Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 July 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

  
1 - L’Unione Sarda
Pagina 15 – Cagliari
Università. Assemblea di Senato accademico e Consiglio d'amministrazione dell'ateneo
Professori e studenti uniti: bocciata la Moratti
Un no deciso alla riforma Moratti, che rischia di distruggere l'Università pubblica a vantaggio di quella privata. Lo hanno detto ieri, nell'aula magna della Cittadella universitaria, durante l'assemblea straordinaria del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione dell'ateneo cagliaritano, professori, studenti, personale tecnico-amministrativo, dottorandi, borsisti, contrattisti, pronti a dare battaglia al decreto legge sullo stato giuridico dei docenti. Il prezzo da pagare potrebbe essere alto: minare il nuovo anno accademico. Accanto al corpo docente, guidato soprattutto dai ricercatori, anche il fronte degli studenti, malgrado qualche spaccatura. Un'assemblea che si è svolta in contemporanea in tutti gli atenei d'Italia. Il dibattito«Abbiamo dato il nostro parere come organismo dell'Università, lunedì, approvando un documento». Il rettore Pasquale Mistretta ha aperto e condotto l'assemblea, ricordando la posizione del Senato accademico: «Stiamo difendendo il sistema della produttività scientifica, intellettuale, sociale ed economica, senza chiedere più soldi per gli stipendi di chi lavora nell'Università, ma finanziamenti per la ricerca scientifica». Il Senato accademico aveva detto il suo no a un disegno di legge che «non risponde alle esigenze di una seria, efficace e articolata riforma del sistema universitario», sottolineando la gravità dell'assenza «di qualunque riferimento alle risorse finanziarie indispensabili per garantire i compiti istituzionali degli atenei». Diversi i punti da affrontare: il reclutamento dei giovani nel sistema universitario, l'inquadramento dei ricercatori strutturati, l'introduzione della figura del professore aggregato. Punti ricordati ieri nei numerosi interventi, davanti a un'assemblea di 250 persone. «Noi chiediamo una riforma dell'Università, ma non questa ? attacca Paola Devoto, ricercatrice in Medicina ?. Si vuole introdurre il precariato nel reclutamento dei giovani. Non consiglierei mai a mia figlia di entrare nel mondo lavorativo di questa Università». «Mancano i soldi per la ricerca ? rilancia Guido Mula, ricercatore di Fisica ?. Nell'ultimo anno le risorse per l'Università sono diminuite del 2,6 per cento». «Come posso fare ricerca con un contributo di 712 euro, da dividere con un collega?», chiede Alessandro Scano, altro ricercatore. «Dovremmo rinunciare agli incarichi didattici che non rientrano nel nostro contratto», dice Luigi Atzori, ricercatore di Ingegneria. Studenti Da una parte chi ha paura di ripercussioni per il proprio futuro universitario: «La protesta è condivisibile, ma chi viene danneggiato dall'agitazione siamo noi studenti», spiega Giovanni Todde, rappresentante. Intervento senza applausi, seguito da quello di Fabiola Nucifora, altra rappresentante degli studenti: «La riforma è contro tutta l'Università. Dobbiamo essere capaci di guardare oltre: se passa questo decreto legge sarà difficile un futuro all'interno del mondo universitario. Si lede il diritto allo studio. Una prima conseguenza l'abbiamo già: nel manifesto degli studi dell'ateneo di Cagliari, molti corsi sono diventati a numero chiuso. Come rappresentanti degli studenti abbiamo votato contro, ma questa potrebbe essere la prassi». L'agitazione continuerà: il disegno di legge deve essere discusso in Senato.
Matteo Vercelli
 
 2 – L’Unione Sarda
Pagina 9 – Economia
Culla per le biomedicine
Il giro d'affari (potenziale) è inestimabile. I nuovi farmaci e i brevetti legati alla biomedicina sono una risorsa a sei zeri, ma le imprese che da oggi lavoreranno nel nuovo centro di ricerca "Biofarm" stanno con i piedi per terra e si preparano a giocare con scrupolo le loro carte. La struttura (500 metri quadrati), inaugurata ieri, è a Pula, nel Parco scientifico e tecnologico gestito dal Consorzio 21, ente che cura lo sviluppo delle aziende per conto della Regione: uno staff di esperti assisterà i ricercatori nella stesura dei progetti, nella brevettazione delle scoperte e nell'eventuale commercializzazione dei prodotti. Le tre imprese, di cui una sarda, potranno usufruire di 25 mila euro previsti dal piano di start-up, ma soprattutto di attrezzature, spazi e competenze. Potranno entrare a far parte del programma anche altre imprese (cinque o sei) costituite nel 2005 che presentano domanda entro il 29 luglio: se accolte, avranno diritto a un incentivo di 100 mila euro, da utilizzare in tre anni. Accanto a questo c'è un programma per la valorizzazione delle risorse umane: 70 mila euro per corsi di formazione per ricercatori meritevoli. Le capacità non mancano e neppure le idee. È il caso della Bioflag, una delle tre società entrate nel programma di assistenza guidata dal neurologo Alessandro Buflone, ricercatore dell'Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano: assieme a tre soci studia un farmaco che inibisca la molecola responsabile del carcinoma al seno. «La struttura offre molte opportunità, come i laboratori attrezzati, lo stabulario, ma anche le competenze in management, indispensabili per far decollare un'impresa». Anche i sardi hanno portato le loro idee: Alberto Concu, docente di Fisiologia umana a Cagliari, dirige un gruppo di ricerca che ha brevettato uno strumento in grado di misurare la gettata cardiaca (quantità di sangue pompata dal cuore) utilizzando sensori simili a quelli dell'elettrocardiogramma evitando l'applicazione di un catetere nel cuore. «Questo nuovo sistema può essere utilizzato nello sport, ma anche nella cura delle malattie», spiega Concu. «L'obiettivo è creare un prodotto da immettere nel mercato». Il ricercatore Carlo Ghisalberti, dell'Università di Milano, guida la neonata società Prisma che studia le malattie legate all'esposizione al sole, dagli eritemi ai melanomi. Ha brevettato una serie di formule che favoriscono la distruzione delle cellule cancerogene, altre che vengono applicate in numerosi prodotti cosmetici per il loro effetto abbronzante e protettivo. «Ci insedieremo nell'Edificio 5 e lavoreremo in collaborazione con l'Università di Cagliari».
Nicola Perrotti (Unioneonline)
 
 
 3 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
Ieri la cerimonia di inaugurazione
Nasce la biblioteca Pilia in memoria del genetista
Hanno voluto ricordarlo con una cerimonia semplice e toccante, proprio nella biblioteca dove era solito recarsi per studiare o tenere le sue lezioni. Una grande stanza al piano terra del Microcitemico che da ieri porta il suo nome: "Biblioteca Giuseppe Pilia, illustre genetista sardo" recita la targa appesa all'ingresso, scoperta da uno dei fratelli dello scienziato originario di Lanusei, morto in aprile dopo una breve malattia. C'erano tutti i suoi colleghi di laboratorio insieme ai responsabili dell'ospedale, e non poteva mancare neanche Antonio Cao, già direttore della Clinica Pediatrica dell'Università e dell'istituto CNR di neurogenetica, che scoprì in quel giovane laureando uno studente dai grandi valori morali, oltre che professionali, tanto da volerlo con sé a partire dal 1987, quando Giuseppe iniziò la sua brillante carriera di ricercatore. È spettato al pediatra, che forse lo conosceva più di tutti, tracciare un profilo dell'allievo prediletto, non senza lasciarsi andare più volte a momenti di intensa commozione. Vengono ripercorse così, una volta terminata la funzione religiosa, le diverse tappe della carriera di Giuseppe Pilia, a partire dall'esperienza negli Stati Uniti «dove lui, ricercatore di una razionalità estrema, clonò un gene della sindrome di Simpson, dopo aver studiato a fondo l'interma mappa cromosomica». La nostalgia per la Sardegna al termine dell'esperienza americana lo riporta nell'Isola, dove riesce a tirare su un laboratorio di genetica molecolare sempre al Microcitemico, dando vita a un gruppo di lavoro all'interno dell'ospedale che adesso continuerà i suoi studi. Nell'ultimo periodo prima della malattia era concentrato su quello che sarebbe dovuto diventare il suo successo più grande: i sardi come oggetto di studio e di analisi, un progetto di rilievo internazionale concentrato sui geni implicati nei due processi di rigidità delle arterie e invecchiamento. Progenia, questo il nome del progetto, nato e destinato a restare sempre di proprietà dei sardi. «Il materiale raccolto viene analizzato in Sardegna e tutti i soggetti che si sono resi disponibili risiedono in Ogliastra» continua Cao, «e questa decisione aveva provocato non poche difficoltà, ma Giuseppe aveva saputo superarle brillantemente, grazie al suo carattere indomito di ogliastrino». (m. c.)
 
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari       o
 di Gabriella Grimaldi
Azienda mista, prove di istituzione
Le posizioni si avvicinano, resta il nodo di cardiologia
Una riunione fiume in rettorato con l’assessore Nerina Dirindin Sette milioni per Veterinaria
  SASSARI. Non sono scogli da poco quelli che restano da superare - si parla del futuro di cardiologia, oncologia e dermatologia -, ma la trattativa sulla ripartizione delle strutture nell’azienda sanitaria mista sembra aver fatto un deciso passo avanti. Dalla riunione fiume che si è svolta ieri all’università è venuta fuori anche un’altra importante notizia: 7 milioni di euro da destinare alla facoltà di Veterinaria per la realizzazione dell’azienda universitaria e del centro di biodiversità animale.
 Un incontro decisivo quello che si è svolto ieri e che ha visto riuniti tutti gli attori di un processo che porterà a una vera e propria rivoluzione nel mondo della sanità sassarese. Da Cagliari è arrivato l’assessore regionale Nerina Dirindin che è stata accolta in rettorato dal padrone di casa Alessandro Maida, dal preside della facoltà di Medicina Giulio Rosati e dal quello del corso di laurea Giuseppe Delitala, dallo staff dirigente della Asl n.1 e dal sindaco Gianfranco Ganau.
 Gli argomenti sul tappeto erano tanti, ma sostanzialmente si trattava di avvicinare le posizioni sulla distribuzione dei servizi e delle strutture nell’azienda mista ospedale-università che tante polemiche ha provocato nei mesi scorsi. In una bozza di accordo firmata (con riserva) da Regione e Università l’eliminazione dei reparti doppi nelle strutture ospedaliere e universitarie costituiva, secondo i rappresentanti della facoltà di Medicina (ed ecco perchè la firma con riserva) una forte penalizzazione dell’attività di formazione e di ricerca. Tanto da mettere a rischio gli stessi requisiti minimi richiesti in Europa per il riconoscimento dei titoli di studio.
 «Siamo qui - ha detto l’assessore Dirindin all’inizio della riunione - proprio per trovare un accordo soddisfacente sulle osservazioni presentate dall’università di Sassari». «Diciamo che la situazione è radicalmente cambiata da quando è stato presentato il piano sanitario regionale - ha detto il preside Giulio Rosati, apparso molto più “sereno” di qualche tempo fa -. Avevamo manifestato le nostre preoccupazioni per il mantenimento dei requisiti minimi europei. A Sassari abbiamo 12 corsi triennali più i corsi di Medicina e Odontoiatria e quest’anno andremo ad ammettere cento studenti in più di Cagliari. Per questo chiedevamo rassicurazioni». Un accordo è stato trovato per tutti quei reparti «in bilico» fra la gestione universitaria e ospedaliera. Per tutti tranne che per cardiologia, oncologia e dermatologia. Una partita non da poco per la quale la Dirindin ha chiesto tempo: «È necessario acquisire dati e verificare le ricadute economiche dei futuri assetti - ha detto -. Di sicuro non possiamo permetterci doppioni, e questo è un punto fermo da cui non ci muoveremo. Non ci sono i malati dell’università e quelli dell’ospedale, ma un’utenza che ha diritto a un servizio di prim’ordine». Insomma, nella costituzione dell’azienda mista qualche boccone amaro bisognerà ingoiarlo, sia da una parte che dall’altra. Del destino dei reparti contesi si riparlerà in una riunione fissata per la settimana prossima. «Siamo qui - ha dichiarato il sindaco Ganau - a trasmettere il disagio e la preoccupazione della popolazione per una situazione che deve essere sbloccata il più presto possibile».
 Piena soddisfazione invece per le notizie sulla facoltà di Veterinaria: «Si aprono nuove prospettive - ha detto Maida -, oltre che per il finanziamento regionale, anche grazie all’autorizzazione del Comune alla costruzione dell’ospedale veterinario a Monserrato. In questo modo la facoltà avrà i requisiti minimi garantiti».
 
 5 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari      
 Una mozione del consiglio di facoltà
Docenti universitari contro la Moratti
  SASSARI. I docenti di veterinaria sul piede di guerra contro la riforma Moratti. «Questa riforma - dicono i membri del consiglio di facoltà che hanno approvato una mozione sull’argomento - getta la docenza in uno stato gravissimo di debolezza. Non è previsto neppure un semplice ricambio, non si scioglie il nodo della separazione tra reclutamento e progressione della carriera e si estende il fenomeno del precariato».
 Per questi motivi il Consiglio di facoltà di Sassari, colto l’invito della Crui alla convocazione straordinaria degli organi collegiali degli atenei italiani per valutare il Disegno di legge approvato alla Camera il 15 giugno, si associa «alla valutazione negativa formulata e ribadita in questi mesi da tutte le componenti del mondo universitario. Il Ddl - si legge in un comunicato -, privo ormai dei suoi principi informatori a causa dell’abolizione del precedente articolo 1 non risolve la necessità del rafforzamento della docenza, estende in modo abnorme la precarizzazione, determina la dequalificazione dell’insegnamento universitario, non affronta il tema dell’ampliamento della ricerca».
 Per tali motivi il provvedimento appare all’assemblea insufficiente, inadeguato, controproducente e, quindi, totalmente insoddisfacente: «Ne chiediamo pertanto il ritiro immediato».
 
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Sardegna   
 La sfida del parco scientifico punta sui farmaci personalizzati
RICERCA I TRAGUARDI
ROBERTO PARACCHINI
  CAGLIARI. Un ‘incubatore’ per aziende che lavoreranno nel settore biomedico, un polo d’eccellenza delle tecnologie bioinformatiche e un distretto di biomedicina in cui operano quattordici aziende: questi i ‘gioielli’ che il parco scientifico e tecnologico Solaris ha presentato ieri sera nella sede di Pula.
 «L’arte sei tu, la ricerca siamo noi», recita spesso il neuroscienziato Gian Luigi Gessa, come per dire: la scienza è, oggi, un processo collettivo che ha bisogno di cervelli, strutture e progetti. Questa, in sintesi, è l’idea guida che ha fatto nascere nel 2003 Solaris, il parco scientifico con una sede a Pula-Is Molas, una a Tramariglio, a Nuoro e Oristano. La giornata di ieri ha rappresentato un nuovo tassello: è stato presentato il ‘bioincubatore’ Biofarm, struttura destinata a nuove imprese e a ricercatori che intendano sviluppare, a partire dai propri risultati di ricerca, nuove attività imprenditoriali nel settore delle tecnologie per la salute. «L’assessorato regionale all’Industria, in collaborazione con Polaris - ha spiegato Francesco Marcheschi, direttore del Consorzio 21, l’ente che gestisce il parco - si è qualificato al primo posto nazionale aggiudicandosi un finanziamento di 770mila euro per l’acquisto di macchinari e attrezzature per il funzionamento del bioincubatore». Attualmente, al suo interno, vi sono già tre piccole aziende, le altre sette saranno selezionate sulla base dei progetti proposti. Il bioincubatore, è stato spiegato ieri, nasce all’interno del distretto della biomedicina per il quale sono stati stanziati 42 milioni di euro e che opera nelle biotecnologie e nella bioinformatica. Il settore locale di quest’ultima è stato riconosciuto dal governo centrale come ‘polo d’eccellenza delle tecnologie bioinformatiche applicate alla medicina personalizzata’. E ha avuto un finanziamento ulteriore di 13,6 milioni di euro.
 L’obiettivo di Solaris, è stato ribadito ieri anche da Giuliano Murgia, presidente del Consorzio 21, è quello di stimolare l’aspetto detto di ‘ricerca e sviluppo’ delle aziende, da un lato; e di agevolare piccole iniziative o progetti con know how innovativi, a diventare impresa, dall’altro. Il tutto puntando sul capitale-conoscenza e cercando di incrementarlo con le università di Cagliari e Sassari.
 Durante il simposio Filippo Spano, capo di gabinetto dell’assessorato regionale alla Programmazione, ha precisato l’importanza dell’incentivazione della produzione immateriale (la conoscenza) soprattutto in vista del 2006, anno in cui non vi saranno più gli attuali supporti europei.
 Massimo Dadea, assessore regionale agli Affari generali, ha sottolineato che «per noi, in Sardegna, investire nella conoscenza e nell’innovazione è decisivo anche perchè partiamo da una situazione storica di svantaggio. Abbiamo, infatti, la più bassa pecentuale di laureati in rapporto alla popolazione attiva: il 6,5 per cento contro il 7,5 nazionale e il 7,3 del Mezzogiorno». Per Dadea questi dati devono «far riflettere: quando nel 2006 non avremo più gli aiuti europei e ci misureremo con la competitività, la nostra capacità di creare conoscenza sarà determinante». L’isola è in ritardo ma qualche passo avanti lo sta facendo: «Abbiamo avuto - ha continuato Dadea - un riconoscimento rilevante visto che ‘Il Sole 24 ore’ ci ha posto al primo posto per l’impegno nella spesa per l’innovazione». Da chiarire, però, che «i finanziamenti specifici sono stati ottenuti grazie a tempestività e qualità dei progetti».
 
 7 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Sardegna   
 Renato Soru chiede scelte precise
E-government, appello al governo
  CAGLIARI. «Occorre un tavolo dei tavoli nel quale il governo decida quello che il Paese vuole fare in termini di gestione e di scelta sui sistemi informativi, che non si possono gestire in maniera assembleare». Questo l’appello che il presidente della Regione, Renato Soru, ha rivolto ai ministri dell’Innovazione tecnologica, Lucio Stanca, e degli Affari regionali, Enrico La Loggia, presenti ieri alla terza conferenza sull’e-government nelle regioni e negli enti locali, in corso a Roma. «Oggi - ha spiegato Soru - si è parlato di 134 progetti di e-government. Ma attenzione, bisogna andarli a vedere. Sono a conoscenza di progetti impresentabili realizzati spesso da società che di questo settore non si occupavano prima, nè si occuperanno dopo in tempo di presentazione del progetto». Società che secondo Soru sono attratte principalmente dai fondi stanziati per lo sviluppo del settore. Per il presidente della Regione c’è la necessità di «mettere in moto le competenze migliori nel campo perchè i fondi non mancano. Pur essendo il presidente di una regione a statuto speciale - ha detto - sono pronto ad acquisire un sistema che sia scelto dallo Stato come il migliore. Noi lo accetteremo».
 A Soru ha subito replicato il ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia. «Va bene una unificazione dei tavoli di concertazione con gli enti locali, ma non con una impostazione di tipo dirigistico, ma al contrario per far emergere le differenze nelle proposte delle diverse regioni». Per il ministro, «non tutti i sistemi possono essere adottati a modello perchè frutto di diverse realtà territoriali».
 Dal canto suo, il ministro per l’Innovazione Stanca ha sottolineato che «l’e-government degli enti locali è in dirittura d’arrivo. Entro il 2005 sarà completata la maggior parte dei 134 “cantieri digitali” avviati con la prima fase di e-government e, quindi, la disponibilità di servizi on line per cittadini ed imprese».
 
 

8 – Corriere della Sera
Denuncia delle università: difenderemo le eccellenze
I rettori: riforma sbagliata In crisi il modello lombardo
MILANO - I rettori delle tre università statali di Milano insieme per dire «no» al disegno di legge Moratti sulla riforma della docenza. Il ddl è in dirittura d’arrivo al Senato. «Se la ricerca e i giovani sono la principale risorsa delle università milanesi, con questa riforma è a rischio», questa la posizione di Enrico Decleva, rettore della Statale, Giulio Ballio del Politecnico e Marcello Fontanesi della Bicocca. Ieri insieme in via Festa del Perdono hanno chiesto l’abbandono o la radicale modifica del disegno, in linea dunque con il documento firmato dalla conferenza dei rettori.
Molto contestato il progetto di trasformare i ricercatori in figure con contratto triennale, rinnovabile una sola volta. Secondo Decleva «dopo sei anni i giovani si ritroveranno con nulla in mano». Per Fontanesi «sono stati traditi i principi di rilancio della ricerca». Secondo Ballio «la riforma potrebbe portare ad un aumento dei costi per gli atenei». I ricercatori: «Potremmo rinunciare a tenere i corsi».
 
I rettori: la riforma affossa il modello Milano
Decleva, Ballio e Fontanesi: «Meno risorse per le università, studenti e docenti penalizzati: difenderemo l’eccellenza della ricerca»
La ricerca nelle università milanesi è a rischio estinzione: è un grido d’allarme quello lanciato ieri dai rettori delle tre grandi università statali di Milano (Statale, Politecnico, Bicocca). Un’iniziativa inedita, una sorta di protesta «istituzionale», contro il disegno di legge di riforma dello stato giuridico dei docenti voluto da Letizia Moratti, in dirittura d’arrivo a Palazzo Madama dopo le modifiche apportate da Montecitorio. Enrico Decleva, Giulio Ballio e Marcello Fontanesi insieme per mandare un messaggio molto chiaro «a chi le leggi le scrive e le approva». «Se la ricerca e i giovani sono la principale risorsa delle università milanesi, questa riforma li mette entrambi a rischio». Il punto maggiormente critico del provvedimento, secondo il rettore della Statale Enrico Decleva, è l’abolizione del ruolo di ricercatore che si trasformerebbe in una figura con un contratto a termine di tre anni, rinnovabile una sola volta. E dopo? Dopo c’è la strettoia del concorso per il ruolo di professore associato. «I giovani si troverebbero dopo sei anni con nulla in mano», dice Decleva. Passare sei anni a studiare e poi avere il nulla di fronte «non è un incentivo per attirare giovani capaci nella ricerca o evitare la fuga di cervelli all’estero».
E gli oltre 2000 ricercatori milanesi sono accanto ai rettori e annunciano battaglia. Come quelli della facoltà di scienze matematiche della Bicocca che hanno già annunciato la loro intenzione di ritirare la disponibilità a ricoprire incarichi di insegnamento nel caso in cui il disegno di legge passi senza modifiche sostanziali. «In soli due giorni dieci colleghi non hanno risposto ai bandi per l’insegnamento e 24 si riservano di rinunciare - dice Stefania Brocca -. Se si pensa che ogni ricercatore in media tiene tre corsi a testa, è facile immaginare quali sarebbero le conseguenze». Rinunciare ai bandi per l’insegnamento? «I ricercatori ne avrebbero tutto il diritto» commenta il rettore della Bicocca. «Oggi il 15-20 per cento dei corsi è tenuto da ricercatori non di ruolo - osserva Giulio Ballio, rettore del Politecnico -. Bisognerà ora verificare la loro disponibilità a confermare l’incarico».
E proprio le ricadute economiche per le università sono un altro punto dolente. Il perché lo spiega sempre Ballio: «Lo Stato così ritira la mano dal cofinanziamento che prima dava nei primi anni di lavoro dei giovani ricercatori attraverso gli assegni di ricerca». Queste figure infatti avevano un costo sufficientemente basso per le università, visto che lo Stato non richiedeva gli oneri fiscali su queste posizioni.
Ma nel disegno di legge ci sono molti altri punti controversi: l’introduzione per esempio del professore aggregato: «Al ruolo avrebbe accesso, su domanda, anche il personale tecnico-amministrativo laureato - spiega Decleva - con il rischio di trovarsi professori senza nessuna carriera di ricerca alle spalle». Ma c’è anche la mancata modifica delle regole concorsuali e la riforma del sistema di valutazione delle università. Ieri in mattinata, durante la mobilitazione delle università italiane contro il disegno di legge e mentre si teneva l’incontro dei tre rettori milanesi, il ministro Moratti ha fatto sapere di essere pronta a valutare le osservazioni e le proposte della comunità accademica, ma l’amarezza non svanisce: «Non c’è un no a priori alla Moratti», dice Fontanesi. Ma secondo il rettore della Bicocca è innegabile un «tradimento» dei principi di rilancio della ricerca e meritocrazia che avevano mosso la riforma.
Sulle proteste che potrebbero scoppiare a settembre con delle gravi conseguenze sull’attività didattica, i tre sono chiari. «Noi saremo accanto ai nostri ricercatori. Certo non chiedeteci di scendere in piazza».
Diana Fichera
 
 
09 -  Corriere della Sera
IL RICERCATORE
«Anni da precario, troppi sacrifici per la mia famiglia»
«Tutto sommato, a me è andata bene». Michele Zucali, 33 anni, fa il ricercatore alla Statale, studia scienze della terra ed è responsabile del coordinamento della protesta dei ricercatori della sua università. Perché è andata bene?
«Percorso netto. Mi sono laureato nel 1996, tre anni di dottorato, quattro di assegni di ricerca; poi il concorso da ricercatore. Ho un contratto a tempo indeterminato. I problemi potrebbero cominciare dopo, quando deciderò di diventare professore associato».
Che cosa succederà?
«Magari tra dieci quindici anni deciderò che è arrivato il momento di fare il concorso. A quel punto, se il disegno di legge della Moratti passasse, ci ritroveremmo tutti insieme. Quelli come me che hanno alle spalle una lunga esperienza di ricerca e insegnamento e quelli che dopo sei anni hanno finito l’ultimo contratto a termine. Per loro vincere quel concorso è l’ultima speranza di rimanere all’università».
Qual è il rischio?
«Il conflitto generazionale. Mi ritroverò a fare il concorso con persone che sono miei studenti. Hanno più diritti loro che altrimenti rischiano di essere buttati fuori dall’università o io che ho alle spalle più esperienza».
Andare all’estero?
«Non è facile. Io poi ho moglie e figlia. Piuttosto cambio mestiere».
. D.F
 
 
 
10 – Corriere della Sera
UNIVERSITÀ ROMA TRE
Master europeo in storia dell’architettura per la ricerca e la gestione degli archivi
La facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre ha organizzato la quinta edizione del Master Europeo in Storia dell’architettura. Le domande di iscrizione vanno inoltrate entro il 4 luglio. Al corso dopo-laurea, che dura quindici mesi a partire dal 15 settembre, sono ammessi solo 30 iscritti che riceveranno un diploma al termine delle lezioni e degli stage previsti. Il Master ha l’obbiettivo di formare storici dell’architettura qualificati nel settore della ricerca, negli studi per gli interventi di conservazione del patrimonio architettonico, nell’organizzazione e gestione di musei e archivi di architettura. Per iscriversi bisogna essere in possesso di una laurea nel settore degli studi architettonici, ingegneristici, di storia dell’Arte.Come «studenti auditori» sono ammessi anche semplici studenti iscritti a corsi di dottorato o a scuole di specializzazione. In questi casi la tassa di iscrizione al Master (2.500 euro) sarà ridotta di 500 euro. Diretto da Giorgio Ciucci, il Master dispone di docenti italiani e stranieri (da segnalare Berry Bergdoll, Richard Bosel, Elisabeth Kieven, Pier Paolo Pagliara, Mario Piana, Giorgio Ciucci, Pierre Gros, Jean Louis Cohen).
Per informazioni epepe@uniroma3.it  tel. 06.57067942/3
 

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