Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 July 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

  
1 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cagliari
Una nuova strada per il Mistretta VI
«Azzerare lo statuto per dare un altro mandato al rettore»
Per garantire all'urbanista il sesto triennio al vertice dell'Ateneo si può cambiare l'articolo 82
L'appuntamento è per domattina alle 8,45, con la riunione del Senato accademico. E già che la scadenza è importante, i presidi dell'Università hanno preferito riunirsi già ieri mattina. Un incontro informale, nel fresco garantito dai condizionatori della facoltà di Scienze, tra i docenti che guidano le dieci facoltà cagliaritane. La riunione è durata fino all'ora di pranzo inoltrata, e d'altronde c'era di che discutere. Intanto la creazione di tre nuove facoltà, cioè l'argomento all'ordine del giorno della seduta di domani. E poi l'elezione del rettore. Un argomento non urgentissimo, in teoria, visto che le elezioni si terranno tra poco meno di un anno. In realtà i tempi sono molto meno lunghi e il tema è molto d'attualità: Pasquale Mistretta ha detto chiaramente di volersi ricandidare, e visto che lo statuto dell'Università non gli consentirebbe un altro mandato presidi e professori devono decidere in queste settimane se aprirgli la strada, cambiando ancora una volta le regole. È chiaro che una modifica statutaria significherebbe che Mistretta ha ancora una volta la maggioranza, e quindi il dibattito sulle regole è tutt'altro che teorico o basato su questioni di principio. E soprattutto è tutt'altro che scontato l'esito finale, come sanno bene i presidi che ieri mattina hanno affrontato l'argomento con cautela. Per questo i fautori della rielezione stanno cercando la strada più agevole per garantire la leadership al docente di Urbanistica fino al momento della pensione - quindi altri tre anni in Rettorato, visto che i docenti possono restare in servizio fino a 75 anni. In particolare c'è un'ipotesi che in questi giorni sta prendendo corpo: modificare lo statuto ma non all'articolo 12, che detta il numero massimo di mandati che un rettore può svolgere e la durata triennale di ogni mandato, bensì all'articolo 82. Quest'ultimo, sotto il titolo Scadenze temporali ed elezioni, recita al primo comma: «I mandati elettivi in corso al momento dell'entrata in vigore del presente Statuto (8 gennaio 1996) e quelli espletati in precedenza, anche in modo consecutivo, non sono computati ai fini della rieleggibilità». Non ci sarebbe molto da cambiare - spiega un mistrettiano osservante - basterebbe cambiare la data, dicendo che lo statuto entra in vigore a partire dal 2005. A quel punto Mistretta si vedrebbe annullata l'anzianità di servizio da lìder maximo dell'ateneo e potrebbe candidarsi esattamente come qualunque altro professore ordinario. Con una differenza: essendo vicino alla pensione non andrebbe oltre il prossimo mandato. C'è ovviamente un ostacolo: l'azzeramento dei mandati elettivi aveva senso perché nel '96 lo statuto entrava in vigore. Una soluzione c'è, anche se richiede un forte consenso da parte del corpo accademico: visto che dal '96 a oggi lo statuto è stato ritoccato più volte e che si stanno per battezzare tre nuove facoltà, facciamo una modifica-quadro, diciamo formalmente che questo è un nuovo statuto e diamo via libera al primo e ultimo mandato mistrettiano post-riforma 2005. Con una sottolineatura: in questo modo l'attuale rettore si sottoporrebbe al test elettorale. Un'altra ipotesi - che ora ha perso quota definitivamente o quasi, anche perché basterebbe un ricorso al Tar per farla traballare pericolosamente - era una proroga di due anni al mandato in corso con una norma transitoria ad personam (ad Pasqualem, l'hanno già definita i docenti più critici). Le altre ipotesi sono due, ed entrambe sembrano possibili ma non molto praticabili. La prima - in omaggio alla recente riforma dei corsi di laurea - è stata scherzosamente ribattezzata «la riforma del tre più due». Vale a dire: si modifica l'articolo 12 decidendo che d'ora in poi ai tre anni di mandato se ne aggiungono due. Si sta in carica cinque anni ma ci si può ricandidare una volta sola. La seconda possibilità è una modifica sempre all'articolo 12 (oggi al secondo comma stabilisce che il rettore dura in carica tre anni accademici e non è eleggibile per più di tre mandati consecutivi, nel 2002 il limite era di due mandati) in modo che non ci sia più un tetto alle candidature. Ovvero: chi viene eletto resta in carica tre anni e può ripresentarsi alle elezioni tutte le volte che vuole. Anche questa oggi sembra una strada piuttosto impervia. Sarà la riunione di domani del Senato accademico - così come quella del Consiglio d'amministrazione in programma per giovedì - a dare ai sostenitori del Mistretta VI il polso della situazione. Dalle nuove facoltà all'azienda sanitaria mista prossima ventura, la partita che passa per la modifica all'articolo 82 è la più importante degli ultimi dieci anni.
Celestino Tabasso
 
2 - L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cagliari
Bocciate le modifiche normative
Il Comitato studentesco: le regole non si toccano
Un "no" deciso a qualsiasi modifica dello statuto dell'Università. Il Comitato studentesco universitario ateneo Kalaritano lo ha detto chiaramente ieri, durante la presentazione di un questionario, che verrà sottoposto a un campione di circa 500 studenti, sulla conoscenza della vita "politica" nell'Università di Cagliari. «Non vogliamo andare contro Pasquale Mistretta ? ha spiegato Marco Solinas, rappresentante in Giurisprudenza ? Ma nessuno si può prendere il diritto di modificare lo statuto. Anche perché questa azione è già stata compiuta nel 2002, per consentire il Mistretta "ter". Inoltre ci preoccupa la scappatoia di una proroga di uno o due anni. Se così dovesse accadere, ci faremo sentire». E per capire che cosa pensano gli iscritti della vita politica nell'ateneo di Cagliari, il Comitato ha preparato un questionario informativo, anonimo, che punta a un campione di circa 500 studenti. «Vogliamo vedere il gradimento dei servizi offerti dall'Università ? ha sottolineato Alessio Pinna, rappresentante in Ingegneria ? Ma anche verificare se esiste un rapporto tra gli studenti e i loro rappresentanti, e quanti conoscono l'eventualità di una modifica dello statuto». L'esito dei voti sarà reso noto dopo l'estate, in apertura del nuovo anno accademico: dati importanti anche in vista delle elezioni per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca, previste in via ufficiosa il 30 novembre. «L'esito del questionario potrà darci uno spaccato attendibile sul rapporto tra studenti e vita politica universitaria, che sembra sempre molto tiepido», ha evidenziato Pietro Salaris. Dati che saranno suddivisi per anno di iscrizione (non saranno testate le matricole) e per facoltà d'appartenenza. Intanto il Comitato fa sentire il suo "no" alla modifica dello Statuto, in un dibattito che inizia ad animarsi.
Matteo Vercelli
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 41 – Cultura
L'invasione della Sardegna Ecco perché saltò il piano
Lo storico dell'università di Cagliari Luciano Marrocu conferma la novità e l'importanza della scoperta sul dossier di Churchill che riguardava l'invasione della Sardegna.
Nel maggio del 1941, ad un anno dall'entrata in guerra dell'Italia, gli inglesi si apprestavano ad occupare la Sardegna. Il D-Day era stato fissato per la prima notte di luna nuova di maggio. I dettagli dell'invasione sono venuti alla luce con la scoperta, nel Nacional Archives di Londra, del dossier inviato al primo ministro Winston Churchill dai generali del suo staff. Lo sbarco fu sospeso, probabilmente a causa degli eventi bellici in Nord Africa e nel Mediterraneo che in quei mesi volgevano a favore delle truppe dell'Asse. Il 20 maggio i tedeschi sferrarono l'attacco all'isola di Creta, snodo strategico sulla linea Gibilterra-Malta. Gli inglesi opposero una strenua difesa, ma alla fine capitolarono. Il Piano Yorker (così era stato battezzato l'attacco alla Sardegna) restò sul tavolo di Churchill sino al 1943 quando fu rispolverato per organizzare l'invasione alleata in Italia. A ottobre gli anglo-americani sbarcarono anche nell'isola. La scoperta del Piano segretissimo inviato a Churchill dai suoi generali è stata fatta di recente da due studiosi cagliaritani, Alberto Monteverde e la moglie Valeria Soru, impegnati in un progetto di ricerca negli archivi italiani ed esteri «sui personaggi e la storia della Sardegna». «Il Piano Yorker è sicuramente una novità» conferma Luciano Marrocu, docente di storia contemporanea all'università di Cagliari, esperto del periodo fascista e autore di importanti saggi. «Conosciamo le vicende dei piani falsi fatti ritrovare dagli alleati per ingannare i comandi italo-tedeschi, mentre in realtà preparavano lo sbarco in Sicilia. E poi la storia dell'invasione del 1943, ma non avevamo alcuna informazione riguardo ad un possibile attacco dopo appena un anno di guerra. Senza dubbio si tratta di una novità che merita un approfondimento». Autori della scoperta due studiosi del Club Modellismo Storico di Cagliari, considerati dei dilettanti dagli accademici. E non è il loro primo scoop. «Hanno la mia sincera simpatia: i risultati delle loro ricerche confermano che la qualifica di studioso si ottiene sul campo e non con i titoli accademici. Il ritrovamento del carteggio di Churchill non è stato casuale, ma il frutto di un lavoro accurato e appassionato negli archivi. Semmai il problema è un altro: noi sardi siamo ancora carenti riguardo agli studi di storia militare. Oggi, con l'apertura degli archivi inglesi e americani, bisognerebbe scavare tra i documenti non più vincolati dal segreto. Credo che si potrebbero fare interessanti ricerche. A Londra, per esempio, si trovano i diari di bordo delle missioni aeronavali inglesi svolte in Sardegna». Nel Piano Yorker figurano dettagliate fotografie e mappe su Cagliari e sul sistema difensivo italiano. Furono scattate - si legge nei documenti - prima del giugno 1940, cioè dell'entrata in guerra dell'Italia. Significa che gli inglesi si preparavano per tempo a combattere contro il fascismo. «Sin dopo Monaco e la guerra in Etiopia, in pratica dal 1937, gli inglesi mutarono atteggiamento nei confronti dell'Italia. Ed è certo che si siano organizzati con un accurato lavoro di intelligence». Spionaggio? «Non posso rispondere su questo punto. Di sicuro i servizi segreti operarono con agenti e con collaboratori. Invece conosciamo bene l'azione di Emilio Lussu che si offrì agli inglesi per preparare l'invasione dell'isola. Secondo Lussu c'erano i presupposti per un'insurrezione popolare che doveva aprire la strada all'invasione delle forze alleate. Ma non ebbe seguito». Perché? «Gli angloamericani non avevano alcuna intenzione di lasciare spazio a un movimento popolare che poteva pesare nella nuova Italia postfascista e puntarono sull'attacco militare». Nel Piano Yorker ritenevano di prendere Cagliari in un giorno e l'isola in tre. Sarebbe stato possibile? «Il piano era realistico e gli inglesi sicuramente erano in grado di organizzare un'armata di 50 mila uomini e cento navi per occupare la Sardegna senza trovare una resistenza adeguata. Come i fatti successivi dimostrarono. Ma in quel periodo del 1941 lo scenario del Mediterraneo non era favorevole ai britannici che furono costretti a concentrare tutte le forze su Creta e in Africa».
Carlo Figari
 
 
 

4 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Cagliari
Piombo e salute, la verità dell’azienda
La Portovesme srl parla di miglioramento rispetto ai fattori di rischio per gli operai
PORTOVESME. Sul piombo nel sangue della popolazione del Sulcis interviene il medico della Portovesme srl, Stefano Salis, che rompe la riservatezza e le consegne sin qui imposte e fornisce i dati aziendali per contestare i recenti allarmismi. Sulla mortalità per cancro polmonare nella fabbrica di piombo in Sardegna fa riferimento ai risultati di un’indagine epidemiologica curata da ricercatori del dipertimento di medicina del lavoro, dell’Università di Cagliari, dal dipartimento di prevenzione della Asl 7 di Carbonia e dal servizio sanitario della Portovesme srl, in riferimento al periodo 1972-2001.
Lo studio “Mortalità per cancro polmonare in lavoratori di una fonderia di piombo della Sardegna”, pubblicato nel 2003 nel Giornale Italiano di Medicina del Lavoro riportava nelle conclusioni: «lo studio per quanto di modeste dimensioni e bassa potenza statistica mostra una probabile associazione tra esposizione al piombo e neoplasie del polmone, significativamente evidente peraltro solo per elevati livelli di esposizione», e più avanti «la mortalità per cancro polmonare risulta statisticamente significativa correlata al crescere dei livelli di esposizione al piombo inorganico, raggiungendo valori significativamente elevati di Smr (tasso standard di mortalità) nel sottogruppo degli operai a più elevata esposizione».
Ma l’impegno principale di Salis è quello di dimostrare che l’andamento della linea del numero dei dipendenti con piombemia superiore a 60 microgrammi per decilitro di sangue negli ultimi 11 anni è notevevolmente calato, come riportano le tabelle aziendali riferite al periodo 1989-99. «Si è passati da un valore di 145 dipendenti con valori superiori ai 60 a 88 - precisa Stefano Salis - e negli ultimi cinque anni l’andamento del grafico tende a livelli più bassi. Dal ’98 al 2002 si è passati da 79 casi a 19. Per quanto riguarda lo stesso quinquennio per piombemia superiore a 69 microgrammi i casi sono solo 3. Questo significa che l’azione di prevenzione è di livello eccellente con controllo sanitari che vengono effettuati con frequenza trimestrale nei soggetti più esposti. Alcuni operai accumulano con più facilità piombo e quindi riserviamo loro maggior attenzione. Quando si accertano casi anomali l’operaio viene immediatamente allontanato dal ciclo produttivo e solo che dopo un periodo che si ritiene congruo viene reinserito nel reparto». Una attività di monitoraggio, quelle esposta dal medico della Portovesme del resto dettagliatamente prevista dalla legge. Le notizie divulgate recentemente per il medico competente sono eccissivamente allarmistiche. «Da 17 anni opero in questa fabbrica - aggiunge Stefano Salis - e non ho mai riscontato sintomi gravi tra i lavoratori. Mai riscontrate anemie saturnine, problemi vascolari, coliche saturnine o danni biologici. C’è un’intensa e costante collaborazione con l’istituto di medicina del lavoro di Cagliari e siamo stati i primi ad aver seguito centinaia di operai dopo la pensione. E’ chiaro che con la fermata dell’Imperial Smelting (fermato ai primi di febbraio 2005, ndr) le condizioni ambientali sono migliorate e ci attendiamo che le prossime verifiche siano decisamente migliori». Il medico della Portovesme srl riconosce che in alcuni reparti come il Kivcet, l’agglomerazione e il laboratorio di analisi, la situazione è più critica. «In questi reparti le attenzioni sono maggiori - conclude - ma con la prevenzione si riesce a tenere sotto controllo la situazione».
Erminio Ariu
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 27 - Sassari
CONVEGNO A PERFUGAS
Venticinque anni di scavi e di archeologia nell’Anglona
PERFUGAS. Si è parlato di nuove acquisizioni archeologiche in Anglona e della proficua collaborazione che può essere attivata tra centri di ricerca ed enti pubblici. Tutto in un convegno svoltosi a Perfugas che ha avuto tra i suoi relatori l’archeologo Giuseppe Pitzalis e studiosi e docenti delle Università di Siena (Lucia Sarti, Roberta Sanna, Pino Fenu), Firenze (Paola Falchi) e Sassari (Denise Marras).
 Il convegno ha avuto soprattutto lo scopo di illustrare i risultati delle ricerche svolte nell’arco di venticinque anni di scavi da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Sassari e Nuoro, dalle due Università toscane e dal Museo Fiorentino di Preistoria nel territorio dell’Anglona. È stato così giustamente ricordato come i primi scavi abbiano avuto inizio intorno alla fine degli anni’70 grazie ad una precisa scelta dell’allora Soprintendente ai Beni Archeologici di Sassari, Nicosia. Le ricerche intraprese dalle Università di Siena e Firenze intorno al Rio Altana hanno rivoluzionato la preistoria sarda rivelando la presenza dell’uomo nell’isola a partire da un’epoca ben più antica rispetto a quella che si era sempre ritenuta. L’inevitabile conseguenza è stata così la “retrodatazione” della prima presenza dell’uomo in Sardegna intorno a circa 500 - 300.000 anni fa piuttosto che al Neolitico (6000 a.c. circa) come si era sempre creduto. Le ricerche si sono concentrate per molti anni intorno a due siti in particolare, culla del paleolitico inferiore nell’isola: Rio Altana e Sa Pedrosa Pantallinu (Perfugas), e Sa Coa de Sa Multa (Laerru). I risultati esaltanti ottenuti con i primi scavi hanno fatto sì che questi venissero estesi anche ad altri siti, poi rivelatisi molto interessanti non solo per le testimonianze di età paleolitica. La grotta laerrese di Su Coloru, per esempio, presenta una stratigrafia molto significativa essendo stata occupata per diversi millenni dall’uomo; gli strati più recenti sono di epoca nuragica, e i più antichi sono riconducibili alla fine del Mesolitico. La grotta costituirebbe, quindi, una delle poche stratigrafie complete in tutto il Mediterraneo, che documentano il passaggio epocale da un popolamento umano di cacciatori e raccoglitori (Paleolitico e Mesolitico) al momento in cui l’uomo ha appreso e messo in pratica le tecniche dell’agricoltura e dell’allevamento (Neolitico) che ne rivoluzioneranno completamente lo stile di vita, dando origine alla nascita dei primi villaggi.
 Una ricca testimonianza di questi villaggi si ha in Anglona nel sito perfughese di Contraguda che è caratterizzato dai resti di un abitato molto ampio variamente esteso sulla collina alla cui sommità è presente una struttura costruita in pietra che può essere interpretata come un’area di culto o funeraria riferibile al Neolitico. L’importanza di Contraguda - è stato rilevato dagli studiosi - risiede nel fatto di essere uno dei pochi insediamenti integralmente scavati in modo scientifico. I reperti rinvenuti sono stati oggetto di studio di numerose tesi di laurea delle due Università toscane. Negli ultimi anni si sono contate ben 15 tesi riguardanti i siti di Contraguda, Pantallinu e Sa Coa de Sa Multa. Sempre dal convegno è emerso che i comuni di Perfugas e di Laerru si starebbero impegnando per acquisire i terreni che ospitano i resti per un futuro progetto di musealizzazione delle aree archeologiche. Si stima, inoltre, che in tutti questi anni abbiano offerto la loro collaborazione gratuita almeno 400 studenti universitari ospitati nei campi. Si starebbe anche formando un gruppo di giovani studiosi sardi intenzionato a proseguire le ricerche e a dare ancora una volta un contributo notevole alle conoscenze sull’archeologia sarda. (gi.pu.)
 
 
6 – Corriere della Sera
UNIVERSITA’
La riforma e il modello Bocconi
Il piano strategico di Mario Monti e Angelo Provasoli (presidente e rettore della Bocconi) non è affare dell’università Bocconi soltanto, potrebbe essere un grande segnale di ripresa per le università di Milano e, speriamo, un giorno, dell’Italia. A cominciare dall’inglese. L’inglese è la lingua della ricerca, è in inglese che gli scienziati scrivono, sono in inglese i giornali dove si pubblicano i migliori lavori, ai congressi si parla inglese. Non soltanto chi si laurea alla Bocconi, tutti, che vogliano avere a che fare con la scienza, dovrebbero saper parlare e scrivere in inglese, senza fatica. C’è poi, nel piano strategico, l’idea di voler attirare più studenti stranieri. È importantissimo. Si è visto che quanto più le università sanno attirare studenti stranieri, tanto più fanno buona ricerca. Così l’Inghilterra arriva ad avere più del 30% di studenti stranieri, lo stesso succede negli Stati Uniti, la Spagna arriva al 10%. In Italia gli studenti stranieri sono in media il 2%, ma la Bocconi è già vicina all’8% e vuole arrivare al 15. Emerge, dal piano strategico, che l’università si farà carico degli studenti eccellenti che però non hanno soldi.
È la strada giusta, ma non basta. Anche Milano deve fare la sua parte (ci sono città in Europa, sede di grandi università, dove l’affitto per gli studenti meritevoli costa meno di un quarto di quanto costerebbe al mercato libero). Sarebbe bello se un giorno in Italia le università fossero libere di far pagare agli studenti quello che ciascuna ritiene opportuno in rapporto alla qualità dell’insegnamento.
Perché non diventi una università per ricchi basta fare come si propone di fare la Bocconi. La forza delle grandi università dell’Europa e degli Stati Uniti passa anche per la capacità di reclutare (senza concorso) i migliori ricercatori, anche dall’estero. Il numero di docenti stranieri varia molto. In qualche università arriva al 10%, in altre i professori che vengono dall’estero sono più del 50%. Nella gran parte delle università italiane la percentuale di professori stranieri è zero, in qualcuna arriva all’1%, in pochissime al 2%.
Alla Bocconi, nei prossimi anni vogliono avere più docenti stranieri. Se ci riusciranno sarà un’inversione di tendenza di grande interesse per un Paese dove quasi sempre l’università recluta i suoi docenti al suo interno. Quello che c’è nel piano strategico della Bocconi insieme alla libertà per ciascuna università di insegnare quello che vuole, di decidere delle carriere dei docenti (e dei loro stipendi) salvo poi confrontarsi con le iscrizioni e il mercato del lavoro, è ciò che serve per rifondare l’università italiana. Se ci riuscirà la Bocconi, non c’è ragione perché presto non ci possano riuscire le altre università di Milano e d’Italia. Certo la Bocconi non ha i vincoli delle strutture pubbliche e probabilmente ha più soldi. Quello che serve per fare da capofila. Un modello così, se avrà successo, potrà fare per la ricerca italiana quello che a nessuna legge, decreto o riforma negli ultimi trent’anni è mai riuscito.
Giuseppe Remuzzi
 
 
7 – Corriere della Sera
IL CASO
Ricercatore da 7 anni «Mi è scaduto il permesso Ora sono un clandestino»
Studia per sconfiggere il cancro. Ma è un clandestino. Ricercatore australiano, pubblicazioni su riviste scientifiche, alta professionalità, curriculum di livello mondiale: se tra 10 anni qualche malato di tumore in più si salverà, bisognerà dire grazie anche a lui. Ma ora, se incappasse in un paio di controlli di polizia, potrebbe ritrovarsi in via Corelli e essere espulso. Cacciato da Milano. Come uno spacciatore.
 
Biologo da 7 anni: scaduto il permesso, sono diventato clandestino
Cittadino australiano, ha chiesto più volte il rinnovo. Dopo mesi di attesa e di lotta con la burocrazia nessuna risposta
Mostri della burocrazia. La bestia che si annida tra codici e codicilli sbuca nella vita di Fabio Turatti il 31 dicembre 2004, quando scade il suo permesso di soggiorno per motivi di studio. Il ricercatore, 30 anni, nato in Italia ma cittadino australiano dal 1982, un paio di mesi prima ha già chiesto il rinnovo. Primo rifiuto. Secondo tentativo: si presenta all’ufficio immigrazione della questura di Milano lo scorso marzo. Nulla di fatto. Oggi, 12 luglio, fanno 193 giorni da scienziato clandestino. Turatti ha trascorso questi mesi lavorando nei laboratori dell’Ifom, Istituto di oncologia molecolare, fiore all’occhiello dell’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro). Un santuario europeo della scienza. Laboratori che sfornano lavori di livello internazionale.
Judah Folkman, lo scienziato americano più accreditato per una svolta nella cura del cancro, indica in Elisabetta Dejana il top mondiale nello studio dell’angiogenesi, la formazione di vasi sanguigni nei tumori. La Dejana dirige il gruppo di studio di cui fa parte Turatti. È lei ad averlo scelto, seguendo la filosofia dell’Ifom: pescare in tutto il mondo i numeri uno. Quando timbri e scartoffie lo permettono.
Per continuare a studiare gli effetti del cancro sul sistema linfatico, Fabio Turatti non chiede un trattamento di favore rispetto a colf e operai. Ma la semplice applicazione di un articolo della legge Bossi-Fini, che oggi viene negata a lui come a molti altri ricercatori extracomunitari. Conseguenze: «Vivo nella paura perché sono irregolare. Non potrò rinnovare il mio contratto d’affitto. Non ho la tessera sanitaria».
La via, semplice e rapida, ci sarebbe. Un articolo della legge sull’immigrazione prevede delle eccezioni al meccanismo delle quote di ingresso. Agevolazioni a cui hanno diritto sportivi, traduttori, personale di società estere con sede in Italia, modelle, «ballerini, artisti e musicisti da impiegare presso locali di intrattenimento».
E i ricercatori? In teoria sì. In pratica, bisogna presentarsi all’ufficio immigrazione e affidarsi alla buona sorte. A Turatti è andata male: «Una volta hanno detto che ero in Italia da troppo tempo, l’altra che avendo cambiato istituto non avevo più diritto al permesso».
La battaglia di Turatti contro la burocrazia è la stessa di molti altri ricercatori extracomunitari che lavorano a Milano. «Si parla sempre di fuga dei "cervelli" dall’Italia - spiega Elisabetta Dejana - ma questa legge e le sue applicazioni scoraggiano l’arrivo dei "cervelli" dall’estero. È un’aberrazione che sta mettendo in seria difficoltà la ricerca».
Turatti è un biologo cellulare. Ha un diploma postlaurea PhD, eccellenza dei dottorati a livello mondiale. Pubblicazioni. Sette anni di esperienza. Un curriculum che gli permetterebbe di entrare in qualsiasi industria farmaceutica, dove lavorerebbe la metà guadagnando tre volte quello che guadagna ora. Ma spiega: «La ricerca è un lavoro di passione e sacrificio. Non c’entrano i soldi». Sa che non diventerà ricco. È convinto però che la sua fatica sia utile al bene di tutti: «Il mio obiettivo, e quello dei miei colleghi, è far progredire la scienza e la medicina».
Tutto qua, semplice e meraviglioso come un sogno. Che ogni mattina, però, si scontra con l’assurdità dell’incubo: «Ho paura tutte le volte in cui potrei essere controllato, perché sono un clandestino». E l’umiliazione: «Portiamo avanti la ricerca scientifica, non abbiamo un impiego fisso, molte ore di lavoro e pochi soldi. Ma tutto questo sembra non contare nulla».
Gianni Santucci
 
 
 

10 – Marketpress.info
TRENTA E LODE - ISTRUZIONI PER L’USO
L’UNIVERSITÀ DI TORINO ALLA RADIO
Torino, 12 luglio 2005 - A partire da oggi va in onda la seconda puntata di “Trenta e Lode – Istruzioni per l’uso” il nuovo progetto radiofonico dell’Università di Torino dedicato all’orientamento universitario. La dott.Ssa Natalina Bolognesi, Responsabile della Divisione Didattica e Studenti dell’Università di Torino, sarà ospite della trasmissione e fornirà alle future matricole tutte le informazioni utili riguardo alle preiscrizioni ai corsi di laurea a numero programmato e alle immatricolazioni, in vista della prossima apertura delle preiscrizioni (a partire dal 18 luglio) e delle immatricolazioni (a partire dal 1 agosto) all’Università. Ogni puntata, della durata di 3 minuti circa, viene trasmessa con rotazione settimanale al martedì nella fascia oraria dalle 14.30 alle 16.30 su 6 emittenti radiofoniche locali (Radio Torino Popolare, Radio Veronica One, Radio Veronica 93.3, Radio Centro 95, Radio Manila , Radio Flash) e al giovedì alle ore 14.30 su una web radio (radio Atrium). Scopo delle dieci puntate che compongono l’intero ciclo è quello di spiegare la complessità della realtà universitaria alle future matricole. Ogni puntata avrà come ospite un docente o il responsabile di un servizio agli studenti e affronterà in modo dettagliato un argomento utile per orientarsi nel futuro percorso di studi: la riforma del sistema universitario, il sistema del 3+2, i crediti formativi, le prescrizioni e le immatricolazioni, i test di ammissione ed il Tarm, la compilazione del carico didattico, l’iscrizione on-line agli esami, ecc. Nel terzo appuntamento, in onda dal 19 luglio, la Dott.ssa Stefania Longobardi, dell’Area Percorsi didattici, ed il Prof. Guido Magnano, spiegheranno agli studenti universitari i principi generali che regolano i test di ammissione alle differenti Facoltà ed il Tarm (Test di Accertamento dei Requisiti Minimi). Tutte le informazioni sul palinsesto e gli orari di trasmissione saranno reperibili sullo “Speciale Immatricolazioni” pubblicato sul sito www.Unito.it  dove sarà anche possibile ascoltare le rubriche già andate in onda.
 
11 – Marketpress.info
PROGETTO PANEUROPEO VALUTA LA SICUREZZA E IL VALORE DELLE TOMOGRAFIE COMPUTERIZZATE (TC)
Bruxelles, 12 luglio 2005 - Ricercatori di dieci gruppi in sette paesi dell'Unione europea stanno collaborando per valutare la sicurezza e l'efficacia delle tomografie computerizzate (Tc). Le tomografie computerizzate (Tc) utilizzano apparecchiature a raggi X per ottenere immagini del corpo in sezione trasversale. Le immagini dettagliate di organi, ossa e altri tessuti possono essere utilizzate per diagnosticare malattie quali il cancro, ove il tumore sia visibile, nonché eventuali lesioni. Si tratta pertanto di una risorsa estremamente preziosa per i professionisti in campo medico, che tuttavia ha suscitato preoccupazione in alcuni ambienti a causa dell'esposizione dei pazienti ai raggi X. Al progetto Msct è stata concessa una dotazione di tre milioni di euro a titolo del "Programma Euratom di ricerca e formazione nel settore dell'energia nucleare" nell'ambito del Sesto programma quadro (6Pq), allo scopo di dare risposta a interrogativi quali: tutte le tomografie computerizzate sono necessarie? Vengono utilizzati protocolli aggiornati per ridurre al minimo l'esposizione dei pazienti alle radiazioni dei raggi X? è possibile apportare ulteriori miglioramenti di progettazione? Come si possono rendere più sicure le tomografie computerizzate per i bambini? Attualmente si ritiene che i vantaggi attesi di una tomografia superino il rischio di esposizione ai raggi X. I partner tenteranno di dimostrare tale ipotesi ricorrendo a tecniche appartenenti a una disciplina scientifica relativamente nuova - "il processo decisionale medico". Una volta giustificato il ricorso alla strumentazione per le tomografie computerizzate, i ricercatori si adopereranno al fine di ottimizzare le tomografie sia per gruppi di pazienti che per singoli. Dovrebbe essere possibile effettuare tomografie ad hoc in base al peso dei pazienti, evitando così che una persona di corporatura esile venga esposta a radiazioni di raggi X della medesima potenza di quelle utilizzate per un obeso. Di questa sezione del progetto si occuperanno alcuni fisici, coordinati dall'Università Friedrich-alexander in Germania. I rischi delle tomografie computerizzate per i bambini sono stati ampiamente pubblicizzati negli ultimi anni. Articoli pubblicati sia sulle riviste scientifiche che sulla stampa di divulgazione hanno sostenuto che i bambini sarebbero più sensibili degli adulti all'esposizione ai raggi X, e che la prassi clinica delle tomografie computerizzate per i bambini non sarebbe stata valutata e ottimizzata in maniera adeguata. Uno dei quattro gruppi di lavoro del progetto si concentrerà su quest'area delle tomografie computerizzate. Il compito finale che spetterà al consorzio Msct sarà la misurazione dei raggi X, allo scopo di valutare i rischi di radiazione. Questa sezione dello studio verrà condotta presso il National Radiological Protection Board a Chilton, nel Regno Unito. Il progetto nel suo complesso è coordinato dal Centro medico dell'Università di Leiden nei Paesi Bassi. I risultati dovrebbero fornire a radiologi e medici cui si rivolgono i pazienti una guida pratica per decidere se un soggetto debba o meno sottoporsi a una tomografia computerizzata. Inoltre, al termine del progetto, verranno formulate raccomandazioni riguardanti strumenti per l'ottimizzazione delle tecniche di acquisizione. In un futuro più lontano, i risultati del progetto verranno condivisi con i fabbricanti, e da ciò si prevede che scaturirà l'integrazione di nuovi concetti tecnici nella strumentazione per le tomografie computerizzate. Nella società in generale, si auspica che i pazienti nutrano una maggiore fiducia nei confronti delle decisioni dei medici che raccomandano di sottoporsi a una tomografia computerizzata, e che possano affrontare l'esame con meno apprensione. Ai medici verranno forniti strumenti pratici, quali alberi decisionali per condizioni cliniche specifiche, al fine di giustificare l'esigenza di una tomografia. Ciò rappresenterà un risultato importante. Come sostiene la maggior parte dei professionisti medici, non sottoporsi a una tomografia può comportare un rischio molto più elevato rispetto ad accettare di farlo - soprattutto se si sospetta la presenza di patologie quali il cancro. http://www.msct.info
 
 
 
 

Questionnaire and social

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