Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 August 2005
UFFICIO STAMPA
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 - L’UNIONE SARDA
1 agosto 2005
Cronaca di Cagliari - Pagina 12
Il Censis ha giudicato servizi, borse di studio, strutture e web in 46 atenei italiani
Università, Cagliari a metà classifica
Tra le facoltà miglior punteggio per Scienze, male Medicina
L'Università di Cagliari è al quindicesimo posto (su 46) tra gli atenei d'Italia. Lo rileva uno studio del Censis, che ha valutato i servizi, le borse di studio, le strutture e il web: il bilancio finale per il capoluogo regionale è dignitoso, con una votazione media (i voti vanno dai 66 ai 110) di 88,8, al sesto posto tra le Università medie (tra i 20.000 e i 40.000 iscritti), per poi finire al quindicesimo posto se si prendono in considerazione anche i poli universitari definiti mega (oltre i 40.000 iscritti) e piccoli (tra i 10.000 e 20.000). Il dato peggiore riguarda la votazione relativa ai servizi: 85 il punteggio di Cagliari. Lo smacco arriva dal confronto con l'Università di Sassari: con 93,8 punti, l'ateneo sassarese si colloca al sesto posto assoluto. Nel confronto non sono stati inseriti i superlicei (meno di 10.000 iscritti) e i politecnici. i datiDi buon livello la valutazione per le borse di studio e per il web (rispettivamente 90 e 92 punti), mentre il mondo universitario cagliaritano zoppica, oltreché nei servizi, anche nelle strutture (88 la votazione). Per Sassari, chiarito che il numero di iscritti è inferiore, lo score registrato dal Censis è questo: servizi 85, borse 95, strutture 105, web 90. la graduatoriaNel confronto con gli altri atenei medi, Cagliari ha un notevole distacco da Siena (102,3 punti, miglior risultato in assoluto tra i 46 poli universitari italiani presi in considerazione), ma anche dall'Università di Calabria (94,8) e Trieste (93,3). La distanza si riduce nel confronto con Pavia (91,8) e Urbino (90,3). Positivo il fatto di aver lasciato alle spalle atenei come quello di Perugia (86,0), Genova (85,5), e altre Università del Mezzogiorno come Lecce (85,3), Salerno (83,3), Messina (81,3) e Napoli seconda (68,5, peggior risultato estendendo la graduatoria alle altre due classifiche). facoltàNelle statistiche del Censis, pubblicate da Repubblica, in una guida all'Università nel territorio nazionale, anche la graduatoria delle valutazioni della facoltà. I migliori punteggi, per Cagliari, li ha ottenuti Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, per una media di 88,4. Seconda, nell'ateneo del capoluogo Scienze della Formazione (86,0), e terzo posto per Scienze Politiche (85,8). Ultima, Medicina (79,4). Nel confronto con le altre facoltà italiane, posizioni tra il 12° (Scienze Politiche) e il 33° di Economia. la classificaEconomia: 33° posto (su 39 valutate), 81,2 punti. Farmacia: 19° (su 27), 84,8 punti. Giurisprudenza: 27° (su 35), 80,4. Ingegneria: 26° (su 36), 80,6. Lettere: 22° (su 32), 84,2. Lingue e letterature straniere: 14° (su 16), 83,4. Medicina: 29° (su 31), 79,4. Scienze della Formazione: 13° (su 17), 86,0. Scienze Matematiche, fisiche e naturali: 16° (su 25), 88,8. Scienze Politiche: 12° (su 22), 85,8. Matteo Vercelli
 
2 - L’UNIONE SARDA
2 agosto 2005
Economia - Pagina 10
Basilea 2, bussola dall'Università
Credito. La facoltà cagliaritana di Economia realizzerà una guida per le imprese
Una guida europea targata Università di Cagliari. Per le piccole e medie imprese europee è in arrivo una guida che spiega come orientarsi nell'accesso al credito in relazione ai principi di Basilea 2, l'accordo internazionale che a partire dal 2007 detta nuove regole sui requisiti patrimoniali delle banche. Il documento sarà pubblicato entro la fine dell'anno da uno staff di studiosi coordinati da Riccardo De Lisa, professore associato di Economia degli intermediari finanziari alla facoltà di Economia di Cagliari. Gli esperti hanno già scritto una guida in inglese, pubblicata sul sito internet http://europa.eu.int/comm/enterprise/entrepreneurship/financing/basel_2.htm e presto tradotta in italiano e in altre lingue. le imprese sardeDe Lisa, però, andrà oltre, realizzando un manuale gratuito dedicato alle imprese sarde che tenga conto della realtà isolana. L'obiettivo è informare le imprese e aiutarle a interagire con le banche per non essere penalizzate dai criteri di Basilea 2, che stimolano gli istituti di credito a valutare meglio il rapporto tra il rischio delle imprese e il costo dei finanziamenti. «La guida», spiega il docente cagliaritano, «è basata su informazioni raccolte su un campione di banche europee che rappresentano circa il 50% del credito erogato in Europa. È particolarmente innovativa perché si basa su sei essenziali regole e una serie di sottoregole per un totale di 30 suggerimenti. Il testo sarà adattato alle esigenze delle imprese sarde che, rispetto a quelle delle altre regioni, hanno minore forza di mercato, problemi di patrimonializzazione e sono generalmente poco informate su Basilea 2». Il gruppo di lavoro che ha elaborato il primo manuale è formato da esperti della facoltà di Economia di Cagliari (con De Lisa coordinatore e il preside Roberto Malavasi supervisore scientifico) e di New York (il professor Ed Altman, uno dei massimi esperti del rischio di credito). Al progetto hanno preso parte anche la System consulting network di Cagliari (società specializzata in bandi comunitari) e la Mckinsey & company di Francoforte. Nicola Perrotti (Unioneonline)
 
3 - L’UNIONE SARDA
2 agosto 2005
Cronaca di Nuoro - Pagina 28
Nuoro. Dopo la laurea breve arriva il master
Università. Formazione per 30 giovani specialisti nella gestione delle amministrazioni pubbliche
Nuoro getta le basi per una macchina amministrativa più agile e snella. Il consorzio universitario della Sardegna centrale promuove il primo master finalizzato a formare specialisti nella gestione delle amministrazioni pubbliche. Si chiama "Governance multilivello", è destinato a 30 persone con laurea triennale in Scienza dell'amministrazione, Scienze dei servizi giuridici e Scienze giuridiche ed è legato alla facoltà di Giurisprudenza di Cagliari. La novità è stata presentata ieri mattina da Bachisio Porru, responsabile del Consorzio, (presente anche Tonino Bassu), Gianfranco Bottazzi rappresentante della facoltà di Scienze politiche di Cagliari e presidente del corso di laurea di primo livello in Scienza dell'amministrazione a Nuoro, e Gianmario Demuro, direttore designato del master ed esperto in diritto costituzionale e federalismo fiscale. Il corso di specializzazione, della durata di un anno, partirà col prossimo anno accademico. «Rappresenta il passaggio intermedio verso una laurea specialistica in Scienza dell'amministrazione a Nuoro, dato che per il momento c'è ancora solo il primo livello», ha dichiarato Porru. Poi, tornando sull'obiettivo di sempre, ha concluso: «Lo vogliamo considerare anche come la prima pietra del terzo polo universitario dell'Isola». Il corso triennale in Scienze dell'amministrazione fino a oggi ha registrato ottimi successi, con circa 150 nuovi iscritti all'anno che andranno a riqualificare i quadri di un apparato burocratico ancora lento e farraginoso.Un problema, questo, che interessa tutta la macchina amministrativa italiana: «La più borbonica d'Europa», per dirla con Bottazzi. Non è quindi un caso che una delle materie base del nuovo master nuorese sia "Tecniche di semplificazione amministrativa e di redazione normativa". Rispetto a Scienza dell'amministrazione, il nuovo corso, unico nell'Isola, uno dei primi in Italia, rappresenta un momento di continuità e ulteriore qualificazione. Gli iscritti avranno modo di perfezionare, a partire dai più efficienti modelli europei, tutte quelle conoscenze legate «all'insieme di relazioni tra soggetti pubblici e privati ? spiega Demuro ? che si acquisiscono con lo studio avanzato dei processi di cambiamento della società e che rappresentano le basi per riuscire a sviluppare vere capacità progettuali». Le stesse che continuano a scarseggiare nella pubblica amministrazione. «Una carenza che in Italia rappresenta la causa principale della dispersione di risorse comunitarie», sottolinea Bottazzi. Le domande di ammissione al corso, corredate di curriculum e titoli, dovranno pervenire negli uffici del Consorzio, in via Salaris 18, entro il 20 settembre. Francesca Gungui
 
4 - L’UNIONE SARDA
2 agosto 2005
Internet - Pagina 8
la ricerca dell'università dell'Ohio
L'amore fa bene alla salute
Non è una novità: mentre in coppia si vive meglio e di più, in solitudine ci si ammala più facilmente. Non perché chi ha una vita affettiva appagante vive più serenamente, ma perché un'attività sessuale regolare farebbe bene al nostro corpo. In pratica chi fa spesso l'amore produce un ormone chiamato "ossitocina": noto amche come "ormone dell'amore". Tutto questo è stato studiato con attenzione da Ronald Glaser, direttore dell'Istituto di medicina comportamentale dell'università dell'Ohio (http://medicine.osu.edu/mindbody/glaser.html). L'ossitocina regola la temperatura corporea, il cuore, la pressione e ha proprietà antidolorifiche grazie alla quantità di endorfine che rilascia. Per sfruttare al massimo i vantaggi di questo ormone, secondo i ricercatori, basterebbe fare sesso due volte alla settimana. Durante l'orgasmo infatti la quantità di ossitocina aumenta di 5 volte rispetto alla norma. Pare inoltre che provochi il cosiddetto "orgasmo del cuore": un senso di benessere fisico e psichico che coinvolge entrambi i partner e permette alla coppia di continuare l'amplesso molto più a lungo. Il sesso, inoltre, aumenta la capacità di sopportare il dolore: durante un orgasmo il cervello delle donne lancia l'impulso per far rilasciare nel corpo endorfine e corticosteroidi, capaci di intervenire sui centri nervosi con un effetto calmante. E questo può aumentare la sopportazione del dolore anche del 110% come verificato in un curioso esperimento.
 
5 - L’UNIONE SARDA
4 agosto 2005
Prov. Sulcis - Pagina 24
Iglesias. L'Università non chiude
La Provincia tra i soci
Il pericolo è scongiurato: l'Università non chiude e apre le porte a nuovi partner, primo fra tutti la neonata Provincia del Sulcis Iglesiente. È una novità importante quella che riguarda i tre corsi di laurea attivati nella palazzina Bellavista a Monteponi, villaggio simbolo delle miniere. Sino a qualche mese fa le sorti dei corsi in Scienze dei materiali, Informatica, Ingegneria per l'ambiente e il territorio sembravano segnate: chiusura per mancanza di fondi. Ora l'Università ha dato il via alle iscrizioni per il prossimo anno accademico. C'è qualche motivo di ottimismo in più rispetto al passato. Intanto perché la nuova Provincia ha deciso di aderire all'Ausi (l'associazione che sostiene l'Università, di cui fa parte il Comune di Iglesias, l'Igea e alcune aziende di Portovesme) e questo significa che arriverà un apporto finanziario in più, necessario per mandare avanti le attività nella storica palazzina del villaggio minerario. Ma c'è ancora molto da fare: bisogna coinvolgere tutti i Comuni del territorio, come hanno ribadito ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa, il sindaco Pierluigi Carta, il responsabile dei corsi di laurea Giorgio Piccaluga e il presidente dell'Ausi Ilio Salvadori. Perché l'Università è una ricchezza di tutto il Sulcis Iglesiente, non solo di Iglesias. (c.s.)
 
 
6 - L’UNIONE SARDA
5 agosto 2005
Cronaca di Cagliari - Pagina 18
Lutto nell'Università
Stroncato da infarto il medico legale Sandro Bucarelli
Se n'è andato ieri in silenzio alle due del mattino, durante il sonno a soli 61 anni, nella sua casa di Sa Tiacca, nelle campagne di Quartu, il professor Sandro Bucarelli, medico legale e professore universitario. Era arrivato l'altro ieri da Sassari, dove insegnava nell'istituto di Medicina legale dell'università, per passare qualche giorno di ferie nella sua Cagliari che tanto amava: forse per questo il destino ha voluto che qui morisse, probabilmente a causa di un infarto. Alessandro Bucarelli, da tutti chiamato Sandro, nasce a Castelletto Ticino in provincia di Novara nel 1944, arriva a Cagliari nel 1953 con i suoi genitori e i quattro fratelli. Frequenta insieme al fratello Dario la Rari Nantes, consegue la maturità classica al liceo Dettori e si iscrive in medicina. Dopo la laurea, l'allora medico legale Lello Camba, lo vuole come suo assistente nell'istituto di Medicina legale dell'Università di Cagliari. Bucarelli in quegli anni si fa notare per la sua voglia di fare, per la passione e per la professionalità. Dopo la morte prematura del suo maestro Lello Camba, diventa il braccio destro del nuovo ordinario di medicina legale Sergio Montaldo e inizia a pubblicare saggi tecnici e articoli sulle più prestigiose riviste scientifiche. Poi, quindici anni fa, la nomina a professore ordinario nell'Istituto di Medicina legale dell'università di Sassari e il suo continuo andirivieni tra quella città e Cagliari. Sandro Bucarelli, uomo di carattere e ligio al dovere, è l'unico che si fa avanti per eseguire una perizia quando il boss Raffaele Cutolo, nel carcere dell'Asinara, si finge pazzo. «Per Sandro Bucarelli il dovere veniva prima di ogni altra cosa ? ricorda Raimondo Ibba, presidente dell'Ordine dei medici della provincia di Cagliari ? la sua precisione, la preparazione e la sua imparzialità non lasciavano spazio all'improvvisazione, svolgeva anche le perizie più semplici con la maggiore attenzione e professionalità. Un uomo che si sentiva cagliaritano e sardo più di coloro che ci sono nati». Sandro Bucarelli, nonostante fosse medico legale a Sassari, veniva spesso invitato a Cagliari per delle consulenze, tanto era riconosciuta la sua preparazione e la sua competenza. Il prossimo primo ottobre la sua vita avrebbe subito una svolta perché avrebbe dovuto occupare la cattedra di professore nell'istituto di Medicina legale dell'Università di Cagliari. Il destino ha invece deciso che la vita di Sandro Bucarelli fosse spezzata improvvisamente senza concedergli altra possibilità. Sergio Atzeni
 
7 - L’UNIONE SARDA
5 agosto 2005
Cronaca di Cagliari - Pagina 17
Università
Aperte le iscrizioni alle prove di Ingegneria
Sono aperte le iscrizioni alle prove d'accesso e d'orientamento alla facoltà di Ingegneria. Gli studenti che intendono iscriversi al primo anno nei vari corsi di laurea della facoltà a numero aperto (Ingegneria per l'ambiente, chimica, civile, elettrica, elettronica, meccanica), dovranno sostenere la prova d'orientamento il primo di settembre, alle 10 in piazza d'Armi (ritrovo alle 9). Il giorno dopo, il 2 settembre, alle 10 (le matricole dovranno trovarsi alle 9) si terrà il test per i corsi a numero chiuso (Architettura, edilizia, tecnologia per la conservazione e il restauro dei beni culturali). Le prove sono uniche, e le graduatorie saranno esposte agli albi della facoltà a partire dall'11 settembre. Le iscrizioni per entrambe le prove scadranno il 25 agosto.
 
8 - L’UNIONE SARDA
6 agosto 2005
Cronaca di Cagliari - Pagina 19
Corsi. Laboratorio multimediale aperto agli esterni
Università, ora è più facile imparare le lingue straniere
Nel nuovo complesso oltre cento postazioni
Cinque aule per le lezioni, 136 postazioni con il computer, corsi per undici lingue straniere più l'insegnamento dell'italiano per gli stranieri in città. Sono i numeri del Centro linguistico di ateneo inaugurato ieri mattina nella facoltà di Lettere. Le lezioni si terranno da settembre nella cittadella universitaria di Monserrato, nei due laboratori di Sa Duchessa, al Palazzo delle scienze e nella facoltà di Ingegneria. (an. m.)
 
9 - L’UNIONE SARDA
6 agosto 2005
Cronaca di Cagliari - Pagina 19
Dodici corsi per imparare tedesco, inglese, francese, arabo, giapponese, cinese, portoghese
Si comincia a settembre.
Dodici nuovi corsi che aumentino la conoscenza delle lingue straniere, non solo quelle principali. Per riuscire a comprendere e parlare correttamente l'inglese, il francese, l'arabo. Magari per discutere di argomenti anche scientifici. È l'obiettivo della nuova iniziativa dell'Università di Cagliari: chiunque volesse migliorare o avvicinarsi per la prima volta a una lingua straniera ora potrà farlo rivolgendosi direttamente a una delle dieci facoltà dell'ateneo. Le lingueCatalano, francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco, arabo, turco, cinese, giapponese, russo, italiano per stranieri. Sono le dodici lingue che saranno insegnate al Centro linguistico di ateneo a Sa Duchessa da settembre. La grossa novità è che a queste lezioni potrà accedere anche chi non è studente. Docenti e personale non docente, ricercatori, dottorandi, personale amministrativo, laureati e comuni cittadini avranno la possibilità di iscriversi a questi corsi. Non solo: le lezioni sono aperte anche agli insegnanti delle scuole medie e superiori. «È un'iniziativa molto importante: il nostro Centro linguistico si appoggia a tutte le facoltà dell'Università. Conoscere una lingua straniera oggi è fondamentale». Laura Iottini è la direttrice del Centro. Insegnante di inglese da una vita, sarà accompagnata da altre 26 persone tra docenti (due per facoltà), segretari, personale tecnico e amministrativo. I corsi«Cominceremo subito con corsi di specializzazione per inglese orale e scritto della durata di 20 ore», spiega Laura Iottini: «Poi da settembre si comincerà con le lezione vere e proprie per tutte le altre lingue: 50 ore per diversi livelli di conoscenza, da principiante ad avanzato. Si farà un test di ingresso detto di "piazzamento" per inglese (il primo settembre), francese (il 2) e spagnolo (il nove). Alla fine dei corsi, che coinvolgeranno quaranta docenti in gran parte di madre lingua, ci sarà un test finale che stabilirà il livello di conoscenza raggiunto». L'organizzazioneSchermi audio e video all'avanguardia saranno il punto di forza di un'iniziativa finanziata dal "Miur" (Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca) e che inevitabilmente entrerà in concorrenza con i corsi extra universitari aperti in città. Le classi saranno composte da un massimo di 30 studenti, ogni corso durerà due mesi e 50 ore in tutto, sei a settimana. I prezzi saranno differenti a seconda di chi si iscrive: si va dai 50 euro per gli studenti ai 160 per i docenti, dai 120 per chi è laureato da due anni al massimo ai 250 euro per chi non fa parte dell'Università. «C'è la speranza», conclude la Iottini, «che in futuro queste lezioni possano entrare nel sistema di voto tipico degli esami e contribuire a dare crediti formativi. Ma è ancora presto». Andrea Manunza
 
 

10 - CORRIERE DELLA SERA
Il primo anno di vita dei neonati
Provano ansia, gelosia e rancore
Newsweek, studi sullo sviluppo cerebrale: emozioni complesse già a 3 mesi
Quando la mamma esce dalla stanza lui non si dispera. Sa che tornerà, che non è un abbandono. Se un coetaneo gli piange accanto, si unirà al coro non per spirito di emulazione ma perché è come se avvertisse «il suo stato d’animo». Quando il papà o una persona cara, che ha intravisto spesso, abbraccia o dedica le sue attenzioni a qualcun altro, avverte un senso di dispiacere. Sembrerebbero le emozioni di un adulto. Empatia, gelosia, paura, frustrazione. E invece a provarle sono i neonati. A tre mesi già posseggono un’ampia gamma di capacità; a quattro hanno già acquisito abilità deduttive, sanno distinguere le espressioni sui visi altrui e hanno una memoria di ferro tanto da provare rancore nei confronti di un fratello maggiore che li ha strapazzati. Fra i quattro e i sei mesi cominciano ad intuire il dolore o l’ansia di chi gli sta accanto. Insomma non sono semplici bambolotti da spupazzare. Perché è ormai provato da una lunga serie di ricerche. Il cervello dei bambini nella primissima infanzia è eclettico, ricco di sfaccettature, reattivo. Non la «tabula rasa» descritta dal francese Piaget che rimandava lo sviluppo delle emozioni alle esperienze. PRECOCI - A dipingere i nostri neonati come mostri di precocità anche dal punto di vista cerebrale è il settimanale Newsweek che dedica all’argomento la copertina. Neuropsicologi e neurologi di tutto il mondo stanno intensificando queste ricerche non a scopo accademico ma in quanto ritengono che, una volta conosciuto meglio il cervello dei piccoli, sarà possibile individuare molto presto eventuali problemi. Già a tre mesi, ad esempio, è possibile captare i segnali di disturbi psicologici inclusi depressione, ansia, deficit dell’apprendimento e forse autismo.
«Invece di aspettare il momento in cui si metteranno a sedere o muoveranno i primi passi, fin dai tre mesi dobbiamo fare attenzione a come vivono il loro mondo», dice Chet Johnson, coordinatore dell’Accademia americana della prima infanzia, intervistato dal settimanale. Una delle prime emozioni ad affiorare in un neonato è l’empatia. Secondo Martin Hoffman, psicologo all’università di New York, l’empatia è radicata fin dalla nascita anche se a livello rudimentale e ciò è stato dimostrato da uno studio italiano. Bambini di tre mesi cominciavano a piangere dopo aver sentito gli strilli di altri bimbi, ma restavano tranquilli nell’ascoltare la registrazione del loro pianto.
LINGUA - Per anni si è creduto che bastassero le cassette per insegnare precocemente una lingua straniera. Ora si scopre invece che già a 9 mesi il piccolo non si lascia ingannare. I suoni che escono dal registratore gli arrivano come un fruscio senza significato, mentre è ben diverso l’effetto che si ottiene se il bimbo ascolta la voce di un adulto. Molto diverso: il bimbo può imparare persino a riconoscere l’accento del cinese mandarino, se è una persona in carne e ossa a parlargli, perché è necessaria «la connessione emozionale», spiega Patricia Kuhl che da dieci anni studia questi comportamenti.
TEORIA - «La teoria del bambino che apprende solo con l’esperienza è totalmente superata. Le emozioni sono innate, programmate. Immaginiamo che un neonato trascorra l’infanzia in mezzo alla giungla. Anche in queste condizioni riuscirà ad acquisire parte del linguaggio perché possiede competenze comunicative», spiega Oliviero Bruni, neuropsichiatra infantile all’università la Sapienza, sostenendo la ricerca pubblicata da Newsweek .
«Nei vecchi libri tutto era concentrato nelle funzioni motorie, oggi sull’emotività. Medici e genitori devono sapere che il primo anno di vita è fondamentale per la crescita. Queste conoscenze inoltre possono essere molto utili per mettere a punto test diagnostici che ci consentano di scoprire già da piccolissimi i bambini più esposti al rischio di patologie importanti, come l’autismo»», aggiunge Paolo Curatolo, ordinario di Neuropsichiatria infantile all’università romana di Tor Vergata e presidente della Società internazionale di neurologia infantile. Margherita De Bac
 
 
11 - CORRIERE DELLA SERA
Ingaggiati i «cervelloni» per scrivere le sceneggiature
Il Pentagono fa film per reclutare scienziati
Crisi di studenti, si punta sulle storie accattivanti
NEW YORK - Una esperta di biochimica - un tipo alla Bridget Jones, bruttina ma simpatica e intraprendente - che va a caccia di possibili partner usando metodi scientifici: un film che probabilmente vedremo nei cinema fra due o tre anni. Non si sa ancora quale casa cinematografica produrrà la pellicola, ma ne conosciamo già l'ispiratore: il Pentagono.
Stavolta l'amministrazione militare americana - spesso accusata di andare molto oltre la sua attività istituzionale finanziando la ricerca civile, promuovendo il salvataggio di industrie «decotte» o magari tentando di manipolare i circuiti informativi per influenzare l'opinione pubblica negli Stati Uniti e all’estero - questa volta si è data un nuovo obiettivo che nemmeno i suoi critici più aspri riescono a bocciare: usare il potere mediatico del cinema per spingere i ragazzi americani ad intraprendere carriere nel campo scientifico.
Il punto di partenza è chiaro: l'America, che ha sempre basato la sua supremazia tecnologica soprattutto sulla sua grande capacità di produrre in casa o attrarre dall'estero i migliori «cervelli» scientifici, da qualche tempo è in allarme. E' sempre in vantaggio su tutti (ed è anni-luce avanti all'Europa), ma India e Cina hanno cominciato a recuperare terreno: le università asiatiche producono laureati a pieno regime, gli scienziati orientali cresciuti nelle accademie americane tornano sempre più spesso nei loro Paesi d'origine, nel bacino indiano di Bangalore lavorano ormai 150 mila ingegneri informatici, più dei 130 mila della Silicon Valley.
Per l'America questa è una grande sfida economica, oltre che culturale. Per il Pentagono è anche un problema di sicurezza nazionale. Ma come fare per spingere un maggior numero di ragazzi verso lo studio delle discipline scientifiche? La Difesa americana, che da tanti anni ha Hollywood come sua alleata in nome del patriottismo, non ha dovuto faticare troppo per trovare una risposta: se i film che hanno per protagonisti piloti, marinai e fanti aiutano il reclutamento, proviamo ad allettare i ragazzi con una serie di pellicole e show televisivi nei quali la scienza scende dall'altare, diventa trendy ed è gestita non più da «sacerdoti», ma da personaggi alla mano, simpatici e magari anche un po’ sexy.
Ma chi può produrre una sceneggiatura attraente e al tempo stesso attendibile? L'idea dell'American Film Institute è stata quella di promuovere - sempre d'intesa col Pentagono e utilizzando i suoi fondi - una serie di corsi per insegnare a gruppi di scienziati come si scrive un copione.
Dopo i primi seminari, tenuti nel 2004, ora sulle colline dietro Los Angeles sono iniziati i corsi veri e propri. L'ultimo, al quale hanno partecipato una quindicina di ricercatori, ingegneri, fisici e chimici, è di qualche settimana fa. Molto entusiasmo, ma anche tante difficoltà: racconta il New York Times che gli allievi hanno discusso a lungo di un thriller spionistico proposto da Bogdan Marcu, un ingegnere della divisione della Boeing che costruisce i motori dei missili. Un altro scienziato ha proposto un film drammatico ambientato durante i giochi olimpici nel quale gli atleti vengono contagiati da un virus sparso dai terroristi. Progetto bocciato per la mancanza di un reale protagonista, oltre al virus. Altri si sono un po' scoraggiati per la difficoltà di trovare un linguaggio diverso da quello - preciso ma asettico - al quale gli scienziati sono abituati. Ma i direttori del corso sono ottimisti: «Le difficoltà ci sono per gli scienziati come per tutti gli altri: ogni anno vengono prodotte 75 mila sceneggiature, solo 500 delle quali si trasformano in film. Comunque, oltre a qualche handicap, gli scienziati presentano anche vantaggi rispetto agli altri scrittori: tendono, per loro formazione mentale, a essere più creativi, a prendersi dei rischi, amano esplorare l'ignoto. E non pretendono di essere pagati a peso d'oro».
Rimane un po' di inquietudine per il ruolo «tentacolare» del Pentagono: vero motore della ricerca scientifica americana dalla fine della Seconda Guerra mondiale (ci sono perfino applicazioni mediche che derivano dalle tecnologie militari dello «scudo spaziale» di Reagan), tende a trasformare molti problemi economici e sociali in questioni rilevanti per la difesa del Paese. Le industrie aeronautiche ed elettroniche vengono aiutate perché una loro crisi indebolirebbe le tecnologie militari. E' un po' più difficile capire perché, per sviluppare l’auto a idrogeno, Ford e General Motors usino i fondi dei militari.
Dall'industria, il Pentagono ha poi man mano allargato la sua sfera d'influenza al campo - ben più delicato - della formazione dell'opinione pubblica. Tre anni fa il ministro della Difesa Donald Rumsfeld è stato costretto a chiudere l'Office of Strategic Influence che produceva «disinformazione» con l'obiettivo di manipolare l'opinione pubblica straniera: nel sistema globalizzato dei «media» molte di queste false informazioni rimbalzavano su giornali e tv Usa.
Ma, superata l'ondata di indignazione, il Pentagono ha cominciato a valutare la possibilità di riprendere, magari utilizzando tecniche meno spregiudicate, questo tipo di attività. L'intervento a fianco di Hollywood è di natura ben diversa, ma, concettualmente, si inserisce nello stesso filone.
Massimo Gaggi
 
 

12 – IL TEMPO
Scuola, assunti 35 mila precari
Immissione in ruolo anche per 5 mila unità del personale amministrativo
Tempi rispettati, via libera ai contratti a tempo indeterminato degli insegnanti
IL MINISTERO dell'Istruzione, dell'università e della Ricerca ha annunciato ieri mattina di aver concluso regolarmente le operazioni di immissione in ruolo dei 35.000 insegnanti e di 5.000 unità di personale ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) deliberate dal Consiglio dei Ministri il 24 giugno scorso. Il maggior numero di assunzioni riguarda la scuola primaria (9.758) e a livello regionale, considerando tutti gli ordini di scuola, la Lombardia (5.745). «Ancora una volta - ha commentato il ministro Letizia Moratti, la macchina organizzativa del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha dato prova di grande efficienza, concludendo alla data stabilita del 31 luglio le immissioni in ruolo in tutte le regioni. Le 40.000 assunzioni a tempo indeterminato appena concluse si aggiungono alle 90.000 effettuate a partire dall agosto 2001, poco dopo l'insediamento del Governo». Il 4 giugno di quest'anno l'Anips, Associazione nazionale insegnati precari storici aveva dato l'allarme: migliaia di insegnanti precari rischiavano di essere espulsi dall'insegnamento perchè scavalcati dai neolaureati specialistici «con il livello più alto della formazione universitaria». Il 24 giugno il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legge che prevede l'immissione in ruolo di 40.000 precari tra personale docente e personaletecnico-amministrativo per il 2005-2006. Il provvedimento autorizzava il ministero dell'Istruzione ad assumere 35.000 insegnanti e 5.000 unità di personale amministrativo, tecnico e ausiliario con contratto a tempo indeterminato. Per i sindacati, che iniziarono subito a battagliare senza esclusioni di colpi, le assunzioni erano poche e tardive. Inoltre si aspettavano un piano triennale e non di un anno. A tal proposito, il dicastero di Viale Trastevere rispose che questa era una prima attuazione anticipata del piano di assunzioni a tempo indeterminato per il triennio 2005-2008, i cui tempi di definizione non consentivano di concludere il procedimento in tempo utile per il prossimo anno scolastico. E aggiunse che nel giro di 10 giorni, di concerto con il ministero dell'Economia, avrebbe messo a punto un decreto interministeriale per le assunzioni relative ai due anni successivi. «Siamo ben lontani - replicò la Gilda - dalle 200.000 assunzioni annunciate e altrettanto lontani dalla assunzione dei 130.000 precari che quest'anno hanno lavorato con contratto a termine. Le 30.000 assunzioni previste nel prossimo biennio non consentiranno nemmeno la copertura delle disponibilità derivanti dai pensionamenti. La scuola reale resta in sofferenza grave rispetto alla necessità di avere insegnanti stabili sul proprio posto di lavoro e la qualità del sistema di istruzione resta compromessa a tutto danno dei giovani che nella scuola devono costruire il proprio futuro».
 

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