Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 July 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Cagliari
università Provincia, progetto sulla biodiversità
La Provincia di Cagliari finanzierà con un contributo di 30 mila euro la salvaguardia del materiale genetico della flora del bacino del Mediterraneo svolta dal Centro di conservazione della biodiversità del dipartimento di Scienze botaniche dell'Università di Cagliari. Il contributo assicurerà inoltre la costituzione di una rete di centri di conservazione delle biodiversità vegetali, con particolare riferimento alla flora peculiare della provincia di Cagliari. L'Università di Cagliari si è impegnata a predisporre una strategia di conservazione di tutto il germoplasma relativo alle entità a rischio estinzione della provincia, a curare conservare e moltiplicare il suddetto germoplasma e a mettere a disposizione della Provincia 850 piante di particolare pregio pronte per l'impianto.
 
 2 – L’Unione Sarda
Pagina 7 – Regione
Piano sanitario
Medici dirigenti: la spesa prevista è insufficiente
Va bene la concertazione, ma ora è urgente che sul piano sanitario regionale si apra il confronto in Consiglio regionale «per parlare con tutti, non solo con la Giunta, e rendere il rapporto fra operatori medici e cittadini utenti il più trasparente possibile», spiega Marcello Angius, segretario regionale dell'Anaao Assomed, sindacato dei medici dirigenti. Stufi di un'attesa lunga venticinque anni, le nove sigle che aderiscono a Intersindacale Medica, (5 mila iscritti), manifestano «grande interesse» per la bozza del piano presentata dall'assessore alla sanità, ma esortano anche a fare in fretta. E, nell'attesa, presentano il loro personale decalogo di disagi, richieste e suggerimenti, lo stesso inviato all'assessorato lo scorso 13 luglio. Primo problema: la proposta di spesa, giudicata «insufficiente». «Siamo una delle poche regioni che non ha messo proprie risorse nel fondo sanitario regionale» osserva Luigi Mascia, di Cimo Asmd. Poi la razionalizzazione della rete ospedaliera: deve avvenire con indicazioni «precise ed equanimi». In altre parole: «Se scure deve essere, deve abbattersi in egual misura sui posti letto delle strutture pubbliche, private e universitarie», sintetizza Angius, che cita ad esempio i «700-750 posti letto riservati all'istituenda azienda mista di Cagliari, senza che prima si sia stabilito il numero dei posti letto da destinare nel complesso alla provincia». Nessuna contrarietà, poi, all'attività territoriale, che, attraverso l'attivazione dei distretti e l'integrazione socio sanitaria, dovrà in qualche modo far venir meno la centralità degli ospedali, purché sia «graduale». «La nostra rete territoriale non è ancora sufficientemente sviluppata- fa notare Mascia, che fa un'analogia con la chiusura dei manicomi: «Quando arrivò, tutti plaudirono alla Legge Basaglia, ma poi, in assenza di strutture alternative, il peso della malattia fu scaricato interamente sui familiari dei pazienti. Lo stesso si rischia adesso, scaricando sul territorio compiti ai quali il territorio, così com'è, non può far fronte». Da «specificare meglio» le indicazioni su formazione del personale e standard operativi. Più attenzione, anche finanziaria, si chiede per la ricerca clinica negli ospedali, soprattutto per le malattie particolarmente diffuse nell'isola, come talassemia, diabete, sclerosi multipla. E poi, infine, la preoccupazione per «i troppi rimandi a future commissioni, future delibere, che potrebbero costituire un freno all'attuazione del piano».
Roberta Mocco
 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Inserto Estate
Un centro commerciale di quattromila anni 
Sant’Antioco: scavi recenti dimostrano che la città era un porto dei micenei
SANT’ANTIOCO. Gira a ritroso l’orologio della storia a Sant’Antioco. Una scoperta potrebbe riscrivere la storia di un territorio intimamente legato ai fenici e ai punici. Un frammento di ceramica vascolare che mostra inequivocabilmente la sua provenienza da Micene, in Grecia, ritrovato nei giorni scorsi durante la campagna di scavo archeologico ormai alle ultime battute.
 Sembra poco ma questo ritrovamento, a detta degli studiosi che si occupano dell’argomento, sposta indietro nel tempo la nascita del paese, che appare come centro commercialmente attivo fin dal secondo millennio avanti Cristo.
 In realtà si tratta di una ipotesi che gli archeologi facevano da tempo e che ora trova nel frammento di ceramica la prova definitiva. Un elemento da cui si può partire per ulteriori studi.
 «Da molti anni si immaginava che Sant’Antioco avesse ricoperto un ruolo importante anche prima dello stanziamento urbano dei fenici, e questo in relazione anche al suo nome, Sulky - ha spiegato l’archeologo Piero Bartoloni, professore Ordinario di archeologia fenicia e punica dell’università di Sassari -. Un nome che non è certamente fenicio, perché si tratta di una parola composta da quattro consonanti mentre, di norma, i termini di origine orientale sono sempre composti da tre lettere. Il nome Sulky, dunque, ha una origine pre-fenicia che è da ritenere con buona probabilità di matrice nuragica. L’insediamento faceva e fa capo ad uno dei porti naturali migliori del Mediterraneo. Pertanto, è indubbio che il sito sia stato visitato fin dal secondo millennio dai navigatori provenienti dal vicino Oriente. Tra il 1500 e il 1000 avanti Cristo tra i più attivi furono, appunto, i Micenei».
 La presenza di navigatori micenei in Sardegna non è una novità. Già nel 1980 all’interno del nuraghe Antigori, affacciato sul Golfo degli angeli, a nord di Sarroch furono rinvenuti numerosi frammenti di ceramica micenea, databile intorno al 1100 avanti Cristo. Poi nuove testimonianze hanno ampliato il ventaglio dei ritrovamenti.
 Ma mentre nel caso di Antigori è ipotizzabile un insediamento commerciale misto, nuragico-miceneo, o la presenza di un commercio diretto, nelle altre località, quali Barumini, Decimoputzu o Gonnosfanadiga, è ipotizzabile giustificare la presenza delle ceramiche in seguito a scambi indiretti, mediati cioé attraverso popolazioni nuragiche costiere.
 I nuovi reperti di Sant’Antioco, che possono ben considerarsi i gioielli più importanti emersi dalla campagna di studio di quest’anno, allargano così il campo delle conoscenze. E, se da un lato allungano la storia di Sant’Antioco, riportando indietro nel tempo le sue origini, aprono per gli studiosi la possibilità di nuovi approfondimenti sul ruolo della Sardegna e sui rapporti con le popolazioni dell’Oriente. (gianfranco nurra)
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
In difesa delle piante rare 
Contributo della Provincia per le biodiversità
CAGLIARI. Un contributo di trentamila euro è stato concesso dalla Provincia al Centro di conservazione della biodiversità del dipartimento di Scienze botaniche dell’Università. Il contributo sarà utilizzato per l’attività di salvaguardia del materiale genetico della flora del Mediterraneo e assicurerà la costituzione di una rete di centri di conservazione delle biodiversità vegetali, con particolare riferimento a quella della provincia di Cagliari.
 L’Università si è impegnata a predisporre una strategia di conservazione di tutto il germoplasma relativo alle entità a rischio di estinzione della Provincia: sono 850 piante di particolare pregio, che saranno impiantate anche a Monte Claro con la consulenza scientifica e tecnica necessaria per individuare i siti migliori e le migliori condizioni per lo sviluppo e la crescita.
 «La nostra identità - ha spiegato il presidente Graziano Milia - passa anche attraverso concrete azioni di tutela dell’ambiente e delle specie autoctone, soprattutto di quelle in via di estinzione. Mi fa particolarmente piacere - ha aggiunto il presidente - pensare che grazie a questo contributo le future generazioni potranno avere la possibilità di conoscere e apprezzare molte delle varietà vegetali che stanno via via scomparendo nella nostra terra. Insomma - ha concluso Milia - sono soldi veramente ben spesi».
 
 
 5 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Fatto del giorno
Nelle università come nelle Asl si pecca di esterofilia 
Il rientro dei cervelli e i ricercatori sardi
Vi sono cervelli e cervelli. Ve ne sono bacati e lucidi, mediocri ed eccellenti, usati molto e usati per niente. Ma quello che conta è il cervello senza aggettivi. Si parla di fuga dei cervelli, di quello strano fenomeno tutto italiano che ha portato tanti ricercatori a cercare all’estero ciò che la madre patria non è riuscita, non è in grado o non vuole loro dare. Parliamo di finanziamenti adeguati, di laboratori all’avanguardia, di stipendi che non siano da fame.
 Ma il fatto singolare è che i cervelli vengono formati a casa, con i dottorati di ricerca o con i masters, e poi di fatto utilizzati all’estero nei loro centri di ricerca. In altre parole, l’Italia spende le proprie risorse nella formazione dei giovani, lasciando che siano altri paesi ad acquisirne le capacità.
 In realtà, l’Italia ha trovato anche la soluzione del problema. Infatti, il decreto ministeriale n.96 del 2001 prevede appositi incentivi per la chiamata, da parte delle università, di studiosi ed esperti, stranieri o italiani, stabilmente impegnati all’estero da almeno un triennio in attività didattiche e scientifiche. La legge sul rientro dei cervelli, appunto. Da questo punto di vista, diverse università italiane, e anche quelle sarde, hanno attivato procedure nel merito. Al cervellone interessato le università propongono contratti continuativi di durata minima di 2 anni e massima di 4 anni. E dopo? Magari il cervellone potrebbe trovare nuovamente una sistemazione all’estero, in attesa di maturare un altro triennio per tornare in Italia. Naturalmente, sempre a patto che all’estero lo riprendano, perché, se gli hanno consentito di andar via (nessuno è fesso), ci sarà pure un motivo.
 Forse non è una buona legge. La demagogia impera. Una cosa è certa: l’Italia appare come uno strano paese, investe pochissimo in ricerca, fa scappare i cervelli e poi organizza una strategia assolutamente improvvisata per farli rientrare. E i cervelloni, una volta deciso di rientrare, trovano le stesse condizioni che li avevano costretti ad andar via.
 Ovviamente non stiamo parlando dei ricercatori stanziali, quelli che giorno per giorno lottano per avere un finanziamento per la ricerca tirando la carretta nelle Università. Ebbene, questi sono diversi, non vengono neanche definiti cervelli, anche se collaborano con centri di ricerca internazionali, pubblicano lavori di livello, e magari in una decina d’anni della loro attività hanno trascorso 4-5 anni all’estero. Questo non conta. Il segno distintivo del vero cervello è rappresentato da questi 3 anni continuativi di attività svolta all’estero. Insomma, chi viene da fuori è sempre più bello degli altri. Questa filosofia è diventata contagiosa.
 Anche la Regione Sardegna sembra esserne stata colpita. In settori quali la sanità ed il turismo, per fare qualche esempio, gli esperti continentali sono i preferiti, o, come seconda scelta, i sardi che hanno trascorso la gioventù in continente. Altre operazioni saranno sicuramente in cantiere e altre forse in itinere. E gli stanziali stanno a guardare... La speranza è che almeno lavorino bene perchè non è detto che chi viene da fuori sia capace «de che boccare sa prughera dae su occu» o sia in grado «de intennere su triccu naschinne». Forse bisogna cambiare qualcosa.
 
 
 6 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
I MEDICI SARDI 
«Poco convincente il piano sanitario della Dirindin»
 CAGLIARI. Fair play, toni pacati, nessuna propensione allo scontro ma identiche perplessità espresse dalle parti sociali: la bozza del piano sanitario regionale non convince i sindacati dei medici sardi. Anaao Assomed, Anpo, Cimo Asmd, Umsped, Cgil, Cisl, Uil, Fesmed Acoi e Cumi Aiss - nove sigle che rappresentano circa cinquemila camici bianchi - chiedono «un confronto continuo con l’assessore Dirindin, la giunta e il consiglio regionale» nel processo di elaborazione di un piano atteso per vent’anni ma che si auspica vicino «alle esigenze degli utenti e degli operatori del sistema sanitario» isolano.
 In un documento illustrato ieri nel corso di una conferenza stampa l’intersindacale medica elenca in dieci punti quelle che ritiene le carenze più significative del piano e le relative proposte di modifica: dalla spesa - tremila miliardi di vecchie lire - ritenuta insufficiente al funzionamento del sistema attuale («che va difeso», premette Marcello Angius, segretario regionale dell’Anaao Assomed) alle questioni legate allo sviluppo dei distretti della rete territoriale e alla razionalizzazione di quella ospedaliera, per le quali si invoca «un cambiamento graduale» e una maggiore «trasparenza delle procedure».
 Allarma i medici la prevista diminuzione dei posti letto: da un totale di 7824 si perderanno circa 500 unità: «La rete territoriale sarda, a differenza di altre regioni, è carente. Inoltre non si può pretendere di tagliare negli ospedali salvaguardando strutture universitarie e cliniche private», sostiene Angius.
 «In particolare - si legge nel documento - il numero di posti letto riservati alla costituenda Azienda mista di Cagliari appare ingiustificato», dal momento che non è stato ancora stabilito il numero da assegnare all’area del capoluogo. Il rischio è «uno svuotamento di tutte le altre strutture operanti nell’area con gravi ripercussioni nell’assistenza». A questo proposito i rappresentanti dei medici sollecitano l’applicazione di criteri improntati a una maggiore trasparenza delle procedure.
 L’integrazione tra ospedali e territorio è questione prioritaria per il segretario regionale di Cimo Asmd Luigi Mascia: «Deve avvenire in modo graduale. Non essendo la rete territoriale sufficientemente sviluppata, se i cittadini non avessero più la possibilità di accedere all’ospedale priveremmo loro del diritto fondamentale all’assistenza», dice con preoccupazione.
 Nello sviluppo della rete territoriale attraverso la creazione dei distretti i camici bianchi sottolineano la necessità di perseguire una collaborazione con i medici di base nel segno della «continuità assistenziale» e «sviluppando strumenti alternativi al ricovero ospedaliero», come i centri residenziali e gli ospedali di comunità.
 I sindacati individuano punti deboli anche nella scarsa valorizzazione della ricerca clinica («svolta in gran parte negli ospedali»); nei programmi di prevenzione e screening di patologie diffuse come le affezioni della tiroide, il diabete, l’obesità, le nefropatie («non possono essere lasciati all’iniziativa di ogni singola azienda senza adeguate linee di indirizzo in ambito regionale») e nel sistema di accreditamento («occorrono regole condivise per pubblico e privato»).
 Infine si esprimono «forti preoccupazioni per i troppi rimandi a future commissioni e delibere» presenti nella bozza del piano e che «potrebbero costituire un freno alla sua attuazione».
Bruno Ghiglieri
 
 
 
7 – Corriere della Sera
Gli studenti hanno disegnato i capi poi realizzati dai big per «Arte e moda nel mondo»
I ragazzi della Sapienza al corso Grandi griffe
Una sfilata. In un atelier d'eccezione. Che cuce insieme globalizzazione, università e moda. Sono stati gli studenti del corso di laurea in Moda e costume della Sapienza a disegnare i capi per «Arte e moda nel mondo», passerella a tema ideata da Isabella Ferrari. Venticinque abiti-icone che rappresentano i paesi del mondo realizzati da Gattinoni, Renato Balestra, Chiara Boni, Alviero Martini, Fausto Sarli e da altri dèi minori dell'olimpo fashion. «Stoffe colorate e forme ampie - racconta Anna, stagista - per ricomporre la storia e lanciare un messaggio di solidarietà». Rivisitazioni stilistiche, sì, ma anche sociali e ambientali. Enzo Merli, direttore artistico di Füstenberg Couture, sposa il binomio giovani talenti-maison affermate: «Il nostro lavoro è il frutto della visione dell'aspirante stilista, rispecchia i valori del Paese». Ma quando l'abito fa lo stilista? Serve preparazione. «Ho studiato il carnevale di Viareggio e quello di Rio - dice Fabiola, 23 anni e tesi fissata a novembre, abito ideato in Brasile - libri, iconografie del passato, Internet e costumi tradizionali prima di posare la matita sul foglio. Poi ho accostato all'eleganza italiana l'allegria e il brio brasileiro... e ci ho provato».
Luana Silighini 

Questionnaire and social

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