Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 August 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Cagliari
Una pillola per dire basta al vizio
Dall'alcol al tabacco: un farmaco apre nuove speranze
Medicina. Studi condotti da Università e Cnr: sperimentazione in fase avanzata
I test sono stati condotti sui ratti con esiti positivi. Il derivato, estratto da una pianta cinese, deve superare la prova tossicologica sull'uomo.
Il primo passo verso la produzione di un farmaco in grado di guarire dall'alcolismo è stato fatto. Lo studio dell'effetto di una sostanza estratta dalle radici di una pianta cinese, la Salvia miltiorrhiza, è stato condotto per ora sui ratti, dall'équipe guidata dai ricercatori del Cnr di Cagliari, Gian Luigi Gessa e Giancarlo Colombo. «Ora - spiega Colombo, responsabile dei test pre clinici sull'alcologia del centro cagliaritano - si dovrà verificare l'eventuale effetto tossicologico sull'uomo. Nel caso non ci siano controindicazioni, si potranno iniziare le prove sugli alcolisti. Se tutto dovesse andare per il verso giusto ci vorranno almeno due anni». A parlare dell'inizio dell'iter che porterà alla produzione di un farmaco anti alcolismo è stato Paolo Morazzoni, direttore scientifico dell'Indena di Milano, industria leader mondiale nel settore dei principi attivi di natura vegetale. Proprio oggi Colombo sarà a Firenze, con Morazzoni, al congresso mondiale della Society for medicinal plant research, per esporre i dati della ricerca condotta dal Cnr. «Ci stiamo lavorando da dieci anni - aggiunge il responsabile degli studi pre clinici - e abbiamo provato che gli estratti della pianta cinese riducono il desiderio di bere. Questo però è stato riscontrato in laboratorio sui ratti. Parlare di farmaco per l'uomo è prematuro». Solo per gli esami tossicologici ci vorranno dai sei ai dodici mesi. Attualmente esistono in commercio tre medicinali contro l'alcolismo, ma gli effetti sono discutibili. «Questi farmaci - ricorda Colombo - sono il risultato di centinaia e centinaia di sperimentazioni e prove». Morazzoni ha anche avanzato l'ipotesi che la salvia cinese possa essere sperimentata per la lotta al fumo e appetito: «Vogliamo - commenta il direttore dell'Inclena - indagare in questa direzione. Il fatto che l'estratto agisca sul sistema nervoso centrale (per ora soltanto su quello dei ratti, ndr), annullando quindi il desiderio di bere, fa supporre che potrebbe funzionare anche su altri sistemi di assuefazione come fumo e appetito». (m. v.)
 
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Inserto Estate
Studioso russo risolve un secolare rompicapo
Il teorema di Fermat dimostrato in sole tre righe
MOSCA. Un matematico russo, Aleksandr Ilin, ha annunciato di essere in grado di dimostrare il Grande Teorema di Fermat, rompicapo al centro delle attenzioni dei ricercatori da circa quattro secoli. Lo scrive il periodico moscovita «Novaya Gazeta», il quale riporta la formula risolutiva proposta da Ilin in un suo studio appena completato. Non si tratterebbe però del primo studioso ad affermare di aver trovato la soluzione. Il teorema prende il nome dal francese del ’600 Pierre de Fermat, padre della teoria delle probabilità. Implica che non esista nessuna terna di numeri interi non nulli per cui sia soddisfatta l’uguaglianza «x elevato alla n + y elevato alla n = z elevato alla n con n superiore a 2». Secondo «Novaya Gazeta», la dimostrazione di Ilin, professore di matematica applicata all’università di Omsk ed esperto di balistica, parte dal teorema di Pitagora e appare sorprendente per la sua linearità. La formula (tre righe in tutto nella versione sintetica) è pubblicata integralmente sul sito NovayaGazeta.ru. In base alle regole della comunità scientifica la dimostrazione sarà considerata probante solo due anni dopo la pubblicazione, se nessuno la confuterà.
 
 
3 – La Nuova Sardegna
DOMANDE ENTRO IL 1º
Test per Farmacia
CAGLIARI. Entro il primo settembre gli studenti decisi a iscriversi ai corsi di laurea in farmacia, chimica e tecnologie farmaceutiche, scienze e tecnologie erboristiche e tossicologia dovranno far pervenire la domanda di partecipazione al test di ingresso, che si terrà il 7 settembre alla cittadella universitaria di Monserrato, ore 9, aule al piano terra.
 La domanda va presentata alla segreteria studenti della facoltà a Monserrato. Si raccomanda che gli studenti intenzionati a presentarsi arrivino alle aule del test con un documento di identità e con una penna ad inchiostro nero.
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Cultura e Spettacoli
Faro di Punta Sardegna: un fiore all’occhiello per il Comune di Palau
Faro di Punta Sardegna: un fiore all’occhiello per il Comune di Palau che, con le Università di Cagliari e di Trieste, ha inaugurato l’Osservatorio coste e ambiente naturale sottomarino (OCEANS) che svolge attività legate all’ecosistema marino. Il professor Sandro De Muro, docente di Geologia marina all’Università di Cagliari, promotore e responsabile scientifico della struttura, spiega perché si è pensato proprio a Palau per un progetto così importante per la Sardegna: «Le ragioni sono prettamente scientifiche e tecniche. La scelta è stata ponderata e mirata. Siamo collocati al centro del Mediterraneo occidentale, nel cuore delle Bocche di Bonifacio, circondati da isole e articolati bracci di mare che proteggono e conservano da milioni d’anni importanti informazioni scientifiche. Questo tratto di mare è un’area chiave per lo studio delle variazioni del livello del mare, sia passate che presenti che future. Le coste della Sardegna settentrionale sono, infatti, zona stabile almeno da 70.000 anni ad oggi (cioè non si sollevano o si abbassano ad esempio come quelle del Lazio o della Calabria). Quello che si è modificato è solo il livello del mare in risposta alla variazione climatica. Per questa ragione, qui è possibile fare il punto sui processi naturali che innescano l’arretramento delle coste (sollevamento del livello marino, diminuzione degli apporti di sabbia, uso non corretto della risorsa ambientale). Qui è possibile distinguere tra cause naturali e antropiche proprio per quanto riguarda il variare degli scenari che portano all’erosione costiera». Nell’osservatorio di Punta Sardegna è possibile garantire lezioni giornaliere sul campo con qualsiasi condizione meteomarina. «Un altro elemento decisivo - prosegue il professor De Muro - è stata la lungimiranza dell’amministrazione locale, che ha intuito e sperimentato, con largo anticipo rispetto a tutte le altre amministrazioni sarde ed a molte nazionali, che conoscere a fondo il proprio territorio è una condizione imprescindibile per garantire sviluppo sostenibile e quindi valorizzare i propri beni ambientali. Tra i primi e generosi sostenitori dell’iniziativa vi sono state tre persone che voglio sinceramente e affettuosamente ringraziare: Tino Cherchi e i fratelli Ottavio e Mario Pincioni. Proprio loro mi diedero, durante le prime campagne oceanografiche nel 1991, le informazioni necessarie per procedere alla richiesta della concessione e al restauro del Faro. Fui sostenuto dal mio direttore di Dipartimento, il professor Antonio Brambati, che ottenne i fondi necessari per il restauro e poter inoltrare la pratica di richiesta della concessione alla Marina militare italiana». Il funzionamento e la gestione dell’O.C.E.A.N.S. sono regolati da una convenzione tra Comune di Palau, Università di Cagliari e Università di Trieste. Gli obiettivi che OCEANS si propone di raggiungere sono la ricerca avanzata, la formazione e la divulgazione. I risultati attesi sono il perfezionamento dello studio sistematico su spiagge e fondali marini a cui i ricercatori stanno già lavorando dal 1990. Sono stati investiti in ricerca oltre 300.000 euro, realizzando progetti internazionali (come Eurosion e Interreg) e nazionali, sono stati pubblicati diversi lavori scientifici ed un Atlante delle coste galluresi terra-mare (in scala tecnica 1:10.000), senza contare il valore delle strumentazioni messe a disposizione dai due atenei interessati. Nel panorama scientifico nazionale l’Osservatorio svolge già un ruolo decisivo. E’ un centro nevralgico, cassaforte e scrigno prezioso d’informazioni sia storiche sia attuali. Le moderne tecnologie permettono di acquisire, archiviare e organizzare i dati sotto forma digitale, generando una banca aggiornabile e facilmente utilizzabile per la pianificazione e la difesa del patrimonio naturale costiero e sottomarino. Per il solo restauro conservativo del faro sono stati spesi 112.000 euro (47.000 da Palau, 40.000 da Trieste e 25.000 da Cagliari). Sembrano pochi, se si pensa a come di solito la pubblica amministrazione scialacqua e sperpera. De Muro è molto soddisfatto e orgoglioso: «Abbiamo dimostrato che si può fare bene e ottenere ottimi risultati anche se si utilizzano risorse limitate. Basta avere idee chiare e forte motivazione. Naturalmente ci sono ancora molti lavori da fare e servirebbero altre risorse economiche per la sistemazione dell’esterno, per arredi interni, per un battello oceanografico e perché il centro possa offrire un servizio permanente d’educazione ambientale. Ci stiamo lavorando, abbiamo tre grossi progetti europei in itinere e contiamo molto sugli assessorati che hanno competenza sulle coste. Se l’Università viene coinvolta a livello ufficiale e istituzionale, con convenzioni tra enti, si può garantire il più alto e serio livello di analisi e di discussione dei risultati, verifiche severe sulle metodologie e suggerimenti pratici alle amministrazioni, basati sulla sperimentazione». La luce del faro di Punta Sardegna non illumina più soltanto chi naviga.
Barbara Calanca
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Sassari
Universitari da tutto il mondo all’International summer week
SASSARI. Gli studenti di economia hanno aperto le porte dell’isola a colleghi di tutto il mondo. La «International summer week» è diventata ormai una tradizione per gli universitari che studiano per diventare manager. Anche in questa quattordicesima edizione della manifestazione l’Associazione studenti di economia ha organizzato in collaborazione con la Tdm 2000 di Cagliari sei giorni di incontri per mostrare agli universitari stranieri i luoghi più caratteristici dell’isola. Dall’11 al 16 agosto quasi 200 ragazzi di 34 nazioni hanno visitato la Sardegna, con tappe a Sassari, Cagliari, Castelsardo e Valledoria, per visitare bellezze storiche, artistiche e naturali. Studenti in arrivo da Svizzera, Grecia, Korea, Giappone, Lituani, Egitto e Russia, Stati Uniti, Iraq e tanti altri Paesi si sono riuniti in piazza Università poco prima di partire per un tour guidato dagli stessi allievi della facoltà sassarese. Un piccolo incontro di presentazione che poi ha lasciato spazio a una settimana in giro per la Sardegna. Il progetto, nato alla fine degli anni Ottanta, dimostra la volontà degli studenti di economia di investire anche nella conoscenza di culture e tradizioni diverse e scambiare esperienze con coetanei del resto del mondo. Un modo per sviluppare conoscenze, instaurare amicizie e mostrare la storia e il paesaggio dell’isola.
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Fatto del giorno
LA RICERCA : Criminalità in Sardegna
Il principale bersaglio sono gli immobili e i beni mobili
La violenza come linguaggio principale è piuttosto diffusa e non ha luoghi ben delimitati: da New York fino ai paesi più piccoli della Sardegna. La violenza è sempre un linguaggio primordiale. Ma ogni luogo ha i suoi strumenti e i suoi codici, che nel caso sardo si esplicano con sequestri a scopo di rapina, assalti ai bancomat - per lo più situati in piccoli insediamenti -, bombe ai sindaci, anche questi prevalentemente a capo di piccoli e isolati comuni, tranne qualche eccezione. Vale a dire che così come la realtà sociale si adatta ai mutamenti, anche la criminalità affina le sue modalità operative per poter stare al passo, quando non anticipare il cambiamento. Vi è una tentazione di applicare una lettura duale al cambiamento, che inevitabilmente comprende anche la criminalità sarda: quella predatoria (dagli scippi ai reati connessi alla droga) viene indicata come urbana e delle aree turistiche; quella arcaica e primordiale, viene collocata nelle zone interne (sequestri di persona, attentati, etc.). Ma questa lettura non ci aiuta a capire in che direzione si sta muovendo la criminalità sarda. Giacché, se è fondata l’idea che c’è una corrispondenza tra mutamento sociale e mutamento criminale, allora va da sé che così come anche le aree interne della Sardegna sono realtà fortemente contraddittorie e dense di sovrapposizioni - proprio perché in pochi decenni hanno fatto il salto dalla premodernità alla postmodernità, senza acquisirne le culture -, allo stesso modo la criminalità che le attraversa è densa di elementi contraddittori e di sovrapposizioni passate e presenti. Nella ricerca del Centro di Studi Urbani dell’Università di Sassari su «La criminalità in Sardegna» (di prossima pubblicazione), finanziata dalla Fondazione del Banco di Sardegna, abbiamo monitorato i seguenti reati: omicidio, rapina aggravata, molestia, danneggiamento con uso di esplosivo o arma, ovvero tutto ciò che nel linguaggio comune viene definito attentato. E se i primi tre reati sono chiaramente individuati dal nostro ordinamento, così non è per gli attentati. Infatti, non esistendo il reato di attentato, le condotte criminose ad esso riferite vanno ricavate da una combinazione di articoli del codice penale quali danneggiamento, minaccia, detenzione di esplosivo, tentata estorsione e tentata violenza privata. Non entriamo nel merito degli aspetti normativi sia perché non è il nostro campo disciplinare sia perché all’interno della nostra ricerca di ciò si è occupato specificamente il dottor Giovanni Caria, vice-sostituto procuratore della Procura di Sassari. In questa sede invece vogliamo sottolineare che, a fronte di una definizione semplice e condivisa qual è la parola ‘attentato’, non corrisponde un altrettanto chiaro percorso di indagine. Le difficoltà sono numerose e strettamente intrecciate tra loro, come:1.i problemi di ricerca sui registri informatici, perché questa ipotesi criminosa (attentato come risultato combinato di un insieme di reati) andava distinta dal reato molto diffuso di danneggiamento semplice;2.l’attentato raramente è l’azione di un singolo individuo. Prevalentemente si tratta di un reato collettivo;3.il termine attentato, di per sé, non specifica la ragione del crimine, se non si risale alla motivazione;4.gli autori di gran parte degli attentati sono ignoti;5.l’attentato ha una forte radicalizzazione territoriale e perciò ogni attentato è specifico, così come lo è ogni territorio;6.cambiano le modalità operative a seconda della disponibilità più o meno agevole della ‘materia prima’ da usare per l’attentato, quali esplosivi ed armi. La natura controversa e combinata del reato di attentato ci ha «costretto» ad individuare strumenti di rilevazione, anch’essi combinati, quantitativi e qualitativi. Ciò al fine di cogliere le tipicità dei percorsi criminali, i profili delle vittime, i territori colpiti. Le statistiche ufficiali della delittuosità, ossia i dati relativi alle denunce registrate dalla Polizia di Stato, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, fanno emergere con grande chiarezza una marcata differenziazione nelle province sarde. Sotto il profilo dell’incidenza territoriale del fenomeno i dati Istat più recenti relativi agli attentati denunciati nel 2002 appaiono di immediata lettura (come si vede dal grafico in questa pagina). Dall’analisi dei dati rilevati presso le Procure emerge inoltre che tra gli obiettivi di questo genere di azioni criminali prevalgono i beni privati, in primo luogo gli immobili (68% dei casi) come abitazioni e attività economiche, ma anche beni mobili (21% dei casi) come mezzi di trasporto e strumenti di lavoro. Tuttavia non appare trascurabile l’incidenza di obiettivi «pubblici», per il significato che questi assumono nella vita collettiva. Basti pensare che nel 4% dei casi si tratta di caserme dei Carabinieri o di posti di polizia.Antonietta Mazzette Camillo Tidore sociologi dell’università di Sassari
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie