Paese senza merito». È per questo che mi sono impegnata a introdurre il merito e la qualità, in precedenza volutamente ignorati. Evidentemente il professor Cassese non è bene informato su quanto stiamo facendo. La scuola senza merito - e, aggiungo, l’università senza merito, la ricerca senza merito - sono la pesante eredità lasciata dai Governi precedenti.
Allora perché la decisione di immettere in ruolo 40.000 dipendenti della scuola, che peraltro si aggiungono ai 90.000 assunti negli anni 2001-2004? È un atto dovuto per risolvere uno dei più gravi problemi di gestione delle scuole, che rivendicano il diritto di poter contare su personale stabile per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’offerta formativa. È anche un problema di equità sociale nei confronti di chi, per molti anni, ha dato il suo contributo al funzionamento della scuola.
Per quanto si riferisce alla modalità delle assunzioni, il Governo non ha, con questo atto, compiuto alcuna scelta discrezionale, dato che il reclutamento dei docenti è attualmente regolato dalla legge 124/2000 approvata nella scorsa legislatura, che ha previsto che le assunzioni avvengano attraverso le graduatorie permanenti.
Con questa legge tutti i docenti, che hanno lavorato negli ultimi 10 anni, hanno acquisito un diritto ad avere precedenze assolute negli incarichi temporanei, ma anche e soprattutto nelle immissioni in ruolo. Va comunque precisato che il 50% dei posti sono riservati agli insegnanti che hanno sostenuto un concorso. Il decreto di venerdì scorso si configura come un’autorizzazione ad assumere secondo i vecchi criteri e non si poteva fare diversamente anche perché, per effetto delle cessazioni dal servizio, la situazione del precariato è diventata dannosa per la regolarità delle attività didattiche.
Questa è l’eredità del passato, dunque. Per il futuro invece abbiamo per la prima volta introdotto con la legge 53/2003 come elementi portanti il merito e la professionalizzazione dei docenti. Le nuove norme ribadiscono la formazione universitaria per tutti i docenti e prevedono un periodo di tirocinio, con valutazione da parte delle scuole, ed esami di Stato di selezione all’ingresso dei corsi di laurea magistrali e finali per l’acquisizione del titolo di abilitazione all’insegnamento. Inoltre la programmazione degli accessi è rapportata ai posti disponibili, garantendo la sicurezza del posto a chi si laurea. Con questa scelta, che sarà valida per il 50% dei posti disponibili in virtù della legge 124 che continueranno a prodursi nel tempo, in pochi anni il reclutamento dei docenti avverrà secondo criteri meritocratici.
Ma il professor Cassese dovrebbe informarsi meglio anche su quanto stiamo facendo per l’università e la ricerca. Perché anche in questi settori le nostre parole d’ordine sono merito e qualità, che sono garantiti, come già avviene per la scuola, da un rigoroso sistema di valutazione.
Mi limito ad alcune telegrafiche considerazioni. Con il disegno di legge approvato nei giorni scorsi dalla Camera abbiamo posto mano a un’ampia riforma della docenza universitaria e del reclutamento dei docenti, nella prospettiva di un’università più moderna, più qualificata e basata sul merito, nella quale non possano più trovare spazio, grazie all’istituzione del concorso nazionale, le incresciose situazioni di concorsi «truccati» denunciate dai giornali anche di recente. Ricordo infine che abbiamo riformulato il finanziamento alle università, che già avviene, con applicazione graduale, non più in base al solo numero degli iscritti, ma in gran parte in base ai risultati raggiunti; e che nella ricerca, anche universitaria, abbiamo adottato un efficace sistema di valutazione attraverso il quale si premia, sia a livello iniziale sia di risultati, il merito e si concentrano le risorse su aree e progetti strategici, ponendo fine alla vecchia logica dei finanziamenti a pioggia.
Questi non sono princìpi, ma azioni concrete nell’interesse del Paese. E le elezioni, mi creda il professor Cassese, proprio non c’entrano.
*Ministro dell’Istruzione, dell’Università
e della Ricerca
 
 
 
 
8 – Corriere della Sera
 
Un'industria in cui, come intuiva Carlo Cattaneo, contavano ...
Un'industria in cui, come intuiva Carlo Cattaneo, contavano di più «intelligenza e volontà» che non i capitali o il terreno. Oggi tutti riconoscono che intelligenza e volontà sono i fattori determinanti per un'economia basata sulla conoscenza. Milano sta già dando, nella crisi, alcuni segni di ripresa: la costruzione della nuova Fiera e la riqualificazione della vecchia sono segnali di riscossa. Ma non basta, dobbiamo andare più veloci e lontano, se vogliamo vincere la sfida della competitività non solo per noi ma per tutto il Paese.
Se guardiamo la Lombardia, e Milano in particolare, non possiamo non notare che segnano l'eccellenza italiana rispetto ai tre fattori fondamentali della competitività del sistema economico-produttivo: il sistema finanziario, l'internazionalizzazione e la ricerca scientifica e tecnologica. Da quale elemento ripartire?
Nell'economia della conoscenza la risposta indica senza dubbio un'alleanza tra sistema universitario e della ricerca e sistema delle imprese, per realizzare una base produttiva e di servizi più moderna e competitiva, capaci di penetrare i mercati esteri. Una nuova industria ricomincia creando un nesso tra università e imprese, supportato da un sistema finanziario e un sistema politico tesi alla crescita, al profitto di lungo periodo, non alla rendita. Come?
Creando luoghi fisici di convivenza quotidiana tra questi mondi oggi ancora troppo autoreferenziali. Per questo, seguendo l'esempio di altri Paesi più virtuosi, occorre creare aree per imprese basate sulla conoscenza a fianco di aree di ricerca, così che si possano sviluppare piattaforme, laboratori comuni e uno scambio reale di ricercatori. Aree in cui laboratori di grandi imprese possano collaborare con piccole imprese, spin-off e start-up, aiutandole a crescere, anche col supporto di quelle associazioni che hanno a cuore l'esistenza e lo sviluppo delle imprese. Aree in cui le imprese possano finanziare, col sostegno economico pubblico o la defiscalizzazione, borse di dottorato e di master su progetti congiunti con l'università. Creando cioè nuovi distretti, ma attorno ai centri di ricerca. Aree in cui non avrebbe senso creare nuove periferie, ma attrazione - con opportune agevolazioni- di imprese di alti potenziali. Fare - per una volta e a ogni livello dal governo all'ente locale più vicino - politica industriale; una politica capace di guardare a un traguardo non immediato e di sopportare i malumori di portatori di interessi, legittimi ma di breve periodo.
A Milano, il Politecnico ha creato un insediamento in Bovisa con i dipartimenti di meccanica, energetica, aerospaziale, gestionale, disegno industriale, la galleria del vento e, a fianco c'è l'area dei gasometri ex Aem: aree come questa dovrebbero essere vincolate più dei parchi, permettendone il riutilizzo industriale; un'industria certamente nuova, come impongono i tempi, ma industria. Le politiche dell'innovazione non sono solo un problema di governo centrale, ma anche dei Comuni. Semmai il problema è creare sinergie a livello regionale, provinciale e comunale, in raccordo al sistema nazionale, per evitare dispersione di risorse. Occorre evitare di sprecare le poche risorse disponibili creando «cattedrali nel deserto», solo per inseguire le mode e distribuire prebende.
La Lombardia è la locomotiva d'Italia: è difficile pensare a una ripresa del Paese che non parta da qui. Il suo cuore, Milano, deve dimostrare di essere nuovamente la capitale morale d'Italia.
Raffaele Vignali
 
 
 

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